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Marisabel Catalano
Le lingue
in movimento
Copyright MMIX
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
info@aracneeditrice.it
via Raffaele Garofalo, 133 A/B
00173 Roma
(06) 93781065
ISBN
9788854825109
Indice
Premessa .......................................................................................
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Indice
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Conclusioni ...................................................................................
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Appendice
Petit dictionnaire en verlan ...........................................................
Dizionario delle espressioni giovanili italiane .............................
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Bibliografia ...................................................................................
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Sitografia ......................................................................................
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La lingua italiana e i LG
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Il sorgere di variet giovanili sembra rintracciabile solo dopo la seconda guerra mondiale, se vero che alla fine degli anni Quaranta
Menarini, noto studioso di forme sub-standard, non riscontrava tracce
di un linguaggio giovanile.4
Gli addetti ai lavori collocano il linguaggio giovanile tra le variet
dellitaliano parlato5. Una sua variet diafasica6, un registro utilizzato
dai ragazzi in situazioni comunicative informali e prevalentemente orali. Ma in realt anche nello scritto si possono rintracciare usi propri
dei giovani, non di rado con una funzione ludica, cio connessa alla
voglia dei giovani di usare la lingua giocosamente e scherzosamente.
I linguisti hanno dedicato la loro attenzione al linguaggio giovanile
soprattutto alla fine degli anni Ottanta e allinizio dei Novanta; ma un
uso linguistico proprio delle generazioni pi giovani si pu individuare gi negli anni Sessanta, soprattutto nel Sessantotto, anche in conseguenza del progressivo abbandono del dialetto.
Ogni generazione tende a differenziarsi da quella precedente e
quindi molte innovazioni cadono ben presto in disuso, non solo sul
piano lessicale, dove il ricambio particolarmente accentuato: si pensi
alluso di cio come segnale di apertura, molto in uso nella generazione post-sessantottesca, che ha poi ceduto il posto a niente.
Il parlato giovanile stato studiato prevalentemente dal punto di vista del lessico e della formazione delle parole: del resto questo livello di analisi offre maggiormente elementi caratteristici e significativi,
sebbene non manchino fenomeni interessanti anche su altri piani, da
quello fonetico a quello testuale.
I fenomeni pi caratteristici sono gli accorciamenti e le retroformazioni (si pensi al recente arterio da arteriosclerotico per indicare i genitori, luso di sigle e acronimi, liperbole, anche antifrastica (mitico,
pazzesco, sei uno schianto!), il gioco di parole. Quando se ne parla, in
genere, si intende per lingua degli adolescenti il loro gergo, quel bagaglio di neologismi, deformazioni, iperboli di cui nessuno, a parte loro, deve possedere le chiavi.
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Di fatto, anno dopo anno, quel linguaggio che era stato una carta
didentit e un simbolo di appartenenza a un gruppo, a unet, a un
mondo, ci sfugge. Si inizia a usarne uno pi neutro, con confini meno
marcati: il linguaggio degli adulti. Una lingua che serve a comprendersi, non a distinguersi; dove i gerghi sono simbolo di appartenenza,
al limite, a un gruppo professionale. Addentrandosi nello sfumato
mondo adulto, districandosi nel suo groviglio di convenienze e rispetto delle forme, si perdono i contatti con i giovani e con la loro lingua.
Perch quella che usavamo noi alla loro et non esiste pi.
Ovviamente queste considerazioni di carattere generale valgono per
tutte le latitudini. Quello che cambia il contesto e le modalit di attuazione.
Litaliano standard
Lesigenza di creare una nuova variet diagenerazionale
nellinsieme dellitaliano contemporaneo va intesa come un impulso
collettivo ad arricchire la lingua nazionale di un ulteriore insieme del
sub-standard linguistico. Si tratta di una manifestazione che reagisce
ai risultati ottenuti dalla politica linguistica normativa quale stata la
questione della lingua.
Tutti i tentativi di imporre alla lingua italiana parametri irrevocabili
e norme definitive tramite istituzioni come lAccademia della Crusca7,
lautorit della grande letteratura o le scuole, non hanno impedito che
il parlante italiano si orientasse nella comunicazione sempre secondo
il criterio che ci sono tante norme quante sono le variet.
Limportanza delle variet giovanili dipende dal loro rapporto con
litaliano comune, anche se gli elementi specifici appaiono, a qualche
studioso, trascurabili.
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LAccademia della Crusca costituisce uno dei principali punti di riferimento per la ricerca sulla lingua italiana non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Sorta a Firenze tra il 1582-83,
per iniziativa di cinque letterati fiorentini, ai quali se ne aggiunse un sesto, lAccademia deve
il suo nome alle animate riunioni di questi studiosi chiamate cruscate, termine che significa,
appunto, lavoro di ripulitura della lingua. Essa si sempre distinta per il suo strenuo impegno
a mantenere pura la lingua italiana originale, pubblicando gi nel 1612 la prima edizione del
Vocabolario della lingua italiana, ampliato pi volte fino al 1923, che serv da esempio lessicografico anche per le lingue francese, spagnola, tedesca ed inglese.
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zione diverso dagli altri. Si tratta di una vera arma di difesa contro il
controllo altrui, e pu essere utilizzato dai malviventi, dai giovani, dai
militari, dagli studenti.
Generalmente i gerghi servono allarricchimento dellimmagine fonica che la lingua di cultura non sempre pu soddisfare ed anche per
esprimere, in un codice a volte effimero, le trasformazioni e le contaminazioni che la lingua predominante subisce nel tempo.
La lingua parlata, cos come quella scritta, soggetta a trasformazioni continue, prodotte dal modificarsi dei termini che si fondono,
cadono in disuso e vengono coniati al passo con il mutamento degli
scenari storici. Accanto a questo fenomeno di trasformazione storica,
la lingua subisce linfluenza delle generazioni giovanili che la contaminano e la adattano alle loro esigenze di gruppo.
La storia dei linguaggi giovanili esprime, quindi, in un codice privato, le stesse alterazioni subite dalla lingua predominante.
I gerghi sono sempre linguaggi speciali particolarmente marcati,
che hanno due principali ragioni desistere:
Dare un segnale della propria appartenenza solidale a un gruppo.
Non farsi capire facilmente da chi estraneo al gruppo.
Queste due dimensioni rendono il gergo un linguaggio particolarmente marcato, composto di piccole quotidianit e condivisioni e dalla
nascita e sviluppo di un sentimento del noi.
Le caratteristiche fondamentali di un gergo, secondo Berruto sono:
Luso di una lingua base come pu essere il dialetto del posto o
la lingua ufficiale: il gergo non ha infatti una sua base indipendente
(base che invece presente in un dialetto o nellidioma di una minoranza linguistica). Senza lappoggio di questa lingua, il gergo
non pu svilupparsi. La mancanza di autonomia completa di un
gergo si rispecchia nel fatto che si continuer a fare ricorso sistematico allidioma base (lessico, strutture grammaticali ecc.).
Una notevole differenza rispetto alla lingua originale.
La segretezza: il gergo ha come scopo quello di impedire la
comprensione da parte di parlanti estranei al gruppo sociale.
Una caratteristica del gergo proprio la funzione criptica, anche se
luso di alcune parole speciali da parte di un gruppo di studenti, ad esempio, non ha necessariamente lo scopo di rendere segreto un lin-
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A. Dino, Mutazioni. Etnografia del mondo di Cosa Nostra, Palermo, La Zisa, 2002, pp.
131-133: Cosa Nostra ha posto ai propri associati il problema di individuare e sperimentare
forme di comunicazione e modalit di interazione differenti da quelle ordinarie, che potessero
coniugare le esigenze della segretezza con la necessit del controllo e dello scambio comunicativo. Il linguaggio degli uomini di onore molto limitato, si parla a brevi sillabe, per pochi
momenti.
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La conoscenza del gergo si base in piccola parte sugli studi effettuati dai linguisti, ma non esistendo raccolte sistematiche n per il passato n per il presente non si in grado di offrire dati, che non siano
parziali, su consistenza e distribuzione dei gerghi. Inoltre, lo studio sul
terreno presenta particolari difficolt, per le caratteristiche sociologiche dei gerganti che temono in maniera istintiva ogni domanda e tendono a dare informazioni false o reticenti.
Daltra parte, i linguisti raccolgono solo il lessico gergale; materiale per lo studio della sintassi, della testualit e della pragmatica gergale si deve cercare in fonti letterarie.
Dal punto di vista letterario, il gergo ha goduto di una grande fortuna tra il XV e il XVII secolo, prima presso i poeti burleschi, poi nella commedia (Ariosto) sino ad arrivare ai romanzi di Pasolini.
Il periodo di maggior diffusione del gergo sembra essere stato il periodo a cavallo tra il Cinquecento ed il Seicento, a giudicare dalle
condizioni socio-economiche di quellet, dalle testimonianze storiche
e dalla letteratura, che elabor una vera maniera picaresca (picaro vagabondo un termine gergale).
Una mappa degli attuali gerganti assai difficile da stabilire. La
societ contemporanea attraverso lestensione e il perfezionamento del
controllo sugli individui, riduce gli spazi della marginalit,
dellillegalit e del vagabondaggio (si pensi alle crescenti difficolt
che incontra il nomadismo degli zingari), anche se crea forme di emarginazione, che assumono, in parte almeno, i caratteri culturali della marginalit storica.
Sarebbe imprudente pensare che i gerganti e il gergo siano in pericolo destinzione, poich se vero che sono drasticamente diminuiti i
gerganti legati allambulantato e alla piazza, quelli pi legali quindi
pi visibili, sono invece aumentati i gerganti legati alle attivit illecite.
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L. Coveri, Sprache und Generationem - Lingua ed et, in G. Holtus, M. Metzeltin, C.
Schmitt (a cura di), Lexikon der romanistischen Linguistik, Tbingen, Niemeyer, 1988.
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G. Lavanco, C. Novara, Elementi di Psicologia di Comunit. Dalla teoria allintervento
(seconda edizione), Milano, McGraw-Hill, 2006: Il termine gruppo si fa derivare dal germanico occidentale kruppa tradotto con matassa arrotolata, mentre il significato italiano pi
vicino quello di groppo di origine toscana, ossia nodo. Letimologia rimanda subito ad alcuni elementi che contraddistinguono il gruppo come realt dinamica: esso il risultato di un fitto intreccio di legami che ne testimoniano la dimensione multipersonale (matassa arrotolata) e
fa esplicito riferimento alla coesione che stringe insieme i membri che ne prendono parte (nodo).
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E. Radtke, La dimensione internazionale del linguaggio giovanile, in Il linguaggio giovanile degli anni Novanta. Regole, invenzioni, gioco, a cura di E. Banfi e A. A. Sobrero, Bari,
Laterza, 1992.
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Tale bipartizione, basata su criteri sociali ed extralinguistici, dovrebbe influire sullanalisi linguistica: i giovani in et scolare hanno
come riferimento fondamentale lambiente scolastico e un particolare
gruppo di amici. Essi sono pi portati a coniare un linguaggio originale, termini strani, spiritosi, capaci di fare effetto e che restino in
mente. Invece, i ventenni hanno altri contesti di riferimento, pi ampi
e vicini al mondo degli adulti, siano essi legati alla realt dello studio
o del lavoro, usano meno il gergo rispetto ai giovani e risultano meno
orientati verso lidentificazione di un peer-group.
Inoltre, occorre distinguere luso del linguaggio secondo la condizione sociale. Giovani di umili condizioni e/o istruzione elementare
utilizzano settori del linguaggio giovanile definibili come in via di obsolescenza, mentre quelli di condizione sociale intermedia utilizzano
pi facilmente in maniera ludica vocaboli che si impongono come
moda.
Negli anni Ottanta, e ancor pi negli anni Novanta, le variet giovanili della lingua hanno assunto proporzioni ragguardevoli caratterizzando in modo del tutto evidente il costume linguistico connesso alla
fascia det.
I recenti studi su questo tema hanno consentito di delineare i tratti
peculiari delle variet giovanili, nonch le funzioni e la posizione nel
repertorio linguistico. Infatti, per quanto articolate al loro interno in
relazione ai gruppi giovanili, nelle diverse situazioni urbane e metropolitane e meno frequentemente in ambiente rurale, tali variet presentano le medesime caratteristiche socio-linguistiche ed analoghi processi di formazione del lessico mediante la selezione dal repertorio
linguistico, di elementi che concorrono alla costituzione di un amalgama, ma che sono diversamente presenti secondo le situazioni e gli
ambienti.
Un piccolo paese di provincia e una metropoli sono contesti tra loro
molto differenti per lo sviluppo e luso del linguaggio dei giovani: nonostante sia effettiva una tendenza allomologazione, i due ambienti
restano culle di linguaggi differenti.
Insomma, il linguaggio giovanile riflette la complessit del mondo
dei giovani. Come non si pu parlare, se non in termini troppo generali, di cultura giovanile, cos non si pu parlare di linguaggio giovanile
semplicemente al singolare.
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Il linguaggio un modo particolare di esprimersi in relazione innanzitutto al lessico e alla fraseologia. Opportunamente si deve parlare
di linguaggi giovanili, e non di linguaggio. Il primo motivo, gi illustrato, per cui necessario parlare al plurale di carattere storico:
spesso parole ed espressioni di un periodo si sovrappongono a quelle
di un altro, dando vita a una sorta di giovanilese storico, caratterizzato da elementi linguistici a lunga durata. A volte alcune espressioni,
sopravvivono nella comprensione, non nelluso, ad esempio pisquano
ragazzo sciocco; sbarbina ragazza giovane e carina; nisba niente;
matusa anziano.
Ci vale soprattutto per i termini legati a forme di subcultura giovanile, che cadono in disuso e vengono considerati out, come quelli
utilizzati dei paninari, negli anni Ottanta: sfitinzia ragazza carina;
giusto come aggettivo per qualificare in modo positivo qualcosa o
qualcuno; tamarro per indicare una persona volgare.
Se ci si domanda che cos giovane e, dunque, lingua dei giovani,
una risposta adeguata non va cercata tanto nella definizione di fasce
det, piuttosto nellinsieme dei fenomeni di carattere collettivo in cui
i giovani si riconoscono. Sono questi ultimi che li rendono giovani, ne
consegue che non esiste un linguaggio giovanile a tutto tondo come
non esistono giovani tout court, tali categorie formali sono solcate con
ogni evidenza da variabili e da tratti particolari che ne fanno porzioni
di un continuum sia linguistico sia sociologico.
La mutevolezza
Scrostati, gaggio! significa, in italiano standard, Vattene, idiota! ed il titolo di un dizionario dei linguaggi giovanili, pubblicato da
Renzo Ambrogio e Giovanni Casalegno.15 In effetti, sfogliandolo ci si
sente un poco idioti, nel senso proprio del termine ignorante: dal
momento che molte parole sono, letteralmente, da tradurre in italiano,
ci si sente ignoranti, esclusi, fuori dal gruppo e stranieri.16
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Gli autori lo definiscono un dizionario storico, perch intende valorizzare un aspetto fondamentale dei linguaggi giovanili: il loro essere
in continuo divenire, la loro mutevolezza geografica e cronologica.
possibile distinguere alcune tappe, individuando alcuni momenti salienti di questa storia.
La prima tappa si pu far risalire agli anni Cinquanta e Sessanta. Allora il linguaggio giovanile coincideva sostanzialmente con il
gergo studentesco ed era abbastanza statico, limitato e circoscritto.
Il periodo dal Sessantotto al Settantasette stato caratterizzato
dalluso del linguaggio a scopo politico e di contestazione, di derivazione colta, segnato soprattutto dalla terminologia politicosindacale e da espressioni quali, ad esempio, prendere coscienza,
nella misura in cui, a livello di, cio.
Negli anni Ottanta, come si verificato nella societ un generico riflusso nel privato e un emergere di gruppi con spiccata identit, cos anche a livello linguistico sono emersi linguaggi di gruppo,
capaci di rafforzare, grazie al lessico, la riconoscibilit di dark,
punk, new romantic, paninari ecc.
Il quarto momento quello che va dagli anni Novanta fino ai
nostri giorni, caratterizzato da una molteplicit di modelli, gusti e
tendenze difficilmente riassumibili. da notare un fenomeno specifico: la nascita di un lessico di carattere sociopolitico, legato ai girotondi, ai movimenti pacifisti e no-global.
Ogni periodizzazione, per, resta sempre parziale. Se, ad esempio,
nel Sessantotto molti giovani, specie i pi colti, erano politicizzati,
molti altri non lo erano affatto e vivevano realt diverse da quelle universitarie e contestatarie.
Al di l di ogni suddivisione temporale, comunque da riconoscere
che il linguaggio giovanile si evolve a un ritmo decisamente pi sostenuto rispetto la lingua standard, e parole o espressioni comprese e
usate in un periodo anche dopo una stagione possono gi risultare non
pi adatte, pur rimanendo ancora comprensibili. Ci accade perch le
mutazioni della cultura giovanile e dei suoi riferimenti fa s che le parole si usurino velocemente e siano soppiantate da altre nuove e aggiornate, nonostante le prime non scompaiano del tutto dalluso.