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il Giornale

Marted 30 marzo 2010

CULTURA

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LA PRIVATIZZAZIONE PI IMPORTANTE

IL SAGGIO DI BEDESCHI

Libera scuola in libero Stato: a lezione da Einaudi e Valitutti


Gli scritti controcorrente dei due politici dimostrano che listruzione pubblica ideologica. Ma abolire il valore legale del titolo di studio ancora un tab
Carlo Lottieri

Tecnologia, capitale e spirito borghese: i nemici di Rousseau lantimoderno


Eugenio Di Rienzo toccato a Giuseppe Bedeschi di assumere lo scomodo ruolo di guardiano del liberalismo in unepoca in cui tutti ormai, orfani di Mussolini e di Togliatti compresi, si dichiarano eredi di questo principio politico senza averne alcun titolo. A questa missione Bedeschi si dedicato con ostinata tenacia nel suo volume del 2007 (Liberalismo vero e falso), lo sta facendo nella composizione della voce Liberalismo del Dizionario dei liberali italiani, di prossima pubblicazione presso Rubbettino, e lo fa ancora nel recentissimo, Il rifiuto della modernit. Saggio Jean-Jacques Rousseau (Le Lettere, pp. 95, eu-

otto vari punti divista, quella della scuola davvero una questione cruciale, in ragione del degrado della qualit del sistema educativo (a ogni livello) e delle conseguenze che ne derivano alla societ nel suo insieme. Con ogni probabilit le radici pi profonde del declino in atto sono di carattere generale, e quindi non riconducibili in senso stretto al mondo dellistruzione, ma pur vero che il modo in cui scuole e universit sono organizzate non aiuta a fronteggiare lemergenza di nuove generazioni sempre meno preparate e motivate. Per questo da apprezzarsi la pubblicazione, a cura di Giancristiano Desiderio, di un volume (La libert della scuola, edito da Liberilibri e in vendita a 16 euro) che riunisce alcuni scritti controcorrente di due eminenti li-

berali italiani del secolo scorso, Luigi Einaudi e Salvatore Valitutti. Bench abbiano occupato posizioni istituzionali importanti (Einaudi fu il primo presidente dellItalia repubblicana, mentre Valitutti divenne ministro dellIstruzione), entrambi hanno interpretato

QUALIT Lo stimolo alla competizione tra istituti pu arrivare dal buono scuola
posizioni minoritarie, ed anche a causa della marginalizzazione delle loro idee che il sistema scolastico si trova oggi in una situazione tanto drammatica. Gli scritti ruotano attorno allesigenza di dare pi libert allistruzione: abolendo il valore legale del titolo di studio. La nota proposta di Einaudi emerge qui in tutta la sua forza, perch evidente come al fondo della certifica-

zione statale dei diplomi vi sia quel processo di sclerosi della societ che caratteristico del ventesimo secolo. La questione del valore legale simpone in un mondo che vede lo Stato dilatare la propria presenza nelleconomia e in cui un numero crescente di lavoratori passa nel settore pubblico. la logica dei concorsi di Stato (e di ordini professionali di carattere corporativo) che porta alla costruzione di una produzione nazionale di titoli cartacei da appendere in studio. Per Valitutti, al contrario, la scuola nasce dalla societ e serve la societ: non insomma un affare di Stato, o quanto meno non dovrebbe esserlo. I due autori evidenziano come lo statalismo uccida la libert di educazione. Il valore legale del titolo di studio comporta programmi ministeriali e quindi implica il controllo politico sulla formazione dei giovani. Qualcuno, a Roma, stabilisce co-

sa deve essere insegnato e studiato. Come rileva Desiderio nellIntroduzione, lespressione religione di Stato ci fa inorridire, mentre la definizione scuola di Stato ci appare naturale. Laccostamento corretto, dato che la statizzazione del sistema educativo fu un passo fondamentale del Kulturkampf condotto dallo Stato moderno contro le culture religiose tradizionali: il che significa, nel contesto italiano, contro il cattolicesimo. Nei testi si sottolinea anche come labrogazione del valore legale favorirebbe, insieme alla libert di pensiero, una maggiore competizione sul piano della qualit. Senza diplomi riconosciuti dallo Stato, ogni scuola dovrebbe contare solo sulla propria immagine: e quindi fare il possibile per acquisire una credibilit di mercato. Quanto gi avviene per le professioni pi esposte alla concorrenza (per quanti si occupano di ricerca del per-

sonale, una laurea in Cattolica o alla Bocconi non equivale a una laurea ottenuta in ununiversit minore) si estenderebbe in ogni direzione. Anche se la questione del finanziamento degli istituti non al centro del volume, chiaro che Einaudi e Valitutti vedono proprio nella questione del superamento del valore legale la premessa a un maggiore pluralismo, che permetta una convivenza tra istituti statali e privati. Strumenti come il credito dimposta o il buono-scuola potrebbero opportunamente intervenire, a quel punto, affinch possano sbocciare mille fiori e le logiche della competizione portino beneficio anche in tale ambito. per curioso come perfino i pensatori pi liberali, quando si parla di scuola, raramente se la sentano di riconoscere quella che in altri ambiti unovviet: e cio che lo Stato non dovrebbe assolutamente intervenire. Mentre molti ricordano con orrore il periodo in cui esisteva un panettone di Stato, meno inquietante - quando invece dovrebbe essere vero lopposto - appare lidea di uneducazione di Stato, e quindi di uno Stato educato-

SEGUACI I suoi eredi sono gli odierni critici del mercato, i sostenitori della decrescita, i nostalgici dellausterity
ro 18,50), dedicato ad uno dei principali nemici della societ aperta liberale. Bedeschi non ama il filosofo ginevrino della met del Settecento, che contende a Hobbes e a Locke il titolo di principale pensatore politico dellet moderna, e di questa avversione ci d conto con lucidit estrema, analizzandone lintera produzione: dal primo e secondo Discorso sullineguaglianza tra gli uomini, al Contratto sociale , al Progetto di costituzione per la Corsica. Questi scritti, spesso esaminati separatamente o addirittura contrapposti tra loro, vengono considerati da Bedeschi nella loro sistematicit fino a comporre una vera e propria summa, nella quale anche il pubblico dei non addetti ai lavori pu facilmente riconoscere il rapporto critico e negativo che Rousseau ebbe con la modernit e cio col sorgere e laffermarsi dello spirito borghese. Dopo la gloriosa rivoluzione inglese del 1688, Locke aveva visto nella propriet della persona, dei beni e dei frutti del lavoro individuale il principio costitutivo delle libert politiche e civili. Nel 1776, Adam Smith individuava nel modo di produzione capitalistico lavvento di unera che avrebbe posto fine allindividualismo possessivo di pochi privilegiati assicurando una generale prosperit. Al contrario, appena un ventennio prima, Rousseau scorgeva nel progresso tecnologico, applicato non solo alle manifatture ma anche allagricoltura, la causa di una pi forte forma di oppressione destinata a trasformare lineguaglianza naturale in ineguaglianza sociale. Ma dicono veramente qualcosa di molto diverso dal profeta di Ginevra, gli odierni organizzatori delle manifestazioni no-Tav, gli eco-terroristi di varia foggia e colore, i nostalgici dellausterity dei primi anni Settanta, le Cassandre della prossima ventura catastrofe ambientale che basano le loro previsioni sui dati climatici ampiamente manipolati dai padroni del vapore dellindustria verde? Anche essi, come il loro illustre predecessore del XVIII secolo, guardano con struggente rimpianto alle societ chiuse dellantichit e del quarto mondo, dove il sottosviluppo e una misera economia di sussistenza costituirono un tempo e costituiscono ora il modo migliore per farne restare i componenti nella condizione di sudditi privi dei privilegi e delle garanzie della cittadinanza politica. Con una differenza per. Se Rousseau rimpiangeva il nauseante e poco nutriente brodetto nero ingurgitato dai poveri (ma per questo virtuosi) abitanti di Sparta, i suoi odierni seguaci si cibano soltanto di prodotti rigorosamente biologici, acquistati a caro prezzo nelle boutiques di nicchia di New York, Londra, Parigi, Milano. Alla faccia naturalmente dei milioni e milioni di abitanti del globo, ai quali, in mancanza di unagricoltura, di una zootecnia, di unindustria alimentare di massa, non viene assicurato il pi elementare di tutti i diritti: quello di non morire di fame.

RETORICA Da Cuore in poi linsegnamento serve a creare o soldati o contribuenti remissivi


re. Le stesse giustificazioni portate a sostegno della statizzazione ottocentesca dellistruzione appaiono contraddittorie con le tesi professate in materia di libert dinsegnamento, tanto pi che allora si us la forza per togliere i minori dal controllo familiare al fine di farne buoni cittadini, fedeli soldati e, infine, contribuenti rassegnati. C poi unevidente continuit tra la costruzione postrisorgimentale del sistema educativo e il lavaggio del cervello praticato dai regimi totalitari. la retorica del libro Cuore di De Amicis che prepara i disastri novecenteschi e soltanto la costruzione di uneducazione libera, autofinanziata, alternativa al settore pubblico e totalmente sganciata dal potere potrebbe offrire la speranza dinvertire la tendenza in atto. Forse solo riflettendo su tali questioni che oggi possibile restare fedeli alle buone ragioni di Einaudi e Valitutti.

SCELTA Alla Libert della scuola sono dedicati gli scritti di Luigi Einaudi e Salvatore Valitutti editi da Liberilibri

[Tips]

Premi A Sejima e Nishizawa il Nobel per larchitettura


Due giapponesi Kazuyo Sejima, 53 anni, e Ryue Nishizawa, di 44, hanno vinto il premio Pritzker, il Nobel dellarchitettura. La consegna del premio da 100.000 dollari avverr il 17 maggio a Ellis Island a New York, ha reso noto la Hyatt Foundation. I duesonosocidellostudioSanaaesonostati premiati, tra laltro, per lO-Museum di Nagano e il 21st Century Museum of Contemporary Art a Kanazawa. Sejima tra laltro la prima donna chiamata a dirigere la Biennale Architettura: lesposizione aprir in agosto allArsenale e ai Giardini della citt lagunare con il titolo People meet in architecture.

Miart Dorfles: Il mondo dellarte in decadenza


Negli ultimi dieci anni il mondo dellarte sta vivendo una leggera decadenza. lopinionedeldecanodeicritici,Gillo Dorfles, prossimo al centesimo compleanno. IerieraalsaloneMiArt, dove hapartecipato a una tavola rotonda. Dorfles ha affermato che larte contemporanea ha fatto il suo grosso salto di qualit negli anni 50 e poi soprattutto negli anni 60 e 70 con la sconfitta definitiva del figurativo, ma oggi leprovesisonounpoattenuate.Laragione di ci, secondo il critico, che c stata una tale quantit di nuove tendenze e di movimenti che alla fine il meccanismo si inceppato e oggi va rimesso in moto.

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