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Pierdaniele Giaretta

Metodo ipotetico-deduttivo:
falsificazione e conferma
Abduzione
Diapositive tratte con varie modifiche da: Festa, Crupi, Giaretta, Forme
di ragionamento e valutazione delle ipotesi nelle scienze mediche

Predizioni e spiegazioni deduttive


come asserzioni
e
come inferenze

Predizioni e spiegazioni come asserzioni


Predizione di un evento o stato di cose: asserzione del verificarsi
o darsi dell evento o stato di cose fatta quando l evento o stato di
cose non gi noto. Di norma tale asserzione inferita da
premesse che si ritengono vere.
Spiegazione1 di un evento o stato di cose: asserzione del
verificarsi o darsi di un evento o stato di cose diverso dall evento
o stato di cose che si intende spiegare. Di norma tale asserzione
figura come una delle premesse di un inferenza che ha come
conclusione la descrizione dell evento o stato di cose che si
intende spiegare. Le premesse dell inferenza sono ritenute vere.

Spiegazione2 di un evento o stato di cose: l insieme delle


premesse di un inferenza
che ha come conclusione la
descrizione dell evento o stato di cose che si intende spiegare.
Le premesse dell inferenza sono ritenute vere.
Se l inferenza alla quale, nell uno o nell altro caso, si fa
riferimento deduttivamente valida, si parla di predizioni e
spiegazioni deduttive

Predizione e spiegazione come inferenze


Predizione
di un evento o stato di cose: inferenza del
verificarsi o darsi dell evento o stato di cose. L evento o stato
di cose predetto non gi noto. Di norma le premesse
dell inferenza sono ritenute vere.
Spiegazione di un evento o stato di cose: inferenza del
verificarsi o darsi dell evento o stato di cose gi noto che si
intende spiegare. Di norma le premesse dell inferenza sono
ritenute vere.
Se l inferenza deduttivamente valida, si parla,
rispettivamente, di predizioni e spiegazioni deduttive.

Si potrebbe pensare che una predizione si


trasformi in una spiegazione quando il
fenomeno predetto si verifica e perci diventa
noto, ma non sempre ci avviene
Il livello raggiunto dalla colonnina di mercurio in un misuratore
di pressione pu permettere di predire che il paziente non sar
in grado di stare in piedi da solo, ma l altezza del livello
segnato non pu essere considerata una spiegazione della
caduta del paziente. Anche se, in condizioni di funzionamento
normale del misuratore, l altezza della colonnina
strettamente connessa con il valore della pressione, al
secondo e non alla prima che si pu attribuire una funzione di
spiegazione.

Quanto lunga l ombra?

La luce viaggia in linea retta


Leggi della trigonometria
L angolo di elevazione 37
L asta alta 15 m
L ombra lunga 20 m

PREDIZIONE

La conclusione L ombra
lunga 20 m una risposta
alla domanda Quanto lunga
l ombra?
In questo caso l inferenza
predittiva poich deriva una
informazione che non gi
nota.

Perch l ombra di 20 m?
La luce viaggia in linea retta
Leggi della trigonometria
L angolo di elevazione 37
L asta alta 15 m
L ombra lunga 20 m

SPIEGAZIONE

La stessa inferenza pu anche


essere considerata una risposta
alla domanda Perch l ombra
lunga 20 m? In questo caso
l inferenza fornisce una
spiegazione per un fatto gi noto.
Ci che spiega (explanans)
l insieme delle premesse (ma in
qualche contesto viene identificato
con qualcuna delle premesse).

Quanto alta l asta?


La luce viaggia in linea retta
Leggi della trigonometria
L angolo di elevazione 37
L ombra lunga 20 m
L asta alta 15 m

La conclusione L asta alta 15 m


una risposta alla domanda Quanto
alta l asta?
In questo caso l inferenza predice
l altezza dell asta poich l altezza
dell asta non era gi nota.
Non sembra che l inferenza possa
essere vista anche come una
spiegazione: controintuitivo pensare
che la lunghezza dell ombra spieghi
l altezza dell asta.

PREDIZIONE
(che non diventa una spiegazione)

Terminologia
La luce viaggia in linea retta
Leggi della trigonometria
L angolo di elevazione 37

Leggi
EXPLANANS

L asta alta 15 m

Condizioni iniziali

L ombra lunga 20 m

EXPLANANDUM

Sia la predizione che la spiegazione hanno la struttura logica di una


ARGOMENTAZIONE (un insieme di premesse seguite da una
conclusione) (Hempel 1948, 1952):
Nella predizione e nella spiegazione, se sono deduttive, le
premesse di entrambe devono implicare logicamente la
conclusione.
Tutte le premesse devono essere vere (per quanto ragionevole
pensare)
Almeno una delle premesse deve essere una LEGGE generale (o
legge di natura : legge di gravitazione, ad es., ma anche il
monossido di carbonio riduce l assorbimento di ossigeno , ecc. )
Alcune premesse descrivono le condizioni nelle quali ha luogo il
fenomeno predetto o da spiegare e sono chiamate CONDIZIONI
INIZIALI.

Alcune premesse possono far parte della cosiddetta


CONOSCENZA DI SFONDO:
informazione che temporaneamente accettata come non
problematica quando si affronta un problema o si controlla
una data teoria (K. Popper)
conoscenza che resiste e pu essere accresciuta dalle
teorie scientifiche (M. Bunge)
a mixed bag of working hypothesis, of scientific theories of
varieties of levels and metaphysical doctrines, religious
superstitions and whatnot (J. Agassi)
ci che una comunit condivide riguardo a un dato
argomento

S pu comprendere enunciati universali (leggi o enunciati


formalmente simili alle leggi) e descrizioni di fatti specifici
(simili alle condizioni iniziali).
Una ipotesi (o teoria) H formulata sempre nel contesto della
conoscenza di sfondo. Nel seguito la lettera H rappresenta
anche le condizioni iniziali del fenomeno che si sta
considerando.
I seguenti punti (i), (ii), (iii) sono caratteristiche necessarie
delle nozioni di predizione deduttiva e spiegazione deduttiva.

Data la conoscenza di sfondo S, l ipotesi H


fornisce una predizione (deduttiva) di un
evento (descritto da un enunciato) E solo se:
(i) non abbiamo conoscenza della verit di E;
(ii) S non implica logicamente E;
(iii) (S H) implica logicamente E.

Data la conoscenza di sfondo S, l ipotesi H


fornisce una spiegazione (deduttiva) di un
evento (descritto da un enunciato) E solo se:

(i) abbiamo conoscenza della verit di E;

(ii) S non implica logicamente E;

(iii) (S H) implica logicamente E.

IL METODO IPOTETICO-DEDUTTIVO

Si basa sull idea che possiamo mettere alla prova un ipotesi


(in realt un insieme di ipotesi che possono essere di natura
molto varia) deducendone alcune predizioni di carattere
osservativo o sperimentale, e controllando poi se le
conclusioni descrivono eventi o stati di cose che effettivamente
si realizzano.
In breve, il metodo riguarda il controllo di predizioni fatte sulla
base di ipotesi

I controlli osservativi o sperimentali volti ad accertare se un


evento predetto E si realizza possono avere due esiti:
(1) si stabilisce che E non si realizza o, equivalentemente, che
si verifica non-E;
(2) si stabilisce che l evento E effettivamente si realizza.
Nel caso (1) possiamo concludere (deduttivamente) che
l ipotesi H falsificata da non-E (relativamente a S)
Nel caso (2) possiamo concludere che H confermata
(induttivamente) da E (relativamente a S).

Conferme e falsificazioni
Molte sono le predizioni deduttive che sono state formulate
nella storia della scienza. Nel 1695, per esempio,
l astronomo Edmund Halley applic la meccanica
newtoniana a una cometa che egli aveva osservato nel 1682
e ne dedusse la previsione che la cometa avrebbe impiegato
circa 75 anni per compiere un orbita completa e tornare
visibile dalla Terra. Halley mor nel 1743, quindici anni prima
del ritorno della cometa, che ricompar puntualmente il
giorno di Natale del 1758.

Quando si ottiene la conferma osservativa o sperimentale


del fatto predetto naturale (ma non sempre corretto)
considerare l ipotesi fatta una spiegazione del fatto che
stato accertato.
Cos successo anche con alcune predizioni deduttive che
sono state formulate nelle scienze mediche. William Harvey
(De motu cordis, 1628) formul un ipotesi riguardo alla
circolazione del sangue negli animali. I dati predetti sulla
base della sua ipotesi sono stati (largamente) accertati e
perci la sua ipotesi venne poi considerata una spiegazione
del fenomeno della circolazione del sangue.

Anche Galeno aveva pensato di aver spiegato la circolazione


del sangue, ma non tutti i fenomeni predicibili in base alla sua
teoria sono risultati verificati.
L esito negativo della verifica, o falsificazione, non
permette di trasformare la predizione in una spiegazione.
Se l ipotesi era gi stata adottata con successo per
spiegare altri fenomeni, la sua successiva falsificazione
impedisce di continuare a considerarla vera.
Considereremo per prima la forma dell esito negativo
dell applicazione del metodo ipotetico-deduttivo, che
chiameremo falsificazione ipotetica-deduttiva .

FALSIFICAZIONE IPOTETICA-DEDUTTIVA

1.
2.
3.

S
H fornisce una predizione deduttiva di E
non-E
_________________________________
non-H

Dalla verit delle premesse segue logicamente la verit della


conclusione (nella quale si asserisce che H falsa). Infatti, per la
nozione di predizione deduttiva, la 2 implica che E
segue
logicamente da (S H), quindi vero che (S H) E, da cui
assumendo che S sia vera ed E falsa segue che H falsa. Alcuni
studiosi, a partire da Karl Popper (1902-1994), hanno considerato la
falsificazione ipotetico-deduttiva come il fondamento del metodo
scientifico.

Talora un ipotesi H contiene un affermazione causale della forma


C causa F . Assumiamo, rinviando a un momento successivo una
pi ampia discussione della nozione di causa, che

C causa F

implichi che se si verifica C in certe condizioni I allora si verifica


F, cio se C e I, allora F. Se al controllo si trova che in presenza di C
e nelle condizioni I si verifica non-F, abbiamo una situazione che pu
essere descritta dal seguente enunciato:
(C e I) e non-F
dal quale segue deduttivamente
falso che se C e I, allora F.
F pu anche rappresentare un fatto statistico, e cio che un certo tipo
di fenomeno si verifica con percentuale compresa in un certo
intervallo. Vedi il caso Semmelweiss che viene presentato in seguito.

CONFERMA IPOTETICA-DEDUTTIVA

1.
2.
3.

S
H fornisce una predizione deduttiva di E
E
===============================
H

dove la doppia linea orizzontale indica che l inferenza non


deduttiva. La conclusione H non segue logicamente dalle premesse,
perch la falsit di H compatibile con la verit delle premesse.
H confermata dalle premesse. La conferma di H pu essere
pensata come accrescimento della plausibilit di H dopo l acquisizione
dell informazione che H predice (deduttivamente) E ed E stato
osservato.
Si ritiene usualmente che un ipotesi H che predice E sia tanto
maggiormente confermata dall osservazione di E quanto meno E
appare plausibile in base a S.

La conferma di una ipotesi non proviene solo


dall applicazione del metodo ipotetico-deduttivo, e quindi
dalla predizione di un fenomeno non gi noto.
Anche la spiegazione (deduttiva) di fenomeni

noti, che non sono pienamente spiegabili (per via


deduttiva) in base alla conoscenza di sfondo, ha valore
confermativo.

L idea che la spiegazione dei fenomeni noti


abbia valore confermativo espressa
dall inferenza abduttiva.

INFERENZA ABDUTTIVA
1.
2.

S
H fornisce una spiegazione deduttiva di E
================================
H

Per la nozione di spiegazione deduttiva

la premessa 2 implica

che E sia noto, e quindi E figura di fatto tra le premesse.


Effettuando tale inferenza affermiamo che l ipotesi H confermata
(relativamente a S) dal fatto di fornire una spiegazione dell evento
noto E. L informazione confermante espressa nella premessa 2 non
consiste in alcuna nuova scoperta di carattere empirico, ma piuttosto
nella scoperta della deducibilit di E da S e H.

Nella storia delle scienze empiriche, molto comune che si


argomenti in favore di un ipotesi in base alla sua capacit
di rendere conto di fenomeni gi noti ma altrimenti privi di
spiegazione, conformemente allo schema di inferenza
abduttiva appena descritto.
Per esempio, due fra i maggiori successi inizialmente
riconosciuti della meccanica newtoniana furono di carattere
esplicativo, consistendo nella capacit di fornire una
spiegazione deduttiva del moto dei pianeti
(approssimativamente conforme alle leggi
precedentemente formulate da Keplero) e del moto dei
gravi (approssimativamente conforme alla legge
galileiana).

IL CASO SEMMELWEIS
Tra il 1844 e 1848 Ignaz Semmelweis (1818-1865) lavorava al
primo reparto di maternit dell'Ospedale Generale di Vienna.
osservazione (E):
Una percentuale preoccupante delle donne che partorivano nel
suo reparto contraevano una malattia grave e spesso fatale,
nota come febbre puerperale, e tale percentuale era
ampiamente maggiore di quella riscontrata nel secondo
reparto di maternit dello stesso ospedale.
Semmelweis considera diverse ipotesi:

l'ipotesi iatrogena (H1):


le visite maldestre condotte dagli studenti di medicina, che
frequentavano solo il primo reparto, causavano il numero maggiore di
morti che si osservava in tale reparto.

l'ipotesi psicosomatica (H2):


le pazienti del primo reparto erano maggiormente vulnerabili alla
malattia, perch depresse e debilitate dal terrore che incuteva loro il
prete quando, per andare a somministrare l'estrema unzione, passava
vicino a loro preceduto da un inserviente che suonava una campanella.

l'ipotesi della contaminazione (H3):


la morte delle partorienti era in molti casi provocata dalla
contaminazione da particelle di materia cadaverica trasportate da
professori, assistenti e studenti che nella prima clinica, e solo in essa,
procedevano all'esame fisico delle pazienti subito dopo la dissezione di
cadaveri.

Ciascuna delle ipotesi H1-H3 forniva una spiegazione del


fenomeno E e dunque risultava confermata.
Tuttavia, nel 1847, Semmelweis venne a conoscenza del
tragico
evento (E*):
il professor Kolletschka, suo collega, si era ferito
accidentalmente nel corso di un'autopsia e poco dopo era
deceduto manifestando sintomi molto simili a quelli della
febbre puerperale.
L'ipotesi H3 offriva una spiegazione anche di E*, mentre H1
e H2 non erano in grado di farlo.

Dunque, successo esplicativo parziale da parte di H1 e H2


e, in misura maggiore, da parte di H3.
Inoltre H1 e H2 sono andate incontro a insuccessi
predittivi (falsificazioni).
In particolare, per quanto riguarda H2:
Se H2 vera, facendo in modo che il sacerdote non venga notato,
si dovrebbe avere una diminuzione nel numero delle morti.
Semmelweis fa in modo che l arrivo del sacerdote non venga
rilevato; in base a H2 si dovrebbe osservare una diminuzione di
morti.
Invece si osserva pi o meno la stessa percentuale di morti.

Dunque, falsificazione di H2
Per altra via, falsificata anche H1.

Successo predittivo di H3
Se la contaminazione da particelle cadaveriche causa la febbre
puerperale (H3), allora se con opportune misure antisettiche si elimina il
materiale infettivo dalle mani di medici e studenti, l incidenza della
malattia nel primo reparto dovrebbe scendere ai livelli del secondo (E).
Nel maggio del 1847, Semmelweis rese obbligatorio lavarsi le mani con
una soluzione di ipoclorito di calcio prima di procedere alla visita delle
pazienti.
La mortalit per febbre puerperale nel suo reparto cominci a diminuire,
e per il 1848 cal fino all 1,27%, a fronte dell 1,33% nel secondo
reparto.

Tale conferma (predittiva) appariva molto forte, perch l effetto


osservato a seguito del lavaggio delle mani era sorprendente alla
luce della conoscenza di sfondo dell'epoca, secondo la quale la
pratica di lavarsi le mani con acqua e sapone era sufficiente a
rimuovere completamente le particelle cadaveriche.

La scoperta di Semmelweis, di cui egli forn un vivido e dettagliato resoconto


(Semmelweis, 1861), uno degli episodi pi noti e romanzeschi della storia
della ricerca medica. Per un verso, il pionieristico lavoro di Semmelweis
stato considerato un luminoso esempio dell inventiva e dell audacia di un
ricercatore osteggiato dal suo ambiente, al punto da attrarre l attenzione di
Cline (1952), medico egli stesso oltre che scrittore geniale e controverso.
Per altro verso, le indagini di Semmelweis sono state viste come un caso
paradigmatico di ricerca scientifica in medicina. Data la variet di posizioni
metodologiche e teoriche esistenti, non allora sorprendente che i filosofi
della scienza abbiano proposto una ricca rassegna di interpretazioni, talora
divergenti, circa la natura dei metodi di Semmelweis e il significato della sua
parabola scientifica. Cos, studiosi diversi hanno rilevato nelle ricerche di
Semmelweis soprattutto la centralit del ragionamento abduttivo (Lipton,
2004, pp. 75-98) o di quello analogico (Thagard, 1999, pp. 137-138),
l adozione di una logica induttiva della scoperta (Pera, 1983) o un implicita
applicazione dell approccio bayesiano al problema di Duhem (Giorello e
Moriggi, 2004). Altri ancora hanno ricostruito il lavoro di Semmelweis nei
termini del modello popperiano per congetture e confutazioni (Antiseri,
1977) o secondo il modello ipotetico-deduttivo (Hempel, 1966, pp. 15-19).
Non sono mancati neppure gli studiosi che vi hanno ravvisato
un applicazione dei metodi induttivi di Mill (Copi e Cohen, 2001, p. 504) o
un anticipazione dei metodi statistici oggi impiegati dall epidemiologia
clinica (Salmon, 1983; Vineis, 1999, pp. 17 ss.). Infine, c chi ha visto nelle
difficolt di Semmelweis a convincere i colleghi della validit delle sue teorie
un classico esempio della tenacia dei paradigmi accettati, in linea con le tesi
di Kuhn (Gillies, 2005).

L IPOTESI DEL LAVANDINO NELLA PATOGENESI


DELL AIDS
Negli anni Novanta del secolo scorso si considerava ormai stabilita l esistenza
di un legame causale fra l infezione da HIV e le manifestazioni cliniche
dell AIDS. Si supponeva che l HIV causasse l AIDS deprimendo
progressivamente un importante componente del sistema immunitario, cio i
cosiddetti linfociti CD4+. Si riteneva infatti, sulla base di precedenti osservazioni
di laboratorio, che queste cellule rappresentassero un bersaglio biologico
privilegiato del virus, che sarebbe stato in grado di distruggerle, per esempio
attraverso il comune meccanismo della citolisi. Tuttavia, l elaborazione di un
resoconto pienamente soddisfacente della storia naturale della malattia
sembrava imbattersi in una notevole anomalia (E), talora indicata come il
paradosso centrale della patogenesi virale : la proporzione di linfociti CD4+
infetti in pazienti malati appariva decisamente troppo bassa (anche secondo le
stime pi generose, non pi di 1 su 100) per determinare l irrimediabile
compromissione del sistema immunitario (Sheppard, Ascher e Krokwa, 1993).
Secondo un efficace metafora impiegata da alcuni studiosi, sembravano
esserci pi cadaveri che pallottole (Ascher et al., 1995).
Nel 1995, David Ho e altri studiosi presentarono la cosiddetta ipotesi del
lavandino , che per qualche tempo ha rappresentato il modello patogenetico
dell AIDS pi popolare e discusso (Ho et al., 1995; Wei et al., 1995). In breve,
Ho e i suoi collaboratori elaborarono un semplice modello matematico secondo
il quale il declino della quantit misurata di linfociti CD4+ (l abbassamento del
livello dell acqua nel lavandino) emergeva come l effetto relativamente lento di
un elevatissimo turn-over (circa due miliardi di cellule al giorno), prodotto dalla

continua distruzione da parte dell HIV (lo scarico del lavandino) e da un


continuo sforzo di compensazione del sistema immunitario (il rubinetto), che da
ultimo, nel volgere di anni, avrebbe condotto al collasso del sistema (il
lavandino si svuota). A sostegno dell ipotesi di Ho (H), alcuni ricercatori
argomentarono che essa forniva una possibile soluzione del paradosso delle
pallottole , offrendo una spiegazione del fatto (E) che la gran parte dei linfociti
CD4+ non apparissero infetti. In estrema sintesi, tale spiegazione pu essere
delineata come segue: i numerosi linfociti colpiti dal virus, una volta infetti,
vengono rapidamente distrutti e continuamente sostituiti da nuove cellule; di
conseguenza, in ogni istante la maggior parte dei linfociti presenti sono di
recente creazione, e non sono ancora stati infettati (Maddox, 1995).
Anche in questo caso, come in quello di Semmelweis, l argomentazione
abduttiva in favore dell ipotesi di Ho contribu ad attirare su di essa
l attenzione dei ricercatori, motivando i controlli sperimentali cui fu in seguito
sottoposta.
La medicina sperimentale contemporanea ha elaborato diversi metodi per
indagare la dinamica di diverse famiglie di cellule del corpo umano in vivo.
Una delle procedure pi ingegnose e affidabili per questo tipo di osservazioni
pu essere descritta sinteticamente come segue. In primo luogo, si
somministra a un individuo (per via orale, o per iniezione) una sostanza (come
glucosio o acqua) che stata arricchita con deuterio, un isotopo dell idrogeno
la cui assunzione non presenta rischi che viene incorporato nella sintesi del
DNA durante la riproduzione cellulare. In seguito, a scadenze di tempo
appositamente programmate, vengono prelevati opportuni campioni di tessuto
o di sangue. Le cellule della popolazione di interesse vengono quindi purificate
in laboratorio e sottoposte alla misurazione dell arricchimento isotopico del
DNA. In tal modo si rileva la proporzione di DNA isotopico in funzione del
tempo, dalla quale attraverso metodi di calcolo standard si possono stimare

dati come il tasso di riproduzione o la sopravvivenza media nella popolazione di


cellule interessate.
Le tecniche sperimentali appena descritte si sono rivelate decisive per
sottoporre a controllo l ipotesi di Ho e colleghi (H) sulla patogenesi dell AIDS.
Tale ipotesi postulava e rappresentava matematicamente un frenetico turnover dei linfociti CD4+ durante l infezione da HIV. Dall ipotesi H si poteva
perci derivare deduttivamente una ben precisa predizione (E): il calcolo
sperimentale del tasso di riproduzione dei linfociti CD4+ in pazienti HIV-positivi
(ma non sottoposti a trattamento antiretrovirale) avrebbe dovuto rivelare, in
media, livelli significativamente pi alti di quelli fisiologici ottenuti in pazienti
comparabili ma HIV-negativi. In un importante studio sulla dinamica dei linfociti
CD4+, Hellerstein et al. (1999) non osservarono per alcuna differenza fra i due
gruppi, mostrando che la previsione E risultava smentita e falsificando cos
l ipotesi del lavandino . Riferendosi al lavori di Ho e colleghi, Hellerstein e
collaboratori esplicitarono le conseguenze negative del studio, rilevando che in
base ai loro risultati alcuni modelli possono essere esclusi (p. 86). Nel
commentare gli stessi risultati, un altro affermato studioso del settore concluse
che essi pongono fine a quattro anni di avvincente (sebbene spesso aspro)
dibattito riguardo all ipotesi della produzione/distruzione dei linfociti CD4+ ,
vale a dire appunto riguardo all ipotesi del lavandino (si veda Pantaleo,
1999).
Per una ricostruzione pi dettagliata di questo episodio della ricerca sulla
patogenesi dell AIDS, del suo contesto storico e dei suoi sviluppi, rimandiamo
a Crupi (2007)

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