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Il Call Center è un ambiente giovanile e dinamico, nel quale le formalità sono abolite e ci si
organizza con flessibilità, adattabilità, mobilità, cordialità, eterogeneità e qualsiasi altra cosa finisca
con la a accentata ed emani un lieve sentore di fregatura.
In questi paradisi della duttilità, però, vige una Ferrea e Inderogabile Regola: non si deve mai,
per nessun motivo parlare in italiano. È consentito l’ugaritico, il finnico barocco, l’eblaita, il
mesopotamico, il feanoriano degli elfi silvestri e perfino il sanscrito paleopadanico neogaelico (un
dialetto azteco parlato solo ad Uxmal e nei dibattiti politici della Lega).
Insomma, qualsiasi lingua va bene tranne quella nazionale.
Guai infrangere la Ferrea e Inderogabile Regola!
Si narra che un lavoratore Interinale un giorno, colto da incertezza, chiese ad una collega se la
procedura che stava seguendo fosse corretta. La collega, sentendo pronunciare l’orribile parola,
subito sbiancò in viso ed ebbe un mancamento. Sfortuna volle che passava di lì uno dei responsabili
del call center. Sentendo che l’Interinale aveva utilizzato il termine “procedura” e non work around,
gli furono strappate le cuffie, spento il pc, disintegrato il badge aziendale dopo di che il Grande
Manager in persona lo invitò a presentare le dimissioni e ad uscire dall’ufficio tra il biasimo
generale dei colleghi.
«Ma allora la lingua ufficiale dei call center è l’inglese!» – direte voi.
Oh, no no no, miei piccoli e sprovveduti lettori.
Credere che la lingua più diffusa nei call center sia l’inglese dimostra quanto siate neofiti e
quanto abbiate ancora da imparare riguardo a questo oltremodo complesso e affascinante universo.
Anche se i call center nostrani ci tengono moltissimo a presentarsi con tutte le caratteristiche di
un’azienda anglosassone, in realtà non esiste luogo sulla faccia della terra dove l’inglese sia meno
conosciuto. La lingua utilizzata nei call center, infatti, è il telefonese.
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Traduzione: per attivare la promozione è necessario innanzitutto effettuare una ricarica sul cellulare, digitare 442
e poi comporre il codice **123*#
Padrino”, “Gli intoccabili” e “C’era una volta in America”. Alla fine, dopo diversi tentativi e
numerosi fraintendimenti, cliente e operatore si accordano per l’uccisione di Tony Blair con
un fucile a canne mozze, ottocento cannoli siciliani e un gemellaggio fra Aci Catena e New
Orleans;
3. non comprendendo nulla di ciò che gli viene comunicato, il cliente si convince di aver
captato una conversazione tra un gruppo di terroristi mediorientali e le pericolosissime
Suore del Piccolo Coro dell’Antoniano. Invia la trascrizione di questo messaggio in codice
al Presidente degli USA e al Pentagono, i quali, dopo averlo decifrato, decidono di
bombardare tutte le sedi della Telephon d’Europa, la casa del Mago Zurlì e i capannoni RAI
dove registrano Ballarò (già che c’erano...).
Da quanto abbiamo detto, si capisce immediatamente che una delle principali caratteristiche del
telefonese è la sua parentela infida e menzognera con l’inglese: ad esempio, il sopra citato “work
around” – che in inglese significa “procedura d’emergenza, soluzione momentanea, possibilità di
utilizzare artifizi proponibili” – viene utilizzato nei call center per indicare “una modalità operativa
definitiva e immodificabile comunicata dai capoccioni di Milano”.