Professional Documents
Culture Documents
org
Luca Beltrami Gadola EXPO, PADIGLIONE ITALIA, GATTAMELATA E ALTRE AMENIT Fiorenzo Grassi FRANCA RAME E DARIO FO: ECCELLENZA DELTEATRO MILANESE Massimo Cingolani MILANO, UNA RETE DI FIDUCIA PER IL NUOVO LAVORO Riccardo Lo Schiavo IL TEATRO ALLA SCALA NELL'ERA PISAPIA Rita Bramante MINORI IN CARCERE SI APRE IL SIPARIO Ilaria Li Vigni FOLLIA A MILANO: INTERROGHIAMOCI Gianni Zenoni CITYLIFE IL RE NUDO E LE ARCHISTAR Chiara Bisconti VIGORELLI: LA PAROLA ALL'ASSESSORA Giacomo Marossi SINISTRA: GLI STATI GENERALI DI MILANO Giuliana Nuvoli IL FESTIVAL DELLA LETTERATURA DILAGA A MILANO
VIDEO STEFANO RODOT: LA RETE E LE PARTI SOCIALI suggerimento musicale CALLING YOU canta Jeff Buckley
rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero CINEMA Marco Santarpia e Paolo Schipani SIPARIO Emanuele Aldrovandi e Domenico Muscianisi www.arcipelagomilano.org
www.arcipelagomilano.org
FRANCA RAME E DARIO FO: ECCELLENZA DEL TEATRO MILANESE Fiorenzo Grassi*
La Compagnia Fo-Rame (Dario Fo e Franca Rame) sin dai suoi esordi, nella seconda met degli anni '50, ha rappresentato una unicit nel panorama teatrale non solo milanese ma italiano. In un tempo in cui le compagnie capocomicali tendevano a ridursi fino a sparire essendosi consolidato nel frattempo il progetto dei teatri stabili voluti dalla mano pubblica, guidati dal Piccolo Teatro di Milano. Una esperienza, quella dei teatri stabili, totalmente innovativa per il nostro paese e quella del n.21 V 5 giugno 2013 Piccolo Teatro esaltante e densa di contenuti culturali e sociali, che ha proposto una visione assai diversa da quella preesistente la fine del conflitto mondiale del modo di lavorare degli artisti, del modo di proporsi al pubblico e soprattutto del modo di organizzare la vita quotidiana e le prospettive di una compagnia associata alla gestione di un teatro. Tutto ci, nonostante i grandi meriti che vengono ampiamente riconosciuti, ha comportato la fine di molte compagnie teatrali, ancora di stampo ottocentesco, guidate da un capocomico o da una famiglia di artisti, la cui proposta repertoriale si indeboliva in rapporto ai contenuti significativi dei testi e delle drammaturgie, introdotte dalla stabilit che poteva permettersi un rischio culturale ed economico grazie ai sostegni pubblici che le compagnie non avevano pi. Stiamo parlando di compagnie che vivevano, provavano e debuttavano nei teatri privati milanesi, ma che 2
www.arcipelagomilano.org
non recitavano in vernacolo ma in lingua come si diceva allora. Un esempio fu la Compagnia Talli, Gramatica Ruggeri che associ Dina Galli la quale dopo questa esperienza decise di costituire una propria compagnia con il suo compagno nella vita dedicandosi prevalentemente al repertorio dialettale e di teatro leggero, come la Compagnia del Comendador Bonecchi o la Tumiati Merlini. Compagnie familiari o familistiche che avevano assicurato nellottocento e nei primi quaranta anni del novecento la presenza del teatro a Milano e in Italia garantendone anche una sostenibilit economica. una premessa necessaria che serve a rammentare lhabitat professionale nel quale nasce e trova spazio la compagnia di Dario Fo e Franca Rame, che si ispira, a mio modo di vedere, a questo passato non ancora cos lontano. Daltra parte Franca Rame proveniva proprio da una esperienza artistica familiare, il padre Domenico e la madre Emilia Baldini erano attori cos come la sorella Pia e il fratello Enrico, che scelse poi la strada dellorganizzazione teatrale divenendo uno dei pi prestigiosi direttori di teatro e di compagnie. La Compagnia Rame che si esibiva in tutto il territorio nazionale e veniva frequentemente chiamata allestero in tourne, tourne che hanno compreso anche il Nordafrica, poteva contare su un repertorio, proprio come succedeva nellottocento, vasto e con forme che andavano dai burattini fino alla grande commedia. stata questa laccademia di Franca che lha proiettata nel grande teatro di rivista che allora aveva un grande ruolo nel sistema milanese e italiano. Quando parliamo di compagnie ci riferiamo a quelle di prosa, perch invece nella rivista continuata fino ai tardi anni sessanta la fertilit produttiva di Milano con gli spettacoli della sigla RP, ad esempio, iniziali di Remigio Paone storico direttore del Teatro Nuovo e poi dellOdeon (il vero teatro di tradizione di Milano). Cito Remigio Paone perch da impresario accorto diede ampio spazio alla Compagnia Fo-Rame nel suo Odeon, dopo aver verificato di per-
sona il talento di Dario, sia come scrittore che come attore/regista, ne Il dito nellocchio, che fu proposto, con la compagnia Fo, Parenti, Durano, che fu proposto per ben due stagioni al Piccolo Teatro in via Rovello ottenendo un enorme successo di pubblico. Dario Fo e Franca Rame sono stati a lungo lunica compagnia di continuit" diremmo oggi ovvero con la continuit del nucleo artistico e di pensiero che ha operato a Milano, attraversando gli anni '50 e '60 con un repertorio di commedie gi improntare alla denuncia e allimpegno sociale ma dal taglio brillante, ruoli in cui entrambi eccellevano, rinnovando, in tal modo, anche il progetto un po paludato del teatro ufficiale. Sono stati per lungo tempo gli unici capocomici milanesi, restaurando con uno sguardo pi al passo con i tempi quella forma di gestione. Dallesperienza di attrice di rivista che Franca aveva condotto con la Compagnia di Tino Scotti allOlimpia di Milano, uno dei primi storici teatri a scomparire (in cui aveva recitato pi volte anche Vera Vergani, la sorella di Orio nota attrice) approdata allesperienza del tutto unica del Teatro di Dario Fo, offrendo la sua intelligenza e la sua energia non solo per il decollo del progetto, ma anche per la sua continuit in un sistema teatrale italiano che si andava rapidamente modificando. La loro era una compagnia richiestissima da tutti i teatri italiani, seppure sempre nettamente oppositiva per i contenuti, declinati con una drammaturgia originale e fortemente identificabile, era molto contesa e, come ho gi detto, apriva nel mese di settembre, abitualmente, la stagione dellOdeon. Il cammino del cosiddetto periodo borghese cio quello della presenza nei teatri pi ufficiali di Milano e dItalia con spettacoli come: Settimo Ruba un po meno, Gli arcangeli non giocano a Flipper, Chi ruba un piede fortunato in amore, la Signora da buttare, trova uno sbocco ancora una volta decisamente innovatore, nel68 quando Dario e Franca decidono di lasciare la rete dei teatri che avevano fino ad allora abitato inventando lavventura teatrale di Nuova Scena, insieme a Vittorio Franceschi e
Massimo de Vita e anche grazie alla lungimiranza e alle capacit organizzative di Nanni Ricordi, che ha prodotto la fioritura di un circuito alternativo pi vicino a una socialit a cui questi artisti avevano rivolto la loro attenzione da subito. Milano, dal 47 in poi ha confermato di essere la Citt dei Teatri, poco delle compagnie. Quindi anche la compagnia Fo-Rame, dopo la tangibile esperienza di Nuova Scena ha sentito il bisogno di trovare approdo a una casa. Loccasione si presenta con il trasferimento del mercato ortofrutticolo e labbandono della Palazzina Liberty. La palazzina rimane vuota e il Comune la lascia decadere, Dario e Franca sentono lesigenza, per dare ancor pi forza alle loro parole, di inserirsi occupandola, sempre da privati quali sono stati per tutta la loro vita artistica, e facendola diventare un punto di riferimento per un progetto di politica culturale aperto, ricco di stimoli che ha attratto pi di una generazione di giovani che sono cresciuti guardando al loro teatro come a una fucina di idee che univa i valori sociali, umani e artistici per il raggiungimento di un equilibrio sociale che, purtroppo e nonostante gli sforzi di molti, soprattutto oggi una utopia. Tutto questo da soli, con qualche aiuto ottenuto faticosamente da Ministero per il Turismo e lo Spettacolo, ma grazie alla esplosione della loro arte continuato e conservato e come unica esperienza dellimpresariato puro del Teatro di Milano. Hanno condiviso questa condizione solo con un altro significativo progetto quello del Teatro Canzone di Giorgio Gaber, unica anche questa e originalissima esperienza di coniugazione di teatro e musica, che aveva anchesso la sua radice a Milano ma si irradiava vertiginosamente in tutto il nostro Paese. Tre artisti che hanno incrociato la loro arte e le loro vite.
* Direttore organizzativo Teatro Elfo Puccini e Direttore artistico Teatro Fraschini di Pavia
www.arcipelagomilano.org sviluppo locale ma anche migliorare la qualit delloccupazione. Con lui abbiamo parlato di come rilanciare le Agenzie del Lavoro in vista dellExpo, cercando di combattere la precariet. Come il quadro delle Agenzie del Lavoro della Provincia di Milano? Le AFOL, partecipate dalla Provincia, sono sei. Incorporano i Centri per l'impiego. Hanno unito il molto che Provincia e Comuni fanno su formazione professionale, orientamento e lavoro. In particolare per i pi deboli. Qual il punto chiave? Le Politiche attive per la mobilit. Se ne parla poco e non si fa nulla. Sono il cuore della flessibilit sana, europea, per aumentare la produttivit d'impresa. Senza Politiche attive per il dialogo tra Domanda e Offerta, non c' mercato del lavoro. Nessuno lo vuole perch libera tutti. Vecchia logica centralista, patriarcale direbbero le suore cattoliche della LCWR, la Leadership Conference of Women Religious, lorganismo che rappresenta l80% delle religiose Usa. Il dialogo di mercato match, un rapporto di energie e progetti, un con-correre con obiettivi condivisi. Anticipa le crisi e costringe a lasciarsi misurare. I privilegiati lo temono. Cosa significa per lei mercato del lavoro? Che l'impresa ha il diritto di scegliere il lavoratore e questi l'imprenditore. Entrambi vanno aiutati a scegliere e a sciogliere le relazioni, senza fare e subire drammi. Liberismo spinto? Democrazia spinta. Oggi, l'impresa sceglie, a volte, il lavoratore mai. Dico alle imprese e alle loro potenti associazioni: costruiamo un libero mercato del lavoro; senza, l'economia non riparte. Il vostro silenzio protegge imprese fuori mercato che vivono con la vergogna della precariet e della cassa integrazione. Queste aziende devono chiudere. duro con le imprese. Se non le aiutiamo: la ripresa e l'occupazione... Lo sviluppo quantitativo non ci sar. Serve crescita nuova, giovane, di qualit. Prodotti e servizi sorprendenti. Milanesi! I bru-bru che sfruttano l'acquisto stupido e umiliano i nostri ragazzi, prima chiudono e meglio . Muore il vecchio, parte il nuovo. Parla di flessibilit in positivo, mobilit, scelta reciproca. Ne verrebbe creativit, nuove imprese, innovazioni a valanga. Basta Expo? Vuol chiudere le aziende cotte, per non alimentare marginalit e sprechi e il lavoro? Se si rompe l'argine delle garanzie la precariet dilaga. Come si quadra il cerchio? Lo quadro sul territorio. E ogni quadrato sar diverso. Expo un volano. Il nodo questo: dalla fabbrica fordista, grande, forte, spesso buona e paternalista, siamo passati all'impresa diffusa, media lombarda: 4 dipendenti! Possiamo farle carico delle sicurezze di cui il lavoro ha diritto, continuit di reddito, crescita professionale? Se ne deve far carico il territorio! Con la regia delle Pubbliche Istituzioni. Un 20% di altro lavoro c' in Lombardia, pi l'Expo. Non solo manuale o poco qualificato. Molte imprese sui 10 dipendenti, che fanno rete ed esportano, potrebbero crescere se... Molti i se: burocrazia, credito, giustizia, contratti, servizi di internazionalizzazione. Si possono fare accordi seri di territorio. Tutti li vogliono. Mancano la Politica e le giuste Istituzioni. Facciamo sistema, come la Germania! Non guardiamo solo a Roma. In Lombardia la disoccupazione tedesca: 7%. Se non si agisce, peggiora. Ha ragione Squinzi. Le aziende fuori mercato? Devono cambiare o chiudere. Nessuno sia solo. Chi non ce la fa chiuda. Spazio al nuovo. Sar sufficiente? Il Nord Milano, dice l'Ocse, l'area europea a pi alta intensit di conoscenze e competenze professionali, imprese e lavoro dipendente e autonomo. Uno splendido intreccio. Un capitale inestimabile. Ci sorprender. Pu attrarre investimenti da tutto il mondo. I lamenti lasciamoli ad altri. Serve vedere bene i problemi, le esperienze positive, le belle idee. Far leva su queste, rispettarsi, avere fiducia. In effetti, il solo comparto assicurativo, se si orientasse alla gestione dei rischi: consapevolezza, prevenzione, internazionalizzazione, potrebbe quasi raddoppiare il giro d'affari e gli occupati. Dunque non basta togliere garanzie al lavoro, art. 18, flessibilit, per fare ripresa? Esempio splendido. Ci sono venti comparti che devono fare cos. Fare impresa! Io amo il libero mercato e la mobilit sociale, che libert consapevole e rispettosa delle relazioni. Libert vera, che rischia e innova. Chi vede solo la flessibilit, i costi e i soldi un poveretto. L'errore lavorare sull'emergenza, sul negativo, solo per crisi e disoccupati. logica sacrificale, di vecchia rappresentanza, di destra e di sinistra. Irrigidisce le posizioni. Blocca le energie. Non governa e non funziona. Quindi, cosa si deve fare? Altre Istituzioni? Ci sono: sei AFOL, in provincia di Milano. E Monza ha la sua. Sono forti e ben fondate. Sbagliano Pietro Ichino e Tito Boeri a snobbarle e la destra a massacrarle. Quella di Milano citt non ha dato una bella immagine... Si chiarisca. Subito. E si guardi ai problemi veri. Le AFOL sono frutto di un progetto intelligente. Da questa base facile ripartire. Come? Con chi? Pisapia ne parli con Provincia, Regione e partiti. Chiediamo a Enrico Letta di poter fare un test a Milano: servir al Paese. Rilanciamo le AFOL. Apriamole alle parti sociali e al privato. Ascoltiamo l'indicazione di Elinor Ostrom, Nobel per l'economia 2009: la tutela dei beni comuni, i giovani, il lavoro, si fa con Istituzioni partecipate, pragmatiche e strategie condivise. Una bella battaglia politica. Con quale indirizzo politico? Asciugare le parti amministrative e dare priorit alle politiche attive. Basta precariet e raccomandazioni. Costruiamo la fiducia. La Formazione professionale? Quella che serve alle imprese. E diamo alle famiglie chiari orientamenti per gli studi e il lavoro dei giovani. Il lavoro manuale base del linguaggio, dice Giulio Giorello. Non perdiamoli. E, a proposito di youth guarantee, c' ormai la certezza: dove si definiscono percorsi per l'occupazione, con alle spalle una rete di imprese che si fida, l'80% trova lavoro in 8 mesi; con il sistema assistito, del lavoro precario e ognuno per s, trova un posto in chiaro il 50% in 30 mesi. Ora, Expo dinamite. Ha ragione il ministro Giovannini: con turismo, cultura e agroalimentare, le nostre giovani imprese decolleranno. La Lombardia sar l'esempio. Ci sono le risorse per creare questa rete di fiducia e protezione attiva? Qui s. E possiamo aiutare zone meno fortunate. Si tratta di mettere a sistema le iniziative pubbliche e private, un fiume di competenze e denaro. Per non sbagliare, facciamo un test. Il governo e l'Europa lo sosterranno. E anche le imprese per bene, l'80%. Ripeto: se c' convinzione e coesione locale, se c' la Politica, i problemi si risolvono, i cambiamenti si governano. Altrimenti, sar scontro e i giovani ribalteranno l'ipocrisia. Sia chiaro: io sar con loro Ci sar anchio. Saremo in tanti.
www.arcipelagomilano.org
www.arcipelagomilano.org
sapia, che dopo il taglio del nastro ricorda brevemente di essere tornato a casa. Quarant'anni fa lavor come educatore nel carcere minorile Beccaria, trascorse giornate e nottate dentro quelle mura e conobbe in prima persona l'impegno e la sfida di mettersi in gioco con minori in difficolt. Un impegno corale di educatori, insegnanti, agenti, volontari, con l'obiettivo del reinserimento pieno, stabile e definitivo nella societ dei giovani ristretti. E sono in tanti a tornare a casa in questa occasione: la moglie del grande direttore dell'IPM Antonio Salvatore, che ha condiviso per anni a fianco al marito la vita con i giovani del Beccaria; don Gino Rigoldi, testimone di quarant'anni di esperienze con i ragazzi difficili, che hanno bisogno di figure significative di adulti di riferimento per riappropriarsi del loro futuro, della loro vita bella e buona; Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro di Milano,
che nella sua breve esperienza di educatore al Beccaria pi che aver insegnato consapevole di aver imparato molto. Promuovere lo studio e la divulgazione dellarte teatrale come strumento di intervento sociale obiettivo comune degli insegnanti, degli educatori e degli animatori del laboratorio di recitazione della compagnia teatrale Puntozero, lattore e regista Giuseppe Scutell e lattrice Lisa Manzoni, che da oltre dieci anni lavorano all'interno del carcere Beccaria, insegnando ai giovani detenuti i mestieri del teatro: macchinista teatrale, tecnico luce, sartoria, fonico, operatore di ripresa, trucco, recitazione. Laboratori che nel corso di questi anni hanno permesso a molti ragazzi di trovare opportunit lavorative in strutture come il Piccolo Teatro, il Carcano e altri teatri milanesi e nazionali. Grazie al sostegno della Direzione dell'Istituto Penitenziario, della Poli-
zia Penitenziaria e di tutti gli operatori che hanno condiviso questo sogno di recuperare il teatro interno al carcere, da oggi i ragazzi hanno a disposizione un vero spazio teatrale dove sar possibile seguire i corsi e mettere in scena gli spettacoli. La ristrutturazione e gli interventi migliorativi proseguiranno con l'ulteriore obiettivo di aprire allesterno il teatro e di offrire una programmazione teatrale e musicale al territorio. Per dirla con l'assessore Pierfrancesco Majorino, ora bisogna coltivare il sogno che questo luogo di cultura e di socialit si apra alla citt. Il mio personale ringraziamento va a tutti gli insegnanti del Centro territoriale permanente che dirigo, che ogni giorno con la loro professionalit e con la loro generosit umana concorrono a coltivare e a sostenere tutti i progetti educativi destinati ai minori ristretti. .
www.arcipelagomilano.org sgomento del momento, ma, superato il primo trauma, questa iniziativa avrebbe forse, ovviamente potuto fermare la violenza dellassassino. Anche su questo spunto, interroghiamoci: spesso il superamento di piccole o grandi difficolt quotidiane ci fa agire in modo egoista senza neppure rendercene conto, non considerando le esigenze degli altri e gli interessi della collettivit. Come non conosciamo chi abita sopra o sotto di noi nel condominio, cos ci sembra normale, scampato per un soffio il pericolo derivante da un episodio di violenza un mattino di maggio, tornare pi o meno tranquilli alle nostre abitazioni non avvertire nessuno: sono due facce della medesima medaglia dellindifferenza verso chi ci abita vicino. Solo riflettendo in tal senso e non urlando alla cieca contro lassassino si potr evitare che, in futuro, non si verifichino pi fatti del genere che hanno stroncato tre vite umane, colpito altre due, ma anche drammaticamente ferito unintera citt.
www.arcipelagomilano.org
www.arcipelagomilano.org nei e finalizzati a un bene maggiore del male che provocano. Il riformismo non un grande ideale calato dalla siderale altezza dell'avanguardia politica ai poveri mortali, ma ricerca e costruzione passo passo anche dell'ideale medesimo. La societ porta dentro di s tutte le risposte ai suoi problemi, basta saperle cercare. Queste conoscenze sono spezzettate tra migliaia di soggetti, ciascuno esperto in un suo ambito ristretto e portatore di alcune risposte molto precise a specifici e determinati problemi. Il ruolo della politica mettere in rete questi differenti soggetti, rendendo questo rapporto proficuo e produttivo. La tecnicizzazione e la multipolarit sono una grande risorsa se la politica riesce a creare rapporti trasversali. Laddove ora ci sono camere stagne deve far filtrare un po' di spazio comune, di mondo esterno; riuscire a riattivare la corrente della comunicazione delle conoscenze tra individui e tra settori; liberare l'energia creativa nascosta che genera buone pratiche. Mettere un po' di mondo reale nei microcosmi di ciascuno pu servire a farlo uscire dal guscio e a condividere questo mondo con gli altri: cos il mondo arricchisce i microcosmi personali asfittici e da essi viene a sua volta arricchito e, sopratutto, migliorato. Mettiamo da parte le polemiche e convochiamo la cittadinanza in un grande evento autunnale: gli Stati Generali di Milano. Chiamiamo a raccolta tutti i cittadini, le associazioni, le forze produttive, le aziende, le professioni e obblighiamoli a confrontarsi fra loro e insieme a noi. Disegniamo tutti insieme la nostra grande idea di citt per i prossimi dieci anni e impostiamo tutto il nostro lavoro per raggiungerla. Questo grande raduno, che non deve essere la solita passerella di radical VIP e matres penser denoantri, sar preceduto da un parallelo lavoro quartiere per quartiere, che dovr trasformare la nostra citt in un grande laboratorio politico e sociale. Raccontiamo cosa abbiamo fatto e perch. Diamo vita a una narrazione futura. Istituzionalizziamo la partecipazione. Ridisegniamo la politica cittadina all'insegna della mobilitazione continua dei cittadini a livello propositivo e decisionale. Diamo risposte ai problemi e chiediamo idee sul futuro. Tramite un ripensamento dei Consigli di Zona possiamo dare vita a una partecipazione democratica permanente sulla citt, trasformando le circoscrizioni in piccoli nuclei amministrativi partecipati, anche attraverso micro-tassazioni di scopo per ristrutturare una biblioteca o per curare un parco e tramite il voto diretto dei cittadini. Stesso discorso sulle sponsorizzazioni: sensibilizziamo il privato, in particolare le aziende, sulla necessit di contribuire alla cura degli spazi comuni in quanto anch'esse parte del medesimo tessuto civico. La citt deve riscoprirsi comunit grazie alla politica. Le singole narrazioni, i singoli gruppi, i singoli interessi, i vari settori devono essere riuniti e portati a collidere. Ristabilire un'equit nella distribuzione delle risorse finalizzandola al porre ciascuno nella possibilit di dare il suo contributo alla collettivit. Il mondo degli universitari, che sono 170.000, vuole i suoi bisogni soddisfatti (biblioteche aperte, affitti sostenibili, borse di studio, movida, lavoro part time, campus, ecc.), ma anche una grandissima risorsa nel pensare la nuova metropoli e a riempirla di nuove realt produttive e culturali. I navigli riaperti, le chiese, il sistema dei musei, la Scala, il Cenacolo, il distretto della moda, il design, l'editoria, possono tutti coesistere, se ascoltati e aiutati, in un grande rilancio turistico di Milano, da sperduta provincia a centro culturale europeo. Le etnie diverse e i cittadini che sembrano subirle come un problema, possono insieme cooperare a un nuovo sistema solidale di valori, a una sicurezza quotidiana non coercitiva. La tutela dell'ambiente che si esprime nei comitati, insieme al mondo dell'edilizia, dell'artigianato e delle universit pu dare vita a un nuovo modo di pensare l'urbanizzazione. La lotta alla mafia pu unire insieme categorie divise come cittadini residenti e operatori della movida, immobiliaristi, commercianti, associazionismo ecc. Riassumendo: la politica, se fatta bene, significa fare miracoli. Occorre un grande sforzo da parte di tutta la cittadinanza e il rischio di fallire grandissimo. Ma fondamentale: il cambiamento auspicato in Italia pu partire da Milano se qui, dove abbiamo il potere di farlo, introduciamo una rivoluzione copernicana nel nostro modo di amministrare e di fare politica. venuto il momento di dare vita al modello Milano finora rimasto sulla carta. Le occasioni ci sono tutte: congresso del PD, citt metropolitana, Expo; possiamo rimettere in discussione tutto e possiamo farlo bene. Dimostreremo nei fatti che, da citt in mano alle cosche, ai palazzinari e alle multinazionali della finanza e del lifestyle, possiamo diventare una grande metropoli a misura d'uomo. Una citt che fa della qualit della vita del singolo il suo elemento portante imperniandola sui valori condivisi di cooperazione, senso civico, solidariet, rispetto dell'ambiente e cittadinanza attiva. .
www.arcipelagomilano.org re, di capire. La terza novit, la pi intensa, la pi rivoluzionaria che questo Festival integra, collega, si guarda intorno e fa suo tutto quello che cultura. Luniverso femminile, per cominciare, in Sfumature di donna (5 giugno, ore 19.30), uno sguardo su due aspetti importanti della vita delle donne: la violenza domestica e il coraggio di fronte alle tragedie, narrati in due romanzi, in un reading di poesie e in un vernissage fotografico. Il mondo dei diversamente abili presente ne Il pianista che ascolta con le dita di Paola Magi, un viaggio nel paese delle disabilit sensoriali fatto attraverso gli occhi di un docente di storia dellarte (6 giugno, ore 17) e nel sorprendente Non posso stare ferma di Marilena Rubaltelli (6 giugno, ore 18.30). Per il tema dellintegrazione, ripreso a pi voci e in pi luoghi, segnaliamo I ventidue canti di Doyel di Shanti Ghelardoni, racconti fantastici sulladozione e sullintegrazione culturale (5 giugno, ore 19.30) e Lopposta riva Verso una meta, reading poetico da Lopposta riva di Fabiano Alborghetti (6 giugno, ore 18.30). Imperdibile Lalfabeto della Negritudine, nelle voci di Lopold Senghor, Aim Csaire, Guy Tirolien e altri. Partecipano Cheikh Tidiane Gaye, Pap Khouma, Karim Metref, Aliuo Diop (6 giugno, ore 21.30). Emozionante, nel Festival, la presenza dei detenuti del carcere di San Vittore cui possibile accedere con accredito nellincontro Noi, le donne, con Annamaria Trevale, Sabrina Minetti, Pervinca Paccini, Rossana Maria, Laura Girotto sulla capacit di fare comunit, lo spirito diniziativa delle donne (7 giugno, ore 10.30), e in quello su Il silenzio sulle donne con lautore Antonio Steffenoni, che affronter un dialogo con i detenuti sui temi del suo libro (8 giugno, ore 10). Si parler di una sperimentazione in carcere anche nellincontro sullAntologia poetica in via di definizione, con testi scritti dai detenuti partecipanti al Laboratorio di Poesia nel Carcere di Bollate (6 giugno, ore 18). Ci saranno laboratori artistici per bambini dai 6 ai 12 anni, laboratori di scrittura creativa, di scrittura condivisa. Si parler di canzoni; si alterner la lettura a pezzi musicali; si racconter la vita in modi diversi. Magari celebrando la bicicletta in nuovo progetto editoriale che parla di cycle! e non solo (9 giugno, ore 19.30). Proprio nellultima giornata un evento, civilmente necessario, sullArticolo 32. In Italia il diritto alla cura sovente disatteso: migranti, stranieri, poveri non hanno accesso alle cure di cui hanno bisogno per scarsa conoscenza dei propri diritti, difficolt linguistiche, incapacit a muoversi allinterno del sistema sanitario. Emergency parler dei suoi interventi nellambito delle carceri, dellarea dellimmigrazione, dei non abbienti e di quello che lo Stato deve ancora fare. Sono poche segnalazioni in una ridda fittissima di eventi a cui, questanno, hanno collaborato anche il Settore Biblioteche del Comune di Milano, la Societ Umanitaria, i circoli Arci. Per quanto mi riguarda, - scrive Milton Fernandez - e nonostante le difficolt (la fatica, i rimorsi), vado orgoglioso di questa nostra capacit di resistere alle avversit. Di non farci prendere per fame, come forse in molti si sono auspicati. Di continuare a essere caparbi e creativi, in attesa che cambi il vento. Il programma al link: http://www.festivaletteraturamilano.it /wpcontent/uploads/2013/05/LetMiFestProg ramma.pdf .
10
www.arcipelagomilano.org o si incontrava quella generazione di musicisti nati a cavallo dei primi due decenni del secolo che sono diventati punto di riferimento della grande musica fra la prima stagione viennese da Haydn a Schubert e la seconda, che arriver con Schnberg e la sua scuola. A poca distanza da Lipsia, nella aristocratica cittadina di Weimar un secolo prima che diventasse celebre per motivi politici si spegneva la mitica esistenza di Johann Wolfgang von Goethe, nella cui bella e celebre casa si eseguiva la nuova musica come per riceverne la benedizione; cos fece Mendelssohn con la sua Fantasia e il grande Vecchio (era del 1749, si sarebbe spento due anni dopo, nel 1832) non gliela lesin. Schiff si addentra in questo mondo di sentimenti e di passioni non pi di quanto il suo carattere sobrio e schivo gli consenta, ma quanto basta per emozionare il pubblico. Abbandonando il rigore e il distacco che generalmente caratterizzano le sue interpretazioni, forse non sentendosi impegnato come sempre a realizzare la perfezione assoluta (che non necessariamente si accompagna allemozione) ma pur sempre con una esecuzione nitida e pulita, senza sbavature, riuscito a sviscerare e tenere insieme gli elementi di classicit e di modernit che si fondono nel romanticismo tedesco e che ne fanno un estremo vertice di equilibrio e di raffinatezza. Nella sua lettura si sono udite nitidamente le reminiscenze e gli echi della musica di Mozart e di Schubert, in particolare in Mendelssohn si sentiva la passione - lautentica adorazione - mai nascosta per Bach; ma la tensione emozionale (nel Presto della scozzese), la delicata fantasia (nelle Variazioni srieuses), il morbido lirismo (nellAria dellopera 11 di Schumann, quasi belliniana) che hanno segnato gli anni successivi alla morte di Beethoven (1827) sono emerse con grande chiarezza ed hanno inondato latmosfera. Un concerto che ci ha portato al cuore della musica dellottocento e ce ne ha fatto cogliere il momento magico, lapice di unepoca che per certi versi sembra proprio irripetibile. .
ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org La Biennale enciclopedica di Gioni
Il 1 giugno ha aperto la 55 Esposizione internazionale d'arte di Venezia, firmata dal pi giovane curatore nella storia della Biennale, Massimiliano Gioni, superstar nostrana dal curriculum importante, ad appena 39 anni. Il titolo dellevento imponente: "Il Palazzo Enciclopedico", ripresa dichiarata del progetto pensato dall'artista-architetto italoamericano Marino Auriti, che nel 1955 aveva depositato il brevetto per realizzare un edificio di 136 piani destinato a contenere 'tutto il sapere dell'umanit, collezionando le pi grandi scoperte del genere umano, dalla ruota al satellite". Unimpresa chiaramente impossibile, rimasta utopica, ma che ha dato spunto a Gioni per creare una Biennale che si preannuncia essere ricca di sorprese e meraviglie. Concentrare in un luogo solo tutto il sapere (artistico) del panorama contemporaneo, con i grandi di ieri e di oggi: una sfida per Gioni, accettata per dai 150 artisti provenienti da 38 Paesi diversi. Sviluppata come sempre tra il Padiglione Centrale, i Giardini e l'Arsenale, la Biennale concepita come un museo contemporaneo, e, spiega Gioni l'esposizione sviluppa un'indagine sui modi in cui le immagini sono utilizzate per organizzare la conoscenza e per dare forma alla nostra esperienza del mondo". Insomma quel sogno che da sempre rincorre luomo di poter arrivare al sapere sommo e totale, viene abbozzato da Gioni nella sua Biennale, chiamando gli artisti a contribuire con un pezzetto di arte, a questa utopia. Un percorso e un allestimento che si preannunciano in stile Wunderkammer, le celebri camere delle meraviglie in voga tra 1500 e 1600, destinato a suscitare stupore e sorpresa, ma anche a far riflettere sul senso dellarte oggi, secondo una progressione di forme naturali e artificiali, messe insieme per strabiliare lo spettatore. Il Palazzo Enciclopedico una mostra sulle ossessioni e sul potere trasformativo dellimmaginazione e si apre al Padiglione Centrale ai Giardini con una presentazione del Libro Rosso di Carl Gustav Jung dice Gioni, riferendosi al manoscritto illustrato al quale lo psicologo lavor per sedici anni, posto in apertura del Padiglione Centrale. Un lavoro che stimola la riflessione sulle immagini, soprattutto interiori e sui sogni in chiave psicanalitica, cancellando le distinzioni tra artisti professionisti e dilettanti, tra outsider e insider - dice ancora Gioni l'esposizione adotta un approccio antropologico allo studio delle immagini, concentrandoci in particolare sulle funzioni dell'immaginazione e sul dominio dell'immaginario". La Mostra sar affiancata da 88 partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, allArsenale e nel centro storico di Venezia, con ben dieci Paesi new entry: Angola, Bahamas, Regno del Bahrain, Costa dAvorio, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Maldive, Paraguay, Tuvalu e Santa Sede. E la partecipazione di questultima forse la novit pi forte, con una mostra allestita nelle Sale dArmi, fortemente voluta dal cardinal Bagnasco. E il sempre chiacchieratissimo Padiglione Italia? Questanno il compito curatoriale toccato a Bartolomeo Pietromarchi, che ha deciso di lavorare sugli opposti, con Vice versa, titolo scelto riprendendo un concetto teorizzato da Giorgio Agamben nel volume Categorie italiane. Studi di Poetica (1996), in cui il filosofo sosteneva che per interpretare la cultura italiana fosse necessario individuare una "serie di concetti polarmente coniugati" capaci di descriverne le caratteristiche di fondo. Binomi quali tragedia /commedia o velocit/leggerezza divengono cos originali chiavi di lettura di opere e autori fondanti della nostra storia culturale. Una attitudine al doppio e alla dialettica che particolarmente cara alle dinamiche dellarte contemporanea italiana. Quattordici gli artisti invitati e ospitati in sette stanze: Francesco Arena, Massimo Bartolini Gianfranco Baruchello, Elisabetta Benassi, Flavio Favelli, Luigi Ghirri, Piero Golia, Francesca Grilli, Marcello Maloberti, Fabio Mauri, Giulio Paolini, Marco Tirelli, Luca Vitone, Sislej Xhafa. Gli artisti, in un dialogo di coppia, compongono un viaggio nellarte italiana di ieri e di oggi, letto per non come una contrapposizione di stili, forme
11
www.arcipelagomilano.org o correnti, ma piuttosto come un atlante del tempo recente che racconta una storia tutta nazionale. Insieme ai tantissimi eventi collaterali sparsi per la citt, non resta che scoprire, vivendola dal vivo, questa promettente, e ricca di citazioni, Biennale. Per scoprire i vincitori, clicca qui.
Il Napoleone restaurato
Dal 1859 sorveglia lAccademia e la Pinacoteca di Brera. In un secolo e mezzo di vita ha visto passare artisti, personalit illustri, studenti e appassionati darte. Ora, finalmente, si concede un meritato restauro. Protagonista di un intervento che durer 12 mesi proprio il Napoleone come Marte Pacificatore di Antonio Canova, statua bronzea che troneggia al centro del grande cortile donore in omaggio a colui che, nel 1809, fond la Real Galleria di Brera. Dal prossimo giugno limponente scultura sar circondata da una teca di vetro, attraverso la quale si potranno seguire, passo dopo passo, i progressi compiuti sul grande bronzo, proprio come consuetudine per i restauri sui dipinti della Pinacoteca, esposti al centro del percorso museale in un laboratorio di vetro. Sistemati, ripuliti e messi a nuovo da abili restauratori che lavorano sotto gli occhi (curiosi) di tutti. Pannelli illustrativi e attivit didattiche per scuole e appassionati accompagneranno i restauri, sponsorizzati da Bank of America Merrill Lynch, dallAssociazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi e dalla Soprintendenza per i beni storici artistici e etnoantropologici di Milano. Che fosse necessario un restauro era evidente da tempo: la superficie ha subito alterazioni causate da fattori metereologici e dall'inquinamento atmosferico, cos come sono visibili distacchi e cadute di frammenti e crepe nel marmo posizionato sotto il piedistallo della statua. Un Napoleone che ha avuto vita non facile, fin dallinizio. Lopera fu commissionata nel 1807 da Eugenio di Beauharnais, vicer del Regno dItalia, allo scultore Antonio Canova, ma non essendo ancora pronta, per problemi con la fusione, nel 1809, per linaugurazione della Pinacoteca di Brera, Beauharnais acquis a Padova il calco in gesso, da esporre in quella occasione. Il gesso, depositato in unaula dellAccademia, stato riesposto in uno dei saloni della stessa Pinacoteca, in concomitanza con le celebrazioni dei duecento anni dellistituzione museale, avvenuti nel 2009. Dopo il declino della fortuna e del comando di Napoleone, la statua in bronzo, che a Milano non aveva mai trovato collocazione in luogo pubblico, fu abbandonata nei depositi del palazzo di Brera. Riemerse alla luce allepoca dellarrivo in Lombardia di Napoleone III, a conclusione della seconda guerra di indipendenza italiana. Nel 1859 la statua fu eretta su un basamento temporaneo nel cortile principale di Brera. Solo nel 1864 fu inaugurato lattuale basamento in granito e in marmo di Carrara progettato da Luigi Bisi, docente di prospettiva allAccademia di Brera, ornato con aquile e fregi di bronzo. La statua in bronzo fu ottenuta con un'unica fusione (ad eccezione dell'asta e della vittoria alata) tenendo conto delle prescrizioni dettate dallo stesso Canova: l'asta tenuta nella mano sinistra composta da due elementi avvitati; la vittoria alata, che per fu rubata, stata allinizio degli anni 80 ricostruita basandosi su documentazione fotografica. Una curiosit: il bronzo utilizzato per la fusione proviene da cannoni in disuso di Castel Sant'Angelo a Roma. Un restauro iniziato in un momento non causale: il progetto parte del lavoro di valorizzazione che la Pinacoteca di Brera ha avviato in preparazione dellEXPO 2015, in cui giocher un ruolo fondamentale sulla scena culturale non solo milanese ma anche internazionale.
12
www.arcipelagomilano.org
13
www.arcipelagomilano.org
LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Philip Ball Non naturale Codice edizioni, Torino, 2013 pag. 442, euro 29,00
Chi Philip Ball? un divulgatore scientifico inglese che ha lavorato per ventanni per la famosa rivista Nature, prima di dedicarsi interamente alla scrittura. Lautore si pone una domanda: luomo sta giocando a fare Dio? In un vasto sciorinare di esempi che partono dalle pratiche alchimiste del Settecento, al mostro di Frankenstein di Mary Shelley, alle nuove tecniche dingegneria della medicina rigenerativa, Ball si chiede se lumanit sia pronta ad accettare prodotti di un dio minore, il cui potere stato rubato a chi per eccellenza genera la vita, e nel dubbio comprende che la tecnologia non sar il problema principale. Ma chiss se aveva ragione Paul Ramsey, che nel 1970, scriveva: Gli uomini non dovrebbero giocare a fare Dio prima dimparare a essere uomini, e dopo avere imparato a essere uomini non tenteranno pi di fare Dio. A beneficio di una discussione, onesta e chiara, su come noi permettiamo e rendiamo possibile la vita, il caso di esaminare i miti e quello che ci dicono i nostri timori e feticci concernenti lidea di creare persone viventi: questo linvito dello scrittore. Partendo dal presupposto che la creazione una forma di arte, non dovremmo pi lasciarci sedurre n dal nobile Prometeo dei romantici inglesi, che manifestarono la propria ammirazione per leroe che aveva sfidato Zeus, n dal moderno Pro-
14
www.arcipelagomilano.org
meteo di Mary Shelley, che profana le opere della natura con una conseguente punizione faustiana. Non c vergogna nelle grandi ambizioni. La ricerca della perfezione, il tentativo di eliminare i limiti con cui nasciamo, persino la mortalit, ci ha portato verso le nuove tecniche di genetica: dalla costruzione di pezzi di ricambio per il nostro corpo, alla procreazione assistita e alla clonazione. Noi abbiamo modi nuovi di procreare persone e il risultato positivo di questi esperimenti ha buone probabilit di crescere di anno in
anno. Questa la realt, per alcuni spiacevole, che dobbiamo affrontare. Lidea che la creazione della vita sia cosa malvagia e innaturale essenzialmente una costruzione moderna condizionata da una complessa rete di associazioni e assunti culturali. Non possiamo avere la certezza di prevedere tutti i pericoli, n di poterne risolvere i dilemmi sociali e morali. Come possiamo stimare i pro e i contro del possibile danno a una persona clonata contro la scelta opposta del non essere
assolutamente esistita? si domanda Philip Ball. Abbiamo bisogno di capire quando siamo regrediti al pensiero mitologico e, in particolare, ai miti dellantropopoiesi, per affrontare ci che sembra inevitabile, con una mentalit priva di pregiudizi, ma vigile. Un tema etico innegabile, ma come Pandora anche noi non riusciamo a resistere alla tentazione di aprire quella scatola e come Adamo ed Eva di assaggiare quel frutto proibito, che ci far diventare come Dio. (Cristina Bellon)
SIPARIO questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.G. Muscianisi rubriche@arcipelagomilano.org Premio Mab 2013, premiata leccellenza italiana
Luned 27 maggio presso il Teatro Manzoni di Milano si svolta la finale e premiazione della quarta edizione del Premio Internazionale di Danza Classica Maria Antonietta Berlusconi per i Giovani (MAB). La serata di gala ha visto Rossella Brescia come sua madrina, che in veste di presentatrice e moderatrice del concorso ha interagito con i giovani e giovanissimi partecipanti, cercando al meglio di lasciarli a proprio agio, secondo la poetica del titolo di questanno La danza come stile di vita. Le categorie dei finalisti erano quattro: Primavera fino ai 13 anni, Juniores fino ai 17, Seniores fino ai 19 anni, alle quali si aggiunge la categoria Creazioni coreografiche per i giovani coreografi emergenti. Tra i giurati si trovavano esponenti di spicco della danza in Italia, ma anche del giornalismo di spettacolo, tra i quali Anna Maria Prina e Frdric Olivieri, rispettivamente ex direttrice e direttore attuale della Scuola di Ballo Teatro alla Scala, Laura Comi, gi toile del Teatro dellOpera di Roma e ora direttrice della Scuola di Ballo, Paolo Giordano, giornalista per Il Giornale, Luciano Cannito, gi direttore artistico del Teatro Massimo di Palermo e attuale direttore artistico della Biennale Danza di Pesaro. I giovani finalisti, tutti molto talentuosi, si sono esibiti in alcune variazioni del repertorio classico preparate autonomamente, studiate poi e perfezionate con lo staff docenti del MAB dopo le selezioni al Sestrire che ha ospitato la fase semifianale del concorso. Solo due sono stati i doppioni: la variazione femminile de La Fille mal garde (1885, Marius Petipa e Lev Ivanov) e la variazione maschile de La Sylphide (1832, Filippo Taglioni). Nel secondo atto dellevento due compagnie ospiti hanno intrattenuto gli spettatori durante lultimo consulto della giuria, lAccademia delle Danze di Brindisi, diretta da Maria Chiara Di Giulio, ed Emox Balletto Contemporaneo, fondato e diretto da Beatrice Paoleschi. Tra gli sponsor coreutici si annoverano i prestigiosi Balletto di Milano, il West Finland College e Les Ballets de Monte Carlo; tra gli sponsor tecnici, Locman, Mikelart, So Dana e il marchio milanese Gianni Tolentino. Gli sponsor del Premio MAB sono stati numerosi, il che ha permesso un maggior numero di premi, che sono stati assegnati tutti a giovani talentuosi italiani, alcuni dei quali hanno sommato pi di una vittoria, con la motivazione che promuovano nel mondo in Made in Italy attraverso larte, la bellezza e la cultura. Domenico G. Muscianisi
CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Tutti pazzi per Rose
di Rgis Roinsard [Populaire, Francia, 2012, 111'] con Romain Duris, Dborah Franois, Brnice Bejo, Mlanie Bernier, Nicolas Bedos
Rose Pamphyle (Dborah Franois) una ragazza di un piccolo villaggio normanno che aspira a diventare segretaria. il 1958 e le donne ambiscono ancora a fungere da comprimarie alla parte maschile che autoritariamente dirige e governa il pianeta. Non fa eccezione Louis Echard (Romain Duris), l'elegante ed esigente proprietario di un'agenzia di assicurazione che assume Rose come propria segretaria. Rose risponde al telefono in modo informale, goffa nell'ordinare le pratiche ma ha un dono innato per la dattilografia. Le sue dita accarezzano i tasti della macchina da scrivere pi velocemente dei nostri occhi che provano a seguirle. Louis vede cos nell'ingenua segretaria una campionessa in erba di questa bizzarra disciplina. S perch in questa fantasiosa ricostruzione dell'epoca, la dattilografia appare come uno sport olimpico e a coloro che primeggiano riservato un trat-
15
www.arcipelagomilano.org tamento da star. Il capo veste rapidamente i panni dell'allenatore e le loro lunghe e ossessive sessioni di pratica non possono che richiamare alla nostra memoria Rocky e le sue corse nella neve. Rgis Roinsnard, regista di Tutti pazzi per Rose, ha scelto di mescolare la leggerezza dell'atmosfera dai colori pastello al riscatto silenzioso ma efficace della candida ragazza dal nome profumato. Cos delicata e saggia nel guadagnarsi la sua autonomia da far innamorare il capo, ora un po' meno arrogante e maschilista. Tutti pazzi per Rose una commedia che ci offre una ricostruzione fiabesca e edulcorata della fine degli anni '50, scorrendo rapida e leggera proprio come le dita della sua protagonista sui tasti della macchina da scrivere. Marco Santarpia In sala a Milano: Apollo, Eliseo, UCI Cinemas Bicocca.
GALLERY
VIDEO
16