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Luso dei cani nel mondo antico nei riti di fondazione, purificazione e passaggio

di Jacopo De Grossi Mazzorin*


* Universit del Salento - Dipartimento di Beni Culturali

Abstract
The aim of this paper is to examine different ritual uses of dogs in Italy from the Iron Age to the Roman Period. Recent excavations have revealed new evidence of dog burials and sacrifices in the pre-Roman and Roman world. Dogs were sometimes buried in pits in ancient cemeteries, separate from their masters. It is possible that they were intended to act as companions or guardians in the journey to the Underworld, although they may also have served a purification function. Dogs were also buried in votive bothroi near several sanctuaries - probably to signify a ritual offering - or buried under the foundations of buildings. Finally, dogs were often sacrificed to various goddesses, like Genita Mana and Hecate. Like their mistresses they were overseers of cyclical times, guardians of life and the awakening of vegetation. On the other hand, since dogs were linked with the world of Death, all this evidence suggests that the ritual use of dogs was also part of a ritual passage.

Luso di sacrificare i cani nellantichit pu avere diverse chiavi di lettura (BODSON 1980; ZAGANIARIS 1975) anche se tra tutte sembrano emergere due interpretazioni principali: la prima che collega il rito dellanimale sacrificato a divinit ctonie e strettamente legate al concetto di procreazione e crescita e la seconda che lo vede come fedele compagno posto a guardia e difesa di un bene che si vuole proteggere. Tuttavia in diversi casi, come vedremo, queste due funzioni possono sovrapporsi e interagire tra di loro. Plutarco riporta che i Greci non sacrificavano i cani agli Dei olimpici anche se ricorda che a Sparta si immolavano giovani cani ad Enialio 1. Questo sacrificio riportato anche da Pausania che racconta come alcune fazioni di efebi spartani durante la notte sacrificassero i cani a questa divinit (che altri non se non un epiteto di Ares), perch essendo il pi forte degli animali domestici lo
Plutarco, Quaestiones Romanae, 111, 290D. Pausania aggiunge che non li utilizzavano neanche nelle divinazioni (VI, 2, 2). 2 Pausania, III, 14, 5.
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consideravano una vittima gradita al pi forte degli Dei 2. Altro sacrificio notturno quello di un cane nero effettuato dai Colofoni a Enodia 3 Infine Plutarco 4 ricorda che Socrate dice che gli Argivi sacrificavano una cagna ad Eiloneia per facilitare il parto, ma su questi ultimi due casi ritorneremo pi avanti. Esiste invece una tendenza nel mondo antico a collegare il cane al mondo degli Inferi, ben lontano quindi dal mondo dei vivi (JENKINS 1957; MAINOLDI 1981; MENACHE 1997), specie in quello Greco dove il cane, come esaustivamente descritto da C. MAINOLDI (1984), interviene in tre momenti decisivi del rapporto uomo-morte, cio nel momento di passaggio tra la vita e la morte, nel suo soggiorno nel regno degli Inferi e nel momento di ritorno alla vita come spettro. Il mito del cane legato a un mondo ultraterreno ricorre inoltre frequentemente in diverse civilt
Pausania, III, 14, 9. Enodia era una divinit della sfera di Ecate che pi avanti verr identificata con Ecate stessa nel suo aspetto di divinit che sovraintende ai crocicchi. 4 Plutarco, Quaestiones Romanae, 52, 277B.
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indoeuropee. Nei miti germanici la dea Holle, o Holla, scorta i morti nellaldil mentre il suo cane dilania la carne dei corpi dei defunti 5. Lo stesso Cerbero, il cane di Ade 6, posto a guardia degli Inferi per impedirne lingresso ai vivi ma soprattutto per impedire luscita delle anime dei defunti, trova dei corrispettivi simili sia nel cane infernale dei Germani Garm 7, che nei due cani Sarameyas 8 che accompagnano Yama, il dio vedico della morte, che nei due lupi (pi tardi saranno identificati con cani) di Odino. Anche in ambito etrusco il cane sembra connesso al culto di Calu, dio della morte intesa come avvenimento e non come stato, come documentano tra laltro due iscrizioni su bronzetti di et ellenistica rinvenuti a Cortona (GIANFERRARI 1995). Due pitture etrusche inoltre mostrano un Ade con una testa di cane (tomba Golini di Orvieto e tomba dellOrco a Tarquinia). Nella necropoli di Osteria dellOsa possibile riconoscere, come di recente segnalato da Anna De Santis (BIETTI SESTIERI, DE SANTIS 2000: 30), la sepoltura intenzionale di un cane al limite di una delle zone necropolari proprio per delimitarne il confine. Questi ed altri numerosi esempi legano,

dunque, il cane, anche tra gli etruschi e latini, al mondo degli Inferi di cui guardiano e simbolo. A questo punto si deve ricordare che il cane preso i Greci sacro a Ecate 9, unaltra divinit connessa col mondo delle Ombre. Fin dalle sue rappresentazioni pi antiche la Dea appare rappresentata con una testa di cane, o come cagna, e accompagnata da demoni cinomorfi 10. Per questo motivo le erano sacrificati giovani cani in cerimonie lustrali 11. Si credeva inoltre che i cani ululassero allavvicinarsi della Dea e il loro ululato era concepito anche come presagio di morte (BURRISS 1935). Come la loro padrona erano considerati i sorveglianti del ciclo del tempo e i guardiani della vita (GIMBUTAS 1989). Il loro nesso col mondo dei morti li rendeva immondi e per questo, in Grecia 12, era proibito loro lingresso in molti templi di Delo 13 o dellAcropoli di Atene 14, mentre a Roma non potevano entrare nel tempio di Ercole al Foro Boario 15. Tuttavia proprio perch considerato un animale impuro il suo sacrificio diviene catartico e agisce come un agente purificatore (MAINOLDI 1984; RUDHART 1958). Sempre Plutarco 16 dice che il

5 Erodoto (I, 14) riporta il fatto che i Persi non immolavano un cadavere senza averlo fatto prima dilaniare dai cani. Questa pratica sopravvissuta in molte culture fino ai giorni nostri; ad esempio nel Tibet lesposizione dei corpi dei morti a cani ed avvoltoi pratica ancora abbastanza comune (MAJUPURIA 1991: 152). 6 Bisogna ricordare che gi Omero parla di un terribile cane di Ade (Iliade, VII, 368; Odissea, XI, 623) ma senza nominarlo. Il primo che nomina Cerbero e ne descrive laspetto e le sue funzioni Esiodo nella Teogonia (Theogonia, 310-312; 767-773). 7 Garm era un cane gigantesco posto a guardia delle porte del regno di Hel. Egli era il capo di una muta di numerosi cani e lupi con funzioni di guardia. 8 I due cani, descritti sia nel Rigveda che nel Atharvaveda, sono Cabala, che una chiara riminiscenza di Cerbero, e Cyama, entrambi figli di Sarama, il cane di Indra, da cui prendono lepiteto (MAJUPURIA 1991: 151). I due cani, caratterizzati dallavere ognuno 4 occhi, vengono mandati da Yama per prendere e riportare le anime erranti e riluttanti negli Inferi (o Naraka), sono cio due animali psicopompi. 9 Lorigine di questa divinit abbastanza complessa e tra i vari miti quelli pi accreditati sono che figlia di Tartaro e di Demetra oppure di Perse e Asteria e quindi discendente in linea diretta dai Titani. 10 Nella tradizione la accompagnano Lamia, Gello, Empusa e pi in generale le anime di coloro che erano morti prematu-

ramente o il cui corpo non aveva avuto sepoltura (MAINOLDI 1984; p. 47 e ss.). Altre figure mitologiche del mondo degli Inferi che presentano pi o meno direttamente una connessione coi cani sono le Chere, che la tradizione popolare aveva finito per identificare con le anime malvagie dei morti. Le Chere sono sovente definite nelle fonti come cani (Euripide, Elettra, 1252-1253; Apollonio di Rodi, Argonautiche, IV, 1666), e le Erinni (Eschilo, Coefore., 924; 1054; Sofocle, Elettra, 1386-1388; Euripide, Oreste, 260-261, Aristofane, Rane, 472). Infine si deve ricordare Ecuba, altro personaggio al seguito di Ecate, che fu trasformata in un cane-fantasma dagli occhi di fuoco (Euripide, Ecuba, 125 ss.). 11 Sofron. in Scholastica, Lycophr., 77, Plutarco, Quaestiones Romanae, III, 52; 68, 280C. 12 Solo in Sicilia cerano templi dove i cani erano sacri: nel tempio di Efesto a Etna (Eliano, De Natura animalium, 11, 3) e in quello di Adrano nella citt omonima (Eliano, De Natura animalium, 11, 20). 13 A Delo, secondo Strabone (X, 5,5), era addirittura vietato lallevamento dei cani. 14 Plutarco, Quaestiones Romanae, 111, 290B. 15 Plinio, Naturalis Historia, X, 79. Tuttavia nel tempio di Giove Capitolino i cani erano usati come guardiani (Burriss 1935). 16 Plutarco, Quaest. Rom., 68, 280C. Il rito, configurato nel periskulakismoj, prevedeva la purificazione strofinandosi il corpo con quello dei cani.

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cane veniva usato nei riti di purificazione. Tale pratica rituale ricade cos anche nei riti di passaggio, ovvero quando si passa da uno stato di impurit ad una nuova condizione di purezza 17. Altro sacrificio di purificazione che prevedeva luso di un cane quello Xantico. Tale rituale, il cui epiteto deriva dal mese in cui si celebrava, quello descritto da Esichio riguardo larmata macedone 18: un cane veniva squartato e la met anteriore veniva posta sul lato destro di una strada e quella posteriore su quello sinistro, in mezzo veniva fatto passare lesercito. Tale rito verr descritto anche da Quinto Curzio 19 riguardo la lustratio dellanno 323 a.C. e da Tito Livio 20 per quella dellanno 182 a.C. Plutarco riporta infine un rito analogo in Beozia 21. Nel mondo greco tra i riti di passaggio legati al sacrificio di un cane va collocato anche il caso, gi citato precedentemente, di Eiloneia (o Ilizia 22), unaltra divinit gamelia e ctonia 23. A volte Ilizia (divinit patrona dei parti) viene ad essere immedesimata con la stessa Ecate 24 e certamente assimilata alla dea fenicia Astarte (dea della forza feconda dellamore). A tale proposito si devono ricordare i resti ossei di cane rinvenuti, assieme a materiale ceramico databile tra la fine del IV secolo a.C. e gli inizi del III secolo a.C., nel pozzo del tempio A di Pyrgi (CALOI, PALOMBO 1980). Il san17 Si gi visto, a riguardo, come tra gli spartani due diverse fazioni di efebi sacrificassero i cani a Enialio. Nel sacrificio il cane costituisce parte di un rito di purificazione e passaggio: ovvero purifica i giovani nel momento di passaggio alla nuova classe det degli efebi. 18 Esichio, Xanthica, s.v. 19 Quinto Curzio, X, 9, 12 (... Macedonum reges ita lustrare soliti erant milites, ut discissae canis viscera ultimo in campo, in quem deduceretur exercitus, ab utraque abicerent parte, intra id spatium armati omnes starent, hinc equites, illinc phalanx...). 20 Tito Livio, XL, 6, 1-2. (...Forte lustrandi exercitus venit tempus, cuius sollemne est tale: caput mediae canis praecisae et pars ad dexteram, cum extis posterior ad laevam viae ponitur: inter hanc divisam hostiam copiae armatae traducuntur. praeferuntur primo agmini arma insignia omnium ab ultima origine Macedoniae regum, deinde rex ipse cum liberis sequitur, proxima est regia cohors custodesque corporis, postremum agmen Macedonum cetera multitudo claudit. latera regis duo filii iuvenes cingebant, Perseus iam tricesimum annum agens, Demetrius quinquennio minor, medio iuventae robore ille, hic flore, fortunati patris matura suboles, si mens sana fuisset. mos erat lustrationis sacro peracto

tuario pyrgense era consacrato ad una divinit femminile, Uni, a sua volta assimilata alla fenicia Astarte, e vista dai Greci come Leukothea o Ilizia; tutte divinit femminili strettamente collegate al concetto di rigenerazione e crescita cos come lo era a Roma la Mater Matuta, a cui probabilmente furono sacrificati i cuccioli di cane rinvenuti nellarea sacra di S. Omobono (TAGLIACOZZO 1989) 25. Va sottolineato come anche in ambito gallico alcune divinit femminili legate agli stessi concetti, come Sirona, Nehalennia, Aveta o la stessa Epona, sono sovente raffigurate con un cagnolino in grembo oppure accovacciato ai loro piedi (GOUREVITCH 1968). Infine un altro caso di cani sacrificati a divinit femminili collegate al concetto della procreazione quello di Genita Mana, dea italica che presiedeva al ciclo mestruale ed era collegata pi in generale alla sfera della fertilit. Lazione rituale che prevedeva il sacrificio di un cucciolo riportata sia da Plinio 26 che da Plutarco 27: ... perch sacrificare una cagna alla dea chiamata Genita Mana ...? Forse perch Genita uno spirito connesso con la procreazione e la nascita di esseri che muoiono? Il suo nome significa qualcosa come scorrere e nascere o procreare scorrendo. Cos come i greci sacrificano una cagna ad Ecate, cos i romadecurrere exercitum, et divisas bifariam [duas] acies concurrere ad simulacrum pugnae. regii iuvenes duces ei ludicro certamini dati: ceterum non imago fuit pugnae, sed tamquam de regno dimicaretur, ita concurrerunt, multaque vulnera rudibus facta, nec praeter ferrum quicquam defuit ad iustam belli speciem. pars ea, quae sub Demetrio erat, longe superior fuit. id aegre patiente Perseo laetari prudentes amici eius, eamque rem ipsam dicere praebituram causam criminandi iuvenis...). 21 Plutarco, Quaestiones Romanae, 111, 290C-D. 22 Ilizia un genio femminile che presiede al parto; figlia di Zeus e di Era. I poeti spesso per parlano delle Ilizie come se fossero una pluralit di geni. per questo che vi una gran confusione e spesso Ilizia luna o laltra dea che sovrintende al parto. 23 Plutarco, Quaestiones Romanae, 52, 277B. 24 Plutarco, Quaestiones Romanae 52. 25 Assieme a materiali databili al VI secolo a.C. si rinvennero infatti numerosi resti ossei appartenenti a cuccioli di et compresa tra la nascita e i due mesi. 26 Plinio, Naturalis Historia, XXIX, 58. 27 Plutarco, Quaestiones Romanae, 52, 277.

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ni offrono lo stesso sacrificio a Genita quando nasce qualcuno in casa .... Sembra quindi da questo passo che Plutarco identifichi la Genita Mana dei Romani con la stessa Ecate. Del resto il culto di Ecate, anche nel mondo Greco, presenta numerose sfaccettature e sovrapposizioni con altri miti tanto che, a partire dal V secolo a.C., la stessa Artemide entra nella sua sfera di influenza fino ad identificarsi completamente con lei (MAINOLDI 1981; 1984). In un pozzo scavato nel Kolonos Agoraios di Atene, assieme a materiali databili al II secolo a.C., si rinvennero le ossa appartenenti a circa 450 bambini, per la maggior parte neonati o feti giunti a termine, e quelle di almeno 150 cani (SHEAR 1939: 238-239; ANGEL 1945; LITTLE 1999; ROTROFF 1999; SNYDER 1999). Le ossa di cane rinvenute assieme a quelle dei bambini potrebbero essere interpretate come resti di sacrifici di purificazione per la morte prematura degli infanti. Seguendo la descrizione dellAgor riportata da Pausania 28, OSANNA (1993) collega il pozzo al Tempio di Afrodite (SHEAR Jr. 1984: 24) qui venerata nella sua connotazione di Urania che, fra le sue innumerevoli funzioni, ha anche quella di divinit legata alla morte, protettrice del seppellimento e delle sepolture. A lei si affiancano le Moire, che come Ilizia, assistono la nascita e la procreazione. Tale edificio sacro fu costruito alla fine del VI secolo a.C., danneggiato dal sacco persiano del 480 a.C., e quindi restaurato intorno al 430-420 a.C. Nellintervallo di tempo che va dal 480 al 430 a.C. allinterno dellaltare si accumularono ossa e frammenti ceramici. Le ossa sarebbero pertinenti per lo pi a pecore e capre, circa l80%, seguite da circa un 20% di uccelli, soprattutto galli e colombe (REESE 1989). Proprio le ossa di colomba, assieme ad una terracotta raffigurante il medesimo uccello, lascerebbero ipotizzare il culto di Afrodite 29. Tuttavia gli scavi archeologici che proseguono nellarea dal 1980 sembrano escludere questa ipotesi, in quanto le due strutture sono risul-

tate distintamente separate dalle due principali vie che attraversavano lAgor, la Sacra e la Panatenaica Via (SHEAR Jr. 1997: 497). Il cane era inoltre lofferta precipua anche nel santuario di Afrodite Kolias, presso lomonimo capo, dove la dea era venerata, in associazione alle ninfe Genetillidi 30, come protettrice delle nozze e delle nascite (OSANNA 1993). Del resto sacrifici di cani sono frequenti anche in altri luoghi sacri ad Afrodite come ad esempio il santuario di Locri Epizefiri (TORELLI 1977) in cui ben 56 bothroi dei 368 scavati negli anni 50 restituirono ossa di cane (LISSI ET AL. 1958-61). Bisogna tuttavia ammettere che resti di cane si rinvengono frequentemente in pozzi o bothroi connessi ai santuari; oltre al gi citato caso di Pyrgi, interpretato da COLONNA (1988-1989) come un vero e proprio piaculum offerto, in occasione della sua chiusura, come sacrificio di compensazione alla divinit, si devono ricordare anche i casi di Torre di Satriano, Lipari, Lavello e dello stesso Heraion alla foce del Sele. Nel santuario lucano di Torre di Satriano al di sopra della grande fossa con materiale votivo si rinvenuto lo scheletro in connessione di un cane. Questo era posto al centro di una grande chiazza di bruciato che, vista la stratigrafia del contesto, ha lasciato presupporre unazione rituale direttamente connessa con la chiusura del deposito sacro, effettuata forse immediatamente prima dellabbandono del santuario stesso. Le tracce di questa azione sacrificale erano infatti direttamente coperte dallo strato pertinente labbandono dellarea (OSANNA, GIAMMATTEO 2001). Scarsissimi resti di cane provengono dal bothros dedicato ad Eolo scavato nel 1964 sullacropoli di Lipari (V ILLARI 1991), mentre un cumulo di ossa appartenenti ad almeno cinque cani e un bovino (SUBLIMI SAPONETTI 1991) si sono rinvenute nel santuario di Lavello (contr. Gravetta). Qui gli scavi del 1989 (TAGLIENTE ET AL. 1991) hanno messo in luce un luogo di culto di et repubblicana, sorto certamente su un

Pausania, I, 14, 7. Riguardo le diverse interpretazioni della divinit oggetto del culto si veda il lavoro di OSANNA (1993) sullubicazione
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topografica del santuario. 30 Le ninfe Genetillidi erano le protettrici dei parti e sono praticamente il corrispettivo ionico delle Ilizie.

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impianto pi antico, caratterizzato tra laltro da un piccolo sacello, impiantato agli inizi del III sec. a.C. che, dopo varie modifiche, venne obliterato verso la fine del II secolo a.C. con materiali di demolizione e la deposizione dei cani in questione. Scarsi sono gli elementi di identificazione della divinit qui venerata forse Ercole o Athena Ilias 31. Ma senza dubbio il caso pi interessante quello di uno dei due bothroi scavati tra il 1935 e il 1937 nellHeraion alla foce del Sele (ZANCANI MONTUORO 1937). Il primo bothros, situato non lontano dal tempio maggiore e profondo circa 3.5 m, fu impiantato alla fine del IV secolo a.C. e riempito nella sua parte pi profonda per circa un metro e mezzo da uno strato fittissimo di vasi pi o meno frantumati, ossa 32 e carboni. Al di sopra di questo, a circa m 1,30 dallimboccatura vi era lo scheletro di un cane. Per quanto riguarda i cani rinvenuti nel bothros dellHeraion sul Sele, nel pozzo di Pyrgi, a Lavello e nella fossa del santuario di Torre di Satriano la loro posizione lascia presupporre unazione rituale direttamente connessa con la chiusura del deposito sacro. Ci particolarmente evidente per la posizione dei cani nel bothros dellHeraion di Capaccio e a Torre di Satriano. Se infatti si esamina la stratigrafia dei due scavi si pu notare che nel bothros dellHeraion lo scheletro del cane si trovava in mezzo ai blocchi di arenaria e sopra lo strato pi fitto di materiali (ZANCANI MONTUORO 1937: fig. 68) come lo scheletro del santuario lucano che si trovava sulla superficie dellUS 54 direttamente sotto lo strato relativo allabbandono dellintera area. Qual dunque il significato di questi ritrovamenti? Siamo di fronte

a riti di purificazione e passaggio oppure di difesa e protezione? Difficile a dirsi, inoltre non si pu escludere che il sacrificio potesse avere una doppia valenza. Veniamo infine ad unaltro rinvenimento che mostra strette relazioni con alcuni dei rituali del mondo greco gi menzionati: questo il caso della necropoli infantile di Lugnano in Teverina. Pur tralasciando in questa sede il problema della presenza dei cani nelle necropoli, che coinvolgendo ulteriori problematiche 33 ci porterebbe ancor pi lontani dai rituali che qui vogliamo esaminare, bisogna valutare il caso della necropoli di Lugnano per la singolarit di questo contesto in Italia e, come si appena detto, per la stretta relazione che sembra mostrare con alcuni dei rituali che abbiamo gi considerato. Il cimitero, databile intorno alla met del V secolo quindi in un momento in cui i riti pagani dovrebbero essere gi stati da tempo abbandonati per la totale affermazione del Cristianesimo, ha restituito 47 tombe infantili 34 e gli scheletri di almeno 12 cuccioli det inferiore ai 6 mesi e un cane subadulto di circa 1 anno (SOREN ET AL. 1995). Gli scheletri di questi cani mostravano a volte pratiche di smembramento o depezzamento di alcuni elementi anatomici: quattro scheletri erano pi o meno intatti ma di un cucciolo era presente solo la testa, mentre ad altri quattro mancavano le mandibole. Tre cuccioli avevano invece le mandibole ma mancavano del cranio. Infine anche al cane immaturo mancava completamente la testa. Uno dei cani senza cranio era stato intenzionalmente diviso in due parti allaltezza del bacino e una mandibola era sotterrata con la met anteriore e laltra con la met posteriore. Tutti i cani erano seppelliti vicino ai

31 Per i motivi che spingono ad ipotizzare luno o laltro culto si rimanda allarticolo di M. TAGLIENTE ET AL. (1991: 103-104). 32 I resti appartenevano ad almeno 4 capre, un cane, 3 gatti, un gallo e un piccione oltre a 5 topi probabilmente intrusivi. 33 La presenza di cani in tombe umane o in aree necropolari testimoniata sin dalla pi lontana preistoria. Molti casi denotano in modo pi o meno evidente la volont di seppellire il cane col proprio padrone, in altri invece chiara la funzione del cane come guardiano della tomba stessa. Infine sono documentate semplici deposizioni da parte di padroni evidentemente molto affezionati ai loro animali. Frequenti nel

mondo antico sono, infatti, sia le iscrizioni funerarie di tombe canine che sepolture vere e proprie di cani in mezzo alle necropoli umane, come ad esempio nelle necropoli di Fidene via Radicofani e quella in prossimit del bivio della via Nomentana con la via Palombarese (DE GROSSI MAZZORIN E MINNITI, 2000; 2001). Del resto sepolture dedicate ai propri cani vengono documentate sin dallantica Grecia (DAY 1984) fino a periodi recenti come i celebri casi dei cani di Isabella dEste e Federico il Grande di Prussia (SANTI 1999). 34 22 erano di prematuri, probabilmente feti abortiti, 18 di neonati di cui 6 tra la nascita e i 6 mesi e uno solo di circa 2 - 3 anni di et.

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prematuri o ai neonati e nessuno vicino ai bambini pi grandi. Tutte le deposizioni sembrano esser state fatte pi o meno nello stesso periodo e questo ha lasciato ipotizzare a Soren e colleghi che i decessi potessero essere dovuti ad unepidemia 35 e che i cani fossero da collegare a particolari riti magici o terapeutici connessi alla morte dei bambini. Nella necropoli sono stati inoltre effettuati altri ritrovamenti che lasciano ipotizzare la pratica di rituali magici per proteggere la comunit e liberarla dallepidemia. Tra questi di particolare interesse sono: un artiglio di corvo, rinvenuto dentro un anfora e sopra lo scheletro del feto della t. 3, che potrebbe essere interpretato come un talismano da usarsi contro il male; lo scheletro di un rospo 36, associato ad unaltra sepoltura infantile, la t. 33; un calderone di bronzo, girato verso terra e con il fondo rotto, che conteneva resti di ossa di mammiferi; una bambolina dosso senza gli arti.

Se si interpretano queste deposizioni di cani con qualche rituale magico-terapeutico 37 bisogna ricordare che effettivamente nellantichit si riconoscevano al cane particolari virt curative 38 e tale convinzione poneva le sue radici nella credenza che, come riporta Eliano 39, il cane, al contrario delluomo, fosse afflitto da sole tre malattie: la rabbia, il cimurro e la gotta. I cuccioli di cane erano utilizzati come animali espiatori nella cura di alcune malattie e venivano accostati o premuti contro le parti malate in modo da assorbire i malanni del paziente e quindi, come scrive Plinio 40, uccisi e seppelliti, come indicava la religione, in aree sacre. Come non tornare col pensiero ai bambini del Kolonos Agoraios di Atene o al rito di purificazione xantico descritto dagli autori antichi? Anche per i neonati (e/o feti) del pozzo dellAgor, visto il loro rapido accumulo, si era ipotizzata una carestia o una peste, mentre i cani stessi erano stati considerati come resti di un sacrificio di purificazione

35 Lanalisi paleopatologica dei resti dei bambini ha evidenziato come questi fossero in buona parte affetti da iperostosi porotica che indice di una grave forma di anemia. SOREN ET AL. (1995) hanno ipotizzato che questa anemia fosse una delle conseguenze della malaria che allepoca infestava la zona. 36 Luso di rane e rospi come amuleti era usato soprattutto contro le febbri quartane (Plinio, Naturalis Historia, XXXII, 114, Orazio, Satirae 1, 17-24) tale credenza dur almeno fino al medioevo tanto che viene riportata da Cecco dAscoli ne LAcerba (XXXVI) ... se tu mai cerchi, nel suo lato dexstro, dellosso che le genti non so accorte, ha gran virtude: di ci tamaestro. La fervente acqua subito fredda, vale ad amor et a molte altre cose, e anche la quartana febre sedda .... Anche Bartholomaeus Anglicus nel De genuinis rerum coelestium, terrestrium et inferarum proprietatibus libri XXXVIII, apud Wolfgangum Richterum, Francofurti, 1601, p. 1026 riporta che un osso di rospo seda le febbri quartane (...Dicono nel suo fianco destro c un osso nascosto .... che con quello si pu sanare la febbre quartana...). 37 Il cane animale sacro a Asclepio ma va ricordato che questa divinit ha un culto pi antico di tipo oracolare e ctonio che solo in seguito verr soppiantato da quello pi prettamente terapeutico (GOUREVITCH 1968). 38 Vedi REINACH 1884, BURRISS 1935, TOYNBEE 1973. Nella lunga lista delle qualit terapeutiche accreditate ai cani, Plinio nella Naturalis Historia, menziona la validit del loro sangue come antidoto contro i veleni (XXIX: 58) e come rimedio per la scabbia (XXX: 121), inoltre se posto sotto la soglia si credeva tenesse lontano i demoni (XXX, 82). La carne dei cuccioli mangiata con vino e mirra era considerata un espediente contro lepilessia (XXX, 27). Il consumo del fegato o di carne salata era utile contro la rabbia (XXIX, 99; 100,101). La cenere della testa del cane mischiata a vino e miele si pensava

fosse un rimedio contro la rabbia (XXIX, 98), litterizia (XXX, 93), il mal di denti (XXX, 21), i dolori costali (XXX, 53), i disturbi dellano (XXX, 69), le ulcere dei testicoli (XXX, 73), le ustioni (XXX, 109), le carnosit che si formano nelle dita (XXX, 111) e le piaghe (XXX, 114). Le ossa del cranio pestate per le malattie dei genitali (Nat. Hist. XXX, 72). I denti erano usati contro il mal di denti (XXX, 21) e la loro cenere con il miele si pensava aiutasse i bambini nella dentizione (XXX, 22). Il dente pi lungo di un cane nero era usato contro la malaria (XXX, 98). Il cervello dei cuccioli contro il glaucoma (XXIX, 117) o per curare le fratture (XXX, 119). La milza contro il mal di milza (XXX, 51). Il fiele contro la vitiligine (XXX, 28) o le varici (XXX, 76). La pelle contro langina (XXX, 35) e il catarro (XXX, 46). I peli contro lemicrania (XXIX, 114). Il grasso contro le lendini (XXIX, 111), la sordit (XXIX, 133) o lincontinenza urinaria (XXX, 74). Lurina contro le verruche (XXX, 81). Il vomito contro lidropisia (XXX, 105). Le cagne avevano inoltre uno speciale potere curativo: il loro mestruo veniva usato contro i morsi dei cani rabbiosi (XXIX, 98) e il loro latte era usato per prevenire la caduta dei capelli (XX, 46), per non far crescere i peli (XXX, 133), nellotalgia (XXIX, 133), per lenire le bruciature in bocca (XXX, 27), contro le escoriazioni (XXX, 70). Inoltre sia latte che la placenta erano utili per far sviluppare lembrione (XXX, 123). 39 Eliano, De Natura Animalium, IV, 40. 40 Plinio, Naturalis Historia, XXX, 42, 64. Il concetto del cucciolo usato come animale espiatorio cui far passare il malanno con il semplice contatto con lindividuo malato ricorre anche nel mondo gallico. Una stele rinvenuta presso le fonti della Senna mostra i devoti della dea-guaritrice Sequana che stringono con entrambe le mani dei cuccioli e se li strofinano sul corpo (TOYNBEE 1973).

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Luso dei cani nel mondo antico nei riti di fondazione, purificazione e passaggio

(OSANNA 1993: 90). Riti di purificazione come quelli xantici? Chi pu dirlo...? Certamente il cane diviso in due e seppellito in parte (quella anteriore) con la mandibola destra e in parte (quella posteriore) con la mandibola sinistra 41 presenta strette analogie con lantico rito descritto nelle fonti. Il depezzamento rituale di un cane affonda inoltre le sue radici nei rituali di purificazione etruschi: nelle Tavole Iguvine 42 viene citato un rito scarificale, dovuto a Hondia (DEVOTO 1948), in cui veniva coinvolto un cane; gli arti e le viscere erano in parte bruciate, consumate o abbrustolite, la parte dellanimale che non veniva preparata veniva sotterrata ai piedi dellaltare. Ma in questo caso stiamo rientrando nei sacrifici di cane legati ai culti agrari, infatti secondo SMITH (1996) c un parallelo stretto tra il rituale delle tavole Iguvine di cui sopra e quello delle Robigalia. Queste erano feste legate alla protezione del raccolto 43 che venivano celebrate ogni anno il 25 aprile e dedicate alla divinit Robigus/Robigo. Prevedevano una processione al bosco sacro, un duplice sacrificio di una pecora e di una cagna e una preghiera da parte del sacerdote officiante, il flamine di Quirino 44. Il rituale e la preghiera stessa rimandano a una redazione arcaica della stessa (SANTINI 1991) e del resto anche Columella 45 associa le Robigalia a pratiche etrusche 46. Di recente alcuni contesti cultuali indagati a Veio sia a Pian di Comunit nel pozzo 469 che a Piazza dArmi hanno restituito resti di cani con evidenti tracce di macellazione o scarnificazione. Tra i rituali agrari vi erano anche altri sacrifici di cani; quello di un cagnolino da farsi prima della semina 47, e quello di alcuni cani rossi, detto

Augurium canarium, da effettuarsi alla fine del mese di aprile. Infine presente un altro rito legato al mondo agricolo: il sacrificio di un cucciolo che veniva celebrato nei pressi di una delle porte della citt di Roma, che dallanimale immolato prendeva il nome di Porta Catularia 48. Dal sacrificio della Porta Catularia veniamo quindi ad affrontare il tema pi specifico del sacrificio simbolico di un cane-guardiano nella fondazione delle mura della citt, in un punto chiave del sistema difensivo stesso. A questo tipo di rito infatti potrebbero ricondursi i resti di cane rinvenuti a Fidenae, come quelli documentati a Roma nei pressi della Porta Mugonia (CARANDINI, CARAFA 2000: 278, nota 225; RICCI ET AL. 2000) o nelle mura coloniali di Ariminum (ORTALLI 1990; 1995) o del bastione settentrionale della porta Marina di Paestum (ROBERT 1993) 49. Infatti nel corso di recenti scavi sul ciglio meridionale dellantica Fidenae stato rinvenuto uno scheletro di cane intenzionalmente deposto al di sotto di una struttura di pezzame di tufo ed argilla (fig. 1). I dati sia stratigrafici che morfologici inducono a interpretare tale struttura come parte di una muratura difensiva che seguiva landamento sinuoso del ciglio fidenate. Il materiale ceramico rinvenuto allinterno dellopera muraria consente di datarla a un orizzonte avanzato della prima et del ferro, corrispondente alla fase III della cultura laziale. Il cane giaceva sul fianco sinistro con gli arti leggermente ritratti (fig. 2). A Roma sulle pendici settentrionali del Palatino stata messa in luce una struttura interpretata come bastione della porta Mugonia, allinterno della quale, in uno spesso strato ricco di ceneri, vasi integri e ossa animali, sono stati recuperati i resti di

41 Si ricordi che nel ritule di purificazione xantico la met anteriore del cane veniva posta sul lato destro della strada e quella posteriore su quello sinistro. 42 Tavole Iguvine, IIa, 15ff. 43 Il sacrificio aveva lo scopo di allontanare la c.d. ruggine delle messi. 44 Ovidio, Fasti, IV, 905-942. 45 Columella, Res Rustica, X, 337-347. 46 Nei recenti scavi del santuario etrusco di Monte Li Santi presso Mazzano Romano si rinvenuto un astragalo di cane con evidenti tracce lasciate da uno strumento tagliente sulla sua faccia dorsale (DE GROSSI MAZZORIN in studio).

Columella, Res Rustica, II, 21, 4. Festo, 39, 50 (...Catularia Porta Romae dicta est, quia non longe ab ea ad placandum caniculae sidus frugibus inimicum rufae canes immolabantur, ut fruges flavescentes ad maturitatem perducerentur...). 49 Altri casi di cani sepolti nelle fondazioni di opere difensive della citt si hanno anche in Inghilterra nella citt Romano-Britannica di Chester-le-Street, in particolare sotto il pavimento di una delle due torri della porta occidentale, e a Caerwent sotto la torre nordoccidentale delle mura cittadine; entrambi i contesti sono databili al III-IV sec. a.C. (MERRIFIELD 1987).
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Fig. 2. - Fidene via Vernio: lo scheletro di cane.

Fig. 1. - Fidene via Vernio: la struttura muraria.

tre cani che recano evidenti tracce di macellazione. Una situazione analoga stata recentemente messa in luce nellarea della Meta Sudans, dove una fossa, datata al 560 a.C. e riferibile con molta probabilit ad una riedificazione del santuario delle Curiae veteres, sito secondo le fonti allangolo NE del pomerio romuleo, ha restituito materiale ceramico frammisto a resti ossei pi o meno combusti, tra cui erano presenti resti di cani di cui un frammento

di ileo recava tracce ben evidenti di macellazione (fig. 3) (DE GROSSI MAZZORIN in studio). A Rimini nel terreno di rincalzo delle fondazioni repubblicane di una delle torri difensive si rinvenne lo scheletro lacunoso di un cane di piccola taglia 50. Le ossa non si trovavano in connessione anatomica forse perch sconvolte da spoliazioni det medievale, anche se GIUSBERTI (1990) che ha studiato i resti faunistici non ha escluso che il rituale potesse prevedere lo smembramento dellanimale e il suo parziale interramento in pi punti delle stesse mura. Giusberti nel suo lavoro riporta una serie di interessanti osservazioni demoetnoantropologiche sulle sepolture di animali, specie di cani e galli, e/o monete nelle mura di diverse costruzioni allo scopo di preservarle da influssi nefasti 51. A questo genere di rituale potrebbero essere infatti ricondotti i resti scheletrici di cane rinvenuti dentro due olle, sigillate da coperchi, allinterno di un pozzetto, databile al II secolo a.C., ricavato nel pavimento della taberna E del Foro di Luni (ROSSIGNANI ET AL. c.s.) Il caso di Paestum molto simile; anche qui du-

Assieme alle ossa si rinvennero anche tre monete. Questo rituale ha radici antichissime ed presente nelle culture di gran parte dei popoli della Terra. documentata sin dal neo-eneolitico come testimoniano i resti di cane rinvenuti nellabitato di Pan-po (VI-V millennio a.C.) in Cina dove alcuni cani erano stati sepolti sotto gli stipiti delle capanne (MAIR 1998) oppure nel villaggio di Botai (IV millennio a.C.), nel Kazakistan, dove i cani erano seppelliti nelle soglie o nelle fosse di fondazione delle capanne (OLSEN 2000). Casi analoghi pi recenti si hanno in Inghilterra: a Londra si sono rinvenuti resti di un cane sotto la soglia di unabitazione del II sec. d.C. e in una
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fossa di fondazione di unaltra abitazione coeva a Winchester (MERRIFIELD 1987: 52). Tale uso era ancora in voga nei Balcani fino agli anni 50 (COCCHIARA 1956); in Grecia quando si gettano le fondamenta di un nuovo edificio si usava uccidere un gallo (oppure un agnello o un capretto) e bagnare col suo sangue la prima pietra della costruzione. Lanimale quindi veniva seppellito sotto la prima pietra. Unusanza simile era praticata anche in Bulgaria, mentre in Romania quando si costruiva una casa nuova si invitavano parenti e amici a cui si imbandiva un agnello per buonaugurio e la sua testa veniva seppellita sotto una delle pietre dangolo della casa stessa.

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Luso dei cani nel mondo antico nei riti di fondazione, purificazione e passaggio

Fig. 3. - Area della Meta Sudans (Curiae Veteres?): frammento di ileo di cane con tracce di macellazione.

rante gli scavi del bastione settentrionale della Porta Marina nel 1991 si individu una fossa con materiale ceramico databile tra la fine del VI secolo a.C. e il V sec. a.C. in cui era presente lo scheletro di un cane (ROBERT 1993). La costruzione della Porta fu effettuata quando la citt fu dedotta come colonia nel 273 a.C. Robert nella sua analisi della sepoltura di cane ipotizza che il sacrificio del cane potesse essere motivato dalla volont di protezione di una comunit che si sentisse in qualche modo minacciata. Anche se le fonti non parlano direttamente di particolari riti di fondazione tuttavia le pratiche svolte nei Lupercalia richiamano in qualche modo ad essi. Infatti nei Lupercalia, in cui si sacrificavano al dio Fauno 52 un capro e un cane 53, il culto comportava la processione dei luperci, durante la quale dei giovani ricoperti di sole pelli di capra correvano e flagellavano le donne che incontravano con delle corregge di cuoio in modo da attirare sulle vittime la fecondit. Lesegesi di

tale culto condotta da LIOU-GILLE (1980) propone una chiave di lettura che si basa essenzialmente sulla leggenda della fondazione di Roma; i luperci altro non sono che gli uomini primitivi prima della fondazione della citt, la corsa attorno al Palatino vuole invece ricordare il tracciato del sulcus primigenius da parte di Romolo, il sacrificio o Lupercale linfanzia di Romolo nutrito dalla Lupa e lo smembramento della capra quello di Romolo. Come gi evidenziato da ROBERT (1993) se si osservano in questo modo questi fattori, la paternit di Fauno strettamente pertinente. Fauno infatti veglia sul mondo agreste ovvero sulla campagna in contrapposizione alla citt. Per cui con il sacrificio del cane si chiude il ciclo; in poche parole si suggella il passaggio dal mondo primitivo alla citt e la cinta di mura diviene il confine tra linterno della citt e il mondo esterno e selvaggio. Partendo dal tema della sicurezza della citt possiamo riesaminare la figura dei Lares praestites, che venivano spesso raffigurati vestiti di pelle canina e con un cane ai loro piedi. Anche loro infatti erano divinit che vegliavano sulla sicurezza della citt e in particolare sulle sue mura. Ovidio 54 stesso spiega il perch della presenza del cane: tutti e due sorvegliano la casa, tutti e due proteggono il padrone. Inoltre i Lari nella loro accezione ctonia sono assimilati ai parentes o ai Mani, che si collocano nella sfera di Genita Mana o Ecate, di cui bisogna qui ricordare le sue caratteristiche di divinit che sovrintende ai crocicchi, alle frontiere o in generale al limite tra mondo dei vivi e quello dei morti. Con ci il cerchio si chiude riportando il sacrificio del cane a una serie di divinit direttamente collegate allidea del passaggio da uno stato ad un altro, siano queste divinit del mondo ctonio collegate al concetto di riproduzione e crescita o divinit che vegliano su un limes che contraddistingue due mondi diversi e in contrapposizione.

Spesso Fauno viene confuso con Silvano, altra divinit romana che presiedeva alle foreste. Entrambe gli Dei, identificati in seguito con il dio Pan dei Greci, sono rappresentati con un cane accovacciato ai loro piedi. Si ricordi inoltre che Fauno nellEneide (VII, 45) viene indicato da Virgilio come uno dei primi re latini, figlio di Pico e nipote di Saturno.

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53 Questo rito di purificazione, legato a un cane proprio per richiamare la sua funzione proprio come animale da guardia, ben descritto da Plutarco sia nelle Quaestiones Romanae (68, 280b-c; 111, 290a-c) che nella Vita di Romolo (21, 10). 54 Ovidio, Fasti, V, 133-142.

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Jacopo De Grossi Mazzorin

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