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18-06-2013
16:50
Pagina 1
Estratto
COSTANTINO I
ENCICLOPEDIA COSTANTINIANA
SULLA FIGURA E LIMMAGINE
DELLIMPERATORE
DEL COSIDDETTO EDITTO DI MILANO
313-2013
volume primo
isbn 978-88-12-00171-2
ISTITVTO DELLA
ENCICLOPEDIA ITALIANA
FONDATA DA GIOVANNI TRECCANI
ROMA 2013
Federico Guidobaldi
Roma costantiniana
Un problema storiografico
Let costantiniana, considerata da sempre una
sorta di cerniera nella serie convenzionale delle
periodizzazioni storiografiche, stata posta talvolta
come elemento terminale nello studio dellarte e
della cultura romana e talaltra come elemento iniziale in quello relativo allepoca immediatamente
successiva, che stata indicata come paleocristiana,
o bizantina, oppure tardoantica, a seconda dei
contesti e delle preferenze individuali degli studiosi2. A complicare ulteriormente le cose, si
aggiunta la componente religiosa che, tenendo conto
della data delleditto di Milano, il 313, che corrisponde allingresso ufficiale del cristianesimo nel
mondo della politica, ma anche dellarte e della cultura, spezza in qualche modo il regno di Costantino in due parti pur se la prima certo assai pi
breve della seconda e pone la citata cerniera
allinterno dellet costantiniana.
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Conseguenza a dir poco dannosa di queste periodizzazioni, certo artificiose anche se almeno in parte
legittime e comunque inevitabili, stato lo sdoppiamento di Costantino in due personaggi: quello
tardoromano, fautore, continuatore e incrementatore della ripresa economica e politica dellImpero,
varata da Diocleziano e dalla tetrarchia, e quello
paleocristiano, iniziatore di una nuova era e trasformatore radicale della cultura e della politica precedente.
Questi due Costantini hanno dominato separatamente la storiografia moderna come gi quella
antica diventando protagonisti, il primo, del filone
decadentista, che vedeva nel IV secolo la saturazione della cultura romana e nel V e successivi il
suo crollo graduale e, il secondo, del filone innovazionista, che preferiva una visione in chiave di
rinnovamento politico-spirituale che solo pi tardi
avrebbe dato i suoi frutti.
Il risultato, piuttosto ovvio, di questa dissezione
della figura storica di Costantino stato quello di
disperdere in due direzioni diverse le sue opere e i
suoi interventi per favorire questa o quella interpretazione, omettendo accuratamente, nella maggior parte dei casi, di operare una sintesi oggettiva
e complessiva di quanto in effetti egli realizz
durante il suo regno, di durata abnorme (oltre trentuno anni) rispetto sia a quelli precedenti (dopo
Augusto3), sia a gran parte di quelli successivi4.
In effetti si deve ammettere che non del tutto
assente, in questo panorama, qualche tentativo di
porre Costantino non alla fine o allinizio di unepoca ma al centro di essa, dandone quindi una
visione dinsieme assai pi coerente rispetto a quanto
prima si era fatto (e anche a quanto dopo si far):
si veda soprattutto la visione storiografica proposta da Alois Riegl5 e dai suoi sempre pi esigui continuatori; ma di questo argomento si gi trattato
altrove con un certo dettaglio e con gli opportuni
riferimenti bibliografici, per cui si preferisce rinviare a quella sede6.
Base danalisi
Dobbiamo subito avvertire che i dati disponibili per uno studio dinsieme del paesaggio urbano
e suburbano di Roma nel IV secolo sono piuttosto
limitati, anche se le ricerche sul campo e le indagini sui documenti e sulle fonti antiche si stanno
arricchendo, di recente, di numerosi contributi su
singoli temi o aree. Non sono per altrettanto abbondanti le analisi dinsieme, che, forse, attendono il
maturarsi di vari studi tuttora in corso che permetterebbero di elaborare sintesi pi integrali.
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Fonti bibliografiche
La bibliografia recente, o comunque moderna, a
cui possibile attingere per la ricostruzione certo
solo parziale della Roma di Costantino, non particolarmente vasta e, soprattutto, non ha quasi mai
come tema centrale quello urbanistico, anche se non
mancano n gli studi in cui, pi o meno marginalmente, si trovano indicazioni sullargomento, n le
monografie su singoli edifici, n, infine, i dizionari
topografici in cui i monumenti sono trattati separatamente, ognuno con la propria specifica cronologia.
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specifica, ma non impediscono di proporre un inquadramento generale dei principali mutamenti del paesaggio urbano sulla base dei dati disponibili relativi
ai singoli monumenti e, ove possibile, alle strutture
abitative meglio documentabili. A tale scopo sar
utile sezionare la trattazione in varie parti, cio
affrontare lo studio per temi o per aree separate, che
saranno poi oggetto di unanalisi dinsieme.
Il tessuto viario
I dati ricavabili dalla gi ricordata Forma Urbis
che Lanciani ha pubblicato oltre un secolo fa e che
ora viene integrata giorno per giorno con i risultati del periodo successivo a opera del gruppo Sitar
(Sistema informativo territoriale archeologico di
Roma)40, diretto da Mirella Serlorenzi, che si occupa
di tale aggiornamento nellambito della Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma Capitale, forniscono la possibilit di individuare numerosissimi tratti stradali che, opportunamente
prolungati, non di rado permettono di collegare
varie direttive principali e quindi di delineare un
reticolo viario, certo incompleto, ma comunque
abbastanza esteso specialmente quando si tratta di
strade importanti e rettilinee. Cos alcune antiche
vie di cui si conosce talvolta anche il nome, come
ad esempio la via Lata, la via Recta, il vicus Patricius, lAlta Semita, e tante altre, anche non rettilinee, come il Clivus Capitolium e il Clivus Suburanus, oppure quelle consolari nei tratti diventati
urbani, ci permettono di stabilire una trama che,
pur se parziale, aiuta a trovare i limiti di edifici di
cui sono noti solo alcuni tratti murari.
Certo si deve qui precisare che gli sconvolgimenti urbanistici legati alle epoche pi antiche e
spesso conseguenti a grossi incendi come nel caso
di quello neroniano del 64 d.C. possono aver implicato la variazione di alcuni percorsi viari: ne un
esempio il tratto del Clivus Sacer che, prima abbastanza tortuoso, fu poi rettificato, appunto, dopo lincendio neroniano. Tuttavia sembra che dopo il I
secolo tali mutamenti di tracciato fossero piuttosto
insoliti, soprattutto nel caso delle vie pi importanti.
In conclusione, non sembra azzardato ipotizzare che il reticolo viario della Roma tardoantica si
possa in parte ricostruire sulla base di quello documentabile nella piena et imperiale, almeno per
quanto riguarda le principali arterie, il che pu facilitare nella delimitazione di edifici di cui restano
scarse tracce.
Lintervento di et tetrarchica nellarea forense
ben noto che la zona monumentale di riferimento per Roma era il Foro romano, ed altrettanto
noto che questarea fu incisivamente danneggiata
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tardoantiche. A Roma le lunghissime Porticus Maximae, probabilmente esistenti con qualche altra denominazione (forse via Tecta) gi nel I secolo, furono
ricostruite al tempo di Graziano, Valentiniano II e
Teodosio nel 379-38390, mentre i due portici del
teatro di Pompeo, bruciati nellincendio di Carino
del 283, erano stati ricostruiti, poco prima di Costantino, da Diocleziano e Massimiano nel 301-30291.
Delle altre numerose vie colonnate, che si conoscono per il nome oppure per le numerose colonne
rinvenute negli scavi di varie epoche, purtroppo
non possibile stabilire la datazione, anche se probabile che molte siano sorte anche nel IV secolo92.
Un altro monumento che, anche sulla base di
una prima analisi stilistica e tipologica, si ritiene attribuibile allet costantiniana il ben noto arco quadrifronte detto arco di Giano (fig. VI 17), che esiste tuttora vicino alla facciata della basilica di S.
Giorgio in Velabro. Gli studiosi che se ne sono occupati, per lo pi marginalmente, tendono a identificarlo con larcus divi Constantini93 registrato nei cataloghi regionari alla fine della Regio XI, subito dopo
il Velabrum. Ledificio, indicato anche come Ianus
quadrifrons, un tetrapilo, struttura a quattro pilastri collegati da una volta a crociera, che spesso era
posta a monumentalizzare lincrocio tra due strade
e che incontr un particolare favore nella tarda antichit. Dato che non se ne trovano altre indicazioni
oltre a quella citata, non possibile stabilirne la committenza e la funzione specifica, anche se la sua imponente architettura e la denominazione stessa rendono
del tutto praticabile lattribuzione a Costantino o la
dedicazione allo stesso imperatore da parte dei suoi
dinasti94, e permettono dunque di includere questo
edificio tra gli apporti di et costantiniana allincremento della monumentalit urbana.
Opera di indubitabile fondazione nella piena et
costantiniana, e dedicata appunto in occasione dei
decennalia di Costantino, larco trionfale pi grande
tra quelli noti e cio larcus Constantini95, edificato
dal Senato per onorare limperatore nel 315 (fig. VI
18). Anche in questo caso si tratta di un grandioso
monumento in marmo, pur se ottenuto con parziale
reimpiego di elementi scultorei preesistenti96.
Anche la Meta sudans97, una fontana monumentale di origine antichissima che si trovava di fronte
al sito poi occupato dallarco di Costantino, fu ingrandita e restaurata dallo stesso imperatore ed ebbe un
pi ampio perimetro circolare, che port lingombro dellintera struttura alla ragguardevole larghezza
di oltre venticinque metri: considerando laltezza di
circa diciassette metri del corpo centrale su cui scorreva lacqua, che aveva la forma delle mete che si
trovavano nella spina dei circhi, il monumento ebbe
uno sviluppo dimensionale davvero ragguardevole.
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tratta in ogni caso di restauri o rifacimenti di strutture precedenti, ma pur vero che non insolito
trovare il nome di Costantino legato a edifici con
grandi cupole, alcune delle quali hanno avuto quellimperatore come committente o come autore di
restauri e/o ripristini.
Ledilizia abitativa
Anche se ledilizia abitativa urbana non certo
ascrivibile alla committenza imperiale, forse qui
opportuno darne un breve cenno perch proprio
nellet di Costantino, o comunque dallet tardoantica, si assiste a un notevole cambiamento delle tipologie abitative o, meglio, allintroduzione invasiva
di nuove mode dellabitare, soprattutto per le classi
aristocratiche. noto che nel tessuto urbano caratteristico della piena et imperiale le abitazioni occupavano certamente vaste aree ed erano fondamentalmente di due tipi: le domus, destinate a residenza
unifamiliare, e le case ad appartamenti, che si soliti
indicare con il termine, pur improprio, di insulae.
Proprio a partire, pur se approssimativamente, dallinizio del IV secolo, si manifesta una richiesta di
domus di nuova concezione, cio non pi della tradizionale forma a base ortogonale con ambienti di
forma per lo pi rettangolare o quadrangolare disposti intorno a uno o pi cortili, ma di struttura
assai pi articolata e con ambienti mistilinei a disposizione irregolare, con sale absidate o a pianta
centrale, anche con cupole e con decorazioni di
marmi policromi dimportazione112. A parte laspetto interno, questo nuovo tipo di residenza aristocratica comport un vero e proprio cambiamento
del paesaggio urbano, poich al lineare profilo degli
edifici precedenti si sostitu un nuovo panorama,
assai pi movimentato dalle alte aule absidate o
polilobate e dalle cupole, con emergenze del tutto
insolite rispetto al precedente skyline, come si vede,
daltronde, anche in alcuni panorami urbani riprodotti, pur se schematicamente, in sculture e mosaici
dellepoca. Inoltre, nello stesso periodo, gli edifici
del tipo insula, gi da tempo fuori produzione,
venivano spesso demoliti o adattati per far posto
alle nuove domus tardoantiche113, causando quei
mutamenti certo non insignificanti del tessuto
urbano, che possiamo considerare unulteriore caratteristica della Roma costantiniana e poi, pi genericamente, tardoantica.
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dellimpegno edilizio di committenza imperiale nellarea urbana e suburbana di Roma, e ci in contrasto, almeno parziale, con le interpretazioni che
vogliono vedere una sorta di forte impulso costruttivo nel periodo di Diocleziano e Massimiano, completato e potenziato da Massenzio e poi spento da
Costantino. In effetti, nella citt non sembra ci sia
stato mai un lungo periodo di totale stasi costruttiva nel periodo indicato, che, senza dubbio, ha inizio con uno specifico e incisivo impulso dellattivit edilizia, testimoniato, peraltro, dallevidente
riorganizzazione della produzione laterizia legata
allavvento di Diocleziano114. La relativa continuit
cui si accennato non implica necessariamente
anche una omogeneit degli interventi delle tre principali committenze del periodo, e cio, semplificando al massimo, quelle di Diocleziano-Massimiano, di Massenzio e di Costantino (e figli). Il
periodo tetrarchico, infatti, caratterizzato da due
imprese predominanti: la prima quella relativa al
nuovo, enorme complesso termale dioclezianeo, che
rester poi il maggiore del mondo conosciuto; la
seconda, pi articolata, quella che comport il
necessario ripristino del Foro e delle sue adiacenze
(dopo il disastroso incendio di Carino del 283, di
cui si intendeva cancellare le tracce) e che, comunque, fu anche loccasione per incrementare la monumentalit del Foro stesso e per aggiornarne le
strutture e le decorazioni.
Massenzio invece, pur se probabilmente coinvolto nella conclusione di alcune ma forse non
molte delle imprese edilizie volute dai suoi predecessori (forse soprattutto le colonne onorarie, che
sembrano, appunto, coincidere con un momento
conclusivo di quella articolata serie di rifacimenti),
scelse soprattutto larea della Velia per le monumentalizzazioni che dovevano portare il suo nome
e, oltre a ci, estese forse il suo intervento anche al
Palatium, pur se solo in unarea limitata, e costru
la sua nuova e monumentale residenza con circo e
mausoleo dinastico nel suburbio, lungo lAppia.
Gli studiosi sono concordi nel ritenere che la
brusca interruzione, forse neanche del tutto prevedibile, del regno di Massenzio abbia comportato
lincompiutezza di qualcuna o forse di gran parte
delle opere che lui aveva intrapreso e specialmente
di quelle pi impegnative. In questottica, allora,
le interpretazioni fin qui avanzate sulleventuale
quota di partecipazione delluno o dellaltro dei
due imperatori nelle opere citate vanno forse riprese
in esame.
Lo studio approfondito dei bolli laterizi di et
tardoantica e linquadramento cronologico proposti da Margareta Steinby 115 hanno portato a
ritenere che la produzione di laterizi di specifica
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Constantine and Rome, New Haven 2004; F.
Guidobaldi, Caratteri e contenuti della nuova architettura dellet costantiniana, in Rivista di Archeologia
Cristiana, 80 (2004), pp. 233-276; P. Liverani,
Ledilizia costantiniana a Roma: il Laterano, il
Vaticano, S. Croce in Gerusalemme, in Costantino il
Grande. La civilt antica al bivio tra Occidente e Oriente
(catal.), Rimini 2005, a cura di A. Donati, G. Gentili,
Milano 2005, pp. 74-81; J. Bardill, Constantine,
Divine Emperor of the Christian Golden Age,
Cambridge 2011; T.D. Barnes, Constantine: Dynasty,
Religion and Power, in The Later Roman Empire,
Chichester 2011; Rom und Mailand in der Sptantike:
Reprsentationem stdtischer Rume in Literatur,
Arkitektur und Kunst (Topoi, 4), hrsg. Th. Fuhrer,
Berlin, 2012; F. Coarelli, Roma, Roma-Bari 20124;
Two Romes, Rome and Constantinople in Late Antiquity,
ed. by L. Grig, G. Kelly, Oxford-New York 2012.
2 F. Guidobaldi, Caratteri e contenuti, cit., in partic. 333-343, a cui si rimanda per unampia bibliografia
sul problema storiografico.
3 Solo Augusto, infatti, regn per ben quarantuno
anni e quindi assai pi a lungo di Costantino nei tre
precedenti secoli, e comunque solo altri tre imperatori
raggiunsero e/o superarono di poco anche i venti anni,
e cio Tiberio, Adriano, Antonino Pio e Diocleziano.
4 Dopo Costantino gli imperatori il cui regno fu
pi longevo furono: Costanzo II (circa ventiquattro
anni), Onorio (circa ventotto anni), Teodosio II (circa
trentadue anni, ma dallet di sette anni), Anastasio
(circa ventisette anni) e Giustiniano (circa trentotto
anni); dopo Giustiniano si deve comunque giungere a
Costantino VII Porfirogenito (913-959) per vedere
superata la longevit del regno di Augusto.
5 A. Riegl, Sptrmische Kunstindustrie nach den
Funden in sterreich-Ungarn, Wien 1901.
6 F. Guidobaldi, Caratteri e contenuti, cit., pp.
238-240.
7 Si veda per esempio la Storia ecclesiastica di
Eusebio di Cesarea e dei suoi continuatori, Socrate e
Sozomeno.
8 In effetti qualche riferimento pi utilizzabile si
trova semmai nella Vita di Costantino di Eusebio di
Cesarea.
9 Sono giunti fino a noi cinque panegirici rivolti a
Costantino, quattro dei quali sono anonimi (Paneg. 7,
del 307, rivolto anche a Massimiano per le nozze della
figlia Fausta con Costantino; Paneg. 6, del 310; Paneg.
5, del 311; Paneg. 12, del 313), e solo uno di questi
relativo al periodo immediatamente successivo alla battaglia del 312; del quinto (Paneg. 10, del 321), invece,
noto anche lautore, che il retore Nazario. solo in
questultimo e in quello del 313 che si trovano riferimenti concreti a Roma e alla battaglia di ponte Milvio.
10 Zosimo, invece, assai povero di notizie su
Roma nel periodo che qui interessa, tranne che per
quanto riguarda la battaglia di ponte Milvio (Zos., II
15-16), che descrive in dettaglio, e per qualche altro
accenno a edifici, come, ad esempio, la segnalazione
dellincendio del tempio della Fortuna a Porta Collina,
intorno al 308 (Zos., II 13) e della distruzione dei
Castra Praetoria da parte di Costantino nel 312 o poco
oltre (Zos., II 17,2). Alla Costantinopoli precostantiniana e costantiniana, invece, questo autore dedica una
seppur limitata attenzione: di entrambe fornisce infatti
una sommaria descrizione topografico-monumentale,
omettendo ovviamente qualunque riferimento agli edifici cristiani (Zos., II 17). Interessante o, quantomeno,
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conservati alla Biblioteca Apostolica Vaticana: Appunti
di topografia romana nei codici Lanciani della Biblioteca
Apostolica Vaticana, 5 voll., a cura di M. Buonocore,
Roma 1997-2001.
19 Si tratta di una delle monografie pubblicate in
inglese e, tra queste, quella specificamente topografica, e contiene numerosissime notizie, raccolte in una
piacevole sintesi, corredata peraltro di accurata ed
esauriente bibliografia: R. Lanciani, The Ruins and
Excavations of Ancient Rome. A Companion Book for
Students and Travelers, Boston-New York 1892.
20 R. Lanciani, Forma Urbis Romae, Milano 18931901.
21 La principale base topografica per gli studiosi
del XVII-XVIII secolo certamente F. Nardini,
Roma antica, Roma 1666, con edizioni successive nel
1689, 1771 e 1818-1820.
22 G. Lugli, I monumenti antichi di Roma e suburbio, 3 voll. e suppl., Roma 1930-1940.
23 Dopo una prima edizione che non includeva i
monumenti paleocristiani (cfr. F. Coarelli, Guida
archeologica di Roma, Milano 1974), stata pubblicata
con una nuova struttura nel 1980 e continuamente riveduta a pi riprese fino alla riedizione del 2008 che oggi
(2012) giunta alla quarta edizione (F. Coarelli,
Roma, cit.).
24 H. Jordan, C. Huelsen, Topographie der Stadt
Rom im Alterthum, Berlin 1871-1907.
25 S.B. Platner, T. Ashby, A Topographical
Dictionary of Ancient Rome, Oxford 1929.
26 Lexicon Topographicum Urbis Romae, 6 voll., a
cura di M. Steinby, Roma 1993-2000.
27 Lexicon Topographicum Urbis Romae
Suburbium, 5 voll., a cura di V. Fiocchi Nicolai,
M.G. Granino Cecere, Z. Mari, Roma 2001-2008.
28 F. Coarelli, Ledilizia pubblica, cit.
29 F. Coarelli, Lurbs, cit.
30 M. Steinby, Lindustria laterizia, cit.
31 R. Krautheimer, Rome, cit.
32 R.R. Holloway, Constantine and Rome, cit.
33 F.A. Bauer, Stadt, Platz, cit.; cfr. anche Id., Die
Stadt Rom, cit.
34 J. Bardill, Constantine, cit.
35 Two Romes, cit.
36 J. Durliat, De la ville antique, cit., pp. 113-117.
37 F. Coarelli, La consistenza della citt nel periodo imperiale: pomerium, vici, insulae, in La Rome
impriale. Dmographie et logistique, Actes de la table
ronde (Rome 25 mars 1994), Roma 1997, pp. 89-109,
in partic. 107.
38 E. Lo Cascio, Le procedure di recensus dalla
tarda repubblica al tardo antico e il calcolo della popolazione di Roma, in La Rome impriale, cit., pp. 3-76.
39 F. Coarelli, La consistenza, cit., p. 107.
40 Sono di recente pubblicazione gli atti di un convegno dedicato a questa nuova istituzione, alla sua
struttura tecnica e operativa, ai criteri di raccolta dei
dati, alle finalit istituzionali e alle prospettive di sviluppo e utilizzazione di questo utile e moderno strumento di studio, gi in parte operativo (SITAR,
Sistema Informativo Territoriale Archeologico di Roma,
Atti del I Convegno [Roma 26 ottobre 2010], a cura di
M. Serlorenzi, Roma 2011).
41 Chronogr. a. 354, chron. I, p. 148, ed.
Mommsen: operae publicae arserunt: senatum, forum
Caesaris, basilica Iulia et Graecostadium.
42 LTUR II, C. Morselli, s.v. Forum Iulium, pp.
299-306; F. Coarelli, Roma, cit., pp. 124-130.
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s.v. Tempio di Romolo, pp. 210-212; F. Coarelli,
Roma, cit., pp. 106-108.
56 F.P. Fiore, Limpianto architettonico, cit.
57 O. Panvinio, Biblioteca Apostolica Vaticana,
Vat. Lat. 6780, f. 45r.
58 F. Coarelli, Roma, cit., p. 103.
59 LTUR IV, P. Burgers, s.v. Statio aquarum, pp.
347-349; F. Coarelli, Roma, cit., pp. 87 e 367-368.
60 Ma a tal proposito si deve ricordare che gli studi
sul complesso del palatium sono assai limitati e comunque la continuazione dei lavori attribuiti a Massenzio
pu essere pur sempre collegata a Costantino.
61 LTUR V, A. Capodiferro, s.v. Thermae
maxentianae, p. 60.
62 G. Carettoni, Scoperte avvenute in occasione di
lavori di restauro al Palazzo imperiale, in Notizie degli
scavi di antichit, 1971, pp. 300-320; Id., Terme di
Settimio Severo e Terme di Massenzio in Palatio, in
Archeologia Classica, 24 (1972), pp. 96-104; e J.
Herrmann, Observations on the Baths of Maxentius in
the Palace, in Rmische Mitteilungen des D.A.I., 83
(1976), pp. 403-424.
63 M.L. Morricone Matini, Roma: Reg. X,
Palatium, Roma 1967, pp. 80-84, in partic. 82-83.
64 F. Guidobaldi, A. Guiglia Guidobaldi,
Pavimenti marmorei di Roma dal IV al IX secolo, Citt
del Vaticano 1983, pp. 31-37.
65 Le Liber Pontificalis, d. par L. Duchesne, 2
voll., Paris 1886-1892.
66 Ivi, I, pp. 172-174.
67 R. Krautheimer, S. Corbett, A.K. Frazer,
Corpus basilicarum christianarum Romae. The Early
Christian Basilicas of Rome, V, Citt del Vaticano 1980,
pp. 1-96, in partic. 93-94.
68 Le Liber Pontificalis, cit., pp. 174-175; O.
Brandt, F. Guidobaldi, Il battistero Lateranense:
nuove interpretazioni delle fasi strutturali, in Rivista di
Archeologia Cristiana, 84 (2008), pp. 189-282.
69 LTUR IV, F. Guidobaldi, s.v. Sessorium, pp.
304-308; F. Coarelli, Roma, cit., pp. 269-273.
70 Dato il nome non collegabile con lepoca antica
n per funzione, n per dedicazione, questo enorme
edificio costantiniano stato citato e studiato solo occasionalmente. I recenti restauri ne hanno comunque
messo in evidenza limponente struttura e hanno permesso di accertarne la cronologia nellet costantiniana
(M. Barbera, Dagli Horti Spei Veteris al Palatium
Sessorianum, in Aurea Roma, cit., pp. 126-128; F.
Coarelli, Roma, cit., pp. 104-112).
71 F. Guidobaldi, Il tempio di Minerva Medica
settore privato del Sessorium Costantiniano, in Rivista
di Archeologia Cristiana, 74 (1998), pp. 485-518. La
datazione costantiniana proposta a suo tempo, in base
ai bolli laterizi ancora in situ nel monumento (G.
Caraffa, La cupola della sala decagona degli Horti
Liciniani. Restauri 1942, Roma 1944), stata ripresa in
un pi vasto lavoro sui bolli laterizi tardoantichi (M.
Steinby, Lindustria laterizia, cit., in partic. 118-119,
124 e 141) ove si avanza, pur se dubitativamente, una
ipotesi alternativa per una datazione massenziana.
Dato che gli stessi bolli laterizi (CIL XV 1576 e 1622)
si ritrovano, oltre che nel cosiddetto tempio di Minerva
Medica, nelle terme di Costantino e in altri edifici massenziani conclusi da Costantino, sembra pi logico
attribuirli a questultimo, piuttosto che ipotizzare che
anche le terme del Quirinale fossero opera di
Massenzio, malgrado nessuno gliele abbia mai ascritte.
72 F. Coarelli, Roma, cit., pp. 258-259.
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92 Certo che nellet altomedievale e medievale ne
esistevano alcune che si trovavano anche fuori le mura
e monumentalizzavano gli itinera ad martyres, cio le
strade che conducevano ai santuari pi importanti del
suburbio, come quelli di S. Pietro, S. Paolo, S.
Lorenzo, etc., ma una parte di queste doveva essere
anche decisamente pi tarda del IV secolo.
93 LTUR I, D. Palombi, s.v. Arcus divi Constantini, p. 91; F. Coarelli, Roma, cit., p. 419.
94 LTUR III, F. Coarelli, s.v. Ianus Quadrifrons,
p. 94; Id., Roma, cit., p. 418 (con ipotesi di attribuzione a Costanzo II).
95 LTUR I, A. Capodiferro, s.v. Arcus Constantini, pp. 86-91; F. Coarelli, Roma, cit., pp. 200203.
96 P. Pensabene, C. Panella, Arco di Costantino.
Tra archeologia e archeometria, Roma 1999.
97 LTUR III, C. Panella, s.v. Meta sudans, pp.
247-249; F. Coarelli, Roma, cit., p. 203.
98 LTUR I, P. Ciancio Rossetto, s.v. Circus
Maximus, pp. 272-277; Id., Il Circo Massimo, in Aurea
Roma, cit., pp. 126-128; F. Coarelli, Roma, cit., pp.
422-424.
99 Amm., XVII,4.
100 Riferendosi ai soldati vincitori a ponte Milvio
che lasciavano Roma per spostarsi, dopo la sosta di
qualche mese, verso le frontiere del nord, lautore anonimo cos si esprime: Iam obliti deliciarum Circi
maximi et Pompeiani theatri et nobilium lavacrorum
Rheno Danubioque praetenduntur (Paneg. 12,21).
101 Paneg. 10,35.
102 Si deve qui precisare che gli scavi recenti eseguiti nella zona sud del circo, sotto la direzione di Paola
Ciancio Rossetto, che qui ringrazio vivamente per
avermene confermato con ampi dettagli le risultanze,
ancora in parte inedite, non hanno evidenziato fasi
costruttive attribuibili allintervento costantiniano;
tuttavia si deve tener conto della situazione attuale dei
resti superstiti, che sono pertinenti al solo primo ordine, mentre del tutto probabile che le aggiunte costantiniane fossero a livelli assai pi alti (sublimes porticus).
103 Anche se si tiene conto della parzialit dei contenuti dei panegirici, le generiche menzioni citate,
associate alla solida attendibilit di Ammiano
Marcellino, permettono di escludere che anche questo
restauro fosse una ulteriore appropriazione costantiniana di un intervento di Massenzio.
104 Paneg. 10,35.
105 F. Coarelli, Moneta. Le officine della zecca di
Roma tra Repubblica e Impero, in Annali dellIstituto
Italiano di Numismatica, 38-41 (1994), pp. 23-66; Id.,
Roma, cit., pp. 218-219.
106 CIL VI 1145-1146.
107 A.M. Colini, Notiziario di scavi, scoperte e studi
intorno alle antichit di Roma e della Campagna romana,
in Bullettino della Commissione Archeologica del Governatorato di Roma, 67 (1939), pp. 210-211.
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