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Politecnico di Milano - Scuola di Ingegneria Industriale e dellInformazione

Insegnamento di Analisi Matematica I - prof. Maurizio Verri

Appunti di lezione (G)

Funzioni continue

Sia I un intervallo qualunque. Una funzione f : x 7! y = f (x) : I ! R


detta continua nel punto x0 2 I se1
lim f (x) = f (x0 )

x!x0

cio
8" > 0 9 > 0 8x

jx

x0 j <

) jf (x)

f (x0 )j < "

e continua in I se continua in ogni punto di I


8x0 2 I

lim f (x) = f (x0 )

x!x0

Esistono funzioni che sono ovunque discontinue, cio che non sono continue in nessun punto di I (come la funzione di Dirichlet), e funzioni che sono
continue solo in in numero nito di punti di I. Ad es., la funzione
f (x) =

se x 2 Q
x se x 2 R n Q

(1)

discontinua in tutto R tranne che in x = 0. Ci sono poi le cosiddette2


funzioni punteggiate discontinue, cio quelle funzioni che, pur avendo un
numero innito di discontinuit in I, presentano punti di continuit in ogni
0

Aggiornamento: 28 novembre 2014


Naturalmente negli eventuali punti di frontiera di I si pu parlare solo di continuit
da destra o da sinistra.
2
secondo una nomenclatura introdotta da Hankel e poi ripresa da Volterra.
1

M. Verri - Analisi Matematica I - Appunti di lezione

sottointervallo di I. Quindi, sia la funzione di Dirichlet sia la (1) non sono


punteggiate discontinue, mentre lo la funzione
8
1
>
< 0
se x =
(n = 1; 2; :::)
n
f (x) =
(2)
1
1
>
: ( 1)n se
<x<
(n = 1; 2; :::)
n+1
n
che discontinua nei punti x = 1=n e continua negli intervalli della forma
1
1
;
.
n+1 n

1.0
0.8
0.6
0.4
0.2
0.0
0.1

0.2

0.3

0.4

0.5

0.6

0.7

0.8

-0.2

0.9

1.0

-0.4
-0.6
-0.8
-1.0

Il graco della funzione (2).


Unaltra funzione
8
>
< 0
1
f (x) =
>
: 1
n

punteggiata discontinua
se 0 < x < 1, x irrazionale
se x = 0, x = 1
m
se 0 < x < 1, x =
(m; n interi primi fra loro)
n

(3)

che continua nei punti irrazionali dellintervallo [0; 1] e discontinua in quelli


razionali3 .
3

Invece non pu esistere una funzione che sia continua sui razionali e discontinua sugli
irrazionali. Per la dimostrazione si veda lAppendice E.

M. Verri - Analisi Matematica I - Appunti di lezione

Ex. Provare che la funzione (1) continua in x = 0 e discontinua in ogni


x 6= 0.
Ex. Provare che la funzione (2) discontinua nei punti x = 1=n.
Ex. Provare che la funzione (3) continua nei punti x irrazionali e discontinua nei punti x razionali.

1.1

Funzioni continue su intervalli: propriet globali

Linsieme di tutte le funzioni continue in I viene indicato con il simbolo4


C 0 (I) (da leggersi ci zero di I).
Esempi. sin x 2 C 0 (R); sin x=x 2 C 0 (R) (in un punto di discontinuit eliminabile una funzione convenzionalmente denita ponendola uguale
al suo limite); arcsin x 2 C 0 [ 1; 1] (nel primo o nel secondo estremo
dellintervallo si intende che la funzione continua da destra o da sinistra, rispettivamente); ln x 2 C 0 (0; +1); bxc 2
= C 0 (R) (gli interi sono
punti di salto).
Linsieme C 0 (I) un esempio di spazio funzionale5 . Inoltre C 0 (I)
anche uno spazio vettoriale perch, in virt delle regole di calcolo dei
limiti, ogni combinazione lineare di funzioni continue in I a sua volta
una funzione continua in I
8f; g 2 C 0 (I)

8 ;

2R

f + g 2 C 0 (I)

Le funzioni continue su intervalli godono delle seguenti importanti propriet globali6 , per la cui dimostrazione si rimanda alle Appendici A, B, C e
D.
Teorema (di Bolzano, o degli zeri) Se f 2 C 0 [a; b] e f (a) f (b) < 0,
allora f si annulla in almeno un punto di (a; b).
Teorema (di Weierstrass) Se f 2 C 0 [a; b], allora f ammette massimo
assoluto M e minimo assoluto m.
4

o anche, semplicemente, con C (I). Inoltre, se si indica lintervallo con la notazione


delle parentesi (ad es., [a; b]), si pu scrivere C 0 [a; b] invece di C 0 ([a; b]).
5
Sono cos detti tutti gli insiemi i cui elementi sono funzioni.
6
Una propriet di un funzione f : D ! R locale se si riferisce a un punto di D
e il suo vericarsi dipende solo dai valori che f assume in un opportuno intorno di quel
punto (ad esempio, f continua in x0 , f derivabile in x0 sono propriet locali).
Una propriet invece globale se il suo vericarsi dipende da tutti i valori che la funzione
assume in D (f iniettiva in D, f monotna in Dsono esempi di propriet globali).

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Teorema (dei valori intermedi) Se f 2 C 0 (I), allora im (f ) un intervallo.


Teorema (della funzione inversa) Sia f 2 C 0 (I). Allora f iniettiva (e
quindi invertibile) se e solo se monotna. In tal caso f 1 2 C 0 (im (f ))
ed monotna con lo stesso tipo di monotonia di f .
Ex. Dimostrare che f 2 C 0 [a; b] ) im (f ) = [m; M ].
Ex. Dare esempi di funzioni continue su intervalli non chiusi o non limitati
e che hanno oppure non hanno massimo o minimo assoluti.
Ex. Sia f : ( 1; 1) ! R denita da: f (x) = x + 1 se 1 < x < 0,
f (x) = x 1 se 0 < x < 1, f (0) = 0. Mostrare che f invertibile
ma non monotna in ( 1; 1). Spiegare perch questo esempio non
contraddice il Teorema della funzione inversa.

1.2

Risoluzione di unequazione

Ogni equazione nellincognita (reale) x pu essere scritta nella forma


f (x) = 0;

x2I

(4)

essendo I lintervallo dove si cercano le eventuali soluzioni (o radici) dellequazione ed f : I ! R una funzione. Per questa ragione ha interesse
studiare gli zeri di una funzione f (x), che sono i valori della variabile x dove
la funzione si annulla.
x2
= 3
1 + x2
molti modi equivalenti7 :

Esempio. Lequazione

pu essere scritta nella forma (4) in

x2
3 x = 0;
1 + x2
f2 (x) = x2
1 + x2 3 x = 0;
1
f3 (x) = 2 + 1 3x = 0;
x
..
.

f1 (x) =

Ci si pu a questo punto chiedere: ci sono radici positive? o radici


negative? e quante sono le radici? come calcolarle?
7

Lequazione non pu avere la radice x = 0, per cui pu essere scritta anche nella forma
f3 (x) = 0.

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A parte i (pochi) casi in cui lequazione (4) si sa risolvere esattamente con


tecniche analitiche8 , in generale le sue radici possono solo essere calcolate
numericamente in modo approssimato purch si sappia che ne esistano. Di
qui la necessit di conoscere metodi per stabilire lesistenza degli zeri di
una funzione in un dato intervallo I.
Metodo graco. Poich dal punto di vista geometrico gli zeri della funzione
f sono le ascisse dei punti di intersezione tra le curve di equazioni y =
f (x) (il graco di f ) e y = 0 (lasse x), lo studio qualitativo del graco
di f evidenzia sia la presenza sia il numero degli zeri. In certi casi,
anzich tracciare direttamente il graco di f , pu essere pi conveniente
scrivere lequazione (4) nella forma alternativa g (x) = h (x) (con g
ed h funzioni opportune) e quindi vericare gracamente se le curve
y = g (x) e y = h (x) si intersecano. Cos, riferendoci allesempio
precedente, si pu tracciare il graco della funzione f1 (oppure di f2 , o
di f3 , :::) e vedere se ci sono intersezioni con lasse x, ma pi semplice
1
tracciare i graci di g (x) = 2 +1 e di h (x) = 3x (entrambi immediati)
x
perch si constata subito che c ununica intersezione x = x e che
x > 0. Quindi x anche lunico zero di f1 , di f2 , di f3 , :::

-4

-3

-2

-1

1
+ 1 (rosso) e di h (x) = 3x (verde).
x2
Metodo analitico. Si basa sulla verica di condizioni opportune su f e su
I che garantiscono lesistenza di zeri in I. Un esempio importante di
questo tipo rappresentato dal Teorema di Bolzano, detto perci anche
Teorema degli zeri.
I graci di g (x) =

Si pensi ad alcuni tipi di equazioni algebriche (di primo o secondo grado, biquadratiche,
ecc.) o trascendenti (trigonometriche, esponenziali, logaritmiche, ...) studiati a scuola.

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Il teorema di Bolzano, assai intuitivo dal punto di vista graco, garantisce lesistenza di zeri in un intervallo, ma non d informazioni circa il
loro numero. Una condizione su ciente per lunicit dello zero la
monotonia di f in [a; b].
La dimostrazione del teorema interessante perch costruttiva, cio
suggerisce un algoritmo (detto metodo di bisezione) per il calcolo di
uno degli zeri (o dello zero se esso unico). In pratica si procede cos:
1. (localizzazione della radice) nelle ipotesi del teorema, supponiamo
che x sia uno zero di f in (a; b) (ci pu essere dimostrato anche con il metodo graco); se possibile, si cerca un intervallo di
localizzazione i cui estremi siano costituiti da due interi successivi;
2. (iterazioni) si costruiscono iterativamente gli intervalli In := [an ; bn ],
n 2 N, dove I0 = [a; b] lintervallo iniziale di localizzazione e,
detto cn il punto medio dellintervallo n-esimo
cn =

an + b n
2

gli estremi dellintervallo (n + 1)-esimo sono deniti da


8
< an+1 = an
se f (an ) f (cn ) < 0
:
bn+1 = cn
oppure

8
< an+1 = cn
:

se f (cn ) f (bn ) < 0

bn+1 = bn

cio lintervallo In+1 , tra le due met in cui il punto medio


divide lintervallo precedente, quella ai cui estremi la funzione ha
valori di segno opposto9 ;
3. (stima dellerrore) per costruzione si ha 8n x 2 In e, quindi, an e bn sono approssimazioni per difetto e per eccesso di x ,
rispettivamente, cio
8n x = an + En0

con En0 > 0

En00

con En00 > 0

8n x = bn
9

Solo in casi assai fortunati (e perci rari) capita che esista un n per cui f (cn ) = 0,
sicch il procedimento si arresta in un numero nito di iterazioni ed x = cn .

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essendo En0 e En00 gli errori di approssimazione (non noti) allnesima iterazione. La stima dellerrore che si commette con lapprossimazione per difetto x ' an
En0 = x

an

bn

an =

a
2n

e, analogamente, quella con lapprossimazione per eccesso x ' bn

b a
En00 = bn x
b n an = n
2
10
3
Ricordando che 2 ' 10 , occorrerano in media tre o quattro
iterazioni per aumentare la precisione di un fattore 10. Le formule
precedenti consentono di calcolare a priori il numero di iterazioni
necessarie per avere un pressato livello di precisione 10 N :
b

a
2n

< 10

=) n > log2 (b

a) + N log2 10

Se b a = 1, si ottiene n > N log2 10 ' 3:32N (con quattro


iterazioni si ha sicuramente un errore minore di un decimo, ecc.).
Esempio. Riprendiamo lesempio di prima. Si gi visto che la funzione
f (x) = x2 (1 + x2 ) 3 x ha un unico zero positivo. Essendo f (0) = 1
e f (1) = 1=3, la soluzione localizzata nellintervallo [0; 1]. Con una
comune calcolatrice si trova
n
0
1
2
3
4
..
.

an ( )
0
0:5
0:75
0:75
0:8125

bn (+)
1
1
1
0:875
0:8750

cn
segno di f (cn )
0:5
0:75
0:875
+
0:8125

Il valore esatto, troncato alla settima cifra decimale, x = 0:8240381.


Un errore minore di 10 7 garantito da 24 iterazioni (3:32 7 = 23:24).

1.3

Ottimizzazione

Una questione assai importante in molte applicazioni la cosiddetta ottimizzazione di una funzione, ossia la ricerca degli estremi assoluti di una
funzione. Nei casi pi semplici lo studio del graco della funzione basta a
concludere se tali estremi esistono oppure no ed eventualmente a calcolarli.

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Esempio. Tra tutti i rettangoli di ssato semiperimetro p, c n uno di


area massima?
Soluzione. Dette x e p x le lunghezze di base ed altezza, occorre massimizzare la funzione area f : x 7! y = f (x) = x (p x) : [0; p] ! R.
Si tratta di un arco di parabola con massimo M = f (p=2) = p2 =4. Si
conclude che il rettangolo cercato esiste ed il quadrato di lato p=2.
tuttavia utile, per poter trattare i casi pi complicati, disporre di condizioni
opportune su f ed I che garantiscano lesistenza degli estremi assoluti in
I come passo preliminare per il loro calcolo approssimato con opportuni
algoritmi. Un esempio importante di questo tipo rappresentato dal Teorema
di Weierstrass.

2
2.1

Funzioni uniformemente continue


Il concetto

Nel mondo reale molti fenomeni sono modellizzabili mediante leggi deterministiche, cio con funzioni che descrivono legami di causa-eetto tra variabili. La situazione pi semplice si verica quando le variabili in gioco
sono solo due: una variabile indipendente x (lingresso o causa) e una variabile dipendente y (luscita o eetto); in questo caso la legge deterministica
una funzione y = f (x). A prima vista sembra chiaro che per predire
(determinare) leetto basta conoscere (misurare) la causa. Ad esempio,
noto (legge di Boyle) che per un dato gas tenuto a temperatura costante il
prodotto della pressione x e del volume y costante: la legge di previsione
del volume in dipendenza della pressione allora y = f (x) = 1=x (in opportune unit di misura) e di conseguenza il volume di gas alla pressione x0
f (x0 ) = 1=x0 . Questo ragionamento per non tiene conto del fatto che le
misure reali delle grandezze sono sempre aette da errore anche se eettuate
con strumenti di precisione, per cui nella pratica non possibile predire il
valore esatto f (x0 ) delleetto perch il valore misurato (e quindi noto) x
della causa non sar mai il valore verox0 (che resta incognito) ma una sua
approssimazione. Quello che si pu calcolare f (x ), che risulta dunque a
sua volta unapprossimazione di f (x0 ).
A questo punto sorge un altro problema:
volendo stimare il valore f (x0 ) con una tolleranza " assegnata (perch
ritenuta accettabile nel problema in esame), cio jf (x ) f (x0 )j < ",
qual il massimo errore che si pu commettere nel misurare la causa?

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Supponiamo che la legge y = f (x) sia continua nellintervallo I di valori


ammissibili per la causa: allora sappiamo che ci signica10
8x0

8" > 0 9 = ("; x0 ) > 0 8x

jx

x0 j <

) jf (x)

f (x0 )j < "


(5)

Esempio. La funzione f : x 7! y = f (x) = 1=x : (0; +1) ! (0; +1) (legge


di Boyle) continua in ogni punto x0 > 0 e, ssato ", si ha
0 < ("; x0 )

"x20
1 + "x0

Ex. Vericare il calcolo dellesempio precedente.


Lesempio mostra chiaramente che il delta che compare nella denizione di
continuit dipende in generale anche dal punto x0 . Il pi grande valore possibile di tale delta, indicato con max ("; x0 ), rappresenta il massimo errore con
cui si pu misurare il valore vero x0 della causa per ottenere la pressata
tolleranza " nel valore stimato delleetto. Nellesempio si ha
max ("; x0 ) =

"x20
1 + "x0

Nelle applicazioni pratiche per il valore di x0 ignoto e, se avviene che tale


delta massimo tenda a zero in corrispondenza di qualche punto dellintervallo
(nellesempio max ("; x0 ) ! 0 per x0 ! 0), ci vorrebbe dire che, per avere
la tolleranza " in prossimit di certi valori della causa (nellesempio, per
pressioni molto basse), occorrerebbe una precisione praticamente assoluta.
Questo inconveniente non si presenta invece se
inf f

max

("; x0 ) : x0 2 Ig > 0

perch in tal caso esiste un valore massimo dellerrore con cui si pu misurare
la causa il quale dipende solo dalla tolleranza " richiesta sul valore da predire
e non dal valore vero x0 della causa. Questa propriet detta matematicamente continuit uniformeed in generale pi stringente della semplice
continuit. Formalmente, si dice che una funzione f : x 7! y = f (x) : I ! R
uniformemente continua in I se
8" > 0 9 = (") > 0 8x 8x0
10

jx

x0 j <

) jf (x)

f (x0 )j < "


(6)

La notazione = ("; x0 ) sottolinea il fatto che il valore del delta dipende in generale
da tutto ci che stato ssato prima, e quindi non solo da " ma anche da x0 .

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10

Il (") rappresenta la precisione della misura che garantisce la tolleranza " richiesta qualunque sia il valore di x0 . evidente che si ha
(")
inf f max ("; x0 ) : x0 2 Ig e che la minima precisione possibile
corrisponde al segno di uguaglianza.
La continuit uniforme una propriet globale, a dierenza della continuit che solo una propriet locale. In termini geometrici essa signica
che, ssata comunque unaltezza 2", deve essere possibile trovare una
larghezza 2 (") tale che il graco di f non esca dalle basi inferiore
e superiore del rettangolo di altezza 2" e larghezza 2 (") centrato su
un qualunque punto (x0 ; f (x0 )) del graco. Nel caso della continuit la
larghezza 2 ("; x0 ) e dipende dal punto in cui il rettangolo centrato.
p
Esempio. La funzione f : x !
7 y = f (x) = x : [0; +1) ! [0; +1)
uniformemente continua e per essa si pu scegliere
= (") = "2
p
x
Infatti
in virt della disuguaglianza triangolare si ha
p
p
x + x0 , e quindi per ogni x ed x0
q
p
p
p
p 2
x
x0 =
x
x0
qp
p
p
p
x
x0
x + x0
p
p
jx x0 j <
="
=

p
x0

Si noti che in questo esempio non agevole11 il calcolo di max ("; x0 ),


ma il conto fatto implica che "2
0 e quindi
max ("; x0 ) per ogni x0
che inf f max ("; x0 ) : x0 0g "2 > 0.
Ex. Mostrare che luniforme continuit in I implica la continuit in I, facendo vedere che (6) implica (5).

2.2

Criteri

Sia f 2 C 0 (I).
11

Con un podi conti si trova


max

e quindi inf f

max

("; x0 ) =

("; x0 ) : x0

p
2" x0 + "2
p
2" x0 "2

0g = "2 .

se
se

0 x0 < "2
x0 "2

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11

1. (Teorema di Heine-Cantor) I = intervallo chiuso e limitato: I =


[a; b]
f uniformemente continua in [a; b]

()

f continua in [a; b]

2. I = intervallo limitato ma non chiuso: I = [a; b) oppure I = (a; b]


oppure I = (a; b)
f unif. continua in I

()

esistono niti i limiti di f agli estremi di I

3. (Criterio della farfalla) I = semiretta destra


f unif. continua in [a; +1)

=)

9m

0 9q > 0 8x

a jf (x)j

4. (Criterio dellasintoto) I = semiretta destra


esiste nito il limite di f a + 1

=)

f unif. continua in [a; +1)

Dal criterio 2 si deduce in particolare che una funzione continua il cui


graco presenta un asintoto verticale (come la legge di Boyle f (x) =
1=x per x 2 (0; a)) non uniformemente continua.
Il criterio 3 una condizione necessaria che geometricamente signica:
il graco di f interamente contenuto nellintersezione tra la regione di
piano situata a destra della retta verticale x = a e la regione compresa
tra le rette mx + q e mx q.
Il criterio 4 una condizione su ciente che geometricamente signica:
il graco di f dotato di asintoto orizzontale.
Ex. Enunciare i criteri 3 e 4 nei casi I = ( 1; a] (semiretta sinistra) e I = R
(tutta la retta).
Esempio. x2 2 C 0 (R) ma non uniformemente continua in nessuna semiretta perch, essendo un innito del secondo ordine, viola la condizione
necessaria del criterio n 3; invece uniformemente continua in ogni
intervallo limitato per il Teorema di Heine-Cantor.
Esempio. sin x 2 C 0 (R) uniformemente continua in R perch periodica e
continua in [ ; ]. Tale funzione mostra che la condizione su ciente
del criterio n 4 non anche necessaria.

mx + q

M. Verri - Analisi Matematica I - Appunti di lezione

12

Esempio. sin (x2 ) 2 C 0 (R)


r limitata ma nonruniformemente continua in R
perch12 , posto x =
jx

e x0 = 2n
2
! 0 per n ! 1 e jf (x)

x0 j =

2n +

(n = 1; 2; :::), si ha
2
f (x0 )j = 2. Questo e-

x + x0
sempio mostra che la condizione necessaria del criterio n 3 non anche
su ciente.

0
2

-1

Il graco di sin (x2 ) per x

0.

Ex. Discutere la continuit uniforme di ciascuna delle seguenti funzioni:


arctan x, 2x, ex , sin x=x, ln x.

12

Infatti, la negazione della continuit uniforme (6)


9" > 0 8 > 0 9x 9x0

e ci vero per ogni "

2.

(jx

x0 j < ) ^ (jf (x)

f (x0 )j

")

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13

APPENDICI
A

Dimostrazione del Teorema degli zeri

Teorema (di Bolzano, o degli zeri) Se f 2 C 0 [a; b] e f (a) f (b) < 0,


allora f si annulla in almeno un punto di (a; b).
Dimostrazione.
1) Indicato con c = (a + b) =2 il punto medio dellintervallo [a; b], chiamiamo [a1 ; b1 ] lintervallo [a; c] se f (a) f (c) < 0 oppure lintervallo
[c; b] se f (a) f (c) > 0 (se f (c) = 0 la tesi del teorema subito
vericata). Quindi ripetiamo il ragionamento considerando il punto
medio c1 dellintervallo [a1 ; b1 ] e denendo [a2 ; b2 ] lintervallo [a1 ; c1 ] se
f (a1 ) f (c1 ) < 0 oppure lintervallo [c1 ; b1 ] se f (a1 ) f (c1 ) > 0, ecc.
2) Gli intervalli [an ; bn ] (n = 1; 2; :::) cos costruiti sono tali che
a

a1

:::

an < bn

:::

b1

La successione an dei primi estremi crescente, limitata (essendo contenuta in [a; b]) e quindi per il teorema di monotonia converge ad un
valore x0 dellintervallo di partenza
an ! x0 2 [a; b]
Inoltre, avendosi
bn

an =

a
2n

(ad ogni iterazione si dimezza lampiezza dellintervallo precedente),


anche la successione bn dei secondi estremi converge ad x0
b n = an +

a
2n

! x0

3) Per la continuit di f in [a; b] segue allora che f (an ) ! f (x0 ) e che


f (bn ) ! f (x0 ). Ma, per costruzione, f (an ) f (bn ) < 0 per ogni n,
quindi in virt dei teoremi sul limite del prodotto e sulla permanenza
del segno si ha
f (an ) f (bn ) ! f (x0 )2 0
da cui f (x0 ) = 0.

M. Verri - Analisi Matematica I - Appunti di lezione

14

Dimostrazione del Teorema di Weierstrass

Teorema (di Weierstrass) Se f 2 C 0 [a; b], allora f ammette massimo


assoluto M e minimo assoluto m.
Dimostrazione. Per lesistenza del massimo assoluto occorre provare13 che
ci sia un valore x0 2 [a; b] tale che f (x0 ) = S, dove S := sup ff (x) : a x
1) Indicato con c = (a + b) =2 il punto medio dellintervallo [a; b], siano
S1 = sup ff (x) : a x cg e S2 = sup ff (x) : c x bg. Allora si
ha S1
S e S2
S, e almeno uno dei due valori (S1 o S2 ) risulta
uguale ad S. Chiamiamo [a1 ; b1 ] lintervallo [a; c] se S1 = S oppure
lintervallo [c; b] se S1 6= S, e iteriamo il procedimento.
2) Gli intervalli [an ; bn ] (n = 1; 2; :::) cos costruiti sono tali che
a

a1

:::

an < bn

:::

b1

La successione dei primi estremi crescente e limitata (essendo contenuta in [a; b]), quindi converge ad un valore x0 dellintervallo
an ! x0 2 [a; b]
Per la continuit di f , possiamo allora dire che
8" > 0 9 > 0 8x

jx

x0 j <

ed avendosi
bn

an =

=) f (x) < f (x0 ) + "


a

2n

(ad ogni iterazione si dimezza lampiezza dellintervallo precedente) si


; x0 + ] per ogni n > n.
pu scegliere n cos grande che [an ; bn ] [x0
Pertanto
8" > 0 9n 8n 8x

n > n ^ x 2 [an ; bn ] =) f (x) < f (x0 ) + "


(B.1)
Ma per costruzione si ha sup ff (x) : x 2 [an ; bn ]g = S e quindi da (B.1)
si deduce S f (x0 ) + ", ovvero
S

f (x0 )

per larbitrariet di ".


13

In modo analogo si prova lesistenza del minimo assoluto.

bg.

M. Verri - Analisi Matematica I - Appunti di lezione

15

3) La disuguaglianza opposta
f (x0 )

segue immediatamente dalla denizione di S = sup ff (x) : a


e cos si conclude che vale la tesi S = f (x0 ).

bg,

Dimostrazione del Teorema dei valori intermedi

Teorema (dei valori intermedi) Se f 2 C 0 (I), allora im (f ) un intervallo.


Dimostrazione. Occorre provare14 che lintervallo15 [y 0 ; y 00 ] incluso in im (f )
per ogni y 0 ; y 00 2 im (f ) con y 0 < y 00 . Anzitutto si ha y 0 = f (x0 ) e
y 00 = f (x00 ) per qualche x0 ; x00 2 I, e si pu supporre x0 < x00 ; inoltre,
essendo I un intervallo, si ha [x0 ; x00 ] I. Ora, ssato un arbitrario y0
con y 0 < y0 < y 00 , consideriamo la funzione g (x) = f (x) y0 : poich
g (x0 ) = f (x0 ) y0 = y 0 y0 < 0 e g (x00 ) = f (x00 ) y0 = y 00 y0 > 0,
per il teorema degli zeri applicato a g (x) sullintervallo [x0 ; x00 ] si deduce lesistenza di x0 2 (x0 ; x00 ) tale che 0 = g (x0 ) = f (x0 ) y0 , da cui
f (x0 ) = y0 e quindi y0 2 im (f ).

Dimostrazione del Teorema della funzione


inversa

Teorema (della funzione inversa) Sia f 2 C 0 (I). Allora f iniettiva (e


quindi invertibile) se e solo se monotna. In tal caso f 1 2 C 0 (im (f ))
ed monotna con lo stesso tipo di monotonia di f .
Dimostrazione.
14

Il ragionamento che segue vale per funzioni non costanti. Ma se f costante, allora
im (f ) costituito da un unico punto e dunque la tesi del teorema banalmente vericata.
15
Un insieme A di numeri reali un intervallo se e solo se ogni valore compreso tra
due punti di A appartiene ad A. In simboli
8x0

8x00

(x0 2 A) ^ (x00 2 A) ^ (x0 < x00 ) =) [x0 ; x00 ]

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16

1) La monotonia implica sempre liniettivit (anche se f non continua)


perch
x0 6= x00 () x0 ? x00 =) (se f monotna) f (x0 ) ? f (x00 ) () f (x0 ) 6= f (x00 )
2) Sia f 2 C 0 (I) iniettiva. Presi due qualunque valori x0 ; x00 2 I con x0 < x00 ,
esistono a; b 2 I tali che a x0 < x00 b. Per liniettivit si ha f (a) 6=
f (b) e si pu assumere f (a) < f (b). Allora f (x0 ) < f (b) (perch se
fosse f (b) f (x0 ), si avrebbe f (a) < f (b) f (x0 ) e, per il teorema
dei valori intermedi, esisterebbe x 2 [a; x0 ] tale che f (x) = f (b), da
cui x = b per liniettivit, il che assurdo perch b > x0 ). Proviamo
ora che f (x0 ) < f (x00 ), cio che f crescente: se fosse f (x00 ) f (x0 ),
sarebbe pure f (x00 ) f (x0 ) < f (b) per quanto appena provato, quindi
per il teorema dei valori intermedi, esisterebbe x 2 [x00 ; b] tale che
f (x) = f (x0 ), da cui x = x0 per liniettivit, il che assurdo perch
x0 < x00 .
3) Dimostriamo che se f 2 C 0 (I) crescente, allora f 1 crescente (la
dimostrazione analoga nel caso di descrescenza). Siano y 0 ; y 00 2 im (f ):
se f 1 fosse decrescente, allora si avrebbe y 0 < y 00 =) f 1 (y 0 ) >
f 1 (y 00 ) =) (poich f crescente) y 0 = f (f 1 (y 0 )) > f (f 1 (y 00 )) =
y 00 . Assurdo.
4) Proviamo che se f 2 C 0 (I) crescente, allora f 1 continua (la dimostrazione analoga nel caso di descrescenza). Sia x0 un punto
interno ad I, cio (x0 "; x0 + ") I per qualche " > 0. Allora
f (x0

") < f (x0 ) = y0 < f (x0 + ")

Sia ora
= min fy0

Ne segue

f (x0

")

y0

da cui, tenuto conto che f


x0
e quindi se jy
x0

"

f (x0

(y0

") ; f (x0 + ")


< y0 +

y0 g

f (x0 + ")

crescente,
)<f

(y0 + )

x0 + "

y0 j <

"

(y0

)<f

y0 j <

=) x0

(y) < f

(y0 + )

In conclusione
jy

"<f

(y) < x0 + "

x0 + "

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17

il che signica f 1 (y) ! x0 = f 1 (y0 ), e la continuit di f 1 in y0


cos provata. (La dimostrazione analoga se x0 un punto di frontiera
di I.)

Dimostrazione che non esiste una funzione


continua sui razionali e discontinua sugli
irrazionali

Basta provare che non pu esistere una funzione g : [0; 1] ! R continua


sui razionali e discontinua sugli irrazionali. Per assurdo, supponiamo che
una tale funzione esista, e sia f : [0; 1] ! R una funzione continua sugli
irrazionali e discontinua sui razionali (una tale f esiste, vedi ad es. la (3)).
Fissato un numero irrazionale x0 2 [0; 1] ed un " > 0, per la continuit di
f in x0 esiste un intervallo [a1 ; b1 ] con 0 < a1 < b1 < 1 tale che per ogni
x 2 [a1 ; b1 ] si ha jf (x) f (x0 )j < "=2, da cui
jf (x0 )

f (x00 )j

jf (x0 )

f (x0 )j+jf (x00 )

f (x0 )j < "

per ogni x0 ; x00 2 [a1 ; b1 ]

Fissato poi un numero razionale x1 2 [a1 ; b1 ], per la continuit di g in x1


esiste un intervallo [a2 ; b2 ] con a1 < a2 < b2 < b1 tale che per ogni x 2 [a2 ; b2 ]
si ha jg (x) g (x1 )j < "=2, da cui
jg (x0 )

g (x00 )j

jg (x0 )

g (x1 )j+jg (x00 )

Da ci si conclude che
8
< jf (x0 ) f (x00 )j < "
:

jg (x )

00

g (x )j < "

g (x1 )j < "

per ogni x0 ; x00 2 [a2 ; b2 ]

per ogni x0 ; x00 2 [a2 ; b2 ]

(E.1)

Iterando il precedente ragionamento, si costruisce una famiglia di intervalli


[a2n ; b2n ] con 0 < a2 < a4 < ::: < a2n < ::: < b2n < ::: < b4 < b2 < 1 per i
quali si ha
8
"
0
00
>
>
< jf (x ) f (x )j < 2n 1
per ogni x0 ; x00 2 [a2n ; b2n ]
>
>
: jg (x0 ) g (x00 )j < "
2n 1

Per il Teorema di Monotonia le successioni a2n e b2n convergono. Siano a e


b i loro limiti: allora [a; b] [a2n ; b2n ] per ogni n 1 e i casi possibili sono
due:

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se a 6= b segue jf (x0 )

f (x00 )j <

"
2n 1

18

per ogni x0 ; x00 2 [a; b], sicch f

costante in [a; b], il che assurdo perch [a; b] contiene anche punti
razionali dove f discontinua;
se a = b allora da (E.1) si ottiene in particolare
8
< jf (x) f (a)j < "
per ogni x 2 [a2 ; b2 ]
:
jg (x) g (a)j < "

e dunque f e g sono entrambe continue in a, il che impossibile perch


f continua solo sugli irrazionali e g continua solo sui razionali.

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