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8 SETTEMBRE 1943
- GRECIA ED EGEO L8 settembre 1943 si trovavano in Grecia circa 80.000 tedeschi del gruppo armate sudest, in nuclei di massicci
distaccamenti motorizzati e gli italiani inquadrati nella
XI armata italiana gen. Vecchiarelli
III CdA a Tebe div. Forli, Pinerolo, truppe Eubea (Bersaglieri)
VIII CdA Cefalonia div. Acqui, Corf Div. Casale
Sett.Corinto, Argolide Pelopponeso Div. Piemonte, Cagliari distaccate a unit tedesche
XXVI CdA a Giannina div. Modena, Brigata Lecce
Comando Egeo div. Cuneo (a Samo), Regina (Rodi e Castelrosso), Siena (a Creta)
XI armata composta da circa 7.000 ufficiali e 175.000 militari di truppa disseminati in innumerevoli e statici presidi sia nel
continente che nelle centinaia di isole. Se in Italia dopo l'annuncio dell'armistizio la sera dell'8 la situazione era confusa, senza
ordini precisi se non quello di sparare se attaccati; nelle isole esistevano solo due situazioni o con o contro i tedeschi. Con gli
Angloamericani a Salerno e il resto dell'Italia ancora agibile, con le dovute precauzioni (retate, bombardamenti) si poteva
raggiungere casa o nascondersi da qualche parte. Nelle isole ci non lo era
gi pi da molto tempo perch il controllo delle acque e del cielo era in
mano Inglese. Si tent a questo riguardo di collegare la madrepatria alle
isole con sottomarini, ma il carico utile era poco o nullo, giusto per
corrispondenza, medicinali e poco altro. Vi era quindi scarsit di risorse e
mezzi, con carenze alimentari, gi magre per la popolazione civile, a cui si
aggiungevano 50.000 italiani e 25.000 tedeschi.
Creta
Creta non soggetta agli italiani, ma dal maggio 41 (dai giorni delloperazione Merkur) abbiamo un piccolo presidio stabile
estratto dalla divisione Siena, dal 312 btg misto motocorazzato e il CXLI btg ccnn. (che molti autori qualificano come M) Dopo
gli attimi di indecisione alla notizia dellarmistizio la formazione consegna le armi. Non si hanno notizia di scontri rilevanti.
Susseguente al disarmo e alle reali intenzioni di collaborazione espresse dagli italiani Il T.Col Carlo Gianoli procede alla raccolta
di tutto il personale dellisola o qui piovuto per costituire una Legione italiana volontari Kreta che inquadra tre battaglioni
(due secondo Pisan) pi il CXLI btg ccnn. dislocato a Retymno. Il 25 aprile 1945 i reparti italiani vengono lasciati liberi, mentre
i tedeschi idealmente o virtualmente continuano la guerra. Inquadrati coi tedeschi (in divisa) vi erano molti Italiani che non
potevano scegliere. Il 6 maggio la legione depone le armi nelle mani degli Americani. 2 giorni dopo tocca ai tedeschi. Il 20 maggio
con la nave francese Ville dOran, finiscono nel campo sportivo di Brindisi (erano 1400) poi trasferiti in parte a Taranto, il
resto ad Algeri al Campo 211. Quelli di Taranto una notte scapparono cantando Giovinezza.
Rodi
A Rodi come a Creta presente una formazione tedesca, la divisione meccanizzata Rhodos al comando del gen. Kleemann che
controlla per ora gli aeroporti dellinterno. Falliti i tentativi di resistenza (lultimo si protrae fino al 15) e di negoziazione ai pi
non resta che aderire al nuovo ordine. Il vice governatore Faralli accetta con diversi personaggi del regime di aderire alla neonata
R.S.I. Vengono costituiti diversi reparti, compreso uomini della neonata GNR, Genio e volontari dalla disciolta div. Regina. I
volontari si erano divisi in 2 grandi famiglie: quelli che erano entrati direttamente nei reparti tedeschi (e non obbedivano pi agli
italiani) i Kawi (Kampfwillige soldati alleati volontari) o gli Hiwi (Hilfswillge operai volontari di varie nazionalit, molti russi).
Dei circa 32.000 italiani che stazionavano solo a Rodi, in alcuni mesi ne aderirono circa 4.000 divisi fra costruttori e combattenti
riuniti sotto un reggimento agli ordini del Col. Cerullo. Entrambe le categorie
dovevano prestare la formula di giuramento ad Hitler che diceva "In nome di Dio
presto sacro giuramento di obbedire senza riserve ad Adolf Hitler, comandante supremo delle Forze
armate tedesche, nella lotta per la mia patria ..." Il 17 ottobre a Campochiaro i primi
RODI
COMPAGNIA DEL GIARDINO DI GUERRA
Le difficolt alimentari in Grecia e nelle isole non
erano indifferenti. Se con le loro piccole attivit e
con la piccola pesca gli autoctoni vivevano, con
tutti quei soldati e l'impossibilit di pescare al largo
la situazione era diversa. La razione del pane era
scesa, ma era pur sempre superiore a quella ufficiale
in Italia. Ogni possibile mezzo fu impiegato per
procurarsi cibo. Il metropolita arriv a lanciare,
alla fine del 1944, un appello alla Croce Rossa
Internazionale che riusc a far pervenire nel gennaio
45 alcuni piccoli carichi.
La massa dei prigionieri (10.000 solo a Rodi ma ce ne erano molti di pi sulle altre isole a cui si aggiungevano i civili stanziali di origine italiana e i funzionari
pubblici non militari) e limpossibilit su cos tante isole di effettuare una costante sorveglianza e a rifornirle regolarmente (non cera vitto per gli indigeni essendo
gli uomini lontani e ferma la pesca daltura) spinse i tedeschi da subito a trasferire sul continente i prigionieri anche per avviarli ad attivit di difesa sia qui che in
Germania (in Germania poi diventavano Imi e gli si offriva da agosto del 1944 la possibilit di lavorare fuori dai campi in regime di semilibert). Molti di questi
trasporti come accennato affondarono sia per ragioni militari (siluramento) che meteoriche trattandosi di carrette del mare super affollate. Riepilogo qui sotto
solo i pi grossi disastri con le relative perdite riservandomi per la pi disastrosa quella della Oria o Orion un trafiletto speciale. Gli affondamenti si concentrarono
fra settembre 1943 e la prima vera del 1944. Si cominci il 23 Settembre quando avvenne il primo disastro. I piroscafi "Donizetti" e "Dithmarschen" e la
Torpediniera "TA 10" vennero affondate. Si ebbero 1.584 morti fra gli internati in massima parte dovute alle inosservanze alle norme di sicurezza. Miglior sorte
ebbero i trasporti aerei. Nel Gennaio 44 la situazione peggiora. Viene ordinato il trasferimento anche su mezzi di trasporto non idonei al trasferimento di truppe
come chiatte, pontoni o altri mezzi civili non in grado di reggere il mare forte.
28/9 da Cefalonia M/n Ardena 720 morti su 840 imbarcati
11/10 Corf
Rosselli
1300
5500
13/10 Cefalonia Marguerita 544
900
18/10 Creta
Sinfra
1850
2390
8/2/44 Creta
Petrella
2646
3173
LOria era una nave Norvegese di 2127 tsl. All'inizio della guerra faceva servizi verso il Nord Africa e fu l, a Casablanca, che fu internata nel giugno del 1940
dalla Francia di Vichy. Ribattezzata Sainte Julienne e data in gestione alla Socit Nationale
dAffrtements di Rouen; pass poi in Mediterraneo a Marsiglia. Nel novembre del 1942 fu
formalmente restituita al proprietario e perci ribattezzata Oria; ma subito dopo fu affidata alla
compagnia tedesca Mittelmeer Reederei GmbH di Amburgo. L'Oria fu tra le navi scelte per il
trasporto dei prigionieri italiani. L' 11 febbraio del 1944 part da Rodi alle 17,40 diretta al Pireo, con
a bordo 4046 prigionieri (43 ufficiali, 118 sottufficiali, 3885 soldati), 90 tedeschi di guardia o di
passaggio e l'equipaggio, ma l'indomani, colto da una tempesta, affond presso Capo Sounion 37 39 latitudine nord, 23 59 longitudine est . Alcuni rimorchiatori, accorsi il giorno seguente, non
poterono salvare che 37 italiani, 6 tedeschi, un greco, 5 uomini dellequipaggio, incluso il
comandante (capitano Bearne Rasmussen) e il primo ufficiale di macchina.
Elio Bettini, gi
Dopo il fallimento dello sbarco del 1941 loccupazione di questa remota isola continu da parte degli Italiani. Vi era un reparto dell'Esercito
composto dalla 12a compagnia mitraglieri del 9 rgt. Fanteria e da un distaccamento di Artiglieria che disponeva di due mortai da 81, una
batteria su 4 pezzi da 75/27 e 4 mitragliere da 20 mm. Il reparto era al comando del Cap. Fanteria Augusto Rossi che era anche Delegato di
Governo.
Giunse quindi anche il giorno dellArmistizio appreso sia per radio che per i collegamenti r.t. con Rodi. Alle 23.45 del 9 vengono avvistate
due unit che si avvicinano all'isola. Il personale del posto di osservazione di Punta Santo Stefano spara qualche raffica di mitragliatrice
ferendo leggermente un T.V. inglese alla testa ed un soldato ad una spalla. Le due unit si fermano e si inizia un dialogo per megafono.
Accertato che si tratta di unit inglesi, ne viene data notizia per r.t. a Rodi e viene autorizzato un ufficiale inglese a scendere a terra per
concordare le modalit dello sbarco. Si conviene cos che lo sbarco abbia luogo all'alba. Alle 04.00 le due unit entrano in porto e sbarcano
50 "commandos" e 21 ufficiali.
- riassumo alcuni passi: I rapporti fra italiani e inglesi non erano proprio idilliaci. Gli inglesi sbarcano poi si rimangiano qualsiasi
parola o accordo dato. Non c nulla di strano in questo i patti fra gentiluomini per gli inglesi valgono fra gentiluomini e noi allora
come adesso non facciamo parte di quella categoria. Ergo ci fregano la stazione radio per poi ridarcela Gli Inglesi prendono accordi
col Comando italiano circa la difesa dell'isola ed installano loro nuclei presso tutti i nostri servizi, intervenendo anche nel servizio
degli affari civili.
Alle 08.30 giunge con un motoscafo inglese il Colonnello Turnbull con altri tre Colonnelli della Missione ed un Tenente. Scendono a terra
verso mezzogiorno. Noi contiamo per ora come mezzo di scambio per le altre isole (Rodi in primis ma la base navale era a Lero) che gli
inglesi vorrebbero controllare usando Castelrosso come ponte di lancio, ed per questo che qualche volta ci trattano alla pari. Naturalmente
faranno di testa loro e andranno incontro al peggior disastro militare che si ricordi. Dimenticate i film dove vincono perch non li fanno i
tedeschi.
Il mattino del 12 giungono a Castelrosso molte unit navali italiane che si erano allontanate da Rodi nell'imminenza della resa ed una parte di
esse riparte la sera stessa. Il Comando italiano dell'isola collabora come meglio pu con quello inglese per le necessit della difesa, e gli
ufficiali inglesi della missione si dislocano nelle varie isole dell'Egeo pieni di speranze. Il giorno 13 un Ct. greco sbarca circa 200 uomini di
cui 60 indiani e molta benzina. Essi rimpiazzano gli Inglesi, partiti la notte precedente per altre isole. Verso il 14 la nostra stazione r.t. viene
messa fuori servizio col ritiro di alcuni organi essenziali e le comunicazioni proseguono esclusivamente attraverso la stazione inglese.
- Non bastavano gli inglesi ci si mettono ora anche i francesi che nellarea(come in altre) contavano zero ma avevano una piccola
ruggine con noi legata proprio a questa isola. Un Ct francese entra in porto il giorno 15 e un marinaio buttatosi a nuoto ammaina la
bandiera italiana a terra e se la porta via. Posto di combattimento per gli italiani pronti a rispondere al fuoco e ad affondare il Ct.
Sentiamo la versione inglese sia dello sbarco del 10 che del fatto dei francesi a sx
- Il 27 settembre, avendo il presidio inglese raggiunto la cifra di 400 uomini, il Comando inglese decise il trasferimento degli Italiani
in Turchia: non gli servivano pi. Abbiamo qui la conferma che, pur non entrata in guerra a fianco degli inglesi la Turchia,
corteggiata dai tedeschi, chiudeva un occhio sul concentramento di molti italiani fuggiaschi che venivano poi internati e passati alla
vicina Palestina dove, se erano fortunati, diventavano cooperanti.
Il Generale Wilson nella sua relazione parla spesso di Castelrosso, l dove espone i provvedimenti presi per i rifornimenti in Egeo e ricorda
la funzione di Castelrosso come deposito avanzato. I rifornimenti erano effettuati con ogni mezzo a disposizione, alla fine anche coi caicchi
greci, che per erano riluttanti a spingersi oltre Castelrosso verso le altre isole, a causa dei rischi di guerra. Quasi tutta la popolazione civile
aveva lasciato l'isola e quindi gli Inglesi vi si erano potuti installare facilmente. I feriti provenienti dalle isole venivano smistati via
Castelrosso ed i meno gravi vi si fermavano approfittando di improvvisate installazioni ospedaliere. Negli ultimi giorni del mese di
novembre, quando erano ormai occupate dai Tedeschi tutte le isole maggiori, fu deciso di alleggerire Castelrosso di quanto superava la
necessit di un modesto avamposto pronto ad essere eventualmente sgomberato in pochissimo tempo. Ma and diversamente e quindi
questa da considerarsi la loro unica vittoria contro un esercito che aveva ricevuto lordine di non sparare. La Marina cooperante italiana
svolgeva qui molti compiti negli anni 44/45.
Da Dodecanneso Orion. Il vecchio catorcio gli resistette (alla tempesta) fino a sera, ma nelloscurit che raddoppiava le incombenti tenebre notturne, senza il
conforto di un faro cui riferirsi e non pi in grado di compensare le straorzate, and a dare di cozzo sullo scoglio Medina a sole 25 miglia per sud - est dal Pireo, e vi si
schiant affondando rapidamente. Poich in quel punto i fondali vanno da 5 a 30 metri, lOrion cal di poppa nei flutti lasciando fuor dacqua la parte prodiera
incastrata nei massi. Per linfuriare degli elementi, i soccorsi tardarono. Il giorno successivo, 13 febbraio, tre rimorchiatori italiani e due greci uscirono dal Pireo e
tentarono di avvicinarsi al relitto emergente. Le proibitive condizioni del mare impedirono per qualsiasi efficace manovra, e solo i Vulcano pot portarsi vicino al
rottame e salvare uno sventurato che ancora si reggeva ai cavi dei bighi di prora. Mentre glia altri rimorchiatori raccoglievano qualche naufrago ancora vivo e alcuni
cadaveri - altri corpi sarebbero stati trascinati dal fortunale sulla costa dellAttica - il personale del Vulcano avvert che dentro le lamiere dellOrion cerano de i vivi, e
con grande rischio, portatosi presso la tragica prora, mise in opera le fiamme ossidriche per aprire un varco. Possiamo soltanto immaginare come si sia svolto
limprobo, eroico lavoro di quelli ignoti marinai decisi a strappare alla morte i naufraghi che invocavano soccorso dal chiuso di stive e gavoni. Tanta abnegazione and
sulle prime frustrata per un colpo di mare che strapp lapparato autogeno del Vulcano. Soltanto il giorno dopo il Titano, subentrato allunit gemella con nuove
bombole e cannelli e operando finalmente in condizioni di minor violenza marina, riusc a liberare cinque uomini che sembravano impazziti.
Samo
Samo, da non confondersi con Symi molto pi a Sud vicino a Rodi, non faceva parte dei possedimenti italiani in Egeo. Era stata
occupata per la sua vicinanza alle nostre isole ma non c'erano tedeschi durante il conflitto. L'8 settembre '43 quando arrivarono
gli Inglesi per appoggiare loccupazione di Lero gli italiani non frapposero problemi. Nell'Isola era di stanza la Divisione
Cuneo (7, 8 Rgt. fanteria e 27 artiglieria) e la 24a Legione ccnn. per un totale di circa 9.000 uomini al comando dei quali era
il Generale di Divisione Soldarelli. Potendo gli italiani collaboravano, anche perch la cosa sembrava andare per le lunghe.
Quando il 17 novembre cadde Lero, lisola divenne il nuovo obiettivo dei tedeschi. Gli alleati sembravano forti in mare nellaria,
sul fronte italiano come su quello Russo, ma in Grecia e nelle isole non si batteva chiodo. Il 18 si decise di lasciare l'isola per
tempo prima che in cielo si addensassero troppe nubi. I mezzi per sgomberare una tal massa di gente vennero trovati (carrette) e
la breve distanza con la Turchia facilit la cosa. L'evacuazione delle truppe continu fino al giorno 23 in condizioni a volte
drammatiche. Lo stesso giorno i tedeschi entrarono a Samo. Sembra che la Turchia non spingesse per fermare battelli nelle sue
acque territoriali e richiedesse come paese neutrale linternamento dei belligeranti, in alternativa a una consegna ai tedeschi o agli
inglesi. I campi di prigionia della Palestina accolsero in maniera soft questi nuovi ospiti collaborativi al seguito delle unit che
venivano allestite per i fronti. La divisione venne sciolta ufficialmente molti mesi dopo.
Elio Bettini: Motivazione della Medaglia doro al V.M. alla memoria: Comandante di valore, per non cedere le
armi e mantenere integro lonore della Bandiera, si rifugiava dallAlbania a Corf con parte dei suoi reparti, e
nellisola, in unione alle altre forze del Presidio, resisteva strenuamente ai continui bombardamenti e agli attacchi
tedeschi, pur conoscendo che nessun aiuto poteva essergli inviato. Dopo 12 giorni di strenua, impari lotta sostenuta
stoicamente con reparti decimati, veniva catturato dai tedeschi e passato per le armi. Esempio eroico nelle tristi
giornate di quanto possa il sentimento del dovere e lamore verso la patria. Corf 30 settembre 1943
DAL SITO ANPI: La Divisione Pinerolo comandata dal generale Adolfo Infante, era dislocata (8/9/43) in Tessaglia e poteva contare su 23.000 uomini,
con i reggimenti di supporto Lancieri di Aosta e Milano. All'indomani dell'8 settembre rifiut di consegnarsi ai tedeschi e rispose con il fuoco allintimazione di
cedere laeroporto di Larissa. Resosi per conto del disfacimento delle altre divisioni italiane, il generale Infante si avvi con circa 8.000 uomini verso la
regione montuosa del Pindo, dove stipul un patto di cooperazione con i partigiani greci su avallo della missione inglese. Seguirono diversi cruenti scontri con i
tedeschi, ma i rapporti con le formazioni comuniste dellElas purtroppo si incrinarono presto. Fu cos che le truppe italiane della montagna vennero prima
frazionate e poi disarmate dallElas e, dopo uninutile resistenza, internate in tre campi di concentramento: a Greven, nella Macedonia greca, a Neraida in
Tessaglia, a Karpenision nel Pindo. In questi campi alcune migliaia di militari italiani persero la vita per malattie, e stenti e in seguito ai rastrellamenti dei
tedeschi, che non risparmiarono neppure i malati e i feriti trovati nei loro giacigli. Anche Il 3 reggimento granatieri, fu rapidamente disarmato ed i suoi uomini
avviati ai lager tedeschi. Alcuni, per, si ribellarono a quella sorte e tentarono di unirsi ai partigiani greci o di raggiungere quelle poche unit italiane, facenti
capo alla divisione "Pinerolo", che resistevano in armi ai tedeschi. Tragico destino anche per il battaglione Complementi che vide i suoi uomini divisi tra i lager
nazisti e le esecuzioni sommarie perpetrate dai partigiani comunisti di Tito.
I LANCIERI D'AOSTA
Nel settembre 1942 i lancieri d Aosta (2 Gruppi a cavallo, 5 mitraglieri, XXXI Gr. appiedato e una batteria del XVIII
Artiglieria: in totale 48 ufficiali, 1.718 fra sottufficiali e truppa, 800 cavalli e un centinaio di mezzi) erano dislocati fra il Canale di
Corinto ed il Peloponneso. In quel periodo stava organizzandosi il movimento partigiano nazionalista greco (generale Zervas,
E.A.M.), fortemente sostenuto dagli Inglesi. Gli Alleati costituiranno e raggrupperanno tali partigiani in vere e proprie grandi
unit, sotto le bandiere dell'E.D.E.S. (filo-monarchico) e dell'E.L.A.S. (filocomunista). Nella prima met del 1943 si intensific
lattivit partigiana, in particolar modo nel settore di Aosta (zona Trikkala Karditsa), sempre pi duramente impegnato nella
conseguente attivit repressiva. Il 10 settembre respinta la richiesta di resa rivolta dai tedeschi, vennero stipulati dal comandante
Col. Berti precisi accordi di cobelligeranza con gli Alleati e con i partigiani. Si trattava di uno dei pochi accordi similari
stipulati dalle forze armate italiane dopo larmistizio con il quale veniva mantenuta lautonomia del reparto e la pari dignit.
Dopo laccordo il Reggimento si trasferiva alle falde della catena montuosa del Pindo. Nel periodo settembre - ottobre 1943
contribu notevolmente ad arrestare le forze tedesche nel loro tentativo di riconquistare larea (scontri di Kalabaka e di Porta
Psari) e svolse alcune azioni di controffensiva, come a Larissa, dove venne attaccato un campo di aviazione). In tale momento Aosta
contava su un organico ancora di cospicue dimensioni (suddiviso in squadrone comando; I Gruppo su 1 squadrone e 2 squadrone; II Gruppo su 3 squadrone
e 4 squadrone, 5 mitraglieri, XXXI Gruppo appiedato e una batteria del XVIII Artiglieria: in totale 48 ufficiali, 1.718 fra sottufficiali e truppa, 1.628
moschetti, 52 fucili mitragliatori, 38 mitragliatrici, 800 cavalli). Per la parte logistica Aosta riceveva dagli Alleati una sterlina doro al mese per lanciere e
per cavallo, unico sostegno per la sopravvivenza. Nonostante questi indubbi meriti (o, forse, proprio per aver dimostrato tenace spirito
combattivo), il 14 ottobre 1944 due battaglioni partigiani dellE.L.A.S. comunista attaccarono in forze il Reggimento, uccidendo
il tenente cappellano don Marino Pilati, medaglia d'argento alla memoria, e 19 lancieri (49 feriti). Nonostante la strenua difesa,
Aosta, a sera inoltrata, dovette sospendere la resistenza. A Pirgos il I Gruppo, comandato dal maggiore Tognozzi, resistette pi
a lungo, finch il comando divisione diede, anche ad esso, ordine di cessare linutile resistenza. Gli ufficiali furono divisi dai
lancieri, si imped loro di vedere i morti e di assistere i feriti, molti furono brutalmente percossi. Saranno rimpatriati dopo una
dura prigionia fra montagne inaccessibili solo nel 1945 sempre fieri e dignitosi, come ebbero a riconoscere gli stessi partigiani
greci.