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OSPEDALIERA
SANTA
CROCE
e
CARLE
CUNEO
RELATORE
STEFANO
NEVACHE
STUDENTE
FRANCESCO
BARBERO
I
EDIZIONE
ANNO
ACCADEMICO
2008/2010
INDICE
PREMESSA
INTRODUZIONE
PARTE
PRIMA
1. LA MALNUTRIZIONE IN OSPEDALE
2. LACCERTAMENTO NUTRIZIONALE
PARTE
SECONDA
PARTE
TERZA
CONCLUSIONI
CONCLUSIONI FINALI
ALLEGATI
BIBLIOGRAFIA
ABSTRACT
Premessa
Il
vocabolo
nursing
-professione
o
pratica
di
provvedere
alle
cure
di
malati
o
infermi-
fortemente
radicato
anche
nel
nostro
paese
per
indicare
lassistenza
infermieristica,
deriva
dal
verbo
inglese
to
nourish,
che
a
sua
volta
origina
dal
latino
nutrire,
allattare.
Quello
della
nutrizione
uno
dei
temi
cruciali
su
cui
linfermieristica
ha
basato
le
sue
competenze,
gi
la
fondatrice
del
nursing
Florence
Nightingale
aveva
speso
numerose
pagine
del
suo
Cenni
dellassistenza
degli
ammalati
e
numerosi
teorici
basato
i
loro
studi
sul
bisogno
di
alimentazione
del
paziente.
Lintenzione
di
realizzare
un
elaborato
su
questo
tema
origina
dalla
personale
esperienza
professionale
che,
se
pur
breve,
conta
sul
ricco
confronto
con
i
compagni
di
lavoro:
questo
testo
vuole
contribuire
a
condividere
le
pi
recenti
evidenze,
per
assicurare
ai
nostri
assistiti
il
raggiungimento
del
miglior
stato
assistenza
possibile.
Introduzione
Nella
pratica
sanitaria
la
malnutrizione
rappresenta
un
problema
diffuso,
interessando
tutte
le
professionalit
che
circondano
il
paziente.
Con
linsorgere
di
una
patologia
acuta
infatti,
si
determina
una
compromissione
del
metabolismo
fisiologico,
cui
seguono
squilibri
energetici
corresponsabili
dellinterruzione
delle
funzioni
vitali
e
dei
processi
di
guarigione:
in
questi
soggetti
occorre
stabilire
tempestivamente
la
modalit
pi
opportuna
per
lapproccio
nutrizionale,
con
lobiettivo
di
recuperare
una
condizione
clinica
favorevole.
Lo
screening
nutrizionale
di
tutti
i
pazienti
ammessi
in
terapia
intensiva
permette
di
individuare
situazioni
critiche
reali
o
potenziali,
che
dovranno
essere
affrontate
dallequipe
di
cura
anche
in
collaborazione
con
specifiche
professionalit.
Pur
costituendo
una
terapia
basilare,
quella
nutrizionale
non
esente
da
complicanze:
necessario
valutare
con
attenzione
lappropriatezza
della
via
prescelta,
della
miscela
e
dello
schema
infusionale
utilizzato.
E
poi
opportuno
monitorare
lo
stato
nutrizionale
del
paziente
e
i
presidi
utilizzati
per
la
somministrazione
della
terapia,
entrambi
aspetti
imprescindibili
nella
gestione
assistenziale
dellinfermiere.
Per
consentire
lapprofondimento
dei
diversi
argomenti
trattati,
il
presente
elaborato
stato
diviso
in
tre
parti.
Le
fonti
utilizzate
sono
tratte
dalle
pi
autorevoli
societ
internazionali
e
uno
specifico
capitolo
dedicato
alla
descrizione
del
panorama
scientifico
nel
campo
della
nutrizione
ospedaliera
e
di
terapia
intensiva.
La
prima
parte
del
testo
contiene
i
presupposti
alla
base
del
supporto
nutrizionale,
esaminando
il
fenomeno
della
malnutrizione
in
ospedale
e
successivamente
presentando
i
metodi
per
laccertamento
dello
stato
nutrizionale
e
la
valutazione
del
fabbisogno
energetico
nel
paziente
critico.
Nella
seconda
parte
si
passa
agli
aspetti
pi
operativi,
trattando
le
indicazioni,
le
strategie
e
le
tempistiche
del
supporto
nutrizionale.
Nello
specifico
infermieristico,
si
pone
lattenzione
ad
alcuni
aspetti
legati
al
monitoraggio
del
paziente
nutrito
artificialmente,
come
la
gestione
del
ristagno
gastrico
e
delliperglicemia.
Infine,
si
propone
un
approfondimento
sul
paziente
affetto
da
pancreatite
acuta
grave,
per
il
sempre
pi
frequente
riscontro
in
terapia
intensiva.
La
terza
parte
ancora,
esamina
le
risorse
impiegabili
dallinfermiere
per
migliorare
lassistenza
al
paziente
sottoposto
a
nutrizione
artificiale,
con
il
supporto
della
letteratura,
delle
societ
di
riferimento
e
il
ricorso
alluso
del
team
nutrizionale,
una
struttura
di
esperti
attivabile
dallequipe
di
cura.
Altro
aspetto
contenuto
in
questa
parte
conclusiva,
rappresentato
dagli
aspetti
etici
legati
allalimentazione
nel
fine
vita,
acquisendo
i
pareri
espressi
dalle
pi
rappresentative
societ
scientifiche
e
dalle
federazioni
professionali
di
infermieri
e
medici.
A
conclusione
dellelaborato,
sar
possibile
tracciare
il
ruolo
dellinfermiere
specialista
nella
messa
in
campo
di
strumenti
e
risorse
mirati
al
soddisfacimento
del
bisogno
di
alimentazione
del
paziente.
DI
TUTTI
I
MALI
IL
NUTRIMENTO
IL
RIMEDIO
MIGLIORE
IPPOCRATE
(460-377
A.C.)
PARTE
PRIMA
IL
BISOGNO
DI
ALIMENTAZIONE
NEL
PAZIENTE
ACUTO
CAPITOLO
1
LA
MALNUTRIZIONE
IN
OSPEDALE
1.1
Forme
e
definizione
della
malnutrizione
Nel
paziente
in
fase
acuta,
il
normale
apporto
alimentare
diviene
inadatto
a
causa
di
cambiamenti
dei
bisogni.
I
disturbi
provocati
dalla
malattia,
e
non
la
malattia
in
quanto
tale,
determina
specifiche
alterazioni
metaboliche
ed
ormonali
e
disordini
nutrizionali.
La
malnutrizione
dunque,
sinstaura
quando
esiste
nellorganismo
uno
stato
di
alterazione
funzionale,
strutturale
e
di
sviluppo
conseguente
alla
discrepanza
tra
fabbisogni
nutrizionali1
e
pu
essere
definita
come
lo
stato
derivante
da
deficit
o
eccesso
primitivo
o
secondario
di
nutrienti
qualitativamente
o
quantitativamente
insufficienti
o
eccessivo
nel
soddisfare
i
fabbisogni
attuali
del
soggetto.
Gli
stati
di
malnutrizione
vengono
comunemente
classificati
secondo
i
seguenti
criteri:
a)
Malnutrizione
per
difetto
Malnutrizione
calorica
(tipo
marasma)
Malnutrizione
calorico-proteica
(tipo
kwashiorkor)
Sindromi
carenziali
(deficit
di
vitamine,
sali
minerali
ed
oligoelementi)
b)
Malnutrizione
per
eccesso
Sovrappeso
e
obesit
da
eccessiva
o
abnorme
assunzione
di
vitamine,
sali
minerali
ed
altri
nutrienti.
In
occidente,
la
malnutrizione
calorico-proteica
rappresenta
la
forma
pi
classica
di
malnutrizione
per
difetto
ed
caratterizzata
da
una
progressiva
CAPITOLO
2
LACCERTAMENTO
NUTRIZIONALE
Nellaccertamento
dello
stato
nutrizionale
di
una
popolazione
sana,
usuale
poter
contare
sullacquisizione
di
dati
confrontabili,
come
le
raccolte
statistiche
o
le
curve
di
crescita
utilizzate
in
particolare
nellambito
pediatrico.
Nella
realt
ospedaliera
la
valutazione
deve
essere
necessariamente
rapportata
allo
stato
di
malattia,
rendendo
lesercizio
clinico
indubbiamente
pi
complesso
e
articolato.
In
ogni
ammissione
ospedaliera,
lo
stato
nutrizionale
del
paziente
andrebbe
rilevato
per
verificare
leventuale
presenza
di
fattori
di
rischio
per
malnutrizione:
questo
processo
di
screening
nutrizionale
dovrebbe
far
parte
dellaccertamento
infermieristico
iniziale,
essendo
strettamente
correlato
ai
bisogni
legati
ad
alimentazione
e
idratazione.
La
valutazione
dello
stato
di
nutrizione
deve
comprendere11:
A. una
prima
valutazione
del
rischio
nutrizionale,
da
effettuarsi
utilizzando
gli
indici
nutrizionali
integrati.
necessario
effettuare
entro
24-48
ore
dall'ammissione
la
valutazione
del
rischio
nutrizionale
a
tutti
i
pazienti11,12.
I
risultati
dello
screening
nutrizionale
devono
guidare
allattivazione
di
specifiche
professionalit
per
la
successiva
valutazione
e
il
trattamento.
Il
Nutritional
Risk
Screening
(NRS,
vedi
allegato
1)
ed
il
Malnutrition
Universal
Screening
Tools
(MUST,
vedi
allegato
2)
rappresentano
due
strumenti
operativi
gi
impiegabili
in
corso
dellaccertamento
infermieristico
iniziale13,14,15.
Entrambi
gli
indici
considerano
il
Body
Mass
Index
(BMI),
il
decremento
ponderale
non
intenzionale,
la
valutazione
MPE
LIEVE
O
SOSPETTA
20
23,5
DECREMENTO
PONDERALE
NON
INTENZIONALE
(%)
>5%
in
3-6
mesi
ALBUMINEMIA
(g/dL)
3,0-3,5
CONTA
LINFOCITARIA
(no./mm3)
1.200/1.500
ASSUNZIONE
DIETETICA
(copertura
%
fabbisogno)
100%-75%
GRAVIT
DELLA
PATOLOGIA
O
ALTRE
ASSOCIATE
NO
MODIFICATA
DA:
CHIMA,
2008
15
MPE
CONCLAMATA
<20
<23,5
>5%
in
2
mesi
<3,0
<1.200
<75%
SI
2.1
Le
misure
antropometriche
Per
quanto
riguarda
gli
indici
essenziali
trattati
nel
protocollo
di
prima
valutazione,
la
sola
presenza
di
un
BMI
30
evidenzia
la
presenza
di
malnutrizione
per
eccesso,
mentre
un
BMI
inferiore
a
20
indicativo
di
uno
stato
di
malnutrizione
reale
o
potenziale.
La
registrazione
quotidiana
del
peso
consente
di
registrarne
le
variazioni
che,
se
maggiori
5%
in
due
mesi,
PESO
UOMINI
(KG)
=
[
(0,98
X
CP)
+
(1,13
X
HG)
+
(1,73
X
CB)
+
(0,37
X
5
X
PSS)
81,69]
PESO
DONNE
(KG)
=
[
(1,27
X
CP)
+
(0,87
X
HG)
+
(0,98
X
CB)
+
(0,4
X
PB)
62,35]
MARKER BIOCHIMICO
PROTEINE PLASMATICHE
Albumina
emivita: 20 gg
Prealbumina
emivita: 2 gg
Transferrina
emivita: 7 gg
Retinolo-proteina (CRBP)
emivita: 12 h
EMATOCRITO ED EMOGLOBINA
ALTRI MARKERS
Vitamine
Elementi traccia
Colesterolo e trigliceridi
Colinesterasi
Creatitina urinaria
Grazie
alla
raccolta
della
diuresi
delle
24
ore,
possibile
determinare
la
creatinina
urinaria,
necessaria
per
il
calcolo
dellindice
creatinina/altezza,
indicatore
della
massa
magra
corporea.
La
creatinina
urinaria
il
prodotto
>90%
=
normale
80-90%
=
malnutrizione
lieve
60-80%
=
malnutrizione
moderata
<60%
=
malnutrizione
grave.
CAPITOLO
3
IL
FABBISOGNO
ENERGETICO
E
NUTRIZIONALE
Scopo
principale
del
supporto
nutrizionale
provvedere
alla
spesa
energetica
provocata
dallinsieme
dei
processi
metabolici,
minimizzando
il
catabolismo
proteico.
I
tre
combustibili
organici
impiegati
dal
corpo
umano
sono
i
carboidrati,
le
proteine
e
i
lipidi.
La
resa
energetica
provocata
dalla
combustione
di
tali
elementi
viene
misurata
in
chilocalorie
(kcal)
per
grammo
di
substrato
(TAB.
3).
Ad
esempio:
1G
DI
GLUCOSIO
+
0,74
L
DI
O2
PRODUCONO
Il
metabolismo
complessivo
di
tutti
e
tre
i
substrati
organici
determina
il
consumo
corporeo
totale
di
O2
(VO2),
la
produzione
corporea
totale
di
CO2
(VCO2)
e
la
spesa
energetica
corporea
totale
per
il
periodo
esaminato.
La
spesa
energetica
corrispondente
alle
24
ore
consente
quindi
di
stabilire
le
necessit
caloriche
giornaliere
cui
dovr
provvedere
la
terapia
nutritiva.
Prima
di
cominciare
tale
terapia,
occorre
valutare
il
consumo
di
energia
per
mezzo
di
uno
dei
seguenti
metodi:
-
calorimetria
indiretta
-
principio
di
fick
(nei
pazienti
portatori
di
swan-ganz)
-
equazioni
predittive.
3.1
La
calorimetria
indiretta
Considerata
il
gold
standard17,18,
la
calorimetria
indiretta
consente
di
misurare
il
dispendio
energetico
basale
(Basal
Energy
Expenditure,
BEE)
e
Dove
VO2
rappresenta
il
consumo
di
ossigeno
misurati
a
fine
espirazione
e
VCO2
lanidride
carbonica
prodotta.
Con
la
misurazione
per
la
calorimetria
indiretta,
pu
essere
anche
calcolato
il
quoziente
respiratorio
(QR=VCO2/V02),
che
pu
fornire
un
indice
di
adeguata
alimentazione:
infatti,
un
quoziente
maggiore
di
1,0
suggerisce
uno
stato
di
sovralimentazione
e
lipogenesi,
mentre
un
quoziente
di
1,0
individua
lutilizzo
esclusivo
di
carboidrati.
A
differenza
del
metabolismo
del
glucosio,
lossidazione
di
acidi
grassi
richiede
meno
ossigeno
e
genera
una
quantit
inferiore
di
CO2:
lutilizzo
lipidico
esclusivo
prevede
valori
inferiori
a
0,7
e
suggerisce
uno
stato
di
malnutrizione
e
ketogenesi.
Il
valore
ideale
da
includersi
tra
0,8
e
0,9
e
corrisponde
ad
un
utilizzo
misto
dei
differenti
substrati.
COMBUSTIBILE
VO2 (l/g)
CO2 (l/g)
QR*
Glucosio
0,74
0,74
1,00
3,7
Proteine
0,96
0,78
0,80
4,0
Lipidi
2,00
1,40
0,70
9,1
Tuttavia,
ci
sono
diverse
limitazioni
allutilizzo
della
calorimetria
indiretta,
tra
cui
la
necessit
di
particolari
attrezzature
e
di
uno
staff
dedicato.
Ogni
misurazione
risulta
infatti
gravata
da
un
costo
economico
ancora
elevato
ed
applicabile
esclusivamente
a
pazienti
con
FiO2
inferiori
a
0,6
e
dotati
di
un
emodinamica
stabile.
Tale
misurazione
non
pu
inoltre
essere
praticata
in
presenza
di
PEEP
elevate
o
di
filtri
per
la
rimozione
di
CO2
ed
occorre
certamente
considerare
come
il
valore
ottenuto
rispecchi
la
spesa
energetica
nel
momento
stesso
dellesame18.
BEE
UOMINI
(KCAL/DIE)
=
66,5
+
[13,75
X
PESO
(KG)]
+
[5,0
X
ALTEZZA
(CM)]
[6,75
X
ET
(ANNI)]
BEE
DONNE
(KCAL/DIE)
=
655
+
[9,56
X
PESO
(KG)]
+
[1,85
X
ALTEZZA
(CM)]
[4,68
X
ET
(ANNI)]
Fattori di stress:
1,24
ricovero prolungato
1,24
perdite di volume
1,2
peritonite
1,2-1,5
trauma scheletrico
1,1-1,3
politrauma
1,3-1,6
sepsi
1,3-1,6
1,2-2,0
tumore
1,2
et (anni)
donne
uomini
15-18
18-30
30-60
>60
BEE in kcal/die
La
British
Association
for
Parenteral
and
Enteral
Nutrition17
suggerisce
luso
di
questa
formula
per
determinare
il
consumo
energetico,
aggiustandolo
a
seconda
dello
stato
di
stress
e
di
attivit
come
segue:
Sottrarre 0-15%
Aggiungere 10-30%
Aggiungere 25-50%
Aggiungere 10-70%
b. allettato, immobile
+10%
allettato, mobile/seduto
+20%
deambulante in reparto
+25%
Nonostante
la
diffusione
delle
misure
e
delle
stime
di
consumo
energetico,
non
ancora
stato
determinato
se
il
loro
uso
routinario
rappresenti
un
concreto
vantaggio
sulla
prognosi17
mentre
alcune
ricerche
propongono
un
fabbisogno
standard
pari
a
25-30
kcal/die
rispetto
al
peso
ideale18,23,24.
Tuttavia,
recenti
studi
suggeriscono
un
apporto
nutritivo
variabile,
dalle
25
kcal/kg
del
paziente
settico
fino
alle
55
del
traumatizzato,
considerando
la
somministrazione
di
carboidrati
e
lipidi18,25.
0,8-1,0
+
1-1,25
++
1,2
1,6
+
2,0
++
VALORI
IN
GRAMMI/KG/DIE
(*
MARINO,
200727,
**LEONARD,
2004
17)
Nella
logica
di
fornire
il
miglior
supporto
possibile
al
paziente,
negli
anni
passati
era
molto
frequente
incontrare
realt
che
sovra-alimentavano
i
loro
pazienti17.
Tale
pratica
non
era
per
esente
da
effetti
sfavorevoli,
quali
ad
esempio
luremia
conseguente
leccesso
introito
di
composti
azotati,
la
steatosi
epatica
o
liperglicemia:
anche
per
queste
ragioni
la
letteratura
concorde
nel
riconoscere
limportanza
della
valutazione
del
fabbisogno
nutrizionale
del
paziente.
3.5
Acqua,
nutrienti
e
farmaco-nutrienti
Il
fabbisogno
di
acqua
varia
notevolmente
nel
paziente
critico,
per
tale
ragione
opportuno
mantenere
un
bilancio
giornaliero
delle
entrate
e
delle
uscite
idriche.
ACQUA
30 ml
SODIO
1-2 mmol
POTASSIO
0,7-1 mmol
MAGNESIO
0,1 mmol
CALCIO
0,1 mmol
FOSFORO
0,4
mmol
VALORI
PER
KG/DIE
Uno
dei
principali
farmaco-nutrienti
utilizzati
in
ambito
intensivo
rappresentato
dalla
glutamina10,
un
aminoacido
essenziale
con
molteplici
funzioni
nutrizionali
e
metaboliche:
tra
le
funzioni
non-nutrizionali
questa
svolge
un
importante
ruolo
nella
protezione
gastrointestinale,
nel
PARTE
SECONDA
ASSISTENZA
INFERMIERISTICA
NELLA
NUTRIZIONE
ARTIFICIALE
CAPITOLO
1
INDICAZIONI
E
STRATEGIE
NELLA
NUTRIZIONE
IN
TERAPIA
INTENSIVA
Una
volta
terminata
la
raccolta
dei
dati
sullo
stato
di
alimentazione
del
paziente
e
valutato
il
fabbisogno
energetico
secondo
il
metodo
prescelto,
dovr
essere
stabilita
la
necessit
di
un
eventuale
supporto
nutrizionale.
Lobiettivo
della
nutrizione
in
fase
acuta
dovr
essere,
come
gi
accennato
nella
prima
parte
dellelaborato,
quello
di
scongiurare
lautocannibalismo
dellorganismo
(intacco
dei
depositi
di
massa
magra),
mantenendo
un
adeguato
intake
proteico.
1.1 La
scelta
dellintervento
nutrizionale
Nei
pazienti
in
cui
non
prevedibile
una
ripresa
dellalimentazione
orale
entro
tre
giorni,
opportuno
valutare
linizio
di
una
terapia
di
supporto
1.2 La
nutrizione
enterale
La
letteratura
esaminata
concorde
nel
propendere
per
una
nutrizione
enterale
da
realizzarsi
precocemente,
ovvero
tra
la
ventiquattresima
e
la
quarantottesima
ora
dal
ricovero
in
terapia
intensiva29,31,
implementata
fino
al
raggiungimento
del
fabbisogno
complessivo
entro
le
successive
48-72
ore29;
secondo
le
linee
guida
ESPEN,
non
emergono
significative
differenze
tra
nutrizione
digiunale
o
gastrica31.
Lo
sforzo
di
superare
la
soglia
del
50-65%
dellobiettivo
calorico,
dovrebbe
essere
fatto
allo
scopo
di
raggiungere
i
benefici
clinici
della
nutrizione
enterale
gi
nella
prima
settimana
di
ospedalizzazione25,29.
Una
controindicazione
generale
rappresentata
dalla
persistenza
di
un
quadro
di
compromissione
emodinamica
che
richieda
un
supporto
farmacologico
significativo
(amine,
ampi
volumi
di
liquidi
e/o
emoderivati):
in
tale
circostanza
la
nutrizione
andrebbe
iniziata
una
volta
stabilizzato
il
paziente29,33,34.
Qualora
fosse
impossibile
raggiungere
le
necessit
energetiche
(100%
delle
calorie
stimate)
dopo
7-10
giorni
con
la
sola
nutrizione
enterale,
potr
essere
valutata
linfusione
parallela
della
nutrizione
parenterale28,29,31,33.
Iniziare
prima
il
trattamento
endovenoso
non
migliora
loutcome
e
anzi
pu
aumentare
il
rischio
di
infezioni
nel
paziente29.
2
SCELTA
DEL
SUPPORTO
NUTRIZIONALE
(RIELAB.29,31,36,37)
CAPITOLO
2
ALIMENTARE
IL
PAZIENTE
CRITICO
2.1
Il
monitoraggio
nutrizionale
Iniziata
una
forma
di
supporto
nutrizionale,
occorre
procedere
con
una
continua
rivalutazione
delladeguatezza
nutrizionale
e
delle
complicanze.
Come
esaminato
nella
prima
parte,
esistono
diversi
marker
ematici
che
possono
aiutarci
nel
rilevare
quadri
di
malnutrizione
latenti
o
conclamati
e,
qualora
possibile,
il
paziente
andrebbe
periodicamente
pesato
per
monitorare
il
trend
del
BMI.
Particolare
attenzione
deve
essere
posta
nel
controllo
di
complicanze
iatrogene
correlate
a
eccessiva
infusione
di
nutrienti
o
elettroliti.
Nel
caso
di
somministrazione
di
nutrizione
enterale,
sar
necessario
monitorare
la
tolleranza
gastro-intestinale
ricercando
nel
paziente
segni
come
dolore
o
distensione
addominale.
Da
quanto
esaminato
in
questo
capitolo,
appare
appropriato
che
linfermiere
proceda
giornalmente
allesame
dei
quadranti
addominali,
valutando
la
presenza
e
la
qualit
dei
suoni
intestinali36,37.
Nel
caso
di
somministrazione
parenterale,
occorrer
quindi
procedere
allispezione
dei
siti
di
accesso
vascolare
e
delle
linee/rampe
di
connessione,
oltre
alla
verifica
della
coerenza
infusionale
nel
caso
non
sia
possibile
luso
di
un
lume
dedicato.
Leventuale
digiuno
pre-procedurale
dovrebbe
essere
minimizzato
per
evitare
linadeguato
trasporto
di
nutrienti,
oltre
ad
essere
fattore
predisponente
la
comparsa
dileo
paralitico29.
ripristinare
linfusione
reintegrando
quanto
prelevato,
CAPITOLO
3
LA
NUTRIZIONE
NEL
PAZIENTE
CON
PANCREATITE
ACUTA
GRAVE
La
pancreatite
acuta
definita
come
grave
(Classificazione
di
Atlanta,
TAB.
5)
in
presenza
di
complicanze
locali,
quali
necrosi,
ascessi
o
pseudo
cisti,
o
per
linsorgenza
di
complicanze
sistemiche53.
Limpatto
emodinamico
della
SIRS
derivante
dallavanzamento
della
patologia
alla
base
di
molte
complicanze
(metaboliche
ed
organo-correlate),
mentre
le
complicanze
locali
sono
legate
agli
effetti
degli
enzimi
pancreatici
e
dellinfezione.
TABELLA
5
CLASSIFICAZIONE
DI
ATLANTA
PER
LA
PANCREATITA
ACUTA
SEVERA
COMPLICANZE LOCALI
SEGNI PROGNOSTICI
Ranson score 3
SFAVOREVOLI
APACHE
II
score
8
AGA
INSTITUTE,
2007
3.1
Il
paziente
pancreatico
in
Piemonte
Lincidenza
della
pancreatite
acuta
sta
aumentando
in
diversi
paesi
occidentali
per
lesposizione
crescente
ai
differenti
fattori
di
rischio
(alcool,
farmaci,
abitudini
alimentari).
Dallanalisi
dei
dati
raccolti
dalla
Regione
Piemonte
nel
triennio
2005-
200753,
possibile
rilevare
che
la
patologia
pancreatica
rappresenta
un
Fabbisogno
proteico
Fabbisogno
proteico
PARTE
TERZA
CONCLUSIONI
Levoluzione
scientifica
e
tecnologica
ha
permesso
un
miglioramento
degli
standard
di
cura
tale
da
impattare
in
modo
significativo
sulla
prognosi
dei
pazienti
critici.
Se
da
un
lato
tale
progresso
ha
rafforzato
il
ruolo
strategico
del
personale
sanitario
di
area
critica,
dallaltro
lo
ha
caricato
di
forti
responsabilit
in
campo
etico
e
deontologico.
Su
quali
risorse
pu
contare
lequipe
di
cura?
CAPITOLO
1
RISORSE
PER
LA
PRATICA
CLINICA
1.4 Societ
di
riferimento
e
linee
guida
Secondo
la
definizione
dell'Institute
of
Medicine
statunitense,
le
linee
guida
sono
"raccomandazioni
di
comportamento
clinico,
elaborate
mediante
un
processo
di
revisione
sistematica
della
letteratura
e
delle
opinioni
di
esperti,
con
lo
scopo
di
aiutare
i
medici
e
i
pazienti
a
decidere
le
modalit
assistenziali
pi
appropriate
in
specifiche
situazioni
cliniche".
Le
linee
guida
esaminate
nel
testo,
sono
dichiaratemente
basate
sulle
migliori
prove
scientifiche
disponibili
ed
includono
una
dichiarazione
esplicita
sulla
qualit
delle
informazioni
utilizzate
(livelli
di
evidenza)
e
importanza/rilevanza/fattibilit/priorit
della
loro
implementazione
(importanza
delle
raccomandazioni).
Per
la
realizzazione
del
presente
testo
dunque,
stato
dato
rilievo
a
quanto
realizzato
dalle
principali
societ
di
nutrizione
e
alimentazione.
In
particolare,
sono
state
esaminate
le
linee-guida
prodotte
dalla
American
Society
for
Parenteral
and
Enteral
Nutrition
(ASPEN)
e
la
sua
consorella
europea
ESPEN.
Nello
specifico
del
paziente
critico,
lASPEN
ha
sviluppato
nel
2009
le
linee
guida
per
la
fornitura
e
la
valutazione
del
supporto
nutrizionale
nel
paziente
critico
adulto29,
in
collaborazione
con
la
Society
of
Critical
Care
Medicine
(S.C.C.M.)
americana.
Sempre
nel
2009,
la
societ
europea
ESPEN
ha
realizzato
specifiche
linee
guida
inerenti
la
nutrizione
parenterale
in
terapia
intensiva32,
complementare
ad
un
primo
lavoro
del
2006
riguardante
il
supporto
enterale31.
Un
altro
strumento
utilizzato
per
la
revisione
della
letteratura
qui
compiuta,
CAPITOLO
2
NUTRIZIONE:
PROBLEMI
APERTI
2.1
La
nutrizione:
supporto
o
terapia?
La
decisione
di
iniziare
un
trattamento
nutrizionale
parte
dal
presupposto
che
il
paziente
non
sia
in
grado
di
provvedere
in
maniera
adeguata
e
autonoma
a
questo
bisogno.
Con
una
valutazione
dei
fabbisogni
giornalieri,
sar
possibile
definire
le
esatte
quantit
di
carboidrati,
proteine
e
micronutrienti
da
supplire
per
via
naturale
o,
nel
caso
non
sia
percorribile
la
via
orale,
per
via
artificiale.
I
termini
alimentazione
e
nutrizione
non
sono
sinonimi,
ma
significano
luno
-alimentazione-
lassunzione
di
cibo
ed
acqua
attraverso
la
bocca,
laltro
-
nutrizione-
la
copertura
dei
fabbisogni
di
nutrienti
e
acqua;
il
passaggio
da
alimentazione
naturale
o
assistita
a
nutrizione
artificiale,
pur
condividendo
il
medesimo
fine,
va
a
sostituire
funzioni
fisiologiche
essenziali
per
il
mantenimento
dello
stato
di
salute
al
pari
di
ventilazione
meccanica
ed
emodialisi.
Il
considerare
la
nutrizione
una
terapia
e
non
un
supporto
ordinario
ha
determinato
ultimamente
dei
problemi
sugli
aspetti
bioetici
della
nutrizione
artificiale
nei
pazienti
terminali
o
in
fase
di
vita
vegetativa;
si
tratta
di
un
problema
di
delicata
e
difficile
trattazione
nei
confronti
del
quale
i
pareri
sono
e
probabilmente
saranno
sempre
discordi.
Le
linee
guida
promosse
nel
2002
dalla
Societ
Italiana
di
nutrizione
e
metabolismo37,
sostengono
che
la
nutrizione
artificiale
consista
in
una
terapia
medica
con
specifiche
indicazioni
e
che
non
possa
mai
rappresentare
un
accanimento
terapeutico,
sebbene
possa
essere
Conclusioni
La
nutrizione
artificiale
nel
paziente
critico
rappresenta
un
trattamento
irrinunciabile
ed
imprescindibile
il
ruolo
oggi
giocato
dallinfermiere
nella
gestione
di
tale
terapia.
La
creazione
di
percorsi
formativi
di
specializzazione,
cos
come
previsto
dallo
stesso
profilo
professionale,
sta
consentendo
un
nuovo
sviluppo
della
clinica
assistenziale:
allinfermiere
di
area
critica
sono
infatti
richieste
elevate
capacit
di
accertamento
clinico
e
pianificazione,
una
conoscenza
approfondita
dei
percorsi
diagnostico-terapeutici
dei
propri
assistiti
e
la
capacit
di
aggiornare
la
propria
pratica
in
ragione
delle
pi
recenti
evidenze.
Alla
luce
di
tali
competenze
e
per
quel
che
concerne
lo
specifico
della
nutrizione
artificiale,
appare
opportuno
che
linfermiere
specialista
perfezioni
le
sue
conoscenze
in
tale
ambito,
costruendo
un
curriculum
specifico
sugli
aspetti
legati
al
monitoraggio
clinico,
alla
gestione
dei
presidi
e
alla
prevenzione
delle
complicanze.
La
diffusione
nelle
strutture
ospedaliere
di
comitati
dedicati
al
supporto
nutrizionale,
o
team
nutrizionali,
prevendendo
la
collaborazione
con
altri
professionisti
come
medici,
dietisti
e
farmacisti,
potr
contribuire
a
favorire
la
crescita
e
l'aggiornamento
della
pratica
infermieristica,
per
migliorare
i
risultati
delle
cure
al
paziente
e
costruire
nuove
strategie
di
assistenza.
ALLEGATI
ALLEGATO
1
NUTRITIONAL
RISK
SCREENING
PUNTI
STATO NUTRIZIONALE
PUNTI
-
frattura
dell'anca;
-
presenza
di
patologie
croniche
anche
in
fase
di
riacutizzazione;
-
radioterapia
(ipercatabolismo
lieve)
-
post-intervento
di
chirurgia
maggiore
(addominale);
-
pazienti
geriatrici
istituzionalizzati;
ictus;
-
ins.
renale
nel
postoperatorio;
-
pazienti
ematologici;
-
chemioterapia
(ipercatabolismo
moderato)
-
traumi
cranici;
-
trapianto
di
midollo
osseo;
-
pazienti
in
terapia
intensiva
(ipercatabolismo
grave)
TOTALE A+B:
ALLEGATO
2
MALNUTRITION
UNIVERSAL
SCREENING
TOOL
BIBLIOGRAFIA
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69.
71.
AZIENDA
OSPEDALIERA
SANTA
CROCE
e
CARLE
CUNEO
Abstract
Nella
pratica
sanitaria
la
malnutrizione
rappresenta
un
problema
diffuso,
interessando
tutte
le
professionalit
che
circondano
il
paziente.
Con
linsorgere
di
una
patologia
acuta
infatti,
si
determina
una
compromissione
del
metabolismo
fisiologico,
cui
seguono
squilibri
energetici
corresponsabili
dellinterruzione
delle
funzioni
vitali
e
dei
processi
di
guarigione:
in
questi
soggetti
occorre
stabilire
tempestivamente
la
modalit
pi
opportuna
per
lapproccio
nutrizionale,
con
lobiettivo
di
recuperare
una
condizione
clinica
favorevole.
Lelaborato
stato
suddiviso
in
tre
parti:
la
prima
dedicata
agli
aspetti
di
valutazione
del
paziente
e
dei
suoi
bisogni
nutrizionali,
proponendo
scale
e
formule
operative
per
una
possibile
applicazione;
la
seconda,
dedicata
alle
strategie
di
nutrizione,
alle
tempistiche
e
alla
gestione
dei
presidi,
con
un
approfondimento
sul
paziente
affetto
da
pancreatite
acuta
grave
per
il
sempre
pi
frequente
riscontro
in
terapia
intensiva;
la
terza
parte
invece
ha
esaminato
le
risorse
impiegabili
dallinfermiere
per
migliorare
lassistenza
al
paziente
sottoposto
a
nutrizione
artificiale,
attraverso
il
ricorso
alla
letteratura,
alle
societ
di
riferimento
e
al
team
nutrizionale,
dove
presente.
Altro
aspetto
contenuto
in
questultima
parte,
rappresentato
dagli
aspetti
etici
legati
allalimentazione
nel
fine
vita,
acquisendo
i
pareri
espressi
dalle
pi
rappresentative
societ
scientifiche
e
dalle
federazioni
professionali
di
infermieri
e
medici.
Lelaborato
si
conclude
analizzando
il
ruolo
ricoperto
dallinfermiere
specialista
nella
messa
in
campo
di
strumenti
e
risorse
mirati
al
soddisfacimento
del
bisogno
di
alimentazione
del
paziente.
Francesco
Barbero
-
223575