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Studi e ricerche
Christian Albini *
Abitare
la societ in rete
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CASTELLS M., La nascita della societ in rete, EGEA, Milano 2002 (ed. orig. 1996), 536.
CASTELLS M., Galassia Internet, Feltrinelli, Milano 2002 (ed. orig. 2001), 13.
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Il concetto di societ in rete incontra opposizioni di cui bisogna tenere conto. Una delle pi forti viene da uno studioso della levatura di Ralf
Dahrendorf, che di recente lo ha definito una fantasia accademica.
Egli si riferisce, innanzi tutto, al lavoro delleconomista Adair Turner per
sostenere che in fin dei conti le ICT in campo economico non sostituiscono le
modalit di lavoro tipiche della old economy, ma pi semplicemente vi si affiancano. Turner distingue tra nuova economia high-tech e vecchia economia
high-touch, cio fra lalta tecnologia del mondo dellinformazione e le attivit a
diretto contatto con cose e persone; la realt un miscuglio di lavori basati sulla conoscenza e di vecchi lavori ordinari piuttosto che una societ delle reti 6.
Questa realt composita, aggiunge Dahrendorf, comporta che lo sviluppo delleconomia si concentri sul capitale, il quale ormai in grado di autoalimentarsi
senza ricorrere al lavoro. Infatti il modo migliore di realizzare profitti non pi
quello di vincolare i capitali con investimenti di lunga durata in attivit produttive e commerciali; le ICT consentono di collocarli allistante sui mercati finanziari, l dove conviene maggiormente di volta in volta, rendendoli di fatto indipendenti. I lavori ordinari sono funzionali ai servizi, alle comodit e ai piaceri,
ma il vero e proprio aumento della ricchezza dipende dalleconomia high-tech
che opera sul piano finanziario.
La cosiddetta societ dei servizi da tempo una denominazione fuorviante. Essa contiene una parte high-tech e una parte high-touch. Le banche e
le assicurazioni rientrano nella prima, i servizi personali nella seconda. Per lo
sviluppo delleconomia sono indispensabili solo le prime. In questo modo il capitale si reso per cos dire autonomo; il lavoro, e tanto pi il lavoro salariato,
serve sempre di meno. Daltra parte, nel mondo dei contatti il lavoro si reso
sempre pi autonomo; il capitale fisso, perfino le macchine hanno una funzione
limitata. Ma ci significa che per il futuro del capitalismo gran parte del lavoro
e dei lavoratori diventata superflua. Il capitale senza il lavoro immaginabile, anzi spesso quasi una realt 7.
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A sostegno delle argomentazioni di Castells si possono menzionare riflessioni e ricerche effettuate in campi differenti della conoscenza umana che giungono a conclusioni analoghe.
In teologia stata addirittura formulata una sorta di anticipazione dei modelli sociali basati sullinterconnessione che suona estremamente sorprendente
poich precede le tesi di Castells di parecchi decenni. Il gesuita Pierre
Teilhard de Chardin, in seguito a studi in pi scienze naturali (paleontologia,
geologia, biologia), fin dagli anni Venti del secolo scorso ha affrontato il rapporto tra fede cristiana e fenomeno evolutivo. La sua concezione evoluzionistica
riassumibile nei termini di un incremento continuo della complessit e della
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coscienza, man mano che procede lorganizzazione della materia, che ha nelluomo il suo asse e la sua freccia.
Secondo Teilhard il prossimo stadio evolutivo non sar pi biologico, ma
sociologico, la socializzazione, in cui lumanit superer lindividualismo per
attuare una solidariet di pensiero, di volont, di azione: un fenomeno di armonizzazione delle coscienze. Il vero progresso va cercato in direzione di una
interpenetrazione delle coscienze. La socializzazione inaugura una nuova
realt fisica, potente, in cui tutti i pensieri individuali sono immersi e si influenzano reciprocamente sino a formare, con la loro molteplicit correlata, un
unico Spirito della Terra 10.
Questa realt di interpenetrazione ci che Teilhard de Chardin chiama
noo-sfera: limmagine della terra che appare al nostro sguardo non appena
riusciamo a intuire il mondo del pensiero che fluttua al di sopra della biosfera.
Una vera e propria rete delle coscienze alla cui attuazione la tecnologia d un
apporto determinante. Internet sembra essere un passo in quella direzione, tanto che il pensiero del gesuita francese viene oggi esaltato dalle cyberculture 11.
Uno dei principali limiti dellipotesi teilhardiana quello epistemologico:
come si giustifica la continuit tra realt fisico-biologica e realt sociale? Nelle
scienze della natura si ormai affermata una visione concettuale che forse lo
pu spiegare. Essa guarda alla vita come a un unico sistema complesso; perci
gli esseri viventi vanno presi in considerazione nelle connessioni che li uniscono e non separatamente, come enti isolati. La natura fondata sullinterdipendenza. Una sintesi di questo nuovo paradigma stata elaborata dal fisico americano Fritjof Capra con limmagine della rete della vita 12.
Successivamente Capra ha esteso tale visione alla realt sociale in base allassunto che tutti i sistemi viventi si basano su schemi di organizzazione simili.
Quindi, le conoscenze riguardo alle reti biologiche possono aiutare la comprensione della societ. La sua conclusione che lo schema di organizzazione fondamentale della vita quello reticolare: A tutti i livelli in cui la vita si esprime
dalle reti metaboliche allinterno delle cellule alle catene alimentari degli ecosistemi e alle reti di comunicazioni nella societ umana , i componenti di questi
sistemi viventi sono collegati fra loro secondo uno schema reticolare. In particolare, abbiamo visto che, nella nostra era dellinformatica, le funzioni e i processi
sociali si vanno sempre pi organizzando attorno a delle reti 13.
Gli esempi portati da Capra della teoria reticolare sono i mercati finanziari,
i media e le ONG globali, che confermano come lorganizzazione reticolare sia diventata un importante fenomeno sociale e una fondamentale fonte di potere.
10 TEILHARD DE CHARDIN P., Lenergia umana. Tra scienza e fede, Pratiche Editrice, Milano 1997 (ed.
orig. 1962), 150. Cfr CANTONI A., Pierre Teilhard de Chardin. Saggi di antropogenesi, Benucci, Perugia 1996.
11 Cfr FORMENTI C., Incantati dalla rete, Cortina, Milano 2000, 59-71.
12 Cfr CAPRA F., La rete della vita, Rizzoli, Milano 1997 (ed. orig. 1996).
13 CAPRA F., La scienza della vita, Rizzoli, Milano 2002 (ed. orig. 2002), 379 s.
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Abitare una societ in rete offre opportunit nuove. Essere connessi una
forma di relazione per mezzo della quale gli attori possono estendere la propria
capacit di azione. In proposito si possono assumere due atteggiamenti di
fondo alternativi, che abbiamo individuato discutendo le interazioni mediate
da Internet, indicati come possesso e condivisione. In seguito abbiamo affer14 Cos viene spiegata la teoria dei due matematici in BUCHANAN M., Nexus, Mondadori, Milano 2003
(ed. orig. 2003), 59.
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mato che la scelta tra i due un passaggio cruciale per la costruzione di un futuro pi giusto e pi umano 15. La prospettiva di rete chiarisce come mai questa
unopzione decisiva.
Il punto essenziale il modo in cui le connessioni si distribuiscono allinterno della rete. Nel caso di una concentrazione troppo forte di connessioni in
pochi nodi strategici controllati da un numero ristretto di soggetti si produce un
effetto assai negativo: una estrema disuguaglianza tra pochi, dotati in misura
immensa di potere e risorse, e molti che sono privi di accesso a tali opportunit.
una nuova forma di controllo e di sfruttamento esercitata indirettamente attraverso lasservimento dei flussi di informazioni che mettono in relazione le
persone e non direttamente attraverso lasservimento degli individui, come avveniva nella societ industriale. Essa risulta cos anche pi difficile da contrastare per la sua immaterialit. Questo lo scenario risultante dal prevalere dellatteggiamento di possesso, il quale mira a un controllo ristretto ed esclusivo
della rete e delle sue potenzialit.
Allopposto la condivisione tende a facilitare laccesso alla rete e a massimizzare le possibilit di connessione di ciascuno, indistintamente. Anche i cristiani dovrebbero fare propria lopzione per la condivisione, perch essa intensifica lunione fra gli uomini, accresce la solidariet e favorisce il bene comune,
come dimostrano le scelte ad essa corrispondenti. Ne riportiamo alcune delle
pi significative, veri e propri esempi di come abitare la societ in rete rispetto
a problematiche di notevole portata.
a) Politiche di sviluppo
Le grandi organizzazioni economiche internazionali (Organizzazione Mondiale del Commercio, Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale) tendono a considerarsi gli attori pi idonei a orientare i processi di crescita delle nazioni in via di sviluppo attraverso decisioni centralizzate. I loro programmi sono
proiettati sul medio-lungo periodo e prevedono interventi graduali. Di recente
al MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston si iniziato a discutere se nei Paesi in via di sviluppo sia possibile un leapfrog, cio un vero e proprio balzo storico con il quale saltare a pi pari diversi stadi di sviluppo e passare direttamente a un modello di crescita basato sulle nuove tecnologie dellinformazione. In base a questa ipotesi la priorit per lo sviluppo diverrebbe
lobiettivo di colmare il digital divide (divario digitale), cio la nuova forma di
esclusione che colpisce coloro che sono impossibilitati ad accedere alle ICT in
quanto privi di mezzi o conoscenze adeguati. Quasi il 90% delle connessioni a
Internet sono concentrate nei Paesi gi industrializzati e non sono alla portata
delle fasce inferiori di reddito. Si tratta di una penalizzazione ulteriore per chi
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Cfr ALBINI C., Quale cristianesimo in una societ globalizzata?, Paoline Editoriale Libri, Milano 2003.
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povero in partenza, perch lo taglia fuori da un considerevole strumento di produzione di ricchezza e di scambio di informazioni.
Il presupposto del leapfrog che nella societ in rete laccesso non deve
essere considerato un bene secondario di cui usufruire una volta garantite condizioni dignitose di esistenza, bens il fattore chiave di sviluppo che oggi pu
consentire di realizzare quelle condizioni. La condivisione delle ICT offrirebbe
cos agli svantaggiati loccasione di essere i protagonisti del proprio riscatto, invece che semplici destinatari di iniziative altrui 16.
Unapplicazione della logica di rete che va in questa direzione costituita
dalle reti di collaborazione solidale del Brasile. una esperienza alla quale
si stanno avvicinando i progetti di sviluppo dellIPSIA (Istituto Pace Sviluppo
Innovazione ACLI), lorganizzazione non governativa di cooperazione internazionale delle ACLI. Si tratta di una rete che integra soggetti diversi (associazioni,
gruppi, movimenti e un insieme di microimprese di produzione, servizi e consumi) i quali praticano il consumo solidale, cio danno preferenza in tutte le loro scelte di consumo ai prodotti della rete stessa. La ricchezza prodotta dalla
rete rimane cos al suo interno finanziandone lo sviluppo economico e lampliamento 17. Soggetti che isolatamente risulterebbero molto deboli, insieme riescono ad aiutarsi e a crescere. La caratteristica delle ICT di mettere in connessione
un numero di nodi potenzialmente infinito pu far raggiungere alle reti di collaborazione solidale una dimensione considerevole offrendo una opportunit di
sviluppo a un gran numero di persone.
b) Cambiamento socio-culturale
Cfr ZOCCHI P., Internet. La democrazia possibile, Guerini e Associati, Milano 2003.
Cfr MANCE E. A., La rivoluzione delle reti, EMI, Bologna 2003 (ed. orig. 2001).
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hanno sviluppato e aperto nuove strade per il cambiamento sociale e accrescono il ruolo di Internet come medium privilegiato 18.
La concentrazione dei grandi mezzi di comunicazione in mano a pochi
gruppi prospetta grandi rischi di omologazione e di manipolazione dellopinione pubblica. Nonostante ci, progetti e valori controcorrente possono propagarsi
a partire da piccoli gruppi e realt locali che li condividono con altri avvalendosi
delle ICT. Ci sono minoranze attive che fanno parte di reti informali, sotterranee,
radicate nella vita quotidiana e non orientate allazione pubblica, reti che sfuggono al controllo dei grandi monopoli. Queste ultime possono amplificare quel che
viene elaborato nei loro nodi fino al punto di generare nuovi codici che sfidano i significati dominanti. accaduto con il movimento zapatista che ha dato risonanza mondiale alle voci delle comunit indigene del Chiapas sottraendosi al
controllo dellinformazione esercitato dal Governo messicano; accaduto lo scorso anno con i sostenitori della pace che in brevissimo tempo si sono unificati in
vaste mobilitazioni transnazionali assolutamente non istituzionalizzate. In negativo accaduto con i gruppi del terrorismo fondamentalista che sono riusciti a
strutturarsi e a guadagnare adesioni allinterno delle societ che vogliono colpire.
c) Democrazia
Il tema dellimpatto dei media sulla politica ha assunto una centralit nuova con laffermazione delle tecnologie interattive della comunicazione: leader,
partiti, Governi, istituzioni internazionali si muovono e si confrontano nel nuovo
spazio pubblico mediatizzato, spazio che contribuisce a definire la loro identit-visibilit pubblica e il loro peso specifico nella competizione per il potere. I
caratteri innovativi delle nuove forme di comunicazione (interattivit, riduzione del numero di intermediari che intervengono nel processo informativo,
economicit dei costi, velocit della comunicazione, assenza di confini, ecc.)
possono allargare e consolidare le basi democratiche della nostra societ.
La rete pu favorire una partecipazione reale al dibattito politico offrendo potenzialmente a tutti i cittadini la possibilit di essere informati, di dialogare con
i propri governanti e rappresentanti, di esercitare forme di pressione sui leader.
Daltra parte, non si pu ignorare la concreta eventualit alternativa, e negativa, di una frammentazione della sfera pubblica in segmenti isolati interessati a singole questioni, di un uso puramente pubblicitario dei nuovi media, di
una partecipazione solo illusoria. Invece di essere il Governo a controllare il
popolo, il popolo che potrebbe controllare il Governo, come in realt sarebbe
suo diritto, dal momento che in teoria il popolo che dovrebbe essere padrone
della situazione. E tuttavia la maggior parte degli studi e delle inchieste presenta un quadro desolato, con leccezione delle democrazie scandinave 19.
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20 Cfr RIZZUTO F., Democrazia e Internet, in MORCELLINI M. PIZZALEO A. G. (edd.), Net Sociology, Guerini e Associati, Milano 2002, 245-255.