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MENTE E CORPO:
CONSIDERAZIONI E RIFLESSIONI SULLA
PSICOLOGIA MARZIALE
(il karate: per ognuno di noi uno strumento di crescita non solo delle qualit
fisiche, ma anche di quelle psicologiche)
m M. MALANDRINO
m P. NAPOLITANO
INDICE
PREFAZIONE
Pag. 5
INTRODUZIONE
Pag. 7
CAPITOLO 1:
Pag. 8
Pag. 9
Pag. 11
Pag. 12
Pag. 14
Pag. 16
Pag. 16
Mente e corpo.
Pag. 19
CAPITOLO 2:
Pag. 21
LA PSICHE MARZIALE
Arti Marziali e Psicosomatica.
Pag. 23
La Bioenergetica.
Pag. 26
Pag. 30
La risposta emozionale.
Pag. 32
Pag. 34
CAPITOLO 3:
Pag. 38
Pag. 39
Forza di gravit.
Pag. 40
Pag. 40
Distretti corporei.
Pag. 40
Pag. 46
Pag. 47
La respirazione.
Pag. 50
Il movimento energetico.
Pag. 51
Agire in equilibrio.
Pag. 52
Il tempo.
Pag. 54
La distanza.
Pag. 55
Durante lallenamento
Pag. 57
Pag. 58
Pag. 59
Pag. 59
Pag. 60
Pag. 62
Pag. 63
Pag. 65
La stima di se stessi
Pag. 70
La determinazione
Pag. 70
La paura
Pag. 71
I bambini e il Karate
Pag. 73
Pag. 75
Pag. 76
CAPITOLO 4:
Pag. 78
LA TRADIZIONE
Pag. 81
Pag. 83
CONCLUSIONI E RINGRAZIAMENTI
Pag. 85
PREFAZIONE
INTRODUZIONE
sogni
delladolescenza,
gli
interessi
del
passato,
le
pazzie
sperimentazioni della giovent, le vecchie fidanzate, alcuni di noi hanno cambiato anche
mogli e case, assaggiato altri sport, ma il Karate c ancorasempre pronto a stimolare
la nostra personale ricerca.
Ma tutto questo non va frainteso con la volont di investirci del ruolo di psicologi: superata
la boa dei 40 anni e dopo varie tesi da noi redatte riguardanti la anatomia, la
biomeccanica, la cinetica del corpo umano durante lesecuzione di tecniche di Karate, sino
a sconfinare nella trattazione degli eventi medici e traumatologici che possono affliggere
noi praticanti, ci siamo sentiti ora in dovere di affrontare anche laspetto mentale. E, per
lennesima volta, la concatenazione comunque terminata sulla fisicit dellindividuo, il
luogo dove la mente traccia le linee del vissuto e non pu evitare di renderle visibili.
CAPITOLO 1
SPORT-KARATE-ARTI MARZIALI:
GLI STUDI SCIENTIFICI SUI BENEFICI DELLA PRATICA
Il karate, che per propria natura fonde corpo e mente, ha in questi due campi virt
terapeutiche.
E' ormai risaputo che, rispettando determinate condizioni, lattivit fisica induca un
miglioramento dello stato di salute; e migliorare il proprio stato di salute sembra essere
unambizione comune a molti. Ci che invece merita di essere approfondito che a una
pratica sportiva sono connessi determinati benefici psicologici, secondo lattivit fisica
praticata.
Leffetto terapeutico del karate sullo psichismo sembra evidente: lo sport fondamentale
per un armonico sviluppo della personalit; strumento di educazione, di socializzazione,
di equilibrio e di terapia; fondamentale nello sviluppo.
Nellattivit fisica non c solo il vivere la propria aggressivit, c anche listinto delleros,
lamore, la sessualit. La dinamica di gruppo lesperienza attraverso la quale lindividuo
esprime delle cariche libidiche, di relazione istintuale e damore che vanno al di l
dellindividuo, dellegocentrismo, della pura esperienza relazionale, e che determinano una
dinamica di rapporti pi profonda. Lo sport pu esercitare unenorme influenza, perch c
uno scarico di tensioni verso ideali, una capacit di esprimere e di scaricare una tensione
damore, un rapporto damore profondo che un bisogno decisivo nello sviluppo
psicologico umano.
Il
karate
pu
dunque
definirsi
psicoterapico-simile,
perch
favorisce
In alcuni gruppi di terapia con soggetti nevrotici, si visto che il praticare uno sport
consentiva risultati positivi come un minore bisogno di psicofarmaci o lo sviluppo di un
maggiore autocontrollo.
Conosci il nemico e conosci te stesso: in centinaia di battaglie non sarai mai in
pericolo Sun Tzu Larte della guerra
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Sempre grazie alla storia, lo sviluppo di queste arti prosegu verso Est. Stili nuovi e
tecniche nuove s svilupparono e si diffusero in tutto lOriente sotto linflusso di componenti
ambientali, filosofiche e religiose. Sistemi completi di arti marziali giunsero in tutto lEst e il
Sud-Est asiatico; ognuna di queste correnti arricchiva la concezione stessa di arte
marziale, aggiungendo ad essa qualcosa di proprio e originale.
Bodhidharma, il fondatore dello Zen, spesso citato anche per avere detto: Sebbene la
via del Buddha sia predicata per lanima, corpo e anima sono inseparabili.
Questo soltanto uno tra i numerosissimi esempi per dimostrare che, diversamente da
quanto risulta dalla nostra cultura, facendola risalire, in genere, alla separazione tra corpo
e mente operata da Cartesio, la psicosomatica ha radici molto pi antiche.
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A ben guardare per molto spesso la suddivisione tra arti dure e morbide non cos
marcata
Unarte marziale una delle poche attivit che pu essere praticata lungo lintero
arco della vita. Non necessario avere uno scopo da raggiungere, basta
semplicemente vivere ci che si sta facendo. Larte marziale un viaggio in cui
limportante arricchirsi lungo la strada; non tanto arrivare a destinazione, se una
destinazione finale esiste. Limportante il processo, non il prodotto.
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I paralleli tra la psicoterapia e le arti marziali sono diversi. Si pu affermare che tutte le arti
marziali possono essere concepite come una sorta di psicoterapia. Lefficacia
dellapproccio fisico attribuibile alle basi fisiche (fisiologiche) dellesperienza. Piaget
mostr che i bambini imparano primariamente attraverso vie visuali, tattili e cinestetiche,
che sono pi tardi integrate in cognizioni pi elevate; Stern sostenne che la modalit fisica
dellesperienza presente lungo tutta la vita, e la capacit di ci che egli chiama
percezione transmodale indica che tale apprendimento fisico automaticamente
trasportato alla sfera cognitiva ed emozionale.
Fuller ritiene che alcune arti marziali posseggano qualit che sostengono la salute
psicologica e promuovano cambiamenti personali in una direzione socialmente
desiderabile. Egli punta il dito sul fatto che i paralleli teorici tra la psicoterapia e le arti
marziali sono diversi. Parsons trova anche una certa similarit di vocazione tra lo
psicanalista e il praticante arti marziali; Nardi esamina i paralleli tra la rational emotive
therapy di Ellis e alcuni principi della pratica marziale (per esempio il concetto di mushin,
cio uno stato in cui la mente non si fissa in particolar modo su qualcosa, ma rimane
aperta e disponibile verso tutte le cose e riflette come farebbe uno specchio). Come
Parsons, egli considera le capacit di uno psicoterapeuta e di un maestro di arti marziali
come essenzialmente complementari. Saposnek discute le similarit tra i principi
dellaikido e le tecniche impiegate in terapia familiare strategica (per esempio una visione
circolare della causalit, luso del paradosso e altri). Gleser e Brown fanno notare che il
concetto di ju (morbido), cio il cedere per usare la forza dellavversario contro lavversario
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Il principio del cedere, naturalmente, non sempre raccomandabile, sia nel judo sia in
psicoterapia. Per esempio, quando potrebbe nuocere al paziente, oppure quando manca
da parte di questi la volont o la motivazione, Il principio del Ju applicabile con maggior
successo con pazienti oppositori, riuscendo invece difficile con soggetti passivi.
Una serie di studi longitudinali mostra che la pratica delle arti marziali favorisce un
decremento dellostilit, rabbia e la sensazione di vulnerabilit agli attacchi. La pratica
favorisce anche un incremento dellautoconfidenza, autostima e self-control. Va per fatto
notare, come fa anche la Madden come non sia corretto studiare gli aspetti psicologici di
chi pratica le arti marziali in generale. Tali aspetti, infatti, varierebbero sensibilmente tra i
praticanti dei diversi stili e delle diverse arti, proprio per i concetti e le filosofie che ne
stanno alla base.
Un karateka, quindi, sarebbe molto diverso da un judoka.
In uno studio di Foster studenti di karate mostravano un decremento dellansia di tratto,
mentre quelli di aikido non facevano altrettanto. Anche se tale studio presentava alcuni
problemi metodologici, evidenzia comunque laspetto che certe arti marziali possano
portare a cambiamenti pi o meno rapidamente di altre.
Da quando si ritenuto che le arti marziali possano offrire benefici psicologici, un grande
numero di persone ha guardato a esse come a un aiuto per trattare disordini psicologici.
Guthrie ha trovato, per esempio, che donne guarite da abusi psicosessuali, disordini
alimentari, abusi di sostanze e crescita in famiglie disfunzionali riportavano che il karate
era stato loro di aiuto per la guarigione. In un altro studio Weiser e collaboratori
mostrarono che la pratica del karate Shotokan aveva aiutato un paziente a raggiungere
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pi velocemente risultati in terapia verbale. Parecchi gruppi sono stati usati per lo studio
delle arti marziali come trattamento psicologico.
Il Judo, per esempio, risulterebbe essere utile a soggetti disabili, ma potrebbe anche
favorire levoluzione di una psicoterapia, in particolar modo in soggetti regrediti e pazienti
psicotici violenti difficilmente raggiungibili con una terapia verbale.
Anche ilTai Chi Chuan viene usato con successo in soggetti con disabilit fisiche.
LAikido negli adolescenti con problemi comportamentali fornirebbe maggiori incrementi
nellautostima rispetto al trattamento tradizionale, e altri studi rivelano che le arti marziali
possono ridurre problemi comporta-mentali nei bambini. Laikido stato anche usato come
strategia dintervento in studenti con gravi disturbi emozionali.
Uno degli studi pi citati in letteratura quello condotto da Trulson: veniva cos
evidenziato che adolescenti identificati come delinquenti che avevano seguito per sei mesi
un corso di taekwondo tradizionale (con tecniche di meditazione, brevi letture sul
Taekwondo e apprendimento delle tecniche fisiche) mostravano un decremento
dellaggressivit e dellansia e un incremento dellautostima. Contrariamente, in un altro
gruppo che aveva seguito un corso di taekwondo moderno (solo tecniche fisiche), i ragazzi
mostrarono unaumentata tendenza alla delinquenza e un aumento dellaggressivit.
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MENTE E CORPO
Il karate non pu essere definito precisamente con il termine di sport quale noi lo
intendiamo oggi: questo perch diverso nella concezione e negli scopi; hanno una
tradizione e una componente filosofica e formativa che va infatti ben oltre la pura parte
agonistica. Esso nato per motivazioni ed esigenze precise, e anche il suo corso storico
ha un suo significato. Per sua stessa definizione, lo scopo il perfezionamento del
carattere
(imparare
svuotare
la
mente
per
poi
riempirla
col
nuovo).
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CAPITOLO 2
LA PSICHE MARZIALE
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La formazione marziale, cos come praticata in molti paesi occidentali negli ultimi anni,
ha privilegiato lallenamento delle qualit fisiche del praticante, trascurando quello delle
doti mentali. Cos facendo come se la si praticasse a met. Abbiamo visto come il
Karate sia nato dalla fusione di tecniche di combattimento autoctone dellisola di Okinawa
nel tempo unite insieme ad elementi di arti marziali provenienti dal continente asiatico,
nate con la specifica funzione di formare lindividuo in un percorso di crescita continuo, in
cui il corpo e la mente scoprono sempre nuove forme di integrazione, migliorando cos la
qualit espressiva dellindividuo nella realt.
Sotto questa ottica si pu reinterpretare lapprendimento e lesecuzione di ogni movimento
o tecnica non pi come semplice azione del corpo scevro da qualunque implicazione
psichica, ma riconsegnando ad ogni azione motoria il valore di espressione
corporea del suo specifico vissuto emotivo. Stimolando alla ricerca di una armonia
sempre maggiore tra corpo e mente in ogni azione la pratica marziale diventa una strada
sicura ed efficace per promuovere e curare la salute psicofisica del praticante.
Sviluppando un uomo sui due binari paralleli della mente e del corpo,
considereremo luomo una unit psicosomatica.
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frasi apposite, come riportato dagli scritti di un monaco del Monastero del monte Athos in
Grecia, vissuto nel secolo XIV.
Concludiamo pertanto che nella cultura occidentale la diffusione di tali pratiche era limitata
strettamente ai ferventi praticanti religiosi, mentre nel mondo orientale le esperienze
meditative sono state sempre ampiamente diffuse come mezzo per conseguire uno stato
di unione corpo-mente-universo tramite la disciplina del corpo mediante esercizio fisico, il
controllo della respirazione, la quiete dei sensi e la concentrazione.
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LA BIOENERGETICA
LAnalisi Bioenergetica una branca della psicoterapia elaborata per superare la scissione
mente-corpo per una visione unitaria in cui la psiche e il corpo (soma) diventano le due
facce di una stessa medaglia: i disagi di un uomo sono sempre una doppia espressione,
mentale-verbale e corporea, dove la definizione di carattere, inciso in ogni individuo dalle
esperienze della vita, modella la qualit espressiva sia della nostra psiche che del nostro
corpo. Questo processo psicofisico, nel tempo, lentamente e costantemente, definisce le
nostre specifiche qualit e difficolt caratteriali, modellandone le abitudini di espressione
emotiva attraverso la modulazione dei movimenti del corpo. Lanalisi bioenergetica entra
qui in gioco con esercizi corporei specifici mettendo la persona in condizione di stress per
far emergere il vissuto emotivo intrappolato nel movimento corporeo: vivere lansia di un
Kumite, la prestazione di una gara, lo svolgersi di un esame non forse lavere ricreato
una condizione di stress in cui facciamo affiorare la stessa cosa, cio il vero io?
Tanto pi libero di scorrere il fiume di energia che possediamo tanto pi potremo tradurlo
liberamente in movimento ed espressione di noi stessi (lesempio contrario la paura
incontrollata:
comunque rigido e quella sar la espressione fisica di quel particolare stato danimo).
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Questa reazione coadiuvata dallaumento di produzione degli ormoni dello stress viene
definita da Cannon come REAZIONE DALLARME.
Se questa reazione trova il suo giusto epilogo, ossia una adeguata rezione psicofisica
dellindividuo alla situazione con cui deve confrontarsi, tutto questo sistema pu poi
recuperare lo stato di partenza di quiete e rigenerarsi grazie alla RISPOSTA
TROFOTROPICA:
Riduzione della frequenza cardiaca e respiratoria
Riduzione della pressione arteriosa
Riduzione della secrezione delle ghiandole sudoripare
Riduzione del tono muscolare scheletrico
Aumento delle attivit motorie
Sincronizzazione dell ElettroEncefaloGramma
Qualora ci non accadesse, la persona rimane vittima di uno stato di stand-by ergotropico
che non trova risoluzione e procura a lungo andare una sorta di cronicizzazione e
deperimento patologico degli organi coinvolti in tale risposta che non trova risoluzione.
La Psicofisiologia indaga sul come si realizza, in ogni momento della vita, la misteriosa
integrazione corpo-mente. Quando stata applicata alla pratica del Karate ha permesso di
chiarire come si attuava la sapiente integrazione alla base della realizzazione di ogni
tecnica vincente.
Tralasciamo ora volutamente la descrizione anatomo-funzionale delle strutture cerebrali
connesse con tutto ci (cervello, cervelletto, ipotalamo, ormoni e neurotrasmettitori,
adrenalina, endorfine). Ricordiamo solo che nella pratica del Karate, soprattutto nelle
occasioni di confronto, lipotalamo consente allatleta di focalizzare i fattori fisici e psichici
implicati nelle diverse occasioni del confronto. Questa prima analisi di informazioni
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LA RISPOSTA EMOZIONALE
Lemozione la risposta integrata della mente e del corpo in relazione ad uno stimolo
stressante specifico, che concretizza nel fisico il vissuto emotivo di una persona:
attraverso il corpo viene vissuta una emozione tramite il movimento.
Questa complessa e affascinante operazione tra corpo e mente determina per una
alterazione dei parametri psicofisiologici e una modificazione della condizione di equilibrio
dellorganismo (che in condizioni normali tende a mantenere uno stato di quiete). La
repentina alterazione che si verifica in condizione di stress, necessaria e funzionale per
allertarci di un pericolo imminente e attivare la risposta pi efficace. La risposta
dellindividuo condiziona il recupero del seguente stato di equilibrio quiete-alterazionequiete. Se realizzato armoniosamente un processo sano e naturale; quando invece si
blocca in uno dei suoi passaggi, si crea una condizione di anomalia psicofisica.
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AGGRESSIVITA
Letteralmente significa andare verso.
un moto espressivo diretto verso un altro individuo, mentre nella assertivit non
necessaria la presenza dellaltro. una dote importante per gli sport in generale, ma
nelle arti marziali fondamentale, a volte trattenuta e poco diretta, altre volte esagerata
e senza confini, quindi meno efficace.
lopposto della regressione , che significa retrocedere. In psicologia lopposto della
passivit, che denota un atteggiamento immobile o di attesa. Possiamo andare verso
unaltra persona per amore o per rabbia. Entrambe le azioni sono aggressive ma
entrambe positive e soprattutto funzionali per la persona che le vive.
AGGRESSIVITA NON E RABBIA E NON E DISTRUTTIVITA, ANZI, E
SOPRATTUTTO SPIRITO DI INIZIATIVA, ENERGIA, VIVACITA.
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RABBIA
Il corpo riflette la storia delle persone attraverso la perdita dellarmonia, nelle scissioni
che separano i principali segmenti corporei, la testa dal tronco o il bacino dal torace.
Queste scissioni scalfiscono lintegrit che non pu essere restaurata solo piangendo:
LEMOZIONE RESTAURATRICE O PROTETTIVA E LA RABBIA. Molte persone
hanno una considerevole quantit di rabbia repressa, o perch non ci si potuto
esprimere da bambini o perch si sofferto.
La rabbia fa parte della funzione pi ampia dellaggressivit, una emozione
importante nella vita di tutti, dato che serve a conservare e proteggere lintegrit fisica
e psicologica dellorganismo. SENZA RABBIA SI E INDIFESI CONTRO GLI ASSALTI
A CUI LA VITA CI ESPONE.
Il movimento energetico opposto alla rabbia la paura.
La rabbia un sentimento molto potente che spaventa le persone, spesso timorose di
perdere il controllo di se e della realt esterna in un ECCESSO DI RABBIA: la prima
cosa da fare imparare a centrarsi su se stessi attraverso il proprio corpo e
mantenere la consapevolezza della realt (mantenendo i piedi per terra cio non
perdere il controllo della situazione). Tramite le gambe possibile ridurre la carica di
eccitazione in eccesso nel corpo scaricandola verso terra.
La pratica del Karate ci permette di acquisire la capacit di mantenerci ben radicati alle
proprie gambe per spingerci in avanti, supportati dalla costante presenza di se stessi e
nella realt in cui ci si trova. Lesperienza di confronto-scontro nel Karate una
occasione molto formativa per conoscere se stessi in maniera pi approfondita,
evidenziando le modalit di comportamento utilizzate nei momenti di stress, in
particolare se dovuti al confronto-scontro con unaltra persona.
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Una situazione controllata come quella della palestra, se ben gestita diventa la palestra
ottimale dove allenarsi ad utilizzare al meglio le proprie potenzialit e superare i propri
limiti. E il primo ostacolo superare la resistenza a riconoscere i propri limiti, cos da
poterci aprire allapprendimento di nuove modalit di azione.
Lallenamento al Kumite, oltre ad agevolare lo sblocco dellespressione della rabbia,
consente di evitare le ESPRESSIONI IRRAZIONALI DI RABBIA: LA COLLERA.
COLLERA
una azione distruttiva, senza pi controllo consapevole della persona e utilizzata
verso una meta inadeguata. quella forte rabbia in corpo espressa in maniera
isterica e convulsa, che utilizza molte energie e fa perdere di vista noi stessi e la realt
che ci circonda. Attraverso lallenamento al Kumite si dovrebbe imparare a canalizzare
la rabbia nelle regole del combattimento.
PAURA
lemozione spesso negata e disapprovata di una persona che si trova di fronte ad
una situazione percepita come pericolosa. Ha la funzione di sistema dallarme,
informando di un pericolo immediato o che potrebbe verificarsi da un momento allaltro.
La comparsa di questemozione accelera le reazioni psicologiche
e modifica i
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CAPITOLO 3
PSICOSOMATICA DELLE ARTI MARZIALI
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LA POSTURA
lo schema organizzative delle parti del corpo nello spazio, la soluzione finale che trova il
nostro corpo per mantenere una posizione, stare in piedi, muoversi. Lorganizzazione
dellequilibrio posturale una operazione complessa, che si realizza nella combinazione
armonica di pi fattori diversi tra loro, che esplicano la loro azione in campi differenti e con
metodi differenti, ma lavorando tutti in sincronia per realizzare lequilibrio posturale.
condizionata da esigenze collegate ai vincoli biomeccanici del corpo umano.
FORZA DI GRAVITA
Il nostro corpo sottoposto giornalmente a numerosi e svariati stress, parola che solo a
sentirla fa pensare al modo in cui evitarli. Molte delle situazioni stressanti in cui ci
imbattiamo giornalmente, forse potrebbero essere eliminate, ma lunica condizione di
stress alla quale impossibile sottrarsi, il confronto sempre presente con la forza di
gravit. Essa ci spinge costantenemte verso il basso, impedendoci cos di galleggiare
nellaria come abbiamo visto fare agli astronauti nello spazio. Questa spinta ci impone una
attivazione continua di tutti gli elementi che determinano lequilibrio posturale.
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DISTRETTI CORPOREI
Il nostro corpo composto come un puzzle, dove ogni tassello collocato in una
posizione funzionale allintero sistema. Lalloggiamento adeguato e lallineamento di ogni
tassello con il resto del puzzle produrr la soluzione finale.
La stessa cosa avviene nel nostro corpo: ogni distretto corporeo deve essere ben
allineato con il resto del corpo e posseder lelasticit necessaria per adeguarsi ai
movimenti degli altri distretti. Quando un distretto rimane bloccato in una posizione e non
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mantiene un buon allineamento con il resto del corpo, crea una condizione di disequilibrio
posturale.
Vogliamo intendere per distretto corporeo linsieme dei gruppi muscolari, delle articolazioni
e degli organi che, in contatto funzionale tra loro, sono tutti co-protagonisti nella
realizzazione di ogni azione agita da quel distretto corporeo.
DISTRETTO OCULARE
E uno dei primi strumenti che utilizziamo, appena nati, per relazionarci e comunicare con
lambiente circostante, e in particolare lo strumento pi istintivo con il quale stabilire un
contatto con chi o cosa ci stiamo relazionando.
Il distretto oculare, oltre alla sua funzione comunicativa, protagonista della realizzazione
fisica di molte emozioni vissute mentalmente, ad esempio rabbia o amore, condizioni
emotive queste ultime che sono vissute appieno solo quando anche gli occhi partecipano
attivamente allespressione dellemozione.
Tutti conosciamo il detto popolare Gli occhi sono lo specchio dellanima, dal quale si
evince come attraverso lo sguardo, spesso inconsapevolmente, comunichiamo il nostro
stato emotivo, sotto la soglia di consapevolezza (ci si trova a comunicare le proprie
emozioni anche in occasioni in cui si sarebbe preferito tenerle nascoste).
altrettanto vero che, grazie a questa forte espressivit emotiva degli occhi, anche solo
con lo sguardo possiamo comunicare agli altri forti stati emotivi in modo chiaro e incisivo:
ira, amore, apprezzamento, disapprovazione.
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Larte marziale, essendo una pratica motoria che trova la sua massima espressione
quando ogni azione si realizza nella piena integrazione del corpo con la mente, prevede,
nellesecuzione di ogni tecnica, che il movimento del corpo sia accompagnato dallazione
degli occhi. Essi, infatti, forti della loro espressivit emotiva, conferiranno ad ogni azione
lenergia che la render vincente.
Nella pratica marziale si dovr imparare dunque ad usare gli occhi in armonia con il
movimento di tutto il corpo; guardare lavversario piuttosto che tenere gli occhi bassi,
osservare velocemente ogni micro-movimento dellavversario col fine di prevenirne le
azioni, dimostrare di vivere lesecuzione di un kata o un kihon.
DISTRETTO ORALE
Comprende la muscolatura del mento, della gola, della bocca e della parte superiore dlela
nuca.
Nel karate questo distretto partecipa ella esecuzione di ogni azione attraverso la
emissione del respiro e del suono vocale, ma anche allingresso di aria nei polmoni
quando lo sforzo molto intenso e non pi sufficiente far entrare aria solo dal naso.
La libera espressione del distretto orale, durante la esecuzione di una tecnica, ci consente
di alimentare energeticamente il movimento mediante la respirazione e partecipando alla
espressione corporea del vissuto emotivo implicito nella tecnica.
In particolare il distretto orale coinvolto in prima linea in tutte le azioni che implicano un
grosso sforzo muscolare e una forte scossa emotiva, come quando si incassa un colpo o
si in stato di pre-attivazione, pronti a lanciarsi nellazione. In questi casi il distretto orale
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attiva fortemente la tensione muscolare della mascella, tensione che si libera poi nella
potenza di ogni movimento.
Il protrarsi cronico di uno stato di tensione del distretto orale pu dare origine a numerose
patologie dellapparato dentario, cefalee, patologie cervicali.
DISTRETTO CERVICALE
Il distretto cervicale considerato la zona di passaggio e di censura delle emozioni tra il
corpo e la testa. In particolare questa zona deputata a gestire lespressione di emozioni
come rabbia o pianto.
Nella pratica del karate, fungendo da ponte tra il capo e il torace, quando la zona cervicale
non libera nel movimento si crea una condizione di disarmonia tra la azione del torace e
quella del capo, inficiando la qualit tecnica dell esecuzione e alterando l intero assetto
posturale. Uno Tzuki eseguito col capo inclinato da un lato o un calcio sferrato oscillando
continuamente il capo avanti e indietro sono tipici esempi di questi atteggiamenti parassiti.
DISTRETTO TORACICO
Comprende i muscoli intercostali, pettorali, la zona delle spalle e delle scapole. Nela
karate la fluidit di questa parte fondamentale per la buona riuscita di tutte le tecniche di
braccio.
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DISTRETTO DIAFRAMMATICO
considerato, come la zona cervicale, un punto di passaggio tra la zona superiore del
torace e quella sottostante del bacino.
Il diaframma, muscolo deputato alla respirazione, il veicolo fondamentale dei nostri
vissuti emotivi, spesso parzialmente bloccato nelle sue funzioni o perlomeno non
adeguatamente utilizzato.
DISTRETTO ADDOMINALE
Interessa anteriormente la zona della muscolatura addominale e posteriormente le ultime
parti della muscolatura vertebrale, spesso dolente per eccesso di tensione muscolare.
Lenergia generata dalla rotazione del bacino, se non viene trasmessa al torace dagli
addominali (con la loro giusta contrazione e decontrazione), rimarr una semplice
sculettata o far apparire lesecutore come un monoblocco.
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DISTRETTO PELVICO
Comprende tutti i muscoli pelvici, adduttori delle cosce e sfintere. Una eccessiva tensione
di questa parte crea squilibri posturali sposizionando il bacino, determinando in genere
insensibilit percettiva di questa zona.
Classico esempio di questa condizione la cosiddetta coda fra le gambe (gambe ad X):
si ha un difficile appoggio dei piedi sul terreno e un disequilibrio posturale molto evidente
che render pi complessa la esecuzione di tutte le tecniche eseguite con gli arti inferiori,
e secondariamente quelle degli arti superiori.
DITRETTO PODALICO
I piedi sono la parte del corpo che ci consente di prendere contatto con il suolo e generare
la reazione di spinta.
I piedi sono la nostra base di appoggio nella realt: infatti quando abbiamo la testa fra le
nuvolenon abbiamo i piedi per terra!
Il modo in cui si presentano i nostri piedi spesso segno significativo del modo in
cui ci adattiamo alla realt.
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ARRETRATA:
questa posizione si differenzia dalla precedente poich il peso del corpo
prevalentemente scaricato sul piede posteriore piuttosto che su quello anteriore. Questa
piccola differenza genera una momentanea riduzione della attivit simpatica, attivazione
del sistema parasimpatico deputato al recupero delle energie, il cuore rallenta i battiti, i
muscoli perdono un po di tensione, il respiro si fa meno veloce e pi profondo. la tipica
posizione dell incontrista, di colui che aspetta liniziativa dellavversario e che agisce di
rimessa.
Esiste una stretta correlazione fra posizione di guardia e caratteristiche della personalit di
chi la esegue: il corpo la chiave per comprendere ci che comunemente chiamiamo
carattere. Esso il tratto fondamentale della personalit che ci distingue luno dallaltro sia
in termini fisici che psichici, ma in realt non altro che il modo specifico di ogni individuo
di agire e/o reagire alle vicende della vita.
Nel karate si impara ad abbassare il centro di gravit e sentirci pi vicino a terra: il risultato
immediato sar un maggior senso di sicurezza. Infatti quando siamo troppo carichi o
eccitati, o addirittura in ansia abbiamo la sensazione di sollevarci da terra, oppure che ci
manchi il terreno sotto i piedi.
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LA RESPIRAZIONE
lattivit necessaria alla nostra sopravvivenza di cui spesso abbiamo scarsa
consapevolezza o magari non utilizziamo nella sua interezza. Infatti il respiro non solo
scambio di ossigeno ed anidride carbonica, ma anche lutilizzo di una considerevole
quantit di muscoli che spesso rimangono inutilizzati o bloccati da tensioni croniche che
impediscono una attivit respiratoria adeguata.
Imparare a respirare correttamente nel Karate significa saper utilizzare il corpo durante il
respiro, non solo i polmoni ma anche la schiena, le spalle, le braccia durante movimenti di
apertura o chiusura, saperne rallentare il ritmo e la profondit a seconda delluso che se
ne vuole fare, renderlo pi o meno percettibile allavversario: tutto ci richiede un lavoro di
sincronizzazione di numerosi distretti corporei.
La respirazione infine anche in relazione con la voce: per emettere un suono bisogna
spostare laria attraverso il laringe: ecco come il Kime, spostando e spremendo aria
proprio verso lalto genera il Kihai.
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IL MOVIMENTO ENERGETICO
determinato dalla coordinazione armonica di tutti gli elementi fin qui esaminati:
confronto con la forza di gravit
sincronizzazione dei muscoli agonisti ed antagonisti
allineamento dei distretti corporei
appoggio sui piedi
attivazione del respiro e della voce
La combinazione Respiro -attivit muscolare- Cinetica determina una potente produzione
energetica che non si verifica se uno solo di questi fattori non ben integrato nellazione.
Il movimento energetico che si produce deve trovare delle vie di uscita e di espressione
scaricandosi attraverso tutte le vie di uscita che il corpo offre:
occhi
bocca
arti superiori
bacino
arti inferiori
Durante la fase di attivazione il nostro organismo si organizza per affrontare la situazione
di stress: questultimo pu essere favorevole e stimolante o negativo e pericoloso.
Durante la fase di stress il nostro corpo produce endorfine destinate a diminuire la
tensione prodotta. Se il flusso di endorfine costante e adeguato allo stress generato,
questo risulta stimolante!
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AGIRE IN EQUILIBRIO
Lequilibrio del corpo si ottiene studiando il coordinamento posturale nellesecuzione
di ogni tecnica. Ogni movimento , a prescindere dalla sua ampiezza, deve
coinvolgere il corpo nella sua totalit. Quando ci non avviene il praticante si sente
scoordinato, con la sensazione di avere poco equilibrio.
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IL TEMPO
la scelta del tempo di esecuzione di una tecnica. Dopo avere acquisito il gesto atletico
della tecnica, necessario comprendere come e quando utilizzarla.
Esiste un ritmo nella esecuzione, che possiamo notare durante un Kihon, un Kumite
o un Kata (in questultimo, addirittura, non esiste un solo tempo di esecuzione, ci
sono movimenti lenti, altri addirittura statici e altri ancora dinamici).
Lo studio del tempo consente di comprendere quanto sia pi funzionale aspettare,
studiare lavversario e inserire il colpo utile solo nel momento pi adatto.
Dal punto di vista psicosomatico, il concetto di tempo ispira 3 fasi di allenamento:
La mente deve acquisire abitudine e capacit di agire attivamente e con modi funzionali
allazione dellaltro, piuttosto che subire lattacco altrui.
Il corpo, grazie a un esercizio costante e ripetuto nel tempo, deve memorizzare
lesecuzione delle tecniche affinch siano utilizzate in modo istintivo e immediato, evitando
il tempo di pianificazione razionale.
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LA DISTANZA
Per distanza si intende lo spazio allinterno del quale ci si muove, e le diverse posizioni
che si assumono nella relazione con unaltra persona.
Distanza Pubblica:
la pi ampia, c solo contatto visivo.
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Lultima zona di confine strategica fra noi e il resto del mondo la pelle, linvolucro della
nostra persona, barriera attiva e reattiva a quanto avviene sia dentro che fuori di noi.
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DURANTE LALLENAMENTO
Nellesecuzione di tecniche di Kihon o Kata (colpi comunque a vuoto) fondamentale
sostenere la componente emotiva necessaria allespressione assertiva (postura, mimica,
respirazione e lintero mivimento energetico secondo le descrizioni fatte precedentemente.
Se il praticante durante lesecuzione sembra ansioso, poco centrato su se stesso e con
lenegia che ovviamente ristagna sulla parte superiore del corpo, utile suggerire di
abbassere il baricentro, appoggiarsi di pi sui piedi (grounding) e gestire la respirazione.
Se invece il praticante porta tecniche con fare isterico poco determinato potrebbe essere
utile farlo concentrare sul movimento energetico della tecnica e sul punto finale di scarica
energetico (Kime) di ogni tecnica.
Durante esecuzione di tecniche in coppia fondamentale invece il livello di aggressivit
col quale un compagno le applica sullaltro: se tali tecniche sono eseguite con una
aggressivit trattenuta e poco efficace, losservazione delle parti del corpo deputate
allespressione potrebbe mostrare che la muscolatura antagonista quella che trattiene il
movimento. Nel caso contrario, quando cio viene espressa una aggressivit esagerata,
imparare a convogliare e canalizzare questenergia con modalit pi adatte e profucue,
ottimo il lavoro sul ritmo o tempo del combattimento. E su questo gli orientali possono
sicuramente insegnarci molto: a fronte di kumite frenetici e compulsivi, gli orientali
gestiscono cadenze ritmiche di quiete e repentine azioni micidiali. I momenti di quiete, in
realt, sono densi di attivit strategica e occasioni per centrarsi su se stessi e sul proprio
avversario: si scarica il peso al suolo adeguatamente, ci si radica sui propri piedi, con la
respirazione si accumula energia e si gestiscono al meglio gli stati dansia. Poi,
improvvisamente, individuato un varco nellavversario la quiete si trasforma in un attacco
preciso e determinato, ogni volta come fosse lultimo.
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Il movimento armonico del corpo nello spazio alla base, base nella pratica del Karate
la conseguenza di forze prodotte dalla muscolatura.
Questo movimento, nellesecuzione di una tecnica, deve essere mantenuto e potenziato
da una forza muscolare adeguata, adattata perci alla qualit di movimento richiesto
(lento, veloce, forte, potente, deciso o in crescendo).
Poi la forza muscolare dovr essere finalizzata al conseguimento dei seguenti tre obiettivi:
Ottimizzare lo spostamento del corpo il pi velocemente possibile;
Ottenere la massima precisione nellesecuzione della tecnica;
Trasmettere la forza fisica alla parte del corpo utilizzata come arma.
Torniamo ora allo stress, parola molto alla moda, tanto che ormai sono innumerevoli le
soluzioni proposte dalla medicina tradizionale, da quella alternativa e da altre ancora, per
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sconfiggere questinsidia alla nostra salute. Alcune delle soluzioni pi diffuse forniscono
solo rimedi sintomatici, ovviamente con effetti limitati nel tempo. Altre, invece, propongono
ladozione di tecniche di rilassamento da utilizzare come pillola nelle condizioni di stress.
Dopo anni di pratica marziale, la nostra personale (e assolutamente umile) idea che lo
stress, pi che combatterlo, necessario imparare a gestirlo; quando ci non possibile,
importante prima riuscire a far scaricare al corpo lattivazione procurata dallo stress, poi
trovare ci che pu farci tornare alla calma rilassandoci: nulla di meglio di una lezione di
Karate, che dal punto di vista energetico, assolve alle tre funzioni:
Destressamento
Ricarica energetica
LA DIFESA PERSONALE
Sono numerose le persone che si avvicinano alla pratica del Karate per acquisire
tecniche micidiali, da riutilizzare in occasioni di pericolo, in cui messa a repentaglio
lincolumit personale o dei propri cari.
In realt lambito di applicazione del Karate nel contesto della protezione personale si
limita essenzialmente a situazioni di prevenzione e di gestione dello stress da confronto.
Infatti, in casi in cui la minaccia superi i limiti di una aggressione a mani nude e ci si trovi
pertanto nella condizione di minaccia a mano armata o effettuata da pi persone, luso
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della forza da parte dellaggredito non sempre si rivela lopzione migliore. Nelle occasioni
di difesa personale, infatti, oltre ad un preparazione tecnica efficace ci che fa veramente
la differenza la capacit del singolo individuo di gestire lo stato di eccezionale stress
emotivo che caratterizza le occasioni in cui messa in discuzzione la nostra incolumit.
Proviamo a chiederci cosa accade in un momento di cos alta tensione.
Si riesce ad utilizzare al meglio le risorse umane o, nei primi momenti, quelli decisivi per la
risoluzione del conflitto cruento, si rimane interdetti e storditi dalla paura o addirittura non
ci si riesce a muovere affatto?
La paura e paralisi fisico-psichica sono fattori comuni a tutti gli esseri umani, che siano
impavidi combattenti o normali cittadini di Milano. Tutti abbiamo paura davanti a un
confronto quando lo riconosciamo pericoloso per la nostra incolumit (pertanto lo stesso
vale per laggressore, qualora si sentisse spiazzato o minacciato a seguito di una nostra
reazione improvvisa). In un confronto del genere, ci che fa la differenza tra un individuo e
laltro non sono le caratteristiche fisiche e la preparazione tecnica dei contendenti, ma la
capacit psicofisica di ognuno di loro a gestire una condizione di forte stress da confronto.
Di questa inevitabile e imprescindibile interazione fra corpo e mente, che si realizza ogni
volta ci troviamo in una condizione di conflitto, sia essa solo di carattere psicologico, o
fisica, in palestra come nella vita di tutti i giorni, dobbiamo esserne ben consapevoli.
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Oppure durante gli stage al mare, inverno o primavera che si trattasse, caldo o freddo che
facesse, i maestri Palandri e Julitta mai ci facevano mancare una parte di allenamento
direttamente in acquamai una polmonite ma sempre tecniche ancora pi cariche di
energia!
Ma se ti fermi a sentire il freddo e non vai oltre, la fine, ti paralizzi.
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LA STIMA DI SE STESSI
Qualunque si aloccasione di scontro in cui ci troviamo, la prima cosa con cui dobbiamo
confrontarci limmagine che abbiamo di noi stessi: ci sentiamo perdenti e inadeguati
oppure ci sentiamo vincenti, capaci di andare verso lalto e affermare noi stessi?
La stima che abbiamo di noi stessi e lallenamento che abbiamo, nel confrontarci con un
avversario in situazioni di stress, sono elementi di carattere psicologico determinanti,
perch la componente emotiva ci fornisce la GRINTA NECESSARIA, ma il linguaggio del
nostro corpo render esplicita allavversario la nostra condizione sia essa perdente o
vincente. In questi casi di alta tensione impossibile fingere, assumendo un
atteggiamento da leoni pur sentendosi una pecora, poich tale gioco durer ben poco e
sar scoperto appena la situazione di stress aumenter.
Lallenamento di un atteggiamento comportamentale adeguato in sintonia con la tecnica,
ossia, quando si pu verificare la diversit di soddisfazione psicofisica tra un colpo
portato solo con il corpo e uno portato con la mente e il corpo in sincronia, porta ad
accumulare nel corpo una memoria positiva, relativa alla stima di s, creando una
maggiore consapevolezza e benevolenza delle proprie qualit, quindi una spinta
propulsiva a superare i propri limiti.
LA DETERMINAZIONE
Possiamo studiare tecniche invincibili per anni, ma sar sempre la nostra determinazione
psichica a condizionare la nostra risposta allo stress.
Imparare a riconoscere e poi utilizzare al meglio le proprie condizioni psicofisiche
favorevoli a mantenere la propria integrit.
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LA PAURA
La paura una risposta naturale e funzionale ad una situazione che viene percepita come
pericolosa.
Quando abbiamo paura il nostro cervello attiva un piano di reazione che si snoda dal
combattimento alla fuga. Lacutizzarsi di tale reazione promuove launemto di produzione
di adrenalina, condizione di forte eccitazione da sfr4uttare interamente in positivo,
imparando a prendere decisioni funzionali nei momenti di massima tensione.
Quando invece laumento dello stato di eccitazione raggiunge livelli massimali e
incontrollabili, rimaniamo bloccati e impietriti dalla paura, incapaci di alcuna azione utile
per se stessi.
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Il respiro bloccato in gola, lenergia interamente relegata nelle zone alte del corpo
lasciando la periferia svuotata da qualunque capacit reattiva (le cosiddette gambe
molli). In questo stato psicofisico si perde interamente il radicamento in se stessi e nella
realt, non si capaci di valutare adeguatamente lavversario, e tanto meno di utilizzare le
prioprie risorse.
Lallenamento psicologico, mediato da lavori sul corpo, per gestire e riequilibrare questi
stati di ternsione, ci consente di imparare a gestire attraverso il nostro corpo i nostri stati
emotivi.
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I BAMBINI E IL KARATE
Sin dai primi anni di scolarizzazione fra bambini si scatenano zuffe o piccoli combattimenti,
che possiamo decifrare come manifestazioni spontanee della volont di appropriarsi di un
oggetto o di un territorio e di imporre il proprio punto di vista. Questi comportamenti sono
molto spesso il solo modo (certamente arcaico) che il bambino riesce a trovare per
risolvere i propri conflitti.
Spesso tali manifestazioni sono contrastate dai genitori o dagli educatori in genere,
provocando cos nel bambino uninibizione nelle sue spontanee, anche se ancora
maldestre, capacit di confrontarsi con gli altri, di affermare le proprie idee e di trovare il
proprio modo per risolvere i problemi.
Sarebbe allora opportuno riconsiderare tali manifestazioni spontanee e decifrarle come
risultato di molteplici reazioni che si manifestano nel bambino e valutabili come un suo
modo di comunicare ed esprimersi. Senza dimenticare che la coscienza del pericolo che
latto di violenza comporta per se stessi ha un fine implicito di regolare i rapporti tra
individui. Infatti per proteggersi ognuno dovr trovare (e in fretta) risposte alle aggressioni
cui fatto oggetto. Siano esse la fuga, la violenza, oppure negoziati e compromessi,
queste risposte dovranno comunque rivelarsi funzionali, per evitare di trovarsi in maggiori
difficolt.
Ma si cresce e si diventa adulti civilizzati se la valutazione del pericolo procede di pari
passo alla valutazione della pericolosit della propria violenza e si comprende che ad un
proprio gesto violento ne conseguir un altro parimenti violento dellavversario; questo nel
piccolo consentir di scoprire che ci sono dei limiti e come tali vanno rispettati.
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Questa forma di regolamentazione spontanea nei rapporti aggressivi tra bambini, sar
tanti pi efficace quanto pi si affiner la percezione delle conseguenze della violenza
stessa e del pericolo che essa pu comportare per se stessi e per laltro.
BLOCCHI DELLAGGRESSIVITA
Paura di farsi male
Paura di uscire dai propri confini
Paura di invadere i confini dellaltro
Blocco culturale delle donne
Ma come molti altri comportamenti laggessivit acquisita e sviluppata per emulazione: il
comportamento violento di bande di adolescenti offre modelli da imitare per i pi giovani.
La motivazione di questi ragazzi il forte bisogno di trovare una propria identit attraverso
lappartenenza ad un gruppo, cos accettano di adeguarsi a comportamenti che in realt
non hanno regole costruttive e funzionali per lindividuo stesso, mancano di
riconoscimento e rispetto dellaltro.
Se questi stessi adolescenti piuttosto che disperdere la propria spinta aggressiva in
comportamenti distruttivi, fossero stati addestrati a lotta e karate, imparando da queste il
RISPETTO DELLE REGOLE, LA RICERCA DI UN COMPORTAMENTO CREATIVO PER
SE STESSI E RISPETTOSO PER LAVVERSARIO E LA RELATIVITA DEL VALORE
DELLA SCONFITTA AL PARI DI QUELLO DELLA VITTORIA, forse non sarebbero
divenuti cos fragili e facilmente condizionabili.
Nei bambini naturale la voglia di aggredire: essi imparano che alcune forme di
prepotenza permettono loro di controllare risorse come i giocattoli o lattenzione dei
genitori.
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CAPITOLO 4
LA TRADIZIONE
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Il popolo del Karate, in Occidente, ormai vasto e variegato. Le motivazioni che spingono
le persone alla pratica marziale sono diverse: quando legata alla ricerca delle qualit
della tradizione marziale vengono privilegiati e ricercati soprattutto laspetto filosofico,
culturale e spirituale.
La qualit implicita del Karate, a differenza dello sport, sta nel fatto che non solo un
allenamento del corpo ma contemporaneamente un allenamento della mente, finalizzato
non necessariamente ad una meta competitiva, ma piuttosto allo svolgimento di un
percorso di formazione e crescita dell individuo. Le arti marziali inquadrate secondo quest
ottica, come percorso di formazione e crescita psicofisica, acquistano la valenza di un vero
e proprio microsistema culturale ben delineato, e protetto da quanto avviene fuori delle
mura dell ambiente di pratica.
Per alcuni praticanti, il sistema marziale prescelto, le sue regole, le persone che lo
frequentano, diventano un vero e proprio sistema di vita entro il quale si sentono accolti e
contenuti.
La pratica marziale, centrata sul sistema tradizionale, crea dunque un sistema ben protetto
e sicuro, all interno del quale i praticanti possono dedicarsi sia alla formazione fisica che a
quella culturale e psicologica, trovando nella palestra che li acoglie una culla familiare
entro la quale potersi sentire sicuri e soddisfatti.
Questo sistema di formazione marziale, ovviamente, offre ai praticanti numerosi vantaggi
e benefici, ma necessario puntualizzare una ulteriore caratteristica che va valutata con
molta attenzione: spesso all interno di tali contesti alcuni praticanti trovano il luogo adatto
dove soddisfare, pi o meno consapevolmente, il loro umano e insoddisfatto bisogno di
sentirsi integrati in un sistema ben definito. Tale bisogno di integrazione, nella societ
attuale, per alcuni di noi viene meno, a causa di un sistema culturale saturo di valori legati
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Le arti marziali solitamente sono identificate dal grande pubblico con una serie di colpi pi
o meno micidiali. Nella realt della pratica, per rendere ogni tecnica realmente efficace e
potente, necessario preparare il fisico con uno specifico allenamento finalizzato agli
sport da combattimento.
La preparazione atletica che supporta la pratica marziale, prevede lavori per il
potenziamento muscolare, la coordinazione motoria, la scioltezza delle articolazioni e la
resistenza aerobica. La completezza di un allenamento di questo tipo, sapientemente
dosato su basi scientifiche, consente una RIDEFINIZIONE CINESTESICA E TONICOMUSCOLARE dell intero corpo. Tale rinnovamento della struttura corporea procura nell
atleta dei benefici evidenti non solo dal punto di vista estetico, ma soprattutto dal punto di
vista della percezione corporea di se stesso. La qualit della percezione del proprio corpo,
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del mondo, ma esistevano le sfide fra Clan, le lotte per mantenere o riconquistare il
rispetto e lonore, la difesa della propria vita durante le aggressioni,
lelite giapponese difficilmente pratica oggi arti marziali, preferendo attivit quali
golf, baseball, football, tennis.
IN OCCIDENTE:
lallievo sceglie la palestra, spesso sotto casa per comodit, piuttosto che un
maestro per le sue qualit,
un insegnante si definisce tale o per i gradi e diplomi conseguiti, o per le sue qualit
di combattente,
spesso vengono insegnate tecniche pi in termini di informazione che di
formazione,
il tempo a disposizione per la formazione breve, con effetto fast-food,
lallievo paga per acquistare un prodotto, e ovviamente vuole una ricevuta
materializzata in cintura o grado,
lapprendimento marziale a volte si limita allapprendimento di tecniche e kata
secondo i principi del collezionismo: pi kata e tecniche conosco pi sono bravo,
cinture, gradi e gare sono fondamentali: questo il sistema formulato dalle nostre
esigenze consumistiche e di mercato occidentale. Si paga per imparare una
tecnica, si vuole un certificato che lo attesti. Il sistema spirituale e filosofico, o il
processo di formazione, molto pi complesso della parte fisica ed esteriore che il
karate pu offrire, passa in secondo piano,
larte marziale diventata di moda. praticata da professionisti e manager in
carriera, nato il manager guerriero che cammina sui carboni ardenti.
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rispetto per la disciplina in una espressione gradevole della lezione stessa, piuttosto
che ridurre la disciplina ad una sterile esecuzione di un regime militare. La
disciplina ha il potere di farci sentire velocemente inseriti ed integrati in un sistema,
ma contemporaneamente responsabili del ruolo acquisito.
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CONCLUSIONI E RINGRAZIAMENTI
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Rivolgiamo uno speciale ringraziamento ai maestri che nel corso degli anni ci hanno
cresciuto come Karateka, mentre avvolgiamo col nostro pi caloroso abbraccio i
Maestri che nel corso degli anni, oltre alla tecnica, ci hanno dato supporto e contribuito alla
nostra personale crescita, non solo come atleti, ma come uomini: credendo in noi,
sopportando le nostre particolari personalit, altre volte raddrizzandoci ben bene
contribuendo non poco a farci diventare adulti.
Un grazie anche alle nostre mogli e/o compagne, che insieme ai nostri figli sopportano
da una vita le nostre ore di assenza per la giusta causa del Karate!
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Lessenza del vero Karate-do passa attraverso la ricerca della purezza dello spirito e del
cuore, una strada senza fine per riportarci allinizio, alla purezza di quando eravamo
piccoli: lo scrittore GIOVANNI PASCOLI affermava che dentro ogni uomo c e rester
sempre una parte di bambino puro, vero, istintivo e privo di cattiveria (il cosiddetto
FANCIULLINO):
CON
UNA
SCORCIATOIA
NOI
LO
ABBIAMO
RITROVATO,
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