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La Giornata

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In Italia Nel mondo
Roma. Sar anche vero, come ama ripe-
tere Arturo Parisi, che sempre meglio
perdere che perdersi. Certo che nella
giornata di ieri, prima e pi di ogni altro,
a perdere sono stati i cattolici democrati-
ci. Una sconfitta umiliante. A cominciare
dalla ritirata sui Dico, legge elaborata dai
ministri Rosy Bindi (una vita nellAzione
cattolica) e Barbara Pollastrini (laica e di
sinistra, ma con lex presidente della Fuci
Stefano Ceccanti a capo del suo ufficio le-
gislativo). Quella legge a cui proprio Ro-
mano Prodi aveva impres-
so unaccelerazione deci-
siva, affinch fosse varata
prima della sua partenza
per lIndia. Dunque an-
che una battaglia simbo-
lica. Di qui la dura replica
della Cei e la conseguente
sollevazione dei teodem
rutelliani nella Margheri-
ta, in uno scontro che sin-
trecciava con il congresso
e con gli equilibri del futuro Partito demo-
cratico. Di qui la veemente replica dei po-
polari, con la lettera di 60 parlamentari
che chiedevano di andare avanti e respin-
gevano lassalto. Ma poi arriva la crisi di
governo, con il programma dei dodici pun-
ti che non fa parola dei Dico; con la fila-
strocca dellesecutivo che ha gi fatto la
sua parte e quindi non c bisogno di par-
larne oltre, ultima trincea per salvare al-
meno le forme, se non lonore; con Giulio
Andreotti, Clemente Mastella e tanti altri
a infierire, non ancora soddisfatti, a chie-
dere a Prodi latto di pubblica umiliazio-
ne, labiura. Ma la legge sui Dico non era
una concessione del governo alle forze lai-
che. Era, al contrario, la bandiera dei cat-
tolici democratici. Nella comune disgra-
zia, i rutelliani trovano dunque un motivo
di sorridere, parlando dello spaventoso
contraccolpo provocato dal documento
dei 60 parlamentari popolari. Ma la scon-
fitta pi terribile, almeno per una parte di
loro la parte prevalentemente dossettia-
na e prodiana, formatasi tra Fuci e Mulino
potrebbe arrivare sulla legge elettorale:
il modello tedesco, che permetterebbe la
ricostituzione del centro.
IL SENATO RINNOVA LA FIDUCIA AL
GOVERNO PRODI, 162 SI, 157 NO, due
assenti (Andreotti e Pininfarina). Prima che
iniziasseil dibattitoinSenato, RomanoPro-
di ha voluto chiarire che per la stesura di
unaleggeelettoralecondivisa, sullaquale
gi al lavoro il ministro Chiti, nessuno ha
parlato di bicamerale. E cominciata ieri
mattina la discussione che in serata ha por-
tato alla fiducia per il premier e per il suo
governo. Nellareplicaagli interventi dei se-
natori, il premier ha parlato del disegno di
leggesullecoppiedi fatto(oraincommissio-
ne Giustizia): Il governo ha esaurito il suo
compito, ora tocca al Parlamento. Con 162
voti lamaggioranzaharinnovatoil pattodel-
lesecutivoconil Senato. Il sentaorePallaro
havotatos. Duelerisoluzioni presentate:
unafirmatadai capigruppodellUnione il
Senato, udite le comunicazioni del governo,
le approva e una presentata da Roberto
Calderoli (Lega).
Frattini (Forza Italia): Ove in futuro ci
fosse necessit, i voti dellopposizione salvi-
no la missione italiana in Afghanistan.
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Primi avvertimenti suEnel-Endesa. Secon-
do JP Morgan, lacquisizione del 10 per cen-
to di Endesa per Enel una strategia ad
alto rischio che penalizzer il titolo nel bre-
ve termine. La compagnia italiana annun-
cia lintenzione di acquisire fino al 24 per
cento dellazienda spagnola e aggiunge di
non aver preso alcuna decisione sullopa
lanciata dalla tedesca Eon a Endesa.
In Borsa, Enel perde 2,7 punti percen-
tuali.
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Una lettera riapre linchiesta Mediatrade
sui presunti fondi neri che coinvolge Me-
diaset. La guardia di finanza ha trovato un
documento che proverebbe lesistenza di
rapporti risalenti al 1999 tra la Fininvest e
limprenditore egiziano Frank Agrama. Se-
condo laccusa, Agrama sarebbe stato socio
di Silvio Berlusconi nella raccolta di pre-
sunti fondi neri legati ai diritti di Mediaset.
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Lomicidio di Filippo Raciti fuvolontario.
Lo ha stabilito il tribunale dei minori di Ca-
tania. E stata emessa unordinanza di cu-
stodia cautelare per il diciassettenne fer-
mato l8 febbraio scorso dopo la gara Paler-
mo-Catania.
Il ddl contro la violenza negli stadi sta-
to approvato ieri dalle commissioni Affari
costituzionali e Giustizia del Senato.
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Il Coni attacca il decreto Bersani. Il presi-
dente Gianni Petrucci ha criticato il decre-
to che potrebbe far mancare 110 milioni di
euro allo sport italiano: E stata modifica-
ta la Finanziaria per Sanremo.
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Borsa di Milano. Mibtel -0,94 per cento.
Leuro chiude stabile a 1,32 sul dollaro.
Piazza Affari batte il record degli scam-
bi, ieri raggiunti 9,4 miliardi di euro.
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E morto Giorgio Tosatti. Il giornalista si
spento ieri a Pavia. Aveva 70 anni.
Articolo nellinserto III
UCCISI TRE MILIZIANI DEL JIHAD
ISLAMICODALLETRUPPEISRAELIANE.
Ieri a Jenin, nel quinto giorno di operazio-
ni contro i covi dei terroristi islamici in Ci-
sgiordania, tre uomini del Jihad islamico
sono morti in uno scontro con lesercito
israeliano. Tra loro cera Ashraf Saadi, lea-
der a Jenin del gruppo estremista. Subito
dopo, cinque razzi Qassam, lanciati dal
nord della Striscia di Gaza, hanno colpito il
Negev, senza provocare vittime n danni.
E ripresa ieri a Nablus loperazione del-
lIdf Inverno caldo iniziata domenica.
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Larijani punta su Prodi per il nucleare. Il
caponegoziatore iraniano ha confermato le
voci di unidea di Prodi, il premier italia-
no, per risolvere la questione del program-
ma di arricchimento delluranio di Tehe-
ran. La soluzione italiana, ancora non
chiarita, si sovrappone alla diplomazia eu-
ropea di Solana, che tutti i paesi dellUe
hanno identificato come unico interlocuto-
re dellIran sul nucleare.
Ieri Nicolas Sarkozy, candidato del-
lUmp allEliseo, ha tenuto una lunga con-
ferenza stampa sulla politica estera. SullI-
ran ha detto che non bisogna esitare a
rafforzare le sanzioni contro una minac-
cia costante a Israele e al sud dellEuropa,
proponendo poi di trovare una soluzione
negoziata per la crisi.
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Uccisi in Iraq otto membri di al Qaida. Ie-
ri i soldati americani, durante unoperazio-
ne a nord di Baghdad, hanno ucciso otto
terroristi legati alla rete di Bin Laden.
Unautobomba esplosa in un mercato del-
la capitale provocando dieci morti.
Si terr il 10 marzo a Baghdad la confe-
renzasullastabilizzazione dellIraq conSta-
ti Uniti, Inghilterra, Siria e Iran.
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No allestradizione degli agenti della Cia.
Ieri il dipartimento di stato americano ha
detto che non conceder lestradizione dei
26 agenti della Cia coinvolti secondo la
procura di Milano nel rapimento delli-
mam Abu Omar. LItalia non ha ancora fat-
to alcuna richiesta formale in merito.
Per Washington le conclusioni dellin-
chiesta dellEuroparlamento sulle attivit
illegali della Cia in Europa sono squilibra-
te, inaccurate e ingiuste.
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Airbus taglia 10 mila posti di lavoro nel-
lambito del suo piano di ristrutturazione.
Lintervento pi pesante colpir la Francia
con 4.300 tagli, 3.700 per la Germania.
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Le borse europee continuano a perdere
dopo il marted nero causato dal crollo
della Borsa di Shanghai (che ieri ha recu-
perato). Ieri a Wall Street lindice Dow Jo-
nes ha aperto sotto di tre punti percentuali.
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Il Parlamento canadese nonrivota lemisu-
re antiterrorismo. Il premier conservatore,
Stephen Harper, accusa lopposizione libe-
rale di essere leggera sul terrorismo.
IL FOGLIO
ANNO XII NUMERO 51 DIRETTORE GIULIANO FERRARA GIOVED 1 MARZO 2007 - 1
quotidiano
Fiducia e dolori
Prodi ce la fa, ma
i cattolici adulti sono
allammainabandiera
I dossettiani perdono sui Dico per il loro
vero terrore la rinascita di una Dc.
Parisiani pi di lotta che di governo
Contro il modello tedesco
Il principe Carlo se la prende
con McDonalds, causa di obesit,
e dimentica le sue merendine
Il fattore M
P
rendiamo ad esempio il Big Mac, quello
con il formaggio giallo che scende gi, il
panino dorato, il sesamo sul cappellino, la
lattuga, lhamburger, il cetriolo verde, sei
gocce di ketchup, quello che in Spagna non
si dovrebbe mangiare perch troppo big e
perch troppo fat e quello che
in Inghilterra, ora se-
condo il principe Carlo
dovrebbe essere vie-
tato, messo al bando e
proibito, insieme a tutti
quei fast food con una
M gialla su fondo
rosso. Prendiamo ad esempio il Big Mac e
prendiamo ad esempio il McDonalds, quel-
lo che farebbe diventare calvi, impotenti,
diabetici, quello che sfrutta i suoi dipen-
denti, che ha la mucca pazza, il pollo rinco-
glionito, le patate tossiche, il gelato fatto
con le ali di pollo, lolio delle patatine sof-
fritto in salamoia e quello che sarebbe la
pi grande causa dellobesit infantile, co-
me detto marted dal principe Carlo in visi-
ta negli Emirati Arabi (dove non arrivato
pagando un jet da centocinquantamila ster-
line, come ha fatto nel corso della sua ulti-
ma visita negli Stati Uniti, e dopo aver det-
to che qui si deve risparmiare). Charles ha
detto proprio cos: che la prima
causa dellobesit inglese il
McDonalds. E questo nono-
stante gli stessi figli di Carlo
siano stati visti piuttosto
spesso mangiare con gusto
dentro un McDonalds, so-
prattutto il piccolo Harry
ora arruolato per lIraq
(probabilmente per colpa
di McDonalds). Prendiamo,
dunque, il Big Mac. Calorie:
duecentoventinove. Zucche-
ro: quattro virgola diciassette
grammi. Sale: zero punto novan-
tatr grammi. Grassi: undici punto
dodici grammi. Grassi saturi: quattro virgo-
la diciassette grammi.
Prendiamo, come fatto ieri dal Daily
Mail, un altro cornetto, uno a caso, uno
prodotto in maniera impeccabile da una-
zienda eco-bio-slow-cool che si chiama Du-
chy Originals: calorie ducentosessanta-
quattro, zucchero due grammi, grassi tre-
dici virgola sei, grassi saturi cinque virgo-
la cinque, sale uno virgola venticinque.
Proprio cos, un Big Mac del Mac meno
grasso di un cornetto prodotto dalla Du-
chy, ovvero lazienda a capo della quale
siede un principe inglese che di nome si
chiama Charles.
Spopola nel rap ma c chi vuole
proibirla, come se esistesse
solo lidentit di aspiranti bianchi
La parola negro
P
er decenni hanno loro propinato le li-
tanie di Franz Fanon alla uomo bian-
co cattivo, uomo nero buono, le negritu-
dini alla Tony Morrison e le geremiadi di
Malcolm X. Ora che i neri dAmerica si so-
no affezionati alla parola impronunciabi-
le, negro, la Black Upper Class che ha
le magioni a Sag Harbor, vicino a New
York, dove il presidente nero dellAmeri-
can Express abita di fianco al proprieta-
rio nero degli stabilimenti nei quali viene
imbottigliata la Pepsi, vorrebbe sradicare
il razzismo a colpi di etimologia con una
nothingness che tradisce le radici ma
non ha dove andare a integrarsi.
Di sbiancheggiamento in sbiancheggia-
mento, di Michael Jackson in Michael
Jackson, lideologia pc, politicamente
corretta per chi non leggesse il Wall
Street Journal, vorrebbe annullare ogni
differenza, come la chioma rigorosamen-
te stirata dei neri invidiosi dei bianchi.
Come luso di genere al posto di ma-
schio e femmina. Cos Randall Kennedy,
professorone nero di Harvard, ha deriso
la decisione del municipio di New York di
abolire, dopo il presepe, anche la parola
pi infame: negro. Cos il commentatore
Lawrence Graham accusa gli eredi di
Martin Luther King di voler trasformare i
negri in aspiranti bianchi.
Dal Black Power al Black Box Office, dal-
le pantere nere ai rapper, la parola negro
continua a essere usata con orgoglio dagli
stessi neri. Uno dei primi a rivendicarla
stato il critico letterario Stanley Crouch: Se
pensate di essere africani andate in Africa,
scoprirete di essere americani. Parl di
bougie, borghesucci neri pretenziosi.
Piuttosto che afroamericano, Crouch prefe-
risce essere chiamato negro, la parola
usata 215 volte da Mark Twainnelle Avven-
ture di Huckleberry Finn e altrettante da
Boris Vian e Alberto Moravia. Almeno ne-
gro si riferisce a caratteristiche fisiche rico-
noscibili, scrive Stanley Crouch. Il sociolo-
go Franklin Frazier nel 1957 attacc lemu-
lazione dello status dei bianchi: Comprate
i giornali e le riviste e vedrete che buona
parte delle ricchezze derivano dal commer-
cio e dalla pubblicit di prodotti che dicono
al negro come schiarirsi i capelli. Lafro-
centrismo militante, continua Stanley Crou-
ch, non riconosce agli afro-americani il lo-
ro contribuito alla vocazione democratica
dellAmerica.
Londra. Gli investitori rivivono in questi
giorni i fantasmi della crisi, come negli an-
ni successivi allo scoppio della bolla Inter-
net. Temono una brusca frenata delleco-
nomia mondiale e un lungo periodo di fles-
sione degli indici azionari. Ieri c stato un
rimbalzo a Shangai, ma lEuropa non ha se-
guito e le piazze principali hanno chiuso in
ribasso, tra luno e luno e mezzo per cento.
La Cina sta adottando misure decise per
ridurre il flusso di investimenti verso il
paese e favorire un rallentamento delleco-
nomia, cresciuta di oltre il 10 per cento nel
quarto trimestre. Pechino vuole evitare
una crisi di sovrapproduzione, quando ine-
vitabilmente la domanda di prodotti cine-
si si stabilizzer. Se ci troviamo di fronte a
una correzione fisiologica del mercato, do-
lorosa ma temporanea, oppure, al contra-
rio, a una nuova grande depressione
difficile dirlo. Dopo quattro anni di risali-
ta costante, i listini azionari devono in
qualche modo riprendere fiato, sostengono
investitori ed economisti. La correzione
dei giorni scorsi, specie della Borsa cinese
reduce da un +120 per cento nel 2006, sta-
ta pi violenta del previsto, ma di fatto ha
anticipato solo di qualche mese i tempi in-
dicati dalla maggior parte degli esperti.
Per gli osservatori, il rischio grande de-
pressione remoto: i grandi investitori
hanno imparato dallesperienza e non do-
vrebbero ripetere errori e sbandate del
passato, come negli anni dellottimismo
cieco della new economy; banche centrali
e organi di controllo hanno, ora pi che in
passato, strumenti per traghettare le eco-
nomie attraverso i passaggi pi complicati.
Per qualche minaccia c
Anni di bassi tassi di interesse, e merca-
ti in crescita (compreso quello petrolifero,
che ha generato schiere di nuovi ricchi),
hanno favorito la creazione nel sistema
economico di una liquidit enorme. Le po-
litiche monetarie accomodanti hanno tut-
tavia tenuto bassi i rendimenti medi, spin-
gendo gli investitori, soprattutto quelli pro-
fessionali e istituzionali, verso attivit pi
remunerative ma pi rischiose. Si spiega
in questo modo il successo crescente di
hedge fund, fondi speculativi, e societ di
private equity, protagoniste sempre pi at-
tive e ambiziose di unattivit globale di fu-
sione ed acquisizione basata sullaumento
complessivo dellindebitamento delle
aziende. Il risultato insomma quello del-
lo spostamento verso lalto, non sempre
percepito pienamente, del profilo di ri-
schio dellattivit economica, insieme alla
finanziarizzazione della ricchezza. A
danno spesso di investimenti in attivit
produttive pi tradizionali.
Inoccidente incorso unespansione del
settore finanziario che occupa una parte
sempre pi rilevante dei sistemi economi-
ci. E ovvio che qualcuno inizia a spaventar-
si. In Germania i fondi di private equity so-
no stati recentemente definiti locuste per
il loro modo di operare: comprare, spezzet-
tare, vendere. E anche in Gran Bretagna
montano le critiche: si chiede tra laltro la-
bolizione dei privilegi fiscali per i fondi e
Tony Blair intervenuto per dire che il lo-
ro contributo alleconomia nazionale resta
positivo.
La Cina rimbalza sulla rete
dei banchieri centrali
Il rischio delleconomia finanziaria, le
locuste tedesche, le garanzie di Blair
La piccola depressione
Non fai a tempo a ra-
zionarti il fumo, il mar-
tini col gin, la farinata,
le cotolette con le pata-
te fritte, il cognac, un
altro cognac e tutto
quello che, siccome te
lo puoi permettere,
non te lo devi pi permettere, ed ecco che
ti arriva addosso anche lintervento del se-
natore Schifani. Un giorno mi ero scritto
sul quadernetto. Chiss se prima o poi
avr il culo di incontrare un tipo davvero
fuori dal comune. Certo non speravo in un
culo cos fuori dal comune. Lho sentito ie-
ri parlare al Senato. Non so che cosa sia. Ti
d la carica, ti provoca, ti punge, ti impone
di pensare. E un vero leader, devessere il
carisma. Fatto sta che quando Schifani di-
ce: Questo governo un morto che cammi-
na, intervallandolo col concetto: Questo
governo gi pieno di vermi che se lo stan-
no mangiando dentro, b, a noi ci spunta
la serenit, una specie di primavera dentro,
sentiamo il pulsare della vita tuttintorno.
Assieme a una visione netta della strategia.
Ieri ho ripreso il quadernetto e ci ho scrit-
to sopra: Chiss se avremo il culo che
Schifani faccia scuola. Senza fare mente
locale sul fatto che comunque c gi tra
noi il senatore Pallaro.
Questo numero stato chiuso in redazione alle 22,00
Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano. Tel 02/771295.1 Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO
Schwarzy ci dice che kennedyano
A Washington il Governator della California racconta al Foglio le
bellissime conversazioni bipartisan dai suoceri e spiega che dovrebbero
essere esportate al Congresso. Prima di andarsene, promette: Ill be back
Washington. Gli interessi del popolo pri-
ma di tutto, poi il dialogo bipartisan, larte
del compromesso, lispirazione kennedya-
na. Arnold Schwarzenegger, con la cravatta
verde fluorescente coordinata congli occhi,
non manca neppure un punto della sua in-
fallibile e sorridente retorica. Il nerboruto
governatore della California ha raccontato
al Foglio le tante bellissime e interessan-
ti conversazioni nella villa dei suoi suoce-
ri Kennedy per lappunto fra ospiti de-
mocratici e repubblicani. Non capisco co-
me sia possibile che quel che accade senza
problemi a casa Kennedy non possa acca-
dere anche al Congresso, ci ha detto con
sguardo incredulo da professionista, men-
tre la moglie Maria e la suocera Eunice
lei la mia migliore sostenitrice democrati-
ca annuivano contente.
Governator repubblicano di uno stato
dalla solida tradizione liberal, Schwarzy ha
imparato presto il linguaggio del leader in-
dipendente e bipartisan. Tutti i temi dal-
limmigrazione alla guerra in Iraq al riscal-
damento della terra al welfare non tro-
veranno una soluzione in mancanza del
dialogo tra partiti. Cos, ispirandosi al pas-
sato che fu, durante lincontro annuale del-
la National Governors Association, non ha
fatto che ripetere: come diceva Teddy
Kennedy, come sosteneva John Ken-
nedy, come ci ha insegnato il grande
esempio che ci hanno dato i Kennedy. E
poi, confessandoci di essere un fiero re-
pubblicano, non riuscito a trattenersi:
Sono un idealista come Kennedy. Ecco
fatto: concretezza e idealismo, progetti e
ispirazione. Un mix che va oltre, tanto che
ieri i giornali californiani discutevano di
post partisan, una formula che va oltre il
bipartisan e che ancora non si sa che cosa
possa diventare. Larte del compromesso
di Schwarzy questa: parlare con tutti, evi-
tare le fratture, trovare soluzioni interme-
die. E cos che ha governato finora la Ca-
lifornia tra alti e bassi ed questo mo-
dello che vorrebbe esportare su scala na-
zionale se mai un giorno il suo sogno ame-
ricano si facesse completo e diventasse pos-
sibile per un austriaco diventare presiden-
te degli Stati Uniti dAmerica.
Per il momento, conil Partitorepubblica-
no a caccia del candidato giusto per le pre-
sidenziali del 2008, Schwarzy si occupa di
lasciare il segno su alcuni dei temi che pi
gli stanno a cuore: la copertura sanitaria
universale, lambiente, limmigrazione. Ne
ha parlato con lAmministrazione Bush e
conNancy Pelosi, leader dellaCameraoltre
che senatrice democratica di San Franci-
sco, la quale si detta piacevolmente colpi-
ta dallattivismo del governatore, nonostan-
tesianomoltelecritiche, soprattuttosul suo
piano sanitario costosissimo, e nonostante
resti insottofondoil nasostortonei confron-
ti di unattore straniero di filmforzuti che si
mette il doppiopetto ed entra nel palazzo.
Ma poich il popolo il vero ispiratore
del Governator, lui non si lascia intimidi-
re, i soldi per i suoi piani da qualche parte
si troveranno, limportante restare alti nei
consensi. Sono stato eletto attraverso il
partito, ma non devo pensare agli interessi
politici, bens a quelli del popolo, ha ripe-
tuto, non dimenticandosi poi di specificare
la sua attenzione per pi deboli, poveri e
bisognosi. Presidenzialissimo nei toni, no-
nostante dica che non ha mai neppure pen-
sato a una carriera a Washington, e in per-
fetta forma fisica, dopo che qualcuno aveva
osato dire che la politica lo aveva imbrutti-
to, Schwarzy ha lasciato la sua impronta fi-
nale. A tempo scaduto, con la suocera e la
moglie pronte a seguirlo verso luscita, ha
detto di non preoccuparsi, che ci saranno
altre occasioni per parlare, la storia non fi-
nisce qui, da buon Terminator ci saranno
sequel: Ill be back, ritorner.
Milano. La nuova strategia della Casa
Bianca sullIraq, annunciata allinizio di gen-
naio da George W. Bushtra lo scetticismo ge-
nerale, comincia confusamente a delinearsi
in tutti i suoi aspetti, politici, economici, mi-
litari e diplomatici. Nel giro di poche setti-
mane, su precisa pressione di Washington, a
Baghdad stato trovato laccordo suuna leg-
ge petrolifera a garanzia della minoranza
sunnita, unpasso ritenuto fondamentale per
la riconciliazione nazionale. Col budget ira-
cheno 2007, poi, sono stati stanziati 10 miliar-
di di dollari per la ricostruzione e lo svilup-
po del paese. E stato inoltre avviato il piano
per la sicurezza di Baghdad, garantito da un
ulteriore invio di soldati americani sotto la
supervisione del generale David Petraeus.
Infine, laltro ieri, Condoleezza Rice ha an-
nunciato un ulteriore tentativo diplomatico
del governo iracheno, in pieno accordo con
la Casa Bianca, per coinvolgere nella crisi la
comunit internazionale ed evitare
che i paesi vicini interferiscano ne-
gativamente nella costruzione del
nuovo stato democratico. Non
la prima volta che viene convoca-
to unvertice regionale sullIraq,
con la presenza sia degli Stati
Uniti sia dellIran, ma soltanto
adesso si innesta in un piano
strategico ben definito. Gli
aspetti politici ed economici so-
no i meno controversi, mentre la
stessa cosa non si pu dire sul
rinnovato impegno militare con i
21.500 soldati n sulle iniziative di-
plomatiche coni paesi vicini, inpar-
ticolare conlIrane la Siria. Le due cose, ap-
parentemente in contrasto luna con laltra,
vanno di pari passo. La Casa Bianca aveva
bisogno di far capire agli interlocutori che
non avrebbe abbandonato il campo, specie
dopo la sconfitta alle elezioni di met man-
dato. Cos, prima di partecipare a un mee-
ting coni paesi responsabili del caos irache-
no, ha rinnovato limpegno militare in Iraq,
mostrandosi decisa a voler sconfiggere gli in-
sorgenti e le milizie sciite. Con 21.500 uomi-
ni in pi, e un piano per la sicurezza in cor-
so, Bush ha abbandonato la posizione di de-
bolezza incui il disfattismo internazionale lo
voleva relegare.
Il (doppio) fronte americano
Dopo le truppe, il vertice
Cos Bush vuole fermare
gli ayatollah in Iraq
La Casa Bianca fa sul serio militarmente
e, da posizioni di forza, apre il capitolo
diplomatico (anche per ragioni interne)
Gli altri summit con lIran
ARTURO PARISI
Gli eredi di Dossetti non vogliono
il partito unico cattolico anche per
scelta culturale e perfino religiosa
Lordine dei bipolari
Milano. Al cattolico unionista piace bipo-
lare. A partire da Arturo Parisi, colonnello
prodiano e architetto del Partito democrati-
co, il primo a bocciare le aperture di Massi-
mo DAlema al sistema proporzionale tede-
sco. OFranco Monaco, altro prodiano osser-
vante, cheinsistesullafunzionedi stabiliz-
zazione del bipolarismo insita nel proget-
to del Pd. O ancora Stefano Ceccanti, pure
fautore di un bipolarismo pi ragionevo-
le, che sullUnit ha sponsorizzato il mo-
dello elettorale spagnolo proprio in quanto
pi in grado di garantire la logica bipolare.
Cos, mentre lo spirito dei tempi parlamen-
tari (e forsanche un velato interesse della
gerarchia cattolica) soffia verso la fine di
un bipolarismo coatto e verso ipotesi neo-
proporzionaliste fino a sfiorare sogni (o in-
cubi) neodemocristiani, i pi preoccupati
sono proprio i cattolici schierati a sinistra.
E fra essi, in primo luogo, larea omogenea
dei cattolici democratici nelle sue varie
confessioni: fucina, dossettiana, di Azione
cattolica o pi recentemente prodiana. Me-
nopreoccupati, oaddiritturainteressati, so-
no quelli che vengono dallesperienza de-
mocristiana e del popolarismo. Primis inter
pares il presidente del Senato Franco Mari-
ni, cislino-popolare convertitosi alla causa
bipolare strada facendo, ma oggi assertivo:
Il bipolarismo un bene da tutelare, so-
stiene, mentre di un grande partito di cen-
tro non ha molta nostalgia: semmai voglio
che il sistema bipolare migliori.
Distinzione sottile e cruciale: perch non
si tratta soltanto di scelte politiche, ma in-
nanzitutto culturali e persino religiose che
hanno radici molto lontane. Gi dieci anni
fa, Parisi elogiava il passaggio da una de-
mocrazia proporzionale a una maggiorita-
ria, in altre parole la fine della Dc, in
quanto essa offriva una condizione per va-
lorizzare appieno il contributo storico del
cattolicesimo alla costruzione dellidentit
nazionale e della nostra democrazia. Ma si
purisalirepiindietro. Spiegail professor
Agostino Giovagnoli, storico del partito cat-
tolicoinItalia: Adifesadel bipolarismoc
oggi un gruppo ben individuato, attivo gi
nellesperienza del referendum del 1991
sulla preferenza unica e poi in quello sul
maggioritario. Gruppo culturalmente coeso,
la cui formazione viene dalla Fuci di cui
Ceccanti o Giorgio Tonini sono stati presi-
denti, odallAzionecattolicadacui vengono
Parisi o Rosy Bindi. (segue nellinserto II)
(segue nellinserto II) (segue nellinserto II)
(segue nellinserto II)
(segue nellinserto II)
Pubblichiamo parti del diario dal
fronte che Bill Roggio, un free lance
americano in Iraq, tiene ogni giorno su
Weekly Standard.
Fallujah. A due settimane dallinizio uf-
ficiale del piano di sicurezza per Baghdad,
le morti per violenze tra sciiti e sunniti so-
no al livello pi basso da un anno a questa
parte, 163 guerriglieri sono stati arrestati e
63 depositi di armi di varia importanza so-
nostati sequestrati. Gli attacchi conlebom-
be sono diminuiti del 20 per cento. Le forze
irachene e della Coalizione hanno lanciato
raid contro obiettivi di al Qaida in Iraq. Tre
giorni fa, unit americane hanno catturato
quindici uomini di al Qaida, incluso un
emiro (corrispondente a un comandante di
battaglione nellesercito degli Stati Uniti),
durante operazioni a Baghdad, Ramadi,
Mahmudiya e Samarra. Lesercito iracheno
ha catturato sei guerriglieri vicino Baquba.
Due giorni fa undici uomini di al Qaida, e
un altro emiro, sono stati presi nel corso di
raid a Baghdad, Mosul e Ramadi.
Una delle ragioni della diminuzione de-
gli attacchi tra sunniti e sciiti il numero
dei morti sceso dai 1.222 di dicembre 2006
ai 494 di febbraio 2007 la forte pressio-
ne contro lesercito del Mahdi. Moqtada al
Sadr si sta nascondendo in Iran, e le forze
irachene e della Coalizione continuano a
smantellare il suo gruppo. Soldati america-
ni e iracheni stanno compiendo blitz in tut-
ta Sadr City, lenorme quartiere roccaforte
di Moqtada a Baghdad, e sedici combatten-
ti del Mahdi sono stati arrestati. Nella capi-
tale irachena circola voce che lo stesso Sa-
dr stiafacendopulizieincasa unasqua-
dra speciale sarebbe arrivata dalla citt
santa di Najaf per uccidere gli uomini del
Mahdi che hanno avuto una condotta slea-
le o criminale o che hanno gettato cattiva
luce sul gruppo e alcuni membri delle-
sercito del Mahdi sono scomparsi o sono
stati trovati morti nei quartieri di Sadr City,
Khadimiya e Balayat. Un ritrovamento im-
portante, che collega ancora una volta lI-
ran con la guerra in Iraq, stato fatto dal-
lesercito americano nella violentissima
provincia di Diyala, vicino alla capitale:
mortai e abbastanza esplosivo C4 di fabbri-
cazioneiranianaper costruire150 Efp Ex-
plosived Formed Projectiles le trappole
esplosivecapaci di penetrarelacorazzadei
veicoli americani.
Blitz a Sadr City contro le milizie
sciite. Moqtada fa pulizia tra i suoi.
Primo bilancio del piano Petraeus
Dispaccio dallIraq
OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO
TUTTO
IN FAMIGLIA
STORIAAPUNTATE dellallegro ca-
sinofondatosul matrimonioedei suoi
protagonisti: madri, figli, zii, soliti
stronzi, liti e valigie (nellinserto I)

Roma. Povero Romano Prodi. Deve pro-


prioavereSaturnocontro. Nel giornoincui
al Senato si contano uno per uno i voti che
deciderannoladifficilesortedel suogover-
no, da una parte il sindacato minaccia op-
posizione unitaria sul tema previdenziale,
dallaltra Confindustria ritrova dopo molti
mesi lunit. E la ritrova su un tema diffici-
le, la quotazione del Sole 24 Ore, su cui ce-
ra stata grande turbolenza. Ieri a Viale del-
lAstronomia Luca di Montezemolo ha ri-
composto la dissidenza e ha portato a casa
con voto unanime della Giunta, la decisio-
ne di portare in Borsa il quotidiano della
Confindustria. Una partita aperta da de-
cenni e su cui, poche settimane fa, proprio
Prodi aveva ironizzato dalle pagine dellE-
spresso: La Confindustria sulle liberaliz-
zazioni predica bene ma poi razzola male e
non riesce a quotare il Sole. Affermazione
forse incauta, o solo poco informata, che ha
comunque consentito a Giancarlo Cerutti,
responsabile delloperazione, di unire al-
lannuncio del voto positivo sulla quotazio-
neunafrecciatinaal premier: Eccolapro-
va che Confindustria predica bene e razzo-
la bene. E poich quando i pianeti si met-
tonodi traversononcnulladafare, Lcdm
porta a casa anche un altro piccolo, ma non
insignificante, risultato dopo i litigi e
qualche asprezza dei mesi scorsi: vale a
dire la ricomposizione dello strappo con
Enzo Cipolletta, ex presidente del Sole 24
Ore, sacrificato ufficialmente per incompa-
tibilit, pi realisticamente perch sospet-
tato di eccessive simpatie prodiane. Da-
vanti alla Giunta fra Cipolletta e Lcdm so-
no volati sorrisi e parole affettuose, in una
sorta di embrasson nous pubblico che se-
gue una riappacificazione privata risalen-
te ormai a diversi giorni fa, incoraggiata
dalla mediazione di Luigi Abete, linfluen-
te presidente della Banca nazionale del la-
voro, amico di entrambi e per alcune setti-
mane in fredda con Montezemolo proprio
a causa delle frizioni con Cipolletta. Lo
stesso Abete, in Giunta, si alzato per rin-
graziare tutti coloro che, negli anni, hanno
contribuito a costruire il percorso che ha
portato il Sole in Borsa: iniziando da Piero
Pozzoli mitico leader dei giovani indu-
striali negli anni Settanta e primi Ottanta
ed Enrico Salza (tra i primi promotori del
progetto) e poi via via, con una lunga sfilza
di nomi, senza dimenticarne nessuno, fino
ai giorni nostri. Come alla Confindustria
sia riuscito questo miracolo di concertazio-
ne tuttavia difficile da capire.
Successione? Si rafforza Cerutti
Solo tre mesi fa, a met dicembre, Mon-
tezemolo aveva rinunciato a far esprimere
la Giunta sulla quotazione per evitare il ri-
schio di un voto positivo ma non unanime.
I consensi che Giancarlo Cerutti, presiden-
te della Commissione per la quotazione,
era in grado di assicurargli, arrivavano fi-
no solo al settanta per cento e a Monteze-
molo non bastavano: come Walter Veltroni,
infatti, vuole andare daccordo con tutti, e
se gli manca un pezzetto di consenso non si
d pace. Cerutti si era quindi rimesso in
cammino, aveva battuto il nord ovest e il
nord est (dove si annidavano le sacche di
resistenza) fino a che non era riuscito a
convincere tutti, ma proprio tutti: usando
un po di carota (garanzie di ogni genere
per i riottosi) e un po di bastone (un presti-
to obbligazionario, sottoscritto dalle terri-
toriali, come alternativa alla Borsa: un pic-
colo trucco ideato proprio da Cipolletta,
conscio che gli imprenditori poco gradisco-
no aprire il portafoglio). E finita che il
giorno fatidico i rappresentanti delloppo-
sizione (Assolombarda, Giorgio Squinzi,
Michele Perini, e per la verit pochi altri
irrducibili) fino ai ieri contrari alla quo-
tazione perch temevano di perdere in-
fluenza politica sul quotidiano sono in-
tervenuti uno dopo laltro per annunciare
il loro s, ma senza motivare in alcun modo
la propria conversione. S, e basta. Certo, i
meccanismi studiati dalla commissione
per portare in Borsa il gruppo editoriale
non destano particolari preoccupazioni in
chi temeva, fino a ieri, uno scippo del
quotidiano. Anzi, qualche industriale si
spinge a commentare che, se proprio mer-
cato doveva essere, forse sarebbe stata au-
spicabile una apertura pi coraggiosa. Dal
tetto del due per cento per il possesso di
azioni del Sole fino alla governance, tutto
infatti lascia pensare che il quotidiano, an-
che dopo lo sbarco a Piazza Affari, rester
saldamente in mano alla Confindustria.
Nella quale, intanto, grazie a questo suc-
cesso Montezemolo si rafforza e recupera
smalto. E con lui Giancarlo Cerutti uomo
di idee politiche moderate e vicino ai pote-
ri forti, le cui doti di mediatore ne fanno il
vero eroe del giorno rilanciandone deci-
samente le chances se, come qualcuno im-
magina, vorr concorrere alla ormai pros-
sima campagna per la presidenza confin-
dustriale del 2008. Aveva gi cercato di
proporsi nel 2000, e si era opposto a Lcdm
nel 2004. Stavolta sar difficile dirgli di no.
ANNO XII NUMERO 51 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO GIOVED 1 MARZO 2007
A
Marco Follini sono bastati sette placidi
minuti senza fischi per dimostrare ieri
in Senato che laritmetica stava per traccia-
reil solconeocentrista, mapoi per difender-
lo dovr sopraggiungere il coraggio di dire
addio al bipolarismo nutrito con gli anabo-
lizzanti. Ivi compresa ma questo ancora
non poteva dirlo la velleit di rimpannuc-
ciare i due poli in un partito democratico e
in un partito unico dei moderati. Mai circo-
stanzafupifavorevoledaquandolaDemo-
craziacristianafin stritolatadal crepuscolo
della prima Repubblica. Follini uomo di
abitudini introflesse e pantofolaie, non ha
grandeconsuetudineconil sensotragicodel
mondo. Ma questa volta ha individuato per-
fettamente il cuore della ragion storica ita-
liana e ha voluto accoccolarsi l come un
bruco, nella mezza mela bipolare e marce-
scente guidata da Romano Prodi, per tener-
lainvitaancoraunpoco. Lexsegretariodel-
lUdc si eraancheriservatounulterioreele-
mento drammaturgico: la possibilit di par-
lare proprio fra gli ultimi, dopo la replica
prodiana, inoccasionedelledichiarazioni di
voto. Unmodoper togliereil fiatoatutti fino
allultimo secondo. Un modo per rendersi
pi irrinunciabile. E stato in questo molto
bravo e ha azzeccato lattacco del ragiona-
mento pi della cravatta lunga e diafana co-
me il sogno di restaurare il grande centro.
I L S ENA T ORE DI MEZ Z O
Follini ha esordito con la straordinaria in-
felicitelastraordinariaimproduttivit del
nostro sistema politico. Econtro lincapacit
di sostituire con nuovi progetti le identit
massicce e ingombranti della prima Repub-
blica. Follini ha cominciato l dove poteva
gi finire: la comparazione tra let delloro
della classe dirigente che aveva attraversa-
toconil passolungodellegrandi civiltpoli-
tiche gli anni della Guerra fredda, poi la sfi-
da del terrorismo, e let da lupi della con-
tesa bipolare che auspica di seppellire.
Tuttochiarotuttoterribilmentepacato, co-
me lautorappresentazione folliniana di uno
che si sforza di lavorare a una trama diver-
sa. Lui alla metafora della tessitura ci tiene
perch evoca la passione fredda della mae-
stria democristiana: Usando molto ago e
molto filo per rammendare. Ha aggiunto
laggettivo lungimirante e ci ha avvolto il
suo pacco dono, il voto di fiducia che valo-
rizzi ledueculturepiutili al futurodel pae-
se: quella moderata e quella riformista.
Cio quel che rimane della Dc e quel che so-
pravvivedellalarvacomunista? Lui dicesol-
tanto centro e sinistra, tra i quali occorre
tornare a costruire un ponte. Lo ha detto
senzapiil gustocontenutodi apparireinat-
tuale e di navigare controvento. Esenza fare
la faccia cattiva per nascondere paure che
non ha pi. La paura di dover rendere conto
a un partito o a una coalizione, la paura di
deludere amici con la vocazione ministeria-
leocompagni di strada. Insommalapaurari-
solta di essere Pier Ferdinando Casini.
Libero da questa costrizione, Follini sa
con gioia che la settimana scorsa un antico
democristiano come Giulio Andreotti aveva
tramortito il governo, e oggi a tenerlo in vita
maincondizioni di nonnuocerepici pensa
lui, un dc pi giovane, non giovanile ma con
dentro leuforia del cinquantenne che si lan-
cia in una nuova vita. Uno che accetta di
amoreggiare col destino e lo ammette in mo-
do fanciullesco, citando il passo di unautore
per ragazzi comeCarlos Ruiz Zafn: Il desti-
no non fa mai visite a domicilio, bisogna an-
dare a cercarlo (Lombra del vento). E
MarcovaappuntoastanarloconlasuaItalia
di mezzo che per essere poco pidunmono-
locale politico gi un capolavoro. Non
passataunavitadacchlexconsiglieredam-
ministrazioneRai chevolevarivoluzionarela
Cdl a forza di trattini e parentesi centro-
(destra) si lasciato alle spalle la scrosta-
ta e litigiosa coalizione berlusconiana. Ma
adessotoccaagli altri. OraFollini vuolelavo-
rareaunnuovocentro-(sinistra), di nuovocol
trattinoeconlaparentesi, elofarconlaca-
ratteristicaostinazionedel moroteosolitario.
Lintendenza seguir, cono senza Casini alla
guida. PerattenzioneperchFollini hadet-
T UT T I AL CAPRANI CA L 8 MARZ O
Non basta la chiama per la fiducia, lonorevole prende pure la passerella
Roma. Si far, per la bisogna, un po me-
trosexual, lonorevole. Non propriamente
sulla linea che un tempo seguiva Gegia,
sculetta, sculetta, che c il direttore che
guarda, ma un tentativo di maggior grazia
si avr: il portamentostudiato, lafalcatadi-
sinvolta, la pancia, quando c, quanto pi
possibile in dentro. Un frangente, insom-
ma, in cui i pettorali sono di gran lunga pi
importanti dellautorevolezza politica. Non
bastasse la stagione autunno-inverno a
Porta a porta, quella primavera-estate a
Matrix e quella mezza stagione a Ballar,
ora lonorevole prende pure la passerella
della modella. Savanzer con locchio as-
sassino, affronter il pubblico con lo sguar-
do malandrino, saluter con la boccuccia
sdegnosa. Bisogner esserci, il prossimo ot-
to marzo, al teatro Capranica, per credere
ai propri occhi. Ventiquattro parlamentari
ventiquattro da destra a sinistra passo
ritmato e accessori valorizzati. Loccasione
degna, la causa buona, il divertimento
dovrebbe essere assicurato. Nella memo-
rabile giornata, un pattuglione di virili rap-
presentanti del popolo studier la postura
e coordiner i movimenti per raccogliere
fondi a sostegno di Telefono Rosa e Aidos,
associazioni che lavorano per i diritti del-
le donne generosa temerariet, ma del
resto alcuni di loro sono pure andati a di-
scutere di diete e di peso forma in tivv.
Prendete il caso dellonorevole verde Pao-
lo Cento, sottosegretario allEconomia. Gi
pubblicamente si sottoposto alla pesa
pubblica da Vespa dopo le abbuffate nata-
lizie centosette chili al naturale e gi di
suo una volta si mostrato in mutande per
una non meno nobile causa. Adesso, da po-
litico radicale, ha compiuto in vista dellot-
to marzo una scelta radicale: dieta ferrea,
livellamento della pancia. La taglia mi d
gi soddisfazioni annuncia Lancer un
messaggio. Oddio, ancora in mutande?
No, sfiler in giacca e cravatta, ma ci sar
anche una cosa provocatoria. Che poi, si
capisce, c chi portato e chi fatica di pi.
Il rutelliano Roberto Giachetti gi da gior-
ni segnala la drastica assenza, su di lui, di
maniglie dellamore, la cinquanta mi sta
benissimo. Pietro Folena, di Rifondazio-
ne, la sua figura la fa gi passeggiando per
il Transatlantico, e la passerella non potr
che aggiungere glamour a fascino. Del re-
sto, anni fa Cossiga persino lamentava
quanto la moda avesse perso consegnando
Folena alla sola politica, e una pregevole
paginata di Donna Moderna ci mostra lo-
norevolesgarzolinoanzichen, eautorevol-
mente garantisce: E un fotomodello na-
to. E si vede benissimo dalla foto, dove
Folena indossa una polo come profili bi-
colore Boss Hugo Boss. Giubbino chiuso da
ganci con tasche zippate Fay. Jeans cinque
tasche dal taglio classico Seventy (citiamo
per puro piacere letterario, non a uso mar-
chettaro). Resta il fatto che, se cos combi-
nato, lo vede Casarini, che gi vuole spedi-
re Bertinotti a cavallo per boschi insieme
al subcomandante Marcos, gli corre dietro.
Sar un momento alto di politica spetta-
colo, quello al Capranica tra abiti di Litri-
co, di Testa e di Soprani. C un senatore
dellUdc che, secondo il Messaggero, ha
promesso di indossare per loccasione, pu-
re il cilicio (glielo presta la Binetti?) per
chiedere scusa alle donne (e che gliene
frega, alle donne, se porta il cilicio?). Ha
gi locchio umido per il rimpianto di non
poter essere l il diessino Franco Grillini,
leader storico dellArcigay. Devo andare a
Latina, a presentare la mozione Angius,
spiega, ben sottolineando le due parole,
Latina e Angius, e ne sono felice. Ma avrei
sfilato volentieri. E ai suoi colleghi, lei
che ha pratica, cosa consiglia? Di guarda-
re bene cosa fanno le modelle in passerel-
la e di copiarle. Guardi che sono uomini
Lo so. Ma i modelli maschi sono il mio
ideale sessuale preferito, e onestamente i
miei colleghi a quel livello non arriveran-
no mai. N fotomodelli n marinai, e,
dioguardi!, nemmeno gay. Ma sfilano co-
munque, i maschi parlamentari, e un brivi-
do trasgressivo, tra il dire e il Dico, l dove
la forma (fisica) sostanza, sintravede.
Persino nella giornata in cui il movimento
gay si divide tra moderati (capitanati, guar-
da il caso, dal rifondatore Nichi Vendola) e
diessini inferociti per la mesta fine dei
pacs nostrani. Non sono daccordo con
Vendola, dice Grillini. Attaccano quelli di
Gayleft. Moderatissima Vladimir Luxuria
sulla prima pagina di Liberazione: Dico:
le chance sono le stesse. Ma si capisce che
quando mostrer il petto in passerella lo-
norevole palestrato, pure il peccato (ri)tro-
ver nuovo corso in Transatlantico.
F ORZ A DEL L I S T I NT O DI S OPRAV V I V ENZ A
Dopo la paura, Unione e affini votano la fiducia esprimendo sfiducia
U
n Romano Prodi ancora evasivo, ma in
veste penitenziale, ha replicato a un di-
battitosullafiducianel corsodel qualesono
apparse evidenti le interpretazioni differen-
ti, per nondirecontrastanti, chei partiti del-
la maggioranza danno delle nuove priorit,
gli ormai sbiaditi 12 punti, che erano stati
presentati come il nuovo patto dacciaio del-
lUnione. Quel testo, in realt non sottoscrit-
to dai leader di partito, come ha spiegato
Marco Pannella, servito solo per dare al
presidente Napoletano un appiglio formale
per rinviareil governoalleCamereeper da-
re la possibilit ai senatori dissidenti di vo-
tare la fiducia, confermando per che non
condividono nessuna delle priorit indicate
da Prodi. La maggioranza, pur confermata
millimetricamente, cede al centro, dove la
decisionedi GiulioAndreotti di nonparteci-
pareal votoelatesi espostadaLambertoDi-
ni, secondoil qualebisognafarerapidamen-
telariformaelettoraleepoi andareaelezio-
ni anticipate, appaiono come una specie di
prorogaatermine. Cedeancheasinistra, do-
ve oltre ai senatori dissidenti che votano la
fiducia esprimendo sfiducia, le dichiarazio-
ni delle formazioni di estrema sinistra
preannunciavano la ripresa della guerriglia
supensioni, Tav, Kabul, rigassificatori, econ-
fermavano il dissenso su Vicenza.
La forza di Prodi consiste solo nellistinto
di sopravvivenza dei partiti di maggioranza,
che per una delle forze pi potenti, non
solo nella natura. Un governo di sopravvi-
venza, per, non rappresenta pi un punto
di riferimento per la dialettica politica, che
infatti gi sta sviluppando sue dinamiche
autonome, nellequali sintravedonoassi tra-
sversali di vario genere, non solo sul tema
della riforma elettorale. Le opposizioni, alle
quali spetta una particolare responsabilit
inuna situazione cos critica, nonhanno tro-
vato laccordo n sul chiedere elezioni im-
mediate, n sul prospettare unipotesi di go-
verno a larga base parlamentare che gesti-
sca il transito verso le elezioni. Da una par-
te comprensibile che le opposizioni punti-
no suunimplosione della maggioranza, per-
ch questo renderebbe assai arduo persino
ricomporre il cartello elettorale dellUnio-
ne, per lassenza di una proposta concreta
alternativa alla sopravvivenza del governo
attuale ha consentito che lo spirito di so-
pravvivenza avesse la meglio.
Il fatto che lassenso di alcuni senatori sia
esplicitamente a termine, il profilo mode-
stissimo assunto dai partiti principali della
maggioranza, le difficolt che si presentano
nellattuazione dei 12 punti, possono far pre-
sagire che la fiducia numerica e non politi-
ca ottenuta ieri non sia un viatico sufficien-
te per rendere meno convulsa la navigazio-
nedellesecutivo, gidalleprossimesettima-
ne. Una nuova caduta parlamentare delle-
secutivo, lo sanno tutti, sarebbe lultima tol-
lerata dal presidente della Repubblica, che
gi devessere un po imbarazzato dal carat-
tere assai controverso della fiducia ottenuta
daProdi, raggiuntaanchecol concorsodi se-
natori esplicitamente ostili al suo program-
ma. Neppure la riforma elettorale, che sta-
ta evocata come lultimo salvagente, sembra
ingrado di funzionare. Linsistenza dellUdc
per il sistema tedesco, che non corrisponde
alle condizioni indicate dallo stesso Prodi,
rende anche questo terreno piuttosto scivo-
loso. Se manca un collegamento con una
parte dellopposizione, difficilmente potr
essere questo stesso governo a gestire la mo-
difica del meccanismo elettorale, che peral-
tro utile, ma non affatto la causa della
fragilit dellesecutivo, che consiste invece,
come ebbe a dire il ds Gavino Angius, nella
fallace convinzione dellUnione di aver vin-
to le elezioni. Una vittoria soltanto numeri-
ca, e peraltro di strettissima misura, ma che
nascondeva una sconfitta politica, il manca-
to sfondamento al centro, ha prodotto ovvia-
mente una maggioranza numerica e non po-
litica, che si confermata tale anche nel vo-
to di ieri, che ha lasciato aperte tutte le feri-
te, che lo spirito di sopravvivenza pu ca-
muffare ma non guarire.
Sergio Soave
GENOVA 2001 - ORAZ I ONE CI V I L E S UI FA T T I DEL G8
Come ricordare la morte di Carlo Giuliani senza nemmeno un dubbio
Roma. Uno va una sera a vedere Geno-
va 2001 orazione civile sui fatti del G8,
breve tragedia dove tutto riferito, regia
di Fausto Paravidino, al teatro Ambra Jo-
vinelli. Va e scopre che il tutto ineso-
rabilmente parte e soprattutto di par-
te. Nulla di male, anzi cosa normale. So-
lo che quel tutto che si pretende esau-
stivo avrebbe poi bisogno di silenzio op-
pure di note esplicative, e peccato che al-
la fine della serata le note le mettano Sa-
bina Guzzanti e Giulietto Chiesa, i pi di
parte tra chi di parte. Ma si sa, le note
stufano. Meglio ubriacarsi di gi detti tra
gente che sa di essere daccordo e che d
volentieri di fascisti agli altri. E se uno
tra il pubblico urla ma a Napoli, nel mar-
zo 2001, con i massacri in caserma pure l,
cera al governo la sinistra, lo guardano
come uno che chiss come mai se ne esce
cos, tanto per rompere larmonia tra chi
va a teatro, legge i giornali, e, seppure a
fatica perch linformazione fa schifo,
come spiega Chiesa, sa decifrare i fatti.
Ma immaginatevi la gente a Salerno o
Canicatt. Poveri salernitani. Ma noi, l-
lite, non ci faremo mica abbindolare dal-
linsetto? (Bruno Vespa secondo Chiesa).
Uno va allAmbra Jovinelli a vedere
una pice sul G8 e scopre che i Dico sono
parola proibita non solo nei dodecaloghi
prodiani, ma anche per la Guzzanti. E pa-
zienza se qualche coppia, dice la comi-
ca-attivista, brontola per questioni di ere-
dit. Vallo a dire ai gay, che pensavano di
doversela prendere soltanto con Paola Bi-
netti. Ma che centrano i Dico con il G8?
Centrano, tutto si tiene. Centrano per-
ch, scandiscono gli attori in un atto unico
efficace nel ritmo, la polvere di due grat-
tacieli ha coperto il massacro di Genova.
Centrano perch la mistificazione regna
ovunque, dice Chiesa. E non ci venissero a
raccontare che ci sono i poliziotti buoni.
Pure quel Pier Paolo Pasolini, dice la Guz-
zanti, ne ha dette di cazzate. Specie quan-
do parlava dei bravi ragazzi del sud co-
stretti dalla povert a scegliere quel lavo-
ro infame. Preferisco lo studente che sce-
glie di lavorare per pagarsi gli studi. Que-
sto, per llite, verbo democratico. E quel
Silvio Berlusconi, poi, che ha fatto arriva-
re al G8 gli uomini rana e i carabinieri per
ragioni di grandeur, dicono gli attori, solo
per farsi pubblicit con i suoi amichetti
scemi alla George W. Bush. E aveva pure
fatto predisporre 200 sacchi per eventuali
cadaveri. Mancano le note. E cio che
quando pi leader mondiali si riuniscono
in un luogo di mare luomo rana non
unidea cos bislacca. Che i sacchi per i ca-
daveri sono purtroppo da prevedere in ca-
so di massicce adunate, sinistra o destra al
governo non importa, la prassi. Che lo
spiegamento di forze, di per s, non sino-
nimo di premeditato pestaggio. Che i sassi
dai marciapiedi non li raccoglievano solo
i black bloc, alle manifestazioni no global
di quellanno, e che allerta e misure re-
strittive nella zona rossa non significano
di per s massacro imminente. Pare tutta-
via che in sala limportante non sia capi-
re, bens capire che qualcuno (e per
non abbiamo le prove) non ha voluto
farci capire. Strategia della tensione,
mele marce. Roba nuova? No. Forse per
questo pi comodo metterla l per spie-
gare tutto. Le stesse misteriose mani han-
no voluto tutto. Pure la morte del ragaz-
zo Carlo Giuliani. Certo che non doveva
avvenire. Ma spiegarla ora con la strate-
gia della tensione aiuta davvero a capi-
re? Niente distinguo, allAmbra Jovinelli:
le mani che hanno ucciso Carlo hanno vo-
luto pure la notte di manganellate alla
scuola Diaz, il sangue e le minacce alla
caserma di Bolzaneto (due casi in cui in-
vece c da chiedersi perch e come fare
perch non si ripeta).
Sulla scena, per, c solo lattore che
impersona Giuliani. Brandisce idealmen-
te un estintore ma lestintore non c, sul
palco. Era scarico, dice una voce. Nessu-
no aggiunge: Ma il carabiniere Mario Pla-
canica come faceva a saperlo?. Non ve-
ro che la camionetta era isolata, dice la
voce. Il carabiniere ha sparato, qualcu-
no ha depistato con la storia del sasso
lanciato dai manifestanti. Placanica non
ha sparato in aria. C la foto, c il dvd,
spiega Giuliano Giuliani a fine serata. E
quindi non legittima difesa, dicono tut-
ti in coro. I magistrati sbagliano. Punto e
basta. Nessuno si alza per dire che legit-
tima difesa non significa lavarsene le ma-
ni, della morte di Carlo, ma guardare quel
momento tragico per quello che purtrop-
po stato. Non si dice che, ferma restando
la tragedia, la legge non pu vederci un
omicidio colposo, una mano invisibile o
addirittura un omicidio premeditato da
chi voleva far salire la tensione.
Marianna Rizzini
to pure una cosa molto precisa, ha detto che
il centromoderatoelasinistrariformistade-
vono legarsi, s, ma per qualche tempo. E
inquestaprovvisorietcos palindroma, non
breve e non lunga, in gestazione lefflore-
scenza politica del Follini che vedremo tra
qualche settimana o pochi mesi. Lo stesso
Follini che in un convegno del 1993 intitola-
to Il New Deal della Dc diceva: No alla
nostra trasformazione nel prezzemolo catto-
licodi unpolpettoneprogressista. Chepoi
il Follini appena uscito in libreria: Prodi
un monarca imperfettofiglio dellidea che
il centro di una volta e la sinistra di una vol-
ta siano destinati a essere ununica cosa in
un unico partito (Uno contro tutti, Marsi-
lio). Ecco la promessa chiara ma sottaciuta
ieri: lappuntamento per la festa conclusiva
del bipolarismo non sar nella fabbrica pro-
diana o nei saloni primaverili del nascituro
Partitodemocratico. Il marted grassodi Fol-
lini, termine ultimo di una manovra politica
germogliata sulle spoglie della Democrazia
cristiana, e legittimata pazientemente negli
anni acostodi mischiarsi congli ultimi venu-
ti comeGianfrancoFini, si potrcelebrarein
unluogosoltanto: il centromobilecheracco-
gliertutti i centri passati presenti futuri esi
trasformer in precondizione di ogni potere
che voglia durare.
Alessandro Giuli
Follini non avr il senso del tragico, ma scrive la trama perfetta
Il Sole in Borsa
Nel giorno di Prodi, Montezemolo
ritrova lunit della Confindustria
e fa pace con Cipolletta e Abete
N
ella Repubblica dei tornelli gli stadi
torneranno a riempirsi. Per soltanto
di personebeneducate, di famiglioleedi si-
gnore anziane. Gli striscioni saranno di
nuovo ammessi, perch conterranno paro-
le dordine leggere: Son tutte belle le
mamme del mondo. Solidariet & tolle-
ranza. Lottiamo insieme contro la fame
nel mondo. Uniti per sconfiggere lAids.
Benvenuti, simpatici interisti. Sappiate
che vi consideriamo leali competitori, e
non certo nemici. Saranno calorosamente
applauditi i gol della squadra ospite e,
quando un avversario si far male, i vecchi
cori tipo: Devi morire! sarannovantaggio-
samente sostituiti da canzoncine modello
Oh, quanto ci dispiace!, accompagnati da
uno sventolo dorsacchiotti.
Questi impagabili progressi indurranno
i branchi di teppisti (da non confondere
con gli sportivi e i veri tifosi) ad abbando-
nare ogni perversa abitudine. La loro ag-
gressivit (prodotta dal consumismo, dal-
la carenza di strutture e dalla tv commer-
ciale) non potr pi manifestarsi allinter-
no degli stadi, dove, fino a ieri, era consen-
tito e quasi obbligatorio odiare un nemico.
Dove erano contenuti/circoscritti i fonda-
mentalismi fanatici, come in una catacom-
ba a cielo aperto. Basta, basta. La feccia
troveraltri terreni, altri ganci doveappen-
dere la propria smania di violenza. Un rio-
ne del centro storico, per esempio. O un
parcheggio pieno di macchine e di motori-
ni da bruciare. Una strada ornata da fragi-
li vetrine. Una Via Paal, una banlieue dove
scontrarsi, in nome di una qualsiasi riva-
lit, conil pretestodellapolitica, dei ranco-
ri di quartiere, di ostilit religiose, razziali,
e (certo!) sportive.
Se vero che nelle nostre citt abitano
anche parecchi desideri di violenza (di lot-
ta, di scontro fisico), lo stadio, secondo me
funziona (funzionava?) da ammortizzatore.
In quellorto chiuso hanno (avevano?) citta-
dinanza i simboli pi ripugnanti, le scritte
pi oltraggiose, le urla pi crudeli. E l, in
genere, si esauriscono (esaurivano?) le pul-
sioni velenose. Non dimentichiamo che la
tragedia di Catania avvenuta allesterno
del Circo, con modalit e per motivi che
non centrano affatto con i tornelli. Qual-
che grave incidente pu scatenarsi anche
sulle gradinate o sul terreno di gioco, dove
acquista unenorme grancassa mediatica.
Per la stragrande maggioranza delle scia-
gure uccide e ferisce altrove: in un quieto
condominio, sullasfalto del sabato sera,
dentro una fabbrica. Ma sotto i riflettori c
soprattutto il Calcio, lintollerabile delin-
quenza degli ultr, la serenit del Gioco
sfregiata. Come si guarisce, questo maldi-
mare? Coni tornelli, congli steward, conle
telecamere, con la certezza della pena. Co-
s, forse (forse!) la violenza sar allontana-
ta dai sacri templi del Pallone. E sar co-
stretta a cercarsi unaltra pista, un altro
prato dove allertare le spranghe, giocando
a indiani e cowboy, a irriducibili e poliziot-
ti, a comunisti e fascisti.
Toccasana in arrivo
Anche la politica, ovviamente, al cen-
tro di molte angosce, con tutti i suoi proble-
mi di maggioranze esigue, di urla contro i
venduti traditori, di sberleffi e/o di recri-
minazioni che bersagliano i senatori a vita.
I bene informati assicurano che in arrivo
un toccasana: una nuova legge elettorale
che semplificher drasticamente il quadro
politico, garantendo una limpida governa-
bilit. Boh. Tutti i reduci della Prima Re-
pubblicaricordanochequel regime, secon-
do Giorgio Galli, era regolato da un sempli-
ce bipartitismo (non bipolarismo) imper-
fetto, dove limperfezione era determina-
ta dalla (vera o presunta) cultura antisiste-
madel Pci. I reduci, inoltre, nondimentica-
no le fiere conflittualit interne ai governi
di coalizione, dovevigevano, cronicamente,
rapporti di connivenza/concorrenza, do-
ve ciascun alleato, ciascuna corrente (della
Dc e non solo) pretendeva di affermare la
propria identit, per evitare loblio o lesi-
lio. Domani, dunque, uningegneria eletto-
rale produrr, forse (forse!) una benedetta
semplificazioneoaddiritturaunalargain-
tesa, emarginando(enpassant) leali estre-
me degli schieramenti. Ma probabile (o
no?) che la lotta si trasferir nelle correnti
di ciascun partitone semplificato/accorpa-
to. Edoveaccenderannoleloroturbolenze,
gli estremisti espulsi dallo stadio della po-
litica perbene? Nelle piazze? Nelle assem-
blee di fabbrica? Nelle manifestazioni no
Afghanistan, no Tav, no rigassificatori, no
termovalorizzatori, no yankees? Basteran-
no i tornelli del Parlamento per smorzare
la loro sete di conflitti?
Giuliano Zincone
Lo stadio in politica
Forse non basteranno i tornelli
del Parlamento per smorzare
la sete di conflitti
Preghiera a Tessa Cameri-
no, Gigliola Curiel, Veronica Etro, Marta
Gregis, Rossella Tarabini, Cristina Tardito
e Gaia Trussardi, le stiliste che su Panora-
ma First dichiarano di detestare, fra i per-
sonaggi storici, soprattutto Hitler. Giusto,
ci mancherebbe, ma allora alla domanda
sui personaggi preferiti vi prego di non ri-
spondere piDalai Lama, Patti Smitho al-
tri volenterosi spiriti di seconda fila. La
prossima volta rispondete Papa Benedet-
to XVI. Se c unuomo che pu bloccare la
realizzazione del pi attuale fra i sogni hi-
tleriani, il sogno della razza pura, que-
stuomo Joseph Ratzinger. Vi affidate ai
lama e alle cantanti? Fra ventanni dentro
i passeggini brilleranno solo occhi azzurri.
PREGHIERA
di Camillo Langone
E ci mancherebbe altro
che non fosse genocidio il
massacro di Srebrenica. Il
corollario imbarazzante
dellimbarazzatissima senten-
za che dichiara la Serbia non colpevole
ma responsabile di non averlo impedito
che, per cerchi via via pi larghi, pu
applicarsi allEuropa, allOnu, e insom-
ma al resto del mondo. Ogni volta che si
compie uno sterminio, non stato il
mondo a commetterlo, il mondo, sempli-
cemente, non lha impedito.
PICCOLA POSTA
di Adriano Sofri
NELLA PROVVISORIET DEL SUO VOTO PER PRODI GERMOGLIA IL MARTED GRASSO DEL CENTRO MOBILE. SENZA I FISCHI DELLA CDL
LA POLVERE DI DUE GRATTACIELI HA COPERTO IL MASSACRO, SI SENTE DIRE ALLAMBRA JOVINELLI, TRA CHIESA E LA GUZZANTI
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EDITORIALI
ANNO XII NUMERO 51 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO GIOVED 1 MARZO 2007
za perch fu condannato solo chi spar e as-
solti i genitori e fratelli sebbene fosse chiaro
che il delitto era stato deciso da tutti. Seyran
ha restituito la tessera dellorganizzazione
umanitariaTerredes femmes. Lecentinaia
di donne riunchiuse, che guardano il mon-
do attraverso le tendine e che stavolta non
sanno neppure dove sono, dovranno trovar-
si un altro baluardo legale. Seyran una ro-
sa della straordinaria schiera di dissidenti
islamici emersa negli ultimi tre anni. Rice-
verai la punizione pi grande possibile per
la tua sporca esistenza, recita lultima mi-
naccia. Avevo una cliente che voleva divor-
ziare dal marito, racconta Ates. Era vitti-
ma di violenze domestiche. Aspettammo che
uscissedal palazzodi giustizia. Eravamonel-
la stazione della metropolitana, il marito ci
aspettava. Corse incontro a noi, aggred la
mia cliente, mi colp e mi grid contro frasi
impronunciabili. Le persone che avevamo
vicino restarono a guardare mentre ci aggre-
diva. Puttana, quali idee metti intesta a mia
moglie?. Appena vide la polizia, luomo
fugg. Dopo quellepisodio, ho iniziato a ri-
flettere sulla mia posizione, le mie idee, il
mio lavoro. Avevo capito che era diventato
troppo pericoloso, era troppo, persino per
me. Oggi sono madre di una bambina di due
anni e mezzo, e per me lei conta pi della
mia stessa vita. Non potevo permettere che
rimanesse sola, che mi uccidessero. Avevo
troppa paura. Nel 1984 mi hanno sparato in
faccia. Durante tutta la mia attivit di avvo-
cato a favore delle donne musulmane, ho ri-
cevuto decine di minacce di morte, per e-
mail, al telefono, fisicheanche. Erostancadi
sentirmi chiamare puttana, di sentirmi dire
che non ero una buona musulmana, che non
avevo diritto di vivere, e cos via. Gli attacchi
sono diventati sempre piestremi. Ho vissu-
to per anni nella paura.
Seyran sa che la politica e la polizia non
possono proteggerla fino in fondo. La vio-
lenza islamica sta guadagnando terreno in
occidente. Il fondamentalismo cresce di an-
no in anno, in corso un rifiuto sistematico
della democrazia e della libert da parte de-
gli islamisti, che cercano di uccidere al cuo-
re leguaglianza delluomo e della donna in
Europa. LEuropa ha commesso un errore
dietro laltro nelle politiche di integrazione.
Le nostre strutture non hanno alcuna fun-
zione positiva. Non facile quantificare il
pericolo islamista. Ma basta prendere il nu-
mero delle donne che indossano il velo per
strada, e avrai una fotografia dellislamismo
in Europa. A Berlino il fondamentalismo
islamico cresce di giorno in giorno. Stanno
arrivando moltissimi soldi dallArabia Sau-
dita, e tutto sotto i nostri nasi. Atta passato
per Amburgo. I prossimi attacchi in Europa
verranno dalla seconda e terza generazione
di islamici. Le bombe di Madrid sono state
la sveglia al realismo. Epoi c stata Londra.
Ci che successo inGranBretagna ci ha di-
mostrato che il terrorismo non un fenome-
no esterno alloccidente, ma interno alla de-
mocrazia. Il wahabismo unprodotto espor-
tabile in Europa. Sono stata molto colpita
dal fatto che in Germania, per i Mondiali di
calcio, nonci siano stati attacchi terroristici.
Ma il fatto stesso di essere sollevati la dice
lunga sullo stato delle cose. Cos come non
sono rimasta sorpresa dalla morte di Theo
van Gogh. E non stato un bene.
Parole bellissime
Comunitarismo o multiculturalismo, se-
condo Seyran, sono parole bellissime, ma
prima una copertura per unideologia che
non vuole vedere. I fanatici del multicultu-
ralismo sono razzisti. C un odio di s dei li-
beral: non hanno fiducia nella propria cul-
tura e religione, e cos sono indulgenti con
le altre. La sinistra che cos lontana dalla
religione difende la libert religiosa nel por-
tare il velo. Non appena comparsa una po-
litica di sinistra contraria al velo, AyaanHir-
si Ali stata allontanata. Ayaan una delle
donne pi importanti del mondo islamico,
Roma. Per capire Seyran Ates bisogna
pensare lesatto contrario della definizione
che Gnter Grass ha dato delloccidente: un
cessointasato, continuiamoatirarelacqua,
ma la merda torna sempre a galla. Per Sey-
ran Ates loccidente la benedizione della
libert, una parola profumata, ama usarla,
di continuo, sempre, quasi come gli anglofo-
ni usanoI mean. Per questo, col suotimbro
di donna ferita e tenace, ripete che non pos-
siamo permetterci di perdere la guerre dei
corpi contro lislamismo. Non siamo immu-
ni dal gorgo di mutilazione genitale, matri-
moni forzati, burqa, niqab, hijab, acido in
facciaelapidazioni chesegnaluniversoisla-
mico femminile. Nellassedio del Teatro Du-
brovka di Mosca, nellottobre 2002, quasi la
metdei terroristi eranodonne, trasformate-
si in teche di morte. Nel luglio 2003, due at-
tentati suicidi aMoscasonostati compiuti da
donne non ancora trentenni. Poi c Wafa
Idris, paramedicoventisettenneeprimadon-
na-bomba al mondo, e Ayat al Akhras, diciot-
to anni, la pi giovane palestinese a farsi
esplodere. Seyran Ates ci tiene a ricordare
che la Germania, il paese in cui lei ha trova-
to la libert e da cui stata bandita come av-
vocato, la nazione da cui passato langelo
della morte Mohammed Atta.
Ha dovuto chiudere il suo studio
Seyran ha chiuso il suo studio a Kreuz-
berg, epicentro turco a Berlino, sospenden-
do la collaborazione con i due consultori
che offrono assistenza alle musulmane. Lul-
timo assalto lo ha subito alla fermata del
metro: Seyran era con una cliente che vole-
va divorziare dal marito, che le pesta en-
trambe, gridando hure!, puttana, in faccia
a Seyran. Questa donna vigorosa e combatti-
va ha 42 anni e alle spalle una vita di sacri-
fici. E arrivata in Germania a sei anni, figlia
di immigrati, riusc a laurearsi nonostante il
boicottaggio dei fratelli fanatici. Seyran si
beccata una pallottola alla gola, i segni del-
lassalto se li porta dietro, per il suo umane-
simo antislamista. I lupi grigi volevano met-
tere a tacere questa splendida dissidente
nata a Istanbul. Ma non era destinata a fini-
re come Hrant Dink. Il proiettile si ferm tra
la quarta e la quinta vertebra cervicale. La
donna accanto a lei si accasci, per non rial-
zarsi pi. Seyran ci mise cinque anni per ri-
prendersi dalle ferite.
Non voleva autoesiliarsi come Ohran
Pamuk, cos ha capitolato, dandola vinta
ai fanatici della purezza coranica. Iscrit-
taallSpd, haricevutoil premioBrentano:
Mi incoraggia ad andare avanti. Sta pen-
sando di rientrare in tribunale protetta da
uno studio pi grande. Sono avvocato per
passione, ci racconta. Non voglio fare la fi-
ne di Ayaan Hirsi Ali, amo Berlino, voglio vi-
verequi. Hosceltodi ritirarmi pur di nondo-
ver abbandonare il mio paese. Ma sono otti-
mista, se la societ civile mostra coraggio. A
chi le chiede incosa consista il suo lavoro ri-
sponde: Guardare nel nido, che contiene
sporcizia. Unodegli ultimi casi chehasegui-
to stato quello di Asya Atun, una ragazza
turca uccisa dal fratello perch era fuggita
dal marito, impostole dalla famiglia, e non
portavail velo. Seyrantuoncontrolasenten-
C una guerra dei corpi tra occidente e fanatismo islamista
vuole coraggiosamente dare un nuovo volto
allislam. In Germania la comunit turca
storicamente moderata. Ci sono milioni di
musulmani pacifici che credono nellislame
nelle tradizioni. Ma anche un cospicuo mo-
vimento islamista che non cos minoritario
come si crede di solito. Oggi siamo a un bi-
vio: verso quale societ vogliamo dirigerci?
Lislam oggi non sinonimo di pace e li-
bert. Non dobbiamo dimenticare che mol-
ti musulmani nonportano il velo, nonprega-
no cinque volte al giorno e non hanno unin-
terpretazione rigorista e fanatica del Cora-
no. E una partita ancora tutta da giocare. E
ai moderati che dobbiamo dare pi potere
contro lislamismo.
Seyran ottimista per vocazione. Anche
se il diritto di critica in Europa sotto una
incredibile pressione, dopo il caso delle ca-
ricature danesi di Maometto. Dopo il primo
annullamento dellIdomeneo di Mozart a
Berlino sono andata a vedere lallestimento.
Dovevo esserci. Ci sono state e ci sono mi-
gliaia di caricature degli ebrei e di Ges nel
mondo islamico, ma nessun musulmano
stato ucciso per questo. Ma noi consentiamo
loro di camminarci in testa. Noi europei oc-
cidentali diamo per scontati i valori che ci
hanno reso grandi nella storia. Allopposto
abbiamo visto milioni di donne in Afghani-
stan andare a votare per la prima volta.
La subordinazione alluomo
E incorso una guerra sui corpi delle don-
ne. Una guerra fra musulmani. La sessua-
lit femminile al centro di questo conflit-
to. La segregazione delle donne funziona-
le allideologia islamista. Oggi vediamo mi-
gliaia di donne manifestare in Europa, ac-
canto ai mariti, per il diritto di portare il ve-
lo. Direte, com possibile? E un problema
di ideologia, non di diritti, lhijab potere,
dominio assoluto. Per questo mi viene da ri-
dere quando sento dire che il velo un sim-
bolo di libert religiosa. Il velo un simbo-
lo politico, non religioso, la manifestazio-
ne pubblica di unideologia, la bellezza del-
la donna deve essere coperta. E con essa ci
che loccidente ha costruito in questi secoli
devessere tenuto nascosto. Il velo simboliz-
za non la subordinazione a Dio, ma alluo-
mo. Per le femministe pi facile dire che
indossare il velo una forma di emancipa-
zione che lottare contro lobbligo del velo. I
musulmani sono tutti uguali davanti a Dio.
Ma nella societ sono i principali agenti
della discriminazione. Non dimentichia-
moci di ci che seguito al discorso del
Papa a Ratisbona. Ogni parola di Benedetto
XVI era perfetta. Non era un discorso di
odio e separazione, ma un ponte verso li-
slam, forse il primo autentico.
Seyran non vuole pi trascorrere la vita
al fronte. Non ne posso pi di questa clau-
strofobia esistenziale. A ottobre ho ricevuto
lultima minaccia di morte per aver pronun-
ciato parole non compiacenti sulluso del
velo inpubblico. Ho paura, noncome prima
di decidere di abbandonare e chiudere lo
studio. Il 90 per cento delle mie clienti mi
diceva di aver paura di essere uccisa per
aver denunciato il marito. Devo andare
avanti anche per loro.
SEYRAN ATES, AVVOCATESSA TURCA SOTTO MINACCIA IN GERMANIA, CI RACCONTA LE SUE PAURE E LE SUE RIBELLIONI
Uno stop alla pillola Ru486
I
eri al Bundestag cominciato il di-
battito sullinvio di sei Tornado da ri-
cognizione da inviare insieme con 500
soldati in Afghanistan. I capigruppo di
Unione e Spd hanno dato libert di vo-
to. La Germania, che schiera un contin-
gente di tremila uomini nel nord del
paese, viene cos incontro alle richieste
della Nato per riorganizzare lAlleanza
in vista delloffensiva talebana di pri-
mavera. Formalmente i Tornado saran-
no impiegati per ricognizione, ma il di-
battito politico delle ultime settimane
ha lasciato pochi dubbi su quello a cui
potrebbero essere chiamati i soldati te-
deschi: la guerra. Semplicemente e bru-
talmente la guerra. Ieri il ministro del-
la Difesa Jung e quello degli Esteri
Steinmeier ribadivano che la Germania
non pu sottrarsi dal dare aiuto alle for-
ze Nato e al contempo escludevano un
diretto coinvolgimento nei combatti-
menti, ma il portavoce dei socialdemo-
cratici, Rainer Arnold, ha chiesto di
smetterla con la falsa distinzione tra le
forze buone, quelle Isaf, e cattive,
quelle di Enduring Freedom, tenendo
conto che il mandato della Nato con-
templa lintervento diretto contro i tale-
bani, possibilit che tutela peraltro lin-
columit dei soldati tedeschi.
LItalia questa trasparenza non pu e
non vuole averla. Il premier Prodi si ri-
chiama alla politica tedesca era la
cancelliera Merkel la grande ispiratri-
ce del nostro esecutivo appena nato
ma non ha n i metodi n la sostanza
dellapproccio pragmatico di Berlino,
che pure potrebbe giocare la carta del-
la discontinuit col passato. LItalia
passata dalla guerra che si fa ma non si
dice alla guerra che non si fa pi, per-
ch mancano mezzi e copertura politi-
ca. Al Pdci non piace che ci siano Pre-
dator in Afghanistan, e cos il ministro
della Difesa Parisi costretto a ripete-
re che sono soltanto da ricognizione,
che non faranno mai male a una mosca.
Lex ministro Martino aveva promesso
linvio di sei cacciabombardieri e, du-
rante un question time, ne chiese conto
a Parisi, il quale cerca di parlare il me-
no possibile delle potenzialit belliche
dei tre aerei da trasporto e tre da rico-
gnizione inviati dallItalia. Intanto nella
provincia di Farah, i nostri soldati sono
impegnati a fianco degli americani con-
tro le crescenti infiltrazioni di talebani.
Intervengono soprattutto le nostre forze
speciali poich fanteria, mezzi protetti,
artiglieria e velivoli da combattimento
scarseggiano, se non mancano del tutto.
E il risultato che le nostre truppe so-
no esposte a sempre maggiori rischi.
L
a caduta della Borsa di Shangai,
che ha causato un effetto domino
sui mercati mondiali, stata innescata
dalla notizia che il governo della Re-
pubblica popolare stava per emanare
regolamentazioni rivolte a controllare
linvestimento finanziario, con partico-
lare riguardo agli impieghi in Borsa di
proventi illeciti e alle speculazioni ba-
sate su abusi di mercato. In realt le
quotazioni erano gonfiate in modo ano-
malo dallenorme massa di liquidit
derivante dal surplus della bilancia
dei pagamenti che si era riversato sul-
la Borsa. Ora non sar facile riparare
al disorientamento causato da questo
crollo dei corsi azionari su un mercato
finanziario opaco e limitato come quel-
lo cinese, la cui economia ancora lar-
gamente statalista. Il governo di Pechi-
no sembra credere che quando la Bor-
sa sale in modo anomalo, rispetto ai va-
lori patrimoniali e ai rendimenti delle
imprese quotate, ci dipenda dal fatto
che i furfanti vi riciclano proventi ille-
citi e che gli speculatori usano dei truc-
chi. Ma se il reminbi fosse stato lascia-
to libero di rivalutarsi, non ci sarebbe
stato questo enorme surplus di liqui-
dit e non si sarebbe verificata la bol-
la ora scoppiata, che potrebbe rifor-
marsi. Lortodossia liberista suggerisce
che i cambi debbano essere resi flessi-
bili, per essere determinati dal merca-
to in base allandamento della bilancia
dei pagamenti.
Ma la rivalutazione del reminbi,
mentre avrebbe ridotto i guadagni dei
nuovi ricchi indirizzatisi disordinata-
mente alla Borsa, avrebbe dato luogo
al ribasso dei prezzi dei beni importa-
ti, aumentando il valore dei salari mo-
netari. Ci sarebbe stato un maggiore
potere di acquisto dei lavoratori, che
avrebbe irrobustito la domanda inter-
na di consumi, da parte delle massi po-
polari, dando luogo a un minore sfrut-
tamento capitalistico. Dunque la cadu-
ta della Borsa si sarebbe potuta evita-
re se la politica di Pechino, anzich es-
sere tesa allobiettivo mercantilista di
massimizzare il surplus della bilancia
dei pagamenti, fosse stata un po meno
distante dai principi marxisti.
I
sostenitori dellintroduzione della-
borto chimico in Italia hanno incas-
sato, almeno per il momento, una so-
nora sconfitta. Inflitta, ironia della sor-
te, proprio dal governo Prodi, in uno
dei suoi ultimi pronunciamenti prima
della crisi di due settimane fa. Inter-
pellato da Luca Volont e da Luisa
Santolini dellUdc, il sottosegretario
alla Salute, Gian Paolo Patta, ha detto
che la posizione attuale del ministero
di confermare le decisioni in prece-
denza assunte dal Consiglio superiore
della sanit. Il quale ha stabilito che,
alla luce delle conoscenze disponibi-
li, i rischi dellaborto farmacologico
si possono considerare equivalenti a
quelli dellaborto chirurgico solo se
linterruzione della gravidanza avvie-
ne in ambiente ospedaliero, dove la
donna dovrebbe essere trattenuta fi-
no ad aborto avvenuto. Viene meno
cos lunico vero vantaggio (per i medi-
ci, non certo per le donne) del metodo
una pillola e via, e cio il fatto di far-
lo accadere a domicilio. Poco male se
le donne rimangono alle prese, in soli-
tudine, con emorragie gravi, nausea,
crampi spesso non sedabili con nor-
mali analgesici, per un tempo variabi-
le da tre a quindici giorni, cio il tem-
po richiesto dallaborto chimico per
concludersi. Non a caso, il settanta per
cento delle donne che hanno assunto
la pillola abortiva allinterno di una
sperimentazione dellOms dicono che
lo rifarebbero esclusivamente in ospe-
dale. Senza contare i rischi di shock
tossico mortale, documentati per quat-
tordici donne in tutto il mondo negli
ultimi tre anni.
Su un dato quindi stata fatta la de-
bita chiarezza: laborto farmacologico
in casa non in nessun modo compati-
bile con la vigente legge 194 sullinter-
ruzione volontaria di gravidanza, ed
pretestuoso cercare di aggirarla in no-
me di una minore invasivit o di una
maggiore sicurezza del sistema chimico
rispetto a quello chirurgico, che si con-
ferma tuttora meno invasivo e pi sicu-
ro. Se davvero si vuole introdurre la pil-
lola abortiva in Italia, allora, bisogner,
sul modello francese, rivedere radical-
mente la legge in vigore, e confessare lo
spirito delloperazione: non favorire le
donne ma scaricare medici e ospedali
pubblici dal peso degli aborti.
Leggere Marx a Pechino
Eccolo, il modello tedesco
Il reminbi pi alto favorirebbe i salari e non le speculazioni dei neoricchi
A Berlino si discute di Afghanistan senza ambiguit, a Roma impossibile
Perch laborto farmacologico non compatibile con la legge 194
Ayaan Hirsi Ali pi uneroina per gli
islamofobi che per le musulmane. Cos scri-
ve la giornalista irachena Lorraine Ali su
Newsweek recensendo Infidel, lautobio-
grafia dellex deputata olandese di origine
somala pubblicata negli Stati Uniti. Si tratta
del piefferato attacco da parte della stampa
americana contro la dissidente che ha sce-
neggiato Submission, il film costato la vi-
ta a Theo van Gogh. E che da allora vive sot-
to scorta. Lorraine Ali scrive che i fatti
narrati nel libro da Hirsi Ali, quellinfanzia
di delirio e sottomissione, evirazione genita-
le e apostasia, sono puramente soggettivi,
non la vita delle donne musulmane. Que-
sto essere infedele suona come i reazionari
e zeloti contro cui lei ha cercato di opporsi.
Aprofumare lattacco vengono pubblicate fo-
to di tre donne musulmane, due con il velo e
una con la kefiah. Donne provenienti dalla
comunit islamica di Londra, moderna e di-
versa, rassicura (poco) Newsweek. La crona-
ca di Ayaannon affatto soggettiva. Lultimo
rapporto del governo olandese dice che l80
per cento delle donne somale che vivono in
Olanda sono state mutilate ai genitali. Il rap-
porto non stato redatto dagli amici isla-
mofobi della schiava nera.
Newsweek contro la zelota Ayaan Hirsi Ali
Milano. E stato allinsegna del sostegno
al forte ruolo che le minoranze creative
promosse da Benedetto XVI possono svol-
gere il discorso tenuto da John Milbank,
teologo anglicano e fondatore del movi-
mento Radical Orthodoxy, allUniversit
Cattolica due giorni fa. Con Milbank, pro-
fessore di religione, politica ed etica a
Nottingham, formatosi sotto la guida del-
lattuale arcivescovo di Canterbury,
Rowan Williams, il pensiero di Benedetto
XVI fa un ingresso trionfale nella Radical
Orthodoxy. Milbank vede la tragedia mo-
derna nella separazione tra ragione e fe-
de per gli aspetti secolari dellesistenza:
la fede viene relegata a un ambito priva-
to, del tutto incapace di incidere allinter-
no della vita quotidiana. La via indicata
da Milbank per superare questo duali-
smo, che ben presto si trasforma in relati-
vismo e nichilismo, consiste proprio nella
ricerca del nuovo umanesimo cristiano
proposto da Benedetto XVI. Al Foglio
Milbank spiega quali connessioni veda
ch riesce ad andare sempre al cuore del-
le cose. Quanto al relativismo culturale,
Milbank si focalizza sulle scuole religiose.
Da poco, oltre alle scuole cattoliche e an-
glicane lo stato britannico finanzia anche
quelle islamiche. Ma le scuole islamiche
spesso impartiscono insegnamenti non
compatibili con la nostra civilt: contro le
donne, a favore della poligamia o della pu-
nizione draconiana del crimine. Noi cri-
stiani dobbiamo tollerare le altre religio-
ni, s, ma senza che questo vada a compro-
mettere i nostri valori.
Milbank si sente in sintonia con il Pa-
pa anche sulla manipolazione degli em-
brioni: Nel Regno Unito sono sempre
meno le persone che si recano in chiesa.
Daltro canto non si mai discusso cos
tanto di religione come in questo momen-
to in cui la si nega. Allo stesso tempo la
laicit non pi una posizione neutra,
diventata unideologia e la ragione laica
quasi sempre antiumana. La conse-
guenza, su un argomento come quello
della manipolazione genetica o di qual-
siasi altro argomento riguardi il valore
della vita umana, come leutanasia, che
la maggioranza della popolazione accetta
le posizioni scientiste perch vengono
proposte come vantaggiose. Ma quando si
rende conto che lassenso alla manipola-
zione della vita si ritorce contro il valore
della vita stessa, che ad esempio si verifi-
cano veri e propri omicidi medici, in cui
si decide che non vale la pena tenere in
vita qualcuno solo perch costa troppo
curarlo, allora comprende che si sta veri-
ficando un declino del rispetto per la vi-
ta umana e reagisce. Sono daccordo con
il Papa sulla reazione forte contro la ma-
nipolazione degli embrioni, per lo stesso
motivo per cui sono contrario alla pena
di morte o alla schiavit. Un embrione
una persona umana il cui unico modo
corretto di esistere svilupparsi in un es-
sere umano completo, senza interventi di
altro genere. La vita umana vita umana,
a qualsiasi stadio.
tra il movimento anglicano e i discorsi di
Papa Ratzinger. Vi una grandissima ar-
monia tra i discorsi del Papa e laccento
del movimento di ortodossia radicale. Il
nostro movimento vuole identificarsi con
una di quelle minoranze creative indica-
te da Benedetto XVI. Questo Papa ha pro-
posto una serie straordinaria di novit ai
cristiani, la prima delle quali il ruolo
giocato da queste minoranze che rivendi-
cano, nella dilagante apatia culturale, una
partecipazione politica appassionata. Con
la sua autorit, ha finalmente abolito il
dualismo tra fede e ragione ereditato dal-
la controriforma. E un guardiano della
ragione che sostiene una fondazione ra-
zionale per le fedi, ma allo stesso tempo
critico sul fideismo, che produce terrore,
e sulla ragione sola, che cancella il rispet-
to per la dignit e la vita. Inoltre, per la
prima volta un Papa ha affermato che la-
more coinvolge eros e agape. E un Papa
molto teologico, metafisico, ma con un for-
te senso storico e del presente. Ecco per-
Il teologo Milbank spiega larmonia tra Ratzinger e gli anglicani
OGGI Nord: abbastanza soleggiato su
Piemonte e Lombardia. Parzialmente
nuvoloso sul settore alpino con nevica-
te sui crinali di confine e sullalta Valle
dAosta. Centro: nubi irregolari sullalta
Toscana conqualche piovasco suVersi-
lia e Apuane. Nuvolosit irregolare al-
trove. Sud: addensamenti a ridosso del-
la fascia appenninica campana e cala-
brese, con possibili brevi ed isolati pio-
vaschi. Ampie schiarite altrove.
DOMANI Nord: asciutto e ampie
schiarte; possibili isolati fenomeni in
serata sullo Spezzino. Molto mite in
pianura. Centro: su tutte le regioni pas-
saggi nuvolosi alternati a schiarite. Ad-
densamenti compatti lungo lalto ver-
sante tirrenico. Sud: passaggi nuvolosi.
Addensamenti compatti lungo il basso
versante tirrenico.
H
itler in macchina su una strada di
campagna. A un certo punto, un gran
botto. Hannotiratosottounagallina. Hitler
diceallautista: bisognafarlosapereal con-
tadino. Vadoio, sonoil Fhrer, capir. Due
minuti dopo torna per a gambe levate. Il
contadino gliele ha date di santa ragione. I
dueriprendonoil viaggio. Dopopocounal-
tro botto. Hanno tirato sotto un maiale. Hi-
tler dice allautista: Questa volta ci vai tu.
Lautista torna dopo unora con una cesta
pienadi regali. Hitler stupitissimogli chie-
de: Ma che gli hai detto? Nulla di che, solo:
Heil Hitler, il porco morto.
Una barzelletta che veniva raccontata
non dopo, ma durante il Terzo Reich
quando ormai lUntergang, la disfatta,
era solo questione di settimane. Fare un
libro sulle battute che circolavano duran-
te il nazismo rischioso, lautore lo sa, e
per questo precisa subito che il suo inten-
to non di far ridere, ma di guardare a
quei dodici anni da unaltra prospettiva,
assai illuminante. Cerano i politische
Flsterwitze (barzellette politiche rac-
contate sotto voce) che di politico avevano
per ben poco, tanto che solo negli ultimi
anni, quando la sconfitta era ormai inevi-
tabile, si rischiava anche la vita a raccon-
tarli; servivano piuttosto come valvola di
sfogo per i malumori del popolo, non nei
confronti del regimeper, maper lemaga-
gne personali che ne derivavano: Cos
un reazionario? Il titolare di un buon po-
sto di lavoro al quale ambisce un nazista.
E cerano quelle che gli ebrei si racconta-
vanoper farsi coraggio. Werner Finck, uno
dei cabarettisti ebrei pi amati, finito nel
1936 nel lager di Esterwegen, provava a
rincuorare gli altri cos: A Berlino non
eravamo pi felici da tempo. A ogni rap-
presentazione ci assaliva linquietudine.
Era la paura di finire nel lager. Ora invece
non c pi bisogno di aver paura: ci sia-
mo!. Galgenhumor si chiama in tedesco:
dove Galgen sta per la corda dellimpicca-
to. Ripercorrerelastoriadel Witz sottoHi-
tler vuol dire anche rileggere la storia del
Reich. Il sospetto che dietro lincendio del
Reichstag vi fosse Gring veniva riassunto
con questa battuta: Ieri sera ho visto G-
ring nellaLeipziger Strae. Davvero? Co-
sa bruciava?. E ancora smentire le affer-
mazioni di non aver saputo nulla dei la-
ger. Tra le tante su Dachau, aperto nel
1933, cera anche questa: Due uomini si
incontrano. Uno dice: Bello rivederti libe-
ro. Comera il lager? Laltro gli racconta di
un soggiorno da favola. Il primo allora ri-
sponde: Certo che di bugie se ne dicono
tante. Poco fa ho incontrato Meyer, anche
lui c stato. Beh, non sai le cose spavento-
se che mi ha raccontato. Laltro allora re-
plica: Quello infatti ce lhanno riportato.
Una barzelletta austriaca fissa un altro
momento: Dopo lAnschluss il Gauleiter
dellAlto Danubio ispeziona una scuola di
Linz. Chiede: Chi tuo padre? Adolf Hi-
tler! E tua madre? La Grande Germania!
E cosa vorresti diventare? Orfano di en-
trambi i genitori.
E larroganza macabra dopo linvasione
della Polonia: Il Papa arrivato a Varsa-
via. Dar lestrema unzione ai polacchi.
Ci sono le barzellette sullarcinemico,
lUrss, ma pi feroci sono quelle riservate
agli italiani: Allalto comando della
Wehrmacht giunge la notizia che lItalia
entrata in guerra. Vorr dire che le dob-
biamo opporre dieci divisioni. No, en-
trata come nostro alleato. Oh Dio, allora
ce ne coster almeno venti. Poi arriva il
duro risveglio. Lo sapevi che la marina
ha una nuova arma letale. No, quale? Un
U-Boot con rivestimento di gomma. Serve
aproteggerlodalleintercettazioni? Mano!
Gira intorno allInghilterra per cancellar-
la. Queste barzellette non erano una for-
ma passiva di resistenza, come le prime
raccolte dei Flsterwitze del dopoguerra
volevano dimostrare. Come ribadisce pi
volte lautore, erano un modo, singolare e
macabro, di mettersi i paraocchi.
LIBRI
Rudolph Herzog
HEIL HITLER, DAS SCHWEIN IST TOT!
267 pp. Eichborn Verlag, euro 19-90
ANNO XII NUMERO 51 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO GIOVED 1 MARZO 2007
Al direttore Gli amici Baudo e Chiambretti
hanno trovato unasoluzione geniale per il fami-
gerato festival di Sanremo. Meglio farlo che ve-
derlo, dicono e facendolo guadagnano un sac-
co di soldi e sono esentati dal vederlo. Geniale.
Gianni Boncompagni
Al direttore Pallaro, Follini. Limportanza
dei senatori a gita.
Maurizio Crippa
Al direttore Sono mortificato per il di-
sturbo, ma la commovente teologia con cui
Repubblica mostra di avere a cuore la con-
versione del Papa e dei vescovi a una visione
autenticamente cristiana del loro magistero
una novit dirompente nel panorama del-
la mia religione. Perci, piuttosto che insiste-
re sul dubbio che il succedaneo luteranense
dellAvvenire seguiti a dare numeri un po a
casaccio (ancora ieri Corrado Augias scrive-
va che sarebbero decine di migliaia in Ita-
lia i preti uccelli di rovo), mi premerebbe se-
gnalare limportanza dellintervento con cui,
sempre dalla prima pagina del nuovo an-
nuario pontificio, Enzo Bianchi ci ha richia-
mato il primato della spiritualit come ba-
se di dialogo tra credenti e non (escludendo,
mi par di capire, quelli di questo giornale,
che non sono n credenti n non, ma solo lie-
vemente mussoliniani nel loro interesse al
magistero cattolico). Inevitabilmente si
portati a domandarsi: anche lalcol ha un
suo primato spirituale e certamente in vino
veritas, ma come si coniuga ci con gli appel-
li di padre Zanotelli altro missionario in
Vaticano di cui Rep. ci d notizia in margine
allomela del premier in Senato a sostene-
re il governo Prodi in nome del famoso Van-
gelo della gestione dei rifiuti?
Luigi Amicone, Milano
Questo monaco dal pensiero auricolare,
tutto versato nellascolto della spiritualit
e dellinteriorit, quella new age pi che
quella di Agostino, continua a infarcire i
suoi editoriali paraomiletici di riferimen-
ti polemici agli atei devoti, cio a chi dice
che anche senza aver vinto la scommessa
della fede si pu e si deve considerare
con attenzione e spirito di dialogo la pre-
dicazione etica della sede petrina, in no-
me del nesso tra ragione e natura nella
storia e nella cultura della civilizzazione
cristiana. Saremmo, come Mussolini, cat-
tolici e anticristiani. Invece ci limitiamo a
diffidare della sua spiritualit sincretista,
cosmica, e massimamente del suo uso po-
litico della fede individuale come biada
clerico-spiritualista a nutrimento della
banalit progressista. La smetta di mole-
starci, e pratichi con qualche sincerit, se
gli riesca, quellascolto e quel silenzio che
chiede agli altri.
Al direttore Capezzone sta studiando da
Rutelli.
Sergio Felisi, Milano
Al direttore Se sconveniente dire tradi-
tore, sar politicamente corretto dire diversa-
mente votante?
Bruno Stefanat
Sarebbe un lazzo molto spiritoso.
Al direttore Il moralista Serra non si scan-
dalizza per lacquisto di senatori da parte del-
lUnione, ma solo per lonorario percepito da
Baudo e Michelle. Forse lacquisto di senatori
rientra nella normale dialettica politica?
Pasquale Iannotti
Al direttore Per Larijani, Prodi, nonostante
la crisi interna, ha trovato il tempo di elaborare
unpiano per lasoluzione dellacrisi iraniana.
Se vero, una bomba.
Simone Cadeddu
E se il monaco dal pensiero auricolare praticasse lascolto che chiede agli altri?
Nicole Kidman non mi
mai piaciuta come sex
simbol. Per fino a ieri
non lavevo mai guarda-
ta bene, ella non aven-
do i requisiti che piac-
ciono a noi uomini di fa-
tica: mora capelli riccio-
li, insomma Maria Grazia Cucinotta il
massimo. Invece ieri cera un film con
Nicole Kidman, non bella; bellissi-
ma. Alta, bionda, viso completo, gambe
lunghe. Ragazzi sveglia non possiamo
morire per la Cucinotta; se lei non ci
vuole ci sono altre donne belle uguale.
Attualmente il numero pi bello che mi
piace al circo quello delluomo sega-
tura. In cosa consiste? La persona si
scompone e diventa segatura. Non
mai il peso di partenza: metti che era ot-
tanta chilogrammi diventa cinquanta. Il
resto non si sa dove va, uno dei miste-
ri pi affascinanti della fisica moderna.
Vince chi produce segatura pi vicino
possibile al peso di partenza. Tanti de-
ficienti che provano il numero delluo-
mo segatura poi non ce la fanno pi a
tornare indietro. La direzione del circo
li conserva in frigo.
INNAMORATO FISSO
DI MAURIZIO MILANI
Per 55 anni la regina Elisabetta non ha
mai cambiato pettinatura. N ha
intenzione di cambiarla.
Alta Societ
Che Johnny che fa
Dorelli si muove e canta come
uno che ha solo da dare.
E pure in prova non stona niente
Sanremo. Si muove come uno che or-
mai ha solo da dare. Sar let, settantan-
ni giusti: cammina a passetti, portandosi
la pancia tonda con la schiena dritta. E
vestito di un completo marrone, sopra il
maglione un palt aperto con le tasche.
Semplice ma impeccabile. Non stona
niente: i capelli bianchi, gli occhialetti, la
mano arrotondata, accogliente anche
quando tiene solo il microfono. Non stona
nemmeno quando canta, e questo non ce-
ra bisogno di dirlo: Johnny Dorelli non
deve dimostrare nulla a nessuno.
Giorgio, come lo chiama la moglie Glo-
ria e come si chiama per lanagrafe, un
signore di settantanni, e il signore non
per caso. E un signore nel suo essere star,
quando entra sul palco dellAriston non
dalle scale e degna tutti, tutti dai coristi
agli orchestrali, di un cenno e di un sorri-
so. Sono solo le prove aperte del pomerig-
gio, ma sono pi belle della bella in di-
retta tv. La bacchetta in mano a Gianni
Ferrio, un brillante ultraottantenne che
ha scritto la musica di E meglio cos,
pezzo senza tempo, come lo definisce
Dorelli, scelto per rendere omaggio al pal-
co dove ha cantato per la prima volta con
Domenico Modugno. Era il 1958, aveva 21
anni e la canzone era Nel blu, dipinto di
blu. Altri tempi. Il maestro d lattacco
allorchestra, qualche movimento e Gior-
gio canta: Ma la verit non probabil-
mente unaltra. Sinterrompe. Il mae-
stro, suo grande amico, continua a dirige-
re, lorchestra a suonare. Applauso del
pubblico non pagante che assiste alla pro-
va. Un uomo che scalda il palco come una
nonna la cucina. Sul palco, daltra parte,
ha vissuto sempre: a New York, da ragaz-
zo, quando vince un concorso della Cbs
condotto da Robert Alda. Poi torna in Ita-
lia, comincia da Sanremo (ci andr cinque
volte da cantante, una da presentatore,
nel 90). La musica per non basta. E atto-
re in trenta film, per sedici spettacoli di-
versi sar a teatro, come era ancora fino a
domenica scorsa, a Barletta (nel tour dei
Ragazzi irresistibili di Neil Simon). Non
gli basta ancora, manca la tv: ecco Canzo-
nissima e Fantastico, e le fiction.
Cos mia moglie contenta
La musica, per, un richiamo forte,
per chi stato lanciato da un duetto con
Modugno. Nel 2004 esce il suo ultimo di-
sco con Carosello Records, Swingin
e domani segue quello nuovo, Swingin II
parte. Forse anche per questo che me-
rita di essere chiamato il Frank Sinatra
italiano, come lo ha definito Stefano Bol-
lani, un pianista fuoriclasse che ha accet-
tato di tornare a Sanremo, stasera, solo
per suonare con Giorgio.
Ieri era solo, sul palco. Durante la pro-
va generale, al primo tentativo lorchestra
va da sola. Dorelli ride, rivolto al diretto-
re: Non lho mai fatta meglio di cos.
Quello risponde: Ti ricordi quando face-
vamo tardi?. Gli chiedono di ripeterla.
Non ha grande voglia, ma si deve. E que-
sta volta lingresso devessere vero. Sinfi-
la dietro, parte la sigla. Eccolo che compa-
re in alto, questa volta scende le scale, un
po di traverso, con qualche pausa. Ecco-
ti gli fa Pippo Balestrieri, uomo microfo-
nato delle prove pomeridiane, controfigu-
ra di Baudo allAriston Ora Pippo ti sa-
luta, breve chiacchierata. Dorelli:
Ciao, come stai?. Pippo (quello finto):
No, la chiacchiera con Pippo. Quello
vero, intendeva. Il maestro fa ripartire
lorchestra, questa volta Giorgio canta sul
serio. Gli viene naturale, il suo pezzo dal-
tri tempi. Il testo di un altro suo grande
amico, anche lui oltre gli ottanta: Giorgio
Calabrese. E cominciato il disamore/ la
paura di cedere/ e i percorsi che sai gi.
Racconta di un amore che si decide din-
terrompere, prima che diventi noia. Pri-
ma ancora di arrivare/ con fatica a soppor-
tarci regaliamoci un bel gesto/ quello di
lasciarci. La storia non ha nulla di bio-
grafico: Giorgio Guidi, in arte Dorelli, na-
to a Milano nel 37, da 28 anni marito di
Gloria, da cui ha avuto una figlia, oggi pi
che maggiorenne. Il suo amore lo segue
sempre. Ieri era seduta in prima fila, al-
lAriston. Ma s, ho deciso di venire, cos
mia moglie contenta, ha detto lui. Fini-
te le prove, stanco, vuole solo correre in
albergo. Lemozione c, anche per uno
che ha solo da dare.
Diana Zuncheddu
ANNO XII NUMERO 51 - PAG I IL FOGLIO QUOTIDIANO GIOVED 1 MARZO 2007
di Annalena Benini
L
ei gli ha lanciato addosso un vaso di
Venini, lui si spostato e il vaso si
frantumato contro il muro. Una cazza-
ta perch era degli anni Settanta, intro-
vabile, la prossima volta gli lancio i
piatti orrendi di sua madre. Si sposa-
rono quando lei rest incinta, a ventan-
ni: andavano in lambretta sui colli bo-
lognesi, lei con le gonne indiane e le
zeppe di corda (adesso tacchi alti e fie-
ri), un vero schianto e lui (racconta lei)
il pi figo e sfaccendato della facolt.
Ora hanno cinquantanni a testa, lui la
pancia e lei le meches, due lavori non
male, avvocato e insegnante, due figlie
femmine (Vittoria ha trentanni, Fran-
cesca dodici e un passionale romanzo
di concepimento), una nipotina bionda
che si rifiuta di dormire dopo pranzo,
un cancro guarito, molte tempeste non
del tutto passate. Stanno ancora insie-
me, con parecchi vasi distrutti, qualche
serratura cambiata per dispetto e una
cassapanca in salotto piena di fotogra-
fie che la sera davanti alla tiv guar-
diamo la tiv separati, pi igienico
spulcio, sistemo, accarezzo, rido a vede-
re quanto erano stretti i suoi jeans,
quanto erano assurdi quei baffi. Si so-
no lasciati tre volte, lui era in crisi e
aveva bisogno di pensare (cio crede-
va di aver perso la testa per quella, co-
me la chiama mia figlia la benzinaia,
comunque lho lasciato andare, anzi gli
ho proprio buttato gi i vestiti dalla fi-
nestra). C stata per una volta quasi
definitiva, e fu folle perch lei era di
nuovo incinta: nuova incredibile inco-
scienza, dopo quellazzardo damore a
ventanni, una figlia e ancora tutto da
fare, poi le crisi, anche un pedinamen-
to con la Diane, gli abbandoni, e quan-
do la bambina ha diciottanni e ti
scruta inquisitoria ti scappa di fare an-
cora allamore, pazzesco (avevamo
fatto una litigata furiosa, e poi una pa-
ce bellissima, lo sapevamo che poteva
succedere: lui per se n andato lo
stesso, stato un casino).
La figlia diciottenne si arrabbiava da
morire, si vergognava, perch le face-
vamo fare brutta figura, le dava fastidio
incontrare il padre allaperitivo, che
guardava le sue amiche e pagava da be-
re, e almeno fossimo stati separati co-
me la gente normale, ci diceva, la pan-
cia intanto cresceva e lui tornava solo
per prendere le camicie e litigare anco-
ra, la madre furibonda, la suocera co-
me sempre giustificante e immobile, le
colleghe gi divorziate che scuotevano
la testa, felici di accogliere unaltra so-
rella, persino ingravidata, nel club del-
le prime mogli. Ho partorito da sola, in
anticipo, non ho telefonato a nessuno, e
da lui non ho voluto un soldo, ho vendu-
to persino i mobili di mia nonna di na-
scosto, poi mi sono odiata per averlo
fatto. Finch lui tornato, ha detto che
era molto pentito e ha pianto, poi la vol-
ta del vaso di Venini cera di mezzo an-
cora una femmina, scovata per un ridi-
colo messaggio sul cellulare, perch il
cellulare va controllato sempre. Ma
una nuova vita, mandarlo a quel paese,
un liberatorio divorzio? Il divorzio
una magnifica minaccia e va accompa-
gnato con un valigia sul letto, ma abbia-
mo due figlie, siamo nonni, ci conoscia-
mo come le nostre tasche, possiamo sta-
re giorni in silenzio senza dover spiega-
re niente, siamo liberi di partire insie-
me o di restare a casa, liberi di lanciar-
ci i vasi e di andare al mare. Lamore
questo e io lamo ancora: non voglio
nessun altro a montare le mensole e a
ricordarmi della patente che scade. Poi
quando ci si sposa si fa un patto pubbli-
co e uno privato, anzi segreto: quello se-
greto ben pi importante, comprende
e accetta molte bugie e un certo nume-
ro di corna, anche una crisi seria e
qualche periodo di separazione, ma la
certezza assoluta che si cementati
luno allaltro, che si inciampa insie-
me. In citt (Bologna un posto picco-
lo e feroce con portici parlanti) hanno
detto che lui, grazie a un po di succes-
so professionale, ha pagato tette nuove
a entrambe, moglie e (ex) amante, lei
non ci fa caso e comunque qualche ven-
detta se l goduta, senza pubblicit,
ora si sente a posto, anche se in pen-
siero per la figlia grande, che si spo-
sata in un lampo e in un lampo rima-
sta incinta, come una damina dellOtto-
cento: Vittoria scoppiava di gioia e ha
finito il dottorato allattando, ma lui, il
marito, ha trentatr anni e si vede per-
fettamente quello che : un simpatico
solito stronzo. E un momento di crisi:
Vittoria forse lo moller, per ora scap-
pata da unamica a Milano a meditare
tremende vendette, la bambina con-
tenta di stare un po in vacanza dalla
nonna. Far quello che vuole, ma il di-
vorzio talmente triste, le mie amiche
divorziate, e sono almeno la met di noi
nate negli anni Cinquanta, hanno trop-
po rossetto, troppa ansia di organizzare,
troppe cene con gente improponibile,
troppi viaggi in brutti posti pieni di zan-
zare. Due di loro me lhanno confessa-
to: una fregatura, sono tutti peggiori dei
primi mariti, pi pelati, pi ipocondria-
ci, si riprenderebbero subito gli ex se
solo loro le volessero indietro.
E che il divorzio arriv come un tor-
nado, una liberazione magnifica (Le
vostre mogli scapperanno con le came-
riere, il monito apocalittico di Aminto-
re Fanfani, sembrava roba assurda ma
rimandava comunque a scenari di alle-
gria, di riscatto soprattutto femminile,
era la fine della sottomissione e delle
rinunce), il Manifesto riemp pagine po-
tenti in morte della famiglia, Marco
Pannella era bellissimo e citava Arthur
Rimbaud (le raisonnable derglement
des tout le sens), molte ragazze spera-
rono in una nuova vita e nessuno sano
di mente avrebbe votato contro la li-
bert di ricominciare e di sottrarsi al-
linfelicit. Per alcune stata davvero
la salvezza, la fuga dallinferno, per tut-
ti diventato in pochi anni un epilogo
banale, un pensierino cinico da tenere
a mente gi durante il s in chiesa o
in municipio, la soluzione pratica in ca-
so di lite sul tavolino del soggiorno.
Le cifre sono queste, lultimo rap-
porto Istat: duecentocinquantamila
matrimoni allanno nel 2005 (nel 1972
furono 419 mila) in calo costante tran-
ne che per un picco nei primi anni No-
vanta, et media degli sposi trentadue
anni, ottantamila separazioni e qua-
rantacinquemila divorzi. In Francia si
divorzia il doppio, ma anche qui ogni
anno le separazioni crescono di un po,
ogni anno i matrimoni durano un po
meno e c un grazioso, significativo au-
mento dei secondi matrimoni (cio del-
la nuova vita): nel dieci per cento delle
nozze almeno uno degli sposi alla se-
conda volta. Cos il massimo del suc-
cesso mantenere buoni rapporti con
gli ex, magari passare civilmente il Na-
tale assieme, per i figli e per spiare
qualcosa della vita dellaltro, per spe-
rare che non sia felice. Limportante
fingere di essere al massimo della for-
ma, gioiose e ringiovanite: passo tutto
lanno a prepararmi disperatamente a
quelle tre ore di recita, dice Gabriel-
la, 56 anni, ex femminista battagliera,
ex matrimonio liberato e senza bugie,
poi ex divorziata debuttante, infine ex
grandi speranze deluse. Gabriella ha
due figli grandi (uno in Erasmus e lal-
tra super impegnata con una girandola
infinita di fidanzati nuovi e di ripescag-
gi), li vede poco e loro sono sempre tra-
felati e altrove, ma ha ricordi bellissi-
mi di quando andavano in campagna
tutti e quattro insieme, pochi soldi e
una casa con il bagno in giardino, die-
tro al pollaio: avevano costruito, rac-
conta, degli sgabelli con dei pezzi di
tronchi dalbero, pieni di formiche, e
stavano la domenica con gli amici e i
bambini piccoli a fumare e litigare sot-
to un grande salice piangente. Quella
era allegria pura, la bambina che cor-
reva, sudava e rideva e si faceva pip
addosso, voleva raccogliere tutti i gatti
che incontrava e io che mi arrabbiavo,
il maschio che una volta caduto in un
fosso e credevo di morire, tornare a ca-
sa la sera sulla Renault quattro e anda-
re al cinema a vedere Tarzan, essere
gelosa ma non ammetterlo mai, fare
lamore in silenzio perch il piccolo
stava in camera con noi. Poi per le
cose cambiano, e si pensa che tutto
sbagliato, che qualcosa di meglio ci
aspetta, che necessario ricominciare
da unaltra parte: che idiozia, a me
aspettavano soltanto sconosciuti con il
colesterolo alto e leiaculazione preco-
ce, a lui purtroppo andata meglio.
Ma cera la morte della famiglia da
celebrare (Famiglie, io vi odio, era
roba vecchia ma era stata trasformata
in pura energia, era il rinnovamento a
portata di avvocato), e ancora oggi le ra-
gazze di allora, quelle coraggiose delle
barricate, dicono che i matrimoni sono
covi di violenze domestiche: stupri, in-
cesti, percosse, lacrime, privazioni, im-
posizioni. Uscirne senza un trauma
grave, o almeno anoressiche, pratica-
mente impossibile. Lo dicono e lo scri-
vono mentre si tengono strettissimo lo
stesso uomo di sempre, mentre si com-
muovono a prendere in braccio il nipo-
tino, mentre si offrono ogni giorno co-
me amorevoli nonni baby sitter e di-
ventano improvvisamente esperti di
Photoshop per immortalare ogni sorri-
so sdentato, mentre vanno al cinema
sottobraccio il venerd sera e sinventa-
no nuovi regali di compleanno da
trentanni. Come ne La neve nel cuo-
re, commedia sul Natale di una fami-
glia liberal, in cui Diane Keaton la
moglie scanzonata che detesta le ragaz-
ze borghesi e boicotta la sposabilit di
Sarah Jessica Parker, rigidina e repub-
blicana, per tiene legati a s i cinque
figli (una incinta e uno gay che sta per
adottare un bambino con il fidanzato)
e il marito con cordoni di polemico ac-
ciaio, li stritola damore progressista di
cui loro non possono fare a meno, si
nutre delle loro vite e dei loro guai. Co-
me Toni Colette in Little Miss Sunshi-
ne (il film che ha appena vinto lOscar
per la miglior sceneggiatura, diretto da
due veri marito e moglie), cio la ma-
dre esausta e fantastica che cerca di
far andare tutto liscio, e si appena
portata a casa anche il fratello, studio-
so gay di Proust che ha tentato il suici-
dio per un amore finito male con uno
studente: partono tutti insieme con un
pulmino giallo Volkswagen su cui biso-
gna salire correndo, vanno in Califor-
nia per il concorso di bellezza della
bambina di otto anni, sono modernissi-
mi e sgangherati, sono una famiglia
che non molla, con il nonno erotomane
cacciato dallospizio per droga e il fi-
glio quindicenne che odia tutti, il pa-
dre perdente teorizzatore del successo
in nove mosse, sono vita che si rinnova
e pollo arrosto con la Sprite a pranzo.
Ma sono uneccezione gioiosa e bizzar-
ra, secondo Javier Cercas, grande scrit-
tore spagnolo, osannato autore di Sol-
dati di Salamina, che ha scritto recen-
temente: Fino a quarantanni fa il di-
vorzio era un atto di coraggio e indi-
pendenza che ti trasformava in uno
strano animale e, adesso, lanimale
strano e coraggioso luomo, o la don-
na, che resta con la stessa donna o lo
stesso uomo finch morte non li sepa-
ri. Nonostante gli affanni, i tradimen-
ti, la noia, nonostante la vita.
Cercas ha raccontato, stupito, la fe-
sta dei suoi genitori, qualche mese fa,
quando hanno celebrato i cin-
quantanni di matrimonio nello stesso
paese, nella stessa chiesa, dallo stesso
prete, allo stesso giorno e alla stessa
ora di cinquantanni prima. Sia come
sia, evidente che sia stato un atto di
eccentricit, se non di sfacciataggine,
e mentre avveniva io mi sono doman-
dato se i due contraenti stessero
aspettando la morte dei loro cinque fi-
gli per divorziare (mi sono risposto
che era poco probabile). La festa fu
lunga, qualcuno not che era la prima
volta che tutto limmenso parentado si
ritrovava senza che ci fosse nessuno
da seppellire, la madre di Cercas si
ubriac, ballando come una matta
con tutti, prete compreso, si avvicin
al figlio tutta spettinata e accaldata e
gli chiese come mai non scriveva su di
lei e sulle nozze doro e su quella festa
cos bella, invece di scrivere stupi-
daggini. Ma scrivere che la famiglia
solida, eterna, gaia, raccontare un al-
legro casino fondato sul matrimonio
di un uomo e una donna non raffina-
to: come andare al concerto di Tizia-
no Ferro in un palazzetto dello sport
allEur alle nove di sabato sera. Il pa-
lazzetto pieno, pienissimo, e ci sono
le mamme scalmanate con le figlie
adolescenti e isteriche, ci sono i padri
rassegnati che vigilano anche sulle
amichette dei ragazzi, ci sono i cellu-
lari alzati al cielo per riprendere
qualche immagine di un sabato sera
normale, e ci sono marito e moglie che
si baciano e agitano cuori fluorescen-
ti quando Tiziano Ferro canta di se-
re nere. E tutto vero, ma un po co-
me Ennio Morricone in smoking, che
laltra notte, in mezzo a tutti i meglio
fighi della terra, ha dedicato, commos-
so e fiero e alzando la voce, lOscar al-
la carriera alla moglie che mi ama
moltissimo e io la amo alla stessa ma-
niera da quarantanni, suscitando
nel pubblico un sorrisetto mondano,
sar stata lemozione. (1. continua)
TUTTO IN FAMIGLIA
Storia a puntate dellallegro casino fondato sul matrimonio e dei suoi
protagonisti: madri, figli, zii, soliti stronzi, liti, corna, valigie e disastri
Ci siamo lasciati tre volte e
lultima ero incinta, a 18 anni dalla
prima figlia. Adesso ci tiriamo i vasi:
lamore e lamo ancora
Scrive Javier Cercas che la
famiglia solida uneccentricit
sfacciata, sua madre che balla tutta
spettinata alla festa per le nozze doro
La locandina del film Little Miss Sunshine, vincitore dellOscar per la sceneggiatura. Racconta il viaggio di una sgangherata, eccentrica e a suo modo solida famiglia. In basso: una scena del film
(segue dalla prima pagina) Paradossalmente, in-
fatti, la rinascita della Dc ossessiona i
cattolici adulti molto pi di quanto non
turbi i sonni della sinistra radicale. Non
per nulla lapertura di Massimo DAlema al
modello tedesco ha provocato una solleva-
zione. E se Prodi nel suo discorso in Sena-
to ha chiesto unampia convergenza sulla
legge elettorale e ha garantito che non ci
saranno pregiudiziali, il passaggio succes-
sivo di segno assai diverso, per non dire
opposto sembrava scritto da Arturo Pari-
si: Una riforma per una Repubblica go-
vernante, una legge per scegliere un parti-
to, un programma, una coalizione e un pri-
mo ministro. Inutile chiedersi se questo
passaggio faccia premio sul precedente o
viceversa. Dinanzi allo spettro del sistema
tedesco il parisiano Vassallo era arrivato a
proporre sul Corriere un governo tecnico.
Ma una battuta sfuggita al professor Cec-
canti vale pi di mille analisi: A ben pen-
sarci il sistema tedesco potrebbe anche es-
sere accettato a patto dinserire una nuova
disposizione finale in Costituzione: vieta-
ta la riorganizzazione, sotto qualsiasi for-
ma, di disciolti, presenti o futuri partiti di
centro. Non si tratta di una fissazione da
costituzionalisti. Nel comitato referendario
promosso non a caso da un altro ex fucino
come Giovanni Guzzetta assieme a Parisi,
Ceccanti, Vassallo e tanti altri si combat-
te quella che una battaglia politica e la
prosecuzione di unantica battaglia cultu-
rale, innanzi tutto nella chiesa. E la pre-
senza nel comitato di costituzionalisti ciel-
lini come Luca Antonini e Lorenza Violini
una contraddizione solo apparente. La
battaglia referendaria degli anni Novanta
che Guzzetta vorrebbe riprendere punta-
ta contro lunit politica dei cattolici e pu
essere condotta da sinistra come da destra.
Carlo Giovanardi e Rosy Bindi, in questo
schema, starebbero dalla stessa parte. Il
nemico semmai Pier Ferdinando Casini.
Senza la rottura del partito cattolico i Di-
co e la polemica aperta con le gerarchie
non sarebbero stati possibili. Per molti cat-
tolici impegnati in politica la fine della Dc
stata una forma di liberazione. Una posi-
zione che per breve tempo sembrata in-
contrare perfino il cardinal Ruini e il suo
Progetto culturale, in cui Arturo Parisi,
sulla rivista dei padri dehoniani Il Regno,
nel 99 vede la possibilit per i cattolici di
contribuire alla costruzione di una reli-
gione civile che non sia n laccettazione di
una funzione decaduta della fede e dei suoi
significati morali per la coscienza persona-
le e pubblica, n una forma separata e con-
trappositiva della fede rispetto alle altre
culture, ma sia la proiezione storica delle
virt cristiane. A questo servono dunque
il Partito democratico e il bipolarismo. Si-
mul stabunt, simul cadent. E il destino di
Romano Prodi, in questo ampio orizzonte,
ben piccola cosa.
Francesco Cundari
B
entornati a Cooper Union. Questo nome
non dir molto agli italiani, ma oltreo-
ceano, a New York, il luogo deputato di
una storia che rasenta la leggenda. Bisogna
risalire al 1859. Il proto-industriale e mece-
nate Peter Cooper inaugura, inunimponen-
te edificio bruno e rettangolare di Down-
town, una scuola serale per adulti, gratuita
e senza barriere razziali o sessuali, indiriz-
zata allapprofondimento degli studi archi-
tettonici e scientifici. Ma inquello stesso an-
no Manhattan agitata da inquietudini che
vanno oltre leducazione dei cittadini. E al-
le porte unelezione presidenziale e nel par-
tito repubblicano, che allepoca ricopre la-
rea progressista delle opinioni, in molti so-
no propensi a credere che il candidato Wil-
liamSeward, destinato a fronteggiare il de-
mocratico Stephen Douglas, non sia la per-
sona giusta per conquistare la Casa Bianca.
Tutto ruota attorno alla questione ineludi-
bile della societ americana: la schiavit.
New York, contrariamente a quanto presto
si tramander, non una citt cos in con-
trapposizione allistituzione considerata il
motore necessario delle attivit agricole del
sud che proprio nel porto della grande Me-
la transitano per proiettarsi verso il Vecchio
continente. Il problema di quelli da tratta-
re con circospezione, tra compromessi ed
equilibrismi che non sono la specialit del
radicale Seward, che pure possiederebbe il
carisma e la rispettabilit per aspirare alla
presidenza. Tra i repubblicani di NewYork
si diffuso il timore della sconfitta, allorch
gli americani sceglieranno se dire decisa-
mente no alla schiavit, rompendo il sodali-
zio col sud, le sue pretese e i suoi sofismi sul-
la questione, o se opteranno per soluzioni
meno scioccanti per gli andamenti naziona-
li. Per questi motivi, nellautunno del 59 i re-
pubblicani newyorkesi optano per procede-
re a una specie di analisi comparata delle
personalitemergenti, invitandoaparlarein
citti personaggi di maggior rilievochesi so-
no fatti una degna reputazione al di fuori
dello stato di NewYork. Uno di questi, il me-
no conosciuto, lavvocato dellIllinois Abra-
mo Lincoln, che ha il merito di aver gi ono-
revolmentefronteggiatonel 58 StephenDou-
glas per la campagna senatoriale di stato,
rintuzzandolo in una serie di dibattiti incen-
trati sul tema della schiavit, nel corso dei
quali stato apprezzato per acume e rigore
etico, non fosse per che alla fine la campa-
gnalhapersa. Lincolnaccettalinvitodei re-
pubblicani di NewYork, che tra le altre cose
gli garantiscono un cospicuo cachet e lop-
portunit di parlare alla migliore societ cit-
tadina dal prestigioso pulpito della Ply-
mouth Church di Brooklyn, la chiesa del po-
polare reverendo Henry Beecher (fratello di
quella Harriet che nel 1852 ha pubblicato
La capanna dello zio Tom), campione del
liberalismo newyorkese. Dopo aver messo a
punto per tre mesi un discorso capace di of-
frirgli riconoscibilit e prestigio di fronte a
chi lo ospitava ma poco lo conosceva, Lin-
coln affronta tre giorni di viaggio, tra infiniti
cambi di treno, per arrivareaManhattan, do-
vesbarcaconuntraghettodal NewJersey, in
perfetta solitudine e trascinando il suo bau-
le fino allAstor Hotel, dove apprende che
poche ore prima gli organizzatori hanno spo-
stato il suo discorso dalla chiesa di Brooklyn
(che dinverno gli abitanti di Manhattan rag-
giungevano a piedi, camminando sul ghiac-
cio del fiume), nella pi comoda sala del
nuovo istituto Cooper. Qui il 27 febbraio 1860
si fa la storia. Quello che verr ricordato co-
me il Cooper Union Address il biglietto
da visita di Lincoln per la presidenza: par-
lando per unora, Abramo prima demolisce
le tesi degli antiabolizionisti e dei democra-
tici, laddove insinuavano che i Padri Fonda-
tori fossero in qualche modo acquiescenti
quanto alla necessit e alla accettabilit del-
la schiavit. Infine, con prodigioso gesto di
teatro, si produce nel famoso appello del di-
scorso, quello che culmina con laffermazio-
ne che La Ragione fa la Forza, ovvero che
unavoltachesi convinti desseredallapar-
te del giusto e una volta che chi sbaglia non
sassoggetta a rivedere le proprie posizioni
(inquestocasoi fratelli sul limitaredellaSe-
cessione), allora anche il provvedimento do-
loroso come la Guerra Civile pu essere con-
siderato unopzione praticabile.
Le sue parole fanno il giro della nazione
Leffetto del discorso di Lincoln eccezio-
nale. Gi il mattino dopo i giornali lo ripor-
tano integralmente. Presto le sue parole (che
lui replicher in una decina di discorsi nel
NewEngland) fanno il giro della nazione. A
Lincoln baster questo per vedersi spalan-
care le porte della Casa Bianca. Una volta
rientrato nella sua Springfield, Illinois, non
far pi campagna elettorale, n per le pri-
marie n per le presidenziali. Il suo manife-
sto rester quello del 27 febbraio a Cooper
Unione la sua immagine, lunica a circolare,
sar quella immortalata quello stesso giorno
nello studio fotografico Brady sulla
Broadway, dove forse ceder alla vanit o
forse intuir la necessit di crearsi un look
iconico ai gran traguardi che si ripromette.
Questalaleggendadi Cooper Union: luo-
go fisico che esiste ancora con dignit e
splendore e continua a educare i giovani con
qualit e senza chiedere nulla in cambio. E
che la notte scorsa, a festeggiare il passaggio
del grande Abramo, tornata a risplendere
di bagliori di prestigio presidenziale, allor-
ch due onorati veterani della politica Usa,
lexgovernatoredi NewYorkMarioCuomoe
lex Speaker della Camera Newt Gingrich,
sono saliti sul palco dellaula magna per lan-
ciare congiuntamente la Sfida di Cooper,
ovvero, come nel 1860, linvito a tutti i candi-
dati alle presidenziali 2008 a fare come
Abramo, a venire a New York e senza las-
sillo dei tempi televisivi a parlare ap-
profonditamente dei propri programmi e
della propria visione dellAmerica. Unidea
straordinaria, allombra delle opportunit
tecnologiche che ne permettono la diffusio-
ne in real time in tutto il mondo. Senza con-
tare la magia di quel leggio, smilzo e verda-
stro, lo stesso a cui si appoggi Lincoln, che
per loccasione torner al centro del palco.
Per ricominciare a fare la storia con la sola
forza del pensiero e delle opinioni.
Stefano Pistolini
New York invita i candidati del 2008 a rivivere il mito di Lincoln
Bush ha picchiato duro sullIran in Iraq. Ora apre alla diplomazia
di Rice, Philip Zelikow, in poche parole ha
spiegato al New York Times la linea ameri-
cana: Ci eravamo convinti che gli iraniani
non prendevano sul serio il nostro impegno,
cos abbiamo fatto una serie di cose perch
ci prendessero sul serio, in modo che ora si
possa provare con la diplomazia. Pi uomi-
ni per ristabilire la sicurezza, botte alle mi-
lizie di Moqtada, pressioni sul fiacco gover-
no Maliki, accuse circostanziate sul coinvol-
gimento iraniano nel caos iracheno, autoriz-
zazione a colpire gli agenti di Teheran, in-
transigenza sul nucleare degli ayatollah,
quindi anche colloqui diplomatici interna-
zionali, ma da posizioni di forza.
Ai puristi della dottrina Bush, come Mi-
chael Rubin e Frank Gaffney, lidea dellin-
contro non va gi, non tanto perch sarebbe
uninversione di rotta, piuttosto perch sono
anni che i tentativi di dialogo vanno a vuoto.
Ce ne sono stati altri, infatti, di questi vertici
durante i quali americani e iraniani hanno
discussoinsiemedel futuroiracheno. Nel no-
vembre del 2004, a Sharm el Sheickh, Colin
Powell e il ministro degli Esteri iraniano Ka-
mal Karrazi hanno addirittura cenato seduti
uno accanto allaltro, nel corso dellInterna-
tional Compact onIraq. Alla presidenza non
cera ancora Ahmadinejad e a Beirut non
era ancora stato ucciso lex premier antisi-
riano Hariri, ma gli incontri sono continuati
anche dopo. A settembre scorso, alle Nazio-
ni Unite, diplomatici americani, iraniani esi-
riani si sono incontrati per discutere del fu-
turo dellIraq, mentre un anno fa stato an-
nunciato un vertice per la stabilizzazione
dellIraq tra Khalilzad e alti funzionari ira-
niani che poi non si mai tenuto.
Washingtonovviamentesi tieneapertetut-
te le opzioni, come ha detto Dick Cheney lal-
tro giorno a proposito delleventualit di col-
pire militarmente i siti nucleari iraniani. Ed
anche probabile che la Casa Bianca proce-
da pragmaticamente per tentativi, adeguan-
do di volta in volta la propria strategia agli
eventi. Ma ci sono anche ragioni di politica
interna a giustificare la tempistica dellan-
nuncio delliniziativa diplomatica: la Casa
Bianca spera che la maggioranza democrati-
ca ammorbidisca la sua opposizione sulla ri-
chiesta di 100 miliardi di dollari per il finan-
ziamento dei nuovi 21.500 soldati in discus-
sione in questi giorni.
I diplomatici americani puntanomoltosul
vertice, anche se mettono in conto la possi-
bilitchegli iraniani losnobbino, comeac-
caduto in occasione di precedenti incontri
organizzati dalla leadership irachena. La-
genda del vertice non stata ancora forma-
lizzata, per certo che non si parler dei
progetti nucleari iraniani sui quali c gi
una risoluzione di condanna dellOnue si la-
vora al Consiglio di sicurezza per uninaspri-
mento delle sanzioni economiche.
Allincontro di Baghdad, il governo ira-
cheno chieder ai paesi vicini di fermare
lafflusso di armi, militanti e denaro prove-
niente dai loro confini. Gli americani apri-
ranno il capitolo delle bombe di fabbrica-
zione iraniana e, marted, il nuovo capo del-
lintelligence di Washington, John McCon-
nell, ha detto al Senato che probabilmente
i vertici iraniani, compresalaguidasuprema
Ali Khamenei, sono al corrente della forni-
tura iraniana degli esplosivi. (chr.ro)
(segue dallaprimapagina) Lincontrosul futurodel-
lIraq si terr in due fasi, a met marzo e al-
linizio di aprile, a Baghdad la prima e pro-
babilmente a Istanbul la seconda. Al primo
appuntamento parteciperanno alti funziona-
ri dei paesi confinanti dellIraq, pi quelli
della Lega araba e dei cinque membri per-
manenti del Consiglio di sicurezza dellOnu
(Usa, GranBretagna, Francia, RussiaeCina).
Per gli Stati Uniti parteciperanno lamba-
sciatore Zalmay Khalilzad e David Satter-
field, ladvisor sullIraq di Rice. Al secondo
incontroci sarannoi ministri degli Esteri de-
gli stessi paesi, pi quelli del G8 (Italia, Ger-
mania, Canada, Giappone). Lideadi unacon-
ferenza regionale (organizzata da Washing-
ton, non da Baghdad come questa) era stata
suggerita a dicembre dalla Commissione
Baker-Hamilton, ma la Casa Bianca aveva ri-
gettatolideadi colloqui diretti conIraneSi-
ria proprio perch inquel momento di gran-
de difficolt militare e con la sconfitta del
Partito repubblicano alle elezioni di met
mandato sarebbe stata accolta come una di-
chiarazione di resa. Lex consigliere di Con-
ANNO XII NUMERO 51 - PAG II IL FOGLIO QUOTIDIANO GIOVED 1 MARZO 2007
C
he cosa manca allAmerica per conte-
nere lespansione cinese, laggressi-
vit iraniana, ottenere un sostegno ag-
giuntivo in medio oriente e controllare i
prezzi dellenergia? LEuropa? No, questa
c gi dopo la svolta atlantica della Ger-
mania, ci sar di pi se Nicolas Sarkozy
governer la Francia, ma il suo impiego
come seconda gamba delloccidente pre-
vedibile sia lento e limitato anche nel ca-
so migliore. E comunque i potenziali mi-
litari, economici e diplomatici di America
pi Unione europea non basterebbero an-
che contando lapporto di Giappone, Au-
stralia e India. Che cosa manca tra le pos-
sibilit esistenti? Per fare tutte le cose
dette sopra la Russia sarebbe il partner
perfetto. La convergenza russo-americana
pi europei e altri sullo sfondo sarebbe in
grado di: (a) stritolare lIran e/o di dissua-
derne meglio il gruppo dirigente incenti-
vandolo a liberarsi di Mahmoud Ahmadi-
nejad; (b) isolare la Cina al Consiglio di si-
curezza dellOnu; (c) staccare la Siria dal-
linfluenza iraniana ridandole la garanzia
di Mosca con laccordo di Washington in
cambio dellabbandono di Hezbollah e
della firma del trattato di pace con Israe-
le; (d) creare un programma spaziale con-
giunto di controllo dellorbita in funzione
anticinese; (e) garantire meglio il disarmo
nordcoreano; (f) poter impiegare il poten-
ziale energetico russo per calmierare i
prezzi di petrolio e gas. Ma di fronte a
queste possibilit Washington tratta la
Russia come un nemico. Nel 2001 Vladi-
mir Putin offr a George W. Bush unal-
leanza, ma il secondo la respinse e per di
pi gli prese lAsia centrale, casa sua, in
occasione delliniziativa in Afghanistan.
Ora gli mette perfino ai confini una difesa
antimissile come se Mosca fosse ancora
una minaccia. Perch? LAmerica non
vuole che la Russia torni a essere impero,
la Germania la spinge a una politica anti-
russa perch, in effetti, Mosca vuole limi-
tare lespansione a est dellUnione euro-
pea. Ma si tratta di un terribile errore di
visione strategica, scusabile quello tede-
sco, imperdonabile quello dellex sovieto-
loga Condoleezza Rice. Il problema non
che la Russia torni a fare impero, il punto
che torni a esserlo come terza testa di
quello occidentale. Probabilmente Putin
lo accetterebbe se glielo chiedessimo e se
gli fornissimo la possibilit di candidarsi
alle elezioni presidenziali del 2008 in de-
roga alle regole di rieleggibilit. Il non
averlo capito prima gi costato a Bush lo
stallo in Iraq, il continuare promette il
peggio. Bisognerebbe invitare Angela
Merkel, ora presidente dellUe, a esplora-
re la disponibilit di Bush e Putin a par-
tecipare a una Grande alleanza tra Stati
Uniti, Europa e Russia, intanto, come evo-
luzione inclusiva della Nato.
Carlo Pelanda
Scenari
Nonostante tutto Putin il partner
ideale per Stati Uniti ed Europa
La Nato lo accolga sempre di pi
Fiducia e dolori
Se Prodi sposa il modello tedesco
Parisi e i parisiani sono pronti
al divorzio (e al referendum?)
(segue dalla prima pagina) Insomma il cattolicesi-
mo democratico che, prosegue Giovagnoli,
dagli anni Ottanta ha portato avanti la cri-
tica contro lunit politica dei cattolici che
il professor Giuseppe Alberigo chiamava il
mostro politico-archeologico come punto
chiave di un passaggio a un diverso tipo di
rapporto tra chiesa e politica. Non a caso,
ex presidente Fuci pure Giovanni Guzzet-
ta, oggi presidente del Comitato promotore
dei referendum elettorali.
Il passaggio al terreno ecclesiale breve
e quasi impercettibile. Nel 1998, in un con-
vegno organizzato dalla rivista bolognese Il
Regno a Camaldoli, Pietro Scoppola tenne
una relazione illuminante: Si aperta una
nuova fase storica, dopo quella segnata dal-
la controversa intesa della chiesa con il fa-
scismo e dopo quella della unit politica
dei cattolici, diceva: La fine della Dc non
solo il momento conclusivo della storia di
un partito; segna il passaggio a un nuovo
modello di rapporti fra il religioso e il po-
litico. Alla base del nuovo rapporto c,
per Scoppola, la relativizzazione della po-
litica fondata sulle appartenenze Chie-
diamoci anzitutto se, quanto, come la chie-
sa italiana ha compreso questo radicale
cambiamento di prospettiva. Per Scoppo-
la la risposta era negativa, mentre il suo au-
gurio era che la vita religiosa diventasse
presupposto naturale, alimento fecondo di
responsabilit civile e di vita democratica,
fino a valorizzare, in questo, il modello
americano: la chiesa non pi parte ma sor-
gente di riserve etiche nella vita civile.
Ieri come oggi, conta insomma lidea che
un corretto bipolarismo non riduce ma
potenzia gli spazi dellinfluenza cristiana
nella societ, purch si inventino le me-
diazioni culturali e politiche adeguate. Ma
ancor pi, la convinzione che lunit politi-
ca dei cattolici sia stata un peso non solo
per la crescita politica del paese, ma anche
per la possibilit del cristianesimo di tra-
sformarsi in una funzione laica della de-
mocrazia secolare. Per i cattolici democra-
tici, in questo eredi diretti di don Dossetti,
la fine del partito unico soprattutto ga-
ranzia di autonomia del temporale rispet-
to allo spirituale. Per questo la sola ipotesi
che il sistema bipolare possa essere rimes-
so in discussione turba i sonni. Anche se
un esperto osservatore come il vaticanista
del Corriere della Sera Luigi Accattoli non
vede nelle gerarchie una forte nostalgia
per una presenza unitaria dei cattolici. C
semmai molta prudenza, attenzione alle-
quidistanza.
Maurizio Crippa
Per tanti la fine della Dc stata una
liberazione e lorigine di un nuovo
rapporto tra religione e politica
Lordine dei bipolari
(segue dalla prima pagina) Ora, si pu dire davvero
tutto del Mac, delle patatine che effettiva-
mente non sono cos abbondanti come quel-
le delle foto, degli hamburger troppo grandi,
dei bagni troppo piccoli, degli scontrini trop-
po lunghi, degli hamburger troppo economi-
ci, del pavimento troppo pulito, dei camerie-
ri troppo ordinati (e che a differenza dei pa-
ninari di strada tendono a non grattarsi mai
le orecchie prima di servire unBig Mac), dei
coperchi dei gelati troppo larghi (e su questi
giintervenuta, consuccesso, lasocietbri-
tannicaper laprotezionedei ricci chehavin-
tounacausacontroMcDonalds ehaimposto
nel Regno Unito di mettere sui gelati i cosid-
detti coperchi salvariccio), del fatto che un
paninodeveessereservito, al massimo, entro
dieci minuti. Si pu anche pensare al Mac e
si pu invocare la la degenerazione della
globalizzazione, lestenuante lotta al capi-
talismo, e si pu accusare McDonalds (gi
fatto anche questo) di essere cos spietata da
pensare ogni tanto anche un po ai soldi. Ma
va? Ma dire che McDonalds dovrebbe esse-
re messo al bando, per evitare la piaga del-
lobesit infantile sarebbe come voler dire
chiudiamo i campi da calcio cos nessuno
correil rischiodi spaccarsi unginocchio. Chi
gioca sa che ci si pu far male e chi mangia
sa che pu anche ingrassare; e si pu ingras-
sareconunBig Mac, si puingrassareconun
gelato e si pu ingrassare anche conuninsa-
latina scondita senza sale, olio, aceto e con
un po di pane senza sale per favore. Il prin-
cipe Carlo, nona caso amico di Carlo Petrini
fondatore di Slow Food, dovrebbe sapere
che il diabete non direttamente collegabi-
le con lobesit, dovrebbe sapere che lobe-
sit non altro che uno di quei cofattori
si chiamano cos che possono essere una
delle cause che portano ad alcune malattie.
Ma criticare McDonalds, proporre di chiu-
derlo per prevenire lobesit infantile (che
invece negli ultimi sette anni diminuita, al-
tro che aumentata), chiedere tutto questo
sbagliato. Perch ovvio: mangiare per trop-
po tempo le stesse cose non pu che far ma-
le, ma in media chi va in un fast food ci va
unavoltaogni quindici giorni epoi puman-
giare anche uninsalata, unpanino senza sal-
se, senza cetrioli e senza formaggi, pu pren-
dere lacqua invece che la Coca Cola e poi,
ovviamente, sempre libero di non entrarci
proprio in un Mac. Anche se poi i panini so-
no i pi buoni, i pi economici e i pi puliti
di tutti. Ma il punto che quando si mettono
insiemeleparoleproblemi ecibo, quan-
do si parla di mucca pazza, di polli impazzi-
ti, quando si parla di qualsiasi problema le-
gato al food si pensa subito alla M del Mac
semplicemente perch il Mac il simbolo di
uno dei cibi pi famosi del mondo. Equindi
succede che al Mac ci vai lo stesso (magari di
nascosto), ti siedi, ti fai una foto con Ronald
e poi, preoccupato per la mucca pazza, ti av-
vicini al banco e dici per favore, oggi nonvo-
glio neanche il pollo.
Claudio Cerasa
Il fattore M
Le calorie, i polli pazzi, i ricci
e i pavimenti troppo puliti.
Perch ce lhanno tutti con Mac?
(segue dalla prima pagina) Cos per Stanley
Crouch Malcolm X lElvis Presley del-
la politica razziale, Spike Lee un pro-
pagandista e le annuali marce della ne-
gritudine a Washington sono soltanto la
Waterworld della politica afro-america-
na: tanti soldi e pubblicit, ma non ha
funzionato. La parola negro, con la
variante gergale niggas, sta facendo la
fortuna della musica nera: De Nigga
Gals Dream, Whos dat nigga dar a-
peepin?, Run, nigger, run, A niggers
reasons, Nigger will be nigger, I am
fighting for the nigger, Ten little nig-
gers, Nigger in a pit fino a Hes just
a nigger.
Per gli stessi motivi di Randall Ken-
nedy, anche Clarence Thomas, giudice
nero della Corte suprema, si oppone al-
laffirmative action, il sistema kennedya-
no di quote alle minoranze per laccesso
universitario. Lo chiama razzismo al
contrario. Ci fu la volta, era il 1997, che
un giudice britannico incass un pesan-
te rimprovero ufficiale per avere usato
lespressione persone che lavorano co-
me negri. E la farsa dello sdoganamen-
to linguistico continuata, per citare un
altro caso, con il povero David Howard,
nominato dal sindaco di Washington, il
nero Anthony Williams, a fare da voce ai
cittadini. Successe che Howard, riunito
con i suoi assistenti, disse: Dovr essere
tirchio perch non ci sono soldi. Solo
che non us tirchio, ma niggardly, sta
per avaro, parsimonioso, pur non avendo
niente a che fare con la parola di deriva-
zione latina nigger. Howard si dimise,
sommerso da una valanga di proteste. Ma
essendo gay, pens bene di sfruttare la
carta dellomosessualit. Cos lantirazzi-
smo si ritorse contro i suoi inquisitori,
che si videro accusati di omofobia.
Prima di Sidney Poitier, il cinema
americano aveva riservato ai negri sol-
tanto ruoli da ballerini di tip tap. Poi ar-
riv lui e nel 1963, con il film Lilies of
the field, un fratello nero finalmente
vinse lOscar. A un cronista che gli chie-
se che cosa significava per la comunit
nera, Sidney Poitier replic: Non sono
soltanto un negro, ma anche un artista,
un uomo, un americano, un contempora-
neo. Sono molte cose, molte cose: e vorrei
che le si rispettassero tutte. Negro bel-
lo, ma bisogna stare attenti alle parole
perch fino a poco tempo fa i dizionari
tedeschi traducevano judeln con puz-
zare come un ebreo.
Giulio Meotti
Di buone intenzioni lastricata
la via del razzismo al contrario.
Meglio la battuta di Sidney Poitier
La parola negro
C
un italiano nellNba che come il
barbiere di Siviglia, tutti lo cercano,
tutti lo vogliono. Il barbiere si chiama An-
drea Bargnani, gioca nei Toronto Raptors,
romano e ha 21 anni, e di sicuro ha superato
i 15 minuti warholiani di celebrit. Il so-
prannome, Mago, che non centra niente col
basket, glielo dette Riccardo Pittis, uno dei
pi grandi cestisti italiani e suo capitano
quando entrambi militavano nella Benetton
Treviso. Il suo cognome ricordava a Pittis la
parola mago, e Mago Bargnani fu. Da allora
Andrea cresciuto fino a conquistare lA-
merica del basket. Il giovane Raptor il pri-
mo italiano nella storia ad aver partecipato
allAll Star Game, lappuntamento pi spet-
tacolare e divertente dellNba, che andato
inscenaunpaiodi settimanefaaLas Vegas.
Purtroppo al Rookie Challenge, la sfida fra
matricole e sophomores, quelli al secondo
anno nei pro, la squadra del Mago ha perso
155-114. Ma Bargnani nonse l presa, sa be-
ne che lAll Star Weekend una manifesta-
zione poco interessante dal punto di vista
agonistico. Limportante essere convocati.
E limportante che Bargnani stia conqui-
stando partita dopo partita i tifosi dei Rap-
tors, quarti nella Eastern Conference e, co-
sa che pi conta, la fiducia del coach Sam
Mitchell. Il momento impegnativo per lex
giocatore della Benetton, che dopo essere
stato prima scelta al Draft del 2006, stato
eletto miglior rookie di gennaio della Ea-
stern Conference.
Meglio di Kobe Bryant
Sopra tutto Bargnani in lizza per vince-
reil premiomatricoladellanno: il Magoper
ora secondo nella classifica dei debuttan-
ti, dietro BrandonRoy, insquadra conlui al
Rookie Challenge. Roy, che milita nei Bla-
zers, unosso duro (15.8 punti e 4.00 rimbal-
zi di media per gara). Lultimo adessere sta-
to una prima scelta al Draft e aver vinto an-
che lNba Rookie of the Year Award Le-
Bron James e che ora a soli 22 anni gi
unicona pop oltre che della pallacanestro.
Bargnani, nonostante le ironie dei media
americani sul suo inglese non eccellente
ma studia per migliorarlo e sulla sua pre-
sunta freddezza comunicativa, sta diventan-
do sempre pi popolare. Su YouTube ci so-
no223 videoconlasuastoria, i suoi canestri,
gli highlights delle sue giocate migliori. Su
Ebay si vendono figurine, magliette e pallo-
ni conil suo autografo. A29 dollari e 99 cen-
tesimi c pure una delle 10 mila statuette
che lo raffigurano e che sono state acquista-
te durante il match fra Raptors e Wizards
dello scorso 7 gennaio. La comunit italo-ca-
nadese stravede per lui. Raccoglie elogi da
compagni di squadra e avversari. Spesso lo
paragonano a Dirk Nowitzki, tedesco leader
dei Dallas, per laltezza (213 cmentrambi) e
il tirodalontano. Il ChicagoTribunelohari-
battezzato Dirk II dopo le dichiarazioni del
giocatore dei Mavericks: Gioca meglio di
me quando avevo diciannove o ventanni. E
le statistiche ci dicono che la sua presenza
in campo sta aumentando, che sono 10.8 i
punti e 3.70 i rimbalzi di media per partita,
che contro gli Orlando Magic, gara vinta dai
Raptors, il Mago ha messo a segno 23 punti
battendoil recorddi unaltroitalianocheha
giocatoinNba, peraltroproprioconlasqua-
dra di Toronto, Vincenzo Esposito (18 punti
contro i Knicks), e scusate se poco. Le sta-
tistiche ci dicono inoltre che Kobe Bryant,
considerato lerede di Michael Jordan, ter-
min la sua prima stagione con 7.6 punti di
media per gara. Quando lestate scorsa Bar-
gnani comunic di non voler partecipare ai
mondiali di basket per preparare al meglio
linizio della sua stagione da matricola coi
Raptors, la Fip, Federazione Italiana Palla-
canestro, decise di lasciarlo per il momento
libero da qualsiasi impegno con la naziona-
le. Adesso per si pu cominciare a parlare
di selezione azzurra invista degli europei di
pallacanestro (in Spagna, questestate; lIta-
lia, che non vince la competizione dal 1999,
nel gruppo D insieme a Polonia, Slovenia
eFrancia, bronzoagli europei del 2005). Lal-
lenatore Recalcati ha annunciato che il 19
luglio al raduno di Bormio sar convocato
anche Danilo Gallinari dellArmani Jeans
Milano, classe 1988, altra stella emergente
del basket italiano. Sar lapoteosi delle gio-
vani promesse.
La rivoluzione dellAll Blacks bianco che non vuole ali
bianco adalzare una coppa, quando si arriva
davanti alla telecamera e si dice, che bravi
questi rugbisti, io lo avevo sempre detto, non
vi ricordate? Si tifa solo per un punteggio, al
massimo per i ricciolini di Bergamasco, per i
pettorali di Lo Cicero, per la grande storia
del rugby che per va bene ma solo quando
tutto il resto va male. Va bene in prima pagi-
na solo se chissenefrega del calcio, della For-
mula Uno, del Tennis, del ciclismo. Perch i
rugbisti, come Mauro Bergamasco, ma in
Francia per esempio non affatto cos , fini-
scono sui giornali per dire, guardate un po
quanto vanno di moda i rugbisti che non si
mettono con le veline e che sono gentili, bra-
vi e anche belli. Ma questo capita solo dopo
partite storiche come quelle di Edimburgo
(lItalia non aveva mai vinto una gara del Sei
Nazioni intrasferta). I fenomeni, per, esisto-
noanchequandogli altri nonvincono. Esisto-
no anche quando lItalia non ne vince una,
prendelesberledallaFrancia, dallInghilter-
ra e le perde tutte, ma si diverte sempre.
Mauro Bergamasco ama il rugby anche
per questo, anche se poi ogni tanto anche lui
pensa alle isole Fiji. Si ricorda delle Fiji,
Mauro, perch tre anni fa arrivarono a Mon-
za e gli raccontarono che nelle Fiji quando
la Nazionale vince una partita di rugby si
proclama un giorno di festa nazionale. Gli
raccontarono che nel 1987 il tenente colon-
nello Sitveni Rabuka occup il Parlamento
con un colpo di stato, ma venne ugualmente
apprezzato dai suoi concittadini perch per
sette anni, in fondo Rabuka, aveva giocato a
rugby adalto livello. Qui no. Si tifa rugby per
un campione, per un trionfo, per uno come
Mauro Bergamasco, per uno come Andrea
Lo Cicero, per uno come Diego Dominguez.
Se si vince in Scozia siamo i migliori, se non
si vince non si esiste pi.
ARoma, a Parigi, al Flaminio
Quellavoltacongli All Blacks aRomace-
ra anche lui, aveva giocato inFrancia, abita-
va gi a Parigi, a cinque minuti dallo stadio
Jean-Bouin, a cinquecento metri da Bois de
Boulogne. Il francese lo ha imparato in due
mesi, a Parigi insieme al fratello Mirco ora
ha aperto un blog: un po francese e un po
italiano, non si capisce nulla. A Parigi, con-
fessa Mauro, non si faceva granch: ogni
giorno lo stesso programma, luned si recu-
pera, poi piscina, cyclette, pesi, video della
partita, allenamenti, palestra, allenamento
il mercoled e il gioved, il venerd fisiotera-
pia, il sabato in campo, la domenica a ripo-
so. E non era davvero granch, come ritmo.
Dopo la Francia Mirco e Mauro hanno fatto
anche un calendario. Lo hanno presentato
nel megastore parigino dello Stade
Franais, al megastore arrivarono trecento
ragazze, cera anche qualche mamma, ci si
siede al tavolino, Mirco e Mauro sono molto
belli edoponovantasecondi, avevanogise-
dici numeri di telefonoecentocalendari au-
tografati, anche a qualche mamma.
Gli All Blacks erano arrivati a Roma due
sere prima del 13 novembre 2004. Il gioved
sera giravano per via Veneto, chi era l quel-
la sera racconta che alle due di notte erano
completamente ubriachi. Cinque bottiglie di
birra a testa, suppli, arancini, ristorante na-
poletano. Mauro, invece, era andato a dormi-
re alle 23.30. Anche lui era un All Blacks,
per ancora non glielo aveva detto nessuno.
Due giorni dopo si va in campo, maglia nu-
mero sette, mano aperta, gomito stretto sul
petto, pallone sotto lavanbraccio. C chi di-
ce che Mauro assomigli a William Webb El-
lis. Ellis correva cos, il braccio teso quando
ancoranonsi potevaportarelapallainavan-
ti sotto il braccio. Lui per decise che non
era giusto, prese la palla, and dritto e and
in meta. Lo decise lui, cambi le regole cos
perch fino a quel giorno si segnava con le
punizioni e la palla inmano la si poteva por-
tare solo se si andava indietro. Williamse ne
freg, prese la palla e and in meta. Sulla
sua lapide a Londra si legge: This stone
commemorates the expolit of WilliamWebb
Ellis, who with a fine disregard for the rules
of football as playedinhis time first took the
ball in his armand ran with it, thus origina-
tinc the distnictive feature of the rugby ga-
me. Ecio, colui che confine disprezzo del-
le regole del footbal cos come veniva gioca-
to ai suoi tempi per primo prese una palla
nelle sue braccia e corse via con questa.
Il Lomu italiano
Bergamasco in fondo simile a William.
Ha rivoluzionato la terza linea, conuno scat-
to, una meta e il placcaggio. Di mete in Na-
zionale ne ha realizzate dieci intutto. Mauro
unfenomeno, lo era anche prima, ma saba-
to se ne sono accorti anche gli altri. Perch
Mauro ha vinto l dove il rubgy un po stato
inventato. Nel rugby si dicecaps, si dicemat-
ch, si dice, number, si dice out, si dice in, si
dice flanker. Nel rugby si parla inglese, al
massimo un po di scozzese e Mauro Berga-
masco ha vinto proprio a casa del rugby. C
arrivato con i number, con gli in, gli out, con
i matche coni caps (i caps, nel rugby sono le
presenze in Nazionale, un tempo erano dei
berrettini chevenivanoconsegnati dopoogni
incontro a chi aveva disputato la partita, ma
i caps valgono soltanto per le partite contro
le nazionali vere, nonvalgono per le amiche-
voli contro il Pontedera).
Lui cinquantacinque caps, il fratello Mir-
co (con cui gioca tuttora inFrancia) trentot-
to, pap Arturo quattro caps tra il 1973 e il
1978. Perch anche il pap di Mauro e Mir-
co giocava. E Mauro ricorda spesso quel
giorno. Lui aveva sei anni, il pap arriv a
casa e gli disse che in famiglia bastava cos,
di rugbisti in famiglia ne bastava uno, di co-
stole orecchie maciullate ce ne era a suffi-
cienza, ora ragazzi pensate allatletica, agli
attrezzi, basta con il rugby. Mauro aveva
provato con il nuoto e pure con latletica.
Per niente calcio. Poi a tredici anni arriva
una squadra, lui aveva continuato a giocare
a rugby, pap lo sapeva ma faceva finta di
non vedere. La squadra si chiamava Terrac
Padova, giocava esterno, poi mediano di mi-
schia. La maglietta era tutta nera. Poi Mau-
ro divent una terza linea, ma cera chi lo
voleva da unaltra parte. Con lex allenatore
dellItalia, John Kirwan and cos. Kirwan
aveva detto che lui, Mauro, era il Lomu
bianco. Lomu stato il giocatore di rugby
pi forte degli ultimi dieci anni, era il duro
degli All Blacks, lhaka non partiva se non
iniziava lui, con la lingua di fuori, la testa
scura, completamente pelato e un ciuffo al
centro, bruttissimo, fortissimo. Poi Lomu
entr in dialisi per una malformazione ai
reni, fu operato, ora tornato. E sempre
Black, ma non pi All. Lomu, quando gioca-
va, eraalasinistra. KirwanvolevaBergama-
sco l sullala ma Mauro non voleva. Gioc
qualche partita poi disse no grazie, ritorn
in Francia, inizi a firmare molti autografi.
Senza di lui lItalia non vinceva pi. Kirwan
se ne and via, Mauro torn in Nazionale.
LItalia non inizi a vincere, ma almeno ini-
zi a prenderne un po di meno. Nel 2004
con gli All Blacks cera ancora Kirwan e ce-
ra anche Bergmasco. Era una delle prime
partite senza Diego Dominguez e nel rugby
direDiegoDominguez comeusareununica
parolaper dire, tutti insieme, Baggio, Rivera,
Facchetti e Totti. Con gli All Blacks, a Roma,
al Flaminio, in tribuna cera Lomu, accanto
Woodward, Ct campione ddel mondo. Arriva
lhaka, i primi punti, le mete, sugli spalti si
balla, ci sonoi campioni, poi cancheBerga-
masco. Non fin come a Edimburgo, lItalia
perse 10 a 59 ma a fine partita Dominguez ri-
cord che Mauro era il suo erede e poi
Graham, lallenatore che con gli All Blacks
avevavintotutto, si alzedisse: Quel Berga-
masco potrebbe essere uno di noi. Era il 13
novembre, lItalia fece una sola meta. Ma an-
che quella fu storica. Indovinate chi la fece?
U
no, due, tre. Terza linea, di fronte la me-
ta, mischia, spalle basse, le clavicole
spezzate, la palla in mezzo, i pugni nello sto-
maco, i calci sulle palle, le orecchie maciul-
late, il pallone l, fermo inmezzo alle gambe.
La terza linea esce fuori, a poco a poco, non
se ne accorge nessuno, solo unattimo, lui
gi lontano, lancio lungo, palla allala, a de-
stra c lout, di fronte la meta, in mezzo c
Mauro, centottantatre centimetri, cento chi-
li. Arriva lui e non si passa pi. Arriva lui e
ogni volta, ti guarda un attimo, capisce dove
stai andando, conosce le tue finte, conosce i
tuoi dribbling. Ed fermo. Sta l e aspetta gli
altri e ha il tempo di capire tutto, di guarda-
re prima la mischia e poi di guardare te.
Mauro Bergamasco non si volta mai perch
laterzalineati guardanegli occhi epoi capi-
sce. E si chiede: chi ha pi paura? Chi la
prende prima? Chi la fa la meta? Chi si spac-
ca prima la testa? Mauro Bergamasco ha
paura, come tutti. Anche se sei un rugbista,
anche se sei la terza linea pi forte dItalia,
una delle piforti del mondo, anche se ti sei
gi spaccato tutto, anche se hai gi visto tuo
fratello Mirco spaccarsi le clavicole tre vol-
te, tuo padre Arturo spaccarsi tutto un paio
di volte. Qui non si scherza. Nel rugby tutti
hanno paura di spezzarsi una gamba, di sfa-
sciarsi latesta, di maciullarsi leorecchieedi
spaccarsi unfemore. Hanno tutti paura, ed
per questo che il placcaggio perfetto, la me-
ta perfetta, lo scatto perfetto, il lancio perfet-
to nonnasce mai dalla calma. Vince chi arri-
va prima, vince chi ne prende di meno e chi
ne fa di pi. Vince chi ha pi paura e chi fa
pi paura agli altri. Gli All Blacks quando
entrano incampo, cosa cantano? Cantano un
passoinsu, unaltropassoinsu, il solesplen-
de, batti i piedi pi forte che puoi, cantano:
Ka mate! Ka mate!/ Ka Ora! Ka Ora!/ Ka ma-
te! Ka mate!/ Ka Ora! Ka Ora! E poi: Nana
nei i tiki/ mai Whakawhiti/ te ra Aupa...ne! A
upa...ne!/ Aupane kaupane whiti te ra!/ Hi!!!
Cantano, io muoio, io muoio, io vivo, io vivo.
Hanno paura loro ma fanno paura agli altri.
Di qui non si passa. Con Mauro, l dietro
non si passa quasi mai. Era contro la Scozia
anche sei anni fa, come sabato scorso a
Edimburgo. Di qu, sfondo blu, croce bianca
al centro. Di l verde, bianco, rosso. A sini-
stra Mauro, a destra la palla, di fronte la me-
ta, al centrolamischia, seimilatifosi italiani,
la citt unpo italiana e poi il Murrayfield, lo
stesso stadio dove gli scozzesi non perdono
quasi mai. Quellanno, nel 2001, la Scozia era
lasquadrapifortedi tutti, piforti purede-
gli All Blacks. Lo erano anche questanno,
poi arrivato Bergamasco. Di qui nonsi pas-
sa. Di qui non passano neanche gli All
Blacks, o almeno ci si prova.
Sono passati diciannove secondi, siamo a
Edimburgo, lo scozzese Godman si ferma:
guarda a destra, poi a sinistra, guarda avanti,
lancio lungo. Nel rugby si chiama apertura.
Davanti cMauro, ventisetteanni, padovano,
cinquantadue caps, nazionale, un po france-
se, unpo italiano, diciassette placcaggi inun
solopomeriggio, rubapalla, dieci metri epal-
la in meta. In trecento secondi la partita era
gi finita, ventuno punti lItalia, zero punti la
Scozia, il Murrayfield continuava ad applau-
dire, anche se la Scozia la palla non laveva
ancora vista. Sei anni prima stesso stadio,
stesse squadre. Scozia-Italia, la Scozia aveva
vinto, maMauroquel giorno, conunametain-
credibile, entrnellastoria. Propriocomesa-
bato scorso. Mauro esce fuori, si sposa a sini-
stra, corre lungo lout e per un attimo gioc
allala, ma meglio non ricordarglielo. Era il
2001, Mauro Bergamasco realizz una delle
sei mete pi belle del Sei Nazioni, la Bbc gli
dedic uno speciale inserendolo tra i Six
Nations Greatest Ever Tries Competition.
Lui comeRory Underwood(1993, Inghilterra),
come Philippe Saint-Andr, (1991 Francia),
Brian ODriscoll, (2000 Irlanda), Jim Calder,
(1982, Scozia), Phil Bennett, (Galles, 1977).
Trentametri, pallasullala, scatto, progressio-
ne, dieci, venti, trenta metri e poi meta. Meta,
come sabato scorso. Eora tutti che dicono co-
me bello il rugby, mi sento come un rugbi-
sta, complimenti al rugbista, bisogna prende-
re esempio dal rugbista, bisogna prendere
esempio da quegli stadi, da quella seriet, da
Lo Cicero e da Mauro Bergamasco. E quindi
chiama Ciampi, chiama Gattuso, chiama la
Melandri, chiama Tiziano Ferro e anche Pro-
di si sente molto rugbista. Ma il problema
che si tifa rugby per un risultato, non per lo
sport. Si tifarugby quandoarrivalamedaglia,
quandoarrivail momentodi andarevestiti di
ANNO XII NUMERO 51 - PAG III IL FOGLIO QUOTIDIANO GIOVED 1 MARZO 2007
Raptors di sabine
LNba di Bargnani, il fenomeno
romano di Toronto e il suo esordio
da 29 dollari e 99 centesimi
C
on lui lultima volta non era stato possi-
bilefinirelafrase. No, guarda. Certeco-
se non voglio sentirle: le persone intelligen-
ti non devono essere banali. La banalit
cerastata, vero. Eraunadi quellesituazio-
ne in cui non si sa che cosa dire. Giorgio To-
satti, al telefono aveva esordito cos: Sono
allultimo giro di poker. Allora la risposta
imbarazzata era stata terribile: No, dai. Ve-
drai che tra un po starai bene. Arriv la
frecciata. Pungente. Lammonizione anti-ba-
nalit. Strana cosa, questa. A lui, a Giorgio,
avevanosemprerinfacciatoi commenti sem-
plici, le analisi fatte di numeri elementari,
le considerazioni da uomo qualunque. Ba-
nale, non era una parola che stava usando
a caso quel giorno. Era una rivincita, forse.
La vendetta di uno che, obbligato dal dove-
re di informare quelli del Bar Sport, aveva
dovuto scendere a compromessi conla com-
petenza. Nessuno ha detto che inquesti die-
ci mesi Tosatti mancato al pallone: lo di-
rannoorachemorto. Inquestoperiodo, ha
combattuto con un cuore che non reggeva
pi, ha aspettato di riceverne uno nuovo.
Lhaavuto, nonbastato. Dovevafinireunli-
bro Mondadori. A maggio, nella prima te-
lefonata, nonsi dava pace: Devo finirlo, ma
nonho le forze. Ce lho qui, accanto al letto.
Avrebbe voluto parlare e scrivere. Rac-
contare. Il suocalcio, lasuavita. Avevaqual-
cosa dentro che gli aveva fatto male, forse
pi della malattia: prima le accuse dessere
un privilegiato, di essere stato aiutato dalla
morte del padre durante la tragedia di Su-
perga del 1949. Poi laccostamento a calcio-
poli, le insinuazioni per unpaio di telefona-
te conLuciano Moggi. Come se il pigrande
giornalistasportivoitalianononpotessepar-
larecol direttoregeneraledel piimportan-
te club di calcio. Qualcuno aveva pure pole-
mizzato: La7 ha licenziato Biscardi, mentre
il Corriere della Sera non ha censurato To-
satti. Aveva gi smesso di scrivere per col-
pa del cuore. Nonandava piintv: nellulti-
ma giornata dello scorso campionato la sua
scrivania alla Domenica sportiva era vuota.
Ha visto lultimo Mondiale, ma non lha
raccontato. Era gi allospedale di Pavia
quando gli arriv la seconda telefonata del
Foglio. Aveva appena visto Italia-Stati Uniti:
Questa una Nazionale strana. Non mi in-
canta, ma mi affascina. Totti non dovrebbe
giocare nelle condizioni in cui , perch co-
s giochiamo indieci. Epoi Grosso: timoro-
so, deve spingere di pi. Non vorrei che an-
che lui, non appena firmato con lInter, di-
venti lennesimo punto interrogativo. Due
settimane dopo ha esultato. Felice di aver
visto contro lAustralia lidea di Totti, la cor-
sa e il dribbling di Grosso e poi il rigore an-
cora di Totti. Contento daver seguito la pa-
rabola di Fabio contro la Germania e lulti-
mo rigore contro la Francia. Avrebbe scritto
volentieri. Alza la coppa, Cannavaro.
Avrebbecitatosestessochenell82 avevaco-
minciato cos leditoriale post Mundial spa-
gnolo. Il titolone laveva scelto in pochi se-
condi: Eroici. Si portatoper anni sul pet-
to il distintivo immaginario dellorgoglio: un
milione e settecentomila. Le copie vendute
daquel Corrieredellosport sonorimasteun
recordfino al giorno incui lItalia ha rialza-
to la Coppa del mondo. E stato il momento
pibellodellavitadadirettore. Avrebbevo-
luto trasformare quel gioiello che aveva
creato in un giornale dattualit. Pensava
che un quotidiano sportivo potesse raccon-
tare la cronaca e la politica, gli esteri e la
cultura. Il suo editore disse no. Lidea rest
appesa, Tosatti ci rimase male. Non fu il so-
lo. Aveva una squadra che lo seguiva: chi ha
lavoratoai tempi conGiorgioraccontaundi-
rettore urlatore, facile allincazzata. Ogni
mattina intorno alle 10.30 alzava il telefono:
Caro, perch noi non avevamo quella noti-
zia?. Scriveva tutto suunfoglietto, compre-
si refusi, punti, virgole che nongli andavano
bene. Persegli piacevaunacosa, lodiceva.
Grande. Fumava il sigaro, sera fatto cre-
scere i baffi, adorava i cavalli. Quando gli
chiesero di andare in tv, non cerc di cam-
biare. Modific solo il linguaggio: quando
scriveva gli piaceva lepica, quando parlava
gli piaceva la semplicit dei numeri. Oggi su
di s avrebbe scritto, come no. Avrebbe at-
taccato facile: E morto a settantanni. La
meno banale delle frasi banali.
Beppe Di Corrado
Grande
E morto a settantanni
Giorgio Tosatti, il campione
del mondo del giornalismo sportivo
UN FOGLIN SPORTIVO
Il Vangelo di Gatto, il dissidente (comunista) un po poeta un po schedina
Comunque, la prima volta che si trov a
scrivere di sport fu quando lavorava allU-
nit, giornale per il quale segu il Giro dIta-
lia nel 47 e nel 48 (insieme a Pratolini); poi
fu la volta del Tour de France, stagioni 1957
e 58; e infine, passando dal pedale alla pe-
data, quando nellestate del 74 inizi a fir-
mare su Il Giornale appena fondato da
Montanelli. Qui scrisse per due anni aveva
una sua tribuna fissa, al mercoled com-
mentando fatti e misfatti del campionato e
della Nazionale fino al 25 febbraio del 76,
dieci giorni primadi morire, per uninciden-
te dauto, a Orbetello. E sepolto a Salerno,
dove era nato nel 1909. La tomba reca incise
le parole dellamico Eugenio Montale: Ad
Alfonso Gatto/ per cui vita e poesie/ furono
ununica testimonianza/ damore.
La testimonianza della sua passione oltre
misura per il calcio sta invece tutta qui, nei
pezzi che il nipote Filippo Trotta ha rac-
colto sotto il titolo La palla al balzo (Limi-
na, pagg. 224, euro 15): cronache di un poeta
allo stadio che raccontano non solo il foot-
ball degli anni Settanta quando la Lazio
vince il suo primo scudetto e lo stipendio di
unoperaiodi 150 milalireal mese maan-
che il carattere eterno degli italiani e dellI-
talia, un paese dove lo studente che studia
unimmagine che ha fatto sempre ridere,
dove gli stessi padri, di fronte ai figli, non
mettono mai conto limpegno, la volont e la
curiositdi apprendere, mapropongonoin-
vecelafurberia, lartedi arrangiarsi perch
tanto il primo della classe, da noi, di solito
perde le penne. Cos, appena sbattuti fuori
dai Mondiali di Germania al primo turno,
nonsi capisce bene perch i campioni sen-
za valore sono stati investiti dalla solita on-
data di prezzi che li hanno portati alle stel-
le.Incallito milanista (nello studio teneva
unposter gigantescodi Rivera), simpatizzan-
teper il Napoli di Luis Vinicio, antipatizzan-
te per la Juventus di Carlo Parola (ma tanto
di cappello al vecchio risolutore Jos Al-
tafini) epesantementedubbiososugli Azzur-
ri di Fulvio Bernardini (una squadra frutto
di un campionato di mediocri arrangiatori
di gioco, con qualche uomo di classe che vo-
gliamoatutti i costi avviareal tramonto), il
gattaccio malefico si diverte a tirare zam-
pate: controi colleghi giornalisti chesemi-
nano zizzania per il gusto della polemica (i
gazzettieri spesso lanciano la pietra e na-
scondono la mano), contro la moda delle
pagelle, indisuso intutte le scuole ma venu-
te inonore sui campi di gioco (armati di bi-
lancine e mezzi punti, i cronisti si impanca-
no a giudici. Esaurito il proprio chilometri-
co resoconto critico e narrativo, essi hanno
ancora da additare gli ottimi, i buoni, gli in-
sufficienti e i cos-cos, con laria di intendi-
tori che assaggiano il vino con gli occhi e il
naso, madopoaverlogibevuto), controun
calcio capace di produrre soltanto un gioco
sterileecampioncini troppoviziati (tutti col
proprio diritto di usare molto la testa e poco
le gambe, offesi persino dallidea di avere i
piedi e di doverli muovere qualche volta).
Divagazioni, apologhi, predilezioni, insof-
ferenze, ostinazioni (la schedina, ad esem-
pio, alla quale spesso fa zero, ma senza
scomporsi: Sono un vecchio signore, lim-
portante saper perdere): come innovanta
minuti di gioco si pu raccontare una storia
pi emozionante di tanti romanzi cos in tre
cartelle scarse di unpezzo si possono con-
centrare i gesti letterari pi felici di un tifo-
so sempre infuorigioco rispetto allopinione
dominante. Uno disposto a confessare che
per non andar daccordo con gli intelligen-
ti, farei di tutto al mondo, anche il poeta, il
quale, come si sa, non mai ben visto, nem-
meno in famiglia.
Roma. Nel suo film Il Vangelo secondo
Matteo (1964) Pier Paolo Pasolini lo scelse
per il ruolo dellapostolo Andrea. Che per
un comunista dissidente come era da an-
ni Alfonso Gatto
una bellissima
parte.
Oltre che attore
estemporaneo e
marxista inquieto,
Gatto era per pri-
ma di tutto un poe-
ta (ermetico e deli-
cato) e un tifoso
(conclamato e arci-
gno). In primis, ci-
clismo e calcio: di-
scipline che i casi
della vita lo portarono a seguire anche da
cronista, dato che di soli versi - come noto
- non si mangia (I poeti non servono a nulla
scrisse in una lettera aperta al suo idolo
Gianni Rivera , e se valgono, per quel poco
che possono valere, hanno da tenere in con-
to un capitale che le banche non accettano
mai e nemmeno gli onesti genitori mostrano
di considerare nellatto di ricevere una ri-
chiesta di mano per la figlia).
Mauro Bergamasco il 13 novembre 2004 contro gli All Blacks a Roma (foto Ansa)
Oggi parlano gli
Ultras Tito della
Sampdoria, e non
sono gli ultimi arrivati: Abbiamo avuto in
questi giorni occasionedi chiederci quali e
quanti interessi stiano dietro a un attacco
violento, premeditato, inutile verso le tifo-
serie organizzate di tutta Italia. Abbiamo
avutoconfermache, al di ldei proclami di
pugno duro e rispetto della legalit, a farla
dapadronesonostati il business elesigen-
za di portare avanti uno squallido teatrino
chiamato calcio (pensiamo agli stadi messi
a norma e non solo). Noi che ricaviamo la
nostra ragione di essere da questo schifoso
mondo, malatrasformiamoinunmotivodi
vita, legata ai nostri sentimenti, alle nostre
sensazioni, ci troviamo ancora una volta a
dover assumere una posizione di rottura,
probabilmente definitiva. Ci tolgono, senza
alcun rispetto per le nostre libert di citta-
dini tifosi, la libert di seguire la nostra
squadra in trasferta? Non ci toglieranno
qualcosa a cui teniamo forse ancora di pi:
la voglia e la possibilit di stare insieme.
Per questo oggi siamo qua. A Sampdoria-
Atalantanonentriamo! Nonentriamomaci
vediamofuori. Troppofacilenonpresentar-
si. Facciamo vedere, sentire. Facciamoli
preoccupare. Continuiamo a lottare!.
ULTIMO STADIO
di Alessandro Giuli
Nove anni fa il
desiderio di fare il
lifting alla propria
vita, o forse alla propria anima: lasciare la
vitadi imprenditoreesceglierelafaticaco-
me misura di tutte le cose. E cos Alessan-
dro Col decide di imboccare il sentiero
dellafaticaestrema, quellacheti asciugale
fibre di ogni muscolo, cuore compreso. Per
Alessandro lessenza di tutto ci la Race
Across America, lultra maratona ciclistica
pi famosa al mondo, quasi 5.000 km, da
Oceanside, California, adAtlantic City, New
Jersey. Oceano Pacifico, Oceano Atlantico.
Pianura, deserto, montagne. Alle 9 del 10
giugnosartrai 25 eletti chesi sottoporran-
noallasfidachehalaformulapisemplice
del mondo: si parte, e chi prima arriva il
vincitore. E il vincitore chi dorme meno
(pi o meno 8 ore complessive), chi si ali-
menta meglio, chi va pi veloce. Nel diario
di bordo sono stati appena registrati i 6.000
kmpedalati nel mese di febbraio. Nel dia-
riodi bordoprevistochequestaseracome
tutti i gioved che si rispettino deve pedala-
re nella notte, da Monterotondo a Sangemi-
ni e ritorno, 238 km. Riprenderemo a chiac-
chierare domani mentre i tubolari si fondo-
noconlasfaltoeil manubrioustionalema-
ni: attraverseremo il deserto del Monjave.
ULTIMO SALTO
di Giacomo Crosa
LE LITI CON KIRWAN, LEREDIT DI DOMINGUEZ, LE METE FRANCESI E IL CAPOLAVORO SCOZZESE DI MAURO BERGAMASCO

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