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risultato di una scelta (es. uccido sotto effetto di una collera che non
domino assolutamente)
c) (1111b19-30, pp. 87-87 Natali): la scelta non si identifica neppure con
il volere, e questo per vari motivi:
- possiamo volere cose impossibili, ma non possiamo scegliere cose
impossibili;
- possiamo volere la vittoria di un atleta, ma non possiamo scegliere la
vittoria di unatleta (di fatto possiamo scegliere unicamente cose che
dipendono da noi);
- il volere concerne i fini, la scelta concerne i mezzi per realizzare i fini
(es. voglio essere sano, scelgo i mezzi per ottenere la salute, o conservarla).
Quindi: la scelta qualcosa di volontario che concerne le cose che
dipendono da noi e i mezzi per realizzare un fine.
d) (1111b30-1112a12, p. 87 Natali): la scelta non si identifica nemmeno
con lopinione. Non infatti sufficiente avere unopinione per agire, ma
occorrono scelta e deliberazione. Inoltre:
1- lopinione ha per oggetto tutto (cose eterne, cose impossibili), e cio
pu considerare sia le cose che dipendono da noi che quelle che non
dipendono da noi;
2- lopinione concerne il vero e il falso, la scelta concerne il buono e il
cattivo. Per agire non infatti sufficiente avere una certa opinione sul
bene e sul male, bisogna anche scegliere e deliberare di fare il bene e
rifuggire il male. Insomma: il fatto di avere unopinione sul bene non
necessita lazione buona.
Aristotele poi presenta altri endoxa sullidentificazione opinione-scelta
(vedi righe 1112a4-12, p. 87 Natali).
La conclusione (1112a12-17) appunto che la scelta sar volontaria e
deliberata. Viene qui confermato quello che la scelta e quello che la scelta
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non :
1) la scelta qualcosa di volontario che per non coincide con il
volontario, essendo questo pi ampio;
2) viene introdotta la deliberazione, che verr caratterizzata nel capitolo
successivo; la scelta qualcosa di volontario, preliminarmente deliberato, e
questo perch la scelta si accompagna di ragione e pensiero (1112a14-15).
La deliberazione (cap. 5)
La deliberazione consiste essenzialmente nel calcolo dei mezzi necessari
per raggiungere il fine.
Cos (1112a18-30, p. 89 Natali: Si delibera su tutte le cosead opera
nostra), non si delibera sulle cose eterne (es. luniverso) n su quelle
necessarie (che non possono essere diverse da ci che sono, per esempio 4
per 4= 16), e neppure sulle cose dovute al caso (per esempio, la scoperta di
un tesoro), e neppure sulle cose che non dipendono dallazione.
Aristotele presenta qui una distinzione tra le cause efficienti, che
diventer celebre nella filosofia successiva
- da una parte si ha la natura, la necessit e il caso, che sono cause di
tutto ci che accade attorno a noi;
- daltra parte (1112a30-34, p. 89 Natali: Deliberiamoa opera
loro), Aristotele caratterizza come causa lintelligenza e tutto ci che
suppone lintervento delluomo: produzioni di opere e regno
delletica (azioni) e della politica.
Noi deliberiamo, dunque, sulle cose che dipendono da noi.
Inoltre:
1112b2-10 (p. 89-91 Natali): Ma deliberiamodi indeterminato.
La deliberazione ha luogo nellindeterminazione e nel contingente. Essa
ha rapporto con ragionamenti che implicano un struttura di questo genere:
1112b12-20 (p. 91 Natali): Deliberiamofigura geometrica.
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C (= fine raggiunto).
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senso potrebbero anche essere diverse da quello che sono, perch io posso
decidere di fare una cosa, ma anche di non farla). Parte scientifica e parte
calcolatrice, cio sapienza e saggezza costituiscono alcune delle virt
dianoetiche.
Ci che stato considerato quasi scandaloso da parte di alcuni filosofi
etici contemporanei laffermazione, ripetuta a pi riprese da Aristotele,
secondo cui la saggezza pratica non si occupa dei fini dellazione umana,
ma solo di come realizzare tali fini, cio dei mezzi:
VI 13, 1144a6-9 (p. 249 Natali): Inoltreche porta ad esso;
1145a4-6 (p. 255 Natali): E chiaroche porta al fine.
In questultima frase il greco ambiguo e la tesi che stiamo sostenendo
funziona solo se si identifica luna con la virt, e laltra con la saggezza.
Sarebbe quindi la virt che pone il fine (parte desiderativa razionalizzata) e
la saggezza (deliberazione) che fornisce i mezzi che realizzano (grazie
allazione) il fine. Per qui andrei cauta perch il greco non chiaro per
niente.
Perch non si accetta la posizione di Aristotele?
Perch nel dibattito contemporaneo si manifestata una crisi della
ragione teorica e della ragione tecnica, crisi che ha condotto a porre
lesigenza di ritrovare una razionalit dei fini; qualcuno ha voluto trovare
nella concezione aristotelica della phronesis un modello di ragionamento
atto ad analizzare i fini dellazione in modo razionale. Ci ha suscitato le
critiche di altri filosofi, che hanno giustamente obiettato che la phronesis
aristotelica non si occupa dei fini. Ma qualcuno ha cercato comunque di
trovare passi che dimostrano che in fondo la phronesis ha anche il compito
di determinare i fini. Tuttavia, ci sono passi in cui Aristotele afferma
chiaramente che la phronesis si occupa solo dei mezzi per realizzare i fini.
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scientificamente.
Scienza (VI, 3)
1141a18-20 (p. 235 Natali): necessario che il sapientedelle cose pi
eccellenti.
i) La scienza ha come oggetto le cose necessarie (che non possono essere
diverse da quello che sono) ed eterne (che sono sempre quello che sono, e
quindi n si generano n si corrompono).
Es: i triangoli, che hanno sempre tre angoli.
ii) Principi o assiomi della scienza.
Negli Analitici secondi Aristotele spiega
sagge
(sorta
di
empirismo
sempre
presente
in
bene su ci che buono e utile per lui. Qui troviamo una definizione
(appunto di saggio) che abbiamo gi commentato: si noter che il
contesto per inquadrare la definizione sempre lopinione o il dato
esperienziale su cui si (pi o meno) daccordo.
Tuttavia (righe 31-32, p. 231 Natali) non possiamo deliberare sulle cose
che non dipendono da noi (per esempio, non possiamo deliberare
sulleternit delluniverso), n sulle azioni che non dipendono da noi.
Quindi, la phronesis non sar n una scienza n unarte (1140b1-6, p. 231
Natali):
(a) non sar scienza perch il contenuto dellazione pu essere differente
da ci che esso (voglio ottenere la salute, mangio del pollo, ma potrei
aver anche mangiato dei broccoli);
(b) non sar arte perch azione e produzione appartengono a generi
differenti (larte produce cose, lazione appunto azioni).
La phronesis verr allora definita per via negativa (1140b4-6, p. 231
Natali):
Allora rimane solo che la saggezza sia uno stato abituale e veritiero, unito a
ragionamento, pratico, che riguarda ci che bene e ci che male per luomo.
Stato abituale veritiero = che coglie il vero bene e i veri mezzi per
realizzarlo (basato su opinioni vere?);
unito a ragionamento = funzione calcolatrice;
pratico = che riguarda lazione
che riguarda ci che bene e ci che male per luomo = non rivolto al
vero e al falso, come invece lo la ragione teoretica.
Insomma: ci che caratterizza la saggezza riguardo alle altre exeis la
deliberazione (che riguarda ci che bene e ci che male per luomo).
Ricordiamo che la deliberazione ha a che fare con il volere (tendenza che
pone il fine), la scelta (che calcola i mezzi per il raggiungimento del fine) e
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Il sillogismo pratico
.
.
.
scopo
La domanda che si pone la seguente: si pu parlare di sillogismo anche
in questo caso? Se s, di che genere di sillogismo si tratta? Insomma, il
ragionamento pratico possiede una struttura logica o no?
Ecco cosa A. dice nellEica a Eudemo II, 11, 1227b28-32:
Cos come le scienze teoriche possiedono delle ipotesi e dei principi, allo stesso
modo per le scienze pratiche il fine il principio e lipotesi: dato che una persona
devessere in buona salute, necessario avere questo perch si verifichi quello,
come nelle scienze teoriche, se il triangolo ha gli angoli uguali a due retti, questa
cosa ne risulta di necessit.
Vedi anche sopra, citaz. Etica a Eudemo, 1227b28-32 (in cui si evince
che la prima premessa, universale, non colta dallintelletto, ma dalla virt
etica, cio dallesercizio).
A. distingue tra due tipi di intelletto: da una parte abbiamo quello
teoretico, che coglie i principi primi (assiomi, definizioni), che sono il
punto di partenza delle dimostrazioni; daltro lato abbiamo un altro
intelletto, che riguarda lestremo, che pu cambiare, e la seconda premessa
(qui lestremo devessere il particolare, cio lazione da eseguire in vista
del fine, che costituisce la seconda premessa del sillogismo pratico: ad
esempio chi passeggia avr una buona salute).
Lintelletto qui ambiguo: da una parte lo stato teoretico che ci
permette di cogliere i principi primi; dallaltra uno stato pratico che ci fa
cogliere il particolare, lazione da compiere per raggiungere il fine. Nei due
casi, la sua caratteristica di cogliere immediatamente (senza
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fine; spinge allatto. Opera quindi una sorta di mediazione tra la prima
premessa e la situazione concreta, per sottomettere i dati al fine che si trova
nella prima premessa. Essa deve deliberare e scegliere per provocare
lazione che realizzi il fine. La phronesis ha la funzione di trasmettere il
desiderio del fine ai mezzi che si possono realizzare praticamente.
Ma chi stabilisce i principi pratici, cio le prime premesse dei sillogismi
pratici, gli scopi da ottenere? La virt etica, che a sua volta deriva da un
processo di esercizio. In questo processo il soggetto, prima sotto la
direzione altrui (padre, maestro, ecc.), in seguito da solo, prende labitudine
di compiere delle azioni virtuose fino a raggiungere il piacere di compierle,
in modo del tutto consapevole (vedi EN 1103a32-b1, p. 47 Natali:
acquisiamo le virtcon atti coraggiosi).
E vero quindi che, nellacquisizione dei principi etici, si assiste a un
procedimento analogo a quello dellacquisizione dei principi teorici (vedi
sopra, es. del triangolo):
EN II 1, 1103b14-25, p. 49 Natali: compiendo le transazionianzi,
tutto.
Quando ad esempio si agisce nel caso del pericolo, ci si abitua a provare
paura o coraggio, in modo tale che alcuni tra noi diventano coraggiosi, altri
vigliacchi. I coraggiosi si abituano a essere sempre coraggiosi, anche negli
altri casi a venire. Stessa cosa per ogni virt etica.
Dunque, allinduzione teorica fa pendant labitudine (ethimos) pratica
(vedi EN I 7, 1098b4-5), un processo grazie a cui si arriva a compiere
azioni belle in modo virtuoso. Questa stessa abitudine ci far porre dei fini
buoni da perseguire.
Lazione per A. sar il risultato della ragione e del desiderio. Per avere
unazione virtuosa bisogner avere (EN VI 2, 1139a23-31, p. 225 Natali):
i) un ragionamento vero;
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