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numero 21 anno V giugno 2013


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Luca Beltrami Gadola EXPO, PADIGLIONE ITALIA, GATTAMELATA E ALTRE AMENIT Fiorenzo Grassi FRANCA RAME E DARIO FO: ECCELLENZA DELTEATRO MILANESE Massimo Cingolani MILANO, UNA RETE DI FIDUCIA PER IL NUOVO LAVORO Riccardo Lo Schiavo IL TEATRO ALLA SCALA NELL'ERA PISAPIA Rita Bramante MINORI IN CARCERE SI APRE IL SIPARIO Ilaria Li Vigni FOLLIA A MILANO: INTERROGHIAMOCI Gianni Zenoni CITYLIFE IL RE NUDO E LE ARCHISTAR Chiara Bisconti VIGORELLI: LA PAROLA ALL'ASSESSORA Giacomo Marossi SINISTRA: GLI STATI GENERALI DI MILANO Giuliana Nuvoli IL FESTIVAL DELLA LETTERATURA DILAGA A MILANO

VIDEO STEFANO RODOT: LA RETE E LE PARTI SOCIALI suggerimento musicale CALLING YOU canta Jeff Buckley

rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero CINEMA Marco Santarpia e Paolo Schipani SIPARIO Emanuele Aldrovandi e Domenico Muscianisi www.arcipelagomilano.org

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EXPO, PADIGLIONE ITALIA, GATTAMELATA E ALTRE AMENIT Luca Beltrami Gadola


Ha ragione Crozza, il nostro un Paese delle meraviglie e Milano una citt meravigliosa e lExpo milanese, usando un modo di dire caro a Formigoni, leccellenza delle meraviglie e dunque cominciamo da Expo. Ieri lufficio stampa del Padiglione Italia diffonde questo breve comunicato stampa: Il Commissario Generale di sezione per lItalia, Dott.ssa Diana Bracco, dintesa con lAmministratore delegato di Expo 2015 S.p.A., Dott. Giuseppe Sala, ha attribuito lincarico di Direttore del Padiglione Italia di Expo 2015 allIng. Cesare Vaciago. LIng. Vaciago ha maturato nel corso della sua lunga carriera competenze ampie nellambito dellorganizzazione e gestione di grandi aziende ed enti. Di recente ha ricoperto con grande successo il ruolo di Direttore generale del Comitato per lorganizzazione dei XX Giochi olimpici invernali di Torino 2006 e successivamente ha preso parte allorganizzazione delle celebrazioni del 150 dellUnit dItalia. Cesare Vaciago nato nel 1946, sposato, ha 2 figli e 3 nipoti. Inizia a lavorare all'Olivetti nel 1970. al Censis nel 1974 e quindi all'Isfol, come dg, fino al 1981, quando diventa direttore del personale di Montedison. Nel 1989 passa a Fs e poi a Poste italiane, ricoprendo in entrambe l'incarico di dg. Dal 1998 fino al 2013 city manager del Comune di Torino.. Fine del comunicato. Ma chi ? Scopriamo subito su Internet che manca una coda alla sua biografia: lingegner Vaciago il prossimo 21 settembre comparir in tribunale a Torino rinviato a giudizio per abuso dufficio. Il Comune di Torino si costituir parte civile. una vicenda legata a un concorso per lassunzione di personale e il sospetto che si sia voluto favorire qualcuno. Gli avvocati di Vaciago, interpellati dai giornalisti, fanno una affermazione che vale la pena di riportare, perch labbiamo sentita ripetere troppe volte negli ultimi tempi, anche a proposito di vicende milanesi: Ci che censurabile in sede amministrativa non necessariamente illecito in sede penale. Basta capirsi. Comunque, come dice Crozza, io non ci credo, ma soprattutto a non crederci son Sala e Bracco. Buon per loro che non hanno la sensibilit necessaria per tenere in ordine le loro truppe rischiando di vedersele travolte da qualche condanna. Comunque a pagare sarebbe Expo. A proposito di denaro: pare che il nostro avesse uno stipendio di 38.000 euro il mese. Quanto gli hanno offerto allExpo, notoriamente con scarsit di cassa? Gi che siamo dietro, come diciamo noi milanesi, parliamo ancora un po di Expo. Vi ricordate il dibattito sul dopo expo? E sopito. Tutti quelli che per anni ne hanno parlato, che ci hanno lavorato, che hanno avanzato delle proposte si sono arresi alla faccia della partecipazione di fronte ad un muro di gomma. Colta dai rimorsi e per mettersi lanimo in pace Arexpo lancia una strana operazione cos intitolata: AVVISO PER LATTIVAZIONE DI UNA INDAGINE ESPLORATIVA FINALIZZATA ALLA ACQUISIZIONE DI MANIFESTAZIONI DI INTERESSE CONTENENTI PROPOSTE DI ATTIVIT E GESTIONE UTILI A DEFINIRE NELLA FASE SUCCESSIVA ALLA ESPOSIZIONE UNIVERSALE DEL 2015 CONTENUTI INNOVATIVI E SOSTENIBILI ALLINTERNO DEL PARCO TEMATICO E DELLE ATTREZZTURE DI INTRESSE PUBBLICO O GENERALE PREVISTI DALLACCORDO DI PROGRAMMA EXPO 2015. Come direbbe Bersani: Ragazzi fate un po voi quello che avremmo dovuto fare noi prima, ma molto prima. Con un avviso ai naviganti: quello che proporrete non sar oggetto di classifica, perch non un concorso; se le vostre idee ci piacciono le faremo nostre e non vi daremo un becco di un quattrino perch sin dora accettate di perderne la propriet intellettuale. Non sono previsti nemmeno ringraziamenti. Vi sembra normale? Io mi siederei sulla riva dei nuovi canali navigabili aspettando che passi il cadavere di Expo. Ultima amenit milanese: il tunnel di Gattamelata. Quel che successo lha egregiamente descritto Repubblica e il giorno dopo il Corriere della sera: 200 milioni di euro buttati. Era ora che scoppiasse la bomba. Quando cominciarono i lavori in una delle noterelle che scrivevo allora proprio per Repubblica, mi domandavo a cosa sarebbe servito. Non amo le autocitazioni e quindi la chiudo l. Oggi invece mi domando: dove sono i dirigenti della ripartizione urbanistica e quelli della viabilit che hanno redatto il progetto e lo supportarono di argomenti tali da indurre lallora sindaco Moratti a caldeggiare e festeggiare levento? Sono ancora in servizio? Sarei presuntuoso se dicessi che solo io mi ero schierato contro: cerano associazioni di quartiere, professionisti, tecnici viabilisti. Per la serie Dare ascolto alla citt. Vedi anche alla voce dopo expo.

FRANCA RAME E DARIO FO: ECCELLENZA DEL TEATRO MILANESE Fiorenzo Grassi*
La Compagnia Fo-Rame (Dario Fo e Franca Rame) sin dai suoi esordi, nella seconda met degli anni '50, ha rappresentato una unicit nel panorama teatrale non solo milanese ma italiano. In un tempo in cui le compagnie capocomicali tendevano a ridursi fino a sparire essendosi consolidato nel frattempo il progetto dei teatri stabili voluti dalla mano pubblica, guidati dal Piccolo Teatro di Milano. Una esperienza, quella dei teatri stabili, totalmente innovativa per il nostro paese e quella del n.21 V 5 giugno 2013 Piccolo Teatro esaltante e densa di contenuti culturali e sociali, che ha proposto una visione assai diversa da quella preesistente la fine del conflitto mondiale del modo di lavorare degli artisti, del modo di proporsi al pubblico e soprattutto del modo di organizzare la vita quotidiana e le prospettive di una compagnia associata alla gestione di un teatro. Tutto ci, nonostante i grandi meriti che vengono ampiamente riconosciuti, ha comportato la fine di molte compagnie teatrali, ancora di stampo ottocentesco, guidate da un capocomico o da una famiglia di artisti, la cui proposta repertoriale si indeboliva in rapporto ai contenuti significativi dei testi e delle drammaturgie, introdotte dalla stabilit che poteva permettersi un rischio culturale ed economico grazie ai sostegni pubblici che le compagnie non avevano pi. Stiamo parlando di compagnie che vivevano, provavano e debuttavano nei teatri privati milanesi, ma che 2

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non recitavano in vernacolo ma in lingua come si diceva allora. Un esempio fu la Compagnia Talli, Gramatica Ruggeri che associ Dina Galli la quale dopo questa esperienza decise di costituire una propria compagnia con il suo compagno nella vita dedicandosi prevalentemente al repertorio dialettale e di teatro leggero, come la Compagnia del Comendador Bonecchi o la Tumiati Merlini. Compagnie familiari o familistiche che avevano assicurato nellottocento e nei primi quaranta anni del novecento la presenza del teatro a Milano e in Italia garantendone anche una sostenibilit economica. una premessa necessaria che serve a rammentare lhabitat professionale nel quale nasce e trova spazio la compagnia di Dario Fo e Franca Rame, che si ispira, a mio modo di vedere, a questo passato non ancora cos lontano. Daltra parte Franca Rame proveniva proprio da una esperienza artistica familiare, il padre Domenico e la madre Emilia Baldini erano attori cos come la sorella Pia e il fratello Enrico, che scelse poi la strada dellorganizzazione teatrale divenendo uno dei pi prestigiosi direttori di teatro e di compagnie. La Compagnia Rame che si esibiva in tutto il territorio nazionale e veniva frequentemente chiamata allestero in tourne, tourne che hanno compreso anche il Nordafrica, poteva contare su un repertorio, proprio come succedeva nellottocento, vasto e con forme che andavano dai burattini fino alla grande commedia. stata questa laccademia di Franca che lha proiettata nel grande teatro di rivista che allora aveva un grande ruolo nel sistema milanese e italiano. Quando parliamo di compagnie ci riferiamo a quelle di prosa, perch invece nella rivista continuata fino ai tardi anni sessanta la fertilit produttiva di Milano con gli spettacoli della sigla RP, ad esempio, iniziali di Remigio Paone storico direttore del Teatro Nuovo e poi dellOdeon (il vero teatro di tradizione di Milano). Cito Remigio Paone perch da impresario accorto diede ampio spazio alla Compagnia Fo-Rame nel suo Odeon, dopo aver verificato di per-

sona il talento di Dario, sia come scrittore che come attore/regista, ne Il dito nellocchio, che fu proposto, con la compagnia Fo, Parenti, Durano, che fu proposto per ben due stagioni al Piccolo Teatro in via Rovello ottenendo un enorme successo di pubblico. Dario Fo e Franca Rame sono stati a lungo lunica compagnia di continuit" diremmo oggi ovvero con la continuit del nucleo artistico e di pensiero che ha operato a Milano, attraversando gli anni '50 e '60 con un repertorio di commedie gi improntare alla denuncia e allimpegno sociale ma dal taglio brillante, ruoli in cui entrambi eccellevano, rinnovando, in tal modo, anche il progetto un po paludato del teatro ufficiale. Sono stati per lungo tempo gli unici capocomici milanesi, restaurando con uno sguardo pi al passo con i tempi quella forma di gestione. Dallesperienza di attrice di rivista che Franca aveva condotto con la Compagnia di Tino Scotti allOlimpia di Milano, uno dei primi storici teatri a scomparire (in cui aveva recitato pi volte anche Vera Vergani, la sorella di Orio nota attrice) approdata allesperienza del tutto unica del Teatro di Dario Fo, offrendo la sua intelligenza e la sua energia non solo per il decollo del progetto, ma anche per la sua continuit in un sistema teatrale italiano che si andava rapidamente modificando. La loro era una compagnia richiestissima da tutti i teatri italiani, seppure sempre nettamente oppositiva per i contenuti, declinati con una drammaturgia originale e fortemente identificabile, era molto contesa e, come ho gi detto, apriva nel mese di settembre, abitualmente, la stagione dellOdeon. Il cammino del cosiddetto periodo borghese cio quello della presenza nei teatri pi ufficiali di Milano e dItalia con spettacoli come: Settimo Ruba un po meno, Gli arcangeli non giocano a Flipper, Chi ruba un piede fortunato in amore, la Signora da buttare, trova uno sbocco ancora una volta decisamente innovatore, nel68 quando Dario e Franca decidono di lasciare la rete dei teatri che avevano fino ad allora abitato inventando lavventura teatrale di Nuova Scena, insieme a Vittorio Franceschi e

Massimo de Vita e anche grazie alla lungimiranza e alle capacit organizzative di Nanni Ricordi, che ha prodotto la fioritura di un circuito alternativo pi vicino a una socialit a cui questi artisti avevano rivolto la loro attenzione da subito. Milano, dal 47 in poi ha confermato di essere la Citt dei Teatri, poco delle compagnie. Quindi anche la compagnia Fo-Rame, dopo la tangibile esperienza di Nuova Scena ha sentito il bisogno di trovare approdo a una casa. Loccasione si presenta con il trasferimento del mercato ortofrutticolo e labbandono della Palazzina Liberty. La palazzina rimane vuota e il Comune la lascia decadere, Dario e Franca sentono lesigenza, per dare ancor pi forza alle loro parole, di inserirsi occupandola, sempre da privati quali sono stati per tutta la loro vita artistica, e facendola diventare un punto di riferimento per un progetto di politica culturale aperto, ricco di stimoli che ha attratto pi di una generazione di giovani che sono cresciuti guardando al loro teatro come a una fucina di idee che univa i valori sociali, umani e artistici per il raggiungimento di un equilibrio sociale che, purtroppo e nonostante gli sforzi di molti, soprattutto oggi una utopia. Tutto questo da soli, con qualche aiuto ottenuto faticosamente da Ministero per il Turismo e lo Spettacolo, ma grazie alla esplosione della loro arte continuato e conservato e come unica esperienza dellimpresariato puro del Teatro di Milano. Hanno condiviso questa condizione solo con un altro significativo progetto quello del Teatro Canzone di Giorgio Gaber, unica anche questa e originalissima esperienza di coniugazione di teatro e musica, che aveva anchesso la sua radice a Milano ma si irradiava vertiginosamente in tutto il nostro Paese. Tre artisti che hanno incrociato la loro arte e le loro vite.

* Direttore organizzativo Teatro Elfo Puccini e Direttore artistico Teatro Fraschini di Pavia

MILANO, UNA RETE DI FIDUCIA PER IL NUOVO LAVORO Massimo Cingolani


Bisogna fare quattro chiacchiere con Francesco Bizzotto, uomo PD e Presidente di AFOL Nord Milano, lagenzia che offre servizi pubblici per i cittadini e le imprese con obbiettivo di contrastare la disoccupazione, migliorare la qualit delloccupazione, favorire la crescita del capitale umano e sostenere lo

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www.arcipelagomilano.org sviluppo locale ma anche migliorare la qualit delloccupazione. Con lui abbiamo parlato di come rilanciare le Agenzie del Lavoro in vista dellExpo, cercando di combattere la precariet. Come il quadro delle Agenzie del Lavoro della Provincia di Milano? Le AFOL, partecipate dalla Provincia, sono sei. Incorporano i Centri per l'impiego. Hanno unito il molto che Provincia e Comuni fanno su formazione professionale, orientamento e lavoro. In particolare per i pi deboli. Qual il punto chiave? Le Politiche attive per la mobilit. Se ne parla poco e non si fa nulla. Sono il cuore della flessibilit sana, europea, per aumentare la produttivit d'impresa. Senza Politiche attive per il dialogo tra Domanda e Offerta, non c' mercato del lavoro. Nessuno lo vuole perch libera tutti. Vecchia logica centralista, patriarcale direbbero le suore cattoliche della LCWR, la Leadership Conference of Women Religious, lorganismo che rappresenta l80% delle religiose Usa. Il dialogo di mercato match, un rapporto di energie e progetti, un con-correre con obiettivi condivisi. Anticipa le crisi e costringe a lasciarsi misurare. I privilegiati lo temono. Cosa significa per lei mercato del lavoro? Che l'impresa ha il diritto di scegliere il lavoratore e questi l'imprenditore. Entrambi vanno aiutati a scegliere e a sciogliere le relazioni, senza fare e subire drammi. Liberismo spinto? Democrazia spinta. Oggi, l'impresa sceglie, a volte, il lavoratore mai. Dico alle imprese e alle loro potenti associazioni: costruiamo un libero mercato del lavoro; senza, l'economia non riparte. Il vostro silenzio protegge imprese fuori mercato che vivono con la vergogna della precariet e della cassa integrazione. Queste aziende devono chiudere. duro con le imprese. Se non le aiutiamo: la ripresa e l'occupazione... Lo sviluppo quantitativo non ci sar. Serve crescita nuova, giovane, di qualit. Prodotti e servizi sorprendenti. Milanesi! I bru-bru che sfruttano l'acquisto stupido e umiliano i nostri ragazzi, prima chiudono e meglio . Muore il vecchio, parte il nuovo. Parla di flessibilit in positivo, mobilit, scelta reciproca. Ne verrebbe creativit, nuove imprese, innovazioni a valanga. Basta Expo? Vuol chiudere le aziende cotte, per non alimentare marginalit e sprechi e il lavoro? Se si rompe l'argine delle garanzie la precariet dilaga. Come si quadra il cerchio? Lo quadro sul territorio. E ogni quadrato sar diverso. Expo un volano. Il nodo questo: dalla fabbrica fordista, grande, forte, spesso buona e paternalista, siamo passati all'impresa diffusa, media lombarda: 4 dipendenti! Possiamo farle carico delle sicurezze di cui il lavoro ha diritto, continuit di reddito, crescita professionale? Se ne deve far carico il territorio! Con la regia delle Pubbliche Istituzioni. Un 20% di altro lavoro c' in Lombardia, pi l'Expo. Non solo manuale o poco qualificato. Molte imprese sui 10 dipendenti, che fanno rete ed esportano, potrebbero crescere se... Molti i se: burocrazia, credito, giustizia, contratti, servizi di internazionalizzazione. Si possono fare accordi seri di territorio. Tutti li vogliono. Mancano la Politica e le giuste Istituzioni. Facciamo sistema, come la Germania! Non guardiamo solo a Roma. In Lombardia la disoccupazione tedesca: 7%. Se non si agisce, peggiora. Ha ragione Squinzi. Le aziende fuori mercato? Devono cambiare o chiudere. Nessuno sia solo. Chi non ce la fa chiuda. Spazio al nuovo. Sar sufficiente? Il Nord Milano, dice l'Ocse, l'area europea a pi alta intensit di conoscenze e competenze professionali, imprese e lavoro dipendente e autonomo. Uno splendido intreccio. Un capitale inestimabile. Ci sorprender. Pu attrarre investimenti da tutto il mondo. I lamenti lasciamoli ad altri. Serve vedere bene i problemi, le esperienze positive, le belle idee. Far leva su queste, rispettarsi, avere fiducia. In effetti, il solo comparto assicurativo, se si orientasse alla gestione dei rischi: consapevolezza, prevenzione, internazionalizzazione, potrebbe quasi raddoppiare il giro d'affari e gli occupati. Dunque non basta togliere garanzie al lavoro, art. 18, flessibilit, per fare ripresa? Esempio splendido. Ci sono venti comparti che devono fare cos. Fare impresa! Io amo il libero mercato e la mobilit sociale, che libert consapevole e rispettosa delle relazioni. Libert vera, che rischia e innova. Chi vede solo la flessibilit, i costi e i soldi un poveretto. L'errore lavorare sull'emergenza, sul negativo, solo per crisi e disoccupati. logica sacrificale, di vecchia rappresentanza, di destra e di sinistra. Irrigidisce le posizioni. Blocca le energie. Non governa e non funziona. Quindi, cosa si deve fare? Altre Istituzioni? Ci sono: sei AFOL, in provincia di Milano. E Monza ha la sua. Sono forti e ben fondate. Sbagliano Pietro Ichino e Tito Boeri a snobbarle e la destra a massacrarle. Quella di Milano citt non ha dato una bella immagine... Si chiarisca. Subito. E si guardi ai problemi veri. Le AFOL sono frutto di un progetto intelligente. Da questa base facile ripartire. Come? Con chi? Pisapia ne parli con Provincia, Regione e partiti. Chiediamo a Enrico Letta di poter fare un test a Milano: servir al Paese. Rilanciamo le AFOL. Apriamole alle parti sociali e al privato. Ascoltiamo l'indicazione di Elinor Ostrom, Nobel per l'economia 2009: la tutela dei beni comuni, i giovani, il lavoro, si fa con Istituzioni partecipate, pragmatiche e strategie condivise. Una bella battaglia politica. Con quale indirizzo politico? Asciugare le parti amministrative e dare priorit alle politiche attive. Basta precariet e raccomandazioni. Costruiamo la fiducia. La Formazione professionale? Quella che serve alle imprese. E diamo alle famiglie chiari orientamenti per gli studi e il lavoro dei giovani. Il lavoro manuale base del linguaggio, dice Giulio Giorello. Non perdiamoli. E, a proposito di youth guarantee, c' ormai la certezza: dove si definiscono percorsi per l'occupazione, con alle spalle una rete di imprese che si fida, l'80% trova lavoro in 8 mesi; con il sistema assistito, del lavoro precario e ognuno per s, trova un posto in chiaro il 50% in 30 mesi. Ora, Expo dinamite. Ha ragione il ministro Giovannini: con turismo, cultura e agroalimentare, le nostre giovani imprese decolleranno. La Lombardia sar l'esempio. Ci sono le risorse per creare questa rete di fiducia e protezione attiva? Qui s. E possiamo aiutare zone meno fortunate. Si tratta di mettere a sistema le iniziative pubbliche e private, un fiume di competenze e denaro. Per non sbagliare, facciamo un test. Il governo e l'Europa lo sosterranno. E anche le imprese per bene, l'80%. Ripeto: se c' convinzione e coesione locale, se c' la Politica, i problemi si risolvono, i cambiamenti si governano. Altrimenti, sar scontro e i giovani ribalteranno l'ipocrisia. Sia chiaro: io sar con loro Ci sar anchio. Saremo in tanti.

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IL TEATRO ALLA SCALA NELL'ERA PISAPIA Riccardo Lo Schiavo


Il Teatro alla Scala maestoso austero, un teatro ottocentesco che bene interpreta la storia e la cultura della citt di Milano. Chi ti scrive, viene da un'altra citt, Napoli, con un'altra storia e una cultura diversa; il cui teatro cittadino l'esempio dell'estetica settecentesca, un teatro in cui i colori, la vivacit degli stucchi, la leggerezza architettonica traspaiono il secolo dei lumi. Chi ti scrive restato attonito, quasi ammutolito dal colore bianco della volta del massimo meneghino e dal grande lampadario disegnato dallo scenografo Alessandro Sanquirico, un idea di ricchezza potenza ma allo stesso tempo sobriet. Il Teatro alla Scala una delle gemme della corona della citt di Milano eppure ci consta notare sui mezzi di informazione che anche questo verr toccato dalla crisi economica con riduzione del cartellone nella stagione 2014. Il numero delle opere scende da 13 a 10 (23%) e quello dei balletti da 13 a 6 (-53,8). Come scrive Sergio Vicario nel n. 20 di ArcipelagoMilano manca un'idea forte nella giunta Pisapia della Milano che verr o se c' non si percepisce. Tra gli asset da giocarsi ci sarebbe il Teatro alla Scala. Qualunque cosa muovi a Milano non puoi prescindere dalla Scala. Ma vediamo come mai siamo arrivati al punto della riduzione del cartellone 2014. Gi nel 2004 su lavoce.info Giuseppe Pennisi parlava di deficit complessivo di gestione dei teatri lirici. La Corte dei Conti nella sua Determinazione e relazione della Sezione del controllo sugli enti sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria delle Fondazioni - lirico - sinfoniche per gli esercizi 2007-2010 relatore il Consigliere Andrea Zacchia ci dice che: Le indicazioni che si ricavano dallanalisi dei dati esposti evidenziano per quasi tutte le fondazioni che: a) i ricavi propri, tranne alcune eccezioni, coprono una parte troppo esigua dei costi della produzione e, quindi, lonere maggiore grava sui contributi in conto esercizio, i quali, per, specie quelli statali, dopo un primo biennio in aumento tendono a ridursi; b) lonere del personale incide sui costi generalmente ben oltre il 50%. Per quanto riguarda la Scala: i ricavi derivanti dalla vendita dei biglietti ammontano nel 2010 a 39.430.302; i contributi in conto esercizio sono pari a 57.947.812; il costo del personale nell'anno 2010 stato pari a 64.682.633 che rapportati al costo totale della produzione pari a 112.804.589 sono all'incirca il 57%. Nello specifico per il teatro Alla Scala (pag. 291 e seguenti della relazione) i risultati economici delle gestioni, costantemente negativi nel triennio 2007-2009 (4.362.293 nel 2007, 6.952.264 nel 2008 e 6.900.140 ), evidenziano una perdita desercizio minore rispetto al 2006 ... i risultati economici della gestione 2010 sono stati negativi per 9.652.130. E il teatro Alla Scala come riporta il settimanale Panorama, ma ci dice anche la Corte dei Conti alle pagine 29 e seguenti, ha ricevuto dal solo Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus) per l'anno 2010 26.730.418,48 su di un totale versato a complessivamente a tutti gli enti lirici italiani di 190.394.612,50 pari al 14,03%: la Fenice di Venezia e l'Accademia Santa Cecilia di Roma, ma in generale tutti gli enti lirici hanno protestato. In sostanza i Teatri lirici vanno sovvenzionati e parecchio, come del resto accade nel resto d'Europa, perch lo stato, il comune fanno cultura. Ma se lo stato in grave crisi la cultura viene mortificata. Questo avviene nel corso delle giunte di centro destra di Albertini, il noto amministratore di condominio che in quanto tale di cultura e di gestione culturale lascia a desiderare. E anche nella gestione della signora Brichetto (in Moratti) non si sono visti grandi risultati. Poi, vinte le elezioni Pisapia e C. hanno ben pensato di sistemare una volta per tutte la faccenda e a onor del vero con un abile mossa: il Consiglio di Amministrazione ha conferito alla societ McKinsey lincarico di redigere un piano dazione strategico 20122015 con lobiettivo di: definire le strategie per il futuro del Teatro coerenti con la sua tradizione artistica; definire il piano degli investimenti necessari; definire ulteriori opportunit di sviluppo, come da relazione finale annuale al Bilancio dell'Esercizio 2011. E qui dunque da buon elettore, fiducioso del lavoro del tuo Sindaco, penseresti di dormire sogni tranquilli. Ma poi un bel giorno complice la devastante crisi economica ci si trova a dover leggere sui giornali che la Scala taglia il cartellone. probabile che McKinsey non abbia avuto molto tempo per lavorare e che il Fus sia stato rimodulato da Monti, il combinato disposto derivante da un conto economico troppo dipendente dai contributi in conto esercizio ha generato la conseguente riduzione del cartellone. Ora evidente che in un siffatto frangente dove la paura serpeggia tra tutti, mancano certezze, i bilanci familiari sono risicatissimi e la banconota da 50 euro diventa una chimera il 20 del mese, il bilancio del comune langue e si rischiano nuove tasse, arrivano tagli per tutti anche per la Scala visto che gli altri teatri cittadini versano in condizioni ben peggiori. Ma proprio qui, agganciandomi al pezzo di Sergio Vicario, che manca un piano per valorizzare un asset primario nell'ambito di un riposizionamento globale della citt di Milano nello scenario competitivo delle metropoli europee. "

MINORI IN CARCERE: SI APRE IL SIPARIO Rita Bramante


31 maggio 2013. Grazie al contributo della Fondazione Marazzina un sogno diventa realt. A seguito di una storia personale drammaticamente colpita negli affetti pi cari dalla perdita prematura di tre figli, il fondatore si speso per aiutare i giovani, soprattutto quelli in difficolt, e ha condiviso il sogno di rendere agibile il teatro dellIstituto Penale Minorile Beccaria, intraprendendo un progetto di ristrutturazione di questo spazio chiuso per oltre un decennio allaccesso dei detenuti per mancanza dei requisiti di sicurezza. In sala, per assistere agli intermezzi teatrali e musicali tratti da 'Romeo e Giulietta' interpretati dai minori ospiti, gli invitati delle grandi occasioni, a partire dal Sindaco di Milano Pi-

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sapia, che dopo il taglio del nastro ricorda brevemente di essere tornato a casa. Quarant'anni fa lavor come educatore nel carcere minorile Beccaria, trascorse giornate e nottate dentro quelle mura e conobbe in prima persona l'impegno e la sfida di mettersi in gioco con minori in difficolt. Un impegno corale di educatori, insegnanti, agenti, volontari, con l'obiettivo del reinserimento pieno, stabile e definitivo nella societ dei giovani ristretti. E sono in tanti a tornare a casa in questa occasione: la moglie del grande direttore dell'IPM Antonio Salvatore, che ha condiviso per anni a fianco al marito la vita con i giovani del Beccaria; don Gino Rigoldi, testimone di quarant'anni di esperienze con i ragazzi difficili, che hanno bisogno di figure significative di adulti di riferimento per riappropriarsi del loro futuro, della loro vita bella e buona; Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro di Milano,

che nella sua breve esperienza di educatore al Beccaria pi che aver insegnato consapevole di aver imparato molto. Promuovere lo studio e la divulgazione dellarte teatrale come strumento di intervento sociale obiettivo comune degli insegnanti, degli educatori e degli animatori del laboratorio di recitazione della compagnia teatrale Puntozero, lattore e regista Giuseppe Scutell e lattrice Lisa Manzoni, che da oltre dieci anni lavorano all'interno del carcere Beccaria, insegnando ai giovani detenuti i mestieri del teatro: macchinista teatrale, tecnico luce, sartoria, fonico, operatore di ripresa, trucco, recitazione. Laboratori che nel corso di questi anni hanno permesso a molti ragazzi di trovare opportunit lavorative in strutture come il Piccolo Teatro, il Carcano e altri teatri milanesi e nazionali. Grazie al sostegno della Direzione dell'Istituto Penitenziario, della Poli-

zia Penitenziaria e di tutti gli operatori che hanno condiviso questo sogno di recuperare il teatro interno al carcere, da oggi i ragazzi hanno a disposizione un vero spazio teatrale dove sar possibile seguire i corsi e mettere in scena gli spettacoli. La ristrutturazione e gli interventi migliorativi proseguiranno con l'ulteriore obiettivo di aprire allesterno il teatro e di offrire una programmazione teatrale e musicale al territorio. Per dirla con l'assessore Pierfrancesco Majorino, ora bisogna coltivare il sogno che questo luogo di cultura e di socialit si apra alla citt. Il mio personale ringraziamento va a tutti gli insegnanti del Centro territoriale permanente che dirigo, che ogni giorno con la loro professionalit e con la loro generosit umana concorrono a coltivare e a sostenere tutti i progetti educativi destinati ai minori ristretti. .

FOLLIA A MILANO: INTERROGHIAMOCI Ilaria Li Vigni


La giornata di sabato 18 maggio stata quella del lutto per Milano: in mattinata nella chiesa di San Martino a Niguarda vi stato l'ultimo saluto ad Alessandro Carol, quarant'anni, disoccupato con il sogno di diventare musicista. Nel pomeriggio, nella stessa chiesa, vi sono state le esequie di Ermanno Masini, il pensionato di 64 anni, molto impegnato nelle attivit di volontariato e nella collaborazione con i propri vicini di casa e di condominio e, nella parrocchia della Pentecoste in via Graf, il funerale del giovane Daniele Carella, ventenne alla ricerca di una stabile occupazione che aiutava il padre nella consegna a domicilio dei giornali. Tutti quanti uniti nellassurdo destino di essere uccisi a sprangate e picconate dal ghanese Mada Kabobo in oltre un'ora di ordinaria follia cittadina. Una giornata dedicata al dolore e alla riflessione (il Comune ha proclamato il lutto cittadino) con l'unica eccezione di alcuni residenti di Quarto Oggiaro che, dopo i funerali di Carella, hanno inveito contro il sindaco Giuliano Pisapia. "Abbiate rispetto per la morte", ha risposto loro il sindaco. Non erano n amici n parenti del ragazzo morto consegnando i giornali. Questi ultimi hanno cercato di zittirli e hanno partecipato alla cerimonia commossi e indossando una maglietta con la sua fotografia e la scritta 'Mi dispiace, ma non mi hai ucciso', hanno liberato dei palloncini colorati e alcuni hanno voluto stringere la mano al primo cittadino per chiedergli di non essere lasciati soli. Tale drammatico fatto di cronaca che ha pochissimi esempi similari a Milano negli ultimi anni lascia ovviamente aperti moltissimi interrogativi. Cosa ha spinto il ragazzo ghanese ad agire con tale assurda e violenta follia? Come ha potuto il giovane agire indisturbato per oltre due ore? Perch nessuno si accorto di questa persona che aggrediva? Perch nessuno ha chiesto aiuto? Tante domande che ci poniamo tutti, addetti ai lavori e non, ciascuno con il proprio substrato culturale e sociale che alimenta le singole opinioni. Alcuni politici, anche a livello nazionale, hanno, come di consueto, cavalcato londa dello sdegno per questi tragici fatti, non portando alcun contributo alla riflessione che eventi come quelli accaduti devono necessariamente provocare. E tale riflessione deve essere a tutto tondo e deve riguardare, a mio avviso, proprio lequilibrio sociale delle piccole citt e delle grandi metropoli, tra cui Milano, a oggi molto compromesso da conflitti evidenti e sotterranei e da fatiche di vivere. Beninteso, una premessa necessaria: il ragazzo ghanese, reo confesso e arrestato in flagranza di reato, soggetto ad altissima pericolosit sociale che ha agito con inusitata violenza e la Giustizia, oggi e anche domani, non potr non tenerne conto nella quantificazione della pena. Ma non mi pare questo il punto. Da questi eventi, non possiamo non trarre qualche conclusione anche sul drammatico stato di alienazione sociale ( termine sociologico e psicologico sinora, forse, troppo poco studiato!) in cui vivono le nostre citt troppi migranti senza una famiglia o relazioni amicali, senza un lavoro e senza alcun ruolo nella comunit. Ci inevitabilmente comporta uno svilimento, in queste persone, del valore intrinseco ed estrinseco della vita umana, con le conseguenze che abbiamo sotto gli occhi. Non quindi mai troppa lattenzione che si deve rivolgere ai migranti, sia come comunit sia come singoli e sono sempre da sostenere e da implementare le attivit di assistenza sia degli Enti pubblici sia degli Enti assistenziali privati. Accoglienza non vuol dire perdono buonista, ma disponibilit delle istituzioni nei confronti dei cittadini stranieri che intendono radicare parte della loro vita in Italia. Una seconda riflessione si impone con riguardo al senso di comunit sociale che abbiamo noi cittadini. Ora, come mai le prime vittime della folle violenza di Kabobo non hanno pensato di avvertire le Forze dellOrdine? comprensibile lo

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www.arcipelagomilano.org sgomento del momento, ma, superato il primo trauma, questa iniziativa avrebbe forse, ovviamente potuto fermare la violenza dellassassino. Anche su questo spunto, interroghiamoci: spesso il superamento di piccole o grandi difficolt quotidiane ci fa agire in modo egoista senza neppure rendercene conto, non considerando le esigenze degli altri e gli interessi della collettivit. Come non conosciamo chi abita sopra o sotto di noi nel condominio, cos ci sembra normale, scampato per un soffio il pericolo derivante da un episodio di violenza un mattino di maggio, tornare pi o meno tranquilli alle nostre abitazioni non avvertire nessuno: sono due facce della medesima medaglia dellindifferenza verso chi ci abita vicino. Solo riflettendo in tal senso e non urlando alla cieca contro lassassino si potr evitare che, in futuro, non si verifichino pi fatti del genere che hanno stroncato tre vite umane, colpito altre due, ma anche drammaticamente ferito unintera citt.

CITYLIFE IL RE NUDO E LE ARCHISTAR Gianni Zenoni


L'estate scorsa al porto di Corf in attesa di un traghetto, guardavo il solito via-vai di navi da Crociera, sempre pi grosse e numerose, che in quella occasione mi avevano dato una curiosa sensazione di dej-vu alla quale non riuscivo a dare collocazione. Solo oggi sfogliando un elegante opuscolo promozionale di CityLife intitolato Scopri il nuovo modo di abitare a Milano, a proposito dei giardini che circondavano le residenze progettate da due note archistar, si esibiva una definizione apparsa su Yacht Capital 11/2010 che cos affermava: cos come gli yacht navigano nel blu, questi appartamenti potranno navigare nel verde, un lusso che nel cuore di una citt come Milano non ha prezzo. Ed ecco che improvvisamente il dej-vu di Corf ha trovato la sua collocazione, le case di Libeskind e Zaha Hadid a CityLife non sono altro che Navi da Crociera di dieci /dodici piani ma immobili. Come giudicare questi nuovi progetti residenziali, spesso di cosiddette archistar, che stanno caratterizzando la Milano del 2000? Nel caso di CityLife dal punto di vista planivolumetrico pagano certamente l'esagerato volume concesso dall'Accordo di Programma che ha impedito ai progettisti di integrarsi con l'altezza media degli edifici circostanti. Creando anche visivamente, a causa dell'altezza, l'effetto di cittadella murata invece che quello di citt continua. Ricordiamo che dei tre progetti planivolumetrici proposti alla amministrazione questo era stato stato definito da tutti il peggiore, ignorando del tutto la contestualizzazione con l'esistente, e scelto solo perch dava il valore pi alto all'area. E questo valore pi alto non poteva che essere a scapito della qualit urbana dell'intervento. Le facciate, che in un ultimo tentativo di integrazione con l'esistente avrebbero dovuto adottare i colori e materiali prevalenti degli edifici residenziali circostanti, intonaci gialli, mattoni rossi, klinker e pietre beige sono invece disperatamente bianche, con parti in listelli di legno tipo Alto Adige, una combinazione di colori e materiali che a Milano non esiste, il tutto espresso con tagli di finestrature e balconate in diagonale caratteristiche del design navale, dove si usa tradizionalmente a dimostrare la forza dell'imbarcazione di tagliare il mare, che qui non c'. Questi progetti sembrano piuttosto contestualizzati con un porto turistico, dove le imbarcazioni creano, andando avanti e indietro, scenari variabili ma che qui a Milano sono invece fissi. Percorrendo viale Cassiodoro verso sud, sembra di essere sul fronte di un porto dove a sinistra si affaccia la citt compatta e a destra sono ancorate le gigantesche navi in partenza. Come in altri casi il design simil-navale si pu classificare come una ulteriore variante della tendenza architettonica che sta diffondendosi oggi a Milano e che chiamo del famolo strano (il romanesco di Verdone e non il latino), cio fare a tutti i costi qualcosa di differente tradendo la continuit del tessuto urbano e degli stessi stilemi milanesi. Ed eccoci al perch del titolo il Re Nudo. Molte archistar bravissime a progettare musei, stadi, stazioni, teatri o edifici pubblici di fronte al problema delle residenze svelano sorprendentemente la loro debolezza architettonica. Allora scopriamo che Il Re nudo! Infatti i nuovi progetti che faranno parte della scena urbana milanese, composta prevalentemente di edifici residenziali, necessitavano di uno studio di approfondimento alla ricerca degli input che l'esistente trasmette, per il quale l'archistar non ha evidentemente tempo e allora per abbreviare il percorso progettuale e manifestare comunque la sua diversit presunta di archistar, esibisce, al solo fine di pater le bourgeois, incongrue morfologie terziarie nordiche come a Porta Volta, biomorfe come nell'ultimo progetto della Universit Bocconi o portuali come in CityLife. I risultati di queste fughe in avanti dopo pochi anni svelano la loro pochezza architettonica assumendo il deprimente aspetto di edifici terremotati, come spesso ricordo pensando a quello di Hollein a Vienna e Ginger & Fred a Praga. Mentre invece i progetti di Aldo Rossi a Berlino sono indubitabilmente di Rossi, ma anche visti dieci anni dopo restano soprattutto berlinesi perch rispettosi degli stilemi locali. Il problema, non sempre a tutti noto, che molto pi difficile fare architettura progettando residenza che qualsiasi altra destinazione e a Milano ci saranno almeno cento architetti che fanno buone residenze contestualizzate e che sarebbero in grado a maggior ragione di disegnare anche un buon museo. Solo che non ne hanno mai avuto l'occasione. Allora andiamoci piano a parlare di archistar per gli architetti che fanno edifici cospicui accettabili e poi cadono tragicamente sulla residenza. Riconosciamo questo titolo a quelli che progettano e contestualizzano bene gli edifici cospicui, ma ai quali si pu perdonare qualcosa perch comunque utili all'arricchimento della scena urbana, ma che siano anche in grado di affrontare in modo accettabile la tipologia residenziale senza offendere la citt che li ospita. La progettazione della residenza oltre alle difficolt architettoniche ambientali dovute a una attenta contestualizzazione, alla incertezza economica legata a un rapporto costi/ricavi imposto dall'operatore, a eccessive e spesso aberranti sovrapposizioni normative e regolamentari, deve anche affrontare il mercato con le sue esigenze, mercato che per gli edifici cospicui non c'.

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VIGORELLI: LA PAROLA ALLASSESSORA Chiara Bisconti*


Ho letto con attenzione l'intervento a firma di Romolo Buni sul progetto del nuovo Vigorelli. Non nascondo una certa sorpresa e noto una certa confusione. Scrivo queste righe, dunque, nella speranza di fare chiarezza e porre fine a polemiche che mi paiono a oggi speciose e, per dirla tutta, parziali e incomplete. Partiamo dalla questione centrale, ovvero la futura e possibile gestione di un impianto come il Vigorelli, visto che lo stesso Buni scrive di come quindici anni fa si sia puntato tutto sul ciclismo rimettendo a nuovo la pista, la copertura etc ... Ci si chiesti come mai non abbia funzionato? Ci si domandati dove siano finiti, in tutti questi anni, i principali attori della partita e come mai nulla di quanto annunciato si sia poi verificato? La federazione ciclismo, il Coni, gli appassionati, gli sponsor, gli addetti ai lavori cosa ne stato di quelle promesse? Il risultato davanti agli occhi di tutti. Eppure ancora si sostiene che una strada come quella gi presa allora, fallimentare, possa dare oggi risultati diversi. Si propone come soluzione un utilizzo della storica pista da parte degli appassionati in coabitazione con il football americano, cos come oggi. Immagino si pensi a un uso gratuito della 'storica' pista, altrimenti il Comune che ci sta a fare? Oppure pensa a un biglietto d'ingresso? E in questo caso, quanto sarebbe giusto far pagare? Era esattamente l'idea di quindici anni fa ma nessuna federazione sportiva ha mai dimostrato interesse, non si visto un solo progetto serio di gestione, di costi e ricavi. Il Comune deve mantenere la pista e aprirla, gratuitamente, agli appassionati? Leggo: 'La vera sfida sarebbe invece lapertura quotidiana della pista storica a sportivi, amatori e ai giovani, la realizzazione di un vero e autentico velodromo popolare'? Bene. Chiedo: quale gestore pubblico, o privato, pu accollarsi decine di migliaia di euro di manutenzione di una pista, non utilizzabile per competizioni internazionali e quindi senza alcuno sbocco in campo internazionale? Davvero si pensa che si possa mantenere il Vigorelli per un uso gratuito ed episodico da parte di qualche centinaio di aficionados? E quale gestore pubblico oggi potrebbe farlo? Sarei felice se questo accadesse, se il pubblico oggi potesse permettersi tanto. Anzi, sarei la prima a volerlo. Vorrebbe dire che il Comune di Milano potrebbe gestire, senza contraccolpi, una perdita mensile di decine di migliaia di euro. Un impianto costa. Necessita di manutenzione, di personale, di illuminazione, di garanzie. E mi chiedo se, nella citt ideale che tutti vorremmo, pur avendone la possibilit, una scelta del genere sarebbe comunque giusta. Perch credo che una amministrazione pubblica debba consentire al maggior numero di soggetti, tutti nessuno escluso, la possibilit di poter utilizzare un impianto sportivo, tutelandone la storia e proseguendone la vocazione . Lamministrazione pubblica deve saper intercettare le tante richieste che vengono dalla citt e trovare una sintesi il pi possibile condivisa. E arrivo cos al secondo punto, anche questo cruciale che mi pare venga dimenticato e omesso. Noi vogliamo che il ciclismo resti al Vigorelli e ci siamo impegnati perch accada. Vogliamo che il Vigorelli mantenga la sua vocazione di Velodromo e che possa ospitare appassionati e amatori della velocit cos come competizioni internazionali. Vogliamo che torni la 'Sei Giorni'. Come si pu fare? Guardiamo al resto dell'Europa e del mondo (anche qui si vengono citati alcuni casi e omessi altri): le piste smontabili sono una realt in tantissimi impianti. I costi per una pista smontabile (e modulabile a uso degli appassionati) sono previsti nel progetto. Si tratta di una soluzione certamente pi economica rispetto al mantenimento di una pista fissa cos come oggi e che pu adattarsi a usi diversi. Dobbiamo essere chiari, nel rispetto di tutti. Vogliamo mantenere un 'monumento' economicamente non gestibile, un 'tempio' che per quanto meritevole e sacro non riesce a stare in piedi da solo oppure vogliamo dare davvero una nuova opportunit e una nuova vita al velodromo, cos come accade in tanti luoghi? Questa amministrazione vuole il ciclismo al Vigorelli. Lo vuole fermamente e chi afferma il contrario in malafede. Ma non vuole che il Vigorelli venga ucciso definitivamente da una concezione nostalgica del ciclismo e dalla difesa di piccoli interessi particolari che non guardano al bene collettivo. assessora Sport, Tempo Libero, Benessere, Qualit della Vita, Verde e Arredo Urbano .

SINISTRA: GLI STATI GENERALI DI MILANO Giacomo Marossi


Una cosa sicura: se andiamo avanti cos, fra tre anni, perdiamo le elezioni. Dobbiamo approvare il bilancio e sar dura, molto dura, perch i soldi non ci sono e le cose da fare sono tante; i problemi della citt sono destinati ad aggravarsi e i soldi sono destinati a diminuire ancora. I cittadini poi saranno sempre meno disposti a dare la colpa alla Moratti e a ricordarsi di quanto si stava peggio prima. finita la lunga luna di miele iniziata con la vittoria di Pisapia due anni fa. In due anni sono state fatte tante cose: le coppie di fatto, il testamento biologico, i mezzi notturni, l'OCA, un nuovo PGT, regolamenti per gli artisti di strada, una nuova linea di metropolitana, l'Area C, la raccolta dell'umido, nuovi parchi, piste ciclabili, la commissione antimafia, taglio delle consulenze ecc. ecc. Ma il problema che manca un disegno comune. Noi facciamo ordinaria amministrazione e la facciamo bene, ma le riforme, grandi o piccole che siano, sono tali solo se inserite in un quadro pi ampio di cambiamento, un ideale di citt; altrimenti sono semplici adeguamenti alla storia, mutamenti passivi indotti dalla realt in evoluzione. La sinistra nata per governare la realt e il suo divenire, non per farsene schiava e portavoce. La sinistra milanese quindi non pu che essere riformista: pragmatica e sognatrice. Possiamo chiedere tutti i sacrifici futuri alla cittadinanza e giustificare tutti i fallimenti passati se e solo se li inquadriamo in un progetto pi grande, perch sono tollerabili se tempora-

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www.arcipelagomilano.org nei e finalizzati a un bene maggiore del male che provocano. Il riformismo non un grande ideale calato dalla siderale altezza dell'avanguardia politica ai poveri mortali, ma ricerca e costruzione passo passo anche dell'ideale medesimo. La societ porta dentro di s tutte le risposte ai suoi problemi, basta saperle cercare. Queste conoscenze sono spezzettate tra migliaia di soggetti, ciascuno esperto in un suo ambito ristretto e portatore di alcune risposte molto precise a specifici e determinati problemi. Il ruolo della politica mettere in rete questi differenti soggetti, rendendo questo rapporto proficuo e produttivo. La tecnicizzazione e la multipolarit sono una grande risorsa se la politica riesce a creare rapporti trasversali. Laddove ora ci sono camere stagne deve far filtrare un po' di spazio comune, di mondo esterno; riuscire a riattivare la corrente della comunicazione delle conoscenze tra individui e tra settori; liberare l'energia creativa nascosta che genera buone pratiche. Mettere un po' di mondo reale nei microcosmi di ciascuno pu servire a farlo uscire dal guscio e a condividere questo mondo con gli altri: cos il mondo arricchisce i microcosmi personali asfittici e da essi viene a sua volta arricchito e, sopratutto, migliorato. Mettiamo da parte le polemiche e convochiamo la cittadinanza in un grande evento autunnale: gli Stati Generali di Milano. Chiamiamo a raccolta tutti i cittadini, le associazioni, le forze produttive, le aziende, le professioni e obblighiamoli a confrontarsi fra loro e insieme a noi. Disegniamo tutti insieme la nostra grande idea di citt per i prossimi dieci anni e impostiamo tutto il nostro lavoro per raggiungerla. Questo grande raduno, che non deve essere la solita passerella di radical VIP e matres penser denoantri, sar preceduto da un parallelo lavoro quartiere per quartiere, che dovr trasformare la nostra citt in un grande laboratorio politico e sociale. Raccontiamo cosa abbiamo fatto e perch. Diamo vita a una narrazione futura. Istituzionalizziamo la partecipazione. Ridisegniamo la politica cittadina all'insegna della mobilitazione continua dei cittadini a livello propositivo e decisionale. Diamo risposte ai problemi e chiediamo idee sul futuro. Tramite un ripensamento dei Consigli di Zona possiamo dare vita a una partecipazione democratica permanente sulla citt, trasformando le circoscrizioni in piccoli nuclei amministrativi partecipati, anche attraverso micro-tassazioni di scopo per ristrutturare una biblioteca o per curare un parco e tramite il voto diretto dei cittadini. Stesso discorso sulle sponsorizzazioni: sensibilizziamo il privato, in particolare le aziende, sulla necessit di contribuire alla cura degli spazi comuni in quanto anch'esse parte del medesimo tessuto civico. La citt deve riscoprirsi comunit grazie alla politica. Le singole narrazioni, i singoli gruppi, i singoli interessi, i vari settori devono essere riuniti e portati a collidere. Ristabilire un'equit nella distribuzione delle risorse finalizzandola al porre ciascuno nella possibilit di dare il suo contributo alla collettivit. Il mondo degli universitari, che sono 170.000, vuole i suoi bisogni soddisfatti (biblioteche aperte, affitti sostenibili, borse di studio, movida, lavoro part time, campus, ecc.), ma anche una grandissima risorsa nel pensare la nuova metropoli e a riempirla di nuove realt produttive e culturali. I navigli riaperti, le chiese, il sistema dei musei, la Scala, il Cenacolo, il distretto della moda, il design, l'editoria, possono tutti coesistere, se ascoltati e aiutati, in un grande rilancio turistico di Milano, da sperduta provincia a centro culturale europeo. Le etnie diverse e i cittadini che sembrano subirle come un problema, possono insieme cooperare a un nuovo sistema solidale di valori, a una sicurezza quotidiana non coercitiva. La tutela dell'ambiente che si esprime nei comitati, insieme al mondo dell'edilizia, dell'artigianato e delle universit pu dare vita a un nuovo modo di pensare l'urbanizzazione. La lotta alla mafia pu unire insieme categorie divise come cittadini residenti e operatori della movida, immobiliaristi, commercianti, associazionismo ecc. Riassumendo: la politica, se fatta bene, significa fare miracoli. Occorre un grande sforzo da parte di tutta la cittadinanza e il rischio di fallire grandissimo. Ma fondamentale: il cambiamento auspicato in Italia pu partire da Milano se qui, dove abbiamo il potere di farlo, introduciamo una rivoluzione copernicana nel nostro modo di amministrare e di fare politica. venuto il momento di dare vita al modello Milano finora rimasto sulla carta. Le occasioni ci sono tutte: congresso del PD, citt metropolitana, Expo; possiamo rimettere in discussione tutto e possiamo farlo bene. Dimostreremo nei fatti che, da citt in mano alle cosche, ai palazzinari e alle multinazionali della finanza e del lifestyle, possiamo diventare una grande metropoli a misura d'uomo. Una citt che fa della qualit della vita del singolo il suo elemento portante imperniandola sui valori condivisi di cooperazione, senso civico, solidariet, rispetto dell'ambiente e cittadinanza attiva. .

IL FESTIVAL DELLA LETTERATURA DILAGA A MILANO Giuliana Nuvoli


Dal 5 al 9 di giungo si terr il secondo Festival della Letteratura di Milano, ideato e diretto da Milton Fernandez. Ledizione 2012 aveva visto novanta eventi di notevole qualit, quaranta luoghi diversi della citt, quattrocento volontari, circa quattromila presenze nellarco di cinque giorni. Questanno tutto raddoppiato; gli eventi sono 180, a un ritmo da togliere il respiro, in 70 luoghi diversi: piazze, teatri, librerie, centri culturali, e altri luoghi ancora, compreso il carcere di San Vittore. Lidea del Festival era nata in occasione di una cena di autofinanziamento della campagna elettorale di Giuliano Pisapia che, preso in mano Indignatevi di Stephen Hessel, aveva commentato: Condivido, ma io preferisco un altro termine: partecipate. E Fernandez, in pochi mesi, senza soldi, senza sponsorizzazioni, senza il supporto delle istituzioni, cre un Festival la cui essenza vitale era proprio la partecipazione: e di tutta Milano. La prima novit, dunque, che il motore di questo Festival della Letteratura milanese un nuovo milanese: nato in Uruguay, laureato in Arte drammatica all'Accademia Nazionale di Montevideo, diplomandosi successivamente alla scuola del Piccolo Teatro di Milano. La seconda novit che non il Festival delle case editrici, dei grandi nomi, degli artisti strapagati. Chi partecipa lo fa a sue spese (viaggio e soggiorno compreso), per pura voglia di esserci, di raccontare, di rappresenta-

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www.arcipelagomilano.org re, di capire. La terza novit, la pi intensa, la pi rivoluzionaria che questo Festival integra, collega, si guarda intorno e fa suo tutto quello che cultura. Luniverso femminile, per cominciare, in Sfumature di donna (5 giugno, ore 19.30), uno sguardo su due aspetti importanti della vita delle donne: la violenza domestica e il coraggio di fronte alle tragedie, narrati in due romanzi, in un reading di poesie e in un vernissage fotografico. Il mondo dei diversamente abili presente ne Il pianista che ascolta con le dita di Paola Magi, un viaggio nel paese delle disabilit sensoriali fatto attraverso gli occhi di un docente di storia dellarte (6 giugno, ore 17) e nel sorprendente Non posso stare ferma di Marilena Rubaltelli (6 giugno, ore 18.30). Per il tema dellintegrazione, ripreso a pi voci e in pi luoghi, segnaliamo I ventidue canti di Doyel di Shanti Ghelardoni, racconti fantastici sulladozione e sullintegrazione culturale (5 giugno, ore 19.30) e Lopposta riva Verso una meta, reading poetico da Lopposta riva di Fabiano Alborghetti (6 giugno, ore 18.30). Imperdibile Lalfabeto della Negritudine, nelle voci di Lopold Senghor, Aim Csaire, Guy Tirolien e altri. Partecipano Cheikh Tidiane Gaye, Pap Khouma, Karim Metref, Aliuo Diop (6 giugno, ore 21.30). Emozionante, nel Festival, la presenza dei detenuti del carcere di San Vittore cui possibile accedere con accredito nellincontro Noi, le donne, con Annamaria Trevale, Sabrina Minetti, Pervinca Paccini, Rossana Maria, Laura Girotto sulla capacit di fare comunit, lo spirito diniziativa delle donne (7 giugno, ore 10.30), e in quello su Il silenzio sulle donne con lautore Antonio Steffenoni, che affronter un dialogo con i detenuti sui temi del suo libro (8 giugno, ore 10). Si parler di una sperimentazione in carcere anche nellincontro sullAntologia poetica in via di definizione, con testi scritti dai detenuti partecipanti al Laboratorio di Poesia nel Carcere di Bollate (6 giugno, ore 18). Ci saranno laboratori artistici per bambini dai 6 ai 12 anni, laboratori di scrittura creativa, di scrittura condivisa. Si parler di canzoni; si alterner la lettura a pezzi musicali; si racconter la vita in modi diversi. Magari celebrando la bicicletta in nuovo progetto editoriale che parla di cycle! e non solo (9 giugno, ore 19.30). Proprio nellultima giornata un evento, civilmente necessario, sullArticolo 32. In Italia il diritto alla cura sovente disatteso: migranti, stranieri, poveri non hanno accesso alle cure di cui hanno bisogno per scarsa conoscenza dei propri diritti, difficolt linguistiche, incapacit a muoversi allinterno del sistema sanitario. Emergency parler dei suoi interventi nellambito delle carceri, dellarea dellimmigrazione, dei non abbienti e di quello che lo Stato deve ancora fare. Sono poche segnalazioni in una ridda fittissima di eventi a cui, questanno, hanno collaborato anche il Settore Biblioteche del Comune di Milano, la Societ Umanitaria, i circoli Arci. Per quanto mi riguarda, - scrive Milton Fernandez - e nonostante le difficolt (la fatica, i rimorsi), vado orgoglioso di questa nostra capacit di resistere alle avversit. Di non farci prendere per fame, come forse in molti si sono auspicati. Di continuare a essere caparbi e creativi, in attesa che cambi il vento. Il programma al link: http://www.festivaletteraturamilano.it /wpcontent/uploads/2013/05/LetMiFestProg ramma.pdf .

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Schiff romantico


Come avevamo preannunciato, e in certo modo previsto, il concerto che Andras Schiff ha tenuto la settimana scorsa per le Serate Musicali ha rappresentato una svolta significativa nel percorso che il grande pianista ungherese - italiano di adozione ci sta proponendo a Milano nella grande Sala Verdi del Conservatorio che da sempre il cuore della vita musicale milanese per quanto concerne la musica da camera. Schiff frequenta quella sala dal 1991 e, se la memoria non ci tradisce, per ventidue anni vi ha tenuto almeno un concerto allanno, e spesso di pi in occasione dei cicli e delle integrali di Bach e di Schubert; in questo periodo, come abbiamo gi riferito, sta eseguendo per la seconda volta - ancora a met strada - il ciclo completo delle 32 Sonate di Beethoven. Tuttavia quello dellaltra sera stato un concerto particolare, ha rivelato uno Schiff diverso, pi umano e meno algido del solito; come se avesse smesso gli abiti sacerdotali del Ministro di Santa Madre Musica per ritrovare una naturalezza e una spontaneit che ultimamente stentavamo a riconoscergli. Quest anno Schiff compir sessantanni e sar lavvicinarsi di questo giro di boa, sar una sorta di saturazione nei confronti dei faticosissimi cicli e integrali si come messo in libert, sciolto, lasciato andare. Ha suonato su un solo pianoforte mentre ultimamente ne usava due, su un normalissimo Steinway non suo, collocandolo sul palcoscenico in modo inusuale: anzich con la tastiera in posizione ortogonale rispetto allasse della sala, il pianoforte era stato ruotato quanto bastava affinch tutto il pubblico potesse vedere le mani del pianista. Molto piacevole. In programma vi erano quattro lavori, due di Mendelssohn e due di Schumann, alternati: aprivano le poco note Variations srieuses opera 54 del primo (del 1841) e chiudevano i notissimi Studi Sinfonici opera 13b del secondo (nellultima versione, 1852), e fra luno e laltro due Sonate/Fantasia e cio lopera 11 in fa diesis minore di Robert (del 1832) e la Sonata scozzese opera 28, nella medesima tonalit, dellamico Felix (del 1830). Quattro opere molto diverse fra loro ma tutte appartenenti a una atmosfera molto particolare, quella della Lipsia degli anni trenta e quaranta dellottocento, dove il fermento musicale era elettrizzante, dove viveva

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www.arcipelagomilano.org o si incontrava quella generazione di musicisti nati a cavallo dei primi due decenni del secolo che sono diventati punto di riferimento della grande musica fra la prima stagione viennese da Haydn a Schubert e la seconda, che arriver con Schnberg e la sua scuola. A poca distanza da Lipsia, nella aristocratica cittadina di Weimar un secolo prima che diventasse celebre per motivi politici si spegneva la mitica esistenza di Johann Wolfgang von Goethe, nella cui bella e celebre casa si eseguiva la nuova musica come per riceverne la benedizione; cos fece Mendelssohn con la sua Fantasia e il grande Vecchio (era del 1749, si sarebbe spento due anni dopo, nel 1832) non gliela lesin. Schiff si addentra in questo mondo di sentimenti e di passioni non pi di quanto il suo carattere sobrio e schivo gli consenta, ma quanto basta per emozionare il pubblico. Abbandonando il rigore e il distacco che generalmente caratterizzano le sue interpretazioni, forse non sentendosi impegnato come sempre a realizzare la perfezione assoluta (che non necessariamente si accompagna allemozione) ma pur sempre con una esecuzione nitida e pulita, senza sbavature, riuscito a sviscerare e tenere insieme gli elementi di classicit e di modernit che si fondono nel romanticismo tedesco e che ne fanno un estremo vertice di equilibrio e di raffinatezza. Nella sua lettura si sono udite nitidamente le reminiscenze e gli echi della musica di Mozart e di Schubert, in particolare in Mendelssohn si sentiva la passione - lautentica adorazione - mai nascosta per Bach; ma la tensione emozionale (nel Presto della scozzese), la delicata fantasia (nelle Variazioni srieuses), il morbido lirismo (nellAria dellopera 11 di Schumann, quasi belliniana) che hanno segnato gli anni successivi alla morte di Beethoven (1827) sono emerse con grande chiarezza ed hanno inondato latmosfera. Un concerto che ci ha portato al cuore della musica dellottocento e ce ne ha fatto cogliere il momento magico, lapice di unepoca che per certi versi sembra proprio irripetibile. .

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org La Biennale enciclopedica di Gioni
Il 1 giugno ha aperto la 55 Esposizione internazionale d'arte di Venezia, firmata dal pi giovane curatore nella storia della Biennale, Massimiliano Gioni, superstar nostrana dal curriculum importante, ad appena 39 anni. Il titolo dellevento imponente: "Il Palazzo Enciclopedico", ripresa dichiarata del progetto pensato dall'artista-architetto italoamericano Marino Auriti, che nel 1955 aveva depositato il brevetto per realizzare un edificio di 136 piani destinato a contenere 'tutto il sapere dell'umanit, collezionando le pi grandi scoperte del genere umano, dalla ruota al satellite". Unimpresa chiaramente impossibile, rimasta utopica, ma che ha dato spunto a Gioni per creare una Biennale che si preannuncia essere ricca di sorprese e meraviglie. Concentrare in un luogo solo tutto il sapere (artistico) del panorama contemporaneo, con i grandi di ieri e di oggi: una sfida per Gioni, accettata per dai 150 artisti provenienti da 38 Paesi diversi. Sviluppata come sempre tra il Padiglione Centrale, i Giardini e l'Arsenale, la Biennale concepita come un museo contemporaneo, e, spiega Gioni l'esposizione sviluppa un'indagine sui modi in cui le immagini sono utilizzate per organizzare la conoscenza e per dare forma alla nostra esperienza del mondo". Insomma quel sogno che da sempre rincorre luomo di poter arrivare al sapere sommo e totale, viene abbozzato da Gioni nella sua Biennale, chiamando gli artisti a contribuire con un pezzetto di arte, a questa utopia. Un percorso e un allestimento che si preannunciano in stile Wunderkammer, le celebri camere delle meraviglie in voga tra 1500 e 1600, destinato a suscitare stupore e sorpresa, ma anche a far riflettere sul senso dellarte oggi, secondo una progressione di forme naturali e artificiali, messe insieme per strabiliare lo spettatore. Il Palazzo Enciclopedico una mostra sulle ossessioni e sul potere trasformativo dellimmaginazione e si apre al Padiglione Centrale ai Giardini con una presentazione del Libro Rosso di Carl Gustav Jung dice Gioni, riferendosi al manoscritto illustrato al quale lo psicologo lavor per sedici anni, posto in apertura del Padiglione Centrale. Un lavoro che stimola la riflessione sulle immagini, soprattutto interiori e sui sogni in chiave psicanalitica, cancellando le distinzioni tra artisti professionisti e dilettanti, tra outsider e insider - dice ancora Gioni l'esposizione adotta un approccio antropologico allo studio delle immagini, concentrandoci in particolare sulle funzioni dell'immaginazione e sul dominio dell'immaginario". La Mostra sar affiancata da 88 partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, allArsenale e nel centro storico di Venezia, con ben dieci Paesi new entry: Angola, Bahamas, Regno del Bahrain, Costa dAvorio, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Maldive, Paraguay, Tuvalu e Santa Sede. E la partecipazione di questultima forse la novit pi forte, con una mostra allestita nelle Sale dArmi, fortemente voluta dal cardinal Bagnasco. E il sempre chiacchieratissimo Padiglione Italia? Questanno il compito curatoriale toccato a Bartolomeo Pietromarchi, che ha deciso di lavorare sugli opposti, con Vice versa, titolo scelto riprendendo un concetto teorizzato da Giorgio Agamben nel volume Categorie italiane. Studi di Poetica (1996), in cui il filosofo sosteneva che per interpretare la cultura italiana fosse necessario individuare una "serie di concetti polarmente coniugati" capaci di descriverne le caratteristiche di fondo. Binomi quali tragedia /commedia o velocit/leggerezza divengono cos originali chiavi di lettura di opere e autori fondanti della nostra storia culturale. Una attitudine al doppio e alla dialettica che particolarmente cara alle dinamiche dellarte contemporanea italiana. Quattordici gli artisti invitati e ospitati in sette stanze: Francesco Arena, Massimo Bartolini Gianfranco Baruchello, Elisabetta Benassi, Flavio Favelli, Luigi Ghirri, Piero Golia, Francesca Grilli, Marcello Maloberti, Fabio Mauri, Giulio Paolini, Marco Tirelli, Luca Vitone, Sislej Xhafa. Gli artisti, in un dialogo di coppia, compongono un viaggio nellarte italiana di ieri e di oggi, letto per non come una contrapposizione di stili, forme

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www.arcipelagomilano.org o correnti, ma piuttosto come un atlante del tempo recente che racconta una storia tutta nazionale. Insieme ai tantissimi eventi collaterali sparsi per la citt, non resta che scoprire, vivendola dal vivo, questa promettente, e ricca di citazioni, Biennale. Per scoprire i vincitori, clicca qui.

Il Napoleone restaurato
Dal 1859 sorveglia lAccademia e la Pinacoteca di Brera. In un secolo e mezzo di vita ha visto passare artisti, personalit illustri, studenti e appassionati darte. Ora, finalmente, si concede un meritato restauro. Protagonista di un intervento che durer 12 mesi proprio il Napoleone come Marte Pacificatore di Antonio Canova, statua bronzea che troneggia al centro del grande cortile donore in omaggio a colui che, nel 1809, fond la Real Galleria di Brera. Dal prossimo giugno limponente scultura sar circondata da una teca di vetro, attraverso la quale si potranno seguire, passo dopo passo, i progressi compiuti sul grande bronzo, proprio come consuetudine per i restauri sui dipinti della Pinacoteca, esposti al centro del percorso museale in un laboratorio di vetro. Sistemati, ripuliti e messi a nuovo da abili restauratori che lavorano sotto gli occhi (curiosi) di tutti. Pannelli illustrativi e attivit didattiche per scuole e appassionati accompagneranno i restauri, sponsorizzati da Bank of America Merrill Lynch, dallAssociazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi e dalla Soprintendenza per i beni storici artistici e etnoantropologici di Milano. Che fosse necessario un restauro era evidente da tempo: la superficie ha subito alterazioni causate da fattori metereologici e dall'inquinamento atmosferico, cos come sono visibili distacchi e cadute di frammenti e crepe nel marmo posizionato sotto il piedistallo della statua. Un Napoleone che ha avuto vita non facile, fin dallinizio. Lopera fu commissionata nel 1807 da Eugenio di Beauharnais, vicer del Regno dItalia, allo scultore Antonio Canova, ma non essendo ancora pronta, per problemi con la fusione, nel 1809, per linaugurazione della Pinacoteca di Brera, Beauharnais acquis a Padova il calco in gesso, da esporre in quella occasione. Il gesso, depositato in unaula dellAccademia, stato riesposto in uno dei saloni della stessa Pinacoteca, in concomitanza con le celebrazioni dei duecento anni dellistituzione museale, avvenuti nel 2009. Dopo il declino della fortuna e del comando di Napoleone, la statua in bronzo, che a Milano non aveva mai trovato collocazione in luogo pubblico, fu abbandonata nei depositi del palazzo di Brera. Riemerse alla luce allepoca dellarrivo in Lombardia di Napoleone III, a conclusione della seconda guerra di indipendenza italiana. Nel 1859 la statua fu eretta su un basamento temporaneo nel cortile principale di Brera. Solo nel 1864 fu inaugurato lattuale basamento in granito e in marmo di Carrara progettato da Luigi Bisi, docente di prospettiva allAccademia di Brera, ornato con aquile e fregi di bronzo. La statua in bronzo fu ottenuta con un'unica fusione (ad eccezione dell'asta e della vittoria alata) tenendo conto delle prescrizioni dettate dallo stesso Canova: l'asta tenuta nella mano sinistra composta da due elementi avvitati; la vittoria alata, che per fu rubata, stata allinizio degli anni 80 ricostruita basandosi su documentazione fotografica. Una curiosit: il bronzo utilizzato per la fusione proviene da cannoni in disuso di Castel Sant'Angelo a Roma. Un restauro iniziato in un momento non causale: il progetto parte del lavoro di valorizzazione che la Pinacoteca di Brera ha avviato in preparazione dellEXPO 2015, in cui giocher un ruolo fondamentale sulla scena culturale non solo milanese ma anche internazionale.

Il teatro fotografico di Jeff Wall


Al PAC fino al 9 giugno possibile vedere Jeff Wall-Actuality, la prima grande retrospettiva italiana del grande fotografo canadese. Curata da Francesco Bonami, lesposizione presenta 42 opere, alcune inedite, che raccontano con temi a volte forti, a volte surreali, la carriera di uno degli artisti contemporanei pi amati e stimati. Le opere di Wall sembrano immagini scattate allimprovviso, azioni catturate allinsaputa dei protagonisti, attimi di vita che raccontano storie urbane e quotidiane, in cui ognuno pu facilmente riconoscersi. A ben guardare per, ecco che le fotografie sono in realt studiatissime, preparate e studiate nei minimi dettagli per suscitare stupore, ansia, inquietudine e per lasciare domande irrisolte, su cui lo spettatore si arroveller per tutto il corso della visita. Un processo lungo e metodico, come spiega lartista stesso, che impiega giorni e a volte settimane intere per provare uno scatto, posizionando attori e oggetti nella composizione da lui immaginata. Se il risultato non perfetto, ecco che Wall interviene in post produzione modificando digitalmente le immagini. I temi esplorati da Wall non sono mai leggeri: violenza, povert, razzismo, tensioni sociali. C ad esempio Mimic, opera celebre del 1982, in cui una coppia cammina per strada facendo il verso a un asiatico che cammina l accanto; oppure c Insomnia, angosciante ritratto di un uomo sfinito dalla sua misera vita, che cerca di addormentarsi sotto il tavolo della cucina. Wall spazia da scenari claustrofobici a scene apparentemente insignificanti, come laffascinante Morning Cleaning Barcelona (1999) o i dettagli di rami e arbusti tagliati, sporchi di rifiuti, simbolo del degrado urbano delle grandi citt a cui nessuno di noi, ormai, presta pi attenzione. Dai suoi scatti emerge una predilezione per gli angoli che sembrano dimenticati e abbandonati, come le finestre sbarrate di Blind Window o i muri scrostati della serie Diagonal Composition (1993 2000). Una fotografia fatta di citazioni e riproposizioni dei grandi artisti della storia dellarte, come se i protagonisti di immagini come In front of a Nightclub (2006) diventassero gli attori di un inaspettato tableaux vivant. In mostra anche i famosi lightbox, foto luminose mutuate dal linguaggio pubblicitario tipicamente americano e segno riconoscibile del suo lavoro di lunga data, iniziata nel 1978. Pioniere della fotografia concettuale o post-concettuale della cosiddetta Scuola di Vancouver, con le sue riflessioni Wall ha aperto la strada a innumerevoli artisti influenzandoli con il suo mondo immaginifico e con il suo sistema di lavoro studiatissimo e dettagliato. Jeff Wall / Actuality PAC Padiglione dArte Contemporanea, fino al 9 giugno 2013, Orari luned 14.30 19.30, marted domenica 09.30 19.30, gioved 09.30 22.30 Biglietti euro 8,00 intero, 6,50 ridotto

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La pop art di Warhol e le stampe a diamanti


Settimana scorsa, come gi anticipato, al Museo del 900 c stata lapertura a ingresso gratuito della mostra Andy Warhols Stardust. Stampe dalla collezione Bank of America Merrill Lynch, a cura di Laura Calvi. Protagoniste le brillanti, e preziosissime, stampe di Andy Warhol, artista sopra le righe e padre della Pop Art americana. Lo stardust indicato nel titolo richiama davvero la polvere di diamante usata per rendere brillanti e uniche queste stampe, ma anche tutta quellallure che da sempre circonda il nome e il lavoro di Warhol stesso. Dagli anni 60 agli anni 80, la mostra ripropone i soggetti pi noti creati dallartista di Pittsburgh. Imperdibili i Flowers in tonalit fluo, le indimenticabili Campbells Soup, i divertenti Fruits e i meno noti, ma altrettanto vivaci, Sunset. Un procedimento di lavoro, quello di Warhol, molto simile a quello dellartista contemporaneo Damien Hirst. Entrambi hanno affidato, e affidano, la produzione dei loro lavori ad assistenti specializzati, nel caso di Warhol cera addirittura la famosa Factory a servirlo, e solo alla fine i due maestri ritoccano e aggiustano dei dettagli con il loro tocco personale. Tocco che fa lievitare le loro opere a diversi milioni di dollari. Ma daltra parte quelle di Warhol erano opere Pop, nate e pensate per essere vendute e riprodotte in gran quantit, in linea con la produzione di massa, anche artistica. Oltre ai fiori e ai frutti, da ammirare anche i celebri volti ritratti da Warhol: Mohammed Al, Marylin, e le copertine di Interview create appositamente dallartista, che sponsorizza, tra laltro, i suoi Velvet Underground e la loro famosa banana-simbolo. Personaggi reali ma non solo. Nella serie dei Myths Warhol rappresenta Topolino e gli eroi dei fumetti, dando loro la stessa effimera concretezza dei personaggi di Hollywood e dello spettacolo, mettendo insieme la collezionista Gertrude Stein, Babbo Natale, Einstein, Superman e i fratelli Marx. Nuove nel taglio anche le didascalie, non pi banali cartellini descrittivi ma etichette a muro in colori fluo, con interessanti citazioni dellartista e dei suoi contemporanei che ne spiegano e approfondiscono il lavoro, dando anche un quadro generale su quegli anni e sulle difficolt economiche, razziali o semplicemente raccontando aneddoti legati alle opere. Lallestimento intero, a cura di Fabio Fornasari, ricorda la corsia di un supermercato, in cui le opere darte sono esposte con la stessa freddezza e precisione dei prodotti di consumo quotidiani, in cui possibile, virtualmente, comprare le lattine Campbell e i frutti di stagione, insieme alle riviste di musica rock, con una spolverata di polvere di diamanti. Andy Warhols Stardust. Stampe dalla collezione Bank of America Merrill Lynch, Museo del 900, Fino all8 settembre Orari luned 14.30 19.30 marted, mercoled, venerd e domenica 9.30 19.30 gioved e sabato 9.30 22.30 Ingresso intero 5 euro ridotto 3 euro

Leonardo e le macchine ricostruite


Come faceva Leonardo Da Vinci a progettare le sue macchine volanti? Potevano davvero volare? Che cosera il famoso Leone Meccanico? Perch non venne mai portato a termine il colossale monumento equestre di Francesco Sforza? Queste sono solo alcune delle domande che potranno avere risposta grazie allinnovativa - e unica nel suo genere - mostra che si appena aperta in una location deccezione: gli Appartamenti del Re nella Galleria Vittorio Emanuele. Tutto nasce dallidea di tre studiosi ed esperti, Mario Taddei, Edoardo Zanon e Massimilano Lisa, che hanno saputo mettere insieme e creare un centro studi e ricerca dedicato a Leonardo, alle sue invenzioni e alla sua attivit, con risultati sorprendenti sia sul fronte delle esposizioni, sia su quello della divulgazione. Leonardo3 (L3) parte di un progetto pi ampio, di un innovativo centro di ricerca la cui missione quella di studiare, interpretare e rendere fruibili al grande pubblico i beni culturali, impiegando metodologie e tecnologie allavanguardia. Sia i laboratori di ricerca sia tutte le produzioni L3 (modelli fisici e tridimensionali, libri, supporti multimediali, documentari, mostre e musei) sono dedicati allopera di Leonardo da Vinci. E i risultati sono stati straordinari: L3 ha realizzato il primo prototipo funzionante al mondo dellAutomobile di Leonardo, hanno ricostruito il Grande Nibbio e la Clavi-Viola, il primo modello fisico della Bombarda Multipla, il primo vero modello del Pipistrello Meccanico, il Leone Meccanico e il Cavaliere Robot, oltre a interpretazioni virtuali e fisiche inedite di innumerevoli altre macchine del genio vinciano. Non solo macchine per. Fondamentali per la riscoperta e la creazione dei prototipi sono stati i tanti codici leonardeschi, tra cui il famoso Codice Atlantico interamente digitalizzato, cos come il Codice del Volo, presentato in Alta Definizione, in cui ogni singolo elemento interattivo. E queste tecnologie diventeranno, in futuro, sempre pi utili per studiare manoscritti antichi e fragilissimi, come i diversi Codici e taccuini, gi molto rovinati dallusura e dal passare dei secoli. Una mostra che divertir grandi e bambini, che potranno toccare con mano le macchine e i modellini ricostruiti, testarsi sui touch screen per comporre, sezionare o vedere nel dettaglio, tramite le ricostruzioni 3D, i vari pezzi delle macchine di Leonardo, far suonare la Clavi-Viola e costruire, davvero, un mini ponte autoportante. Una delle ultime sezioni poi dedicata ai dipinti di Leonardo, su tutti la famosa Ultima Cena. Una ricostruzione digitale e una prospettica permettono di ricostruirne strutture e ambienti, di capirne perch Leonardo sbagli di proposito la prospettiva e di approfondire alcuni dettagli. I modelli sono stati costruiti rispettando rigidamente il progetto originale di Leonardo contenuto nei manoscritti composti da migliaia di pagine, appunti e disegni. Il visitatore avr anche la possibilit di leggere i testi di Leonardo invertendo la sua tipica modalit di scrittura inversa (da destra a sinistra). L3 si gi fatto conoscere nel mondo, le mostre sono state visitate da centinaia di migliaia di persone in citt e Paesi come Torino, Livorno, Vigevano, Tokyo, Chicago, New York, Philadelphia, Qatar, Arabia Saudita e Brasile. Occasione imperdibile. Leonardo3 Il Mondo di Leonardo -piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II, fino al 31 luglio, orari: tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 23:00, biglietti: 12 intero, 11 studenti e riduzioni, 10 gruppi, 9 bambini e ragazzi, 6 gruppi scolastici.

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Modigliani, Soutine e la Collezione Netter


Di Modigliani si detto e scritto di tutto. A iniziare dal suo soprannome, Mod, gioco di parole tra il suo cognome e lespressione peintre maudit, il pittore folle. Si sa della sua dipendenza cronica da alcol e droghe, si sa del suo grande amore, leterea Jeanne, si sa della loro tragica fine. Esponente di rilievo della cosiddetta Scuola di Parigi, Modigliani ha davvero segnato unepoca, pur nella sua breve esistenza, influenzando artisti e generazioni future. Un artista incompreso, come molti altri allinizio della carriera, e che pot sopravvivere soprattutto grazie allaiuto di generosi e lungimiranti mecenati. Dopo Paul Alexandre e Paul Guillaume, entra in gioco un collezionista atipico, schivo e riservato, che aiuter Mod nei suoi anni pi cruciali: Jonas Netter. Industriale ebreo emigrato a Parigi, Netter negli anni riuscir a mettere insieme una straordinaria collezione di opere darte, pi di duemila, scegliendo gli artisti pi promettenti e interessanti, affidandosi al suo gusto personale ma anche a quello di un uomo completamente diverso da lui per stile di vita e carattere, Leopold Zborowski. Polacco, arriva a Parigi nel 1914 insieme alla moglie, per tentare la carriera artistica. La ville lumire lo trasformer invece, a suo dire, in poeta. E in un mercante. Grazie alle conoscenze e alle frequentazioni dei caff e dei locali di Montparnasse, Zborowski conosce e frequenta gli studi degli artisti pi talentuosi, e poveri, che stipendia e compra per Netter, con il quale aveva precisi rapporti commerciali. Un sodalizio lungo pi di un decennio, interrotto in brusco modo nel 1929, e che condurr Netter ad avere 50 dipinti di Modigliani, 86 Soutine e 100 Utrillo. Ed proprio Maurice Utrillo, figlio della ex modella e pittrice Suzanne Valadon, a essere stato il grande amore di Netter. In mostra molti paesaggi, declinati nei diversi periodi e momenti della sua vita. La precoce dipendenza di Utrillo dallalcol non gli ha impedito di lavorare tantissimo, a scopo terapeutico, e di ispirarsi alla pittura impressionista, soprattutto di Pissarro. Netter amava i suoi artisti come dei figli, sostenendoli in ogni modo: pagava stipendi, studi e materiali, pagava anche alcol e cliniche di disintossicazione. Ma in realt la collezione molto variegata. Oltre agli artisti maledetti per eccellenza, Mod e Soutine -con i suoi paesaggi espressionisti e i materici quarti di bue- presenta anche fauve come Derain con le fondamentali Grandi bagnanti del 1908, e de Vlaminck; molte opere di Suzanne Valadon, il neoplasticista Helion, Kisling, Kikoine, Kremegne e altri artisti dellEst- e non soloscappati da una vita di miseria per approdare a Parigi, citt ricca di promesse, di collezionisti e simbolo, con Montmartre, Montparnasse e i loro caff, di una vita bohemien e ribelle. Certo non tutto al livello delle opere di Modigliani, sono presenti anche pittori minori e nomi forse poco conosciuti. Ma daltra parte la collezione il frutto del gusto e dellestetica personale di Netter, che ha saputo riunire tutti quegli artisti, diversi per storia, cultura e Paese, e che hanno segnato la storia dellarte europea. Dice il curatore, Marc Restellini: Questi spiriti tormentati si esprimono in una pittura che si nutre di disperazione. In definitiva, la loro arte non polacca, bulgara, russa, italiana o francese, ma assolutamente originale; semplicemente, a Parigi che tutti hanno trovato i mezzi espressivi che meglio traducevano la visione, la sensualit e i sogni propri a ciascuno di loro. Quegli anni corrispondono a un periodo demancipazione e di fermento che ha pochi eguali nella storia dellarte. Di Jonas Netter, uomo nellombra, oggi non rimane quasi niente, solo un suo ritratto fatto da Moise Kisling e qualche lettera. La sua eredit pi grande sono senza dubbio le opere darte che oggi, dopo pi di settanta anni, tornano a essere esposte insieme per ricreare una delle epoche doro della pittura europea. Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti - Palazzo Reale, fino all8 settembre 2013 - Orari: Luned: 1430 - 19.30. Dal marted alla domenica: 9.30-19.30. Gioved e sabato: 9.30-22.30 - Costo: Intero 9 euro, ridotto 7,50 euro.

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Philip Ball Non naturale Codice edizioni, Torino, 2013 pag. 442, euro 29,00
Chi Philip Ball? un divulgatore scientifico inglese che ha lavorato per ventanni per la famosa rivista Nature, prima di dedicarsi interamente alla scrittura. Lautore si pone una domanda: luomo sta giocando a fare Dio? In un vasto sciorinare di esempi che partono dalle pratiche alchimiste del Settecento, al mostro di Frankenstein di Mary Shelley, alle nuove tecniche dingegneria della medicina rigenerativa, Ball si chiede se lumanit sia pronta ad accettare prodotti di un dio minore, il cui potere stato rubato a chi per eccellenza genera la vita, e nel dubbio comprende che la tecnologia non sar il problema principale. Ma chiss se aveva ragione Paul Ramsey, che nel 1970, scriveva: Gli uomini non dovrebbero giocare a fare Dio prima dimparare a essere uomini, e dopo avere imparato a essere uomini non tenteranno pi di fare Dio. A beneficio di una discussione, onesta e chiara, su come noi permettiamo e rendiamo possibile la vita, il caso di esaminare i miti e quello che ci dicono i nostri timori e feticci concernenti lidea di creare persone viventi: questo linvito dello scrittore. Partendo dal presupposto che la creazione una forma di arte, non dovremmo pi lasciarci sedurre n dal nobile Prometeo dei romantici inglesi, che manifestarono la propria ammirazione per leroe che aveva sfidato Zeus, n dal moderno Pro-

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meteo di Mary Shelley, che profana le opere della natura con una conseguente punizione faustiana. Non c vergogna nelle grandi ambizioni. La ricerca della perfezione, il tentativo di eliminare i limiti con cui nasciamo, persino la mortalit, ci ha portato verso le nuove tecniche di genetica: dalla costruzione di pezzi di ricambio per il nostro corpo, alla procreazione assistita e alla clonazione. Noi abbiamo modi nuovi di procreare persone e il risultato positivo di questi esperimenti ha buone probabilit di crescere di anno in

anno. Questa la realt, per alcuni spiacevole, che dobbiamo affrontare. Lidea che la creazione della vita sia cosa malvagia e innaturale essenzialmente una costruzione moderna condizionata da una complessa rete di associazioni e assunti culturali. Non possiamo avere la certezza di prevedere tutti i pericoli, n di poterne risolvere i dilemmi sociali e morali. Come possiamo stimare i pro e i contro del possibile danno a una persona clonata contro la scelta opposta del non essere

assolutamente esistita? si domanda Philip Ball. Abbiamo bisogno di capire quando siamo regrediti al pensiero mitologico e, in particolare, ai miti dellantropopoiesi, per affrontare ci che sembra inevitabile, con una mentalit priva di pregiudizi, ma vigile. Un tema etico innegabile, ma come Pandora anche noi non riusciamo a resistere alla tentazione di aprire quella scatola e come Adamo ed Eva di assaggiare quel frutto proibito, che ci far diventare come Dio. (Cristina Bellon)

SIPARIO questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.G. Muscianisi rubriche@arcipelagomilano.org Premio Mab 2013, premiata leccellenza italiana
Luned 27 maggio presso il Teatro Manzoni di Milano si svolta la finale e premiazione della quarta edizione del Premio Internazionale di Danza Classica Maria Antonietta Berlusconi per i Giovani (MAB). La serata di gala ha visto Rossella Brescia come sua madrina, che in veste di presentatrice e moderatrice del concorso ha interagito con i giovani e giovanissimi partecipanti, cercando al meglio di lasciarli a proprio agio, secondo la poetica del titolo di questanno La danza come stile di vita. Le categorie dei finalisti erano quattro: Primavera fino ai 13 anni, Juniores fino ai 17, Seniores fino ai 19 anni, alle quali si aggiunge la categoria Creazioni coreografiche per i giovani coreografi emergenti. Tra i giurati si trovavano esponenti di spicco della danza in Italia, ma anche del giornalismo di spettacolo, tra i quali Anna Maria Prina e Frdric Olivieri, rispettivamente ex direttrice e direttore attuale della Scuola di Ballo Teatro alla Scala, Laura Comi, gi toile del Teatro dellOpera di Roma e ora direttrice della Scuola di Ballo, Paolo Giordano, giornalista per Il Giornale, Luciano Cannito, gi direttore artistico del Teatro Massimo di Palermo e attuale direttore artistico della Biennale Danza di Pesaro. I giovani finalisti, tutti molto talentuosi, si sono esibiti in alcune variazioni del repertorio classico preparate autonomamente, studiate poi e perfezionate con lo staff docenti del MAB dopo le selezioni al Sestrire che ha ospitato la fase semifianale del concorso. Solo due sono stati i doppioni: la variazione femminile de La Fille mal garde (1885, Marius Petipa e Lev Ivanov) e la variazione maschile de La Sylphide (1832, Filippo Taglioni). Nel secondo atto dellevento due compagnie ospiti hanno intrattenuto gli spettatori durante lultimo consulto della giuria, lAccademia delle Danze di Brindisi, diretta da Maria Chiara Di Giulio, ed Emox Balletto Contemporaneo, fondato e diretto da Beatrice Paoleschi. Tra gli sponsor coreutici si annoverano i prestigiosi Balletto di Milano, il West Finland College e Les Ballets de Monte Carlo; tra gli sponsor tecnici, Locman, Mikelart, So Dana e il marchio milanese Gianni Tolentino. Gli sponsor del Premio MAB sono stati numerosi, il che ha permesso un maggior numero di premi, che sono stati assegnati tutti a giovani talentuosi italiani, alcuni dei quali hanno sommato pi di una vittoria, con la motivazione che promuovano nel mondo in Made in Italy attraverso larte, la bellezza e la cultura. Domenico G. Muscianisi

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Tutti pazzi per Rose
di Rgis Roinsard [Populaire, Francia, 2012, 111'] con Romain Duris, Dborah Franois, Brnice Bejo, Mlanie Bernier, Nicolas Bedos
Rose Pamphyle (Dborah Franois) una ragazza di un piccolo villaggio normanno che aspira a diventare segretaria. il 1958 e le donne ambiscono ancora a fungere da comprimarie alla parte maschile che autoritariamente dirige e governa il pianeta. Non fa eccezione Louis Echard (Romain Duris), l'elegante ed esigente proprietario di un'agenzia di assicurazione che assume Rose come propria segretaria. Rose risponde al telefono in modo informale, goffa nell'ordinare le pratiche ma ha un dono innato per la dattilografia. Le sue dita accarezzano i tasti della macchina da scrivere pi velocemente dei nostri occhi che provano a seguirle. Louis vede cos nell'ingenua segretaria una campionessa in erba di questa bizzarra disciplina. S perch in questa fantasiosa ricostruzione dell'epoca, la dattilografia appare come uno sport olimpico e a coloro che primeggiano riservato un trat-

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www.arcipelagomilano.org tamento da star. Il capo veste rapidamente i panni dell'allenatore e le loro lunghe e ossessive sessioni di pratica non possono che richiamare alla nostra memoria Rocky e le sue corse nella neve. Rgis Roinsnard, regista di Tutti pazzi per Rose, ha scelto di mescolare la leggerezza dell'atmosfera dai colori pastello al riscatto silenzioso ma efficace della candida ragazza dal nome profumato. Cos delicata e saggia nel guadagnarsi la sua autonomia da far innamorare il capo, ora un po' meno arrogante e maschilista. Tutti pazzi per Rose una commedia che ci offre una ricostruzione fiabesca e edulcorata della fine degli anni '50, scorrendo rapida e leggera proprio come le dita della sua protagonista sui tasti della macchina da scrivere. Marco Santarpia In sala a Milano: Apollo, Eliseo, UCI Cinemas Bicocca.

Sdrive-in: torna il cinema allaperto al Bloom


Dall11 giugno al 3 settembre, ogni marted, al Bloom di Mezzago (via Curiel, 39) il cinema sale in terrazza: verranno proiettati film allaperto, da godere comodamente seduti su una sdraio. In collaborazione con la Proloco Mezzago, e con il patrocinio del Comune levento offrir i migliori film della stagione. La programmazione completa? Eccola qui: Marted 11 giugno ore 21,30 RUBY SPARKS di Jonathan Dayton, Valerie Faris, USA 2012, Commedia, durata 104 Marted 18 giugno ore 21,30 MUFFA di Ali Aydin, Turchia, Germania 2012, Drammatico, 94 min Marted 25 giugno ore 21,30 KIKI CONSEGNE A DOMICILIO di Hayao Miyazaki, Giappone 1989, Animazione, durata 103 Marted 2 luglio ore 21,30 NO I GIORNI DELLARCOBALENO di Pablo Larrain, Drammatico, Cile 2012, 110 Marted 9 luglio ore 21,30 QUARTET di Dustin Hoffman, Gran Bretagna 2012, Commedia 98 Marted 16 luglio ore 21,30 EFFETTI COLLATERALI di Steven Soderbergh, USA 2013, Thriller 106 Marted 23 luglio ore 21,30 IL MINISTRO LESERCIZIO DELLO STATO di Pierre Schller, Francia Belgio 2011, Drammatico, 112 Marted 30 luglio ore 21,30 THE SESSIONS di Ben Lewin, USA 2012, Drammatico, 98 Marted 6 agosto ore 21,00 MIELE di Valeria Golino, Italia 2013, Drammatico, 96 Marted 13 agosto ore 21,00 VIAGGIO SOLA di Maria Sole Tognazzi, Italia 2012, Commedia sentimentale, durata 85 Marted 20 agosto ore 21,00 LUOMO CON I PUGNI DI FERRO di RZA, USA, Hong Kong , Azione, 95 Marted 27 agosto ore 21,00 TRENO DI NOTTE PER LISBONA di Bille August, Svizzera, Portogallo, Germania 2013, Drammatico, 111 Marted 3 settembre ore 21,00 COME UN TUONO di Derek Cianfrance, USA 2012, Drammatico, 140 Paolo Schipani

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STEFANO RODOT: LA RETE E LE PARTI SOCIALI http://youtu.be/-t75x-Kfapk

n.21 V 5 giugno 2013

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