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"Un critico severo potrebbe obbiettare che tutte queste sono solo fantasie proiettate nel
passato anziché determinate dal passato" (S.F. Lettere a W. Fliess, Boringhieri, p.158)
"Il mio paziente più importante ero io stesso" (S.F. Lettere a Fliess, p.167)
"Noi affermiamo (...) che non si dimentica nulla senza una nascosta ragione o un
segreto motivo".(S.F. Opere V, p.276)
" 'Com'è che il professore sapeva già tutto? Forse parla con il buon Dio?' " (S.F. Opere,
VI, p.509)
Volume X
Il lupo è stato un grande effettivo pericolo per l'uomo, tra l'uomo ed il lupo
c'è grande paura e inimicizia. Il lupo delle fiabe è un agente della paura.
Riportare il lupo nella famiglia è fargli un dispetto, al lupo!
F. è nemico del lupo.
(381). L'incesto nella storia e nella mitologia non dimostra che nell'infanzia
c'è "un'aspirazione incestuosa"; ma che essa è presente tra Dei e Re.
Essere sepolti vivi ha un fondamento nel fatto che molti morti apparenti
hanno fatto, nei secoli più sprovvisti di sapere scientifico, quella fine. Altro
che vita intrauterina (105).
Del resto resistere è utile alla sopravvivenza. Certo, si resiste anche per
sopravvivere nella falsità.
Volume IX
Da Compendio di psicoanalisi.
F. si sofferma sui debiti della p.a. nei confronti dell'ipnosi. Si riferisce alla
riproduzione ipnotica di certe paralisi da parte di Charcot - per
suggestione. Ciò m'induce a pensare al fenomeno dell'imitazione di certi
stati emotivi da parte dell'attore. Questi stati emotivi si producono come
se fossero veramente fondati neurologicamente, mentre non lo sono. A
meno che qui non entri in gioco il fattore "neuroni specchio". Questo
farebbe pensare che Charcot attivasse le sue “paralisi ipnotiche”
sollecitando l'attorialità dei soggetti - e i loro "neuroni specchio".
Un vantaggio della lapsuslogia freudiana è che con essa si resta su un
terreno di ragionevolezza - niente metafisica, niente fantascienza
dell'infanzia, ma storie (certo opinabili) di soggetti adulti che cadono prede
dei loro motivi tenuti segreti. Sta qui la validità dell'esperienza analitica e
della critica culturale che l'analisi consente.
Lezione ventesima. Come puoi aver memoria dei tuoi primi anni? Si tratta
di impossibilità mentale, scambiata da F. per qualcosa di tendenzioso. Da
notare: della sessualità la prima definizione è: "qualcosa di sconveniente",
e sia pure espresso in modo ironico.
Che la sessualità adulta pervertita assomigli alla sessualità infantile non
significa che la seconda sia paragonabile alla prima. Di paragoni non si
muore, però serve equilibrio.
F. proietta la sua, di tendenziosità.
(381) "La psicoanalisi è (...) una mia creazione; per dieci anni sono stato
l'unica persona che se n'è occupata (...)"
( 412): a Paul Janet, che aveva affermato esser la psicanalisi una "cosa
viennese", F. ritorce che "viennese" significava "un altro rimprovero che si
preferiva non proferire in pubblico", l'origine ebraica di F . Ma “viennese”
significa “viennese”. E comunque F. non era viennese.
(427): l' "osservazione da parte del bambino dell'atto sessuale tra gli
adulti" è data per scontata, ma invece è discutibile. Quando la si nega,
ciò è attribuito a rimozione, ma, ripeto: soltanto in residenze anguste e
sovraffollate, come quella dove Sigmund (Shlomo) crebbe, tale
osservazione infantile dell'atto sessuale è scontata.
(512-13): leggendario gioco di prestigio sul sogno dei lupi. Svariati lupi
che fissano immobili dai rami d'un albero diventano papà e mamma intenti
a copulare. Chi è fissato viene trasformato dal mago F. in colui che fissa.
A pag. 532 F. sospetta di aver vaneggiato.
(552) Ma capita, non solo qui, che i "se" s'indeboliscano e il sogno dei
lupi divenga senz'altro il sogno dei genitori intenti ad accoppiarsi more
ferarum.
(356). Al posto del ricordare, l'agire ripetitivo. Idea che si presta all'abuso.
Agire si può, somigliantemente a modelli infantili, ma senza averne fatto
la pratica, ai tempi. Mi comporto come un bambino, ma non come il
bambino che fui.
Da Totem e tabù.
La spiegazione di Wundt, ma anche di Frazer (v. L'avvocato del diavolo ,
Donzelli), che la potenza dei divieti deriva dal timore dell'ira divina, a F.
non basta. Perché (33) gli dèi sono "creazioni delle forze psichiche
dell'uomo". La superstizione religiosa non spiega il rispetto dei divieti, non
è l' "atomo". Io non credo agli dei, ma i popoli detti primitivi sì, ci credono
e ci credevano. Altra cosa è cercare l'origine della credenza negli dèi,
altra è negarle importanza basilare nell'imposizione dei divieti (tabù). La
falsa coscienza è una base che funziona come fosse vera.
In questa terza parte di Totem e tabù c'è molto da studiare, l'idea della
"concordanza" tra primitivi e bambini e nevrotici moderni resta notevole.
Nel senso che v'è del primitivo tra noi moderni, non nel senso che ci sia
del nevrotico nei primitivi. Infatti l'animismo tra i primitivi era un normale
approccio al mondo (99), rispondeva ad una concezione del mondo. Era
legge, mentre la nevrosi eccede.
"Se voglio vedere donne nude, papà muore" (p.14). E' una superstizione
che non sarebbe dispiaciuta al Frazer dell'Avvocato del Diavolo.
(33) è il rapporto con l'amata a confondere l'uomo dei topi, poiché lei lo
fa ammattire, da dieci anni rifiutando di “sposarsi” con lui.
(50) Il racconto della tortura tramite i topi ingabbiati in prossimità dell'ano
del torturato non può non evocare in modo moltiplicatamente sgradevole il
coito anale. La tortura è "crudele e lasciva" (52); se è vera, rappresenta
un genere macabro, mortale di coito anale. Del resto minacciato. Il
racconto della tortura di per sé è un trauma.
L'uomo dei topi non è nevrotico per via delle sue pazzesche associazioni,
ma fa associazioni pazzesche perché è nevrotico. E, forse, perché è uno
stolto vizioso e viziato.
(205) Durante una scampagnata: per far pipì le signore dicono "vado a
coglier fiori". Aspetto imperituro della psicanalisi è lo smascheramento. Ma
per smascherare non serve tutto l'armamentario freudiano. V'è oggi chi
traduce "dormire" con "riposare", magari quando in questione è il
sonnellino pomeridiano.
Da Leonardo.
Da Schreber.
Da II motto di spirito.
(15) Niente nel motto di spirito conta, nella sua riuscita, se non la forma.
(276) "Noi affermiamo (...) che non si dimentica nulla senza una nascosta
ragione o un segreto motivo". E' una superstizione consistente nel negare
la casualità. Si dimentica anche perché non tutto si può ricordare. Al
mentale F. attribuisce un'etica.
(285) Che un'amicizia infantile come quella tra Zoe e Hanold non divenga
poi amore non mi pare affatto strano e non legittima l'uso del concetto di
rimozione.
(333) Quanto è facile "trovare ciò che si cerca e di cui si è già persuasi".
Smetto di leggere perché l'acume meticoloso e prepotente, ma ozioso, di
F. , mi stanca, e la sua idea di interpretare un sogno finzionale come se
fosse "vero" mi pare inaccettabile. Le regole interpretative di F. non sono
applicabili a un sogno inventato il cui inventore non è presente e
collaborativo.
Da Azioni ossessive
(473) Forse un fanciullo molto sagace, in epoca non DNA, conclude che
il padre è sempre incerto, mentre sempre certa è la madre; specie se il
fanciullo fa parte di una minoranza attenta a questo fatto dell'incertezza
(cioè in fondo scarsa attendibilità) del padre. Gli ebrei considerano ebreo
chi nasce da madre ebrea.
Da Il piccolo Hans
Figlio di due seguaci di F., Hans a tre anni paga già dazio psicanalitico.
(491) Hans "seduttore" della madre, come la bambina che vuole che la
madre lasci la mano tra le sue gambe, là dove essa transita durante la
prova delle mutande. Non saranno le due madri, a dare il la? Quella di
Hans, diremmo una psicanalista timorata, etichetta con il termine
"sudicerie" il fatto che Hans si tocchi il pipino mentre fa il bagno.
(494) Esposto alle attenzioni "psicanaliticamente orientate" dei genitori,
Hans inizia a dare i numeri. Ha paura di essere morso in strada da un
cavallo, animale facente parte normale del paesaggio urbano del 1907,
epoca del risibile saggio di F. su Hans; e che un animale simile venga a
morderlo in camera da letto. Che c'è di tanto strano? Un cavallo è un
cavallo.
(497) Che un oggetto d'amore angosciante manchi anche quando c'è,
riguarda amori adulti e certo riguarda anche la qualità della presenza di
una madre, di un padre, amori a parte. Hans però non è un "piccolo
innamorato".
Il cavallo "sostituto della mamma": si chiami il 118!
(499) Hans racconta al padre perché e per come gli è venuta la paura
del morso equino, ma il padre lo rimanda al pipino, e F. gioca una carta
interessante: "mi prude" in tedesco (es beisst mich) si dice "mi morde".
Un onesto piccolo zoofobico viene sospinto nella posizione del
masturbatore.
Da Sogno
Da Dora
(328) Dora è data per così dire da suo padre al signor K. affinché questi
tolleri la relazione che sua moglie ha con lui, il padre di Dora. Questa è
una ipotesi di Dora.
(328) Il padre di Dora non può rimproverare la corte serrata che il signor
K. fa a Dora per non perdere l'amante, moglie di K.; K. non può
rimproverare il padre di Dora perché è amante di sua moglie - per non
perdere Dora.
F. teorizza che Dora sia stata innamorata del signor K. Ma anche di suo
padre, ma anche della moglie del signor K.
(338-39) L'irritazione alla gola di Dora “dipende” dai rapporti orali tra la
signora K. ed il padre di Dora, il quale, Dora sa, è “impotente”. Dora
secondo F. si identifica con la signora K. che pratica la fellatio a suo
padre, e le si irrita la gola. Ma chi lo dice che la signora K. ha con il
padre di Dora quel tipo di rapporti? La costruzione di F. è priva di
fondamento. La storia è degna di Schnitzler, ma qui è presentata come
un caso clinico.
F. delira.
(401) La nevralgia facciale destra perseguita Dora da quindici giorni, da
quando la stampa aveva dato notizia della nomina a professore
straordinario di F. F. mette le due cose in rapporto perché Dora conferma
di aver letto tale notizia.
Da Sessualità infantile
(491) Quando gli conviene F. aggiunge una pezza, come che sessuale
non significa genitale, correndo poi nella vaghezza degli affetti più
innocenti. Ma nella Introduzione alla psicoanalisi (seconda serie) scrive di
una esibizione fallica da parte del bambino “in onore” della madre. F.
fluttua tra due estremi, da una parte il pene, dall'altra gli affetti.
(503) Che cosa c'entra l'enigma della Sfinge con la domanda “da dove
vengono i bambini?” La Sfinge domanda chi al mattino avanza a 4
zampe, a mezzodì a 2, a sera a 3. E' un indovinello su chi è al mondo,
non su la sua origine. Altro che “forma distorta”. Quando non gli torna il
“solitario”, F. inserisce il trucco della deformazione, come nel mito di
Edipo, il quale ignora chi uccide (Laio) e che la sposa che gli viene data
è sua madre (Giocasta). Non lo sa, e basta. F. suggerisce che è un
modo mitico per parlare dell'inconscio.
Volume III
La credenza popolare, sui sogni, secondo F. è più vicina alla verità che
non il giudizio della scienza (102). Naturalmente si tratta della scienza
della fine del XIX secolo. Comunque i sogni, so di ripetermi, sono sempre
e soltanto, se non quando hanno luogo, cioè mentre dormiamo, ricordi;
racconti di ricordi, questo significa che si tratta di materiale inconsistente.
Discutibile semmai in sede critico-narrativa. Il cultore di parole se ne
occupa secondo la sua scienza che però non ha a che fare con la
scienza che intende F. (biologia, fisica, neurologia).
I sogni per F. sono un pretesto per parlare di sé, idea che i suoi pazienti
nevrotici gli hanno suggerito (135). I sogni parlano di noi, certo, come
quel che facciamo parla di noi. Ma parlano anche di altro, mirano anche
fuori.
La censura (138) sappiamo tutti che cos'è. Il sogno non lo sa, invece. La
deformazione onirica è una idea di F. (139) da cui deriva l'idea della
censura. Nel sogno si deformerebbe a scopo di censura un discorso
cosiddetto latente. La teoria di F., avvincente, “cabalizza” (direbbe
Giovanni Arpino) i sogni, che non ne hanno affatto bisogno.
E' noto che F. con quest'opera ha fatto un lavoro di autoanalisi, forse a
lui utile, ma si dovrebbe aggiungere che lui ha composto dei brani
autobiografici di natura psicologica a partire dai suoi sogni che lui ha
interpretato secondo un metodo da lui frainteso. I sogni sono biglietti per
viaggiare verso mete autobiografiche, non punti d'arrivo da luoghi
autobiografici. I sogni sono prodotti del cervello e della mente privi di
guida. Della guida dell'individuo sveglio e cosciente, il quale del resto può
pensare e agire insensatamente. A maggior ragione quando egli dorme.
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