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Sociologia - Altieri Gianmarco

Corso SSE - PIE 2009/2010


Prof. Claudio Riva

Dispensa: Le teorie sulla devianza

Presupposto durkheimeniano a tutte le teorie: la devianza è fatto sociale


contemporaneamente inevitabile e necessario:

Inevitabile perchè:
• un sistema sociale non raggiunge mai il totale consenso riguardo valori e norme che lo
governano. Lʼesistenza di movimenti sociali è dunque “fisiologica”, così come delle realtà
sub-culturali.
• Il mondo moderno lascia sempre più spazio alle scelte individuali. Si registra meno
conformismo. In alcuni casi dunque, lʼindividuo è portato a deviare.
Necessario perchè:
• Eʼ forza innovatrice e permette il rinnovo delle regole che dominano il sistema sociale.
• Sollecita la risposta collettiva: rafforza cioè lʼidentità di gruppo.

Possiamo riassumere le teorie sulla devianza in questo elenco:


1. Teorie biologiche (Lombroso, Sheldon, Cromosoma Y)
2. Teoria della sub-cultura
3. Labelling Theory - Teoria dellʼetichettamento (Lemert e Becker tra i più autorevoli)
4. Teoria della scelta razionale
5. Teoria del controllo sociale
6. Teoria della tensione - Anomia (Merton riprende il concetto durkheimeniano di Anomia)

1. Teorie biologiche
Le prime teorie sulla devianza partono dal presupposto che lʼindividuo deviante possa
essere riconosciuto a livello biologico.
Secondo Lombroso tende a deviare chi presenta anomalie della struttura cranica.
Secondo Sheldon il comportamento deviante va analizzato in termini di corporatura fisica.
Esistono cioè tre tipologie di individui: ectomorfi (corporatura sottile e carattere introverso),
mesomorfi (deviante, corporatura muscolosa, individuo irrequieto), endomorfi
(corporatura soffice).
Altre teorie biologiche individuano la devianza in soggetti che presentano un cromosoma
Y in più.

2. Teoria della sub-cultura


Secondo tale teoria, il comportamento deviante non è neʼ casuale neʼ ereditario.
Lʼindividuo sviluppa un comportamento deviante come risposta alle aspettative che IL
SUO AMBIENTE ha nei suoi confronti. La devianza nasce dalla comunicazione con altre
persone. Lʼindividuo apprende le motivazioni per commettere un reato e anche le tecniche
per commetterlo.
Lʼindividuo diventa deviante perchè si forma in una subcultura criminale. La
subcultura è, per sua stessa natura, deviante.

3. Labelling Theory - Teoria dellʼetichettamento


Lʼatto deviante è il prodotto dellʼinterazione tra chi crea e fa applicare le norme e chi
le infrange. Il deviante è colui sul quale lʼetichettamento ha avuto buon esito. Il sistema
sociale etichetta un individuo deviante come outsider.
La Labelling Theory afferma che esiste una fondamentale differenza tra il compiere
comportamenti devianti e lʼessere riconosciuto socialmente come deviante. Nel secondo
caso il sistema bolla lʼindividuo rivalutandolo, guardandolo con ostilità. Si parla dunque di
due livelli di devianza: primaria e secondaria.
Si ha devianza primaria quando lʼindividuo che compie lʼatto deviante non si riconosce
come deviante e non viene etichettato dal sistema sociale.
Si ha devianza secondaria quando invece il sistema sociale etichetta lʼindividuo
cambiando le aspettative nei suoi confronti. Lʼindividuo etichettato come outsider deviante
è portato a compiere nuovamente atti devianti, perchè è quello il suo ruolo, è così che la
società e il sistema sociale lo vedono.
Alcuni soggetti hanno, più di altri, il potere di controllare lʼetichettamento. Esempi come
Fabrizio Corona e Fiorani hanno saputo controllare la conseguenza dei loro atti devianti,
limitando i danni dellʼetichetta “ricevuta”.

4. Teoria della scelta razionale


Secondo tale teoria il comportamento deviante è paragonabile ad un qualsiasi
comportamento quotidiano. Lʼagire deviante è dotato, come le altre azioni sociali, di
senso intenzionato. La teoria spiega i reati minori. Ciascun individuo alla base dei propri
comportamenti pone il senso intenzionato, e studia in modo consapevole i vantaggi che
può ottenere dal suo comportamento. Anche il comportamento deviante è frutto di scelta
consapevole e intenzionata.

5. Teoria del controllo sociale


Alla base vi è una visione pessimistica dellʼuomo. Lʼindividuo è un soggetto debole che
naturalmente è portato a deviare. Per far rispettare le regole/norme dunque è
necessario prevedere un sistema di controllo sociale. Tale sistema prevede: controllo
esterno, controllo interno (diretto, indiretto).
Per controllo esterno si intende il sistema normativo che adotta ad esempio strumenti
come la multa.
Per controllo interno si intende il c.d. tribunale interno (ovvero la propria coscienza).
Controllo interno diretto: senso di colpa, vergogna. Controllo interno indiretto:
attaccamento psicologico affettivo verso gli altri (es. genitori).

6. Teoria della tensione - anomia


Merton riprende il concetto di anomia, elaborato precedentemente da Durkheim.

Anomia secondo Durkheim: Si ha anomia quando non esiste più un legame coerente tra
norme e valori di un determinato sistema sociale. Le norme, che si rinnovano molto più
lentamente rispetto ai valori, non rispondono più coerentemente ai nuovi valori dominanti
nel sistema. Lʼanomia porta i movimenti sociali a movimentarsi per cercare di cambiare il
sistema normativo e rinnovarlo. Per rappresentare una innovazione il movimento sociale
deve saper avviare un processo di istituzionalizzazione, ovvero adottare sistemi di regole.
Sono le regole che possono condurre un individuo a raggiungere, o meno, un valore. Eʼ
sulle regole che bisogna agire per innovare.

Secondo Merton si parla di anomia quando vi è contrasto tra struttura culturale (fini da
raggiungere e mezzi da utilizzare) e struttura sociale (effettive opportunità per giungere a
quei fini con quei mezzi).
In altre parole si viene a creare una spaccatura tra mete culturali e mezzi
istituzionalizzati.
Mete culturali: valori socialmente accettati da una cultura (es. successo materiale)
Mezzi istituzionalizzati: opportunità reali con cui è possibile giungere alle mete (es.
duro lavoro).
Merton individua 5 forme di comportamento. Solo una di queste porta a comportamenti
NON devianti. Gli altri costituiscono configurazioni devianti.
• Conformità: lʼindividuo si pone in equilibrio tra mete culturali e mezzi istituzionalizzati.
Adatta le mete culturali in base alle proprie risorse (mezzi istituzionalizzati).
• Innovazione: lʼindividuo innovativo. Secondo Durkheim è innovativo chi giunge ad uno
stesso obiettivo con mezzi diversi. Merton infatti spiega che un comportamento
innovativo si ha quando lʼindividuo riconosce le mete culturali e le persegue con mezzi
non istituzionalizzati.
• Ritualismo: lʼindividuo perde di vista le mete culturali. Utilizza i mezzi istituzionali senza
un fine. Da un certo punto di vista i mezzi diventano fini. Lavoro per lavorare, e non più
per accumulare ricchezza.
• Rinuncia: lʼindividuo rinuncia sia a mete culturali sia a mezzi istituzionalizzati. I senza
fissa dimora.
• Ribellione: lʼindividuo rinuncia a mete e fini perchè non si sente rappresentato.
Sostituisce un proprio sistema di visione del mondo.

Genere e criminalità
Si registra che i soggetti devianti, in ogni paese, sono soprattutto di sesso maschile.

Reati colletti bianchi


Il comportamento deviante tenuto da soggetti che godono di alto grado di prestigio sociale,
soggetti distinti e rispettabili. Per essere così definito, il reato (comportamento deviante in
ambito penale) deve avvenire nellʼesercizio della professione. I reati dei colletti bianchi
avvengono dunque in un contesto lavorativo. Si parla di REATI NELLʼOCCUPAZIONE (es.
insider trading, appropriazione indebita, ecc...).

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