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UGO FOSCOLO Sonetti

I Sonetti di Foscolo risalgono al 1803 e sono caratterizzati da una forte soggettivit, analoga a quella del romanzo
Ultime lettere di Jacopo Ortis. Anche qui il poeta si rispecchia in una figura eroica sventurata e tormentata, si sente in
conflitto con il proprio tempo e vive lesilio come una condizione politica ed esistenziale insieme. Sono fitte le
reminiscenze di altri poeti e compaiono temi fondamentali della poetica foscoliana, quali la terra come madre, il valore
eternatrice della poesia, il parallelo con il mito antico.
Alla sera
Forse perch della fatal quete
Tu sei limmago a me s cara vieni,
O Sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
E quando dal nevoso aere inquete
Tenebre e lunghe alluniverso meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co miei pensier su lorme


Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge 10
Questo reo tempo, e van con lui le torme

O sera, forse mi sei cos cara perch rappresenti


limmagine della pace eterna! Sia quando ti
accompagnano felici le nuvole estive e i venti che
rasserenano il cielo, sia quando dallaria nevosa porti
sulla terra tenebre minacciose e lunghe, scendi sempre,
da me invocata, e raggiungi dolcemente le parti pi
nascoste del mio animo. Mi fai viaggiare con i miei
pensieri sulla strada che porta verso lidea della morte,
che annulla tutto, per sempre; e intanto questo tempo
infelice passa velocemente e se ne vanno via insieme a
lui le grandi quantit di preoccupazioni, a causa delle
quali insieme me anche il tempo presente si consuma; e
mentre io contemplo la tua pace, si tranquillizza anche
il mio spirito ribelle che ruggisce dentro di me.

Delle cure onde meco egli si strugge;


E mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier chentro mi rugge.

Figure retoriche:

Anastrofe: v. 1: Forse perch della fatal quete/Tu sei limmago a me s cara vieni;
Allitterazioni: v. 14; v. 7; v. 2; v. 6; vv. 9-10: spiRto, gueRRieR, entRo, Rugge; Sempre, Scende,
Secrete; iMMago, Me, vieNi; teNebre e luNghe alluNiverso MeNi; orMe / che vaNNo al Nulla eterNo e
iNtaNto. C unalternanza, in tutto il sonetto, tra suoni lievi nelle quartine (vocali i ed e, ad esempio in
quiete; vieni, liete) e suoni duri nelle terzine vocali o ed u (nulla, cure, rugge), consonante r
Anafore: vv. 3 e 5: e quandoe quando
Sineddoche verso 4 zeffiri per venti
Enjambements: vv. 5-6; vv. 7-8; vv. 10-11; vv. 13-14: inquiete / tenebre; secrete / vie; fugge / questo reo
tempo; dorme / quello spirto guerrier
Apostrofe: v. 3: o sera
Metafore: v. 14: fatal quiete; spirto guerrier chentro mi rugge
Antitesi: vv. 13-14: dorme / quello spirto guerrier chentro mi rugge
Chiasmo: vv. 13-14: dorme/guerrier, pace/rugge;

Commento:
La sera, per il poeta, il momento pi bello della giornata: il momento in cui, finalmente, ci si pu riposare dopo gli
affanni quotidiani; il momento in cui si placano i rumori dellesistenza ed il cuore invaso da pace e serenit. Ma la
meditazione sulla sera sfocia spontaneamente nella meditazione sulla morte. Infatti, anche la morte, come la sera, una

promessa di pace: una pace dolce e definitiva: un rassicurante porto doblio dove si annullano le fatiche di unesistenza
tribolata ed angosciosa.
Questo sonetto appare nettamente diviso in due parti: le due quartine sono statiche, poich intendono descrivere lo
stato danimo del poeta dinnanzi alla sera, equivalente sia che si tratti di una serena sera destate, sia che si tratti delle
tenebre di una scura sera invernale: in tutti e due i casi la sera porta con s la tranquillit e la cessazione degli affanni.
Nelle due terzine, invece, si chiarisce perch la sera cara al poeta: essa immagine della morte, di quel nulla eterno,
che liberatorio poich, secondo la concezione illumistica e materialistica di Foscolo, rappresenta lannullamento totale,
in grado di cancellare i conflitti e le sofferenze della vita. Secondo tale concezione, infatti, luniverso, di cui anche luomo
parte, un ciclo perenne di nascita, morte e trasformazione della materia, che lunica realt esistente. Si ripropone la
medesima tematica dellOrtis: lo scontro delleroe con il reo tempo in cui vive, la cui soluzione pu essere soltanto la
morte, che porta s annullamento, ma anche la tanto desiderata pace. La celebrazione della morte come foriera di
tranquillit si ritrova nel carme Dei sepolcri e rappresenta il lato pre-romantico della personalit foscoliana. Le
opposizioni principali in cui si articola il sonetto sono nulla eterno vs reo tempo; fatal quiete della sera vs spirto guerrier
del poeta. Il primo elemento delle due opposizioni (positivo) annulla il secondo (negativo).
Il lessico altamente letterario, costruito con parole auliche e poetiche; molte di queste sono latinismi (reo, aere,
secrete, torme, cure), che conferiscono al sonetto una forma neoclassica, mentre i sentimenti espressi, come
abbiamo visto, sono decisamente romantici. La poesia composta da periodi paratattici e ipotattici. Nelle quartine i
periodi sono pi ampi e complessi, nelle terzine pi corti e concitati.

A Zacinto
N pi mai toccher le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nellonde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
linclito verso di colui che lacque
cant fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baci la sua petrosa Itaca Ulisse.

Io non toccher mai pi le sacre rive del mare, dove


trascorsi la mia fanciullezza, o mia Zacinto, che ti
specchi nelle onde del mare greco, da cui, fanciulla,
nacque Venere e rendeva quelle isole fertili con il suo
primo sorriso, per cui non pass sotto silenzio le tue nubi
limpide e la tua vegetazione lillustre poesia di colui
(Omero) che cant le peregrinazioni volute dal destino e
lesilio in terre lontane, in seguito ai quali Ulisse, illustre
per la gloria e le sventure, baci la sua rocciosa Itaca. O
mia terra natale, tu non avrai nullaltro che il canto del
tuo figlio: a noi, infatti, il destino ha riservato una tomba
su cui nessuno verr a piangere.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,


o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.

Figure retoriche
o
o
o
o
o
o
o

Enjambements: nacque / Venere (vv. 4-5); onde / del greco mar (vv. 3-4) lacque / cant (vv. 89); prescrisse / il fato (vv. 13-14);
Allitterazioni: sacre sponde (v. 1); fea feconde (v. 5); vergine/Venere (vv. 4-5);
Ulissediversoesiglio (vv. 9-11); Linclito verso di colui che Lacque/ cant fatali (vv. 8-9);
Apostrofi: Zacinto mia (v. 3); o materna mia terra (v. 13);
Perifrasi: colui che lacque / cant fatali (vv. 8-9);
Sineddochi: sponde (v. 1); greco mar (v. 4); limpide nubi (v. 7); fronde (v. 7); inclito verso
(v. 8);
Anastrofi: vergine nacque / Venere (vv. 4-5); lacque / cant fatali (vv. 8-9); il canto avrai del
figlio (v. 12);
Litote: non tacque (v. 6)

Commento
In particolare, in A Zacinto, il tema principale lamore per la patria lontana. Emerge il confronto tra leroe antico
Ulisse e il poeta: i due personaggi sono in contrapposizione, poich, mentre Foscolo non toccher mai pi le coste di
Zacinto, Ulisse, dopo lunghe peregrinazioni, pot baciare la sua amata Itaca. Ma anche Foscolo, grazie alla forza
eternatrice della poesia, potr rendere imperitura la fama della sua Zacinto.
Il sonetto costituisce una perfetta sintesi della dominante tradizione neoclassica e degli innovativi orientamenti
romantici dellautore. Richiama il mondo della Grecia arcaica e manifesta i sentimenti tipici delle tendenze dello Sturm
und Drang: lamor di patria, lossessione della morte, la precariet del tempo, la poesia, che celebra eroismo e sventura.
La vita avversa e va affrontata secondo una concezione materialistica, che esclude un possibile rifugio nella religione.
Tra le due componenti, lanima romantica a prevalere. Infatti, lerrare senza meta che si conclude con la morte delleroe
in terre lontane un tema tipicamente romantico e coincide con limpossibilit di identificarsi con i valori della societ

in cui il poeta vive. Proprio perch si sente estraneo, smarrito e ribelle, leroe romantico ama rappresentarsi come un
esule, costretto ad un perenne vagabondaggio, destinato a concludersi tragicamente.
Questa condizione porta inevitabilmente alla disperata ricerca di una sicurezza, che, nel sonetto analizzato,
rappresentata dallisola, che entra in stretta relazione con limmagine di Venere. Infatti, se Venere evoca la fecondit,
Zacinto legata allidea di maternit. Sono molto significative in questo senso le parole in rima tra loro: sponde-ondefeconde- acque-giacque-nacque-tacque: lacqua lelemento centrale, da cui nasce la vita, ma anche lelemento in cui
essa si dissolve, per rinascere sotto altre forme, in un ciclo incessante in cui la morte coincide con la vita e la vita con la
morte. Lidea dellacqua dunque centrale nel sonetto e sottintende una sorta di regressione al grembo materno per
rinascere a nuova vita. Al contrario, la perdita del grembo materno fa scaturire angoscia e smarrimento, perdita di s ed
estraneit al mondo. Laggettivo illacrimata (v.14) nel secondo blocco sintattico di tre versi, rimanda ancora
allimmagine dellacqua che per negata, viene a mancare nel suo apporto vitale.
anche interessante la struttura sintattica del componimento: esso, infatti, presenta un unico, lunghissimo, periodo
che comprende le due quartine e la prima terzina, con sei proposizioni relative concatenate che collegano tra loro, come
in un continuum inesauribile, le immagini scaturite dal ricordo infantile del poeta, a cui segue un breve enunciato che
comprende solo lultima terzina. Il periodo si snoda in maniera articolata, in una serie di subordinate e coordinate,che
sembrano obbedire non tanto ad uno schema prefissato quanto alla logica dei sentimenti. La sintassi appare
particolarmente tortuosa e numerose sono le pause di fine verso e gli enjambements, che mettono in risalto concetti
chiave come Zacinto, greco mar, illacrimata sepoltura. Le apostrofi posposte, Zacinto mia e materna mia terra,
danno il senso della sospensione e creano attesa nel lettore. Lincipit molto forte: infatti, presenta tre monosillabici
accentati (il n, una negazione forte, in contrapposizione al non, una negazione pi leggera) che servono a ribadire che
lesilio destinato a durare. Il linguaggio quello tipico della tradizione aulica, con numerosi arcaismi e latinismi
(feconde, inclito, fatali, diverso).

In morte del fratello Giovanni


Un d, sio non andr sempre fuggendo
di gente in gente, me vedrai seduto
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il fior de tuoi gentili anni caduto.
La Madre or sol suo d tardo traendo 5
parla di me col tuo cenere muto,
ma io deluse a voi le palme tendo
e se da lunge i miei tetti saluto.
Sento gli avversi numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta, 10
e prego anchio nel tuo porto quete.

Un giorno, se non fuggir sempre di popolo in popolo,


fratello, mio, mi vedrai seduto sulla tua tomba, a
piangere il tuo gentile fiore degli anni della giovinezza
spezzato. Solo la madre ora, trascinando la sua vecchiaia,
parla di me con la tua cenere muta: ma io tendo
inutilmente le mani verso di voi; e, anche se saluto solo
da lontano la mia patria, sento gli dei contrari e i
tormenti interiori, che sconvolsero la tua vita
(inducendoti al suicidio), e invoco anchio la pace
insieme a te nella morte. Oggi di tante speranze, mi resta
soltanto questa! Popoli stranieri, restituite finalmente le
mie spoglie alle braccia della madre infelice.

Questo di tanta speme oggi mi resta!


Straniere genti, le ossa mie rendete
allora al petto della madre mesta.

Figure retoriche

Allitterazioni: dominio delle consonanti t, r (tardo traendo, v. 5; tetti saluto, v. 8; secrete / cure che al
viver tuo furon tempesta, vv. 10-11) e d (fuggendo / vedrai seduto, vv. 1-2) e allitterazione
assonantica con il dominio delle vocali o ed e (sio non andr sempre fuggendo, v. 1; e se da lunge i
miei tetti saluto, v. 8);
Apostrofi: o fratel mio (v. 3); straniere genti (v. 13);
Sineddoche: i miei tetti (v. 8);
Metonimie: su la tua pietra (v. 3); ossa mie (v. 13);
Metafore: il fior dei tuoi gentili anni (v. 4); che al viver tuo furon tempesta (v. 10); nel tuo porto (v. 11);
Iperbato: il fior dei tuoi gentili anni caduto (v. 4);
Ipallage: delusepalme (v. 7);
Sinestesia: cenere muto (v. 6);
Enjambements:seduto/su la tua pietra (vv. 2-3); gemendo/il fior (vv. 3-4); secrete/cure (vv. 9-10).

Commento
In particolare, questo sonetto tratta temi molto cari a Foscolo: innanzitutto, quello dellesilio, unito a quello del
tormento interiore per la scomparsa tragica dellamato fratello Giovanni, suicidatosi nel 1801, a ventanni, per debiti di
gioco, davanti alla madre, qui rappresentata come anziana e sola. Si tratta di suggestioni tipicamente romantiche. Il tema
dellesilio va inteso non solo come condizione reale del poeta (andato in volontario esilio dopo la cessione di Venezia
allAustria da parte di Napoleone, con il trattato di Campoformio), ma come una condizione pi generale di
sradicamento e precariet. In opposizione a questo, troviamo il motivo della tomba, che si ricollega allimmagine del
nucleo familiare e soprattutto della madre. Il ricongiungimento con la madre e la terra natale lunico punto fermo nella
condizione di esule, ma impossibile, pertanto lunica alternativa praticabile resta la morte, che, tuttavia, non qui
concepita come nulla eterno (come in Alla sera), ma consente quel ricongiungimento con gli affetti familiari che in
vita sembrava negato per sempre. La morte, dunque, se fonte di lacrime per i propri cari, permette un legame con la
vita: la restituzione delle ossa consente lillusione della sopravvivenza, del ritorno tra le braccia della madre, quindi
troviamo qui anticipato quel forte legame, punto cardine di Dei sepolcri, tra tomba, terra natale e figura materna. ,

infatti, proprio la madre che, pur colpita da tante sciagure, tenta pietosamente di ricomporre lunit della famiglia
accanto a un simbolo di morte, il sepolcro. Infine, di tutte le speranze giovanili deluse, resta a Foscolo solo quella della
morte, con la preghiera di restituire le sue ossa alla madre: solo la morte, come detto, forse potr ricongiungerlo agli
affetti, alla patria, alla terra natale.
Il modello dellincipit evidentemente il carme 101 di Catullo, anchesso composto per commemorare il fratello
defunto, ma qui il classico multas per gentes et multa per aequora vectus assume limpeto e la passione tipici della poesia
foscoliana. Catullo scrive il carme in occasione della visita alla tomba del fratello, mentre Foscolo rimpiange di non potere
piangere sulla pietra di Giovanni insieme alla madre.
I periodi sono in prevalenza paratattici, con poche subordinate. Inoltre, da notare, nelle prime due quartine, luso
alternato di un gerundio e un participio alla fine di ogni verso: i gerundi stanno ad indicare una vita sofferta (fuggendo,
gemendo), mentre i participi indicano la morte (caduto, seduto).

UGO FOSCOLO I Sepolcri

Versi 151-197

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