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numero 31 anno V 18 settembre 2013


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Luca Beltrami Gadola MILANO. RITROVATA LARCA PERDUTA? Franco DAlfonso ANCORA SUL COMMERCIO A MILANO: CRISI O NOVIT/2 Elena Savino RICORDARE IL XX SETTEMBRE NEL TEMPO DELLINCERTEZZA Jacopo Gardella AL POSTO DELLA CARLO ERBA IL GIOCO DI PRESTIGIO DI UNARCHISTAR Giovanni Agnesi CASSA INTEGRAZIONE/VOLONTARIATO. INIZIATIVE PER SUPERARE LA CRISI Diana De Marchi MARONI LI LASCIA A CASA, PODEST NON FA QUEL CHE PU Giulia Mattace Raso LA MILANO DELLA MORATTI QUELLA CHE ATTERRA? Valentina Magri LECONOMIA DELLA MODA: DALLA PECORA AL FASHION Marco Ponti LEXPO SAR COMUNQUE UN FORMIDABILE SUCCESSO Raffaello Morelli REFERENDUM: IL PD E IL PROBLEMA DELLA GIUSTIZIA Pier Vito Antoniazzi PD. MA LA PAROLA D'ORDINE FERMARE RENZI? Riccardo Lo Schiavo SU MATTEO RENZI IO MI PERPLIMO VIDEO NANDO DALLA CHIESA: SULLA CRIMINALIT ORGANIZZATA MILANO ANCORA IN RITARDO suggerimento musicale MARGHERITA PIRRI canta Cara Milano rubriche di attualit CINEMA - Anonimi milanesi MUSICA - a cura di Paolo Viola SIPARIO - Emanuele Aldrovandi ARTE - a cura di Virginia Colombo LIBRI - a cura di Marilena Poletti Pasero www.arcipelagomilano.org

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MILANO. RITROVATA LARCA PERDUTA? Luca Beltrami Gadola


Sulle pagine milanesi dei principali quotidiani negli ultimi giorni cominciano a comparire notizie presagio forse di una non lontana ripresa: buone notizie dunque. Smentito il vecchio adagio del mondo dei giornali? Quello che dice: "una buona notizia non una notizia? A me non piace, ad altri s e da tempo, in particolare da quando la stampa amica di Berlusconi spara a palle incatenate su tutto e su tutti: per lei le buone notizie non esistono. Io mi domando di che umore siano i suoi lettori: ovviamente pessimo, vedendo allorizzonte nubi sempre pi nere. Ma il Cavaliere non era quello che incitava al buonumore e alla fiducia come unico vero antidoto alla crisi? Ha cambiato idea. Adesso la crisi - lo spettro della crisi sembra fargli comodo a patto che la Borsa non penalizzi troppo le sue aziende. Questo scenario dovrebbe convincere anche i pi renitenti che il conflitto dinteressi un male per tutti, per chi ci diguazza, per chi ne soffre, per chi scrive sui giornali, per chi cerca di informare civilmente lopinione pubblica. Ma veniamo alle notizie. Il quadrilatero doro, Monte Napoleone, festeggia la rinnovata prosperit e si augura che oltre gli stranieri arrivino gli italiani. Me lo auguro pure io, anche se chi spende cifre favolose in frivolezze non in cima ai miei pensieri perch penso che bene o male Milano stia ritrovando una sua attrattivit. Gli stranieri se la vedranno col fisco di casa loro, gi italiani no: sanno che oramai il nostro fisco si fatto sagace e se spenderanno lo faranno da cittadini onesti (speriamo!), con la coscienza a posto, come direbbe Papa Bergoglio. Altra notizia: la movida sembra avviata a una fase pi tranquilla. Qualcuno strilla che sta morendo la vita notturna milanese e dunque parrebbe una brutta notizia. Non cos. La movida, come tutte le mode, non un fenomeno stabile e permanente e la sua decrescita non va vista come un calo della voglia di vivere dei giovani. I gestori accusano il caro affitto dei locali e chiedono al Comune spazi pi convenienti. Perch no? Anche in questo campo un ruolo di calmiere del Comune pu essere utile senza per venir meno al criterio delle priorit. Il lato positivo della notizia che probabilmente anche i giovani hanno ritrovato il senso della misura. Altra buona notizia. Il numero degli start up di giovani imprenditori in continua crescita e, come ha detto lassessore DAlfonso, il commercio al dettaglio non cos in crisi come il numero delle serrande abbassate lascerebbe supporre. Si stanno rimescolando le carte tra imprenditoria locale e imprenditoria immigrata: il melting pot imprenditoriale la miglior molla allo sviluppo di piccoli e grandi. Ancora una. Il barometro di Expo sembra lasciare il variabile per avviarsi al bello: la collaborazione tra istituzioni pare funzionare. Chiss se ci sar laltra buona notizia, ossia che le ragioni di chi si oppone allExpo hanno avuto una almeno parziale soddisfazione con un aggiustamento della rotta ancora possibile? Comunque non abbandoniamoci a facili ottimismi, come suggerisce Marco Ponti su questo stesso numero di ArcipelagoMilano. Per finire una nota direi di costume, che non n una notizia buone n una cattiva. Londra sembra sabotare le banche italiane da un lato e a cinque anni di distanza il fallimento di Lehman Brothers Holdings Inc. sembra non aver insegnato nulla a nessuno. Nessuno nella piazza finanziaria milanese ha commentato il fatto. Peccato: il vecchio spirito imprenditoriale e finanziario milanese del quale siamo ancora alla ricerca ha fatto di nuovo cilecca. Malgrado questo possiamo cominciare a essere ottimisti, con parsimonia tutta milanese. Stiamo ritrovando lArca perduta?

ANCORA SUL COMMERCIO A MILANO: CRISI O NOVIT Franco DAlfonso


Continuando il discorso possiamo domandarci: Ma allora i piccoli esercizi sono destinati a sparire? No, come non sta avvenendo. Prendiamo un esempio concreto, lacquisto di un capo dabbigliamento: ormai lampiezza della scelta una condizione necessaria, per questo, oltre naturalmente per il prezzo, che si va ai centri commerciali. Ma si va anche e soprattutto presso le zone commerciali perch lacquisto anche una esperienza emozionale, motivo per il quale la Grande distribuzione organizzata sta passando dai freddi centri agli outlet finti villaggio tradizionale. Ma la citt, le sue zone commerciali sono vere e vincono su questo piano la partita con gli outlet: quello che occorre fare organizzare gli assi commerciali, come Buenos Aires o Vercelli ma non solo, come centri commerciali a cielo aperto, migliorando qualit ed estetica ma soprattutto metn.31 V 18 settembre 2013 tendo in comune servizi e iniziative. La gelosia tradizionale del cliente porta fuori mercato, occorre lavorare sui flussi e sulla qualit del prodotto, la concorrenza fra zone e non fra singoli esercizi. I negozi di vicinato manterranno comunque una loro funzione non solo per la presenza degli anziani come troppo spesso si ritenuto, ma anche e soprattutto perch la gente tende a vivere e a occuparsi del proprio quartiere, ovviamente dovendosi attrezzare alle nuove esigenze: evidente che, con la diffusione dei telefonini che abbiamo in Italia, se accanto a farmacia e panetterie manca la telefonia, una via out Il settore si sta quindi riorganizzando per rispondere alle nuove esigenze? Certamente e molto in fretta. I distretti urbani del commercio, intesi come zone autosufficienti dal punto di vista dei prodotti offerti, sono una decina e molto ampi e stanno sviluppando servizi comuni; la Gdo ha lanciato un programma di supermercati di vicinato con superfici ridotte, quelle stesse che venivano abbandonate con orrore e dolore fino a pochi anni fa nei quartieri residenziali, dove lauto non solo non richiesta ma ampiamente sconsigliata; la Galleria e gli assi commerciali tradizionali stanno trovando una nuova formula di successo, attraverso la specializzazione funzionale, di mercato o di prodotto. Naturalmente niente a costo zero: i conflitti con chi risiede da anni in zone soggette a cambiamenti cos rapidi e forti, penso a Sarpi oppure a Porta Venezia, rischiano di essere molto aspri. In pi si affacciano nuovi attori importanti di dimensione internazionale (altro segno della vitalit di Milano come piazza commerciale), portatori di nuove formule di vendita e con marketing di prodotto molto curato, 2

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in grado di mettere in difficolt su questo piano molti negozi attuali, nellabbigliamento in particolare, ancora non abituati a queste armi e troppo legati alla rendita della posizione logistica: ai gi presenti colossi spagnoli come Zara stanno per aggiungersi El Corte Ingls, Migros e altri ancora che hanno gi cambiato e sperimentato il passaggio verso la formula del punto commerciale assortito ma specializzato con iniziative che riescono a prescindere dalla appetibilit commerciale della zona perch loro stessi impongono un cambio e una accelerazione alle vie e ai quartieri nei quali si insediano. Riescono in questo modo a sottrarsi alla spirale dei rincari degli affitti degli immobili andando in zone o vie in ristrutturazione, inventandone una vocazione commerciale. Senza dimenticare che i marchi italiani della Moda o una catena come Eataly non hanno gi oggi nulla da imparare dai nuovi arrivati su questo terreno. Milano come accoglie questo cambiamento? Milano non accoglie, vive ed protagonista in prima persona di questo cambiamento. Quante volte ha cambiato volto e ha assecondato la creativit e il lavoro dei suoi cittadini dando vita a formule originali? La Milano del Rinascimento, quella degli artigiani che arrivano da tutto il mondo per lavorare e che restano per vivere svilupp il modello casa-bottega, creando quello stile pratico- estetico che usava i suoi navigli per la logistica, i cortili di casa per il lavoro e il lungo mura per i commerci, in maniera da tenere le merci a cavallo del dazio. Il modello rimase valido, allargando e consolidando le officine interne che sono sopravvissute fino a oggi per trasformarsi in loft fino allarrivo delle grandi fabbriche alle periferie: nascono accanto i quartieri operai, i Navigli perdono funzione e vengono coperti, facendo rivoltare Stendhal

nella tomba ma migliorando la salubrit della citt. La Milano di oggi ridisegna se stessa partendo dai grandi spazi lasciati vuoti dalle scomparsa degli stabilimenti e, dopo aver corso il serio rischio di consegnare la guida del proprio cambiamento a costruttori di parallelepipedi di vetro e cemento, si sta riappropriando delle scelte, dallIsola a Santa Giulia, chiedendo a gran voce innanzitutto una tutela della qualit della vita, che certamente nuova consapevolezza ambientale, mobilit sostenibile ma anche e forse soprattutto luoghi di vita, lavoro e socializzazione di nuova generazione. La piazza, la chiesa e il mercato sono ancora i luoghi dove questo cambiamento si misura. Cosa si chiede, cosa fa e cosa pu fare il Comune per il commercio? Non intendo ripetere la solita solfa relativa agli scarsi o nulli poteri locali: a Milano si va in Comune da sempre, sicuri di trovare qualcuno che quantomeno condivida e valuti un problema e questo dobbiamo fare anche noi oggi. Ma effettivamente la potest municipale sul commercio completamente azzerata e non tutti se ne rendono conto. Si prenda il caso delle imposte locali: sono meno del 2 per cento di pressione fiscale eppure non passa giorno senza che qualcuno attribuisca a queste stangate la crisi di una impresa se non quella dellintero settore! Il Comune ha per una responsabilit morale di governo del settore, a prescindere dal potere effettivo: favorire la convivenza fra traffici e popolazione residente, far rispettare le regole sostanziali del commercio tutelando i consumatori, garantire un ambiente nel quale liniziativa degli imprenditori commerciali si possa sviluppare in maniera armonica. Per far questo stato innanzitutto necessario dirimere una quantit assolutamente assurda di con-

flitti sparsi per la citt che le passate amministrazioni ci hanno lasciato in eredit, cercando di capirne le origini e le ragioni ma soprattutto cercando di superarle. Non vi dubbio che il principale errore del passato stato pensare che lAmministrazione pubblica fosse un giudice che dovesse individuare ragioni e torti, leffetto stato una maionese impazzita che vedeva sostenere alternativamente ora le ragioni degli uni ora quelle degli altri a seconda dei quartieri e a volte nella stessa via. La convinzione che il bene comune fosse la somma del bene di ciascuno, per chi conosce il diritto amministrativo il travisamento dellinteresse legittimo in diritto soggettivo, come se una invisibile cornucopia (altro che la mano invisibile del mercato...) distribuisse beni e ragioni per tutti ha portato allesplosione degli egoismi individuali e di impresa che faticosamente si sta cercando di superare. Come sta agendo in concreto il Comune? Usando le istituzioni esistenti, dai Consigli di Zona ai Distretti Urbani del commercio, moltiplicando le occasioni di confronto con cittadini e categorie, con grande fatica si sta ricostruendo un terreno comune di confronto e di iniziativa, spingendo cittadini e imprese a parlare fra loro e fra colleghi privilegiando le azioni comuni rispetto a quelle individuali. Nessun miracolo avvenuto a Milano, ma i conflitti dal 2010 a oggi si sono quasi azzerati, sono in corso decine di progetti partecipati e diffusi per la citt. Collaborare meglio che combattersi, anche nel commercio. Il Comune favorisce queste pratiche non perch buono, ma perch pragmatico: di fronte ai risultati nulli e ai danni del passato, in fondo non nemmeno tanto difficile fare meglio (2 continua)

RICORDARE IL XX SETTEMBRE NEL TEMPO DELLINCERTEZZA Elena Savino Ricordare il 20 settembre non significa solo rendere omaggio alla memoria storica di un fatto importante del nostro passato: la breccia che a Porta Pia consentiva ai patrioti del Risorgimento di concludere lunit del paese conquistando lultima enclave cattolica e dando allItalia Roma capitale. Ricordare il 20 settembre significa anche riconoscere il valore dello stato laico, uno dei maggiori lasciti della battaglia risorgimentale, che circoscriveva il potere della Chiesa al magistero morale, conferendo in pari tempo allo Stato la sua completa indipendenza di compiti e funzioni nellambito della vita civile. Questa ricorrenza, misconosciuta oggi dalla nostra classe politica, ha dunque un significato simbolico altissimo, che richiama la libert del cittadino rispetto ai problemi religiosi e morali e chiede un forte impegno civile in un paese ogni giorno costretto a difendere i principi della laicit delle istituzioni erose e avvilite dai privilegi e dalle pretese della chiesa cattolica e dalla acquiescenza e passivit dei nostri governanti. Non sembrino queste parole troppo grosse poich in Italia il governo falsamente liberale copre di fatto molte illiberalit. Nel nostro intento questo giorno una occasione per sollecitare il mondo politico e quello della cultura a un maggiore impegno in difesa dello stato laico, che assicuri, nel rispetto della dialettica democra-

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www.arcipelagomilano.org tica, la libert di ognuno nelle scelte che riguardano la fede e la morale di credenti e non credenti. Ma ricordare questa data ha anche un significato antifascista perch il Concordato del 1929 seppelliva le conquiste laiche del Risorgimento, dando vita a uno stato confessionale con larghi privilegi per la chiesa cattolica e con laccettazione di una disuguaglianza di fatto tra le diverse fedi, e questo in aperto contrasto con la Carta dei diritti delluomo e del citt adino. Occorre forse intendersi sul significato della parola laicit, che non significa affatto irreligiosit, ma rispetto delle scelte etiche e religiose di ognuno e cio volont di tenere separate la sfera religiosa da quella dei diritti e degli obblighi civili, separazione dunque dello Stato (le cui regole devono assicurare il massimo di libert e autonomia dellindividuo), dalla chiesa, il cui magistero dovrebbe limitarsi alla cura delle anime. Basterebbe ricordare a questo proposito Arturo Carlo Jemolo, uno dei padri della patria, intellettuale antifascista, spirito profondamente intriso di religiosit e fiero oppositore della soluzione concordataria, adottata poi anche dallo Stato repubblicano. Essere laici significa dunque tenere separate la sfera religiosa ed etica, dalla dimensione civile di cittadini. Il motto cavouriano libera Chiesa in libero Stato ci sembra cos ancora oggi valido per orientarsi nel grande groviglio dei rapporti tra stato e chiesa. Lo stato laico difende e garantisce la libert, lautonomia di ogni singolo e lindipendenza di tutte le fedi. Scriveva Alexander Vinet nel 1826: La libert di coscienza non soltanto la facolt di decidere tra una religione e un'altra, anche essenzialmente il diritto di non adottarne alcuna, e di restare straniero a tutte le forme e a tutti gli edifici che il sentimento religioso ha potuto creare nella societ ... La libert cristiana senza dubbio altro rispetto alla libert di coscienza ... ma se non permesso confondere l'una con l'altra queste due libert, non neppure lecito disconoscere il loro rapporto intimo. L'una la conseguenza dell'altra...". Nel generale disinteresse in Italia per quella che una volta si chiamava la questione romana, l'associ azione Consulta milanese per la Laicit delle Istituzioni costituisce in Italia un baluardo di consapevolezza e impegno nei confronti dellinvadenza cattolica. Debole forza armata solo della fede nella libert, a cospetto di una realt complessa, affrontata con spirito donchisciottesco, presidiando da un fortino spoglio la coscienza laica del paese. Molti temi incombono e tra i maggiori ci sia consentito ricordarne tre sui quali la Consulta fa sentire la sua voce. Il primo quello costituito dal vergognoso trattamento delle famiglie che chiedono per i loro figli al posto dellora di religione cattol ica, lora alternativa, e cio la conoscenza delle radici laiche del nostro stato e dei principi di uguaglianza che devono regolare ogni civile convivenza. Problema risolto in tutta Europa tranne che in Italia, ancora alle prese con leggi e regolamenti fortemente discriminatori. Il secondo riguarda il testamento biologico che dovrebbe consentire libert assoluta sui temi di fine vita. Il terzo infine solleva i problemi della tutela dei diritti delle coppie di fatto. In Europa il nostro paese il fanalino di coda nella legislazione e regolamentazione di questi aspetti e occorre aggiungere in dispregio dei principi di libert a uguaglianza sanciti dalla Costituzione. Che sia dunque questo 20 settembre il momento di una nuova consapevolezza e presa di coscienza dei diritti e dei doveri di uno stato laico. www.milanolaica.it

AL POSTO DELLA CARLO ERBA IL GIOCO DI PRESTIGIO DI UNARCHISTAR Jacopo Gardella


Il nuovo complesso residenziale, nellisolato di forma triangolare delimitato da via Pascoli, via Pinturicchio, via Balzaretti, sorge nellarea un tempo occupata dagli uffici della ditta Carlo Erba, che allinizio del 900 vi aveva insediato la propria sede amministrativa. Demoliti gli edifici dello stabilimento per sopravvenuta cessazione delle attivit produttive, sul terreno rimasto libero sta sorgendo il nuovo complesso residenziale; che si aggiunge ai molti simili comparsi a Milano negli ultimi anni. Pur avendo caratteri architettonici alquanto diversi fra loro, tutti questi interventi edilizi hanno in comune una medesima colpa nei confronti della citt storica ottocentesca: la dimenticano, la ignorano, la cancellano. E in questo ignorare la citt del passato non solo si assomigliano fra loro, ma assomigliano alla grandissima maggioranza di analoghi interventi costruiti o in via di costruzione nei principali paesi del mondo. La globalizzazione in architettura e in urbanistica si sta imponendo in forma massiccia. Ed una globalizzazione che sconcerta e spaventa. Il nuovo complesso non fa eccezione. Il progettista, larchitetto Peter Eisenman, non ha creduto opportuno fare riferimento al contesto esistente, ma ha voluto introdurre nellisolato triangolare un unico gigantesco corpo di fabbrica, un volume della pianta ondulata, simile a un enorme punto interrogativo, la cui testa si affaccia su via Pascoli e il cui piede raggiunge il punto di confluenza delle due vie retrostanti. Il suo progetto ignora lambiente ci rcostante; non rispetta gli allineamenti stradali; non mantiene la continuit di gronda tuttora esistente lungo via Pascoli. Unica preoccupazione del progettista il desiderio di lasciare il segno visibile della propria genialit: un segno - occorre specificare - tuttaltro che nuovo e originale, dal momento che la planimetria sinuosa gi comparsa di recente allinterno della nostra citt, sia in realizzazioni gi avvenute (grattacielo della Regione Lombardia), sia in progetti di prossima attuazione (campus dellUniversit Bocconi). Il futuro complesso Carlo Erba unulteriore conferma dellindirizzo architettonico corrente: ignorare il passato, trascurare il volto della citt tradizionale, dimenticare la Storia. Se queste sono le severe critiche urbanistiche rivolte al progetto, anche le considerazioni architettoniche non sono meno indulgenti. Sulle facciate del nuovo complesso com possibile giudicare dalle gigantografie esposte in cantiere - la struttura in cemento armato viene lasciata libera e in vista: travi e pilastri si presentano isolati e nudi. Come la precedente immagine urbanistica anche questa formula architettonica non n nuova n originale: si allaccia al Razionalismo Italiano dante guerra e ne ripete stancamente quella che allora era una brillante novit costruttiva: lasciare in mostra la maglia strutturale, mettere in evidenza il reticolo portante, esaltare la griglia formata dallintersezione di travi e pilastri. LArchitettura Razionalista concepiva ledificio come un asettico corpo tridimensionale; un solido, nitido

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www.arcipelagomilano.org e asciutto; un volume puro e perfetto. Si dichiarava estranea e contraria alla passata tradizione naturalista dellarte di costruire: una tradizione definita naturalista perch attenta e sensibile ai condizionamenti ambientali e climatici imposti dalla natura. Da questi condizionamenti la tradizione naturalistica traeva spunto per dare forma alle sue creazioni: innalzava tetti inclinati per offrire un riparo dalla pioggia; aggiungeva persiane alle finestre per opporre un ostacolo alla luce; applicava zoccolature alle facciate per proteggerle dalle ingiurie del clima e degli uomini. In nome del suo convinto antinat uralismo lArchitettura Razionalista rinunciava allinclinazione del tetto e imponeva terrazze perfettamente piane; abbandonava le persiane di oscuramento e trasformava le finestre in scarne cavit ritagliare nella facciata; aboliva le zoccolature e stendeva una superficie dintonaco continua e ininterrotta della linea di gronda fino alla quota dal terreno. NellArchitettura Razionalista la maglia strutturale, libera e aerea, restituiva unit e completezza al volume di partenza, l dove esse per necessit progettuali veniva eroso, intaccato, svuotato dallintroduzione di loggiati, ballatoi, terrazze, aperture scavate in profondit. Al fine di ricostruire e completare il profilo ideale e perfetto del solido geometrico prescelto, il reticolo di chiavi e pilastri veniva usato non pi con funzione di sostegno statico ma di tracciato grafico. Non vi dubbio che esso, cos come viene usato nel progetto di Eisenman, ha perso il significato compositivo originario; ha smarrito lo scopo di completamento volumetrico che aveva una volta; ha cessato di integrare e di ricostituire nella sua interezza la forma chiusa e conclusa prefigurata dallidea progettuale del Razionalismo. Vedendo oggi la maglia strutturale lasciata in vista di Eisenman, non possiamo percepirla se non come una formula vuota e sterile; una figura scontata, superata, riciclata; una composizione poco stimolante e attraente perch priva di valida giustificazione storica e dintrinseca coerenza compositiva. Eisenman non un geniale inventore; nonostante il suo capolavoro costruito a Berlino in ricordo dello sterminio ebreo, soltanto un astuto prestigiatore, un abile manipolatore di forme.

CASSA INTEGRAZIONE/VOLONTARIATO: INIZIATIVE PER SUPERARE LA CRISI Giovanni Agnesi


In tempo di crisi, i cicli produttivi alternano picchi di lavoro (quindi necessit di manodopera) a momenti di riduzione di ordinativi e relativa parziale inattivit produttiva. Per far fronte a questa ciclicit la stragrande maggioranza delle imprese italiane ricorre alla cassa integrazione. Oppure lavorando di fantasia si pu utilizzare il tempo non lavorato del personale in modo intelligente e utile per tutta la comunit, realizzando un nuovo modello di welfare territoriale. Linteressante esperienza viene da Omegna, un comune di 16.000 abitanti, sul lago dOrta, in provincia di Verbania, dove c la sede dellazienda di casalinghi e design Alessi. Il 13 Giugno scorso lamministratore delegato del gruppo Alessi annuncia lavvio del progetto Buon lavoro - La Fabbrica per la Citt, una iniziativa promossa in collaborazione con il sindaco di Omegna, il consorzio intercomunale del Cusio e le rappresentanze sindacali aziendali. Lazienda anzich ricorrere alla cassa integrazione sviluppa una sorta di volontariato aziendale messo al servizio della comunit di Omegna, per un numero significativo di ore lavoro regolarmente retribuite dallazienda nel periodo Giugno-Novembre 2013. Al progetto aderiscono 286 dipendenti, pari all85% del totale, che nellambito di 9.000 ore disponibili e utilizzabili da 1 a 8 giorni, si occupano della tinteggiatura delle scuole, della manutenzione di giardini e parchi e affiancano anche gli operatori sociali nelle attivit con i bambini, gli anziani e i disabili. Intervistato, lamministratore delegato dottor Alessi afferma: Il progetto innanzitutto servito a migliorare il clima aziendale, a cambiare cultura, migliorando la produttivit e il forte senso di appartenenza alla comunit e al territorio. Fare bene il proprio mestiere vuol dire fare anche linteresse della collettivit e del contesto dove opera. Il progetto andato in soccorso al Comune che come tutti i comuni italiani a corto di quattrini e quindi obbligato, in assenza di miracoli, a tagliare i servizi. Infatti il sindaco di Omegna, Adelaide Mellano, dichiara: Il nostro comune stato falcidiato negli ultimi anni dalla crisi. Molte aziende hanno chiuso i battenti, abbandonato il territorio e lasciato dietro solo rovine. La nostra comunit stava vivendo una vera perdita di identit, la nostra citt era depressa senza futuro, il progetto ha avuto un effetto antidepressivo per tutti e soprattutto ci ha restituito speranza.. I lavoratori hanno risposto con entusiasmo alliniziativa testimoniando: Abbiamo recuperato il grande senso di appartenenza allazienda e alla comunit, abbiamo capito che nonostante la crisi vogliamo continuare ad avere la nostra identit e la nostra dignit.. Lo stesso Luca Caretti segretario della Cisl del Piemonte dichiara: Il caso Alessi dimostra che si possono utilizzare i lavoratori, anche in cassa integrazione, per opere di pubblica utilit sociale dando concrete risposte ai bisogni di comuni e della collettivit.. Sono sempre pi convinto della necessit del passaggio dal vecchio stato sociale, caduto in una deriva assistenzialista e in piena crisi finanziaria, al nuovo welfare society dove lintera societ chiamata a prendersi cura degli altri. Penso che questa interessante esperienza possa essere realizzata non soltanto in piccole realt territoriali, ma anche a Milano studiando particolari metodi applicativi. Buon lavoro con molta fantasia.

MARONI LI LASCIA A CASA, PODEST NON FA QUEL CHE PU Diana De Marchi


Il 12 settembre sono iniziate definitivamente le scuole, ma non per tutti. I ragazzi e le ragazze con disabilit che frequentano le scuole superiori, che hanno bisogno dellassistenza ad personam, non hanno comincia-

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www.arcipelagomilano.org to la scuola insieme ai loro compagni, nonostante le nostre richieste e pressioni portate avanti da mesi perch venisse garantito il diritto allassistenza e quindi allo studio di tutti, senza discriminazioni. Negli ultimi anni in Provincia di Milano noi consiglieri di opposizione abbiamo sempre sostenuto limportanza di organizzare per tempo sia il trasporto che lassistenza educativa in collaborazione con i Comuni: su questi temi ci sono state controversie sulle competenze che facevano s che, rimpallandosi la responsabilit, non si fosse mai pronti al momento giusto! Lanno scorso i Comuni che avevano organizzato il servizio da settembre a giugno, come ovvio perch questa la durata della scuola, si sono visti abbandonati alla fine dellanno solare dal punto di vista economico, perch la Provincia sosteneva che la competenza fosse della Regione e quindi non poteva pi dare le risorse necessarie per concludere lanno scolastico. Ci rendiamo conto delle difficolt economiche, ma riteniamo che dopo le numerose sentenze del Tar che hanno condannato le Province a pagare non solo la mancanza del servizio dassistenza, ma anche a risarcire i danni delle famiglie e soprattutto dopo la sentenza del Consiglio di Stato che definisce la Provincia competente dellerogazione del servizio di assistenza, sia obbligatorio adempiere al proprio dovere in tempo utile. Sappiamo che sono momenti difficili per reperire fondi, ma si tratta di una scelta politica e uno dei temi prioritari deve essere quello di garantire la frequenza degli alunni con disabilit dal primo giorno di scuola. Perch proprio loro tutti gli anni devono vivere nellincertezza, non sapere se potranno disporre del trasporto al quale hanno diritto e soprattutto non sapere se avranno lassistente che permette loro di andare a scuola? sulla concretezza delle azioni che si dimostra la visione di societ che abbiamo e quindi bisogna fare delle scelte, scelte che devono essere fatte nei tempi giusti: dovevano essere messi a bilancio 1,5 milioni di euro necessari, questo avrebbe testimoniato la volont di affrontare la questione e dare risposte concrete. Inoltre le famiglie, nel caso fossero in grado di organizzarsi, potrebbero provvedere al trasporto dei propri figli sapendo di avere poi diritto al rimborso delle spese sostenute, ma la stessa cosa non pu avvenire per lassistente educativo. Questo servizio pu essere organizzato solo dalla Provincia, anche se in accordo con gli altri Enti territoriali, ma conoscendo la situazione attuale delle casse dei Comuni, stante la necessaria interlocuzione, impensabile che siano loro ad anticipare le spese: se lAmministrazione Provinciale non provvede a destinare a bilancio le risorse necessarie, i ragazzi e le ragazze continueranno a restare a casa come gi successo la settimana scorsa. Parliamo di 1890 studenti di cui 1118 a Milano, di questi 582 sono disabili gravi, 311 a Milano citt. Sono numeri importanti, ma qualunque fosse il numero degli alunni con disabilit, il nostro impegno di amministratori non dovrebbe essere diverso. Certo ogni situazione va valutata singolarmente, in base a criteri condivisi, per capire quale sia il programma individualizzato e quindi la necessit reale, ma non possiamo accettare che anche questanno la scuola sia iniziata senza vedere presenti i ragazzi con disabilit. Insegnanti, alunni e genitori sono consapevoli quanto sia importante partire insieme, condividere le prime giornate di accoglienza, conoscenza e organizzazione per potersi sentire inclusi nellattivit che seguiranno tutto lanno e garantire anche alle famiglie la necessaria tranquillit per iniziare bene. Ma a oggi questo non stato possibile e ci chiediamo anche quale sia la proclamata efficienza e il cambio di passo della nuova Regione che ancora non ha provveduto a stanziare i fondi alle Province.

LA MILANO DELLA MORATTI QUELLA CHE ATTERRA? Giulia Mattace Raso


Non pi solo una sensazione, la citt cambia, lo si tocca con mano. Cantieri decennali, giganti sonnacchiosi si scrollano di dosso polvere impalcature cesate e si mostrano alla citt. Le dimensioni sono tali da essere quasi alieni. Sono arrivati gli ufo. Porta Nuova, Garibaldi Repubblica, Portello, CityLife, Santa Giulia, prima ancora OM e Bicocca, astronavi dormienti prendono il sopravvento, non sempre senza dolore. Nel 2015 la trasformazione sar compiuta, della citt industriale poche tracce, le ferite della guerra mondiale sanate, i nuovi paesaggi urbani di sedicenti terziari avanzati definiti: pronti allineati e in bella mostra. La citt lasciata fare, data in mano ai grandi investitori privati, atterrata. I punti di attrito sono sulle frange, sui contorni dove la citt nuova entra in contatto con quella consolidata. La rivolta degli animi, quando il genius loci non viene rispettato: larea ex Enel, la stecca degli artigiani, piazza Giulio Cesare. Non semplicemente nimby (not in my backyard), la protesta di chi non vuole essere cancellato, negato dal progetto, che tutto sottomette alla celebrazione del nuovo: emblematica piazza Giulio Cesare, unit architettonica e stilistica novecentesca tuttuno con la sua fontana, spezzata in due, subordinata al viale imperiale di accesso a CityLife. Altro genius loci negato, e quindi ribelle, quello del Vigorelli: in nome dellunicit mondiale del velodromo si sono levate le voci delle associazioni dei ciclisti fino al ministero dei beni culturali a stoppare un progetto del Comune che spingeva sulla sua trasformazione polifunzionale, omettendo la sua ragion dessere. Senza dimenticare la Darsena che stata abbandonata cos a lungo a se stessa da generare un nuovo genius loci: da porto cittadino a oasi naturalistica. E se prima ci si opponeva al parcheggio perch negava lessenza del luogo, si arrivati a opporsi al suo ripristino in nome della cicogna. Un attaccamento intimo agli spazi abitati, ai luoghi vissuti che traspare dallinvestimento simbolico nella difesa della natura in citt, dalla paulonia di Brera ai platani di Mac Mahon, alle battaglie, nelle piazze destinate ai parcheggi interrati, per il cedro del Libano di Tommaseo o per i giardinetti di Damiano Chiesa, sintomo allo stesso tempo di una (totale?) perdita di fiducia nella gestione del cambiamento o nella capacit progettuale della amministrazione. Certo lesperienza del tunnel Gattamelata non aiuta: dal 2000 a oggi duecento milioni inarrestabili per portare a un dove che non c pi, la fiera si spostata, senza essere in grado di fermare un progetto in corsa: candido Maran, seppur innocente, accettiamo suggerimenti da chi abita il quartiere per capire che farne (lostracismo per le Vie dacqua di Expo 2015 assume nuove sfumature).

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www.arcipelagomilano.org Uno slittamento forse analogo a quello del Piano Parcheggi di albertiniana memoria: oggi per giustificare previsioni di tale portata dobbiamo pensare a una talpa bulimica Cantieri invadenti, sopra e sotto terra, proteste, ricorsi, crisi economica, un box che vale come un appartamento (e ci pago lImu!), un cambio radicale delle politiche di mobilit cittadina (Eco Pass, bike sharing, Area C, car sharing, GuidaMi e ora car2go..): la nuova giunta faticosamente sbroglia le matasse, chiude i contenziosi, porta a termine i lavori, rivede il piano e azzera le nuove costruzioni interrate. Il parcheggio di largo V Alpini prenotabile online (il nostro posto auto ci aspetta a Milano o ad Alassio, Arenzano, Bologna, Roma, Venezia Mestre..) ma non pochi preferiscono parcheggiare in via Revere sul marciapiede, proprio sulla sommit di un parcheggio con 250 posti auto a rotazione convenzionati con il Comune. Su progetti di cos grande scala e lunghi tempi di realizzazione che interessano grandi brani di citt pi amministrazioni si trovano coinvolte: evidente che queste metamorfosi implichino una visione, un progetto su Milano che supera la legislatura. La speranza sempre quella che ci sia analoga capacit progettuale sulla composizione sociale delle citt e sulle politiche per generarla: le nuove astronavi saranno abitate unicamente da ricchi bien ge? City user intercontinentali per cui Milano sar uno dei tanti set o un luogo dove far crescere i figli? O se comuni mortali quali scuole frequenteranno, quelle di quartiere gi sovraffollate come allIsola o ancora inesistenti come a Santa Giulia?

LECONOMIA DELLA MODA: DALLA PECORA AL FASHION Valentina Magri


In principio fu la pecora. Poi dalla pecora si fece lana, e venne ad abitare i nostri armadi. Questo il senso di una singolare apparizione in piazza Duomo del 10 settembre 2013: un gregge di 50 pecore. Per ricordare agli abitanti delle citt, pi avvezzi a vedere le vetrine del centro che le fattorie, che il futuro della moda nelle fibre naturali, oltre che nei giovani talenti che le confezionano. Una delle tante iniziative promosse dalla fiera del tessile Milano Unica, organizzata in vista di Milano Moda Donna, che apre oggi i battenti. Levento, che si chiuder il 23 settembre, uno dei pi prestigiosi organizzati dalla Camera Nazionale della Moda Italiana. Allombra della Madonnina saranno presentate pi di 130 collezioni della moda donna per la primavera estate 2014. Per la cronaca (economica): levento a costo zero per Palazzo Marino, che mette a disposizione gli spazi, mentre i costi sono a carico dagli sponsor. Gratuiti anche alcuni eventi per i cittadini, come il tango alla Palazzina Liberty il 23 settembre, le mostre a Palazzo Morando e gli eventi di Testanera con Sartorialist. Questanno poi, per la prima volta, la Scala diventa anche teatro della moda: proprio l si tiene infatti la serata di gala del 18 settembre per tutti gli stilisti, che potranno assistere anche al concerto del tenore Vittorio Grigolo. La settimana della moda femminile dar slancio alla citt che sta vivendo un momento difficile ma avr nella moda un punto di riferimento per il rilancio, a detta del sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Dello stesso parere lassessore alla Moda Cristina Tajani. Sulla scorta di tanto entusiasmo, val la pena passare in rassegna quelle che, parafrasando John Maynard Keynes, potremmo definire le conseguenze econom iche della moda. Alcune sono state illustrate dal sindaco di Milano il 10 settembre in occasione di Milano Unica: nel 2012 il settore ha creato un indotto da 28 milioni di euro per la Lombardia, di cui pi di met - per la precisione: 17 milioni - a beneficio del suo capoluogo. Unaltra statistica, molto amata dal presidente della Camera della moda Mario Boselli, calcola il contributo della moda al Pil di Milano, pari a un quinto. Per quanto riguarda il 2013, un quadro preciso del comparto moda in Lombardia stato tracciato dalla Camera di Commercio di Milano. Le imprese del settore sono 35mila nel territorio lombardo e impiegano 237mila persone, circa un quinto dellItalia. Il record di presenze a livello cittadino spetta a Milano, con 12mila imprese per un totale di 91mila addetti. Il settore in ripresa per merito soprattutto delle esportazioni, in aumento in Lombardia del 2,8% rispetto allo scorso anno. Quasi met delle esportazioni - il 46,8% - partono da Milano. Chi sono i nostri benefattori, coloro che con le loro importazioni aiutano la ripresa della moda made in Lombardy? Al primo posto ci sono i paesi europei (44,8% dellexport), seguiti dallAsia Orientale (20,3%). Ma il dato pi eclatante sta nella crescita a due cifre delle esportazioni dallAsia Centrale: +38,8%, per un valore compreso fra i 18 e i 25 milioni di euro. Esportazioni in crescita anche nel Medio Oriente. Un discorso simile vale per Milano, che esporta nel mercato europeo oltre la met dei suoi prodotti del settore moda. Ne particolarmente ghiotta la Francia, che assorbe oltre l11% dellexport. Si registra una crescita a due cifre dellexport verso Asia Centrale e Medio Oriente. Da segnalare il vero e proprio boom di Kuwait e Brasile, che hanno raddoppiato il valore delle loro importazioni in un solo anno. Il fatturato del settore moda previsto per il 2014 dovrebbe aumentare del 3,5%. Il caso del comparto moda lombardo e milanese sono solo il riflesso di un paradigma nazionale: mentre la ripresa dei consumi interni langue, lexport si conferma il vero traino della ripresa. Fermo restando che, come ha ribadito il sindaco Pisapia: Milano , e rester sempre, la capitale della moda.

LEXPO SAR COMUNQUE UN FORMIDABILE SUCCESSO Marco Ponti


Comunque andr, a chi interesser dire che c stato invece probabi lmente un formidabile spreco di soldi pubblici? Non certo alla classe politica che ha promosso levento in modo bipartisan, come i campionati mondiali di calcio, le olimpiadi di Torino, i giubilei e quantaltro. Perch perdere consensi per nulla? I

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www.arcipelagomilano.org padroni dei terreni e i costruttori saranno comunque molto contenti, e collaboreranno volentieri coi politici con convegni e manifestazioni trionfalistiche. I pagatori di tasse non sapranno, come non sapr chi ha avuto dei servizi sociali in meno, magari pi essenziali. Poi per dimostrare lo spreco ci vogliono analisi complicate, chi avr i soldi e la voglia di farlo? Poi le analisi ex-post non si fanno mai, si guardi la meravigliosa Alta Velocit, che ha contribuito non poco alla voragine del debito italiano, ma fa cos contenti i viaggiatori che hanno molta fretta, lo scrivente compreso. Le analisi dunque si fanno solo prima, sono commissionate dai promotori a studiosi non troppo critici, e si fanno, in modo certo rigoroso, con il metodo del Valore Aggiunto, su cui qui non vi tedio, che per definizione d sempre risposte positive, cos tutti son contenti. Anche il dettaglio che le Grandi Opere per lEXPO non servono allEXPO appunto un dettaglio che nessuno sar interessato a mettere in luce. Intanto son state fatte, e rimangono l da inaugurare e da vedere. Poi in particolare le metropolitane hanno un meccanismo finanziario, noto come Tariffa Ombra, su cui di nuovo non vi tedio, che peser, e molto, sui futuri bilanci comunali. Ma, come si detto, su quelli futuri, quando nessuno sar chiamato a risponderne. Forse si potevano fare cose meno costose e pi urgenti, ma questo di nuovo non interesser a nessuno (tecnicamente, si chiamano sunk costs, o in versione vulgata, chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato). Per fortuna per loggetto dellEXPO (lalimentazione del mondo, credo) mette tutti daccordo. Il tema stato deciso un bel po dopo lavvio delliniziativa, tanto ai promotori questo aspetto stava a cuore, ma si sa bene che lItalia un immenso paese agricolo, e la Lombardia e Milano vivono soprattutto di agricoltura (il dettaglio che lagricoltura italiana esista solo grazie a rilevantissimi sussidi, cio soldi nostri, inquini molto e occupi pochissima gente non mica rilevante, e certo non se ne parler in quella sede, ci mancherebbe.). Un precedente interessante e illuminante quello dellEXPO di Saragozza, un fiasco in termini di visitatori. Il sindaco della citt iberica in questione, intervistato su questo esito, dichiar: . ma di che fallimento parlate? stato un grande successo, infatti ci arrivato un fiume di soldi dallo Stato.. Anche le Olimpiadi di Atene furono presentate come un grande successo, solo che dopo risult, ma molto dopo, che avevano scavato un buco nei bilanci pubblici greci di circa l1 % del PIL, con vistosi fenomeni di corruzione inclusi. Ma, perbacco, lItalia non mica la Grecia! E qui appare la vera, grande novit: le prossime Olimpiadi hanno da essere in Italia, di nuovo con vibranti voci bipartisan a sostegno! C solo una piccola divergenza tra i partiti, se i soldi (nostri) relativi shanno da spendere a Roma o a Milano, ma forse Maroni e Pisapia troveranno laccordo sulla capitale della macroregione del nord. Questo la dice anche lunga sulla preveggenza per il dopo-EXPO: quello che doveva accadere a quellarea stato cos accuratamente pianificato che tutti in coro dicono: ci si posson far su le Olimipiadi! Un sacco di problemi sarebbero automaticamente risolti (o forse dimenticati, ma in fondo siamo tutti keynesiani, no? Occorre spendere ora, nel lungo periodo siamo tutti morti). Perseverare diabolicum. .

REFERENDUM: IL PD E IL PROBLEMA DELLA GIUSTIZIA Raffaello Morelli


Larticolo del Consigliere Borg sulle spallucce che il PD fa al referendum, appassionato e ragionato. Questo consente di prenderlo come riferimento anche per esprimere la convinzione che, per raggiungere alcuni degli obiettivi enunciati, la proposta dovrebbe essere un po diversa. Separiamo due aspetti dellarticolo: il merito dei singoli quesiti referendari e il significato del grappolo di referendum. Ciascuno dei 12 quesiti esprime una mentalit laica e liberale che punta al convivere dinamico tra cittadini diversi e responsabili. Si badi bene, tra i quesiti non c lamnistia. Meno male, visto che lamnistia un mezzo illiberale contro il principio della pena come punizione della illegalit e favorisce la concezione per cui al centro del vivere c il potere e non il rispetto delle regole. Del resto assurdo volere lamnistia contro le condizioni inumane e degradanti delle carceri, quando il 35% dei detenuti in attesa di processo e per svuotare le carceri basterebbe eliminare il carcere nella fase dellattesa. Il secondo aspetto la questione dei referendum a grappolo, un sistema degli ultimi venti anni che muta la natura del quesito referendario. Mentre ogni quesito abrogativo esprime la logica del controllo da parte dei cittadini sulle specifiche decisioni del Parlamento, gonfiare il numero dei quesiti fa del referendum un metodo di scelta complessiva al posto del Parlamento. Insomma, il referendum abrogativo come controllo, completa il ruolo del Parlamento impedendo che degeneri in corporazione. Viceversa il referendum abrogativo come strumento di governo, vuole essere unalternativa al legiferare in Parlamento e illude di decidere senza delegare. Nellepoca della politica come immagine senza contenuti, i referendum a grappolo piacciono perch danno visibilit, ma favoriscono lillusione politica dei grandi sogni complessivi e allontanano il conflitto democratico tra i progetti concreti dei cittadini. Si fa credere che basti impegnare lenergia civile nel manifestare il proprio sogno, e si omette il lungo e complesso lavoro politico per scegliere nel merito leggi coerenti elaborate con gli altri cittadini. Ci danneggia il corretto utilizzo delle energie riformatrici, imprescindibile nella democrazia libera tra cittadini diversi. Da qui derivano sia levanescenza del PD nello schierarsi che il berlusconiano sostenere la firma di quesiti non condivisi con la ragione di far scegliere ai cittadini (violando il criterio parlamentare). Appunto per evitare questo danno, i liberali non condividono i referendum a grappolo (ci vuole un limite annuo alle firme del cittadino) e, pur riconoscendosi nei singoli quesiti attuali, ne firmano solo tre, i due sulla responsabilit civile dei magistrati e quello sulla separazione delle carriere. Siamo convinti che, per migliorare le condizioni della convivenza, non si devono rincorrere disegni risolutivi globali (che opprimono la diversit e favoriscono limmobilismo) ma sia indispensabile affrontare i problemi uno per uno, a partire dai pi urgenti. Cominciando dal come si amministra la giustizia. Gli italiani gi nel 1987 avevano scelto la responsabilit civile della magistratura e, se ancor oggi man-

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www.arcipelagomilano.org ca, perch quel risultato fu subito distorto dal premere corporativo sul parlamento. Ora va inserita. Quanto alla separazione delle carriere, non si tratta pi di tergiversare ma di approdare davvero al processo accusatorio, stabilito pi di venti anni fa e sempre imbrigliato dai vedovi dellInquisizione e dai patiti dei privilegi corporativi (qui stanno le radici di quella giustizia che Borg chiama impropriamente di classe e che in realt il panpenalismo in omaggio agli appartenenti ai clan forti). La separazione il punto di partenza per riportare la magistratura con i piedi terra, liberandola dalle suggestioni elitarie che giustificano ogni comportamento tra colleghi. Serve anche per iniziare a smantellare gli intrecci ramificati e chiusi della burocrazia autoreferenziale. Il che indispensabile per non diffidare dellattivit innovativa degli imprenditori e per attirare gli investimenti esteri. Peraltro, fare tutto ci significa una cosa. Accettare che il fulcro della convivenza sono gli individui cittadini e che quindi le regole devono basarsi sulla centralit del cittadino secondo le scelte e gli aggiornamenti al fondo sempre affidati ai cittadini. Con queste regole di continuo adeguate si tesse la societ. La frammentazione e latomizzazione individuale della societ sono la realt delle cose viventi, una realt che solo i nostalgici del passato o i drogati delle reti sociali informatiche respingono alla ricerca di legami utopici. Peccato che, con la scusa delle promesse di un futuro che non ci pu essere, trascurano e opprimono il presente che c, cittadini in testa. Quindi il momento che il PD, nel darsi un progetto, lasci cadere il suo pregiudizio contro la metodologia individuale dei cittadini.

PD. MA LA PAROLA DORDINE FERMARE RENZI? Pier Vito Antoniazzi


Come nel celebre dramma del teatro dell'assurdo di Samuel Beckett l'attesa si fa snervante. Il congresso del PD non ha ancora una data (forse la fisser l'assemblea nazionale del 20 settembre) e il protagonista (come Godot) manda un messaggero a dire oggi non verr, ma verr domani. Certo Renzi non sta fermo. Non vorrei entrare nella categoria geriatrica di quelli che dicono troppo spesso L'avevo detto io!, ma, come ho scritto su ArcipelagoMilano 26/V, se il congresso non funziona si sviluppa il fuoricongresso... . Ed quello che Renzi sta facendo paradossalmente proprio nelle Feste PD. La nomenklatura locale non pu fare a meno di invitarlo (... del doman non v' certezza... ) ma la partecipazione entusiastica e numerosa a ogni uscita del sindaco di Firenze (ultima quella di domenica scorsa a Milano), parla chiaro pi di ogni voto congressuale. Ma la resistenza stolida di certa nomenklaturina (preoccupata di perdere ruolo, potere, reddito...) non si arrende. Non solo si cerca di rinviare sine die il congresso ma si cerca di condizionarlo con regole ad hoc. In nome dei diritti degli iscritti, della partecipazione della base si vogliono fare i congressi provinciali e regionali con i soli iscritti e prima delle primarie nazionali per il segretario. Ma che senso avrebbe fare assise provinciali o regionali separate dal dibattito sulla piattaforma e la leadership nazionali? Di che si discuterebbe? Di qualit (estetiche forse) dei candidati alla segreteria locale? Il senso chiaro: far contare le correnti, i capibastone e la sequela di nominati, rivolgendosi oltretutto a una base ristretta. Sembra il teatro dell'assurdo eppure viene dato per scontato da tutti gli addetti ai lavori (ovvero i professionisti della gestione di partito). In questa luce anche l'adesione di molti capicorrente al ciclone Renzi si spiega diversamente. A livello locale essi proporranno la continuit del proprio personale politico, pretenderanno posti in nome del contributo portato alla vittoria e insomma seguiranno il detto di Tomasi da Lampedusa Se tutto deve rimanere com', necessario che tutto cambi. Dunque tutti con Renzi ma ognuno resti al suo posto (deputati, segretari, funzionari, nominati negli enti, ecc.). Anche qui si vedr la risposta alla domanda posta da Panebianco sul Corriere: Dopo il Renzi 1 (il rottamatore delle primarie) come sar il Renzi 2 (segretario del PD)?. A mio avviso i conservatori dell'apparato (professionisti di trabocchetti e regoline ad personam) sottovalutano una cosa. Se tirano troppo la corda si spezza il partito (o qualcuno lo vuole?). Ancora. Se rendono il congresso impraticabile crescer il fuoricongresso. Vi immaginate se Renzi (esasperato) chiamasse il popolo PD a una asssise autoconvocata? Oggi lui spera ancora di prendere in mano il partito per via consuetudinaria e istituzionale e non nel suo interesse fare forzature. Ma se si rendesse conto che non possibile, che non glielo lasciano fare? Non sarebbe una scissione, sarebbe una rivoluzione. Una presa del Palazzo d'Inverno che nella storia dei partiti democratici (in Italia e fuori) non si mai vista. Forse la fece Mitterand rifondando sui club il partito socialista e poi costringendo alla federazione quel poco che restava dei vecchi partiti socialisti. Se Renzi chiamasse a una ricostituente del Partito democratico quanto credete rimarrebbe in piedi di iscritti, circoli, Partito attuale con la P maiuscola? Forse allora conviene farlo (senza trucchi) al PD questo congresso, provando a percorrere questa occasione unica di cambiare il partito, il centrosinistra, il paese. E non rimanere come Estragone e Vladimiro (i protagonisti di Aspettando Godot) che al termine di ogni atto si dicono "Well? Shall we go?" (E ora? Possiamo andare?) - "Yes, let's go" (Si, andiamo), e l'indicazione scenica dice ironicamente "They do not move." (Non si muovono.)

SU MATTEO RENZI IO MI PERPLIMO Riccardo Lo Schiavo


Sono un semplice elettore, un cittadino che ascolta le proposte politiche e sulla base di queste si reca alle urne. Un cittadino che tuttavia chiede conto del mandato affidato al proprio rappresentante eletto. Questo cittadino si pone da tempo il problema di come andare a votare alle prossime elezioni politiche che incombono sulla nostra testa sino a quando il panorama politico italiano

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www.arcipelagomilano.org sar popolato dalle sagome che ben conosciamo. Votare alle elezioni un diritto costituzionale ma anche un dovere civico. Se tuttavia lo scenario si mantiene inalterato diventa veramente arduo prender posizione. N d'altro canto si pu ricorrere a surrogati di partiti come i barbari sognanti o gli esapodi canterini che allietano le vacanze bucoliche estive. Mi sento come nella pubblicit di un noto effervescente: la cena ti rimasta sullo stomaco?, dove l'attore supino sul letto si sveglia per la cena pesante e appare un cinghiale su di lui. Tra le sagome, molte di cartone pressato, che affollano i meeting e i talk show apparso da tempo Renzi. Incuriosito, sono andato prima a una riunione di amici che lo supportavano alle primarie e poi ho assistito in prima fila a un suo show: le sensazioni che ne ho tratte sono tutt'oggi fonte di riflessione senza tuttavia giungere a conclusione. Si presenta bene, ha un buon eloquio, snocciola una serie di proposte che all'apparenza sembrano sensate e foriere di uno sviluppo sostenibile per l'Italia. Svolge da tempo il ruolo di candidato permanente in attesa del momento propizio a dare l'assalto al potere ma non convince. Non convince per due motivi: manca una base culturale innovativa degna di nota ed circondato spesso da improbabili ancelle adatte a una rivoluzione. Renzi parla al petto ma non alla testa della gente, suscita le passioni ma non il convincimento profondo e la razionalit che possa essere l'uomo della svolta. Tempo fa su queste colonne Michele Salvati, 21/11/2012 aveva motivato la sua scelta alle primarie a favore di Renzi sulla base delle tracce dei valori della sinistra liberale di cui Salvati stesso si ritiene partecipe. Gi negli Stati Uniti era avvenuto qualcosa di simile con Bill Clinton che tra le altre cose positive per luomo che ha bombardato il Kosovo senza mandato ONU e ha firmato il Gramm-Leach-Bliley Act. In Inghilterra si avuta l'esperienza di Tony Blair, campione della sinistra riformista inglese che ha profondamente rinnovato la politica del Labour portandolo a innumerevoli successi, anche lui, simil-guerrafondaio come Clinton ha spedito le forze armate britanniche in quattro guerre. Insomma Renzi potrebbe essere il riformista de noartri, e sembrerebbe che la cosa possa funzionare. Pare che finalmente se ne siano accorte anche le vecchie cariatidi che cucinano lo gnocco fritto alla festa del PD. Come per i due anglosassoni sopra citati potr essere un buon primo ministro ma non sar un rivoluzionario perch gli manca l'idea di rivoluzione. Tempo fa in televisione Bisignani, quello iscritto ai circoli politici che cominciano per P, aveva citato Renzi dicendo che doveva iniziare a studiare. proprio questo il punto, io, a parte le plastiche conversazioni in televisione o nei teatri non ho ancora visto un programma che possa far svoltare il paese. Non mi sembra un rivoluzionario ma piuttosto un borghese volitivo. E i suoi collaboratori sono brave persone ma non gente con il physique du rle del rivoluzionario: tanti bravi politici di mestiere preparati, per bene, gente che ne ha da perdere. Per non parlare dei consulenti, altissimo livello per carit, gente che sa lavorare e come, ma gente con famiglia imbolsita da un vivere borghese di alto standard. Oggi la sfida di Renzi governare il PD per poi andare a prendersi Palazzo Chigi. Governare il corpaccione del partito sar la sfida di Renzi, quel grumo dinteressi che trovano la base nelle regioni ex rosse. Nugolo dinteressi corporativi e conservativi, non innovativi. Ti dico Renzi, segui il mattone rosso e trovi il potere. Poi. Chi gestir il tutto? Le fondazioni ex PCI come si muoveranno? Si faranno governare? Hanno gi fatto un patto? Si sono resi conto che con Renzi forse finalmente si potr vincere ed evitare la solita scena penosa post elettorale: siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto. E i Fioroni della situazione faranno l'occhiolino nella migliore tradizione cattolica progressista? Riuscir Renzi a svecchiare il partito o quantomeno a mascherarlo da giovane dinamico agglomerato di anime innovative e riformiste? Forse s, forse no, certo che sentir dire saremo una casa di vetro fa una certa specie. A questo io rispondo con i versi di un poeta della West Cost: Non ci sono case di vetro, si tirano le tende e comincia la vera vita. Alcune attivit sono impossibili all'aperto. E questi segreti accadimenti sono il gioco dei voyeur . Jim Morrison, I Signori.Los Angeles 1970

Scrive Corrado Tomassini a Giuseppe Longhi


Mi riferisco all'articolo di Giuseppe Longhi su ArcipelagoMilano che evidenzia la drammatica perdita di competitivit della Lombardia che, tra le Regioni Europee perde 41 posizioni, scendendo dal 98 posto nel 2010, al 139 su un totale di 262. Non sono il primo a segnalare tra le varie cause le gravi carenze di managerialit nella P.A. e nelle Imprese. Non certo colpa dei giovani ma la Lombardia, ricordiamo, viene subito dopo la Campania per mancata frequenza scolastica. Non solo: OCSE rileva che l'analfabetismo "moderno" (incapacit di capire il mondo in cui viviamo) tocca quasi quaranta milioni di italiani e i riflessi si vedono in una diffusa rassegnazione. Per vedere cosa possiamo fare, partendo anche subito, per aiutare la timida ripresa di cui si parla, vorrei segnalare un progetto, presentato anche in Comune a Milano, riguardante iniziative da attuare nell'area di Milano e in quelle altre aree della Lombardia che hanno specifiche vocazioni storiche (es. aero / Varese, arredo / Brianza, tessile / Como, agri/Lodi, metalmeccanica / Lecco, moda / Milano...). Da anni l'Unione Europea sollecita l'adozione del programma Foresight per adeguare le nostre PMI alla competizione internazionale istituzionalizzando Sistemi di Integrazione di tutte le Risorse dell'area, nella valorizzazione delle specifiche vocazioni storiche e culturali. Il primo passo che le Istituzioni Territoriali avviino confronto, dialogo e cooperazione (oggi inesistente) tra Imprese e Scuole e Associazioni Culturali e di Volontariato locale. Oggi la singola Impresa, da sola, non potr pi essere competitiva (n sopravvivere) a livello internazionale e nemmeno Il Distretto, troppo circoscritto culturalmente. Il confronto internazionale avviene oggi tra Sistemi integrati di Area, capaci di sviluppare

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Scrive Piero Baracchi a Enrico Borg


Condivido appieno larticolo di sulla Giustizia. Perch la sinistra, diciamo soprattutto il PD, non affronta quello che il maggior problema dellItalia? Per paura di dar ragione a Berlusconi? Penso che il timore sia infondato: Berlusconi ha richiamato il tema sempre in funzione delle sue grane giudiziarie, e se poi qualche proposta di B. fosse anche da condividere che male ci sarebbe? Il punto che se la giustizia non funziona, oltre ai ritardi folli per i milioni di diretti interessati, come assicurare limpunit ai lestofanti, ladri, corruttori, imbroglioni, evasori (proprio B. ci ha mostrato la sua maestria nello sfruttare la situazione!) e tutta la vita civile del Paese diventa impraticabile. Non solo gli stranieri evitano lItalia come la peste, i giovani Italiani sani scappano. Quindi la sinistra (in particolare il PD) s tenuta a partecipare ai referendum in corso, ma soprattutto non pu pi dilazionare proprie proposte di riforme organiche su tutta la Giustizia alfine di uscire dal baratro in cui siamo precipitati.

Scrive Salvatore Bragantini ad ArcipelagoMilano


Bellissimo risentire La Badoglieide: mi scuserai se ti segnalo che a questa versione mancano due strofe, la prima delle quali particolarmente significativa. A) Dopo "la guerra d'Etiopia": "Ti ricordi la guerra di Francia/ che l'Italia copriva d'infamia/ e tu invece prendevi la mancia/ e col Duce facevi ispezion. B) Dopo "gli squadristi li hai richiamati..." "Era tuo quell'Adami Rossi/ che a Torino sparava ai borghesi/ se durava ancora tre mesi/ tutti quanti facevi ammazzar".

Scrive Lorenzo Boscarelli a Giovanni Cominelli


Ho letto il suo articolo sull'intervista a Erri De Luca (che io non ho letto). Sulla TAV Torino - Lione non vero che ci sono pareri tecnici discordanti: tutti coloro che hanno esaminato a fondo la questione - in termini tecnici ed economici - sono estremamente dubbiosi sulla ragionevolezza di costruire l'opera, e molto spesso nettamente contrari a essa. In allegato lei trova l'autorevole parere della Corte dei Conti francese. Il mio auspicio di cittadino italiano che desidera vedere spese in modo assennato le risorse pubbliche che gli organi di informazione finalmente decidano di informare noi tutti sulla realt tecnico-economica del progetto, smettendo di presentare gli oppositori alla TAV come un branco di scalmanati e di "black block". La invito anche ad accedere al sito www.notav.eu dove potr trovare utili notizie.

Replica Giovanni Cominelli


Le opzioni circa la TAV non sono oggetto n dell'intervista a Erri De Luca n del mio articolo. So bene, come ogni cittadino abbastanza informato, che i tecnici che gestiscono a nome del governo italiano la pensano in modo diverso tra di loro e diversamente dalla Corte dei Conti francese. Personalmente non ho le competenze per dire chi ha ragione o torto. Sono abbastanza convincenti per me le ragioni del NO alla TAV, pi per argomentazioni economico-finanziarie - che non solo la Corte dei Conti francese, ma anche esperti italiani hanno fornito - che ecologiche. Ma, appunto, sia l'intervista sia il mio articoletto portano alla seguente domanda: qualora un governo democratico - cio legittimato dal Parlamento - decida di procedere su un'opera pubblica, che settori o la totalit dei tecnici e settori o la totalit della popolazione locale avversino radicalmente, giustificabile eticamente il ricorso alla violenza (sabotaggi, pietre, scontri con le forze dell'ordine ecc...)? "Solo" questa la domanda. Che si riferisce oggi alla TAV, domani eventualmente a qualcosa d'altro. Ovvio che poggia su una distinzione: quella tra opposizione violenta (Black Block e dintorni) e opposizione non-violenta. Prendo solo atto che lo scrittore Erri De Luca fa il Black Block dilettante. Con ci rivelando una certa continuit/coerenza con la stagione degli "anni di piombo".Tutto qua.

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org MITO


In attesa che ripartano le stagioni dei concerti milanesi la Scala, la Verdi, i Pomeriggi, le Serate Musicali, il Quartetto, la Societ dei Concerti, solo per citare le pi importanti imperversa lormai ben noto festival MITO SettembreMusica giunto alla sua settima edizione, caratterizzato da due aspetti che non smettono di sorprendere: da una parte lecletticit del programma, di cui non si riesce a leggere il minimo filo conduttore, e dallaltra una capacit di promozione che sembra non avere limiti. Ci si potr chiedere perch mai un festival musicale debba avere un filo conduttore; noi pensiamo che quella

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www.arcipelagomilano.org cosa che continuiamo tenacemente a chiamare cultura, e che ha ben poco a vedere con lo svago, per essere praticata necessita di grande concentrazione, di meditati approfondimenti, di complessi sforzi di contestualizzazione, e che per questo serve un filo che conduca laddove tutto ci sia facilitato e diventi possibile. E poi, un bene o un male promuovere gli eventi culturali? Non ci sembra un tema proprio elementare. Ma andiamo con ordine. 1. Lecletticit del programma Fra il 4 e il 21 settembre in 18 giorni il festival offrir al suo affezionatissimo (sic) pubblico un fitto calendario di appuntamenti dando come sempre priorit alla musica classica, dallantica alla contemporanea, ma concedendo anche il giusto (sic) spazio al jazz e al rock, alla canzone dautore, allelettronica e ad altro ancora (1); cos recita il programma e aggiunge che si tratta di ben 109 appuntamenti a Milano in oltre 60 sedi dal centro alle periferie e quasi altrettanto a Torino. Dunque siamo a circa 200 eventi che, equamente ripartiti fra i 18 giorni, superano la media di 10 eventi al giorno (ricordate PianoCity, in maggio, con pi di 260 eventi in un weekend, solo a Milano? una gara straordinaria a chi pi ne ha pi ne metta!). Non ci dilunghiamo sul programma, e soprattutto non andiamo a vedere lelevata qualit artistica, limpatto zero, il pubblico giovane, linterattivit e gi gi fino al car e bike sharing per gli artisti e ai Biken Jazz distribuiti in diverse piazze cittadine in cui i giovani, che si suppongono amanti della musica, pedalano su finte biciclette per produrre energia che alimenta gli altoparlanti che propinano musica ai passanti. Prendiamo atto invece che questanno sono arrivati o stanno per arrivare al festival Mehta, Pappano, Temirkanov addirittura portandosi le loro orchestre (non sappiamo se con il bike sharing per tutelare le foreste in crescita per quasi un milione di mq nel mondo!); non possiamo che esserne felici, ma che centrano questi magnifici direttori e le grandi e storiche orchestre del Maggio Fiorentino, dellAccademia di Santa Cecilia, della Filarmonica di San Pietroburgo con il jazz, il rock e la canzone dautore? E cosa centra tutto questo con gli spettacoli dedicati ai bambini, i progetti didattici e il confronto con la pur ammirevole orchestra formata da giovani psichicamente disagiati (ragazzi down e autistici) che hanno seguito i corsi di musicoterapia orchestrale? Esiste una larga corrente di pensiero, condivisa anche da grandi musicisti e critici musicali, che sostiene essere tutta la musica egualmente interessante e, almeno potenzialmente, avere tutta il medesimo fascino. Rispettiamo questo punto di vista pur non condividendolo; ma vorremmo chiedere, a proposito di MITO, quale pubblico gradirebbe (e quanto gioverebbe alla sua crescita culturale) una grande esposizione universale darte che vedesse allineati gli affreschi di Pompei a Giotto, a Tiziano, a Pollok, ai fumetti di Crepax, alle fotografie di Mapplethorpe, e via di seguito per illustrare tutti i generi dellarte figurativa! Adesso per fortuna siamo tutti in attesa dellappuntamento alla grande festa di chiusura allinsegna della milonga, dellhabanera e del tango, che qualcuno ha definito pensiero triste che si balla ma che noi tutti vivremo con tanta allegria, scrive sul programma Francesco Micheli, vicepresidente e inventore di MITO, che abbiamo corso il rischio di vedere al posto di Lissner alla Scala. 2. La promozione dellevento Tutti sappiamo che gli eventi culturali vanno promossi se si vuole che abbiano successo, e sappiamo anche che il successo un obiettivo tanto pi ragionevole quanto pi si impegnano risorse, materiali o immateriali che siano. Ma non stiamo esagerando con la promozione degli eventi culturali? mai possibile che assomiglino sempre di pi a prodotti commerciali da immettere sul mercato? Siano festival musicali o della filosofia, della letteratura o della scienza, siano mostre darte o cicli di letture e di conferenze, siamo bombardati dalla loro promozione, come se fossero i nuovi modelli di telefonini o di automobili. difficile che passi inosservata la quantit di risorse necessarie per promuovere duecento eventi culturali in diciotto giorni quando non vi sono borse di studio per gli allievi dei Conservatori e delle Scuole Civiche Musicali e quando i nostri giovani diplomati devono andare allestero per fare il loro mestiere con decoro. C qualcosa di stonato, che non fa pensare a un paese ordinato e civile. (1) i corsivi sono citazioni dal programma del festival .

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Porto Poetic. Sogni e progetti di due grandi maestri
La Triennale di Milano, insieme al Council of Architects Northern Chapter (OASRN) presentano la mostra Porto Poetic, una panoramica delle maggiori opere di due pilastri dellarchitettura portoghese, lvaro Siza e Eduardo Souto de Moura. Lesposizione, a cura di Roberto Cremascoli, presenta 41 progetti di architettura, 215 pezzi di design, 540 fotografie dautore e 28 filmati che vanno ad analizzare la scena architettonica portoghese dagli anni Cinquanta a oggi, soffermandosi sulle produzioni dei due maestri, diversi ma con una forte linea di continuit. Porto poetic un omaggio alla citt di Oporto e al Portogallo, Paese che stato fortemente riqualificato e messo in evidenza, dal punto di visto architettonico, grazie al lavoro operato da Siza e Souto de Moura, maestro e allievo, e che hanno fortemente caratterizzato la cosiddetta Scuola di Porto. Alvaro Siza, che nel 1986 scrisselvaro Siza, Professione poetica, fece emerge a livello mondiale la Scuola di Porto, considerata fino ad allora come qualcosa di secondario e regionale, vernacolare. Nella sua celebre premessa alla pubblicazione, scriveva ... Dicono che disegno nei caff, che sono un architetto di piccole opere (dato che ho provato a fare le altre, penso che, se non mi sbaglio, le piccole sono pi difficili).... La tradizione una sfida allinnovazione. fatta di inserti successivi. Sono conservatore e tradizionalista, cio mi muovo fra conflitti, compromessi, meticciaggio, trasformazione.... Ed proprio questo mix di innovazione e tradizione, di dialogo con il

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www.arcipelagomilano.org territorio ma anche di novit, che gli permette di firmare alcune delle opere pi significative del suo Paese, opere private ma anche e soprattutto spazi pubblici e per la collettivit. Insieme al lavoro di Souto de Moura e ai loro seguaci. Il tracciato della metropolitana, con le stazioni disegnate da Eduardo Souto de Moura e la sua Casa das Artes a Chaves; il Museo di Serralves, la Facolt di architettura di Porto, lessenziale chiesa di Santa Maria e le Terme di Vidago, di lvaro Siza, sono ormai icone della nuova Porto. Ed proprio la capitale portoghese che ha festeggiato recentemente la conquista del secondo Premio Pritzker (lequivalente dei premi Nobel per larchitettura), quello a Eduardo Souto de Moura (2011), premio che lvaro Siza aveva meritato gi nel 1992. La Porto Poetic a cui fa riferimento il titolo allora quella citt nuova eppure storica, vitale eppure tradizionalista, che gli architetti della omonima scuola hanno fatto pian piano rivivere e risvegliare. La mostra, divisa in tre sezioni, Poetic, Community e Design, aiuta a entrare nello spirito e nella mente dei grandi architetti, grazie a interviste, pezzi di arredo autentici, bozzetti, progetti e fotografie, alcune scattate anche da grandi fotografi, come il rimpianto Gabriele Basilico. Porto poetic Triennale di Milano fino al 27 ottobre Costi: 8,00 Euro, 6,50 Euro Orari di apertura Marted - Domenica 10.30 - 20.30 Gioved10.30 - 23.00 .

Il signore del giallo a palazzo reale


E Palazzo Reale si tinse di giallo. No, non per una stramba scelta di chiss quale architetto creativo, ma perch a Milano arrivato niente meno che il maestro del giallo Alfred Hitchcock. La mostra, aperta da poco, presenta al pubblico una serie di testimonianze sulla vita e soprattutto sul lavoro del grande regista inglese. Settanta fotografie e contenuti speciali provenienti dagli archivi della Universal Picture raccontano la figura di Alfred Hitchcock attraverso i suoi principali capolavori firmati dalla major americana: 'Alfred Hitchcock nei film della Universal Pictures', il titolo della rassegna, in programma fino a settembre, che mette in mostra scene dei backstage dei principali film di Hitchcock, rivelando particolari curiosi sulla realizzazione delle scene pi celebri, sull'impiego dei primi effetti speciali, sugli attori e sulla vita privata del grande regista. La Universal Pictures dal 1940 al 1976 ha prodotto i capolavori del grande regista, e le immagini in mostra danno suggestioni di quellepoca doro ormai passata, ricordando sia luomo che lartista. Suggestioni thriller accompagnano il visitatore nelle sale: complice anche la colonna sonora che mixa i temi musicali pi famosi dei film di Hitchcock, e che tanto hanno giocato nel creare quel clima di suspense e angoscia che regnava nei suoi film. Dai violini stridenti di Psyco, ai gabbiani de Gli Uccelli. Ma al centro c sempre lui, figura e regista ingombrante, sempre accanto ai suoi attori per suggerire e dare indicazioni. Eccolo accanto alla bellissima Grace Kelly e a Janet Leigh, oppure con Kim Novak e Paul Newman, o pi semplicemente accanto alla fondamentale moglie e compagna Alma Reville. Una interessante parentesi dedicata anche ai cammei di Hitchcock, in cui il regista si fa attore che appare per fugaci momenti, attesi e osannati dal pubblico. Oltre alla mostra, i fan del regista potranno gustare i suoi capolavori grazie a una rassegna dei suoi film cult proposta dalla Fondazione Cineteca Italiana allo Spazio Oberdan fino al 17 luglio: in cartellone non soltanto otto capolavori di Hitchcock in lingua originale con sottotitoli in italiano (La donna che visse due volte, Nodo alla gola, Notorius L'amante perduta, Psyco, Sabotaggio, L'ombra del dubbio, Gli uccelli, La finestra sul cortile), ma anche il recentissimo Hitchcock interpretato da Anthony Hopkins, e che verr proiettato sempre in lingua originale. C' qualcosa di pi importante della logica: l'immaginazione, disse una volta il regista, scomparso nel 1980. Questo sicuramente un consiglio da tener presente anche oggi visitando la mostra, attendendosi quasi che un pericolo mortale sbuchi dalle sale immacolate di Palazzo Reale. Alfred Hitchcock nei film della Universal Pictures Palazzo Reale, fino al 22 settembre 2013 Orari luned 14.30 - 19.30 marted, mercoled, venerd e domenica 9.30 19.30 gioved e sabato 9.30 - 22.30 Ingresso Intero 8,00 Ridotto 6,50

I sette savi di Melotti


Dopo quasi cinquanta anni di assenza tornano a far bella mostra di s i Sette Savi dello scultore Fausto Melotti. Le sculture, restaurate con il contributo di SEAAeroporti di Milano, attenderanno da qui al 10 novembre i viaggiatori e i frequentatori dellaeroporto di Malpensa presso la Porta di Milano, tra l'ingresso del Terminal principale e la stazione ferroviaria che conduce in citt. La Porta, progettata dagli architetti Pierluigi Nicolin, Sonia Calzoni (che hanno curato l'allestimento della mostra), Giuseppe Marinoni e Giuliana De Gregorio, con i suoi effetti datmosfera, esalta e valorizza i giganti di pietra di Viggi scolpiti da Melotti con un forte richiamo alla metafisica dechirichiani. I Sette Savi hanno una lunga e travagliata storia alle spalle. Lopera fu concepita infatti come un insieme di 12 gessi per la sala disegnata dagli architetti B.B.P.R. (Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers) e intitolata Coerenza delluomo della VI Triennale di Milano. Di queste sculture ne sopravvissero intatte solo sette e questo stesso numero port Melotti a non volere reintegrare le cinque perdute. Lopera infatti acquis un nuovo senso, facendo riferimento alla magia del sette che da sempre compare nella storia delluomo con significati filosofici e religiosi: nel Buddismo il numero della completezza, nel Cristianesimo sette sono i sacramenti e i doni dello Spirito Santo, nella religione islamica il sette identifica gli attributi fondamentali di Allah. Questo numero ha non solo nella religione, ma anche nella cultura - astronomica, storica, mitologica - un forte significato simbolico. Sette sono le arti liberali, le virt teologali, i peccati capitali, le meraviglie del mondo e i metalli della trasmutazione alchemica. Dovendone produrre altre versioni, lautore decise quindi di creare sempre e solo sette elementi. Ogni scultura simile ma differen-

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www.arcipelagomilano.org te dalle altre, creando un ritmo quasi musicale come era tipico della cultura astratta di Melotti. Lo scopo dei Savi sembra quello di far riflettere sulla compostezza e laspetto sacrale di coloro che dedicano la loro vita alla conoscenza, con profonda concentrazione e forza di volont. Al grande pubblico era per gi possibile vedere altri Savi di Melotti in un paio di versioni: quella in gesso, esposta al MART di Rovereto, eseguita nel 1960, e quella in marmo di Carrara creata nel 1981 ed esposta nel giardino del PAC di Milano, visibile anche dalla vetrata interna. Ma questi giganti di pietra, dove erano finiti per quasi cinquanta anni? I Sette Savi in questione vennero commissionati dal Comune di Milano allo scultore trentino per adornare, nel 1961, il giardino del Liceo Classico Giosu Carducci di via Beroldo, e lopera fu selezionata da una commissione composta dagli architetti Piero Portaluppi, Franco Albini e Renzo Gerla, allora consulenti del Comune. Fu pagata 5.805.000 lire, una cifra considerevole per i tempi anche se, visto il valore odierno, fu anche un lungimirante investimento economico. Nel 1964, due statue vennero danneggiate dagli studenti; e da allora, lopera giaceva in un deposito del Liceo, in attesa del suo recupero, dimenticata e acciaccata. Dopo un restauro costato 18.000 euro ecco che ora i Savi accoglieranno viaggiatori e passeggeri in transito per Milano, presentandosi come un interessante biglietto da visite della citt in vista dellExpo 2015

Milano Archeologica 2015


In vista dellExpo 2015 tante sono le attivit culturali in programma. Oltre allideazione di nuovi progetti, Mil ano si prender (finalmente) cura anche del patrimonio gi esistente, restaurando e valorizzando alcuni siti importantissimi per la storia della citt e quindi significativi anche a livello turistico. da poco stata presentata infatti la prima tappa del programma Milano Archeologia per Expo 2015, un percorso che restituir alla citt una fetta importante del suo patrimonio storico, quello riguardante let romana e imperi ale. Nonostante gli evidenti sviluppi urbanistici e architettonici, Milano conserva ancora tracce importanti di un passato glorioso che va dal I sec. a.c. allet tardoantica, in cui la citt divenne centro e poi una delle capitali pi siginificative dellImpero romano. Resti di questo passato si possono vedere ancora oggi al Museo Archeologico di corso Magenta, con i resti delle mura di Massimiano e la torre di avvistamento, cos come, inglobata nel campanile di San Maurizio al Monastero Maggiore sopravvive lantica torre del circo romano. L accanto invece sono conservati, in via Brisa, a cielo aperto, i resti del monumentale palazzo imperiale, in cui Costantino e Licinio nel 313 emanarono il famoso Editto di tolleranza. I resti pi emozionanti forse per si trovano sotto piazza Duomo, con il battistero di San. Giovanni e lantica basilica di Santa Tecla. Solo per citare le testimonianze pi note. Il progetto Milano Archeologia si propone quindi di favorire la conoscenza e la conservazione delle realt archeologiche presenti nel centro storico di Milano mediante azioni di manutenzione, promozione e comunicazione attraverso un sistema di reti di conoscenze e diffusione delle informazioni. Un progetto voluto e sostenuto dallArcidiocesi, dalla Regione Lombardia, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici e dal Comune di Milano. Insieme collaboreranno le parrocchie di San Eustorgio, San Simpliciano, San Lorenzo Maggiore e San Nazaro in Brolo, interessate poich depositarie di importanti resti paleocristiani sui loro territori. I nfatti verranno restaurate e riqualificate le aree delle sepolture e dei manufatti paleocristiani della necropoli di Sant'Eustorgio; verranno valorizzati i resti di et romana imperiale presso San Nazaro, cos come larea del Foro romano in piazza s. Sepolcro e nei sotterranei della Biblioteca Ambrosiana, per concludere con la torre romana e la torre del circo in via Luini. A partire dalla celebrazione dei 1700 anni dellEditto di Costantino e in vista dellExpo, questo progetto non solo punta a riqualificare e promuovere resti, aree e monumenti, ma anche a elaborare una metodologia che potr essere replicata per altre realt non solo milanesi ma anche lombarde.

La Biennale enciclopedica di Gioni


Il 1 giugno ha aperto la 55 Esposizione internazionale d'arte di Venezia, firmata dal pi giovane curatore nella storia della Biennale, Massimiliano Gioni, gi direttore artistico della Fondazione Trussardi e direttore associato del New Museum di New York. Il titolo dellevento imponente: "Il Palazzo Enciclopedico", ripresa dichiarata del progetto pensato dall'artista-architetto italoamericano Marino Auriti, che nel 1955 aveva depositato il brevetto per realizzare un edificio di 136 piani destinato a contenere 'tutto il sapere dell'umanit, collezionando le pi grandi scoperte del genere umano, dalla ruota al satellite". Unimpresa chiaramente impossibile, rimasta utopica, ma che ha dato spunto a Gioni per creare una Biennale che si preannuncia essere ricca di sorprese e meraviglie. Concentrare in un luogo solo tutto il sapere (artistico) del panorama contemporaneo, con i grandi di ieri e di oggi: una sfida per Gioni, accettata per dai 150 artisti provenienti da 38 Paesi diversi. Sviluppata come sempre tra il Padiglione Centrale, i Giardini e l'Arsenale, la Biennale concepita come un museo contemporaneo, e, spiega Gioni l'esposizione sviluppa un'indagine sui modi in cui le immagini sono utilizzate per organizzare la conoscenza e per dare forma alla nostra esperienza del mondo". Insomma quel sogno che da sempre rincorre luomo di poter arrivare al sapere sommo e totale, viene abbozzato da Gioni nella sua Biennale, chiamando gli artisti a contribuire con un pezzetto di arte, a questa utopia. Un percorso e un allestimento che si preannunciano in stile Wunderkammer, le celebri camere delle meraviglie in voga tra 1500 e 1600, destinato a suscitare stupore e sorpresa, ma anche a far riflettere sul senso dellarte oggi, secondo una progressione di forme naturali e artificiali, messe insieme per strabiliare lo spettatore. Il Palazzo Enciclopedico una mostra sulle ossessioni e sul potere trasformativo dellimmaginazione e si apre al Padiglione Centrale ai Giardini con una presentazione del Libro Rosso di Carl Gustav Jung dice Gioni, riferendosi al manoscritto illustrato al quale lo psicologo lavor per sedici anni, po-

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www.arcipelagomilano.org sto in apertura del Padiglione Centrale. Un lavoro che stimola la riflessione sulle immagini, soprattutto interiori e sui sogni in chiave psicanalitica, cancellando le distinzioni tra artisti professionisti e dilettanti, tra outsider e insider - dice ancora Gioni l'esposizione adotta un approccio antropologico allo studio delle immagini, concentrandoci in particolare sulle funzioni dell'immaginazione e sul dominio dell'immaginario". La Mostra sar affiancata da 88 partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, allArsenale e nel centro storico di Venezia, con ben dieci Paesi new entry: Angola, Bahamas, Regno del Bahrain, Costa dAvorio, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Maldive, Paraguay, Tuvalu e Santa Sede. E la partecipazione di questultima forse la novit pi forte, con una mostra allestita nelle Sale dArmi, fortemente voluta dal cardinal Bagnasco. E il sempre chiacchieratissimo Padiglione Italia? Questanno il compito curatoriale toccato a Bartolomeo Pietromarchi, che ha deciso di lavorare sugli opposti, con Vice versa, titolo scelto riprendendo un concetto teorizzato da Giorgio Agamben nel volume Categorie italiane. Studi di Poetica (1996), in cui il filosofo sosteneva che per interpretare la cultura italiana fosse necessario individuare una "serie di concetti polarmente coniugati" capaci di descriverne le caratteristiche di fondo. Binomi quali tragedia /commedia o velocit/leggerezza divengono cos originali chiavi di lettura di opere e autori fondanti della nostra storia culturale. Una attitudine al doppio e alla dialettica che particolarmente cara alle dinamiche dellarte contemporanea italiana. Quattordici gli artisti invitati e ospitati in sette stanze: Francesco Arena, Massimo Bartolini Gianfranco Baruchello, Elisabetta Benassi, Flavio Favelli, Luigi Ghirri, Piero Golia, Francesca Grilli, Marcello Maloberti, Fabio Mauri, Giulio Paolini, Marco Tirelli, Luca Vitone, Sislej Xhafa. Gli artisti, in un dialogo di coppia, compongono un viaggio nellarte italiana di ieri e di oggi, letto per non come una contrapposizione di stili, forme o correnti, ma piuttosto come un atlante del tempo recente che racconta una storia tutta nazionale. Insieme ai tantissimi eventi collaterali sparsi per la citt, non resta che scoprire, vivendola dal vivo, questa promettente, e ricca di citazioni, Biennale. Per scoprire i vincitori, clicca qui.

Il Napoleone restaurato
Dal 1859 sorveglia lAccademia e la Pinacoteca di Brera. In un secolo e mezzo di vita ha visto passare artisti, personalit illustri, studenti e appassionati darte. Ora, finalmente, si concede un meritato restauro. Protagonista di un intervento che durer 12 mesi proprio il Napoleone come Marte Pacificatore di Antonio Canova, statua bronzea che troneggia al centro del grande cortile donore in omaggio a colui che, nel 1809, fond la Real Galleria di Brera. Dal prossimo giugno limponente scultura sar circondata da una teca di vetro, attraverso la quale si potranno seguire, passo dopo passo, i progressi compiuti sul grande bronzo, proprio come consuetudine per i restauri sui dipinti della Pinacoteca, esposti al centro del percorso museale in un laboratorio di vetro. Sistemati, ripuliti e messi a nuovo da abili restauratori che lavorano sotto gli occhi (curiosi) di tutti. Pannelli illustrativi e attivit didattiche per scuole e appassionati accompagneranno i restauri, sponsorizzati da Bank of America Merrill Lynch, dallAssociazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi e dalla Soprintendenza per i beni storici artistici e etnoantropologici di Milano. Che fosse necessario un restauro era evidente da tempo: la superficie ha subito alterazioni causate da fattori metereologici e dall'inquinamento atmosferico, cos come sono visibili distacchi e cadute di frammenti e crepe nel marmo posizionato sotto il piedistallo della statua. Un Napoleone che ha avuto vita non facile, fin dallinizio. Lopera fu commissionata nel 1807 da Eugenio di Beauharnais, vicer del Regno dItalia, allo scultore Antonio Canova, ma non essendo ancora pronta, per problemi con la fusione, nel 1809, per linaugurazione della Pinacoteca di Brera, Beauharnais acquis a Padova il calco in gesso, da esporre in quella occasione. Il gesso, depositato in unaula dellAccademia, stato riesposto in uno dei saloni della stessa Pinacoteca, in concomitanza con le celebrazioni dei duecento anni dellistituzione museale, avvenuti nel 2009. Dopo il declino della fortuna e del comando di Napoleone, la statua in bronzo, che a Milano non aveva mai trovato collocazione in luogo pubblico, fu abbandonata nei depositi del palazzo di Brera. Riemerse alla luce allepoca dellarrivo in Lombardia di Napoleone III, a conclusione della seconda guerra di indipendenza italiana. Nel 1859 la statua fu eretta su un basamento temporaneo nel cortile principale di Brera. Solo nel 1864 fu inaugurato lattuale basamento in granito e in marmo di Carrara progettato da Luigi Bisi, docente di prospettiva allAccademia di Brera, ornato con aquile e fregi di bronzo. La statua in bronzo fu ottenuta con un'unica fusione (ad eccezione dell'asta e della vittoria alata) tenendo conto delle prescrizioni dettate dallo stesso Canova: l'asta tenuta nella mano sinistra composta da due elementi avvitati; la vittoria alata, che per fu rubata, stata allinizio degli anni 80 ricostruita basandosi su documentazione fotografica. Una curiosit: il bronzo utilizzato per la fusione proviene da cannoni in disuso di Castel Sant'Angelo a Roma. Un restauro iniziato in un momento non causale: il progetto parte del lavoro di valorizzazione che la Pinacoteca di Brera ha avviato in preparazione dellEXPO 2015, in cui giocher un ruolo fondamentale sulla scena culturale non solo milanese ma anche internazionale.

Leonardo e le macchine ricostruite


Come faceva Leonardo Da Vinci a progettare le sue macchine volanti? Potevano davvero volare? Che cosera il famoso Leone Meccanico? Perch non venne mai portato a termine il colossale monumento equestre di Francesco Sforza? Queste sono solo alcune delle domande che potranno avere risposta grazie allinnovativa - e unica nel suo genere - mostra che si appena aperta in una location deccezione: gli Appartamenti del Re nella Galleria Vittorio Emanuele. Tutto nasce dallidea di tre studiosi ed esperti, Mario Taddei, Edoardo Zanon e Massimilano Lisa, che hanno saputo mettere insieme e creare un centro studi e ricerca dedicato a Leonardo, alle sue invenzioni e alla sua attivit, con risultati

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www.arcipelagomilano.org sorprendenti sia sul fronte delle esposizioni, sia su quello della divulgazione. Leonardo3 (L3) parte di un progetto pi ampio, di un innovativo centro di ricerca la cui missione quella di studiare, interpretare e rendere fruibili al grande pubblico i beni culturali, impiegando metodologie e tecnologie allavanguardia. Sia i laboratori di ricerca sia tutte le produzioni L3 (modelli fisici e tridimensionali, libri, supporti multimediali, documentari, mostre e musei) sono dedicati allopera di Leonardo da Vinci. E i risultati sono stati straordinari: L3 ha realizzato il primo prototipo funzionante al mondo dellAutomobile di Leonardo, hanno ricostruito il Grande Nibbio e la Clavi-Viola, il primo modello fisico della Bombarda Multipla, il primo vero modello del Pipistrello Meccanico, il Leone Meccanico e il Cavaliere Robot, oltre a interpretazioni virtuali e fisiche inedite di innumerevoli altre macchine del genio vinciano. Non solo macchine per. Fondamentali per la riscoperta e la creazione dei prototipi sono stati i tanti codici leonardeschi, tra cui il famoso Codice Atlantico interamente digitalizzato, cos come il Codice del Volo, presentato in Alta Definizione, in cui ogni singolo elemento interattivo. E queste tecnologie diventeranno, in futuro, sempre pi utili per studiare manoscritti antichi e fragilissimi, come i diversi Codici e taccuini, gi molto rovinati dallusura e dal passare dei secoli. Una mostra che divertir grandi e bambini, che potranno toccare con mano le macchine e i modellini ricostruiti, testarsi sui touch screen per comporre, sezionare o vedere nel dettaglio, tramite le ricostruzioni 3D, i vari pezzi delle macchine di Leonardo, far suonare la Clavi-Viola e costruire, davvero, un mini ponte autoportante. Una delle ultime sezioni poi dedicata ai dipinti di Leonardo, su tutti la famosa Ultima Cena. Una ricostruzione digitale e una prospettica permettono di ricostruirne strutture e ambienti, di capirne perch Leonardo sbagli di proposito la prospettiva e di approfondire alcuni dettagli. I modelli sono stati costruiti rispettando rigidamente il progetto originale di Leonardo contenuto nei manoscritti composti da migliaia di pagine, appunti e disegni. Il visitatore avr anche la possibilit di leggere i testi di Leonardo invertendo la sua tipica modalit di scrittura inversa (da destra a sinistra). L3 si gi fatto conoscere nel mondo, le mostre sono state visitate da centinaia di migliaia di persone in citt e Paesi come Torino, Livorno, Vigevano, Tokyo, Chicago, New York, Philadelphia, Qatar, Arabia Saudita e Brasile. Occasione imperdibile. Leonardo3 Il Mondo di Leonardo -piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II, fino al 14 febbraio 2014 luglio, orari: tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 23:00, biglietti: 12 intero, 11 studenti e riduzioni, 10 gruppi, 9 bambini e ragazzi, 6 gruppi scolastici.

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org

Mohsin Hamid Come diventare ricchi sfondati nell'asia emergente


Einaudi 2013 154 pp. euro 17,50
Guerriero riluttante stato definito il presidente Obama da Massimo Gaggi sul Corriere della Sera di alcuni giorni fa, a significare come sia entrato nell'immaginario collettivo il titolo Il fondamentalista riluttante del precedente romanzo del pakistano Mohsin Hamid, che ha soggiornato a lungo in Inghilterra e negli Usa, ove si laureato. L'aggettivo riluttante, in relazione all'11 settembre, non viene mai spiegato esplicitamente, ma sta a rivelare una certa perplessit di fronte ad un mondo che pretende scelte radicali. Forse l'unica scelta per un soggetto, come l'autore, nativo di un mondo altamente instabile, quella di non scegliere, come ha dichiarato egli stesso all'ultimo Festival di Mantova, cos come non esiste, egli dice, un termine che possa indicare la miscellaneit delle identit. Hamid rifiuta di etichettare il suo popolo, composto di 140 milioni di persone, come fondamentalista, per fatti compiuti da un manipolo di esaltati. E aggiunge che a muovere gli animi solo la paura, la quale indirizza le emozioni collettive su certi obiettivi invece che su altri, egualmente spaventevoli, ma sottovalutati. Come diventare ricchi sfondati... romanzo, dal titolo volutamente fastidioso, tradotto letteralmente dall'originale, ha un andamento speculare rispetto al precedente, descrivendo, a differenza di quello, non la parabola di un manager in preda al dubbio di identit, bens l'ascesa di un povero figlio di campagna, fino all'empireo cielo delle limousine con autista personale in una grande citt, grazie a una carriera folgorante nel mondo dell'imprenditoria connessa all'oro blu, l'acqua. Una storia di ambizione e di amore il plot forte del libro, unito a una lucida disamina delle contraddizioni di una ipotetica citt emergente, che potrebbe essere Lahore, ove ora abita l'autore o qualunque altra citt dell'Asia. La scrittura ricca di similitudini inattese, considerazioni sociologiche e filosofiche fulminanti, e perci pi penetranti. Alla Scott Fitzgerald, autore tanto amato dallo scrittore. Intrigante l'uso dell'io parlante in seconda persona, espediente che permette una complicit totale tra l'autore e il tu protagonista, mai nominato, che pu essere cos sondato come da un misterioso satellite, per realizzare l'obiettivo dichiarato dall'autore: quello di permettere al lettore di creare, attraverso la lettura, il suo libro, in uno scambio osmotico continuo autore-lettore. Ma anche per rendere il protagonista universale, non necessariamente pakistano, americano o inglese. Il tu protagonista diventer ricchissimo grazie all'iniziale vendita di prodotti scaduti con etichette cancellate e di film in DVD contraffatti. Questo lavoro sar la causa dell'incontro con la sua amata, la sua donna ideale dall'adolescenza alla morte, avvenuta in tarda et. La sua

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successiva fiorente impresa di commercializzazione di acqua in bottiglia, inizialmente riciclata dall'acquedotto inquinato pieno di falle, ci introduce alla realt della megalopoli in via di sviluppo, in una fantasmagorica trasformazione sociale, dalla forte, disordinata immigrazione dalla provincia, all'insegna della corruzione e del disordine urbanistico. Dove anche i servizi essenziali come l'acqua appunto e la luce, sono forniti a macchia di leopardo, e solo i ricchi delle zone residenziali possono permettersele con continuit, nelle loro case pro-

tette dagli attentati ricorrenti, da alti muri. Anche la sua lei non ha un nome, detta semplicemente la bella ragazza, ragazza e poi donna, libera dalle convenzioni, che attraverso lavori in saloni di bellezza, come indossatrice e altro, riesce a conseguire una discreta agiatezza in lontane citt. Nel volgere degli anni i due potenziali innamorati si sentiranno saltuariamente, rincorrendosi all'insaputa l'uno dell'altro, via internet, loro che la prima volta si sono amati, adolescenti, sul tetto di una casa, sotto la volta del cielo, la

sera precedente che lei fuggisse lontano dalla sua famiglia, come evidenziato sulla copertina del libro. Cosa avverr alla fine non dato di spiegare, certo ci attendono delle sorprese, tra vittorie e sconfitte. Il finale struggente e all'epilogo l'autore parla a noi lettori e attraverso il trapasso del suo eroe, consapevole che tutto un'illusione, un ultimo effluvio del brodo chimico che il tuo cervello, ci dice e dunque che tu possa, che noi, che tutti noi possiamo affrontare la fine.

CINEMA questa rubrica a cura di Anonimi Milanesi rubriche@arcipelagomilano.org Viaggio sola


di Maria Sole Tognazzi [Italia, 2012, 90] con: Margherita Buy, Stefano Accorsi, Fabrizia Sacchi, Gian Marco Tognazzi
Irene fa un lavoro inconsueto e da favola: lospite a sorpresa, non sempre gradito, che in incognito giudica i migliori alberghi di lusso di tutto il mondo. una donna elegante, bella e silenziosa, continuamente in viaggio per destinazioni lontane, senza particolare nostalgia per ci che lascia: non ha un compagno, non ha figli o genitori di cui prendersi cura, e anche la sua casa non particolarmente accogliente. Sospesa tra il senso di libert e la consapevolezza di una solitudine che comincia starle stretta, rimane in contatto con la realt attraverso il rapporto con sua sorella, le bambine di lei, le chiacchiere con Andrea, suo ex ora amico del cuore. Agli affetti consolidati si aggiungono scambi di pensieri e la scuotono ogni tanto, emozioni impreviste da brevi incontri negli spazi comuni degli alberghi che ispeziona. Il film ha la sua forza nella bellezza dei luoghi e nella capacit di restituire personaggi veri: Margherita Buy perfetta, e d a Irene spessore, grazia e sensibilit. I suoi gesti misurati e gli sguardi attenti e profondi sullumanit che le sta intorno, la rendono familiare e scatenano unalchimia empatica con lo spettatore. Un film indipendente, realizzato anche grazie alla collaborazione con Leading Hotels of the World, nelle sedi dei suoi alberghi a Gstaadt, Berlino, Parigi, Marrachech, Puglia e Toscana. A Milano visto da molti grazie al passaparola e soprattutto grazie alla lungimiranza di un esercente illuminato, Antonio Sancassani del Cinema Mexico, che con coraggio lo ha programmato per pi di cinque mesi, con la sala spesso piena. Cosa non scontata n facile di questi tempi. Adele H.

SIPARIO questa rubrica a cura di E. Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org Intervista a Tatiana Olear


In questi giorni al Piccolo Teatro di Milano in scena Tramedautore, festival internazionale del teatro dautore, di cui sei direttrice artist ica. Questanno, dopo un lungo percorso dedicato al teatro africano, il festival si occupa del subcontinente indiano, affiancando una sezione dedicata alla drammaturgia italiana contemporanea chiamata la giovine Italia al tempo della crisi. Quali sono le linee guida del festival e quali sono stati i criteri con cui hai selezionato gli spettacoli? Abbiamo fondamentalmente due grandi temi principali. Per quanto riguarda la parte internazionale abbiamo deciso di dedicarci appunto al subcontinente indiano, sia perch una realt che sta avendo un grande sviluppo, sia perch nel nostro paese presente una sempre crescente migrazione e quindi vorremmo indagare la cultura dei nostri nuovi concittadini che vengono da Sri Lanka, Bangladesh, Pakistan e India, per ora poco presenti culturalmente ma che con la seconda generazione lo saranno sempre di pi, come negli altri paesi europei. Abbiamo selezionato autori di identit multipla, cio che appartengono a pi culture contemporaneamente. Non si pu dire ancora che appartengono al mondo globale, per vivono sul confine fra pi realt. Ad esempio abbiamo aperto il festival con un autore dello Sri Lanka che vive attualmente in Australia. Poi ci sono stati Harvest dellindiana Padmanabhan, che vive attualmente negli Stati Uniti il suo testo parla del commercio dorgani fra primo e terzo mondo e Borderline di Kureishi, che molto famoso e amato

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www.arcipelagomilano.org in Italia come romanziere e sceneggiatore, ma non ancora come drammaturgo. un testo scritto nellanno dinsediamento di Margaret Thatcher, quindi non nuovo, ma abbiamo deciso di farlo tradurre e rappresentare perch parla di una tematica la condizione della seconda generazione dimmigrati che in Inghilterra hanno affrontato trentanni fa e che noi invece affrontiamo adesso. Prima questa tematica non poteva essere accolta con interesse, e inoltre non cerano gli attori che potevano realizzare un testo del genere, che infatti diretto da Ana Shametaj, giovane regista di origine albanese, e interpretato da una compagnia multietnica. E gli autori italiani sono multiculturali? Alcuni s. Ad esempio Leonardo Staglian che italiano ma si formato negli Stati Uniti o Davide Carnevali, autore interessantissimo che vive fra Berlino, Buenos Aires e Barcellona, molto tradotto e rappresentato allestero e purtroppo pochissimo in Italia. Poi c anche il testo vincitore del Premio Hystrio 2011, Babel City, che scritto in italiano da unautrice brasiliana, Ana Candida de Carvalho Carneiro. un testo che tocca le tematiche del mondo globale, raccontando di una metropoli cosmopolita nella sua versione pi crudele e disumana, e lo fa con uno stile come anche Sweet Home Europa di Carnevali che possiamo chiamare drammaturgia di frammentazione, abbastanza presente nella drammaturgia contemporanea allestero ma poco frequentata dagli autori italiani. Laltro grande filone del festival la sezione nazionale, nel quale gli autori quasi tutti giovani si occupano della crisi attuale, non solo economica ma anche culturale. Questi temi, la multiculturalit e la crisi, secondo te, influenzano anche le forme espressive? E in che modo? Devo dire di no. Unaltra cosa interessante che le forme espressive sono molto diverse da un autore allaltro. Dal punto di vista della scrittura, della parte artistica, le impronte sono diversissime. Non ci volevamo limitare a un solo tipo di drammaturgia, assolutamente no. Effettivamente ogni autore secondo la propria sensibilit e il proprio talento racconta le cose che stiamo vivendo tutti quanti, per declinate nel proprio linguaggio personale. Ma non solo nel nostro festival. Anche a livello internazionale cos. Viviamo nel mondo postpostmoderno, ormai si dice che gi stato fatto o provato tutto. C sempre qualcuno che inventa qualcosa di un pochino novo, per ha diritto di esistere ormai qualsiasi con.31 V 18 settembre 2013 sa, limportante che sia fatta bene, con talento e con impegno; non solo impegno sociale ma impegno artistico, latteggiamento serio e profondo dellautore nel proprio lavoro. Ma questo non vuol dire che i testi comici non hanno diritto desistere. Anche nel festival ci sono molti testi brillanti, che spaziano dallironia fino al sarcasmo. Credo non debbano esserci limitazioni. Limportante che le cose ci riguardino, che la drammaturgia contemporanea ci sia davvero contemporanea. Limportante questo. Poi ci sono, per carit, temi universali, per sono declinati ed importante che il pubblico si riconosca in quello che vede. Secondo te lautore contemporaneo pi autore o dramaturg di compagnia? Guardando agli spettacoli presenti nel festival, ad esempio, ci sono sia compagnie come Teatro Minimo, nella quale Michele Santeramo scrive sapendo gi chi interpreter i suoi personaggi, sia testi che solo successivamente hanno trovato una regia e degli interpreti. Anche qua io credo che ognuno abbia la propria strada. Insomma, deve viverla come gli pi consono. Esiste una natura artistica, la natura di un talento, che pu essere gestito in un modo o in un altro. Per non mi sembra di riscontrare una tendenza generalizzabile n in un senso e neppure nellaltro. Ad esempio abbiamo il Teatro Magro, che chiude il festival, i cui spettacoli sono firmati da tutta la compagnia. Perci siamo stati ancora pi di ampie vedute, senza imputarci sul fatto che lautore dovesse essere un autore. Benissimo. Secondo te perch in Italia le produzioni dei teatri stabili non partono quasi mai da un testo scritto da un autore teatrale italiano vivente. Al massimo gli autori vengono coinvolti per sviluppare progetti che per hanno origine altrove. Come mai? In Germania e in Inghilterra, ad esempio, non cos. Alcuni teatri scelgono un testo e da l organizzano la produzione, scegliendo il regista e il cast. Perch in Italia non succede? La mia opinione che c paura di rischiare. E questo legato sia allofferta sia alla ricezione del pubblico. In realt un circolo vizioso. I teatri hanno paura di rischiare perch il pubblico non viene e il pubblico non viene perch non c la tradizione di andare a vedere i testi contemporanei. Non c la percezione che una cosa importante che ci riguarda. Per ovviamente finch non inizier a comparire questa proposta culturale il pubblico non si abituer. Noi cerchiamo di fare quello che possiamo per rompere questo circolo vizioso. Outis propone testi contemporanei da tredici anni, per mi rendo conto che una parentesi piccola rispetto a una stagione intera. Io spero che in questo caso il pubblico milanese raccolga questa opportunit e venga ad assistere a questi spettacoli perch, ripeto, negli altri paesi, anche in Russia ad esempio, gli autori contemporanei sono importanti, tutti sono alla ricerca di testi nuovi e vogliono scoprire cosa c di ultimo, acchiapparlo e metterlo in scena, cos andando a teatro la gente acquista questa dimensione collettiva di cui ultimamente si parla tantissimo anche a livello politico e sociale. Andando a vedere Shakespeare poi per carit ci sono delle eccelse produzioni di Shakespeare per poi ti scambi due parole e vai a bere laperitivo, invece alcuni testi contemporanei possono toccare profondamente e anche dare input nella vita di una persona e non si tratta solamente di passare una serata. Oltre ad essere autrice e regista, sei anche insegnante. Che ruolo ha secondo te laccademia nella formazione degli artisti? Ha un ruolo importante. Perch la fucina del futuro teatro italiano. Per carit di Dio, ci sono talenti che non hanno mai frequentato nessuna scuola, per importante avere la struttura che aiuta i giovani a formarsi e poi anche a prendere il volo. Perch sia gli attori, sia i registi che gli autori, per quanto uno pu essere un grande talento, finch giovane tante cose non le sa e magari si mette a scoprire lacqua calda e perde un sacco di tempo invece che produrre con questa acqua calda qualcosa di fantastico e meraviglioso. Quindi utile che ci sia qualcuno in accademia che, magari in un giorno solo, gli dice che lacqua calda si fa cos, accendendo i fornelli. Bellissima risposta. Adesso ti faccio una domanda personale. Tu sei di origine russa, come mai ti sei trasferita e hai iniziato a lavorare in Italia e in particolare a Milano? Per un motivo banalissimo: per amore. Ero in tourne, ho conosciuto un uomo italiano, mi sono innamorata e mi sono sposata. Non era una cosa concettuale, o un progetto per lasciare la Russia. Se mi fossi innamorata di un eschimese magari adesso mi sarei trovata in Alaska. A organizzare un festival sulla drammaturgia contemporanea in Alaska. probabile. Qual la tua visione del futuro? Cosa vorresti ci fosse fra dieci anni nel teatro italiano? Vorrei che il teatro diventasse un luogo che ci riguarda tutti, in cui andiamo non per passare la serata ma per qualcosa di molto pi importante. Per riflettere e vivere 18

www.arcipelagomilano.org dei sentimenti insieme. Sembrer un po patetico ma quello che penso. Grazie. Volevo solo aggiungere che durante il weekend ci sar, oltre a una maratona di sette spettacoli, anche uniniziativa che, oltre a parlare della crisi, la affronta, e cio il convegno Piazza affari, dedicato alla giovane imprenditorialit italiana nel campo teatrale e del design. Per farci raccontare quelle realt che, in controtendenza con il resto del paese, dal 2009 ad oggi sono riuscire a crescere e ad affermarsi. Emanuele Aldrovandi Per info sul festival www.outis.it/tramedautore.php

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NANDO DALLA CHIESA SULLA CRIMINALIT ORGANIZZATAMILANO ANCORA IN RITARDO http://youtu.be/yBF14lE-VZk

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