’intellettuale è obbligato a sperimentare nei confronti dell’organizzazione capitalistica del lavoro,
alcune delle condizioni positive da cui ripartire, per elaborare un programma di attacco al
piano complessivo». E ancora, più oltre: «Non crediamo alle ripetute invenzioni di nuovi alleati
della classe operaia. Ma sarebbe suicida non riconoscere che sono le stesse linee dello sviluppo
capitalista a ricomporre, ai propri fini, una forza-lavoro tendenzialmente omogenea, che
è possibile far funzionare sotto il segno degli interessi diretti della classe operaia. Rovesciare
quello che è stato, per troppo tempo, il disegno capitalista, quello che vede come proprio fine
una classe operaia organizzata dal capitale: questo è l’obiettivo da raggiungere ponendosi
come compito la gestione operaia delle rivendicazioni soggettive dei nuovi strati di lavoro intellettuale
salariato.
Ma ciò non è possibile se non battendo ogni illusione reazionaria, ogni proposta tesa a restituire
dignità professionale a quegli intellettuali “degradati”. Mostrare in concreto la reazionarietà
di ogni discorso che voglia offrire prospettive “alternative” al lavoro intellettuale, significa
quindi riconoscere che solo all’interno del ruolo oggettivo imposto dal dominio dello sviluppo
è la condizione per utilizzare la lotta dei ceti intellettuali assorbiti direttamente nella produzione,
in un attacco complessivo al piano del capitale: il che significa, essenzialmente, estende
Original Title
279494243 Manfredo Tafuri Para Una Critica de La Ideologia Arquitectonica de La Vanguardia a La Metropoli (1)
’intellettuale è obbligato a sperimentare nei confronti dell’organizzazione capitalistica del lavoro,
alcune delle condizioni positive da cui ripartire, per elaborare un programma di attacco al
piano complessivo». E ancora, più oltre: «Non crediamo alle ripetute invenzioni di nuovi alleati
della classe operaia. Ma sarebbe suicida non riconoscere che sono le stesse linee dello sviluppo
capitalista a ricomporre, ai propri fini, una forza-lavoro tendenzialmente omogenea, che
è possibile far funzionare sotto il segno degli interessi diretti della classe operaia. Rovesciare
quello che è stato, per troppo tempo, il disegno capitalista, quello che vede come proprio fine
una classe operaia organizzata dal capitale: questo è l’obiettivo da raggiungere ponendosi
come compito la gestione operaia delle rivendicazioni soggettive dei nuovi strati di lavoro intellettuale
salariato.
Ma ciò non è possibile se non battendo ogni illusione reazionaria, ogni proposta tesa a restituire
dignità professionale a quegli intellettuali “degradati”. Mostrare in concreto la reazionarietà
di ogni discorso che voglia offrire prospettive “alternative” al lavoro intellettuale, significa
quindi riconoscere che solo all’interno del ruolo oggettivo imposto dal dominio dello sviluppo
è la condizione per utilizzare la lotta dei ceti intellettuali assorbiti direttamente nella produzione,
in un attacco complessivo al piano del capitale: il che significa, essenzialmente, estende
’intellettuale è obbligato a sperimentare nei confronti dell’organizzazione capitalistica del lavoro,
alcune delle condizioni positive da cui ripartire, per elaborare un programma di attacco al
piano complessivo». E ancora, più oltre: «Non crediamo alle ripetute invenzioni di nuovi alleati
della classe operaia. Ma sarebbe suicida non riconoscere che sono le stesse linee dello sviluppo
capitalista a ricomporre, ai propri fini, una forza-lavoro tendenzialmente omogenea, che
è possibile far funzionare sotto il segno degli interessi diretti della classe operaia. Rovesciare
quello che è stato, per troppo tempo, il disegno capitalista, quello che vede come proprio fine
una classe operaia organizzata dal capitale: questo è l’obiettivo da raggiungere ponendosi
come compito la gestione operaia delle rivendicazioni soggettive dei nuovi strati di lavoro intellettuale
salariato.
Ma ciò non è possibile se non battendo ogni illusione reazionaria, ogni proposta tesa a restituire
dignità professionale a quegli intellettuali “degradati”. Mostrare in concreto la reazionarietà
di ogni discorso che voglia offrire prospettive “alternative” al lavoro intellettuale, significa
quindi riconoscere che solo all’interno del ruolo oggettivo imposto dal dominio dello sviluppo
è la condizione per utilizzare la lotta dei ceti intellettuali assorbiti direttamente nella produzione,
in un attacco complessivo al piano del capitale: il che significa, essenzialmente, estende