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CULTURALI
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che ha aumentato il proprio impegno, tra il 1990 e il 2000, del 46,4%. Altre risorse di natura
prevalentemente pubblica derivano dalla programmazione comunitaria e sono destinate alle
regioni dellObiettivo 1, vale a dire, a gran parte delle aree meridionali. Il Quadro Comunitario di
Sostegno riferito alla programmazione 2000-2006 prevedeva, infatti, lo stanziamento di 2.692
milioni di euro per lAsse II Risorse culturali. Di tale importo, l89% di provenienza pubblica
per met si tratta di contributi comunitari e per laltra parte di contributi nazionali (statali, in
misura principale, e regionali) e l11% a carico di privati.
Dati pi aggiornati - relativi per ai soli musei, monumenti, aree archeologiche e circuiti museali
dello Stato evidenziano una crescita complessiva del numero di visitatori e di introiti dovuti
principalmente al maggior afflusso nei circuiti museali. Pur a fronte di un aumento di istituti
culturali e siti appartenenti alle altre tipologie, tra il 1999 e il 2003, si era registrata una
diminuzione sia di utenti, sia di introiti, con un decremento di oltre 600.000 visitatori per i musei
e di quasi un milione e mezzo per i monumenti e i siti archeologici e con una perdita di introiti
superiore a un milione di euro nel primo caso e a quattro milioni nel secondo. Nel 2004, invece si
assistito ad una crescita del numero dei visitatori del 4% per i musei, e dell8% per i monumenti
e i siti archeologici. Conseguentemente si registrata anche una crescita degli introiti,
rispettivamente, del 4% per i musei e del 5% per i monumenti e le aree archeologiche.
Crescenti anche gli introiti derivanti dalla realizzazione dei servizi aggiuntivi, regolamentati dalla
L. 4/93 detta Legge Ronchey. Dallentrata in vigore della legge, a met del 1994, fino al
termine del 2002 le entrate derivanti da bar, caffetterie e bookshop, collocate nellambito di
istituti culturali sono cresciute fino a superare gli 11 milioni di euro. Negli anni 2003-2004, per i
quali sono disponibili dati dettagliati sui servizi aggiuntivi erogati nellambito degli istituti
culturali si , invece, registrata una lieve inversione di tendenza. Tale tendenza si esprime con un
calo riguardante soprattutto i servizi di prevendita, le visite guidate e i bookshop, pur a fronte di
un incremento dei clienti e, conseguentemente, degli introiti.
Per quanto riguarda la consistenza, i Beni Culturali italiani si distinguono, per quantit e qualit
difficilmente eguagliabili nel panorama internazionale, sia per quanto riguarda la tipologia dei
beni che per le epoche di produzione e gli stili rappresentati.
Uno dei principali elementi per valutare, almeno quantitativamente, le caratteristiche dellofferta
del settore rappresentato proprio dalla consistenza del patrimonio culturale nazionale. Tuttavia,
le rilevazioni effettuate sono ancora fortemente deficitarie: sono infatti disponibili soltanto stime
relative alla consistenza generale, sia per la variabilit delle definizioni di bene culturale, sia
per la difficolt di individuare lampiezza del patrimonio detenuto dai privati, dalle
amministrazioni pubbliche locali e dagli enti ecclesiastici. Per fornire una misura della vastit e
della qualit del patrimonio storico-artistico italiano si tenga conto che il nostro Paese si colloca
al primo posto per numero di siti dichiarati dallUnesco patrimonio dellumanit.
Nellambito dei Musei pubblici, prevalgono quelli darte, di archeologia e storia, con oltre il 61%
sul totale.
Questi, in base alla classificazione internazionale dellUnesco1, si distinguono in:
Musei darte, finalizzati allesposizione di opere darte e di arti applicate. Fanno parte di questo
gruppo i musei che espongono sculture, le pinacoteche, i musei di fotografia e cinematografia, i
musei di architettura, comprese le mostre darte permanenti curate da biblioteche e i centri di
archiviazione, ecc.
Musei archeologici e storici, che hanno lo scopo di presentare lo sviluppo storico di una
regione, paese o provincia, in un arco limitato di tempo oppure attraverso i secoli. Il tratto
distintivo dei musei archeologici che tutta o parte della loro collezione frutto di scavi. Il
gruppo comprende musei con collezioni di oggetti o resti storici, musei commemorativi, archivi,
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musei militari, musei dedicati a personaggi storici, musei archeologici, musei antiquari, e cos
via.
Rilevante anche la presenza di Musei pubblici a carattere scientifico (con 424 unit pari a poco
meno del 23% del totale) che lUnesco1 distingue in:
Musei di storia naturale e scienze naturali, che trattano uno o pi argomenti relativi a diverse
discipline, quali la biologia, la geologia, la botanica, la zoologia, la paleontologia e lecologia.
Musei della scienza e della tecnologia, dedicati ad una o pi scienze esatte o alla tecnologia,
ad esempio lastronomia, la matematica, la fisica, la chimica, le scienze mediche, le industrie
delle costruzioni, i manufatti, ecc. I Planetari e i Centri scientifici sono compresi in questa
categoria.
Musei etnografici e antropologici che conservano reperti sulla cultura, sulla struttura sociale,
sulle credenze, sui costumi, sulle arti tradizionali, e cos via.
La quota residuale infine costituita da musei di altro tipo, di cui fanno parte:
Musei specializzati, che si occupano di ricercare ed esibire tutti gli aspetti relativi a un tema o
argomento unico non compreso in nessuna delle categorie precedenti.
Musei regionali, che illustrano una zona pi o meno estesa, costituente un complesso storico e
culturale e a volte anche etnico, economico o sociale, ad esempio musei la cui collezione si
riferisce pi ad una zona specifica che ad un tema o ad un argomento.
Musei generici, con collezioni miste che non possono essere identificati secondo un campo
prevalente.
altri musei, ossia quelli che non rientrano in nessuna delle categorie precedentemente indicate.
Le informazioni pi aggiornate dal punto di vista territoriale sono disponibili riguardo ai Musei
statali. Da queste risulta come la pi ampia dotazione di istituti sia concentrata nel Centro Italia
- con il Lazio che raccoglie, da solo, circa il 22% di musei statali - seguito dal Mezzogiorno e dal
Nord Italia. Analoga distribuzione si rileva anche in riferimento a monumenti e siti archeologici
amministrati dallo Stato, rispetto ai quali si osserva una minore distanza tra la dotazione del
Centro e del Sud che, assieme, riuniscono pi del 75% del patrimonio monumentale e
archeologico italiano a gestione statale.
Vastissimo anche il complesso di biblioteche e archivi italiani, ancora una volta al primo posto
nelle comparazioni internazionali. Le biblioteche presenti sul territorio sono, in base al
censimento effettuato dallIstituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche (ICCU), pi di
15 mila e, per la maggior parte di esse, possibile distinguerne connotazione funzionale,
articolazione amministrativa e distribuzione regionale.
Dal punto di vista amministrativo, a costituire il gruppo pi numeroso sono le biblioteche gestite
da Enti Locali (il 51,8% del totale), seguite da quelle universitarie (17,4%), ecclesiastiche (10%)
e appartenenti a organizzazioni culturali (7%).
In riferimento alle caratteristiche funzionali, la quota pi ridotta rappresentata dalle due
Biblioteche Nazionali, che - in base alla definizione dellUnesco - hanno il compito di acquisire e
conservare copia di ogni pubblicazione significativa pubblicata allinterno del Paese e di operare
come biblioteche deposito; mentre le pi numerose sono le Biblioteche Pubbliche o di pubblica
lettura (circa il 40% del totale) rappresentate da biblioteche generali, al servizio di una comunit
locale o regionale.
Le Biblioteche speciali, che sono pi del 29%, sono istituti specializzati in una disciplina o in un
campo particolare della conoscenza. Infine, circa il 17% delle biblioteche opera al servizio di
milioni e 800 mila visitatori che frequentano ogni anno San Pietro e i Musei Vaticani, di fatto il
primo polo museale ospitato nel nostro territorio, ma di competenza dello Stato Vaticano.
Pi della met delle visite ha riguardato i monumenti e le aree archeologiche che in media su
tutto il territorio nazionale hanno ricevuto, ciascuno, oltre 78.000 persone lanno, mentre il 33%
degli ingressi sono stati registrati nei musei con una media annua di 55.000 visitatori. Ecco un
elenco dei 10 monumenti pi visitati sotto la tutela dello Stato italiano, che con quasi 12 milioni
di turisti raccolgono oltre il 37% del totale delle presenze sia italiane che straniere nel nostro
paese:
Anche per quanto riguarda la fruizione del patrimonio librario e archivistico si osserva una
domanda elevata.
Nel corso del 2004 le biblioteche gestite dallAmministrazione statale hanno visto la presenza di
oltre 1.800.000 visitatori e le opere consultate sono state pi di 2.800.000 con unattivit
particolarmente intensa negli istituti del Centro Italia (del Lazio e della Toscana in particolare)
che hanno visto concentrarsi nelle proprie strutture quasi la met dei visitatori e oltre il 60%
delle consultazioni, in media con 2,3 opere consultate per ogni utente. La presenza di pubblico
inferiore nelle biblioteche settentrionali - con il 33,5% del totale degli utenti - e in quelle del
Mezzogiorno in cui diminuisce anche sensibilmente lattivit di consultazione, con circa unopera
consultata, in media, da ciascun visitatore.
Consistenza e distribuzione del personale Larea dei Beni Culturali caratterizzata da notevoli
potenzialit occupazionali, tanto da essere stata inserita dalla Commissione europea tra i
principali bacini dimpiego. Per quanto riguarda il personale dipendente dallAmministrazione
Statale dei Beni Culturali si rileva una contrazione delle presenze, passate dalle 23.239 unit nel
1991, alle 22.241 del 2001, riduzione per di pi caratterizzata da rilevanti squilibri territoriali: nel
Centro Nord il personale copre solo due terzi dellorganico, mentre nel Sud le risorse umane
impiegate sono pi numerose di quelle previste. I dati relativi al privato e al terzo settore
indicano che per quanto riguarda le attivit profit, in particolare per loccupazione prodotta
nellambito dei servizi aggiuntivi, si passati da 500 addetti del 1998 a 700 nel 1999 e a 900
occupati nel 2000. Nellambito del terzo settore, in base alle rilevazioni ISTAT, nelle oltre 40.000
imprese no profit che operano nelle attivit culturali e artistiche, i dipendenti sarebbero circa
22.500. Pi ampia la quota di volontari, oltre 480.000, mentre poco diffuso il lavoro autonomo
con meno di 10.000 presenze.
LE DINAMICHE IN ATTO
Come accennato, le indicazioni pi recenti evidenziano un rapido e netto innalzamento della
domanda di fruizione culturale. Le indagini svolte su questo argomento, riferite alla popolazione
italiana con pi di 6 anni, mostrano infatti una forte crescita di interesse soprattutto nei
confronti di musei e mostre, con un incremento delle visite, fra il 1999 e il 2003, di quasi il 2%
(Fig. 1). Appare invece pi fluttuante landamento delle visite effettuate dai cittadini italiani a
monumenti e siti archeologici. In questambito si osserva una certa instabilit fra il 1998 e il
2000, a cui seguito un sensibile decremento di fruitori nel 2001 e nel 2002 (Figura 2).
Le rilevazioni effettuate non solo sui cittadini italiani, ma sullinsieme degli ingressi nei musei,
monumenti, siti archeologici e circuiti museali gestiti dallo Stato confermano una netta tendenza
allincremento dellaffluenza con circa 5 milioni di visitatori in pi tra il 1999 e il 2004. Lanalisi
degli andamenti in funzione delle diverse tipologie di istituto mostrano una flessione, tra il 1999
e il 2003, che investe sia i musei che i monumenti e i siti archeologici, seguita per da una lieve
ripresa nel 2004: in crescita i visitatori dei circuiti museali che compensano ampiamente i
decrementi registrati altrove.
FIG. 1 - PERCENTUALE DI VISITATORI DI MOSTRE
La corposa produzione normativa degli ultimi anni riguardante il settore dei Beni Culturali ha
determinato profondi mutamenti del quadro istituzionale. Uno dei temi principali affrontato di
recente dal legislatore rappresentato dal rapporto tra pubblico e privato (profit e non) nella
gestione del patrimonio culturale. Si passati da una situazione caratterizzata da una
concentrazione pressoch assoluta dei servizi per la collettivit affidati alla gestione pubblica, ad
un assetto misto che chiama in causa, con modalit variabili, il pubblico e il privato. Uno degli
interventi pi rilevanti rappresentato dalla Legge Ronchey (L. 4/93 e successivi regolamenti
attuativi pubblicati con D.M. 171/94 e D.M. 24 marzo 1997) che consente ai privati di gestire
alcuni servizi aggiuntivi nellambito degli istituti statali e delle norme che, in seguito, hanno
ulteriormente ampliato gli spazi riservati a tali attivit.
Lapplicazione della Legge Ronchey ha subito alterne vicende e solo dopo un periodo di stallo ha
cominciato ad offrire risultati finanziari apprezzabili arricchendo, soprattutto, gli strumenti di
supporto alla fruizione.
Un riassetto complessivo del settore stato inoltre determinato dal D.lgs. 490/99 (Testo unico
delle disposizioni legislative in materia di Beni Culturali) e dal Codice dei Beni Culturali e del
paesaggio (D.lgs. 42/2004, il cosiddetto Codice Urbani) che ha sostituito quasi per intero il
testo precedente.
Un aspetto importante rappresentato dalla possibilit di reperire risorse private:
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lart. 38 della L.342/2000 (Erogazioni liberali per progetti culturali, integrata dal D.M 11
aprile 2001 e D.M. 3 ottobre 2002) ha consentito la totale deducibilit dal reddito dimpresa delle
erogazioni liberali destinate a soggetti operanti in ambito culturale. Ulteriori incentivi allutilizzo
delle erogazioni a favore di investimenti di questo tipo sono venuti dai successivi Decreti
Ministeriali dell11 aprile 2001 e del 3 ottobre 2002 nonostante gli effetti di tali norme siano
stati, ad oggi, decisamente modesti per quanto riguarda i Beni Culturali e ad essi sia stata
destinata solo una quota residuale delle erogazioni a sostegno della cultura;
con la L. 461/1998 e il D.lgs. 153/1999 stato definito il nuovo ordinamento delle Fondazioni
Bancarie che attribuisce ad esse lo status di soggetti giuridici privati con facolt di scegliere,
quali scopi statutari, almeno uno dei settori giudicati rilevanti dalla legge, tra i quali larte e la
cultura. In seguito allemanazione di tali norme, la grande maggioranza delle Fondazioni ha scelto
di specializzare il proprio intervento in ambito culturale e, in particolare, nella tutela e
valorizzazione del patrimonio culturale e artistico tanto da far osservare, nel 2000, erogazioni
quattro volte superiori allinizio del decennio precedente;
la L. 448/2001 e lo stesso Codice Urbani hanno affrontato - suscitando non poche perplessit la questione del rapporto con i privati, intervenendo in materia di appalto di servizi pubblici,
alienazione o trasferimento in concessione dei beni di propriet del demanio, cartolarizzazione
dei Beni Culturali e ambientali.
Un ulteriore trasformazione degli assetti istituzionali del settore rappresentata dal progressivo
trasferimento di competenze dallamministrazione centrale a quelle locali e dalla progressiva
concessione di autonomia agli istituti incaricati della gestione del patrimonio. Anche la riforma
dellAmministrazione dei Beni Culturali - stabilita con il D.Lgs 368/98 e il conseguente decreto
attuativo D.P.R. 441/00 e lAtto di indirizzo ministeriale (D.M. 10 maggio 2001) sono intervenuti
riconoscendo a musei, biblioteche e archivi di particolare rilievo maggiore autonomia sul piano
scientifico, finanziario, organizzativo e contabile. In questa direzione si mosso anche il D.M 11
dicembre 2001 con il quale sono state istituite alcune sovrintendenze speciali per i poli museali
di Roma, Firenze, Venezia e Genova e si prevista la gestione autonoma di altri musei.
Riguardo al conferimento e al trasferimento di compiti e funzioni dallo Stato alle Regioni e agli
Enti locali, i principali riferimenti normativi sono rappresentati dalla L. 59/97 (la cosiddetta
Bassanini 1) e dal D.lgs 112/98, resi pi incisivi dalla successiva riforma del Titolo V della Parte
II della Costituzione (L. Cost. 1/2001).
Si tratta tuttavia di un processo ancora in via di definizione e che certamente condurr a nuove
trasformazioni dellassetto attuale. Una parte della normativa ha infine riguardato lampliamento
delle fonti di finanziamento utilizzando, ad esempio, i proventi del gioco del lotto (art. 3, comma
83 L. 662/96 e successive modificazioni), quelli derivanti dall8 per mille dellIrpef (D.P.R. 76/98
e successive modificazioni) e il 3% degli stanziamenti per le grandi opere infrastrutturali (art. 60,
L.289/02).
Vienna, privilegia unidea policentrica della citt, potenziando i centri culturali di quartiere al fine
di offrire iniziative che attirino anche gli abitanti di altre zone.
LORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
Le principali funzioni che caratterizzano larea dei Beni Culturali sono rappresentate da:
tutela e conservazione;
valorizzazione del patrimonio e accesso alla cultura;
ricerca;
attivit di supporto.
Pur tenendo conto della grande variabilit che caratterizza questarea, possibile individuare i
principali contenuti di ciascun raggruppamento funzionale.
Tutela e conservazione
Sono compresi in questambito:
la catalogazione;
la documentazione e larchiviazione;
il restauro;
le attivit di manutenzione, tutela e conservazione.
La tutela e la conservazione dei Beni Culturali hanno a lungo rappresentato la funzione
preminente se non esclusiva delle organizzazioni e degli operatori preposti alla gestione del
patrimonio culturale. Particolare rilevanza, in questo ambito, assumono i rapporti con le attivit
di ricerca umanistica, scientifica e tecnologica, oltre che lintreccio tra diverse specializzazioni
disciplinari e tra professioni e mestieri. Gli elementi essenziali che connotano questo
raggruppamento funzionale sono rappresentati dalla capacit di comprendere il valore del bene, di
individuarne le caratteristiche, di raccogliere una documentazione organizzata, di intervenire con
modalit e strumenti adeguati al fine di garantirne la salvaguardia e la conservazione attraverso
le attivit di manutenzione e restauro.
Valorizzazione del patrimonio e accesso alla cultura
Le funzioni principali sono:
la valorizzazione e la divulgazione delle attivit culturali (leditoria);
le attivit espositive;
la didattica;
la promozione;
il marketing;
la comunicazione.
La valorizzazione del patrimonio culturale rappresenta un aspetto sempre pi importante negli
orientamenti del settore. Le finalit di questa funzione consistono, da un lato, nelloffrire la
possibilit di accedere alla fruizione culturale da parte di segmenti sempre pi ampi di
popolazione e, dallaltro, nel garantire una condizione di sopravvivenza per le stesse istituzioni
culturali che, a causa della crescente scarsit di risorse ad esse destinate, devono sempre di pi
fare affidamento su fonti di finanziamento alternativo.
Rendere la cultura accessibile significa, in termini puramente materiali, operare sugli orari di
apertura, sulle politiche tariffarie o sulla rimozione delle barriere architettoniche oppure, in una
accezione pi ambiziosa, accrescere la desiderabilit della fruizione culturale.
La valorizzazione del patrimonio si prefigge invece di impiegare le risorse culturali per favorire lo
sviluppo economico attraverso la creazione di reddito e occupazione e consentire il parziale autofinanziamento del settore. Lintroduzione di attivit precedentemente riservate alle sole
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