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Aulularia

E una commedia dellautore latino Plauto, denominata anche la Commedia della Pentola. Tito Maccio Plauto (255/250 a.C. 184 a.C.) stato un commediografo romano, considerato uno dei pi prolifici e importanti autori dellantichit latina. Egli fu esponente del genere teatrale della Palliata, ideato dallinnovatore della letteratura latina Livio Andronico. Si tratta di una commedia dalla trama abbastanza semplice e lineare, caratterizzata dalla comicit scaturita dagli equivoci. I personaggi principali sono: - Euclione, che rappresenta la tipica maschera del vecchio avaro; tale caratteristica esagerata a tal punto da far credere che il personaggio sia totalmente pazzo. Egli, povero, ha una gelosia particolare per la sua pentola che lo porta a diffidare di tutte le persone che incontra e dimostra, anche, di avere unindole violenta e irascibile. Plauto, con Euclione, affronta la tematica dell'avarizia, anzi di come l'avaro possa giungere a comportamenti estremi e illogici. Tra i temi minori si ritrova quello relativo agli stupri che avvenivano durante i festeggiamenti in onore di Bacco. Dalle parole di Liconide, sembra, per, che Plauto non disapprovi pi di tanto tali feste e ci che veniva commesso, a patto che, dopo, il violentatore sposi colei che ha violato. - Megadoro, anchegli un personaggio dallet avanzata, come Euclione, e, al contrario di questi, benestante e spendaccione. Questa differenza viene evidenziata in diverse situazioni che vedono entrambi i personaggi confrontarsi. - Liconide, che sarebbe, forse, il protagonista, ma ci non si pu facilmente interpretare in quanto le sue poche battute vengono recitate verso la parte finale del testo che, tra laltro, privo di finale. Ladulescens rappresenta il giovane innamorato perso nell amore che lo travolge e lo ammalia, rendendogli impossibile superare gli ostacoli e le difficolt che lo assalgono durante il suo cammino. Il suo atteggiamento sempre languido e sospiroso, come tipico degli innamorati, e pensieroso. Plauto per non prende mai sul serio la sua storia n i suoi lamenti damore: lo guarda divertito, costringendolo spesso a subire i lazzi spiritosi del servus. Il linguaggio delladulescens tocca spesso i registri alti e patetici della tragedia, naturalmente con effetti comici e parodistici, voluti dallautore. - Strobilo, il servo di Liconide. Personaggio arguto e furbo che spera di riacquistare la libert, aiutando il padroncino in una situazione che sembra irrisolvibile. La figura del servus certamente la pi grandiosa, il vero motore delle fabulae plautine. Lintreccio dellopera spesso il risultato delle sue idee e delle sue trovate geniali. Il servus e dipinto solitamente come un

-2personaggio geniale e impertinente; lui a creare problemi, danni ed inganni a favore delladulescens e contro larcigna taccagneria del senex. La sua virt principale la furbizia, visibile tra laltro anche nellattento modo di vivere e di manipolare la realt che ha intorno. E unironia dissacrante, che non risparmia niente e nessuno, nemmeno lamato padroncino per il quale il servo rischia ogni volta le ire del vecchio padrone: la sua forza la giocosit creativa delle sue invenzioni, la gratuit un po folle e anarchica delle sue scommesse, naturalmente sempre vinte; su di lui incombe perennemente la minaccia delle sferze e delle catene, gli strumenti di punizione dello schiavo, a cui tuttavia il servo plautino risponde con la forza superiore dei suoi geniali raggiri. Il servus in genere orgoglioso e vanesio spesso autoglorificante e un segno della vitalit trionfante del teatro plautino, che rappresenta una sorta di universo rovesciato, nel quale i servi trionfano sui padroni e i figli sui padri, sovvertendo ogni codice sociale e facendosi beffe di ogni legge. Per far ridere infatti, Plauto affida ruoli primari a personaggi umili: in questo modo li pu caratterizzare in modo pi forte senza compromettersi. Plauto non mai sovversivo ma al contrario questo suo valorizzare i personaggi pi umili ha un intento ironico e carnevalesco. Il servus plautino, mostruoso nel corpo, dirompente nel linguaggio (spesso osceno e volgare), spudorato negli atteggiamenti, animalesco nei suoi istinti, dimostra di essere anche il pi intelligente, e risulta perci anche il pi simpatico, quello per il quale il pubblico "tifa" fin dallinizio della rappresentazione. I personaggi secondari sono: - Lare Familiare, che ha la funzione di introdurre la commedia con il Prologo, inquadrando lambiente in cui si svolge la stessa, che quello di una famiglia. - Stafila, che la vecchia serva di Euclione, curiosa ma molto operosa. - Eunomia, personaggio abbastanza marginale, ma condizionante nelle decisioni che prende Megadoro. - Congrione e Antrace, sono due cuochi che contribuiscono a rendere divertente la commedia. - Fedria, nome che si riferisce alla fanciulla che dal punto di vista della storia avrebbe un ruolo centrale nella commedia, ma dal punto di vista teatrale non compare mai in scena. Fedria e Liconide rappresentano i personaggi essenziali dal punto di vista narrativo, ma assenti in scena. Questa loro assenza spiegata dal fatto che la loro unica funzione quella di tener legato lintreccio ad un unico argomento. - Flautiste, aventi un ruolo puramente coreografico.

-3La commedia ambientata ad Atene e questo lelemento che denota che Plauto si ispirato al modello greco. Essa ha un prologo preceduto da un argumentum, che sarebbe un riassunto della storia proposto in versi, accorgimento utilizzati dai posteri di Plauto in quasi tutte le sue commedie. Il testo dellargumentum il seguente: Aulam repertam auri plenam Euclio Vi summa servat, miseris adfectus modis. Lyconides istius vitiat filiam. Volt hanc Megadorus indotatam ducere, Lubensque ut faciat dat coquos cum obsonio. Auro formidat Euclio, abstrudit foris. Re omni inspecta compressoris servolus Id surpit. illic Euclioni rem refert. Ab eo donatur auro, uxore et filio. Si noti che le lettere iniziali formano il titolo della commedia, con la particolarit che nel latino classico non esisteva la lettera u, ma la v che poteva essere letta come u. Il prologo della commedia appare come un monologo esterno alla stessa, recitato dal Lar familiaris, che non si ripresenter nel corso della storia. Il lare familiare era una figura tipica della cultura e della religione romana e la particolarit della sua presenza in una commedia scritta sul modello greco denota la volont di Plauto di far apparire in scena personaggi greci con caratteristiche tipicamente romane. Il prologo ha la caratteristica di una introduzione nella quale viene preannunciata la trama della commedia, stimolando linteresse e la curiosit degli spettatori. Vengono rivelati i nuclei centrali come le vicende amorose intorno alla fanciulla e linteresse alla pentola con il denaro. Inoltre, esso serve a presentare brevemente i personaggi principali di modo che quando gli stessi entreranno in scena avranno gi una personalit gi delineata che far meglio comprendere e apprezzare al pubblico tutti gli effetti che ogni dialogo e ogni comportamento genera in quel particolare contesto. Infine, nel prologo vengono resi noti alcuni fatti accaduti prima del punto di inizio della narrazione, che durante la commedia vengono solo accennati.

-4Ma veniamo alla storia: Euclione, un vecchio taccagno, eredita una pentola piena di monete e vive nel costante terrore che gli venga sottratta. Eunomia consiglia al fratello Megadoro, vicino di casa di Euclione, di trovare moglie. Cos Megadoro decide di sposare Fedria, figlia di Euclione, e va da questo per chiedergli la mano della figlia. I due si accordano di celebrare il matrimonio il giorno stesso; Euclione pensa che Congrione, il cuoco chiamato per cucinare il banchetto nuziale, sia un ladro sentendolo pi volte pronunciare la parola "pentola" e lo malmena, ma poi si rende conto della paranoia e lo lascia continuare a cucinare. Per sicurezza per Euclione decide di spostare la pentola d'oro nel tempio della fede. Il servo di Liconide, nipote di Megadoro innamorato di Fedria,vede Euclione nascondere la pentola e fa per prenderla, ma il vecchio avaro decide di rispostarla nel bosco Silvano e il servo avendolo seguito fin l ruba la pentola e la nasconde in casa di Megadoro. Il servo allora cerca di comprarsi la libert offrendo la pentola a Liconide che per rifiuta e portando la pentola a Euclione chiede la mano di Fedria.

Commedia basata sugli equivoci, essa raggiunge il suo acme quando Liconide va da Euclione per confessargli di aver usato violenza contro la figlia. Il vecchio, che si era appena accorto che la pentola gli era stata rubata, viene trovato dal ragazzo a urlare per ci che gli era accaduto. All'orecchio di Liconide che si sente in colpa, le frasi pronunciate da Euclione sembrano riguardare la violenza da lui stesso perpetrata su Fedria. Tuttavia, Euclione non sa niente delle vicende capitate alla figlia e Liconide non sa di quelle accadute ad Euclione. Perci inizia un discorso equivoco e comico per il pubblico, che invece conosce entrambi gli accadimenti. Il tutto giocato sull'utilizzo del pronome personale femminile, il quale indica per uno (Euclione) la pentola, per l'altro (Liconide) la fanciulla. Si pu dire che la figura dellavaro in questa commedia di Plauto si presta al confronto con quella di Arpagone ne Lavaro di Moliere. Nella commedia francese sono riprese e sviluppate le parti pi divertenti dellAulularia, rielaborando soprattutto laspetto amoroso. Inoltre, i due vecchi presentano due tipi di avarizia differenti: Euclione un taccagno povero, attaccato fino alla pazzia alla sua pentola, che rappresenta tutto ci che possiede; invece Arpagone soddisfa la sua sete di denaro praticando lusura per far aumentare sempre pi il suo patrimonio.

Il linguaggio dei personaggi, data la loro estrazione sociale relativamente popolare, un linguaggio quotidiano, a tratti condizionato dai rapporti tra i personaggi che stanno parlando. Tra Euclione e Stafila fortemente rude, offensivo (a sottolineare il potere del Pater Familias sulla serva), tra Euclione e Megadoro invece rispettoso

-5(rispecchia latteggiamento verso una persona pi importante socialmente), altrettanto non si pu dire quando invece Euclione parla con il servo di Liconide e con il cuoco Congrione, dove il linguaggio arrogante, iroso e offensivo. I diversi tipi di linguaggio servono a definire il ruolo e il comportamento sociale dei personaggi e per caratterizzarne i comportamenti. Inoltre la semplicit del linguaggio (nonch il turpiloquio) avvicina lo spettatore all'attore. Un'allusione chiara alla corporalit la si ritrova nella scena in cui Euclione perquisisce il servo di Liconide e gli dice "Fammi vedere una mano. L'altra? E la terza?". Questa e altre chiare allusioni alla sessualit venivano spesso usate da Plauto, anche per mantenere la commedia il pi vicina possibile agli spettatori e alla loro estrazione sociale poco elevata. Da un punto di vista formale la struttura dellAulularia costituita da tre elementi: il prologo, che introduce lazione, i deverbia, parti recitate, e i cantica, le parti cantate, che nell'Aulularia sono particolarmente felici e notevoli per la variet, lanimazione e la fantasia. Nelloriginale vi era un svolgimento continuato dellazione, suddivisa solamente in scene, senza la ripartizione in cinque atti, operata solo nel 500 da alcuni studiosi plautini. I due argumentum furono composti da grammatici posteriori allet di Plauto: il primo da Sulpicio Apollinare, vissuto nel secondo secolo d.C., maestro di Gellio e dellimperatore Pertinace, autore anche degli argomenti delle commedie di Terenzio; il secondo da Aurelio Opillo, del I secolo a.C. Dal punto di vista tecnico possiamo individuare tre momenti principali allinterno della commedia: il primo ha come termini principali di riferimento Euclione e la pentola, il sospetto eccessivo del senex e la serie di contrasti che si vengono a creare dai fraintendimenti tra i personaggi; vi , inoltre, un vasto uso di dialoghi che conferiscono vivacit e velocit a ci che accade, discorsi a parte che producono consapevolezza tra emittente e destinatario, istituendo un rapporto di interazione tra i due termini, sul fatto che il dualismo opera/pubblico il pilastro che regge tutto. Nel secondo , invece, protagonista lesasperazione dei sospetti di Euclione a tal punto che alla richiesta di matrimonio da parte di Megadoro teme insidie per il suo tesoro. Il terzo, infine, corrisponde all'ultima parte della commedia, in cui, nonostante la paranoica cura adottata da Euclione per nascondere la pentola, questa gli viene sottratta da Strobilo. La disperazione tragicomica di Euclione quando gli viene sottratta la pentola resa da monologo di bellezza straordinaria che accentua gli aspetti pi significativi dell'avarizia di Euclione. la stessa cosa si verifica anche all'interno del monologo a cui Plauto affida il compito di porre in rilievo la scaltrezza del servo Strobilo.

Loriginalit dellopera di Plauto sta nella sapiente tecnica della composizione, nellinventiva comica, soprattutto legata agli effetti delle parole e della metrica.

-6Plauto totalmente volto al riso, al divertimento dello spettatore. Da qui scaturiscono le sue scoppiettanti invenzioni verbali, gli intrecci e i giochi di parole, le buffe assonanze, gli equivoci e le oscenit, nonch i doppi sensi inesauribili. Uno stile il suo che attinge largamente a modi e a effetti popolareschi, con colori di abbagliante immediatezza, ma anche rigoroso, ben studiato e portato con ogni mezzo a un chiaro livello letterario. Inoltre, Plauto si serve di una grande maestria metrica per introdurre sempre pi ampiamente nel dialogo squarci di ricca variet ritmica, cantati con accompagnamento musicale, che danno un crescente sapore di commedia musicale ai suoi drammi. I cosiddetti cantica comunicano alla commedia plautina variet e sbrigliatezza fantastica che si aggiunge, con un irresistibile effetto esilarante, alla rapidit del movimento scenico. Tutto questo raggiunge spesso la sguaiatezza e, comunque, Plauto non fa che assecondare i gusti di un pubblico composito ma nel quale predomina lelemento popolare. Egli, inoltre, sfrutta, anche ripetutamente, i mezzi scenici tradizionali tanto che, pi che al teatro ellenistico, il suo teatro pu essere avvicinato per le tecniche, i ritrovati e gli effetti a quello di Aristofane. Si pu concludere che lo stile di Plauto tipicamente italico e tale rimane anche nelle forme esteriori greche che assume.

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