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Comune di Buggiano
Nome del progetto: Progetto di recupero del complesso ex monastero
di Santa Scolastica a Buggiano Castello
Committenti: Societ Monastero
del Castello s.r.l. , Comune di Buggiano
Luogo: Buggiano Castello, Comune
di Buggiano (Pistoia)
Anno di progettazione: 20032008
Anno di realizzazione: in corsoProgettista, Piano di Recupero e
coordinamento attivit specialistiche: Arch. Enrico Cerasi
Collaboratori: Architetti Michele
Polizzi, Elena Fattorini, Leonardo Capati, Shirly Mantin Fiore, Lia Grilli
Consulenti:
Prof. Mario Verani
(relazione geologica); dott. Andrea
Bavestrelli e dott. Anselmi (relazione
geologica e piano di bonifica e consolidamento), Ing. Piergiorgio Recalcati (terre rinforzate), Ing. Simone
Marcora (strutture in c.a.), P.I. Rino
Masseroni (impianti)
PREMESSA
Il caso qui illustrato il Piano di Recupero del complesso detto ex monastero di
Santa Scolastica a Buggiano Castello in provincia di Pistoia, in quella zona della
Val di Nievole compresa fra Pescia e Montecatini. Esso sembra particolarmente significativo rispetto al tema in oggetto. Loccasione dellintervento era la necessit di
recuperare un complesso architettonico che, per quanto internamente manomesso in
particolare negli anni 70 del Novecento, parte integrante ed emergente del nucleo
monumentale di un piccolo centro storico collinare della Val di Nievole, rimasto quasi
totalmente indenne, salvo pochi interventi edilizi, dai segni dello sviluppo degli ultimi
due secoli.
La storia del complesso di Santa Scolastica, ora soggetto a recupero, peraltro profondamente ed intimamente legata, sin dalle sue origini, alle stesse vicende complessive dellintero borgo1.
Lintervento tuttora in corso, pertanto il materiale illustrativo a corredo di questo testo prevalentemente composto da tavole di progetto e di simulazione tridimensiona2
Vista dellarea dalla Chiesa di San Martino prima della costruzione della strada
fronto delle fotografie prima e dopo la realizzazione della strada pubblica permettono
di dimostrare che la scommessa era ben posta e i rischi non solo sostenibili ma in fin
dei conti del tutto scongiurati.
Il pretesto era la necessit di assicurare un accesso idoneo al complesso di Santa
Scolastica e con ci anche alla parte monumentale del borgo, senza il quale ogni intervento di recupero attuale e futuro sarebbe risultato impraticabile sia nellesecuzione
dei lavori che nel loro futuro uso. Infatti le strade attualmente in uso (la via Indipendenza gi via di Mezzo raggiunta dalla stretta Porta di San Martino) per larghezza
degli accessi e pendenza del tracciato permettono, e con difficolt, il transito ai soli
autoveicoli.
Laccesso alternativo alla Piazza Pretorio attraverso la strada di Buona Cura ormai da
tempo non era pi disponibile, sebbene era testimoniato da alcuni documenti darchivio nel lontano passato e da residui sentieri. La stessa cartografia del PRG vigente,
probabilmente per inerte traduzione della mappa catastale, testimoniava la presenza
dellantica strada. Contestualmente, secondo prescrizioni normative non derogabili,
si dovevano reperire spazi per i parcheggi, commisurati al fabbisogno pregresso del
centro storico e alle dimensioni del complesso di Santa Scolastica, il tutto in posizione
ragionevolmente vicina allabitato.
Nel corso della progettazione lAmministrazione Comunale ha poi consolidato lintenzione di escludere laccesso automobilistico di Piazza Pretorio, riservandolo ai soli
mezzi di lavoro e soccorso, avviando cos la valorizzazione del nucleo monumentale.
Rispetto a questo quadro, la conoscenza dei dati storici specifici comunque premessa indispensabile, anche se non sufficiente, per la salvaguardia dei valori architettonici
e paesistici. Infatti in un tale contesto evidentemente non sono i soli vincoli a poter
determinare la riqualificazione dellarea e garantire gli esiti dellintervento.
E in effetti prima di affrontare il progetto e prima di formulare le prime proposte
stata svolta una consistente indagine analitica che a fianco dei rilievi geometrici e
fisici si avvalsa anche di unapprofondita ricerca documentaria. Detto per inciso, in
questa ricerca, sono stati consultati numerosi documenti, reperendo notizie originali e
inedite, provenienti da una decina di archivi toscani e nazionali di diversa natura2.
Il dialogo con una comunit di storici locali particolarmente attivi e con una associazione culturale che in un piccolo comune di non pi di 8000 abitanti riesce a organizzare annualmente convegni con studiosi nazionali e internazionali e che trova straordinario radicamento nella vita civile di questo comune ha permesso poi di trovare
momenti non scontati di confronto e fiducia reciproca con lintera comunit e con gli
amministratori locali. In questa atmosfera di confronto e trasparenza ha preso avvio
un lungo e articolato percorso di approvazione di diversi strumenti urbanistici attuativi di cui ora, visti i primi risultati, quasi tutti si dicono soddisfatti, essendo stati fugati
i dubbi e le diffidenze iniziali.
Questi rapporti, intessuti con grande perseveranza, e le garanzie, offerte con le prime
proposte progettuali, hanno ad esempio permesso di individuare le aree che si presta5
vano alla realizzazione della strada pubblica e dei parcheggi privati e di acquisirli in
forma bonaria, senza dover ricorrere, per le parti pubbliche, alle procedure di esproprio.
Se vero che le condizioni di lavoro entro cui si operato hanno degli elementi di
straordinaria unicit (per pluralit delle competenze coinvolte, dei ruoli e dei rapporti
intrattenuti, per estensione e rilevanza degli interventi rispetto alla scala dellabitato
ecc.), anche vero che le condizioni specifiche dellintervento sono comunque paradigmatiche di un tema progettuale ricorrente e che pertanto vogliono essere proposte
alla discussione.
Si vuole tentare di riassumere la questione principale che il progetto pone come quella
legata alle possibilit che le esigenze anche specifiche e potenzialmente invasive del
presente possano essere convogliate e forzate alla ricostruzione di relazioni spaziali
deboli, relative a manufatti esclusi da interessi economici e immobiliari, e che non si
trovino in un circuito sufficientemente virtuoso da permetterne la musealizzazione o
comunque linteresse e il godimento pubblico. Nellintraprendere la strada di questo
progetto si creduto che fosse proprio il carattere necessario dellinvestimento la
garanzia per rimettere in vita un sistema di relazioni che altrimenti non avrebbe mai
avuto occasione di essere riattivato, trascinando con s nelloblio e nel degrado anche
manufatti e monumenti di maggiore rilievo.
Nel caso di Buggiano, cos come altrove, proprio perch si attribuisce al monumento
una centralit spesso astratta dal suo contesto si preferisce o si spesso comunque tentati di perdere piuttosto che di recuperare quelle tracce non pi evidenti, anche perch
in tali situazioni la sensibilit dellarchitetto nei confronti dei manufatti collocati nel
paesaggio si deve misurare anche con fattori, tecniche e regolamenti di natura specialistica a volte difficili da controllare negli esiti finali.
Si spera che il caso di Buggiano dimostri invece come pur dovendo gestire, in un processo faticoso, competenze di natura geologica, di assetto proprietario, di regolamenti
stradali e urbanistici, di tutela ambientale e ingegneria ambientale si possa giungere a
risultati soddisfacenti e non soverchianti il paesaggio antropizzato ed anzi il controllo
consapevole di tutte queste tecniche sia lunico modo che permetta di raggiungere
lobbiettivo.
Da un certo punto di vista, questa tendenza per cos dire difensiva rispetto a interventi
sullesistente, molto diffusa nellopinione pubblica sia dei non specialisti che dei tecnici, si giustifica, forse, da un lato in virt delle esperienze negative sperimentate e
difficilmente evitate dal controllo burocratico e dalle commissioni di tutela che spesso
sono impotenti rispetto al degrado del paesaggio causato dai piccoli segni diffusi che
sfuggono alla formalizzazione e dallaltro in una sorta di sfiducia culturale per la
capacit di sintesi del progetto di architettura, in un momento culturale in cui, ahim,
fortemente premiata nel lavoro professionale la capacit di controllo di un singolo
aspetto settoriale.
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In effetti anche in questo caso sono numerosi i soggetti che, inizialmente e a diverso
titolo, ma prevalentemente per timore, si sono espressi rispetto alliniziativa, inizialmente con diffidenza ed in termini puramente di opposizione.
Cos stato per una parte minoritaria della popolazione residente, organizzata in un
comitato e in parte per la stessa Soprintendenza che in talune circostanze ha avuto un
ruolo eminentemente difensivo o censorio, dirigendo la progettazione verso direzioni
si ritiene meno interessanti e paradossalmente forse anche pi invasive di quanto inizialmente previsto. Ma questa senzaltro una posizione soggettiva.
Vi peraltro la convinzione che il confronto con le diverse istanze possa aiutare a
far crescere il progetto, sebbene in taluni casi i tempi di questo confronto dovrebbero
trovare dei limiti certi per non scoraggiare i soggetti che investono nella iniziativa.
Il recupero tuttavia, in casi come questo, in cui le tracce dei manufatti antichi sono
quasi totalmente disperse, non pu, per motivi architettonici prima ancora che economici e funzionali, che reinterpretare gli elementi preesistenti ed accettare che le
esigenze del presente, debitamente controllate, come ad esempio parcheggi e viabilit,
possano contribuire a ripristinare antichi equilibri. Il progetto qui illustrato frutto
della presunzione che in questi contesti il presente, con tutte le cautele progettuali
del caso, abbia contribuito alla permanenza del passato e alla ricostruzione di alcune
sue relazioni spaziali, avendo saputo interpretare adeguatamente il contesto e avendo
saputo intervenire con segni modesti e tecniche adeguate. Si ritiene cio, come riassunto nel titolo, che in determinate circostanze nella alternativa evidente fra perdere e
ricostruire la scelta non possa che andare al ricostruire accettando che questo avvenga
anche con lintroduzione di usi non propriamente consoni alla storia passata.
Breve illustrazione del caso di studio
Per capire loperazione progettuale necessario introdurre ed illustrare alcuni elementi costitutivi relativi al luogo e alle sue principali emergenze monumentali.
La storia dei luoghi, debitamente indagata, infatti aiuta a cogliere la valenza geografica e architettonica dei pregevoli manufatti esistenti e suggerire delle strade per la
stessa progettazione.
Buggiano Castello un insediamento di cui si hanno tracce documentali almeno dal
secolo XI: era sede di una Signoria rurale abbastanza importante territorialmente,
quella dei da Buggiano, che da questo luogo, in virt della posizione strategica rispetto al percorso della antica via Cassia dominava un territorio piuttosto vasto. Attorno
al 1100 i da Buggiano avevano possedimenti terrieri sino in Lunigiana (quindi circa
70-80 km pi a nord) e detto per inciso, di questa relazione con il territorio al confine
con la Liguria restano frammenti di ardesia che una volta veniva utilizzata a coprire i
tetti e di cui tuttora si trovano tracce negli allettamenti delle murature e a terra.
La fortuna di questa signoria probabilmente deriva dallaver prestato, in circostanze
determinanti, aiuti militari e finanziari ai vescovi e a Federico Barbarossa e in virt
di questi aiuti probabile che abbiano ottenuto i feudi, poi confermati nel tempo dai
7
vescovi di Lucca, e di cui resta testimonianza in alcune pergamene conservate allArchivio Vescovile di Lucca3.
Il primo nucleo dellabitato si costitu attorno alla cinta fortificata del castello dei da
Buggiano, sulla pendice pi alta delle ondulazioni collinari dove la roccia arenaria
affiorava dagli strati di terra di coltura. Qui le condizioni orografiche permettevano di
controllare entrambe le visuali: quella verso la piana e quella verso la collina.
Le dimensioni attuali della frazione di Buggiano Castello si giustificano dalle origini
del borgo quale dimora di una signoria rurale a cui nel tempo si aggiunsero le case
e gli immobili di servizio di una sorte di corte allargata. Le dimensioni attuali non
sono sostanzialmente variate rispetto a quanto esisteva attorno alla fine del Settecento,
come testimonia il Plantario di Buggiano del 1789 (mappa catastale).
Ricostruzione tridimensionale del progetto nel suo intorno: in primo piano gli
edifici monumentali di Buggiano Castello:
1) labbazia di Santa Maria 2) il Palazzo
pretorio 3) la cinta Muraria dellantico
Castello 4) Santa Scolastica
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Per contrasto i percorsi, i terrazzamenti, gli altri elementi del paesaggio e la stessa
cinta muraria del XIV secolo (almeno nella porzione settentrionale vicina alla nostra
area), formalmente e fisicamente pi fragili, hanno perso nella storia recente il loro
rilievo originario e con esso anche nella percezione collettiva avevano perso ogni sostanziale interesse. Paradosso vuole che, negli anni 80, in occasione del restauro di
Palazzo Pretorio, curato dalla stessa Soprintendenza, le macerie prodotte dal cantiere
siano state riversate, assieme a quelle di cantieri privati, sulla vecchia strada di Buona
Cura, cancellandone cos ulteriormente la leggibilit e la continuit proprio nel tratto
terminale pi prossimo a Piazza Pretorio.
Il Castello dei da Buggiano, che occupa la parte sommitale del borgo interessa, come
manufatto edilizio, perch, abbandonato in seguito ai saccheggi di guerra attorno alla
met del 1300, venne acquisito dalla Comunit di Buggiano, e pi tardi i suoi ruderi,
in posizione dominante del borgo, divennero cinta dellex complesso monastico oggetto del presente contributo.
Lintrico di questa vicenda in cui, in modo forse anomalo, edifici a vocazione religiosa
ed edifici di matrice civile si trovano a condividere, seppure in tempi succesivi, i medesimi sedimi, ha alimentato la curiosit di progettista, e non trovando risposta nelle
pubblicazioni esistenti, ha spinto a ricercare in prima persona le fonti documentarie
che potessero rispondere agli interrogativi altrimenti insoluti, permettendo di fare tuttavia numerose scoperte solo in parte pubblicate4.
Terrapieno vicino a Piazza Pretorio: il confronto fra bordo superiore del muro e terrapieno
dimostra la ricolmatura recente. Il progetto ha
ripristinato le pendenze originali
Alla stessa signoria dei da Buggiano si deve la fondazione nel 1038 di un altro degli elementi citati architettonicamente emergenti del borgo di Buggiano Castello: lAbbazia di
Santa Maria, che venne innalzata su un altro piccolo rilievo in prossimit del Castello ma
isolata in posizione estrema pi a nord e rivolta verso la collina.
LAbbazia, di medie dimensioni, mantenne a lungo, in virt dei rapporti privilegiati dei da
Buggiano con i poteri centrali, piena autonomia rispetto alle autorit ecclesiastiche locali.
Nel 1500, quando ormai il patronato cos come la signoria dei da Buggiano si erano da
oltre due secoli estinti, lAbbazia si apparent con la Badia Fiorentina ed in virt di questo
rapporto conserv lautonomia originaria, giungendo in alcune circostanze a rifiutare, con
qualche tensione, la legittimit delle visite pastorali ordinate dalle autorit ecclesiastiche
locali5.
Il fianco dellAbbazia di Santa Maria verso Piazza Pretorio
Attorno alla met del 1300, quando la contesa tra Firenze e Lucca si risolse in favore della
prima e la Val di Nievole con Buggiano pass sotto il dominio fiorentino, le istanze e i
poteri locali trovarono buon gioco nel richiedere maggiore autonomia e cos si istitu la
Comunit di Buggiano che si articolava in quattro vicinanze di cui Buggiano Castello era
capoluogo.
Al fine di assicurare la tranquillit delle proprie frontiere, Firenze accett infatti che la
corona delle Comunit periferiche in prossimit di Lucca, e fra queste anche Buggiano,
godessero di una parziale autonomia.
Con listituzione della parziale autonomia dal governo centrale di Firenze si costru o almeno si rinnov, forse sulle fondamenta di un edificio pi antico, in prossimit di quella
che era lantica dimora signorile, la nuova sede del potere civile: il Palazzo Pretorio. Con
questo altro edificio, oltre al Castello e alla Abbazia la struttura spaziale di Piazza Pretorio
era ormai pressoch definita. Soltanto nellarco del 1600 vennero costruiti gli altri edifici
che tuttora fronteggiano la piazza e che allora nacquero come Oratori di confraternite6 ed
in tempi recenti, con interventi pi o meno felici per quanto attiene al rispetto della struttura
originaria, sono stati trasformati in residenza. Questa premessa storica utile per capire le
relazioni spaziali e geografiche esistenti a quel tempo e cogliere le evoluzioni successive.
La Piazza che raccoglieva e ordinava tutte queste presenze monumentali aveva nei suoi
affacci e nei suoi accessi una profonda relazione con il territorio limitrofo ed in particolare
con le altre frazioni (vicinanze) e, in particolare, quelle di collina che venivano rappresentate a Palazzo Pretorio nelle sedute del Consiglio Generale della Comunit di cui abbiamo
(quasi ininterrottamente sin dal 1357) ancora testimonianza nello straordinario Archivio
Comunale di Buggiano Castello.
La quarta presenza monumentale che affaccia marginalmente sulla piazza Pretorio proprio lex Monastero di Santa Scolastica, di cui si dir soltanto, rimandando la descrizione
dellintera vicenda costruttiva ad altre pubblicazioni, che sorse allinizio del 1500, per iniziativa della stessa Comunit di Buggiano, presumibilmente radunando inizialmente una
comunit spontanea di fanciulle attorno ad un primo nucleo costituito da una casa posta
ai piedi del Castello e alla Chiesa di Santa Maria in Visitazione e pi tardi espandendosi a
pi riprese7.
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per le case o anche i muri di terrazzamento ed una zona che originariamente era parte
integrante del nucleo abitato si trasform in qualcosa di incerto che ancora oggi, date
le condizioni orografiche e geologiche, non n campagna n centro abitato.
Allinterno della stretta cerchia muraria qualcuno la chiama la campagna murata
- sono poche le case abitate. Questa condizione anomala che insieme di pregio e
di abbandono resta ancora oggi un tratto saliente senzaltro affascinante di Buggiano
Castello. vero per che questo fascino, di stampo un po ruskiniano, vive per cos
dire parassitariamente di un passato eroico ed induce chi ne rimane ammaliato a
dimenticare selettivamente alcune parti della storia e alcuni pur pregevoli prodotti di
essa.
significativo che in alcune pubblicazioni curate da autori locali si usi una narrazione
rapsodica, per immagini isolate, come di gioielli scoperti casualmente fra le erbacce
per descrivere i manufatti che un tempo facevano parte di un sistema organico.
Il progetto di recupero (strada di buona cura e parcheggi pertinenziali)
Come detto il progetto si dunque mosso dalla consapevolezza che quella condizione
di grazioso e affascinante abbandono della parte settentrionale del borgo aveva un
carattere contingente, frutto della evoluzione storica e che la accettazione del suo stato
di fatto esistente, ammantato da presunte preoccupazioni di conservazione, si rivelava
alla luce delle conoscenze storiche come invece profondamente antistorico perch
accettava come elemento di necessit un aspetto per cos dire contingente, frutto di
incuria e anche di qualche intervento distruttivo. Lo stato preesistente aveva riportato
peraltro ad una condizione incerta, che non era n agricola n urbana, una porzione
abbastanza estesa del territorio compreso entro le mura cittadine e a ridosso del nucleo
monumentale di Buggiano Castello.
Le Mura del Castello a est: la torre angolare completamente coperta dalla vegetazione. evidente lo stato di incuria
della Comunit, e ora Colle a Buggiano), si incrociavano numerosi percorsi e le planimetrie assegnavano, ai manufatti presenti, toponimi (altrove non attribuiti) che ne
rivelavano la trascorsa importanza. In particolare in prossimit della Porta di Buona
Cura allinterno dellorecchione confluivano quattro percorsi diversi: a ovest la strada
di Buona Cura che saliva verso piazza Pretorio; verso est una strada che permetteva di
raggiungere gli edifici posti allestremit orientale del Borgo (lattuale via della Rocca); poi, verso sud, lungo la linea di massima pendenza, un percorso, probabilmente
scalinato, che, racchiuso fra due muri, doveva essere stato uno degli originari accessi
al Castello dei da Buggiano dato che puntava approssimativamente al suo accesso e
risultava catastalmente ad esso omogeneo; ed infine, sempre verso est, una strada vicinale approssimativamente parallela alla via della Rocca che metteva in collegamento
il Pozzo di Buona Cura con un altro Pozzo tuttora visibile in prossimit della Porta di
San Martino.
La nuova viabilit proposta si data come obbiettivo di ricostruire le relazioni scomparse e di rimettere in luce, collocandoli in un giusto circuito, tutti i manufatti presenti, compreso soprattutto il perimetro settentrionale delle mura del Castello che hanno
sofferto pi di tutti gli altri manufatti di questa condizione di marginalit, scomparendo addirittura, nonostante la mole, sotto le piante infestanti, dalla percezione vicina e
lontana dei residenti.
Evidentemente, in relazione ai nuovi usi e ai nuovi transiti (anche carrabili) tutto ci
non poteva avvenire con gli stessi materiali e le stesse forme, tuttavia i tracciati sono
stati mantenuti per quanto possibile fedeli a quelli originari e si cercato di lavorare
13
Per limitare poi limpatto visivo della strada nel paesaggio, nei tratti piani, i posti auto
sono stati previsti in prato rinforzato, mentre i corselli di manovra verranno rifiniti con
asfalti speciali di color ocra. Il solo tratto terminale della strada di Buona Cura verr
realizzato con baselli di pietra arenaria in conformit e continuit della pavimentazione originaria.
Gli stessi spazi per i parcheggi hanno voluto evidenziare e confermare la giacitura
delle antiche mura urbane, qui completamente scomparse quali manufatti in pietra
e testimoniate da scarpate in terra pi pronunciate che altrove. Al fine di rispettarne
comunque il valore e i pochi ed esigui tratti residui, strade ed accessi ai parcheggi si
mantengono a distanza adeguata dal loro sedime.
Gli alberi, disposti in filari a lato degli spazi di manovra, ricostruiranno quella continuit di essenze arboree e piani coltivati che venuta meno in questarea intermedia
fra abitato e campagna con labbandono delle attivit agricole vere e proprie e linsediarsi di attivit promiscue e ortive.
Si deve dire a malincuore che, nel lungo iter di approvazione dei progetti, stata bocciata dalla Soprintendenza, con la motivazione che nella fase transitoria del cantiere
lesecuzione avrebbe introdotto un impatto eccessivo, una soluzione che per i parcheggi pertinenziali inferiori prevedeva che le auto venissero completamente interrate
e che certamente avrebbe assecondato molto meglio i profili esistenti dei terrazzamenti presenti permettendo di mantenere alle quote originarie le due strade vicinali
di cui si gi parlato. Una di queste strade vicinali, quella inferiore ricostruita con
un calibro appena maggiorato, avrebbe costituito il corsello di manovra di accesso
alle autorimesse. Superiormente alle autorimesse il manto erboso sarebbe stato ricostruito perfettamente e avrebbe costituito, per il transito pedonale opportunamente
rinforzato con elementi invisibili in polietilene, la perfetta riproposizione dellaltro
percorso superiore. Verso valle, laccesso alle autorimesse, interamente schermate da
una cortina in terra rinforzata, perfettamente omogenea alle scarpate degli attuali terrazzamenti, sarebbe avvenuto attraverso tre stretti varchi in essa aperti.
Per predilezione di questaltra soluzione, rispetto a quella convenuta con i funzionari
della Soprintendenza, le immagini presentate si riferiscono alla soluzione rigettata anche se posizione e giacitura non differiscono di molto rispetto a quanto autorizzato.
Note
1
Un primo studio sistematico sul complesso di Santa Scolastica a Buggiano stato pubblicato dal sottoscritto, seppure limitato al periodo che interessava il tema specifico del Convegno per cui stato scritto:
Enrico Cerasi, Santa Scolastica a Buggiano. Le complesse vicende di un Monastero benedettino in Memorie del chiostro, Atti del 1 convegno sulla vita monastica femminile in Val di Nievole in et moderna
e contemporanea a cura dellIstituto Storico Lucchese, Lucca 2006. Precedentemente, a riguardo, vi erano
solo poche note in: Cipriani Cipriano, Il cuore della Valdinievole, ossia Storia documentata dei Castelli
di Buggiano, Stignano, Colle e Borgo a Buggiano, Borgo A Buggiano, 1908, ed inoltre Enrico Coturri,
Catalogo storico descrittivo del Patrimonio artistico di Pistoia e del suo territorio, Ed. Ente Provinciale per
il Turismo di Pistoia. Un resoconto pi ampio riferito allintera vicenda storica con i risultati delle ultime
ricerche deve ancora essere pubblicato.
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Cito soltanto, indicando fra parentesi le sezioni maggiormente consultate, lArchivio di Stato di Firenze
ASF (Mediceo avanti il Principato); lArchivio Comunale di Buggiano ACB (Deliberazioni e Partiti); lArchivio di Stato di Lucca ASL (Estimi della Val di Nievole); lArchivio Diocesano di Pescia ADP (Visite
Pastorali), l Archivio Minoritico di Firenze (Fondo Custodia di San Giuseppe); lArchivio di Stato di
Pescia ASPP (Monastero di Santa Scolastica).
3
Vd. AMLETO SPICCIANI, Una signoria rurale nel contado lucchese del secolo XII: i da Buggiano e
i da Maona in Atti del Convegno Signori e feudatari nella Valdinievole dal X al XII secolo, Buggiano
1992, ed ENRICO COTURNI, Le Famiglie feudali della ValdiNievole (secoli XII-XIV), Atti del 2 Convegno sulla storia dei ceti dirigenti della Toscana, Pisa 1982.
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La curiosit che ha mosso la mia indagine in campo storico si pu sostanzialmente articolare nei due
seguenti quesiti: 1) come mai un complesso monastico si insedia in prossimit dei ruderi del principale
complesso civile di un piccolo centro; 2) quali sono le vicende costruttive che hanno dato forma a un complesso monastico inusuale per caratteri tipologici e architettonici, e il cui fronte su strada presenta almeno
in parte i caratteri di un palazzo civile.
5
Vd. Firenze, Archivio di Stato [Asf], Diplomatico, 1217 aprile 21. Badia fiorentina, citata fra laltro in
ANDREA CZORTEK, Labbazia di Buggiano nel XIV secolo: materiali e proposte per una storia da scrivere, in Atti del Convegno sulla Valdinievole nel periodo della civilt agricola, I (Buggiano Castello 1983),
Buggiano 1984. Si veda inoltre AMLETO SPICCIANI, Le vicende economiche dellabbazia di S. Maria di
Buggiano dalla fondazione ai tempi di papa Onorio III (1038-1217), in Atti del Convegno sulla Valdinievole nel periodo della civilt agricola, I (Buggiano Castello 1983), Buggiano 1984, pp. 21-61.
6
Ho trovato documenti nellArchivio Comunale di Buggiano (per quanto riguarda la costruzione dellOratorio dellAngiolo Raffaello che affacciava proprio su Piazza Pretorio: nel 1602 si delibera di iniziare la
fabbrica e nel 1613 si richiede la benedizione del nuovo oratorio fabbricato dalli fratelli posto nella
Piazza di Buggiano, sotto la casa dei Monaci della Badia).
7
probabile che la casa e la Chiesa legate al Castello siano state concesse alle fanciulle da personaggi
vicini al Consiglio della Comunit, la quale aveva ereditato parte dei beni gi appartenuti alla signoria dei
da Buggiano, quale ad esempio la famiglia Lemmi. Il nome della famiglia Lemmi compare infatti in molti
degli episodi legati alle propriet attorno a cui si articola il monastero di Santa Scolastica. Di questa famiglia infatti sono: 1) il notaio che roga latto nel 1254 di acquisizione del Castello da parte della Comunit;
2) uno dei proponenti nel Consiglio nel 1517 della costituzione di un monasterio da erigersi nella Rocha se
non altrove; 3) il patronato della Chiesa di Santa Maria in Visitazione che diventer poi Santa Scolastica.
8
Le altre tre vicinanze erano Borgo (poi alla fine del 1700 divenuto capoluogo), Castello del Colle (ora
Colle a Buggiano) e Stignano.
9
vd. Rossano Pazzagli, Famiglie e paesi : mutamento e identit locale in una comunit toscana: Buggiano
dal 17. al 19. Secolo, Venezia, 1996.
10
Vd. Rossano Pazzagli, Buggiano. Un territorio e la sua gente nella Toscana Moderna, Pisa, 2001.
11
Purtroppo, nonostante una lunga ricerca, non ho potuto trovare cartografia di epoca precedente in cui il
borgo venisse rappresentato in modo dettagliato e non schematico. Unaltra mappa interessante che non
mostra grandi trasformazioni se non a livello edilizio la planimetria del catasto del 1824.
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