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il Ducato
P er i o di c o del l I s t i t ut o per l a f o r ma z i o ne a l gi o r na l i s mo di Ur bi no
Quindicinale - 10 marzo 2006 - Anno 16 - Numero 5
Internet: Ducato on line - www.uniurb.it/giornalismo
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Preziosi, anzi indispensabili
Gli stranieri ormai al 7,7%. Lintegrazione nasce dal rispetto
Chi non ha molt i soldi
deve avere cuore
Dopo Schieti, continua il viaggio
nel patrimonio ambientale ab-
bandonato delle frazioni di Ur-
bino. Anche a Trasanni il torren-
te viene utilizzato come canale
di scolo della fogna pubblica.
Mancano i fondi per la costru-
zione dei depuratori. E si pensa
a una fusione tra i gestori del
servizio idrico, Megas, Aspes,
Herat e Aset.
a pagina 3
Anche Trasanni
aspetta
il depuratore
Ambiente
Aumentano i cococ, i copr e
tutte le nuove figure introdotte
dalla legge 30. Ma la flessibilit
vuol dire salari sempre pi bassi.
In cinque anni si passato da una
media di 1350 euro al mese a 906
euro. E fra quarantanni prende-
renno una pensione che non su-
perer i 345 euro al mese.
a pagina 6
Pi precari
pi poveri
Lavoro
Una mostra sugli esordi di Raf-
faello sar inaugurata a Citt di
Castello il 24 marzo. Da Londra
torna, dopo due secoli, la Predi-
ca di san Giovanni Battista.
La Sovrintendente di Urbino
Mochi Onori: Per noi pi diffi-
cile ottenere simili prestiti. Las-
sessore Mazzoli: La citt non
potrebbe accontentarsi di una
mostra temporanea.
alle pagine 8 e 9
La mostra c
ma a Citt
di Castello
Raffaello
U
n'antica storia indiana
racconta di una famiglia
una volta ricchissima e
potente ma nei secoli sempre
pi impoverita, alla quale era ri-
masto come ultimo testimone
dell'antica grandezza un prezio-
so diamante. Un giorno il dilem-
ma divent: venderlo o non aver
pi da mangiare. Nella storia in-
diana intervenne il Genio della
famiglia, che anticamente il dia-
mante aveva donato. Questi evi-
t il disonore della vendita, ma si
riprese il diamante.
Un po' la stessa cosa accade alla
nostra citt. Non ci sono abba-
stanza soldi per mantenere luci-
do il blasone come meriterebbe.
Questo prezioso diamante si-
gnorilmente appartato nella
campagna del Montefeltro, una
delle pi belle d'Italia, deve ac-
contentarsi dell'antica luce, ma
non pu essere esposto in una
vetrina degna della sua nobilt.
Cos Urbino non pu rendere gli
onori dovuti al suo pi celebre fi-
glio, Raffaello: ma non pu
neanche prendersi la necessaria
cura dell'ambiente in cui vive,
tanto che lascia qua e l lungo il
greto di fiumi e torrenti, scarichi
fognari aperti. N
pu, per man-
canza di fondi, ri-
sanare il sotto-
suolo della citt
murata, che ab-
bonda di pozzi e
di acque, ma sen-
za adeguati con-
trolli, senza un
sufficiente moni-
toraggio.
Non nostro compito n con-
suetudine fare la morale o inse-
gnare il mestiere agli altri. Del re-
sto la mancanza di soldi un ma-
le comune nell'Italia di oggi. E
nessun capolavoro dell'arte -
come Urbino - pu mantener-
si con i suoi soli mezzi. Occorre-
ranno investi-
menti massicci; e
siamo certi che
appena possibile
si faranno. I soldi,
prima o poi, si
trovano sempre.
Purch ci sia un
consenso, una
pressione di tutti
i cittadini nel
chiedere quello che alla citt
dovuto. E infatti quello che negli
ultimi tempi ci ha colpito, nello
svolgimento del lavoro che il
Ducato fa occupandosi di questi
problemi, l'attenzione della
cittadinanza, la voglia di parte-
cipazione e la consapevolezza di
che cosa occorre fare. E anche
una certa laicit delle posizioni,
che non sono in genere faziose o
politicizzate, ma seriamente
preoccupate che il dovuto si fac-
cia prima che sia troppo tardi.
N l'Amministrazione nega l'ur-
genza; anzi s'impegna a interve-
nire al pi presto. Pi d'uno, in-
fine, s' rivolto al Ducato per ap-
prezzare il lavoro fatto e questo
ci ha incoraggiato ad andare
avanti anche quando ci rende-
vamo conto che, facendo il no-
stro mestiere, non si pu fare tut-
ti contenti. Si dir che del tutto
normale, ma il successo di un
progetto informativo nasconde
sempre una verit pi impor-
tante del successo stesso: il cir-
cuito virtuoso tra la cittadinan-
za, gli amministratori e il giorna-
le un grande capitale sul quale
investire. Il che ci incoraggia a
pensare che il nostro lavoro non
sia inutile.
LEDITORIALE
Don Romano Magnoni il presi-
dente onorario della Cagliese
calcio. Oltre alla parrocchia il
settantaseienne sacerdote si de-
dica alla squadra del paese. L'ha
vista crescere e avanzare fino al-
la serie D. da oltre 50 anni nella
dirigenza della societ. Conosce
i giocatori e va sempre allo sta-
dio. Anche in camera ha striscio-
ni, sciarpe e foto con i suoi "gial-
lorossi".
a pagina 14
Un prete tutto
chiesa e pallone
Sport
Ci sono nodi
urgenti
che la citt
ha bisogno
di sciogliere
S
ono il motore dell'economia cittadina. Agricoltura e indu-
stria dipendono da loro in maniera consistente e le richie-
ste di manodopera straniera aumentano di anno in anno. Gli
extracomunitari sono diventati ormai una risorsa indispensa-
bile per la vita e lo sviluppo della citt. Se gli italiani sono
disoccupati, gli stranieri invece trovano lavoro abbastanza
facilmente, ottenendo spesso contratti a tempo indetermina-
to. Il segreto: adattarsi e avere poche pretese.
Cresce il numero degli immigrati nelle aziende del Montefeltro
il Ducato
2
Candidat o, di dove sei?
Alle elezioni del nove aprile la provincia poco rappresentata
Solo due gli aspiranti parlamentari della zona: Massimo Vannucci e Oriano Giovanelli
A
l gioco delle tre
carte delle candida-
ture politiche, si sa,
non tutti possono
vincere. E il pi
delle volte il banco
a incassare. Alle elezioni del 9 e
10 aprile, nelle Marche, sono
molti i nomi imposti dalle segre-
terie nazionali dei partiti e i
posti catturati dalla potente pro-
vincia di Ancona. A Pesaro e
Urbino restano davvero poche
briciole.
Un esercito di oltre trecento can-
didati, divisi in venti liste al
Senato e diciassette alla Camera,
per un totale di ventiquattro
seggi da occupare. Sono i nume-
ri della prossima tornata eletto-
rale nella nostra Regione, dove si
segnalano l'assenza di "nani e
ballerine" televisivi - moda
peraltro diffusa ormai dapper-
tutto nel resto del Paese - e la
presenza dei tradizionali profes-
sionisti della politica. Unica
eccezione il derby fabrianese tra
gli imprenditori Francesco
Casoli, capolista di Forza Italia al
Senato e Maria Paola Merloni, in
lizza alla Camera per l'Ulivo.
Con la nuova
legge elettorale
proporzionale la
vera lotta c' gi
stata all'interno
di ogni compagi-
ne dove i candi-
dati hanno sgo-
mitato per occu-
pare i posti
migliori in lista.
Alle urne, infatti,
gli elettori
potranno solo
indicare i partiti,
non le preferenze
per candidati.
Cos chi in alto nelle liste sa gi
di andare a Roma, chi in basso
pu solo sperare.
Sicuramente saranno eletti alla
Camera Massimo Vannucci e
Oriano Giovanelli, entrambi in
ottima posizione nella lista
dell'Ulivo. Vannucci, segretario
regionale dei Democratici di
sinistra, di Macerata Feltria e
Giovanelli, per due volte sindaco
di Pesaro, nato a Urbino. Nella
stessa lista c' anche Renzo
Lusetti, che non si pu certo
definire marchigiano ma che i
suoi compagni di partito della
Margherita considerano un
pesarese acquisito. "Dopo la sua
elezione nel collegio di Pesaro
nella scorsa legislatura - spiega il
vice sindaco Dl di Urbino Lino
Mechelli - lo abbiamo pratica-
mente adottato". E' pesarese,
anche se vive altrove, Alessandro
Forlani dell'Udc, figlio dell'ex
presidente del Consiglio
Arnaldo. Forlani ha buone chan-
ce alla camera dove terzo in
lista dopo Pierferdinando Casini
e Luisa Santolini. Potrebbe far-
cela pure il verde Gianluca
Carrabs. Il seggio che il partito di
Pecoraro Scanio prenderebbe
alla Camera potrebbe essere
proprio del trentenne di Avellino
che si sente marchigiano: "Dal
'96 vivo a Urbino, ormai sono di
A
ppeso al muro del
suo ufficio c' il
profilo del Duca
di Urbino; pi in
basso, nella libre-
ria, una raccolta
di giornali scritti in persiano.
Basta una parete a sintetizzare
la vita di Masoud: il corpo
nelle Marche, l'anima in Iran.
In mezzo, una condanna a
morte che gli impedisce di tor-
nare nel suo paese.
Masoud, che ormai tutti chia-
mano Massimo, arrivato a
Urbino venticinque anni fa, in
fuga dall'Iran della rivoluzione
islamica. "All'inizio anch'io
avevo partecipato alla rivolu-
zione di Khomeini. Gi dopo
qualche mese, per, ci siamo
resi conto che le cose non anda-
vano. Avevamo creato il diavolo.
Chi poteva, approfittava del
fatto che i pasdaran, i guardiani
della rivoluzione, non avevano
il controllo capillare del paese e
scappava in Europa. Cos, nel
1979, anchio ho deciso di
andare via".
La prima tappa stata l'univer-
sit per stranieri di Perugia. Poi,
terminati i corsi di italiano,
Massimo si iscritto a Scienze
politiche a Urbino. L'ultima
volta che tornato in Iran
stato nel 1980, per sposarsi. La
sua visita non durata nean-
che venti giorni: gli toccato
scappare di nuovo.
Massimo torna a Urbino a fare
lo studente lavoratore. "La mia
citt d'origine al confine con
l'Iraq e la guerra tra i due stati
aveva distrutto tutto: non avrei
mai chiesto ai miei genitori di
mantenermi". Dopo la laurea,
con grandi sacrifici apre un
negozio di tappeti. "Ormai
vivo a Urbino da tanto tempo,
ho una casa, la stabilit econo-
mica, la gente mi vuole bene,
ma per me come vivere in una
prigione dorata".
L'alternativa, certo, non l'Iran
di oggi, quello dei diritti umani
negati, quello in cui "si vive peg-
gio che ai tempi dell'inquisizio-
ne e non c' neanche la possibi-
lit di studiare perch il regime
sa che con la cultura nasce la
democrazia". Massimo non si
commuove neanche pi mentre
ricorda i suoi amici che sono
finiti in galera o sono stati uccisi
per aver espresso le loro opinio-
ni, i suoi genitori che sono morti
perch "quella societ ti avvele-
na l'anima".
Quando parla della democra-
zia in Iran Massimo non dice
"se", ma "quando". "La rina-
scita ci sar, non ho dubbi.
Partir dai giovani, dalle uni-
versit: prima che io muoia la
democrazia arriver in Iran". E
lui, Masoud l'esiliato, nel suo
paese non intende tornare
prima di quel momento."Il
regime mi ha fatto sapere che
sarei potuto tornare, mi avreb-
bero perdonato, ma io non ho
mai accettato. Non potrei mai
vivere sotto un regime che
entra a casa tua e ti dice come
devi vivere, in un paese che mi
impone di mandare in giro
mia moglie con il volto coper-
to".
qui". Carrabs, che dopo la candi-
datura si autosospeso dall'in-
carico di assessore regionale,
quarto in lista. Tra gli urbinati
che diventeranno deputati c'
anche Fabrizio Morri, che vive a
Torino dove diventato coordi-
natore nazionale
dell'Ulivo.
Insomma, esclu-
dendo i candidati
che vivono altro-
ve e quelli che
pesaresi o urbi-
nati si sentono
ma all'anagrafe
non lo sono, si
pu dire che da
questo territorio
escono solo due
par l ament ar i .
Come nella pas-
sata legislatura
quando furono
eletti i diessini Mascioni e
Gasperoni.
La corsa alle candidature stata
particolarmente accesa in casa
Forza Italia. Il coordinamento
provinciale forzista di Pesaro si
era fatto promotore dell'iniziati-
va "un candidato per ogni pro-
vincia". Fi nelle Marche elegge
tre deputati e un senatore (che
in caso di exploit salgono a due).
I piani sono saltati quando la
direzione nazionale ha imposto
alla Camera i nomi del ministro
Giorgio La Malfa e del coordina-
tore dei giovani forzisti Simone
Baldelli. A quel punto sono
rimaste scoperte
le province di
Macerata e di
Pesaro-Urbino.
"Questa legge
proporzionale -
spiega Roberto
Giannotti, vice
presidente forzi-
sta del consiglio
regionale - pote-
va consentirci di
esprimere una
rappresentanza
in questa provin-
cia, notoriamen-
te rossa. E' stata
un'occasione persa". Ma perch
il territorio di Pesaro e Urbino
non riesce ad essere pi presen-
te in Parlamento? "Il proporzio-
nale con le liste bloccate e senza
la possibilit di indicare le prefe-
renze dei candidati il vero pro-
blema", spiega il consigliere
regionale di An Giancarlo
D'Anna. "Con il nuovo sistema -
dice Sergio Feligiotti, segretario
dello Sdi di Urbino - si offre un
paracadute ai candidati nazio-
nali in circoscrizioni blindate".
Alla critica trasversale alla nuova
legge elettorale se ne aggiunge
un'altra. "Nel nostro territorio
c' una visione
anconacentrica -
r a c c o n t a
Alessandro Di
Domenico, capo-
gruppo Udc al
comune Pesaro.
Ci sentiamo infe-
riori rispetto alle
altre province".
"Ancona decide
le sorti di tutta la
Regione - dice
V a l e n t i n o
Bastianelli segre-
tario dell'Udeur a
Urbino - e c'
anche il rischio che si vada verso
un decentramento di servizi
importanti come l'Universit.
Per Stefano Azzar, segretario
urbinate di Prc, c' ancora un'al-
tra questione: "Questa provincia
nel quadro nazionale non conta
come crede e non esprime per-
sonalit politiche di rilievo
come in passato".
LEONARDO ZELLINO
GLI ELEGGIBILI NELLE MARCHE
LAURA VENUTI
DAnna (An):
Il problema
la nuova
legge
Decisioni
imposte
dallalto
Azzar (Prc):
Questa
realt
non conta
abbastanza
sul piano
nazionale
Ulivo 8: Massimo Vannucci, Maria Paola
Merloni, Fabrizio Morri, Oriano
Giovanelli, Renzo Lusetti, Claudio
Maderloni, Renato Galeazzi, Francesco
Verducci
Udeur 1: Aldo Tesei
Pdc 1: Rosalba Cesini
Udc 1: Alessandro Forlani
Forza Italia 3: Giorgio Lamalfa, Remigio
Ceroni, Simone Baldelli
An 2: Carlo Ciccioli, Giulio Conti
Dc - Nuovo Psi 1: Giuseppe Villa
Verdi 1: Gianluca Carrabs
Rifondazione 1: Andrea Ricci
Rosa nel pugno 1 o 2: Marco Perduca
o Nino Cipriatti
Ds 3: Silvana Amati, Guido Calvi, Carla
Monachesi
Udeur 1: Giorgio Giombini
Margherita 2: Marina Magistrelli, Mario
Cavallaro
Udc 1: Amedeo Ciccanti
Forza Italia 1: Francesco Casoli
An 1: Mario Baldassarri
Pdci - Verdi 1: Marco Pecoraro Scanio
Rifondazione 1: Erminia Emprin Gilardini
(I nomi indicati costituiscono solo ipotesi
di elezione. Saranno poi le urne
e i meccanismi interni ai partiti
a decidere chi effettivamente sieder
nel prossimo Parlamento)
I candidati alla Camera I candidati al Senato
Un giorno
torner
nel mio Iran
Masoud lesiliato
3
CITT
Ambient e violat o
Come a Schieti, a Trasanni scarichi a cielo aperto
Nelle frazioni mancano i depuratori. E i torrenti diventano fogne

passato il tempo in cui


i ragazzi andavano a
pescare e a farsi il
bagno nei corsi d'ac-
qua di Urbino e delle
sue frazioni: un patri-
monio ambientale, purtroppo
nascosto, di torrenti che solcano
il territorio del comune.
Oggi questi torrenti sono ridotti
a fossi, dove vengono scaricati i
liquami delle fogne pubbliche;
dove i pesci non ci sono pi; e
dove nessun genitore mandereb-
be i figli a giocare. La situazione
di abbandono in cui versa la fra-
zione di Schieti non dunque un
caso isolato. E a farcelo notare
un lettore di Trasanni: "Neanche
qui c' il depuratore - scrive in
una lettera alla redazione
Sebastiano Angelini, ex direttore
delle Poste di Trasanni - da noi le
fogne sono scarichi a cielo aper-
to".
Eppure una direttiva della
Comunit europea, adottata
anche in Italia, impone alle
amministrazioni di dotare tutti
gli impianti fognari di depurato-
ri. Ma a Urbino, per adesso, ce ne
sono solo due: "Uno il depura-
tore della Benelli, che copre
quasi tutto il centro, e poi c'
quello al Sasso che raccoglie l'al-
tro versante del centro storico e
la zona nuova della citt", spiega
un dirigente del Megas. E le altre
frazioni? Secondo le informazio-
ni fornite dal Megas, per Pian
Severo, Gadana e dintorni c' gi
un progetto che sta andando
avanti; anche Schieti verr colle-
gata ad un depuratore che servi-
r l'alta e media valle del Foglia.
E se gi non si sa quando finiran-
no i lavori per questi impianti,
per Trasanni e Mazzaferro sem-
bra che i tempi siano molto pi
lunghi, pur essendo zone dove
negli ultimi anni c' stata una
forte urbanizzazione. "Trasanni
una zona in fortissima crescita,
siamo sopra i mille abitanti. Non
tutti, ma in generale la maggior
parte degli appartamenti sono
collegati alla fogna pubblica, che
scarica nell'Apsa tra Trasanni e
Gallo, proprio a un chilometro
dal centro della frazione". Apsa,
un nome che nel Montefeltro
indica i torrenti e i corsi d'acqua.
Ma la denuncia del signor
Angelini va oltre: "E per colmo
della beffa, quando arriva la bol-
letta dell'acqua c' sempre la
voce: Depurazione 0,3 euro al
mc". Anche i cittadini che non
hanno un collegamento al depu-
ratore devono dunque pagare
una tariffa di oltre trenta centesi-
mi al metro cubo. "Questa tariffa
imposta dalla legge Galli del 1994
- chiarisce il dirigente del Megas
- serve per coprire gli investi-
menti che vengono approvati
dall'Autorit di ambito territoria-
le ottimale della provincia di
Pesaro e Urbino", un consorzio
che comprende 67 comuni e che
si occupa della gestione delle
risorse idriche. "Fino a dieci,
quindici anni fa c'erano i fondi
pubblici - spiega il presidente
dell'Aato, Dante Marchi - mentre
ora la spesa per le opere finan-
ziata solo con le tariffe su depu-
razione e fogne. Diventa dunque
indispensabile, per una zona che
comprende 350mila abitanti,
affidare il servizio ad un unico
gestore invece dei quattro attua-
li; una logica pi razionale per la
riduzione delle spese e dei ruoli,
per destinare pi risorse agli
investimenti. La normativa
vigente, tra l'altro, prevede che i
gestori esistenti decadano il 31
dicembre 2006". Una proposta di
fusione, dunque, dei quattro
gestori di servizi nella provincia,
Megas, Aspes, Aset, Hera, per tro-
vare nuove risorse. Ma cosa cam-
bier per le frazioni dove non ci
sono ancora sistemi di depura-
zione? "Gli investimenti che non
erano stati inclusi nel piano
triennale 2004-2006 verranno
inclusi in un piano ventennale a
decorrere dal 2007", spiega
Marchi. Non si sa ancora, dun-
que, quanto tempo passer
prima che il problema delle
fogne a cielo aperto nelle frazioni
di Urbino venga risolto.
Il percorso senza fine della Bret ella
Riaperto il cantiere, ora si attende il nullaosta dalla Regione
I
cancelli del cantiere sono stati riaperti, le
ruspe sono di nuovo al lavoro: ma per la
Bretella di Urbino la strada verso la citt
sembra ancora lunga e a lenta percorrenza.
Il progetto esecutivo, inviato nei
mesi scorsi dallAnas alla
Regione Marche, fermo negli
uffici del servizio ambiente, da
dove dovr arrivare il via libera
per il completamento definitivo
dei lavori. Ovvero, la realizzazio-
ne dei 900 metri di galleria che
porteranno la nuova strada fino
in localit Le Conce.
Si ricomincer dove dieci anni
fa tutto si era bloccato per man-
canza di fondi, dopo che il pro-
getto di una strada a quattro
corsie che attraversava la vallata
era stato bocciato per le obie-
zioni di Verdi e Rifondazione
Comunista. "Impatto ambienta-
le troppo elevato": la retella,
secondo gli ambientalisti, anda-
va ripensata, con un tracciato
alternativo che deviasse verso la
collina per non deturpare il
paesaggio. Salvo poi ritrovarsi
con una strada a una sola car-
reggiata per senso di marcia e
un ostacolo insormontabile per
le casse di comune e provincia: la costruzio-
ne di una galleria. Insomma, una strada
dimezzata ma dai costi raddoppiati.
Lo scorso ottobre il ministro Lunardi aveva
rassicurato gli amministratori locali: i fondi
cerano, le intenzioni di andare avanti pure.
Ecco allora che il progetto esecutivo viene
spedito dallAnas di Roma a quella di
Ancona che a sua volta lo invia allassessora-
to competente della Regione: qui tutto si
ferma di nuovo.
Questo non ha impedito alla ditta appalta-
trice, la Ati-Secol di Perugia, di prendere
possesso del cantiere dove adesso ruspe e
operai fanno pensare a una
veloce ripresa dei lavori.
Niente di tutto questo: per ora
si tratta di attivit di predisposi-
zione del cantiere, fermo da
troppi anni. Forse anche di
lavori di controllo sulle struttu-
re gi esistenti. Il rischio quel-
lo di dover rimettere mano a
piloni e viadotti che, seppur
mai utilizzati, vanno comun-
que sottoposti a manutenzione.
E poi? Risposte ne arrivano
poche: lAnas Marche tace, ed
impossibile capire come si svi-
lupperanno i lavori e, soprat-
tutto, quanto tempo occorrer
per completare la galleria.
Mentre un altro interrogativo
che pochi vogliono affrontare,
si fa avanti: "collegamento velo-
ce" una strada a due corsie
con un viadotto altissimo e una
curva cos pericolosa che entra
in una galleria da 1 km? Forse ci
vorranno ancora parecchi anni
per scoprirlo.
LUCA MORICONI
Il viadotto della Bretella. Si attende il parere la
Regione per costruire la galleria di 1 km.
In alto a sinistra il torrente Apsa di Trasanni,
dove scarica la fogna pubblica. A destra la tariffa
pagata per un depuratore che non c
CONCITA MINUTOLA
LUCA DOMENICHINI
il Ducato
4
to, sosteneva che c'era una dis-
persione proveniente dall'antico
sistema, ma tutto da provare. E'
vero che la rete idrica non pi
efficiente perch resta inutilizza-
ta. L'acquedotto di Santa Lucia,
per esempio, veniva periodica-
mente ripulito. Un tempo si
pescava in continuazione dai
pozzi. E un pozzo svuotato funge
da imbuto: crea intorno a s un
cono di depressione che convo-
glia l'acqua intorno e questo assi-
cura che le zone limitrofe restino
asciutte. Il problema dell'umidit
a Urbino dipende da una serie di
cause". Pareri discordanti, gi
sollevati in merito al deteriora-
mento degli affreschi dei
Salimbeni: in molti attribuirono
la responsabilit alla dispersione
idrica dai giardini della Fortezza
Albornoz.
Secondo il professor Bacchielli
"gli speleologi non vogliono
compromettere i rapporti con
cittadini e amministrazione,
per evidente che molti pro-
blemi sono emersi subito dopo
la metanizzazione fatta senza
adeguati controlli da parte degli
uffici tecnici. Prima non c'erano
mai stati allagamenti. Dal dopo-
guerra in poi si fatto tutto il
contrario della tradizione duca-
le: non ci si pi curati delle
acque sorgive e si sono danneg-
giate le condutture".
Nella citt nascosta
le tracce del passato
Durante lesplorazione dellantico acquedotto, il gruppo
speleologico di Urbino ha scoperto oggetti e iscrizioni
curiose che risalgono alla fine dell800. Nella condotta
di Santa Lucia, gli operai che parteciparono alla ristrut-
turazione dei cunicoli hanno lasciato la propria firma e
non solo. E infatti ancora visibile un bicchiere per attin-
gere acqua dalla sorgente ormai rivestito da una spes-
sa incrostazione calcarea. Ma non cera solo acqua. Su
di un arco campeggia la scritta VENDITA DI VINO, a
indicare una riserva di alcool per affrontare meglio i
lavori nel sottosuolo e vincere il freddo.
LA CURIOSITA
A
cque vaganti, di
questo soffre la
citt. Per secoli una
risorsa, ora un
rischio per la stabi-
lit di palazzi e stra-
de. L'acqua, un tempo "imbri-
gliata" nellacquedotto sotterra-
neo, affiora sempre pi di fre-
quente a causa dei danni provo-
cati nella ricostruzione. Sotto
accusa la metanizzazione e la
manutenzione delle strade che
potrebbero aver provocato l'in-
terruzione delle antiche condot-
te per il deflusso delle acque.
Lacquedotto del quattro e cin-
quecento consisteva in un inge-
gnoso sistema di pozzi che scari-
cava il troppopieno e assicurava
una riserva di acqua sotto con-
trollo. Oggi quel sistema quasi
del tutto dismesso. Gli abitanti
non usano pi i circa 280 pozzi,
uno o pi per ogni casa, e il trop-
popieno spesso non trova sfogo
nelle condotte ostruite dallac-
cumulo di detriti
e rifiuti edilizi. Un
problema che
crea qualche mal
di pancia in citt.
Tutto iniziato
con una lettera di
R o l a n d o
Bacchielli della
Pro-Urbino, con
cui si chiedeva a
sindaco, vice-sin-
daco e direttore
dell'ufficio tecni-
co di ricostruire
la "memoria"
della rete idrica del sottosuolo.
La lettera datata 8 giugno 2005,
ma esiste un precedente: un'in-
terpellanza del 3 giugno di
Augusto Calzini, consigliere del
gruppo misto. "L'acqua che
veniva dal Monte - dice - stata
deviata nel dopoguerra. La zona
che dalle cisterne di piazza
Raffaello scende
gi fino alla fonte
di Santa Lucia
pervasa di umidi-
t, basta vedere
palazzo Albani. Si
persa l'abitudi-
ne di captare le
fonti e reincala-
narle perch un
lavoro lungo e
dispendioso".
Da anni Calzini
chiede un'indagi-
ne approfondita,
con il censimento
di pozzi e condotte che ne per-
metta poi la bonifica. Lino
Mechelli, assessore ai lavori
pubblici, ammette: "E' probabile
che i privati facendo i lavori
abbiano chiuso in modo non
adeguato i pozzi. Il problema
dunque esiste. Conoscere il sot-
tosuolo sarebbe importante, ma i
fondi per un lavoro cos articola-
to non ci sono. Stiamo ancora
combattendo con i danni provo-
cati dal maltempo. Se non ci fos-
sero stati quelli avremmo potuto
occuparci dei pozzi".
L'antico acquedotto stato risco-
perto di recente, quando il grup-
po speleologico urbinate si
calato sottoterra e ha bonificato
una manciata di pozzi del centro.
Gli speleologi, per, sono cauti e
negano la diretta correlazione tra
l'umidit e i danni all'antico
acquedotto. Eppure nella lettera
della Pro-loco, al punto due, si
denuncia il parziale sconvolgi-
mento del sistema idrico e si cita
la tesi di laurea di Enrico Maria
Sacchi, uno degli speleologi, che
ammette: "Sono stato io a correg-
gere la lettera della Pro-Urbino.
Ma mette le mani avanti: Lo stu-
dio dell'88, da cui ho preso spun-
Acque sot t erranee
edifici a rischio
Il Comune non ha i fondi per censire i circa 280 pozzi e la rete di antiche condotte.
Lantico acquedotto probabile causa di allagamenti e infiltrazioni
Con una
lettera
la Pro-loco
chiede
unindagine
sulle acque
vaganti
ALESSIA GIZZI
5
CITTA
L'
acqua. Croce e
delizia per
A n n a m a r i a
Luminati, pro-
prietaria dell'an-
tico palazzo
Giulianelli, in via Bramante. Da
una parte la cisterna che racco-
glie le acque piovane, che usa
per irrigare e mostra orgogliosa
alla gente.
Dall'altra, un
pozzo di vena che
non il suo, che
sta nel vicolo
laterale e confina
con la cantina.
Muri bagnati,
una vasca che
viene svuotata
sistematicamen-
te e che continua
a riempirsi d'ac-
qua, una cisterna
di gasolio che
stata tolta a
causa delle infil-
trazioni. E l'ac-
qua che passa da
muro a muro provoca crepe e
pareti da imbiancare ogni anno.
"Io non so da dove viene questa
umidit - dice la signora - La
causa per non il pozzo inter-
no. Lo abbiamo ristrutturato e
viene utilizzato per irrigare. L
l'acqua non stagna. Ho molti
pi dubbi sul pozzetto del vico-
lo". Difficile per chiarire il
dilemma. La signora pensa che
i lavori del camminamento del
Belvedere, eseguiti qualche
anno fa, non abbiano tenuto
conto delle condotte sotterra-
nee e dei pozzi presenti in quel-
la zona. Ma siamo nel campo
delle ipotesi. Un ingegnere civi-
le, non si spiega le cause della
forte umidit che coinvolge
molte abitazioni e negozi di
quella zona, ma dice: "Ogni
lavoro produce delle conse-
guenze nel sottosuolo. Dal rifa-
cimento del manto stradale alla
chiusura di un pozzo con calci-
nacci o terra. Sarebbe impor-
tante, soprattutto in via
Bramante, ricca di pozzi e dove
passa una condotta, fare un'e-
splorazione attenta dell'antico
acquedotto e delle fognature".
Gran parte dell'umidit potreb-
be infatti essere causata da rot-
ture o acque incanalate male.
Molti edifici soffrono di questo
problema. La proprietaria della
copisteria Service, vicino a
Porta Santa Lucia, apre le porte
del ripostiglio e scopre una
grossa chiazza grigiastra sulla
parete bianca. "Tutti gli anni, a
Natale, imbianchiamo. E a
marzo gi cos.
Ad agosto tutto
nero". Acque
vaganti sotterra-
nee piuttosto che
acque piovane?
Il dubbio si pone
e i cittadini chie-
dono che si fac-
cia un'indagine
per capire le
cause di tanta
umidit che si
insinua nelle
case e nei palazzi
storici. Un primo
passo potrebbe
essere sapere
quanti pozzi e
condotte esistono nel ventre
della citt. Difficile avere il
numero preciso. Nessun censi-
mento mai stato realizzato.
Speleologi e gente comune rac-
contano di una Urbino sotter-
ranea molto vasta, fatta di con-
dotte che risalgono al 1400, di
cisterne e pozzi utilizzati come
riserva e risorsa durante gli
assedi.
La storia parla anche della cura
e dell'attenzione a cui l'antico
acquedotto era sottoposto. Nei
primi anni del '500, il Duca
Guidubaldo I emise un editto
con il quale invitava i cittadini e
le istituzioni a esercitare uno
scrupoloso controllo delle
acque di superficie e di quelle
del sottosuolo. L'obiettivo era
quello di salvaguardare la stati-
ca degli edifici e garantire le
migliori condizioni igieniche.
Per secoli il sistema ha funzio-
nato perfettamente. Poi venne
la guerra e subito dopo, la rico-
struzione. E gli antichi fonta-
nieri chiusero vene e pozzi in
maniera sommaria. Oggi la
gente si chiede se esista una
relazione tra questo e l'umidit
che affligge le proprie case.
Viaggio nei palazzi
afflitti dallumidit
Le testimonianze dei disagi
Nella foto grande
lantico
acquedotto
A fianco
la copertura
di un pozzo
a Palazzo Albani
A destra
il cortile di casa
Giulianelli
La mappa
del centro
di Urbino
con
il sistema
di condotte
sotterranee
(linee rosse)
e pozzi
(punti rossi)
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ALESSANDRA BRAVI
Cresce la preoccupazione degli abitanti del centro
il Ducato
6
C
resce il numero di
collaborazioni. Arriva
quasi a un milione e
mezzo, tra cococ e
copr; ma questa
non una novit, e i
dati sono del 2004. L'ultimo anno
che l'Inps, l'Istituto nazionale per
la previdenza sociale, ha preso in
esame. I dati provengono dal
Fondo gestione separata per i
subordinati: la cassa, in pratica,
dove cococ e copr di tutta Italia
versano per la pensione. Ma dai
numeri, pi che un'aspettativa di
pensione, si ricava che gli stipen-
di calano e si alzata l'et prima
di raggiungere il
contratto. "I risul-
tati parlano chia-
ro", spiega
Roberto Rossini,
responsabile pro-
vinciale del Nidil-
Cgil, il sindacato
degli atipici.
"L'Istituto nazio-
nale di previdenza
sociale ha presen-
tato la situazione
occupazionale dei
collaboratori ita-
liani. In tutta
Italia, ci sono due milioni e 69mila
parasubordinati: il 9,14% dell'oc-
cupazione complessiva. Nelle
Marche, lavorano 58mila collabo-
ratori, e la regione al nono posto
nella classifica con contratti para-
subordinati".
Ma non tutto. Dai dati del Fondo
di gestione separata dell'Inps,
emerge che il numero delle colla-
borazioni sempre cresciuto dal
'96 a oggi, "ma tra il 2003 e il 2004
c' stato un aumento del 14%. Il
2003, per intenderci, l'anno
della riforma con la legge 30".
Aumentano i precari, dunque, in
virt di una legge che non incen-
tiva le assunzioni, ma diminui-
scono anche le paghe per i colla-
boratori. I cococ e copr italiani,
spiega l'Inps, guadagnano in
media 10.880 euro all'anno: cin-
quemila euro in meno del 2001,
quando un cococ (allora non
c'erano ancora i contratti a pro-
getto) si portava a casa 31 milioni
di lire (16 mila euro). Alla retribu-
zione attuale, per, una cifra gi
di per s bassa -
906 euro mensili -
il lavoratore atipi-
co deve togliere il
18 per cento
obbligatorio per il
Fondo pensioni-
stico. La media
mensile scende
cos a 743 euro
netti al mese che il
c ol l a bor a t or e
intasca, ma che
serviranno a poco
per maturare una
pensione. "La
situazione que-
sta: i collaboratori - spiega il sin-
dacato - pagano in questo fondo
speciale i contributi, ma dalle
proiezioni fatte, non arriveranno
mai a maturare una vera pensio-
ne". I calcoli della Cgil, fatti sui
dati dell'Inps, parlano di una ipo-
tetica collaboratrice, ad esempio,
che con quarant'anni di contribu-
ti e 60 anni d'et si vedr assegna-
re una pensione di 345,68 euro
mensili. Stessa cosa per gli uomi-
ni: un collaboratore di 65 anni,
con 40 anni anch'esso di contri-
buti, percepir 410,83 euro. "Si
pensi - osserva Rossini - che l'as-
segno medio versato dal governo
ai nullatenenti di 368 euro al
mese. La pensione massima di un
collaboratore".
Ma quanti cococ rimarranno tali
fino alla pensione? L'et media di
un collaboratore, oggi, cresciuta
a 41 anni; e il 68 per cento dei
parasubordinati ha tra 30 e 59
anni. "Io ho superato i quaranta -
osserva Oriana, una collaboratri-
ce di un ente pubblico di Urbino -
e lavoro come atipica da 10 anni.
Mi sono laureata in Scienze natu-
rali; poi, dopo la specializzazione,
il primo impiego stato in una
cooperativa, per tre anni, pagata
un tanto all'ora. In seguito, fui
presa come collaboratrice in un
Comune della provincia, e adesso
sto a Urbino". Oriana una delle
collaboratrici "storiche" della
citt. Fa parte di un gruppo di
cococ di 23 laureati e diplomati.
Guadagnano 900 euro al mese, e
tra tre mesi scade il contratto.
"Situazioni di collaborazioni pro-
lungate, a Urbino, ci sono anche
all'universit, sia tra gli ammini-
strativi che nella ricerca - conclu-
de Rossini - ma il numero totale
dei precari ancora maggiore,
mettendoci dentro anche gli inte-
rinali". Alcuni di loro lavorano
all'ospedale. Una, la chiameremo
Maria Sole, e ha quasi 40 anni.
Dopo una laurea e vent'anni di
lavori vari, adesso, aspetta: "Che
cos' il precariato? E' la paura di
ammalarsi, perch se ti succede,
puoi perdere il posto quando c' il
rinnovo. Ma significa anche dover
tornare a rivolgersi ai genitori per
delle garanzie, un prestito o un
investimento". ( l.d. )
Undicimila euro lordi allanno, contratti a termine
e pensioni quasi inesistenti: a due anni e mezzo
dalla legge 30, per i collaboratori poche certezze
Il precariato
la paura
di perdere
il contratto
a causa di
una banale
malattia
Cococ, copr e legge 30: il mercato
del lavoro cambia e non d sicurezza
24 ottobre 2003: entra in vigore il decreto legislativo 276/ 03, che attua la legge 30
(riforma Biagi). Nascono i contratti a progetto (copr): quelli riconducibili a uno o pi
programmi di lavoro, determinati dal committente e gestiti autonomamente dal colla-
boratore. I copr si diffondono nel settore privato, mentre nelle pubbliche ammini-
strazioni e negli enti locali si continuano ad applicare i cococ, collaborazioni coordi-
nate e continuative che non prevedono l'elaborazione di un progetto specifico. Tutti e
due sono contratti atipici stretti tra un collaboratore e il datore di lavoro. In entrambi
i casi il collaboratore non un dipendente assunto. A volte, tuttavia, inserito come
"dipendente mascherato". Il giudice del lavoro, in questo caso, pu decidere la sua
assunzione come dipendente effettivo.
CONTRATTI ATIPICI
Crescono i precari
e i salari
int ant o vanno gi
Dati Cgil: 41 anni let media di un cococ
7
ECONOMIA
Immigrati bene prezioso
In aumento la richiesta di lavoratori stranieri nel Montefeltro
Trovano lavoro molto pi in fretta, tra loro il tasso di disoccupazione molto basso

Q
uesto un
bel posto.
Ci sono
tante fab-
briche, c'
lavoro. Ho
trovato tutto quello che vole-
vo." Hassam ha 32 anni, alge-
rino e dal 1994 vive nel nostro
Paese facendo l'imbianchino.
Tre anni a Caserta come conta-
dino, poi la decisione di trasfe-
rirsi a Urbino, perch, come
ripete spesso, se hai voglia di
lavorare il lavoro c', anzi, a
volte, quasi ti viene a cercare".
Enell'ultimo anno, oltre a lui
andato a cercare pi di 300
extracomunitari. Fra questi
una parte consistente ha un
contratto a tempo indetermi-
nato. Ovviamente in agricoltu-
ra e industria dove, nonostante
la crisi generale,continua ad
esserci richiesta di manodope-
ra.
Urbino guarda quindi all'immi-
grazione con favore perch gli
extracomunitari in citt sono il
motore dell'economia.
Senza di loro, dicono gli
imprenditori, molte aziende
avrebbero gi chiuso.
E cos l'economia cittadina si
affida agli stranieri : ai kosovari
e agli albanesi per l'edilizia, ai
nigeriani e ai senegalesi per la
metalmeccanica pesante, ai
magrebini per la lavorazione
del legno, ai cinesi per il tessile.
Senza considerare i servizi alla
persona dove ormai lavorano
solo le donne dell'est: modalve
e ucraine in prima fila.
"Questi settori hanno un rap-
porto di dipendenza quasi
totale dagli stranieri - afferma
Stefano Raia, responsabile del
centro per la formazione e
l'impiego di Urbino - tanto
vero che gli extracomunitari
che vengono qui trovano lavo-
ro molto pi facilmente. Su 100
assunzioni, almeno 10 ad
esempio riguardano gli extaco-
munitari".
Nella provincia di Pesaro-
Urbino il trend proprio que-
sto e il tasso di disoccupazione
fra gli stranieri molto pi
basso rispetto a quello italiano.
"Trovano lavoro - continua
Raia - perch, a differenza degli
italiani, non possono permet-
tersi di non lavorare e si accon-
tentano anche di fare il salda-
tore o il muratore".
E se fare il saldatore o il conta-
dino vuol dire accontentarsi di
uno stipendio di 1.000 o 1.400
euro al mese, allora Hassam e i
suoi amici si accontentano
volentieri. "Grazie al lavoro, mi
sono comprato la macchina, ho
una casa in affitto e ho aperto
anche la partita Iva - continua
l'imbianchino - e presto far
venire la mia famiglia, perch
qui sto bene ed qui che voglio
vivere".
Come lui la pensano tanti altri
che hanno deciso di trasferirsi
a Urbino definitivamente. Un
trend che in aumento: nel
solo 2005 la percentuale di
immigrati sul totale dei resi-
denti salita al 7.7% (nel 1999
era del 5%) con un totale di
1187 immigrati su 15.366 citta-
dini. Ci sono comuni poi dove il
numero ancora pi alto: a
Petriano ad esempio sfiora il
10%.
Dati che fanno bene all'econo-
mia: la popolazione cresce,
produce e aumenta il benesse-
re generale.
"Gli immigrati sono una risorsa
per la citt - afferma Maria
Clara Muci, assessore alle poli-
tiche sociali - qui ci sono fami-
glie di terza generazione il che
vuol dire che gli stranieri
hanno trovato quello che cer-
cavano e noi abbiamo raggiun-
to l'obiettivo di integrarli nel
rispetto delle loro culture ".
Un obiettivo da centrare anche
nei prossimi mesi, quando in
citt arriveranno altri stranieri.
Proprio in questi giorni uscito
infatti il decreto-flussi previsto
dalla legge Bossi Fini, che rego-
la l'ingresso dei cittadini extra-
Ue nel territorio italiano.
Saranno circa 170.000 i posti
disponibili da ripartir fra regio-
ni e province. Nella provincia di
Pesaro - Urbino dovrebbero
arrivare oltre 360 stranieri.
Quanto mai graditi, sembra,
dato che nei i giorni scorsi i 700
moduli, distribuiti per la richie-
sta di manodopera straniera
sono letteralmente spariti.
Secondo quanto previsto dalla
legge i moduli potranno essere
spediti dagli uffici postali abili-
tati, a partire dal 14 marzo alle
ore 14.30. Ma non tutti potran-
no essere accontentati. "La
quota prevede meno di 700
posti - spiega Adriana
Bramante, responsabile del
Centro serivi immigrati- per
questo dal 14 marzo sar fon-
damentale spedire la domanda
il prima possibile".
F
arsi venire a prende-
re a fine giornata sul
posto di lavoro
un'abitudine comu-
ne a molti. Ma a
Chiara, un nome di
fantasia, quest'abitudine
costata il licenziamento perch
stata vista allontanarsi con
un'altra donna. La ditta ha sco-
perto cos il suo orientamento
sessuale e non l'ha pi voluta
tra i suoi dipendenti.
Daniela invece, altro nome
inventato, non pu andare in
ospedale a far visita alla donna
con cui convive, ricoverata per
un incidente. La famiglia si
opposta, obbligandola inoltre a
lasciare la casa in cui le due
vivevano. E anche il lavoro
forse a rischio: Daniela colla-
borava infatti nell'azienda di
propriet della sua convivente.
Sono due casi di discriminazio-
ne in base all'orientamento
sessuale accaduti nell'urbinate
di cui non raccontiamo altri
particolari per rispetto delle
persone coinvolte.
Parit di trattamento per i lavo-
ratori e tutela giuridica per le
famiglie di fatto: se ne occupa
da met maggio 2005 un nuovo
servizio della Cgil di Pesaro-
Urbino unico nelle Marche,
l'ufficio Nuovi Diritti. Aperto a
Pesaro un giorno alla settima-
na, ha ricevuto nei primi 4 mesi
di attivit, da giugno a settem-
bre, 45 richieste. " stato creato
un ufficio apposta - spiega la
responsabile di Nuovi Diritti
Cinzia Massetti - perch si trat-
ta di un problema specifico.
Tuteliamo le persone e pro-
muoviamo la conoscenza di
queste tematiche".
Le richieste arrivano da omos-
sessuali e transessuali ma
anche da eterossessuali. "La
maggior parte chiede informa-
zioni sulle normative contro le
discriminazioni in base all'o-
rientamento sessuale - conti-
nua Massetti - e su quelle
riguardanti le famiglie di fatto.
Altri richiedono assistenza per
l'orientamento al lavoro, in
particolare persone transes-
suali, quelle che incontrano
maggiori difficolt a trovare
unoccupazione".
Ci sono poi coloro che denun-
ciano discriminazioni sul posto
di lavoro. In questi casi, prima
si cerca di conciliare le parti, se
non si raggiunge un accordo, si
va in causa. "L'Italia purtroppo
- precisa Massetti - indietro
rispetto all'Europa: nel 2003 ha
recepito solo in parte la diretti-
va europea del 2000. L'onere
della prova quindi ancora a
carico del lavoratore, che deve
dimostrare di essere stato dis-
criminato mentre dovrebbe
essere il datore di lavoro a pro-
vare la sua innocenza".
Lazio, Liguria, Lombardia,
Toscana, Veneto ed Emilia
Romagna le altre regioni in cui
attivo lo stesso servizio.
"Anch'io ho subito discrimina-
zioni sul lavoro - conclude
Massetti - e combatto da anni
contro questo problema: se ne
parla di pi rispetto al passato
ma c' ancora da lavorare".
In azienda sono rispet t at i
G
li extracomunitari sono una continua
risorsa, senza di loro l'azienda avreb-
be fatto fatica ad andare avanti: gli
italiani questi lavori non li vogliono fare ".
Ornella Paolini, amministratore delegato della
Prb, azienda di zincatura a caldo a Fermignano
dal 73, spiega cos l'importanza degli stranieri
nell'economia locale.
Una presenza diventata indispensabile per la
Prb: su un organico di 140 persone infatti la
met sono lavoratori extracomunitari, per la
maggior parte marocchini e albanesi.
- Signora Paolini, la vostra azienda uno spec-
chio della realt di oggi?
"Si, noi produciamo grazie a loro e loro e si
mantengono grazie a noi. Uno scambio che fa
bene all'economia".
-Come vengono inseriti nell'organico?
"Come gli italiani: fanno i colloqui e se il risulta-
to positivo iniziano subito a lavorare".
- Che tipo di contratto hanno?
"Come gli italiani, ovviamente.Hanno un perio-
do di prova e, se vanno bene, diventano a
tempo indeterminato. Il compenso base di
1000 euro, poi se hanno moglie e figli a carico
possono usufruire degli assegni familiari e arri-
vare a 1500, 1600 euro.
- Come si sono integrati con gli italiani?
"Molto bene. Il segreto sta tutto nel sapere gesti-
re il personale. Conoscere le culture e rispettar-
le e questo crea coesione"
- Mai avuto problemi quindi?
"I problemi ci sono stati, ma non hanno mai
coinvolto gli italiani. Noi siamo pi tranquilli,
mentre in altri paesi la cultura incide parecchio.
Abbiamo avuto scontri tra slavi e albanesi per-
ch fra di loro non corre buon sangue, allora
abbiamo pensato di dividerli nei turni."
- La religione non ha mai influito sul lavoro?
"No. Molti dei nostri lavoratori sono musulmani
e durante il Ramadan diamo loro due giorni
liberi, o li facciamo uscire prima. Ma se non
possibile, loro capiscono e lavorano normal-
mente".
Alla base di tutto c' quindi la considerazione,
dice Ornella, che "gli immigrati sono persone e
non macchine. Un'esperienza che lei stessa ha
affrontata da vicino perch anche suo padre era
immigrato in Svizzera . "Noi sappiamo come ci
si sente, per questo che cerchiamo di andare
incontro alle esigenze di tutti. e i risultati in que-
sti anni sono stati molto positivi". ( i.i )
ILARIA IACOVIELLO
STEFANIA LA MALFA
In difesa
di ogni
sessualit
Nuovi Diritti
Alla Prb, azienda di zincatura a caldo di Fermignano, un lavoratore su due extracomunitario
del museo londinese lo scorso
anno, quando contribuimmo
con alcuni quadri alla pi gran-
de esposizione su Raffaello mai
allestita nel Regno Unito".
Ma che ci sar di urbinate in
questa mostra, oltre al figlio
pi illustre della citt? "La
Santa Caterina di Alessandria",
che per tre mesi lascer il
Palazzo Ducale per trasferirsi
appena 50 chilometri pi in l,
dove sar ammirata dai turisti
di passaggio e dagli appassio-
nati d'arte che visiteranno la
mostra. Questi capolavori otte-
nuti in prestito da Citt di
Castello si aggiungono a un
discreto patrimonio di opere
gi conservato nella
Pinacoteca della
localit dove un
Raffaello, appe-
na diciassetten-
ne, stipul il suo
primo contratto
da artista per
realizzare la pala
dell'altare della
chiesa di
Sant'Agostino.
La sovrinten-
dente ai beni
culturali di
Urbino, Lorenza
Mochi Onori,
appena a gennaio aveva spie-
gato al Ducato che per ottenere
da Londra, prestiti di opere
importanti si sarebbero dovuti
aspettare almeno quattro anni.
Citt di Castello, invece ha
fatto ben prima. Come mai?
Una mostra sugli esordi artisti-
ci del pi grande genio urbina-
te. Alcuni capolavori giovanili
di Raffaello Sanzio riuniti ed
esposti dal 24 marzo all'11 giu-
gno a pochi chilometri dal
paese che gli diede i natali. "Gli
esordi di Raffaello tra Urbino,
Citt di Castello e Perugia",
(questo il titolo della mostra)
saranno ospitati per pi di tre
mesi dalla Pinacoteca comuna-
le di Citt di Castello. Tante le
opere messe insieme nella cit-
tadina umbra, ma tra queste
spicca sicuramente la Predica
di San Giovanni Battista, unica
tavola superstite della predella
della pala
Ansidei, dipinta
nel 1505 da un
v e n t i d u e n n e
Raffaello, per la
chiesa di San
Fiorenzo a
Perugia. Il dipin-
to, arriver
direttamente da
Londra dove
custodito dal
1764 nelle sale
della National
Gallery. "Questo
importante pre-
stito - spiega Annamaria
Traversini, responsabile del-
l'ufficio cultura del comune di
Citt di Castello e curatrice
della mostra - il frutto degli
importanti rapporti che abbia-
mo stretto con i responsabili
il Ducato
8
Raffaello? Abit a a Cit t
Una mostra sugli esordi del sommo pittore urbinate in Umbria fino all11 Giugno.
Arriva da Londra il capolavoro
Predica di San Giovanni Battista
alla National Gallery dal 1764
PAOLO RUSSO
Ritrovati a Santa Cecilia
scritti di Raffaello Carboni
ARTIGIANATO
una scoperta promettente:
negli archivi dell'accademia Santa
Cecilia, a Roma, sono stati ritro-
vati spartiti e documenti inediti di
Raffaello Carboni, l'eclettico com-
positore urbinate dell'Ottocento
che emigr in Australia in cerca di
fortuna.
Promotore delle ricerche stato
l'avvocato Antonio Fabi, che ha
scoperto anche lo statuto dell'as-
sociazione "La Ceciliana", fonda-
ta da Carboni nel 1865: tra i suoi
membri figuravano due leader
risorgimentali, Giuseppe Garibaldi
e Giuseppe Mazzini.
Raffaello Carboni sar protagoni-
sta dei festeggiamenti per il quin-
to centenario della Cappella musi-
cale, in programma per il prossi-
mo anno: accanto a lui, verr
ricordato anche il compositore
catanese Francesco Paolo
Frontini, che era in contatto con
lartista marchigiano Lauro Rossi.
Frontini l'autore di "Canzoni di
Sicilia" (nell' immagine) e di opere
teatrali di successo come "Nella"
e "Malia", rappresentate alla fine
dellOttocento.
Per lassessore alla Cultura
Lella Mazzoli invece,
Comunque Urbino non
potrebbe accontentarsi di una
mostra temporanea. Noi - con-
Secondo la stessa Mochi Onori
Urbino, non pu partecipare
al circuito dei prestiti perch,
spostandola da Palazzo ducale,
danneggerebbe la sua opera
raffaelliana pi richiesta e
importante, La Muta. Invece
Citt di Castello ha prestando a
Londra il Gonfalone e adesso
ne sta raccogliendo i frutti".
Lassessore
Mazzoli:
Urbino non
potrebbe
accontentarsi
di una mostra
temporanea
SCOPERTE
9
CULTURA
Palazzo ducale presta la Santa Caterina
La Predica
di San
Giovanni
Battista,
capolavoro
giovanile
di affaello,
sar
esposta
nella
Pinacoteca
di Citt
di Castello
Il nuovo libro di Umberto Piersanti
DESY DADDARIO
V
ita e opere del
poeta delle Cesane
nel "Canto magna-
nimo, a colloquio
con Umberto
Piersanti". Il libro
stato pubblicato a dicembre ed
stato presentato recentemen-
te al Maurizio Costanzo Show.
Un'opera originale,
quasi una biografia,
che nasce da una
chiacchierata tra
Piersanti e due
critici letterari,
R o b e r t o
Galaverni e il
giornalista del
" Ma n i f e s t o "
Massimo Raffaelli.
Al centro del discor-
so i ricordi del poeta e
la sua amata Urbino,
una citt che in passato era
piena di fermenti letterari e
politici e che ora sembra aver
perso una presenza di rilievo
sulla scena culturale nazionale
.
Rimpiange la citt
della sua giovi-
nezza?
"Urbino negli anni
'60 era in pieno
fervore, oggi non
c' pi entusia-
smo, la citt dis-
attenta e scettica
nei confronti delle
novit".
Nel libro racconta
che a quattordici
anni con alcuni
amici form il
primo circolo gio-
vanile sulla letteratura, mette-
vate poesie e racconti nella
bacheca e pretendevate che
fossero letti da professori e
compagni.
Ritrova nei ragazzi la stessa
passione per la lettura?
"E' diminuito l'interesse, ma ai
giovani contesto soprattutto i
gusti e le tendenze uguali per
tutti. Anche la letteratura si
massificata con il dominio dei
best seller, che a volte sono
capolavori e tante altre dei pro-
dotti che hanno poco a che
vedere con questa arte, come le
barzellette dei calciatori. In
Italia manca un gruppo di letto-
ri forti, che non si faccia
influenzare dalle mode".
Negli anni 60 ha fondato una
rivista Ad libitum in cui, come
lei stesso afferma, la politica e
la letteratura si danno una
mano.
Tra le riviste moderne c un
erede della sua pubblicazione?
Purtropppo no, i grandi gior-
nali non danno pi spazio alla
poesia.
La poesia figura spesso tra i
generi meno apprezzati, la
colpa del linguaggio poco
innovativo o del declino cultu-
rale?
"Il declino della poesia un
fenomeno italiano e non inter-
nazionale. Gli ultimi poeti
nostrani seguiti da un folto
pubblico sono stati Gabriele
D'Annunzio, Giovanni Pascoli,
Giuseppe Ungaretti e Guido
Gozzano. L'avanguardia poeti-
ca degli anni '60 ha perso ascol-
tatori per i suoi tecnicismi, ma
tra gli autori selezionati nel-
l'antologia 'La poesia italiana
dal 1960 a oggi' di Daniele
Piccini, si trovano opere facili e
piacevoli da leggere. Saper leg-
gere una poesia vuol dire
apprezzare la musica della
voce, ridare valore alloralit. I
giovani fuggono dalla poesia,
perch trovano difficile il
corpo a corpo con la
parola".
Nel libro afferma
che non riesce a
i n d i v i d u a r e
nuove prospetti-
ve nell'universi-
t, ma solo con-
corsi autorefe-
renziali. E' una
critica all'ateneo
urbinate?
"E' rivolta all'universit
in generale per il sistema di
assunzione dei docenti pi dis-
onesto del mondo e alle facolt
di lettere in particolar modo:
oltre alle nozioni dovrebbero
trasmettere la passione per la
letteratura".
Nel '77 decise
come membro
della commissio-
ne culturale del
Comune di far
diventare Urbino
un centro di fon-
d a m e n t a l e
importanza per la
poesia. Nacque
un festival bril-
lante e moderno,
che si concluse
per tre anni
dopo, per trasfe-
rirsi a Fano.
La citt ducale ancora un
punto di riferimento per la
poesia?
"C un progetto regionale per
avviare un festival della poesia,
ma nel Montefeltro ci sono
ancora energie e progetti inno-
vativi. Ne un esempio il pre-
mio Metauro di Urbania, uno
dei pi grandi premi di poesia a
livello nazionale, che contri-
buisce in maniera significativa
alla diffusione di questa arte.
Manca solo la partecipazione
degli urbinati.
Per esaltare limportanza della
condivisione dellopera lettera-
ria lei cita spesso una frase del
poeta Franco Scataglini una
poesia che si possa spezzare col
pane e bere col vino. Tuttavia,
nel libro afferma che non vor-
rebbe che la poesia conqui-
stasse le masse, ma neanche un
pubblico di addetti ai lavori.
Qual il pubblico ideale?
"Sarei felice se la poesia con-
quistasse le masse, ma non
credo che in questo periodo
possa succedere senza scadere
nel populismo. Se la radio o la
tv trasmettessero qualche let-
tura ogni tanto, contribuireb-
bero alla diffusione della poe-
sia. Nel mio piccolo cerco di
dargli voce, recitando le mie
opere nelle piazze delle citt
marchigiane. Nellantica Grecia
la poesia era un momento di
convivialit e vorrei tornare a
quellatmosfera di condivisio-
ne dellarte. I poeti dovrebbero
cercare di conquistare un pub-
blico di appassionati".
Oggi Urbino
disattenta
e scettica
nei confronti
delle novit,
ci vorrebbe
entusiamo
Laboratori in Piazza:
il gioved si impara a creare
Tornano gli artigiani in piazza San
Francesco. Si rinnova anche que-
stanno, nel centro storico di
Urbino, lappuntamento settima-
nale con i laboratori allaperto.
Ceramica, cuoio, legno pietra,
stoffa, metallo e vetro: dalle mani
degli artigiani locali questi mate-
riali verranno forgiati, dal primo
pomeriggio fino a tarda sera, ogni
gioved, per i semplici curiosi ma
anche per gli aspiranti apprendi-
sti. Laboratori in Piazza infatti
loccasione giusta per chi vuole
provare lebbrezza di modellare
un vaso con il tornio o per chi
non ha mai sentito il profumo che
il cuoio emana mentre lo si
modella. Si parte gioved 23 e li-
niziativa andr avanti fino alla fine
di settembre . Non si tratta di un
semplice mercatino spiega
Marcello Pucci ( nella foto), uno
degli organizzatori perch sulle
bancarelle i visitatori potranno tro-
vare solo oggetti prodotti da noi
artigiani. Per linaugurazione la
piazza sar allietata da una com-
pagnia di musica popolare, Ma
giurano gli organizzatori ogni
gioved se ne vedranno e senti-
ranno delle belle.
di Cast ello
Un lungo viaggio
tra ricordi e poesia
bile per l'amministrazione
comunale: poco pi di 100mila
euro. Tanto coster a Citt di
Castello esporre al pubblico
Raffaello. Da Urbino.
momento non potr allestire
alcuna mostra per celebrare il
suo pi grande talento. E dire
che potrebbe essere un impre-
sa economicamente abborda-
tinua la Mazzoli - dobbiamo
diventare un centro studi per-
manente di tutta larte raffael-
liana.
La citt ducale, allora, per il
il Ducato
10
car
te
llo
ne
ARTE
PASQUALE MARTINI
Fermignano,
Galleria Bramante
dal 18 marzo al 22 aprile
La mostra antologica del-
lautore espone opere scol-
pite negli
ultimi
ventan-
ni, dal
1978 al
2006.
Diversi i tipi di marmo
utilizzati: Bianco di Carrara,
Nero del Belgio,
pietra rosa del Furlo.
Pasquale Mar tini, abruzzese
di nascita, vive nelle
Marche dal 1997.
CULTURA
WEEK-END
CON LAUTORE
Urbino, Collegio Colle
11 marzo
Dalle 15,30 alle 18,30
apre il laboratorio
di scrittura creativa
guidato da Maurizio Bettini,
docente di filologia classica
alluniversit di Siena.
La par tecipazione gratuti-
ta e aper ta a tutti,
ma consigliabile la preno-
tazione.
MODELLE
Urbino, Teatro Sanzio
18 marzo, 17.30
Saranno letti testi
della filosofa Hannah
Harendt e
della giornalista Ida
Dominijanni,
nellambito della terza
edizione della rassegna
Le Modelle.
Antiche donne
e contemporanee.
Percorsi di genealogia
femminile .
Le letture dei testi
sono affidate a Michela
Massanelli
e Iacopo Sorbini.
TEATRO
COS FAN TUTTE
Rocca di Sassocorvaro
12 marzo, dalle 18 alle 24
E un omaggio alla Donna
nellar te. La
coreografia
Sine, un
omaggio alle
Donne di
Mozar t, un
tributo a Patti
Smith e
Geisha donna dar te sono
solo alcune delle perfor-
mance previste, alcune
delle quali saranno replica-
te durante la serata.
Cechov rinasce
ma senza ideologie
La compagnia dellElfo interpreta Il giardino dei ciliegi del drammaturgo russo con una pice teatrale molto fedele al testo
Bruni: Ho privilegiato la naturalezza come sul set di un film
G
li umori dell'estate
passano attraverso
i colori dei suo
vestiti. Ljubov
Ranevskaja torna
in Russia raggian-
te, vestita di fucsia, ma alla fine
della stagione lascer per sem-
pre la casa natale avvolta in un
aristocratico abito nero. La sua
propriet, minacciata dai debi-
ti, finir nella mani di
Lopachin, il figlio arricchito di
un vecchio servo e la scena
lascer spazio a un sordo
rumore di chiavi. La porta della
sua casa chiusa per sempre.
Il giardino dei ciliegi, il dram-
ma di Cechov, rivive al teatro
Sanzio grazie all'interpretazio-
ne degli attori della compagnia
dell'Elfo, diretta da Ferdinando
Bruni. Nella stanza dei bambi-
ni, dove si svolgono i quattro
atti della pice teatrale, si ritro-
vano tutti i personaggi: Liubov,
Lopachin, la giovana Anja, il
vecchio Firs, la serva
Duniasha. "Il vero protagoni-
sta per - dice il regista Bruni -
il passare del tempo, nelle
persone, negli avvenimenti,
nella storia. I pi anziani sten-
tano a riconoscersi, i pi giova-
ni sognano un futuro diverso.
Sullo sfondo la decadenza del-
l'aristocrazia e l'ascesa di una
nuova classe capitalista rap-
presentata dal parvenu
Lopachin".
Cechov un autore molto caro
alla compagnia dell'Elfo, fon-
data nel 1973, a Milano, da
Ferdinando Bruni e Gabriele
Salvatores. Nel 1986 gli attori
hanno dedicato al drammatur-
go un lungo laboratorio sfocia-
to nella produzione di un testo
originale, Il Lago. Dopo un
lavoro di introspezione sull'i-
dea di personaggio, durato pi
di trent'anni, la compagnia ha
deciso di offrire al pubblico
un'interpretazione estrema-
mente fedele del Giardino dei
Ciliegi, lontana da quelle di
due grandi maestri come
Giorgio Strehler e Luchino
Visconti. "In Visconti - spiega
Bruni - c'era il rimpianto per
un mondo scomparso, una
certa malinconia crepuscolare
e una sorta di premonizione
della rivoluzione di ottobre che
segna la caduta della classe
dominante. A noi interessava
liberare il dramma da questa
lente ideologica. Dall'altro lato
era fondamentale rispettare il
realismo di Cechov, assente
nell'adattamento di Strehler,
dove prevalgono le connota-
zioni liriche". Secondo Bruni,
l'opera di Cechov marcata da
una semplicit complessa: "E'
un testo asciutto e sempre
attuale. Il problema per gli
attori togliere piuttosto che
aggiungere. Per questo spetta-
colo ho lavorato come se si
trattasse di un film, privile-
giando la naturalezza, e
lasciando da parte l'enfasi che
spesso caratterizza il teatro.
Credo che tra i messaggi del
testo ci sia questo: vivere la vita
in prima persona, senza rim-
Presto ospiter concerti
Uno spazio cos a Urbino mancava. L'associazione cul-
turale Il Vento insieme a Urbinoteca, Studenti in movi-
mento, Ratafi e Raku quattro elementi, lo ha fatto pre-
sente all'assessore alle Politiche giovanili Antonio
Santini, chiedendo di "rendere agibile la sala del
Maniscalco per il pubblico spettacolo". "Abbiamo invia-
to una lettera - ha spiegato Stefano Mauro de Il Vento -
e dopo dieci giorni l'assessorato ci ha risposto che
avrebbe preso in considerazione la pratica. Questo vuol
dire avere una stanza per poter fare concerti ma anche
uno spazio per ballare". L'assessore ai Lavori pubblici
Lino Mechelli ha assicurato che le valutazioni e gli
studi di fattibilit per rendere agibile la sala del
Maniscalco, che si trova nei pressi di via Garibaldi, ini-
zieranno presto. "Sar pronta - ha detto - molto prima
della fine dell'anno". L'ufficio tecnico comunale verifi-
cher la compatibilit tra la struttura e le iniziative che
le associazioni intendono svolgere nel locale.
SALA DEL MANISCALCO
piangere il passato o sognare
un futuro solo genericamente
migliore".
Nata come collettivo teatrale,
la compagnia dell'Elfo negli
anni '70 recitava nei centri
sociali e nei teatri alternativi.
Erano gli anni dell'autogestio-
ne e i testi si scrivevano a pi
mani. "Allora sperimentavamo
molto la commedia dell'arte, i
temi popolari, cercavamo di
fare un teatro coinvolgente. Poi
ci siamo rivolti all'analisi intro-
spettiva del personaggio e
quindi a un tipo di teatro
FRANCESCA PIATANESI
LUISIDA DE IESO
11
SPETTACOLI
VIOLA.
Urbino, Teatro Sanzio
15 marzo, alle 21,15
Vi ol ant e Pl aci do, f i gl i a d' ar-
t e, cl asse 1976, svest e i
panni del l at t ri ce per
present are i l
suo pri mo
di sco "Don' t
be shy", che
l aut ri ce
descri ve come
qual cosa di
i nt i mo e per-
sonal e. Il concer t o
del l a Pl aci do apre l a rasse-
gna Teat rol t re.
Bi gl i et t i a di eci euro.
Ri dot t i a ot t o.
CINEMA
LA NOTTE PRIMA
DEGLI ESAMI
Urbino, Nuova Luce
Feriali ore 21
Festivi ore 18/21
Fino al 14 marzo
Le storie di un gruppo di
liceali che devono affrontare
le prove finali degli studi.
Giorgio Faletti
interpreta il
temuto profes-
sore di lettere
Antonio
Mar tinelli,
membro inter-
no della commissione
desame. Una commedia
ambientata nel 1989 con
una coinvolgente colonna
sonora.
LA DAMIGELLA
DONORE
Urbino, Nuova Luce
Giovedi 16 marzo
Ore 16/18
Philippe al matrimonio
della sorella: l
incontra la gio-
vane Senta,
damigella do-
nore, e se ne
innammora.
Da un roman-
zo di Ruth Rendell.
IL MIO MIGLIOR
NEMICO
Urbino, Ducale (Sala 1)
Feriali 20/22
Festivi ore 16/18/20/22
Dal 10 marzo
Orfeo un ragazzo di venti-
tre anni nato e cresciuto
nella Roma popolare, vissu-
to senza padre. Sar proprio
lui a sconvolgere le cer tezze
di Achille De Bellis, manager
rampante di una catena
alberghiera posseduta dalla
moglie e dal cognato.
La regia del film di Carlo
Verdone, tra gli interpreti
anche il giovane Silvio
Muccino.
ORGOGLIO
E PREGIUDIZIO
Urbino, Ducale (Sala 2)
Feriali ore 20,15 /22,30
Festivi ore 20,15/22,30
20/22
Fino al 15
marzo
Orgoglio e pre-
giudizio una
storia damore
ambientata
nellInghilterra
alla fine
dellOttocento.
La giovane Elisabeth, una
delle cinque figlie di Mr.
Bennet, si innamora del
ricco Darcy.
con una pice teatrale molto fedele al testo
molto diver-
so, anche con
risvolti auto-
bi o g r a f i c i .
Adesso, finito
quel periodo
storico, resta
lo spirito di
allora, capita
di fare regie a
quattro mani,
ma i singoli
ruoli sono pi
definiti".
Per Paolo
Pierobon, che
nel dramma interpreta
Lopachin, il compito principa-
le stato "trovare l'immedia-
tezza, tagliare i vezzi recitativi,
essere scarno e diretto. E' il
testo a veicolare sentimenti e
stati d'animo. Ci si deve quasi
annullare rispetto ad esso". "In
Cechov hai tutte le informazio-
ni utili - aggiunge Ida Marinelli
sul palcoscenico nei panni di
Ljubov - e recitare un po'
usare se stessi come strumenti,
essere un po' cannibali. Ma
questo vale sempre. Comporta
continui restauri interiori".

Q
ualcosa di
intimo e
persona-
le". E' la
m u s i c a
p e r
Violante Placido, o meglio
per Viola. Con questo nome
l'attrice, figlia d'arte, il 15
marzo salir sul palco del
teatro Sanzio
per presentare
il suo primo
disco "Don't be
shy", che aprir
la rassegna
Teatroltre.
Come nata l'i-
dea di fare un
disco?
E' stato un
processo lento,
iniziato anni fa.
La musica mi
sempre piaciu-
ta, ma la perce-
pivo come una
disciplina. Il
mio rapporto
invece era libe-
ro e viscerale.
Non mi vedevo
con la chitarra
in mano. Poi sei anni fa ho
conosciuto dei ragazzi di
Pescara e ho visto che era
possibile suonare e cantare
divertendosi. Passavamo
interi pomeriggi a suonare.
Da bambina suonavi qual-
che strumento?
No, per ascoltavo molta
musica, soprattutto stranie-
ra, anche perch ho fatto la
scuola inglese. Mia madre era
giovane, mi ha avuta presto e
sono cresciuta con le canzoni
di Prince, Eurythmics,
Susanne Vega, Beatles e John
Lennon. La musica italiana
l'ho scoperta dopo, nella
tarda adolescenza.
E' per questo che hai deciso
di scrivere un disco in ingle-
se?
Quando provavo a scrivere
in italiano mi fermavo e mi
giudicavo troppo, era meno
fluido. L'inglese per me era
pi naturale. Per nel disco ci
sono anche due canzoni in
italiano. Una non ha un testo
mio, ma l'ho musicata.
Stai per venire a Urbino. E'
vero che ti trovi a tuo agio
nelle piccole citt?
Sono molto legata alla natu-
ra, ma mi piace anche la
grande citt. Forse a Urbino
sono passata quando ero pic-
cola. So che bellissima e
piena di ragazzi.
Hai gi cantato davanti a un
pubblico?
Ho fatto due
showcase con
quattro pezzi in
acustico, ma
quello di
Urbino sar il
primo vero con-
certo.
Come ti stai
preparando?
Con la mia
band ho fatto
molte prove.
Tra noi per c'
un bell'affiata-
mento e questo
aiuta tanto.
Alcuni dei
ragazzi sono gli
stessi con cui
ho cominciato a
suonare a
Pescara.
Perch hai deciso di chia-
marti Viola?
Perch la musica per me
qualcos'altro, qualcosa di pi
intimo, di pi personale, che
non esce fuori nel mio lavoro
di attrice, dove interpreto dei
personaggi. Viola il nome
con cui mi chiamano gli
amici, il nome che rispecchia
come mi vivo nella mia inti-
mit.
Sei attrice e ora cantante. Ti
piacerebbe fare un musical?
E' una cosa bella, ma per il
musical ci vuole una prepara-
zione tecnica di un altro tipo.
Il mio modo di cantare
molto istintivo, nel musical
questo non basta.
Cosa ci puoi dire del nuovo
film che stai girando con
Pupi Avati?
E' la storia di un padre, inter-
pretato da Diego
Abatantuono, un po' scape-
strato. Ha tre figlie nate da
donne diverse, tre sorellastre,
che improvvisamentesi ritro-
vano per aiutarlo e fargli un
po'da genitori. (f.p.)
Nella musica
la mia intimit
Violante Plac ido in c onc erto
Accanto
attori sulla
scena
del Sanzio.
In alto
il regista
Ferdinando
Bruni.
A destra
lattrice
Violante
Placido
nella sua
nuova veste
di cantante
il Ducato
12
ANNALISA SERPILLI
S
ono appena 922 su
una popolazione di
pi di 20.700, gli stu-
denti iscritti nelle sedi
distaccate dell'ateneo
urbinate. Un gruppo
esiguo per due organismi, uno
a Fano e l'altro a Pesaro che
rappresentano l'avanguardia
della ricerca e della formazione
universitaria.
Le sedi distaccate producono
un buon compromesso tra qua-
lificazione dell'ateneo e dialo-
go col territorio della provincia.
Ogni anno i consorzi no-profit
di Fanoateneo e Pesaro Studi
versano all'Universit rispetti-
vamente 422.500 euro e
640.000 euro. Soldi che
l'Universit utilizza per la
gestione delle cattedre e per il
mantenimento del personale
tecnico.
Nella sede di Fano sono attiva-
ti: il corso di laurea in
Biotecnologie, la laurea specia-
listica in Biotecnologie indu-
striali e l'indirizzo in
Internazionalizzazione delle
imprese del corso di laurea in
Economia aziendale, per un
totale di 187 iscritti.
A Pesaro invece, nell'edificio di
un'ex colonia davanti al mare,
vengono ospitati i corsi di lau-
rea in Comunicazione pubbli-
citaria, Lingue e civilt orienta-
li e la laurea specialistica in
Comunicazione e pubblicit
per le organizzazioni che impe-
gnano circa 735 studenti.
Nonostante l'emorragia di
immatricolazioni (- 17,30%),
che ha investito l'ateneo tra il
2003-2004, questi corsi di lau-
rea sembrano mantenersi sta-
bili, se non addirittura in cre-
scita.
In un confronto fra gli anni
accademici 2004-05 e 2005-06,
Lingue e civilt orientali va in
contro tendenza. Quest'anno
registra addirittura un incre-
mento di immatricolati: dai 40
ai 66. La causa va ricercata
nella crescente attenzione
verso il boom economico della
Cina e verso i paesi di lingua
araba. Oltre ai laboratori lin-
guistici gli studenti possono
usufruire di borse di studio per
fare esperienze lavorative e lin-
guistiche fuori Europa. "Grazie
a un accordo con la camera di
commercio di Pesaro - spiega
Stefano Pivato preside della
facolt di lingue e letteratura
straniera - i nostri studenti
possono andare a studiare e
lavorare direttamente a
Shangai. Non mancano poi
borse per i paesi di lingua
araba. L'ateneo ha intrecciato
degli accordi di scambio a
Rabat in Marocco".
In leggero calo gli immatricola-
ti del corso di Comunicazione
pubblicitaria che passa dalle
104 matricole dello scorso
anno alle 99 dell'anno accade-
mico 2005-2006. Il corso vanta
una percentuale del 65% di lau-
reati gi inseriti nel mondo del
lavoro dopo un solo anno dal
diploma. "Non solo si studiano
- dice Lella Mazzoli presidente
Tutto sul Dna, seminario per le scuole
APPUNTAMENTO A FANO
del corso di laurea - materie
come Filosofia, storia del cine-
ma, storia dell'arte, questo
corso ha caratteristiche molto
professionalizzanti gi nei tre
anni di base. Tra i nostri docen-
ti ci sono pubblicitari di pri-
m'ordine come Pasquale
Barella e Marco Livi. Per il mar-
keting culturale abbiamo
Vittorio Bo e per la comunica-
zione negli eventi culturali
Davide Paolini. Tutta gente che
non solo fa lezioni frontali, ma
che si sporca le mani con i
ragazzi per insegnare i segreti
della comunicazione".
Oltre al corso di tre anni, a
Pesaro possibile anche iscri-
versi alla specializzazione in
Comunicazione e pubblicit
per le organizzazioni, la prima
inaugurata in Italia.
Fiore all'occhiello della sede di
Fano invece il corso di
Biotecnologie che lo scorso
anno ha ottenuto la certifica-
zione di qualit Iso 9001. Il
corso si articola in due indiriz-
zi: biotecnologie agro-indu-
striali e biotecnologie per la
produzione di diagnostici,
terapeutici e vaccini.
Il corso passato da 21 a 20
immatricolati nel confronto tra
il 2005 e il 2006. "Gi abbiamo i
primi diplomati - commenta
Antonio Fazi presidente del
consiglio di corso di laurea - e
quasi tutti gi lavorano. Il
nostro corso propone conven-
zioni con trenta aziende della
zona per permettere ai nostri
studenti di migliorare i loro
curricula con stage di 3 o 6
mesi. Molti hanno trovato
lavoro proprio durante gli
stage".
I
giovani leggono poco, evita-
no i quotidiani (esclusa la
Gazzetta dello sport) e
apprezzano molto gli inser-
ti, siano essi Dvd, gadget o
anche romanzi. Questi i
principali risultati di un sondag-
gio condotto tra gli edicolanti di
Urbino da un gruppo di cinque
studentesse della facolt di
Scienze della comunicazione. I
risultati sono stati presentati nella
trasmissione di Radio Rai "Il baco
del millennio", che ha trasmesso
per una settimana dall'ateneo
ducale.
Il quadro dell'interesse dei giova-
ni verso l'attualit alquanto
sconsolante. "Sono delusa - spie-
ga Angela Ciccola, una delle 5
ragazze impegnate nell'inchiesta
- i giovani non leggono; capita
anche che, per avere il gadget, si
paga il giornale e lo si abbandona
in edicola".
Ma quali sono i giornali e le riviste
pi acquistate, e per quale moti-
vo? "Non c' dubbio - racconta
Lucia Gargiulo - la Gazzetta dello
Sport sbaraglia la concorrenza,
sono tutti d'accordo". Tra i quoti-
diani, solo quelli sportivi hanno
un certo seguito. Per il resto, i gio-
vani preferiscono letture di svago:
"Le ragazze si concentrano su
riviste come Silhoutte donna, i
ragazzi preferiscono Max o Gq".
"Ma ottiene un certo successo - ci
tiene ad aggiungere Angela
Perfetto - anche una rivista scien-
tifica come Focus".
C' anche chi si spinge a fare una
classifica delle preferenze sugli
inserti: "Dalle informazioni che
ho raccolto - spiega Angela
Ciccola - vanno alla grande gli
inserti sportivi, seguiti a ruota dai
Dvd. Al terzo posto si piazzano i
libri, ma solo quando parlano di
esoterismo, mistero o civilt anti-
che". Chi proprio non riscuote
successo tra gli studenti sono i
quotidiani locali. "Agli studenti -
continua Lucia - interessa poco
delle vicende di Urbino e provin-
cia". Ma c' anche qualche voce
fuori dal coro: "A me - dice
Angela - hanno detto che i gior-
nali locali stanno guadagnando
terreno sui quotidiani nazionali".
Come si spiega questa crescita?
"Perch pubblicano i programmi
delle iniziative locali, dei concer-
ti e dei cinema".
Questi dati non sembrano disco-
starsi molto dalla media naziona-
le. Secondo i dati Istat, poco pi di
un giovane su due (fra i 15 e i 24
anni) legge un quotidiano almeno
una volta alla settimana; molto
pi bassa la percentuale (circa il
30%) di chi lo legge con continui-
t.
"Ormai - spiega Giovanni Boccia
Artieri, professore della facolt di
sociologia - i flussi informativi
passano per vie diverse dall'ac-
quisto dei quotidiani: molti pi
computer connessi a internet, in
crescita la lettura gratuita. La fun-
zione che nelle grandi citt svolge
la free press, qui la svolgono i bar
con i quotidiani: a colazione sfogli
il giornale e ricevi moltissime
informazioni. Queste realt cam-
biano tutto; quando si va in edico-
la si tende a comprare pi intrat-
tenimento che informazione, e
cos si spiega la tenuta delle rivi-
ste di svago".
La sede
di Biotecnologie
a Fano
L'Universit apre le porte alle scuole per
parlare di biotecnologie. Il 16 marzo,
150 studenti delle scuole superiori della
provincia parteciperanno (a Fano) a
un incontro promosso dal centro
di Biotecnologie: si discuter
delle nuove frontiere della
nanotecnologia e della mani-
polazione genetica, passando
per il ruolo fondamentale del
Dna nella lotta alla criminalit.
Proprio per parlare di questulti-
mo tema, parteciper allincontro
(unica iniziativa nella provincia della XVI
settimana della cultura scientifica e tec-
nologica) il dott. Aldo Spinelli della poli-
zia scientifica della Direzione centrale
anticrimine. Il centro di biotecnologie
dell'ateneo fa parte infatti del pro-
getto europeo Nacbo, per la ricer-
ca nel campo delle nanobiotec-
nologie, di cui, oltre alla "Carlo
Bo", fanno parte l'universit di
Roma "Tor Vergata" e la polizia
scientifica di Stato.
Le 8 classi partecipanti presen-
teranno dei propri elaborati sul
tema dell'evoluzione biologica: al
lavoro pi interessante andr un premio
di 500 euro.
Lateneo in riva al mare
Tra i corsi attivi biotecnologie, lingue orientali e comunicazione
Quasi mille gli studenti che vanno a lezione nelle sedi distaccate di Fano e Pesaro
Le i mmat r i col azi oni ai cor si di l aur ea
nel l e sedi di st accat e (f ont e: Mi ur)
Comuni cazi one pubbl i ci t ari a (Pesaro)
2005- 2006 2004- 2005
Li ngue e ci vi l t ori ent al i (Pesaro)
Comuni cazi one e pubbl i ci t per l e or ga-
ni zzazi oni (Pesaro)
Bi ot ecnol ogi e ( Fano)
TOTALE
99 104
66 40
20 21
221 195
36 30*
* Questi dati si riferiscono agli iscritti al 1 anno
Pochi i giornali
comprati
dagli studenti
Abitudini di lettura
ALESSIO SGHERZA
S
erena Tongiani, farmacologa di 30
anni, uno dei 5 mila 'cervelli in
fuga' italiani, che ogni anno vanno a
lavorare negli Stati Uniti: dopo aver vinto
a Urbino il dottorato in Scienze chimiche
e farmaceutiche, ora lavora per una gran-
de azienda farmaceutica del New Jersey.
- Dottoressa Tongiani, perch da Urbino
finita a lavorare negli Stati Uniti ?
Sono stata negli USA una prima volta nel
2002, in Kansas, proprio per fare la tesi di
dottorato, ma con l'idea di tornare a
Urbino. Ma una volta rientrata, nell'estate
del 2003, ho capito che c'erano ben poche
possibilit, cos ho accettato una borsa
annuale dell'Universit del Kansas.
- A quel punto si stabilita definitiva-
mente negli Stati Uniti?
No, ho comunque cercato di mantenere i
contatti con Urbino, ma quando lo scorso
novembre arrivata questa importante
offerta di lavoro ho deciso di accettare e
sono rimasta qua. Sono contenta, stata
una scelta di indipendenza.
- In Italia, ad Urbino, non avrebbe avuto
le stesse possibilit?
Ad Urbino c'era un'atmosfera molto pes-
simista. Tutti quanti mi dicevano, sei vali-
da, ma vista la situazione, ci vorranno
dieci anni prima di fare significativi passi
in avanti in carriera.
- Quali differenze ha notato tra la ricerca
in America e in Italia?
In Italia sappiamo lavorare bene anche
con pochi fondi e fare comunque della
ottima ricerca di base. Qui in America
siamo molto apprezzati perch abbiamo
un bagaglio culturale molto pi ampio dei
colleghi statunitensi, che hanno invece
una preparazione molto pi settoriale.
- In Italia intanto l'area di Scienze chimi-
che a Urbino prima tra gli atenei di
media dimensione. La stupisce questa
valutazione?
No, non mi stupisce perch, da quello che
ho visto io, la facolt di Farmacia di
Urbino, sotto la guida del professor Tarzia,
riuscita a creare una mentalit aperta,
ha moltiplicato i contatti con le universit
estere e con importanti gruppi di privati e
oggi fa una ricerca di grande livello.
- Vorrebbe tornare in Italia un giorno?
Io lo vorrei, spero di poter un giorno
applicare nel mio paese tutte le conoscen-
ze che l'Italia mi ha fornito. Spero per che
nel nostro paese ci sia una ventata di otti-
mismo sulla ricerca, i finanziamenti non
dovrebbero essere pi visti come delle
donazioni, ma come un mezzo per
costruire qualcosa di importante. (g.t)
13
UNIVERSITA
La ricerca conquist a leccellenza
L
a ricerca a Urbino in
buona salute: l'ateneo
urbinate ha infatti
passato a pieni voti la
prima indagine del
Civr (comitato italia-
no di valutazione della ricerca)
sullo stato della ricerca italiana
nel periodo 2001-2003. Urbino
coglie addirittura due primi
posti fra gli atenei di media
dimensione nelle aree di
Scienze chimiche e di Scienze
dell'antichit, nonostante i
problemi finanziari che hanno
messo a dura prova la sopravvi-
venza dell'Universit.
"Ma il dato veramente positivo
quello complessivo - spiega
Orazio Cantoni, che ha coordi-
nato la selezione dei prodotti
da presentare al vaglio del Civr
- Il 35% di tutti i 123 lavori pre-
sentati dai ricercatori urbinati
ottengono una valutazione
eccellente, contro una media
nazionale del 30%, mentre la
percentuale di prodotti buoni
del 48%, 2 punti sopra la media
italiana.
I risultati di alcune aree sono
per al di sotto delle aspettati-
ve: i prodotti presentati dall'a-
rea di Scienze e tecnologie per
una societ dell'informazione e
della comunicazione valgono
solo il 33 posto su 35 tra le pic-
cole facolt, l'area di Scienze
Fisica 23, quella di Scienze
informatiche appena 21.
Colpa dello scarso impegno dei
ricercatori o di qualcos'altro?
"Non si tratta di scarso impe-
gno - sottolinea Cantoni - Il
problema che queste aree
sono state valutate per un solo
prodotto presentato, essendo
coperte da pochi ricercatori.
Forse nell'ottica della valuta-
zione complessiva sarebbe
stato meglio non presentarci in
queste aree dove eravamo
scarsamente rappresentati, ma
era la prima volta che questa
valutazione veniva proposta
dal Ministero e non tutto ci era
chiarissimo".
Se alcune aree stentano, altre
primeggiano, come Scienze
Al primo posto nella valutazione
larea di Scienze chimiche e
quella di Scienze dellantichit
Chimiche. Giorgio Tarzia, pre-
side di Farmacia, che ha curato
la selezione dei prodotti dell'a-
rea, non usa per toni trionfali-
stici: "Che la qualit del lavoro
della nostra area fosse alta era
noto gi prima di questa inda-
gine, ma certo il primo posto
ottenuto pu essere una sor-
presa. Non mi sento per di
dire che il nostro lavoro sia
superiore a quello di realt
come Perugia o Parma. Pi rea-
listicamente possiamo dire che
siamo nel gruppo di testa". Gli
11 prodotti presentati da
Scienze Chimiche che hanno
fruttato il primo posto sono il
frutto del lavoro di tre diverse
facolt: tre sono stati realizzati
dal gruppo del professor
Cappiello per Scienze ambien-
tali, 3 da Farmacia sotto la
guida dello stesso Tarzia, e gli
altri 5 dai professori e ricerca-
tori di Scienze matematiche.
Anche gli studenti sono stati
coinvolti nelle ricerche dell'a-
rea di Scienze chimiche: chi si
laureato con tesi sperimenta-
li ha spesso curato piccole
parti operative degli studi degli
accademici. Solo una piccola
parte di questi lavori sono stati
finanziati direttamente
dall'Ateneo: la maggior parte
dei fondi sono arrivati dal
Ministero, altri da progetti
europei o esteri, oppure da
investimenti di privati, interes-
sati a eventuali ricadute eco-
nomiche della ricerca. Ma in
realt pi che di veri prodotti
'materiali', si trattato in tutti
gli undici i casi di articoli pub-
blicati da prestigiose riviste
internazionali. Uno dei criteri
di valutazione pi importanti
del Civr era infatti l'impact fac-
tor, un indicatore che segnala
l'incidenza di un articolo sulla
comunit scientifica. Spiega
Una studentessa
della facolt
di Biologia
Tarzia: "Proprio per l'impor-
tanza di questo criterio, ho
scelto di non presentare al Civr
i brevetti realizzati nella nostra
area, perch sono molto pi
difficili da giudicare".
"Abbiamo anche dovuto bilan-
ciare - prosegue Tarzia - due
criteri in contraddizione tra di
loro: da un lato il ministero
premia i lavori fatti solo da
ricercatori dall'ateneo, mentre
un diverso criterio premia le
ricerche realizzate in collabo-
razione con atenei di altri
paesi".
Nonostante i buoni risultati
della valutazione, la salute
della ricerca a Urbino non
assicurata per il futuro. "La
competizione si pu fare solo
con scarpe adatte - osserva
Cantoni - nel triennio 2001-03
abbiamo ottenuto questi ottimi
risultati con un terzo dei finan-
ziamenti degli altri atenei, ma
poi questa somma si ulterior-
mente ridotta. Non vorrei che
nei prossimi anni, vista la per-
durante crisi economica di
Urbino, molti giovani studiosi
che fanno la trafila qui da anni,
in attesa di inserimento, se ne
andassero per mancanza di
prospettive".
GIANLUIGI TORCHIANI
Cervelli in fuga, capit a anche a Urbino
Il ministero: risultati delluniversit sopra la media nazionale
Progetti presentati
LUniversit ha scelto
i lavori deccelenza
per partecipare
alla valutazione
123
Ricercatori coinvolti
Il ministero ha analizzato
il lavoro di quasi
500 ricercatori
dellAteneo
492
Milioni di euro
E la somma destinata
dallUniversit di Urbino
alla ricerca scientifica
nel 2004
3
Aree disciplinari
Sono i settori
di ricerca per cui
Urbino stata
valutata dal Ministero
13
L A RI CERCAA URBI NO
Pr odot t i eccel l ent i
3 %
14%
35%
48%
Pr odot t i accet t abi l i
Pr odot t i buoni
Prodot t i l i mi t ati
il Ducato
14
Un president e
fra st adio
e parrocchia
Don Romano e la sua Cagliese
LUIGI BENELLI
D
on Romano non
ha il classico abito
talare, ma ci tiene
a dire che appe-
na tornato dall'in-
contro fra le dio-
cesi locali. A casa, sulle pareti,
alcune foto lo ritraggono con
Papa Woytila, ma in camera altri
oggetti tradiscono la sua fede,
anzi la sua doppia fede. C' un
cane di peluche con la sciarpa
della Cagliese, la squadra di cal-
cio di cui don Romano Magnoni
presidente onorario. Un rico-
noscimento per essere stato
tanti anni nella dirigenza della
societ di Cagli, da qualche anno
in serie D. In camera ci sono
altre foto che lo ritraggono con i
giocatori. Una passione che
ancora arde nel settantaseienne
sacerdote. Tanto che il mister,
M a u r i z i o
Severini, dice di
lui: "la domenica
si trasforma,
diventa il primo
tifoso, scatena-
to". Tutto nasce
50 anni fa, come
racconta Don
Romano.
"Da ragazzo
amavo il calcio.
Avevamo un
campetto dove
giocavano i
ragazzi. Poi il
campo scomparso con la
costruzione delle case popolari.
Io ero un giovane prete e mi
sono dato da fare per ricostruir-
lo. Da quel momento non mi
sono mai separato dalla squadra
che cresceva".
Che ruolo aveva nella societ?
"Io sono sempre stato nella diri-
genza. Ero un po' il factotum
tanti anni fa. Ora sono solo pre-
sidente onorario, ma sostengo
sempre la squadra".
Come si concilia il ruolo di
sacerdote con quello di presi-
dente?
"Il pallone sempre stato uno
dei mezzi per avvicinare i giova-
ni alla parrocchia, radunarli e
farli crescere insieme".
Poi la squadra diventata com-
petitiva e ha iniziato a vincere
"Si, siamo partiti dalle categorie
inferiori e siamo saliti fino alla
serie D, ormai 7 anni fa. Sono
belle soddisfazioni, per questa
realt la serie D il massimo.
Ora siamo usciti da un periodo
difficile e siamo a met classifi-
ca. una categoria molto dura".
Lei aiuta la squadra anche eco-
nomicamente?
"Si, in passato, negli anni bui, ho
dato una mano con dei fondi".
E ora da presidente onorario?
Vado sempre a vedere le partite
in casa in tribu-
na. Se vincono mi
congratulo, se
perdono me ne
vado senza dire
niente. Ormai
non sono pi un
g i o v a n o t t o ,
prima andavo
anche in trasfer-
ta, adesso quan-
do giocano fuori
li seguo sul televi-
deo".
Che rapporti ha
con i giocatori?
"Molto buoni. Hanno un grande
rispetto nei miei confronti. Mi
mandano spesso i saluti e si
ricordano sempre di me, anche
quelli di una decina di anni fa".
Ma lei fa anche le formazioni?
"No, per carit, c' il mister. Io
non voglio essere invadente.
Anche se ad inizio anno dico
sempre una messa per preparare
bene la stagione".
Qual stato l'episodio pi
curioso che ha vissuto con la
squadra?
"Ricordo che giocavamo in casa,
ma non ero andato a vederla
perch avevo impegni religiosi.
Finita la partita sono andato in
piazza per sapere dai tifosi il
risultato, ma non c'era nessuno.
Allora ho preso la macchina e
sono andato allo stadio.
L'arbitro era assediato e non lo
facevano uscire. Sono andato io
di persona a prenderlo con la
macchina e portarlo in salvo".
Nella zona la conoscono tutti
per questa passione?
"Si, anche troppo. A Pergola una
volta hanno fatto cori contro di
me e mi hanno chiesto dove
fosse il "pretaccio". Io, vestito in
borghese, ho dovuto far finta di
nulla".
Il calcio cambiato negli anni,
anche in una piccola realt
come la vostra?
Ormai sono diventato un inten-
ditore. Prima era molto pi lento
e tecnico. Ora tutto pi fisico e
veloce, molto meglio cos.
Se potesse scegliere un campio-
ne da portare nella Cagliese, chi
prenderebbe?
"Beh io sono interista, direi
Adriano".
Presto ci sar Cagliese-Urbino,
un bel derby.
"Speriamo di essere gi in una
posizione buona. Ma spero
anche che l'Urbino si salvi per-
ch devono rimanere pi squa-
dre della provincia in serie D".
Non che allora gli farete un
favore?
"Non sia mai, forza Cagliese".
A proposito dell'intervista a Francesco Ponti ("In volo
con il kite", Ducato n. 4 del 24/ 02/ 06) il signor
Roberto Magi ci ha scritto sottolineando l'importanza
della realt aquilonistica a Urbino, a suo parere non
emersa a sufficienza dallarticolo. Magi ricorda, tra le
altre cose: i primi aquiloni a trazione sperimentati a
Urbino, la vittoria nel '95 nel campionato internazionale
di Snowkite in Svizzera di Alberto Basili, l'attivit ven-
tennale di Aquilonismo da trazione convenzionata con
la facolt di Scienze Motorie. Precisa inoltre che Ponti
(eletto "dall'Aiat, per diversi anni, campione italiano di
Kitebuggysul nostro campo di gara del monte
Petrano") non insegn a Urbino come docente universi-
tario, ma "fu chiamato per esibizioni sportive di 2 giorni
per un totale di circa 8 ore di attivit all'interno di un
Corso organizzato nel Montefeltro dall'Associazione
aquilonistica urbinate, S.W.S e l'Istituto ISEF di Urbino".
LA LETTERA
Sopra
don Romano
Magnoni,
presidente
onorario
della
Cagliese
calcio
A sinistra
la squadra
Sono un
grande tifoso,
vado
alle partite
e a inizio
stagione dico
una messa
15
SPORT
Pescat ori in divisa
a difesa dei fiumi
Quattro le associazioni sportive della provincia
Con la forestale vigilano sugli scarichi abusivi e sui bracconieri
Fario, la t rot a di Francesco Maria
FRANCESCO
BARDARO GRELLA
L
a televisione in casa
di Maurizio Ugolini
sempre accesa su
un canale satellitare
di caccia e pesca.
Sono i fiumi, i pesci
e le lenze la passione di
Ugolini, presi-
dente di unas-
sociazione di
pesca dilettanti-
stica. Sullo
schermo betulle
rosse d'autunno
mosse dal vento
costeggiano un
fiume pieno di
trote. Due
pescatori attra-
verso le lenti a
specchio degli
occhiali da sole,
seguono il pesce
attaccato alla lenza e lo tirano
dentro al retino. Un ghigno sul
viso di Maurizio Ugolini, insie-
me a un po' di invidia, sono il
commento a queste immagini
che arrivano dall'Alaska e
fanno capire che qui, nel
Montefeltro, le cose sono
molte diverse da quello che si
vede in televisione. L'Arzilla,
l'Auro o il Burano non assomi-
gliano certo ai fiumi del Nord
America. Sono torrenti molto
pi piccoli che corrono
nell'Adriatico tra i boschi di
querce in valli strette e scosce-
se.
Ma per Ugolini, come per gli
altri pescatori sportivi della
provincia di Pesaro Urbino, la
soddisfazione forse maggiore
di quella di quei pescatori
super accessoriati che si vedo-
no in televisione. E quel ghi-
gno si trasforma presto in sod-
disfazione quando, lo stesso
Ugolini racconta la passione
della pesca in acqua dolce
nella sua terra. Qui i salmoni
non depongono le uova, n si
pescano trote da mezzo metro,
per i fiumi sono ricchi di vita
e, a conoscerli, sanno regalare
anche molte soddisfazioni. "Si
parte il sabato e la domenica -
racconta Ugolini - in compa-
gnia di qualche amico, tessera-
to anche lui in qualche circolo
di pesca sportiva della zona, e
si decide dove andare a pesca-
re." Soprattutto in base al
periodo e a quello che stabi-
lito nel calendario piscatorio
regionale: un elenco stilato
ogni anno dalla provincia con
la collaborazione delle associa-
zioni di pesca, che stabilisce
dove e cosa si pu pescare. C'
da rispettare infatti il periodo
della deposizione delle uova e
alcune specie non si possono
catturare se non superano certe
lunghezze. Altre poi, non pos-
sono essere catturate in alcuni
periodi dell'anno, altre s.
In fondo, a voler essere corret-
ti, i pescatori sportivi non cat-
turano i pesci nel vero senso
della parola. "La pesca nei
fiumi ormai diventata sem-
pre pi una gara - ammette
Ugolini - una competizione tra
amici, nella quale l'animale ha
la meglio. E non perch i pesci
non sarebbero
buoni da man-
giare." Quando,
dopo lunghe
attese la preda
abbocca all'a-
mo, lo si guarda
con soddisfazio-
ne, lo si fotogra-
fa anche, ma alla
fine lo si lascia
l i b e r o . E
M a u r i z i o
Ugolini pieno
di foto: trote,
barbi, cavedani,
persici e anguille, tutti immor-
talati e catalogati, sono i trofei
digitali di tante battute di
pesca. Niente pesci impagliati,
o fritture miste, ma solo un
pizzico di orgoglio di fronte
agli amici per essere riuscito ad
aggiudicarsi la preda pi bella e
pi grossa della giornata.
I tesserati delle quattro asso-
ciazioni di pesca sportiva,
come Ugolini, non sono solo
pescatori della domenica.
Sono amanti della loro terra
che cercano di proteggere e
curare. Infatti alcuni di loro
fanno parte delle Guardie
volontarie ittiche e per la pro-
tezione dell'ambiente di cui
Maurizio Ugolini il responsa-
bile. Un corpo di volontari che
svolgono il compito di polizia
giudiziaria per i fiumi.
Controllano che non vi siano
pescatori di frodo, senza cio il
tesserino obbligatorio per
tutti. Ma stanno attenti anche
a ogni altro aspetto della vita
del fiume: scarichi abusivi,
inquinamento, lavori di
costruzione degli argini e di
sistemazione del letto. Tutto
affiancandosi alla Guardia
forestale, che gli ha delegato,
per cos dire, il monitoraggio
della salute dei fiumi e dei
pesci che ci vivono.
Oltre allequipaggiamento,
sembra che il bagaglio fonda-
mentale per i pescatori sporti-
vi sia l'amore per la terra in cui
si nati. Ugolini a casa porta
solo qualche foto e la soddisfa-
zione di aver pescato
nell'Arzilla o nel Burano inve-
ce che in qualche fiume sper-
duto dell'Alaska.
D
i chi il merito se oggi, nei fiumi e
nei torrenti della provincia vivono
indisturbate le trote? Del duca
Francesco Maria II della Rovere che, nel
lontano 1600, introdusse le trote nei
fiumi del suo ducato . Sembra infatti che
la trota non sia una specie originaria del
Montefeltro.
Nell'archivio storico del
comune di Cantiano infatti,
sono conservati tre bandi
datati 1611, 1566 e 1582, che
regolamentavano la pesca
dello scozzone, un pesce d'ac-
qua dolce, nei fiumi del
Ducato d'Urbino. Ma, cosa
strana, in questi bandi non
viene menzionata la trota. Le
pi antiche testimonianze
della presenza di trote nelle
Marche risalgono infatti al
quattordicesimo secolo e
sembra che la citt di Visso
fosse famosa proprio per le sue
trote. L'antica citt medievale
si era dotata di una serie di
leggi e proprio una di queste
fornisce la prima testimonian-
za della presenza della trota in
territorio marchigiano.
Negli Statuta comuni et populi
civitatis Vissi, si legge che
"giacch nel comune vengono
frequentemente persone di alto
affare per pescare le trote che
sono molto apprezzate in quanto raro
trovarle altrove [], nessuno, ad ecce-
zione dei proprietari di fondi confinanti
col fiume e dei mugnai, pu pescare con
nasse o reti dal 1 novembre al 31 dicem-
bre".
Sembra allora che questo pesce fosse
davvero apprezzato e stimato e non pare
azzardato che i Della Rovere volessero
averlo anche a casa loro, senza scomo-
darsi ogni volta per andare fino a Visso. E
sembra anche che i Duchi si procuraro-
no delle trote per iniziare un allevamen-
to nel Montefeltro.
Il tutto documentato da un altro docu-
mento, sempre conservato dell'archivio
del comune di Cantiano, che
attesta la prima immissione di
pesci non autoctoni dei fiumi
della zona. Si legge infatti in
un bando del 10 giugno 1600:
"Essendo hora state messe le
trotte in detti lochi, et deside-
rando che siano come si deve
riguardate, si comanda
espressamente et prohibisce,
che non sia persona che ardi-
sca pescare, ne far pescare
con rete, ne con mano, ne in
qual si voglia modo pigliare ne
far pigliare capesciotti o trotte
nella pesca". E proprio da
Cantiano quella specie si dif-
fusa in tutta la provincia fino
agli inizi del novecento, quando
furono immesse nei fiumi altre
specie. Ma la trota del Duca
resiste ancora. Nascoste negli
alti torrenti di montagna sono
ancora presenti le discendenti
di quelle prime trote importate
dai Montefeltro e a dirlo addi-
rittura il DNA. (f.b.g.)
Sopra la Trota Fario, la specie autoctona
pi antica del Montefeltro
importata nel 1600 dal Duca di Urbino
Francesco Maria II Della Rovere.
In alto un pescatore sportivo
mostra orgoglioso la sua preda
una gara
tra amici,
nella quale
ad avere
la meglio
sempre
il pesce
il Ducato
MASS MEDIA
St ampa, par condicio fai da t e
La legge investe i palinsesti di radio e tv, ma non riguarda notiziari e giornali
Tra politica e imparzialit, direttori e giornalisti raccontano come si affronta in redazione la campagna elettorale
Iacopino: I militanti ci saranno
sempre. Morcellini: Da noi
cronisti tv poco credibili
PAOLA CAVADI
U
n po di chiarezza,
per carit! Di que-
sti tempi merce
rara, specie sui
giornali e in tv. In
campagna eletto-
rale gli animi si scaldano e il
pi delle volte a pagare le con-
seguenze sono proprio gli elet-
tori. E il caso della legge sulla
par condicio che, molti lo igno-
rano, si applica ai programmi
dinformazione radio e tv,
esclusi i notiziari, e in partico-
lare, ai programmi di approfon-
dimento politico, come Vespa e
il suo Porta a Porta, e a quelli
che con linformazione politica
non hanno nulla a che fare,
come Parla con me di Serena
Dandini. Buona parte del
palinsesto radiotelevisivo
viene, quindi, investito dalla
questione, ma nessun obbligo
esiste, in realt, per giornali
radio, telegiornali e, ovviamen-
te, quotidiani (lunico aspetto
che interessa la carta stampata
quello relativo ai messaggi
elettorali, in base allart.7 della
stessa legge).
Ma allora, come si comportano
i giornalisti non imbrigliati da
regole su stacchi dinquadratu-
re e panini conditi di dichia-
razioni proporzionate al peso
elettorale degli intervistati?
Lealt e buonafede, sancite
dalla legge n.69 del 1963, si tra-
ducono o no nella prassi del-
lobjectiveness (limparzialit)?
Paolo Mieli, sulle colonne del
Corsera, ha chiarito, mercoled
scorso, che nonostante decida
di schierarsi in favore del cen-
tro sinistra, non smetter di
distinguere tra fatti e opinioni,
nella migliore tradizione anglo-
sassone. Nessuno sconto, per,
alla trasparenza: si prende
posizione senza nascondere la
testa sotto la sabbia.
Lapproccio del Sole24ore,
diretto da Ferruccio De Bortoli,
non diverso. Il giornale non si
schiera, ma punta tutto sulle-
quidistanza: Abbiamo discus-
so in riunione e deciso di dare
un equo spazio ai due schiera-
menti, senza tuttavia pesare col
bilancino gli interventi. Anche
sul fronte della stampa locale ci
si attrezza allo stesso modo.
Paolo Traini, direttore del
Corriere Adriatico sostiene: Se
ne parlato in riunione. In
campagna elettorale seguiamo
delle regole elementari di equi-
librio ed equidistanza.
Naturalmente non scritte. Mi
guidano il buon senso e il
rispetto che ho dei lettori.
Certo, ha un rilievo diverso lo
spessore dellesponente politi-
co che visita le Marche. Di
recente sono stati qui
Berlusconi e Prodi, ma latteg-
giamento del mio giornale
stato analogo. Stessa attenzio-
ne per entrambi nello spazio e
nella titolazione. Segno che la
crisi di credibilit della catego-
ria sotto gli occhi degli stessi
giornalisti che non distolgono
lo sguardo e che, in mancanza
di obblighi veri e propri di
imparzialit, si dichiarano
favorevoli a una sorta di par
condicio autoimposta. Enzo
Iacopino, ex presidente
dellAssociazione dei giornali-
sti parlamentaristi, afferma che
regole o non regole, i furbi e i
militanti ci sono lo stesso per-
ch qualsiasi norma si applica
ai nemici e si interpreta per gli
amici. La crisi di credibilit
della categoria palese perch
nessuno riesce a trovare dentro
di s regole etiche da rispetta-
re. Diverso il caso della Rai
che, anche per i giornali radio,
una regola non scritta se la
impone anche a prescindere
dai periodi di campagna eletto-
rale. Servizio pubblico o longa
manus dei partiti? Pluralismo o
lottizzazione? Comunque la si
chiami a RadioRai la par condi-
cio c da sempre. Sergio
Zavoli mi ha insegnato che dare
voce a tutte le parti in campo
fondamentale, a prescindere da
regole formali afferma
Innocenzo Cruciani, vice diret-
tore dei Giornali Radio Rai.
Insomma, se il grado di matu-
rit di una democrazia si vede
anche dal livello di libert e
imparzialit della sua stampa,
possiamo dire di avere le carte
in regola. La pensa cos il
Professor Morcellini, preside
della facolt di Scienze della
comunicazione della Sapienza
di Roma. Lunico a non condi-
videre la tradizione di equili-
brio della nostra stampa il
Presidente Berlusconi che,
caso strano, ha comunque
vinto le scorse elezioni. Il pro-
blema vero della tv. Il fatto
che si debba ricorrere a una
legge per assicurare agli eletto-
ri uninformazione imparziale,
segno della grave crisi di cre-
dibilit dei giornalisti. E un
problema di professionalit.
Abbiamo discusso in riunione
e abbiamo deciso di dare
un equo spazio ai due
schieramenti, senza tuttavia
pesare col bilancino gli interventi
La par condicio, come funziona
Art. 1 (Finalit e ambito di applicazione)
La presente legge promuove e disciplina, al fine di garantire la parit di trattamento e
limparzialit rispetto a tutti i soggetti politici, laccesso ai mezzi di informazione per la
comunicazione politica.
La presente legge promuove e disciplia altres, allo stesso fine, laccesso ai mezzi di
informazione durante le campagne per lelezione al Parlamento europeo, per le elezioni
politiche, regionali e amministrative e per ogni referendum.
Art. 2 (Comunicazione politica radiotelevisiva)
Le emittenti radiotelevisive devono assicurare a tutti i soggetti politici [...] laccesso
allinformazione e alla comunicazione politica.
Si intende per comunicazione politica radiotelevisiva ai fini della presente legge la dif-
fusione sui mezzi radiotelevisivi di programmi contenenti opinioni e valutazioni politi-
che. Alla comunicazione politica si applicano le disposizioni dei commi successivi. Esse
non si applicano alla diffusione di notizie nei programmi dinformazione.
LA LEGGE N.28 DEL 22 FEBBRAIO DEL 2000


16
ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: GIOVANNI BOGLIOLO, Rettore dell'Universit di Urbino "Carlo Bo".
Vice: GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti delle Marche. Consiglieri: per l' Universit: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI, GIU-
SEPPE PAIONI; per l' Ordine: STEFANO FABRIZI, DARIO GATTAFONI, CLAUDIO SARGENTI; per la Regione Marche: PAOLA DE CRESCENTINI, SAURO BRANDONI; per
la Fnsi: GIOVANNI GIACOMINI, GIANCARLO TARTAGLIA. ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRICO
MASCILLI MIGLIORINI. SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore: GIOVANNI MANTOVANI Coordinatori: VITTORIO ROIDI, GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI
I L DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 www.uniurb.it/ giornalismo; e-mail: reda-
zione.ilducato@uniurb.it Diret t ore responsabile: GIOVANNI MANTOVANI St ampa: Arti Grafiche STIBU - Urbania (PU) - 0722319431 Registrazione
Tribunale Urbino n. 154 del 31 gennaio 1991

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