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L2
L1
x
u2
L
Consideriamo su detto segmento, i cui estremi hanno coordinate x1 ed x2, un punto generico di coordinata
x: questi divide il segmento in due parti di lunghezza rispettivamente L1 ed L2 ; definiamo queste
lunghezze come differenza tra la dimensione del campo e la distanza dall'estremo cui sono riferite e il
punto x:
L1 = L (x x1 ) = (x 2 x1 ) (x x1 ) = x 2 x
L 2 = L (x 2 x) = (x 2 x1 ) (x 2 x) = x x1
si ottiene quindi:
L1 = x 2 x
L 2 = x x1
rapportando alla lunghezza L dell'elemento questi due termini otteniamo due parametri adimensionali
L
1 = 1
L
L
2 = 2
L
tra i quali vale evidentemente la relazione
1 + 2 = 1
che deriva dal fatto che la somma di L1 ed L2 pari ad L.
I parametri i prendono il nome di Coordinate di linea, in quanto una coppia di loro valori consente
lindividuazione univoca di un punto nel dominio monifimensionale. Inoltre immediato osservare che le
due funzioni che le rappresentano mostrano le seguenti caratteristiche:
hanno valore unitario in corrispondenza dellestremo di pertinenza
1
045tria.doc
Poich, nota la dimensione del campo, una delle due coordinate ridondante, dovendo sussistere la
relazione di normalizzazione, consideriamo solo la coordinata i . Se sua espressione si mette in evidenza
la coordinata x si ottiene dapprima
L
x x
1 = 1 = 2
L
L
e quindi con semplici passaggi
x = x 2 L1 = x 2 (x 2 x1 )1 = x11 + x 2 (1 1 ) = x11 + x 2 2
e riconoscendo nel termine (1-1) la seconda coordinata naturale, grazie alla relazione di
normalizzazione, otteniamo:
x = x 2 L1 = x 2 (x 2 x1 )1 = x11 + x 2 (1 1 ) = x11 + x 2 2
Questa espressione rappresenta la trasformazione tra le coordinate naturali i e la coordinata cartesiana x.
Essa mette in corrispondenza, mediante una operazione di mappatura, il dominio cartesiano, descritto
dalla variabile x, con quello naturale. Introducendo la coordinata omogenea 1, i legami diretto ed inverso
sono esprimibili in forma matriciale come:
1 1 1 1
=
x x1 x 2 2
1 1 x 2 1 1
=
2 L x1 1 x
avendo utilizzato, oltre alle relazioni di mappatura, anche il legame di normalizzazione tra le due
coordinate naturali.
Possiamo notare altres le coordinate darea pesano le coordinate fisiche dei due estremi del dominio.
Appare allora evidente in questa relazione la struttura di una forma di interpolazione: le coordinate
naturali possono qindi essere utilizzate per definire una forma interpolatoria:
u = [N(x)]{d} = [1 (x) 2 (x)]{d}
Infatti elaborando questa espressione otteniamo, con semplici passaggi, le note formule
dell'interpolazione lineare dei parametri nodali:
x x x x1 u1 u 2 u1
u = [1 2 ]{d} = 2
(x x1 ) + u1
=
L u 2
L
L
Le espressioni delle derivate delle funzioni di forma possono essere determinate ricorrendo alla
concatenazione delle derivate. Infatti poich la coordinata x diventa funzione delle coordinate naturali
avremo che
u (1u1 + 2 u 2 )
=
= u1
1
1
e
u
= u2
2
045tria.doc
mentre differenziando le espressione di definizione delle coordinate di linea si ricavano le seguenti
relazioni:
1 (x 2 x) / L
1
=
=
x
x
L
2 (x x1 ) / L 1
=
=
x
x
L
Sostituendo le relazioni appena ricavate si ottiene la seguente espressione del legame deformazione
spostamento:
u u 1 u 2
2 u1 1 1 u1
=
+
= u1 1 + u 2 2 = 1
=
x 1 x 2 x
x
x x x u 2 L L u 2
Si pu notare come pur non avendo utilizzato un sistema di riferimento locale dellelemento la
determinazione dellespressione delle funzioni di interpolazione sia risultata particolarmente semplice.
L'impiego delle coordinate naturali consente di semplificare anche l'integrazione sul dominio
corrispondente; nel caso mono-dimensionale vale la seguente formula:
k! j!
k j
1 2 dL = L (1 + k + j)!
L
Lapplicazione di questa formula particolarmente semplice: si sostituisce alla variabile x la sua
espressione in funzione delle coordinate naturali, dopodich si applica la formula di integrazione ai
singoli termini cos determinati. Come esempio proviamo ad integrare due polinomi, lineare e quadratico.
xdL = x
1
1 1
+ x 2 21 dL = x1 11 dL + x 2 21 dL = x1 11 20 dL + x 2 10 21 dL
L
x
1!0!
=L 1
(1 + 1 + 0)!
2
L
x2
0!1!
0 1
L x21 2 dL = Lx 2 (1 + 0 + 1)! = L 2
x1 + x 2 x 2 x1 x 2 + x1
L xdL = L 2 = 2
2
1 0
1 1 2
dL = Lx1
che ovviamente coincide con l'integrale esatto della funzione x nel dominio x1,x2.
dL = x12 12 + x 22 22 + 2 x1 x 2 11 21 dL = x12 12 20 dL + x 22 10 22 dL + 2 x1 x 2 11 21 dL
L
2 2
1 1
20 dL = Lx12
2
1
x
2!0!
=L
(1 + 2 + 0)!
3
x 22
0!2!
L x dL = Lx (1 + 0 + 2)! = L 3
1!1!
1
1 1
L 2 x1 x21 2 dL = L2 x1 x2 (1 + 1 + 1)! = L 3 x1 x2
1 2
1 3
2
2
3
2
2
L x dL = L 3 ( x1 + x2 + x1 x2 ) = 3 ( x2 x1 )( x1 + x2 + x1 x2 )
2 0
2 1
2
2
2
2
x3
L x dL = 3
x2
x1
1 3
1
x 2 x13 = x 2 x1 ( x12 + x 22 + x1 x 2 )
3
3
3
045tria.doc
Lato 2
Lato 3
A2
A1
A3
Lato 1
2
2
x
In questo modo vengono individuate tre sotto-aree triangolari, A1,A2,A3 che, una volta normalizzate con
l'area del triangolo originale A, costituiscono le Coordinate d'area del triangolo .
A
A
A
1 = 1
2 = 2
3 = 3
A
A
A
Come nel caso mono-dimensionale esse permettono di individuare con univocit un punto qualsiasi del
triangolo.
Anche in questo caso esiste una equazione di vincolo che permette di determinare la terza coordinata note
le altre due:
1 + 2 + 3 = 1
che, come estensione del caso monodimensionale, deriva dal fatto che l'area totale del triangolo data
dalla somma di quelle dei tre sotto-triangoli individuati dal punto P.
Anche in questo caso definiamo le relazioni diretta ed inversa che legano i due riferimenti:
1 1
x = x1
y y1
1
x2
y2
1 1
x 3 2
y3 3
1
x 2 y3 x 3 y 2
1
2 =
x 3 y1 x1y3
2A x y x y
2 1
3
1 2
y 2 y3
y3 y1
y1 y 2
x3 x 2 1
x1 x 3 x
x 2 x1 y
e dove il determinante della matrice di trasformazione [X] ha valore pari al doppio dell'area del triangolo
ed dato da
det[ A] = ( x 2 x1 )( y 3 y1 ) ( x1 x3 )( y 2 y1 ) = 2 A
La matrice appena definita coincide con quella utilizzata per la costruzione dellelemento di triangolo a
deformazione/sforzo costante con il metodo in Base a.
Anche in questo caso, possiamo dire che due qualsiasi delle coordinate d'area, cos come una coppia di
coordinate cartesiane x,y, permettono di individuare univocamente un punto all'interno del triangolo.
Le formule di interpolazione sul dominio sono ottenute generalizzando quelle del caso
monodimensionale:
s = [N]{d} = [1 2 3 ]{d}
Dovendo integrare dei termini derivativi ([B]) e trattandosi di un dominio bidimensionale occorrer tenere
conto della variazione di metrica tra i due riferimenti con la nota regola di differenziazione:
4
045tria.doc
s s 1 s 2 s 3
=
+
+
x 1 x 2 x 3 x
s s 1 s 2 s 3
=
+
+
y 1 y 2 y 3 y
i termini rappresentanti la variazione delle coordinate d'area rispetto a quelle fisiche possono essere
calcolati derivando la relazione inversa ( ) che permette di determinare le seguenti due matrici riga:
1 y3 y 2
=
x
2A
1 x 2 x 3
=
y
2A
2 y3 y1
=
x
2A
2 x1 x 3
=
y
2A
3 y1 y 2
=
x
2A
3 x 2 x1
=
y
2A
infatti
{ } = [ A]1 {x}
1
([ A] {x})
1 {x}
=
= [ A]
x
Quindi le derivate delle coordinate darea rispetto alle coordinate fisiche x,y sono date dalle ultime due
colonne dellinversa di [A].
Gli sviluppi pi frequentemente utilizzati per la formulazione di elementi finiti sono quello lineare e
quello parabolico.
Sviluppo lineare:
s = a11 + a 2 2 + a 33
Sviluppo quadratico:
s = a112 + a 222 + a 332 + a 412 + a 5 23 + a 613
Si pu notare che, a differenza di quanto avviene per le funzioni di forma polinomiali, in questo caso gli
sviluppi di ordine superiore non sono delle espansioni di quello di ordine inferiore ma sono caratterizzati
da espressioni completamente differenti.
Anche per il dominio triangolare disponiamo di una formula di integrazione specifica:
k! j! m!
k j m
1 2 3 dL = 2A (2 + k + j + m)!
L
045tria.doc
4
V
3
P
Lato 3
1
2
x
In questo modo vengono individuate quattro sotto-volumi tetraedrici, V1,V2,V3 e V4 che, una volta
normalizzati con il volume del tetraedro orginale V, costituiscono le Coordinate di volume del tetraedro :
V
V
V
V
1 = 1
2 = 2
3 = 3
4 = 4
V
V
V
V
che permettono di individuare con univocit un punto qualsiasi del tetraedro.
Anche in questo caso esiste una equazione di vincolo che permette di determinare una coordinata note le
altre tre:
1 + 2 + 3 + 4 = 1
che ovviamente deriva dal fatto che il volume del tetraedro dato dalla somma di quelli dei quattro sottotetraedri individuati dal punto P.
Anche in questo caso definiamo le relazioni diretta ed inversa che legano i due riferimenti:
1 1
x x
1
=
y y1
z z1
1
x2
y2
z2
1
x3
y3
z3
1 1
x 4 2
y 4 3
z 4 4
Le formule di interpolazione sul dominio sono ottenute generalizzando quelle del caso
monodimensionale:
s = [N]{d} = [1 2 3 4 ]{d}
Dovendo integrare dei termini derivativi ([B]) e trattandosi di un dominio tridimensionale occorrer
tenere conto della variazione di metrica tra i due riferimenti con la nota regola di differenziazione:
s 1
x x
s 1
=
y y
s 1
z z
2
x
2
y
2
z
3
x
3
y
3
z
4 1
x s
4 2
y s
4 3
z s
4
s / x 1/ x
s / y = 1/ y
s
/ z 1/ z
2/ x
3/ x
2/ y
3/ y
2/ z
3/ z
s/
4/ x 1
s / 2
4/ y
s / 3
4/ z
s / 4
i termini rappresentanti la variazione delle coordinate d'area rispetto a quelle fisiche possono essere
calcolati derivando la relazione inversa ( ) .
Gli sviluppi pi frequentemente utilizzati per la formulazione di elementi finiti sono quello lineare e
quello parabolico.
Sviluppo lineare:
6
045tria.doc
s = a11 + a 22 + a 33 + a 4 4
Sviluppo quadratico:
s = a112 + a 2 22 + a 332 + a 442 + a 51 2 + a 613 + a 7 1 4 + a 8 23 + a 9 2 4 + a103 4
Anche per il dominio tetraedrico disponiamo di una formula di integrazione specifica:
k! j! m!n!
k j m n
1 2 3 4 dL = 6V (3 + k + j + m + n)!
L
ELEMENTI DI TRIANGOLO
E' abbastanza evidente che in termini di generalizzazione delle possibilit operative, un elemento
triangolare superiore ad un elemento rettangolare: non avendo a disposizione, per ora, una tecnica per la
realizzazione di elementi quadrangolari di forma generica e possibilmente anche curva (nel senso di
elementi rettangolari curvati), risulta pi pratico avere a disposizione elementi triangolari. Con questi
elementi la corretta approssimazione di una forma qualsiasi normalmente ottenibile con elementi di
dimensioni pi grandi e senza tutti i problemi legati alla necessita' di realizzare forme il pi possibile
rettangolari e piani.
Esaminiamo la procedura, basata sulle coordinate d'area, per la generazione di elementi triangolari a lati
diritti. Consideriamo la famiglia di elementi triangolari a lati diritti di ordine crescente di cui sono
rappresentati in figura i primi tre esponenti (si noti che estremamente difficile reperire in letteratura
elementi di ordine superiore al cubico).
Lato 2
Lato 3
A2
A1
A3
Lato 1
2
x
Assumiamo le sei componenti di spostamento dei tre nodi come incognite dell'elemento e organizziamole
nel vettore di incognite nodali:
{d} = [u1 v1 u 2 v 2 u 3 v3 ]T
7
045tria.doc
In base a questa scelta possibile ipotizzare una variabilit lineare delle componenti di spostamento u,v
nel volume dell'elemento:
s = a11 + a 2 2 + a 33
La definizione dei coefficienti della forma di interpolazione avviene utilizzando l'interpolazione dei
valori nodali:
0 2 0 3 0
u
= = [N]{d} = 1
{s}
{d}
v
0 1 0 2 0 3
La funzione di forma cos ricavata relativa al generico nodo caratterizzata dall'andamento riportato in
figura.
1
3
2
1
Funzione interpolante in coordinate d'area
Linee a 3 costante
1/ y
2 / y
3 / y
[B] = [D][N] = 0
0
0
1/ y 1/ x 2 / y 2 / x 3 / y 3 / x
2 y3 y1
=
x
2A
2 x1 x 3
=
y
2A
3 y1 y 2
=
x
2A
3 x 2 x1
=
y
2A
y3 y1
y1 y 2
x3 x 2
y 2 y3
0
x1 x 3
x1 x 3
y3 y1
0
x 2 x1
x 2 x1 diviso 2A
y1 y 2
0
Questi termini possono essere determinati anche utilizzando la regola di derivazione; consideriamo, a
titolo desempio, le derivate della funzione N1:
N 1 N 1 1 N 1
=
+
x
1 x 2
N 1 N 1 1 N 1
=
+
y
1 y 2
2 N 1 3
+
x 3 x
2 N 1 3
+
y 3 y
Le derivate delle funzioni di interpolazione rispetto alle coordinate d'area sono banali: essendo
N1 = 1
045tria.doc
abbiamo
N 1
N
N
= 1; 1 = 0; 1 = 0
1
2
3
N 1
=1 1 +0 2 +0 3 = 1
x
x
x
x
x
N 1
=1 1 +0 2 +0 3 = 1
y
y
y
y
y
Si pu quindi ottenere lo stesso risultato partendo direttamente dalla definizione tradizionale della matrice
[B].
Dall'esame della matrice, contenente solo termini costanti, risulta evidente che l'elemento in grado di
descrivere uno stato di deformazione/sforzo costante.
Infine, poich l'elemento a spessore t costante, considerando il materiale uniforme nel volume e tenendo
conto dell'invarianza della matrice [B] rispetto alla posizione, per la matrice di rigidezza avremo:
[ k ] = t [ B ]T [ E ][ B ] dx dy = At[B]T [E][B]
6x6
6x3
3x3 3x6
Lato 2
Lato 3
6
5
A2
A1
A3
4
Lato 1
Assumiamo le nove componenti di spostamento dei sei nodi come incognite dell'elemento e
organizziamole nel vettore di incognite nodali:
{d} = [u1 u 2 u 3 u 4 u 5 u 6 v1 v 2 v3 v 4 v5 v6 ]T
In base a questa scelta possibile ipotizzare una variabilit quadratica delle componenti di spostamento
u,v nel volume dell'elemento:
s = a112 + a 222 + a 332 + a 412 + a 5 23 + a 613
La definizione dei coefficienti della forma di interpolazione avviene al solito imponendo i valori nodali
dello spostamento con lo schema operativo precedentemente esaminato del metodo in base ; ci
permette di arrivare alla seguente espressione:
9
045tria.doc
0
N
u
= = [N]{d} = i
{s}
{d}
v
0 Ni
cio una matrice di dimensioni 2x12 nella quale ogni sottomatrice [Ni ] una matrice riga contenente le 6
funzioni di forma, da valutare nel generico punto, aventi le seguenti espressioni:
N1 = 1 (21 1)
N 4 = 41 2
N 2 = 2 (2 2 1)
N5 = 4 23
N3 = 3 (23 1)
N 6 = 431
Tenendo conto che le derivate di queste funzioni nel riferimento locale sono:
N1/ 1 = 41 1
N1/ 2 = 0
N1/ 3 = 0
N 2 / 1 = 0
N 2 / 2 = 4 2 1
N 2 / 3 = 0
N3 / 1 = 0
N 3 / 2 = 0
N 3 / 3 = 4 3 1
N 4 / 1 = 4 2
N 4 / 2 = 41
N 4 / 3 = 0
N5 / 1 = 0
N 5 / 2 = 4 3
N 5 / 3 = 4 3
N 6 / 1 = 43
N 6 / 2 = 0
N 6 / 3 = 41
e ricordando infine la definizione il legame tra le due metriche e dell'operatore differenziale [D] nel caso
piano:
/x 0
[D] = 0 / y
/ y / x
si perviene all'espressione della matrice [B]; in particolare i termini non nulli della prima riga sono dati
da:
3
N
1
N1/ x = 1 1 =
(41 1)(y 2 y3 ) + 0 + 0
2A
i =1 i x
3
N 2 1
1
=0+
(4 2 1)(y3 y1 ) + 0
2A
i =1 i x
N2 / x =
3
N3 1
1
=0+0+
(43 1)(y1 y 2 )
2A
i =1 i x
N3 / x =
3
N 4 1
1
1
=
4 2 (y 2 y3 ) +
41 (y3 y1 ) + 0
2A
2A
i =1 i x
N4 / x =
3
N 5 1
1
1
=0+
43 (y3 y1 ) +
42 (y1 y 2 )
2A
2A
i =1 i x
N5 / x =
3
N 6 1
1
1
=
43 (y 2 y3 ) + 0 +
41 (y1 y 2 )
2A
2A
i =1 i x
N6 / x =
[B] = 0
Ni / y
Ni / y Ni / x
cio una matrice di dimensioni 3x12 nella quale ogni sotto-matrice [N i / ... ] una matrice riga contenente
le 6 funzioni di forma derivate rispetto alla direzione specificata.
10
045tria.doc
Infine assumendo, come tipicamente succede, che l'elemento sia a spessore t costante, per la matrice di
rigidezza avremo:
[ k ] = t [ B ]T [ E ][ B ] dx dy
6x6
6x3
3x3 3x6
Anche in questo caso la modalit di lavoro dell'elemento, se in stato piano di sforzo o di deformazione,
viene definita mediante la struttura dei coefficienti della matrice elastica.
Esempio COOK
h
=.25
4h
N. G.d.L.
160
576
160
11
Freccia /FV
0.859
0.961
0.998
Sforzo/SV
0.854
0.956
0.986