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Funzioni continue
x!x0
cio
8" > 0 9 > 0 8x
jx
x0 j <
) jf (x)
x!x0
Esistono funzioni che sono ovunque discontinue, cio che non sono continue in nessun punto di I (come la funzione di Dirichlet), e funzioni che sono
continue solo in in numero nito di punti di I. Ad es., la funzione
f (x) =
se x 2 Q
x se x 2 R n Q
(1)
1.0
0.8
0.6
0.4
0.2
0.0
0.1
0.2
0.3
0.4
0.5
0.6
0.7
0.8
-0.2
0.9
1.0
-0.4
-0.6
-0.8
-1.0
punteggiata discontinua
se 0 < x < 1, x irrazionale
se x = 0, x = 1
m
se 0 < x < 1, x =
(m; n interi primi fra loro)
n
(3)
Invece non pu esistere una funzione che sia continua sui razionali e discontinua sugli
irrazionali. Per la dimostrazione si veda lAppendice E.
1.1
8 ;
2R
f + g 2 C 0 (I)
Le funzioni continue su intervalli godono delle seguenti importanti propriet globali6 , per la cui dimostrazione si rimanda alle Appendici A, B, C e
D.
Teorema (di Bolzano, o degli zeri) Se f 2 C 0 [a; b] e f (a) f (b) < 0,
allora f si annulla in almeno un punto di (a; b).
Teorema (di Weierstrass) Se f 2 C 0 [a; b], allora f ammette massimo
assoluto M e minimo assoluto m.
4
1.2
Risoluzione di unequazione
x2I
(4)
essendo I lintervallo dove si cercano le eventuali soluzioni (o radici) dellequazione ed f : I ! R una funzione. Per questa ragione ha interesse
studiare gli zeri di una funzione f (x), che sono i valori della variabile x dove
la funzione si annulla.
x2
= 3
1 + x2
molti modi equivalenti7 :
Esempio. Lequazione
x2
3 x = 0;
1 + x2
f2 (x) = x2
1 + x2 3 x = 0;
1
f3 (x) = 2 + 1 3x = 0;
x
..
.
f1 (x) =
Lequazione non pu avere la radice x = 0, per cui pu essere scritta anche nella forma
f3 (x) = 0.
-4
-3
-2
-1
1
+ 1 (rosso) e di h (x) = 3x (verde).
x2
Metodo analitico. Si basa sulla verica di condizioni opportune su f e su
I che garantiscono lesistenza di zeri in I. Un esempio importante di
questo tipo rappresentato dal Teorema di Bolzano, detto perci anche
Teorema degli zeri.
I graci di g (x) =
Si pensi ad alcuni tipi di equazioni algebriche (di primo o secondo grado, biquadratiche,
ecc.) o trascendenti (trigonometriche, esponenziali, logaritmiche, ...) studiati a scuola.
Il teorema di Bolzano, assai intuitivo dal punto di vista graco, garantisce lesistenza di zeri in un intervallo, ma non d informazioni circa il
loro numero. Una condizione su ciente per lunicit dello zero la
monotonia di f in [a; b].
La dimostrazione del teorema interessante perch costruttiva, cio
suggerisce un algoritmo (detto metodo di bisezione) per il calcolo di
uno degli zeri (o dello zero se esso unico). In pratica si procede cos:
1. (localizzazione della radice) nelle ipotesi del teorema, supponiamo
che x sia uno zero di f in (a; b) (ci pu essere dimostrato anche con il metodo graco); se possibile, si cerca un intervallo di
localizzazione i cui estremi siano costituiti da due interi successivi;
2. (iterazioni) si costruiscono iterativamente gli intervalli In := [an ; bn ],
n 2 N, dove I0 = [a; b] lintervallo iniziale di localizzazione e,
detto cn il punto medio dellintervallo n-esimo
cn =
an + b n
2
8
< an+1 = cn
:
bn+1 = bn
En00
8n x = bn
9
Solo in casi assai fortunati (e perci rari) capita che esista un n per cui f (cn ) = 0,
sicch il procedimento si arresta in un numero nito di iterazioni ed x = cn .
essendo En0 e En00 gli errori di approssimazione (non noti) allnesima iterazione. La stima dellerrore che si commette con lapprossimazione per difetto x ' an
En0 = x
an
bn
an =
a
2n
b a
En00 = bn x
b n an = n
2
10
3
Ricordando che 2 ' 10 , occorrerano in media tre o quattro
iterazioni per aumentare la precisione di un fattore 10. Le formule
precedenti consentono di calcolare a priori il numero di iterazioni
necessarie per avere un pressato livello di precisione 10 N :
b
a
2n
< 10
=) n > log2 (b
a) + N log2 10
an ( )
0
0:5
0:75
0:75
0:8125
bn (+)
1
1
1
0:875
0:8750
cn
segno di f (cn )
0:5
0:75
0:875
+
0:8125
1.3
Ottimizzazione
Una questione assai importante in molte applicazioni la cosiddetta ottimizzazione di una funzione, ossia la ricerca degli estremi assoluti di una
funzione. Nei casi pi semplici lo studio del graco della funzione basta a
concludere se tali estremi esistono oppure no ed eventualmente a calcolarli.
2
2.1
Nel mondo reale molti fenomeni sono modellizzabili mediante leggi deterministiche, cio con funzioni che descrivono legami di causa-eetto tra variabili. La situazione pi semplice si verica quando le variabili in gioco
sono solo due: una variabile indipendente x (lingresso o causa) e una variabile dipendente y (luscita o eetto); in questo caso la legge deterministica
una funzione y = f (x). A prima vista sembra chiaro che per predire
(determinare) leetto basta conoscere (misurare) la causa. Ad esempio,
noto (legge di Boyle) che per un dato gas tenuto a temperatura costante il
prodotto della pressione x e del volume y costante: la legge di previsione
del volume in dipendenza della pressione allora y = f (x) = 1=x (in opportune unit di misura) e di conseguenza il volume di gas alla pressione x0
f (x0 ) = 1=x0 . Questo ragionamento per non tiene conto del fatto che le
misure reali delle grandezze sono sempre aette da errore anche se eettuate
con strumenti di precisione, per cui nella pratica non possibile predire il
valore esatto f (x0 ) delleetto perch il valore misurato (e quindi noto) x
della causa non sar mai il valore verox0 (che resta incognito) ma una sua
approssimazione. Quello che si pu calcolare f (x ), che risulta dunque a
sua volta unapprossimazione di f (x0 ).
A questo punto sorge un altro problema:
volendo stimare il valore f (x0 ) con una tolleranza " assegnata (perch
ritenuta accettabile nel problema in esame), cio jf (x ) f (x0 )j < ",
qual il massimo errore che si pu commettere nel misurare la causa?
jx
x0 j <
) jf (x)
"x20
1 + "x0
"x20
1 + "x0
max
("; x0 ) : x0 2 Ig > 0
perch in tal caso esiste un valore massimo dellerrore con cui si pu misurare
la causa il quale dipende solo dalla tolleranza " richiesta sul valore da predire
e non dal valore vero x0 della causa. Questa propriet detta matematicamente continuit uniformeed in generale pi stringente della semplice
continuit. Formalmente, si dice che una funzione f : x 7! y = f (x) : I ! R
uniformemente continua in I se
8" > 0 9 = (") > 0 8x 8x0
10
jx
x0 j <
) jf (x)
La notazione = ("; x0 ) sottolinea il fatto che il valore del delta dipende in generale
da tutto ci che stato ssato prima, e quindi non solo da " ma anche da x0 .
10
Il (") rappresenta la precisione della misura che garantisce la tolleranza " richiesta qualunque sia il valore di x0 . evidente che si ha
(")
inf f max ("; x0 ) : x0 2 Ig e che la minima precisione possibile
corrisponde al segno di uguaglianza.
La continuit uniforme una propriet globale, a dierenza della continuit che solo una propriet locale. In termini geometrici essa signica
che, ssata comunque unaltezza 2", deve essere possibile trovare una
larghezza 2 (") tale che il graco di f non esca dalle basi inferiore
e superiore del rettangolo di altezza 2" e larghezza 2 (") centrato su
un qualunque punto (x0 ; f (x0 )) del graco. Nel caso della continuit la
larghezza 2 ("; x0 ) e dipende dal punto in cui il rettangolo centrato.
p
Esempio. La funzione f : x !
7 y = f (x) = x : [0; +1) ! [0; +1)
uniformemente continua e per essa si pu scegliere
= (") = "2
p
x
Infatti
in virt della disuguaglianza triangolare si ha
p
p
x + x0 , e quindi per ogni x ed x0
q
p
p
p
p 2
x
x0 =
x
x0
qp
p
p
p
x
x0
x + x0
p
p
jx x0 j <
="
=
p
x0
2.2
Criteri
Sia f 2 C 0 (I).
11
e quindi inf f
max
("; x0 ) =
("; x0 ) : x0
p
2" x0 + "2
p
2" x0 "2
0g = "2 .
se
se
0 x0 < "2
x0 "2
11
()
f continua in [a; b]
()
=)
9m
0 9q > 0 8x
a jf (x)j
=)
mx + q
12
e x0 = 2n
2
! 0 per n ! 1 e jf (x)
x0 j =
2n +
(n = 1; 2; :::), si ha
2
f (x0 )j = 2. Questo e-
x + x0
sempio mostra che la condizione necessaria del criterio n 3 non anche
su ciente.
0
2
-1
0.
12
2.
(jx
f (x0 )j
")
13
APPENDICI
A
a1
:::
an < bn
:::
b1
La successione an dei primi estremi crescente, limitata (essendo contenuta in [a; b]) e quindi per il teorema di monotonia converge ad un
valore x0 dellintervallo di partenza
an ! x0 2 [a; b]
Inoltre, avendosi
bn
an =
a
2n
a
2n
! x0
14
a1
:::
an < bn
:::
b1
La successione dei primi estremi crescente e limitata (essendo contenuta in [a; b]), quindi converge ad un valore x0 dellintervallo
an ! x0 2 [a; b]
Per la continuit di f , possiamo allora dire che
8" > 0 9 > 0 8x
jx
x0 j <
ed avendosi
bn
an =
2n
f (x0 )
bg.
15
3) La disuguaglianza opposta
f (x0 )
bg,
Il ragionamento che segue vale per funzioni non costanti. Ma se f costante, allora
im (f ) costituito da un unico punto e dunque la tesi del teorema banalmente vericata.
15
Un insieme A di numeri reali un intervallo se e solo se ogni valore compreso tra
due punti di A appartiene ad A. In simboli
8x0
8x00
16
Sia ora
= min fy0
Ne segue
f (x0
")
y0
"
f (x0
(y0
y0 g
f (x0 + ")
crescente,
)<f
(y0 + )
x0 + "
y0 j <
"
(y0
)<f
y0 j <
=) x0
(y) < f
(y0 + )
In conclusione
jy
"<f
x0 + "
17
f (x00 )j
jf (x0 )
g (x00 )j
jg (x0 )
Da ci si conclude che
8
< jf (x0 ) f (x00 )j < "
:
jg (x )
00
g (x )j < "
(E.1)
f (x00 )j <
"
2n 1
18
costante in [a; b], il che assurdo perch [a; b] contiene anche punti
razionali dove f discontinua;
se a = b allora da (E.1) si ottiene in particolare
8
< jf (x) f (a)j < "
per ogni x 2 [a2 ; b2 ]
:
jg (x) g (a)j < "