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Introduzione

Il disturbo da deficit di attenzione/iperattivit una delle pi frequenti diagnosi infantili e rappresenta il


pi comune problema comportamentale infantile.
La caratteristica pi evidente dei bambini iperattivi l'agitazione motoria, uno stato di agitazione quasi
permanente, il bambino sempre in movimento sembra dotato di una energia inesauribile, attratto da una
infinit di cose, persone, situazioni. Appare sempre occupato in qualche attivit ma raramente ne
conclude una, in quanto spesso la interrompe "distratto" da un altro stimolo.
La questione fondamentale riguarda il processo diagnostico, non tutti i bambini che mostrano
"iperattivit" possono essere diagnosticati come affetti da ADHD. La diagnosi in questi casi etichetterebbe
il bambino come iperattivo, semplificando, riducendo ed inquadrando il suo comportamento all'interno di
una categoria nosografica. Questa etichettatura, spesso utilizzata in contesti sanitari compromette la
possibilit di risolvere il problema, in quanto la diagnosi confermerebbe sia alla famiglia che al bambino la
percezione di una "malattia". Tale percezione genera a sua volta reazioni tali che nei vari contesti
(famiglia, scuola, gruppo pari, ecc.) ed il bambino inizia ad essere trattato da malato favorendo nello
stesso bambino reazioni di adesione alle aspettative di patologia dell'ambiente, confermando la
percezione generale di persona "malata".
Si instaura quello che in psicologia emotocognitiva viene definito con il termine tecnico di "loop
disfunzionale", ossia un circolo vizioso, fatto di comunicazioni e comportamento, che, anzich risolvere,
alimenta il problema. La sensazione che la famiglia avr di "impotenza", di fatica e di impossibilit a
gestire una situazione cos complessa che nella maggior parte dei casi impegna pesantemente tutto il
nucleo familiare.
L'ADHD, quando correttamente diagnosticato nei suoi processi di funzionamento, non un problema
marginale che si risolve con l'et, la persistenza dei sintomi rappresenta una condizione di estrema
compromissione dello sviluppo psicofisiologico del bambino.
La causa, sostiene lo psicologo Baranello, fondatore delle teorie emotocognitive, non va ricercata in cause
simboliche o astratte, ma nei processi di organizzazione sistemica.
Ovvero la vera causa non risiede nel passato, non risiede in fantomatici traumi o problemi relazionali, n
pu essere l'ADHD considerato una malattia. La causa, per Baranello, risiede in una distorta conoscenza
circa il funzionamento dell'organismo dovuta a errate convinzioni generali ormai secolarizzate portate
avanti dai sostenitori di vecchi assiomi.
Baranello auspica infatti una rieducazione funzionale globale che dovrebbe passare per i sistemi educativi
primari come scuola e famiglia.
La psicologia emotocognitiva, ovvero le teorie emotocognitive applicate alle scienze psicologiche,
interviene in ambito clinico-sanitario utilizzando il colloquio psicologico come forma psicoeducativa o
psicopedagogica ovvero spiegando, in modo del tutto personalizzato, alla famiglia ( sufficiente un solo
membro) senza la presenza del minore, il funzionamento psicofisiologico dell'organismo e dei processi di
organizzazione sistemica secondo le nuove scoperte, senza quindi utilizzare farmaci e senza psicoterapia.
L'intervento psicologico orientato secondo le nuove conoscenze emotocognitive quindi un processo di

tipo puramente psicologico riabilitativo.

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