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M.C.L.L.
il nostro vuole essere un appello urgente a tutti coloro che lottano per la
libertà nella giustizia e vogliono, con le loro scelte politiche, conformi ai principi che
si ispirano al patrimonio dei valori della più nobile tradizione nazionale, partecipare
alla ri-organizzazione di una comunità di persone libere e responsabili, una comunità
che rimetta in “circolo” nelle sue strutture vitali l’idea di Dio, un confronto con il Dio
liberante, come dalle più nobili tradizioni millenarie di tutti i popoli, convinti che:
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E’ Movimento Liberale, non solo in quanto fa riferimento alla libertà politica
garante di ogni democrazia, ma nella accezione della “educazione liberale” di
J. Maritain che è rivolta alla liberazione della persona e nel significato della
Psicologia umanistica, per la quale la vita piena è un “continuum vitale” che sollecita
ciascun uomo alla sua auto-realizzazione e la società a un progressivo
sviluppo nelle tre dimensioni: materiale, spirituale e culturale per preservare integra
la propria identità a livello personale e comunitario.
E’ Movimento Laico e non laicista. - laikòs, ossia popolo con il suo opposto
klericòs, appartenente al clero - La laicità è diventata la nuova “ideologia” di cui si
sono appropriati Radicali e Sinistra politica che agitano come bandiera da
contrapporre a tutti coloro che non sono in sintonia con il pensiero da essi professato.
In realtà essi sono laicisti e non laici volendo imporre la loro scelta antireligiosa o
politica, al di là della dialettica democratica, attraverso cui si determina ogni
decisione maggioritaria. Sono anche confessionali come tutti coloro che presentano,
quasi come dogma religioso, una loro “verità” che è verità solo in quanto patrimonio
del credo politico che connota la loro cultura di appartenenza. Possono essere
confessionali i cattolici, i marxisti o i radicali, o altri, ogni qualvolta vogliono
imporre, in politica, le loro idee a prescindere dal confronto dialogico e dalla
maggioranza parlamentare. In regime democratico la discriminante che decide della
laicità è il rispetto del risultato che scaturisce dal dibattito parlamentare, anche
quando contraddice la propria opinione.
Il laico è colui che pur testimoniando una sua identità, un suo pensiero politico o
religioso, non vuole imporlo all’altro come pensiero esclusivo, ma si pone in
confronto, in dialettica senza sovrapporsi, senza plagiare o mortificare le altre
identità. “Si parva licet componere magnis”, se è lecito paragonare le cose piccole alle
grandi, scriveva Virgilio, noi vorremmo sostenere che il primo e più autentico laico è
stato Gesù Cristo, il quale non ha imposto mai la sua Verità neppure per difendersi
dalla morte che, se avesse voluto, avrebbe potuto evitare. Per coloro che si ispirano al
Cristianesimo ciò è motivo di orgoglio da tener presente e imitare sempre, anche nelle
conclusioni che collidono con i propri convincimenti.
Il sottotitolo del nostro Movimento "Per chi suona la campana?” ripreso dal celebre
romanzo di Ernest Hemingway, vuole sottolineare la criticità del nostro tempo,
scosso da vibrazioni oscure a motivo del disagio esistenziale e il depotenziamento di
tutti i valori tradizionali pubblici e privati, per diventare appello ad ogni uomo che
non voglia consegnarsi, narcotizzato e inerme, alle filosofie del nichilismo e del
relativismo che sottendono la nostra civiltà e cultura. Stiamo infatti vivendo la
rivoluzione più ovattata ma, forse, la più “devastante” di tutta la storia che non è un
semplice passaggio d’epoca, ma capovolgimento delle strutture culturali e filosofiche
che, dalla antica Grecia fino a noi, hanno sostenuto lo sviluppo lineare della nostra
civiltà, cultura e religione.
La modernità, tempo del pensiero forte, fondava la sua forza, efficienza e sicurezza
sulla capacità della mente umana di conferire unità ai grandi processi dello spirito, da
cui le grandi filosofie, ideologie, religioni e, per riflesso, le grandi formazioni
geopolitiche. Era perciò questo il periodo rassicurante dei grandi orizzonti di salvezza
dentro ai quali l’uomo realizzava la propria liberazione. Ciò valeva per ogni ideologia
o formazione religiosa in grado di offrirsi come motivo salvifico. E ogni uomo
conosceva la strada della propria liberazione.
Il nostro è il tempo della post-modernità ove tutto è profondamente cambiato. E’ il
tempo del pensiero debole, della destrutturazione delle grandi ideologie e filosofie,
della mancanza di mappe di orientamento dove l’uomo, liberato dai “contenitori”
ideologici bruciati sui forni crematori di Auschwitz o infranti sul muro di Berlino, si
sente solo nell’universo e privo di orizzonti di senso. Il nostro, come sosteneva
Nietzsche, è il tempo dell’ “ultimo uomo” che impara a convivere con il nulla, il
nichilismo, il non-senso.
Ne risulta un tempo di libertà anarchica che non è la libertà in grado di fondare una
sana democrazia, un tempo di naufragio della politica senza nuclei di coerenza
interna, perché priva degli antichi ancoraggi culturali, etici e religiosi con cui si è
sempre misurata la civiltà occidentale.
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Ideologie e Bioetica. Alla caduta delle ideologie si accompagna la rivalutazione della
bioetica come nuova dottrina intorno alla quale tutti gli schieramenti si affollano per
dare una base alla propria antropologia, ossia alla visione dell’uomo senza la quale si
fa difficile ogni posizione politica e rispettivo dibattito. Si è passati pertanto dalla
discussioni sulle idee, o meglio, sul sistema delle idee-base delle ideologie, alla
discussione sull’uomo, sulla persona umana. Ciò dovrebbe riempire di responsabilità
tutti coloro che si ispirano al Cristianesimo la cui religione si incentra sul Logos, sul
Verbum, sulla Parola, in pratica sulla Persona divina che si è fatta persona umana:
tema centrale del Cristianesimo la cui essenza è data proprio dal Verbum che diventa
carne.
Ma nel secolo passato i discorsi abituali erano sulla classe, sulla razza, sulla folla
poiché la concezione di uno Stato “moloch”, di destra o di sinistra, annullava le
singole individualità personali in nome dello Stato Assoluto, cui la persona doveva
sacrificare le proprie energie.
Oggi sia la Sinistra ex marxista che i Radicali hanno assunto la bioetica come loro
ideologia ponendo in discussione, in una visione laicista, l’uomo concreto in ogni
aspetto della sua esistenzialità: concepimento, aborto, embrione, matrimonio,
accanimento terapeutico, eutanasia. Per chi si richiama ai valori del Cristianesimo,
questa è la battaglia delle battaglie, condotta non più sulla dialettica delle ideologie
ma direttamente sull’uomo. L’eventuale sconfitto in questa guerra sarebbe l’uomo
stesso e la sua forma di vita secondo quelle regole che hanno affermato la nostra
civiltà cristiana, la civiltà della Persona. Purtroppo anche su questo argomento
domina la dialettica relativista e laicista che, sovente, interviene sui passaggi cruciali
della vita dell’uomo non solo al di fuori del buon senso della tradizione secolare
italiana ma anche al di là della lettera e dello spirito della Costituzione italiana.
Cosa fare allora? Lasciarsi inghiottire dalle sabbie mobili del relativismo, lasciarsi
vivere dallo spirito negativo del tempo o piuttosto governare le situazioni con la
forza, la fede e la ragione di uomini integrati nella propria identità, in grado di auto-
realizzarsi nella pienezza del loro essere e, in quanto socii di una rete umana solidale,
di aprirsi agli altri nella direzione della comunità democratica?
Oggi la sfida più grande che sta di fronte alla politica è quella di far ritrovare la
propria anima a questa società sfibrata e di ridare senso e identità alla vita personale
di ogni uomo. Questo è il compito etico, politico e religioso che diventa programma
del Movimento Cristiano Liberale Laico.
Un’analisi critica degli elementi socio-politici, oggi, maggiormente sensibili e più
esposti alla cultura della post-modernità, sollecita una attenta considerazione dei
problemi che, in qualche misura, sono diventati le emergenza del nostro tempo.
3-Il terzo anello delle problematiche giovanili è dato dalla scuola. Una scuola che
forse, inconsapevolmente, sta sbilanciando un equilibrato sviluppo della vita
sociale. Abbiamo e avremo sempre più laureati particolarmente italiani, il 50% dei
quali saranno per decenni disoccupati o precari rispetto agli altri cittadini comunitari o
extra comunitari che occuperanno, almeno per una o due generazioni, tutti i settori
del lavoro manuale. Fra pochi anni avremo due livelli di italiani o, per paradosso, due
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Italie: quella dei colletti bianchi, per lo più disoccupati e quella delle tute blu quasi
tutte occupate a tempo pieno. Qual è il motivo?
Sta nella totale dis-applicazione dei dettato primo della Costituzione Italiana:
Repubblica fondata sul lavoro. Ancora oggi non si dà alcun valore culturale al lavoro
fisico-manuale dando piena importanza al lavoro intellettuale e libresco.
Come MCLL noi ci domandiamo, per agire poi di conseguenza, se non sia arrivato il
tempo di dare il medesimo valore culturale ad ogni tipo di lavoro manuale o
intellettuale che sia. Se non sia arrivato il tempo di applicare fin dalla scuola media il
sistema di alternanza scuola-lavoro per abituare i giovani ad utilizzare le mani sia
per ben servirsi della penna che per ben utilizzare il martello, la cazzuola, la zappa e
tutte le opportunità di lavoro, come cultura alternativa ma della stessa valenza e
valore rispetto al lavoro da colletto bianco. A noi sembra che questo sistema potrebbe
ri-equilibrare la struttura lavorativa della società, ridare significato al dettato
Costituzionale, rinvigorire i giovani che, liberarli dalla stanchezza esistenziale, dalla
droga e dall’alcool, torneranno, come i ragazzi di Maritain, ad essere “giovani ritti
nella loro bontà” perché appoggiati alla madre terra che farà pur sentire la
durezza del suo suolo, ma anche il fascino dei suoi profumi e colori.
4-La cultura del ’68. La contestazione più forte è nei confronti della Famiglia. Alla
sua demolizione confluiscono la cultura laica e marxista della Scuola di Francoforte
di Horkeimer, Adorno, Marcuse, insieme alla cultura psicoanalitica di Wilhelm Reich
che conduce una contestazione frontale alla famiglia: essa condiziona
psicologicamente, più della stessa economia, fino a diventare istituzione repressiva.
Occorre liberare gli individui, i figli, la donna dalla famiglia e dalla schiavitù del
padre-padrone. Solo una società senza famiglia può sprigionare tutte le energie degli
individui. La famiglia si offre quindi come cultura della pura soggettività, libertà
sessuale, diritti degli omosessuali, dell’aborto, della liberazione della donna.
5-La cultura cattolica. Aveva due grandi opportunità per una politica sociale della
famiglia: la Costituzione italiana e la cultura e tradizione della Chiesa. Ma per motivi
contingenti, di potere, ha fatto prevalere una politica di mediazione, di adattamento
alla cultura laica e marxista, sollecitando semplicemente forme di volontariato e di
assistenza. Per salvaguardare equilibri politici è mancata di capacità progettuale sul
piano della politica sociale famigliare
Si dovranno attendere gli anni ’90 perché si faccia strada una nuova cultura della
cittadinanza che si contrappone alla cultura dei diritti individuali. La cultura della
cittadinanza si realizza attraverso la famiglia che è il vero luogo della “relazione” e
quindi della “umanizzazione”. L’uomo in essa comincia ad essere senso di se stesso,
consapevolezza degli altri. In essa nasce l’uomo accanto all’altro uomo, la prima
relazione, il primo Sé
Non è una cosa semplice riguadagnare un cammino perduto lungo vari decenni, ma
questo, per noi del MCLL deve rappresentare il punto “alfa” della programmazione
del nostro agire politico.
1. La famiglia così come ci è data dalla Costituzione deve rimanere “società
naturale fondata sul matrimonio”. Le forze laiciste vogliono depotenziare questo
concetto di famiglia snaturando il concetto di “natura”, quindi di fondamento
giuridico-naturale. Sanno che tolto questo fondamento è possibile far passare come
famiglia ogni ibrido accoppiamento.
2. Ogni altra unione al di fuori del rapporto riconosciuto uomo-donna può essere
registrata, con promesse e impegni reciproci, dinanzi al Notaio ma non riconosciuta
da Istituzioni pubbliche che rimandano alla Costituzione con le sue inequivocabili
indicazioni. La politica deve porsi come forza pedagogica che si fa garante di una
famiglia a dimensione della Costituzione e della millenaria tradizione italiana poiché
essa rimane l’istituzione primaria e naturale su cui si fonda la vita sociale e la
formazione del carattere e della personalità del bambino.
Tutti gli studi psicologici o psicoanalitici sono concordi: un buon rapporto con i
genitori favorisce un giusto sviluppo della vita; un cattivo rapporto è causa di turbe
del carattere e del comportamento. Freud, Erikson sono d’accordo, anche se con
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accenti diversi: l’influenza della famiglia è decisiva perché in essa il bambino vive i
suoi primi anni, struttura la propria coscienza, si forma il suo equilibrio, tanto che a
3/4 anni tutto, o quasi, è giocato sul piano della struttura della personalità. La
famiglia è il luogo della appartenenza dove si sviluppa e ricerca la propria identità e,
al tempo stesso, rappresenta la scommessa più alta per la formazione di una società
in grado di superare gli aspetti negativi della cultura postmoderna.
La nostra è una società fondata sul lavoro, così come recita la stessa Costituzione,
"l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro" e tutte le strutture sono
funzionali alla soluzione dei problemi connessi con il lavoro e la produzione. Se
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avesse recitato: una Repubblica fondata sulla persona umana, il problema non
sussisterebbe, poiché si è persona sempre, dalla nascita alla morte. E ogni persona
umana è in sé un grande progetto unico e irripetibile, degno di stima e di amore
perché destinato a lasciare segni indelebili.
A questo punto è doveroso chiedersi: come risolvere il problema degli anziani, dei
fuori-lavoro che sta diventando problema sociale, sia per la grande percentuale
rispetto al resto della popolazione sia per l'espansione in età della vita stessa. Noi
tutti sappiamo quanto sia importante, e per la pace sociale e per la giustizia
distributiva di una società giusta, non sottrarre nessuna categoria delle persone
viventi dal circuito delle motivazioni e della speranza: le due grandi coordinate che
garantiscono una vita possibile, ancora capace di guardare in direzione del futuro.
Oggi, invece, i pensionati sembrano un mondo "a parte", senza grandi profili di
cittadinanza e di apprezzamento sociale se non in alcune occorrenze sindacali e di
voto politico. Una società che sviluppa e accredita socialmente competenze e abilità
senza coinvolgere le multiformi dimensioni della vita, non può che implodere su se
stessa, come è facile già constatare in molte vicende della vita quotidiana. Come farà
un essere umano a fronteggiare la pressione della vita e della stessa storia senza
continue aperture sulla speranza e sul futuro dell’ uomo?
Ecco perché il MCLL lavorerà anche nel mondo degli anziani, affinché la società degli
esclusi dal lavoro, dalla produzione, dai riconoscimenti, possa diventare la "società
degli inclusi" entro i motivi forti della vita sociale. Certo, i vecchi non riusciranno
più a diventare esperti di TIC - tecnologie, informazione, comunicazione - ma
potranno pur sempre, in virtù delle loro esperienze di vita, partecipare attivamente
a un Senato collettivo della saggezza, a livello regionale, provinciale e comunale, per
aiutare e orientare, come maestri di vita, le generazioni più giovani, e avviare coloro
che arrivano da mondi extracomunitari nel cammino di vita e di civiltà: questa
diventerebbe la medicina più efficace per una vecchiaia degna di un uomo che ha
faticato tutta una vita per diventare sempre più uomo. E il loro contributo produrrà
un riflesso benefico sulla intera società. Ma anche questo è un problema di volontà
politica, da risolvere, però, con urgenza perché, come ricorda il Marrou, questo
riconoscimento e impegno di saggezza è: "un anticipo della vita beata delle anime
favorite della immortalità".
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lontane e innocenti, presentano Enrico Berlinguer, ammiratore non pentito di Stalin,
come maestro di etica e di rinnovamento del Comunismo. In realtà.
I PRESIDENTI DELL’MCLL
DON MARIO FERRACUTI
GUSTAVO SELVA
ZAMA FRANCESCO
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