nomasia, sarebbe riuscito a dar vo ce al bisogno di una risistemazione finalmente
credibile e scevra di contaminazi oni pi o meno consapevolmente pagane del grand
e "corpus" teologico della cristian it. E' con lui che la scena del pensiero cris tiano comincia a essere definitivame nte dominata dalla Scolastica. Uomo di sost anziale serenit d'animo, sobrio e moderato nel bere (come attestano n umerose tes timonianze), l'Aquinate sembra non richiedere alcun impeto particolar e nella lo tta contro le tentazioni dei sensi. Sebbene per nulla astemio, riesce senza part icolari sforzi a osservare i digiuni prescritti dalla propria religion e, dai pr ecetti di una Chiesa sempre pi attenta al rispetto di determinati canoni comporta mentali - almeno sulla carta. E al vino, di cui sapeva sobriamente godere e a cu i sapeva gioiosamente rinuncia re, nel grande ammasso di pagine redatte lungo il corso di tutta la sua esistenz a, Tommaso dedica pi d'una riflessione, seppure q uasi sempre in relazione al ritu ale religioso e ai precetti che guidano l'agire cristiano. Quasi ripristinando l'atteggiamento analitico di Aristotele (cui non a caso il d omenicano venne sempre accostato - di contro all'abbinamento Agostino-Platone), Tommaso si sofferma a delucidare la composizione del vino usato nel sacramento e ucaristico. Perch il sacramento si possa compiere, necessario siano rispettate l e condizioni richieste dalla natura del pane e del vino. Vale a dire che il vino ( e cos il pane, si intende) deve essere tale 'in senso proprio': 'Ebbene non pu chiamarsi vino se non quel liquido che si spreme dall'uva... perci questo sacrame nto non pu essere compiuto con altro pane, n con altro vino: e neppu re potrebbe c ompiersi qualora al pane e al vino fosse aggiunta tanta parte di ma teria estran ea da corrompere la specie' ("Summa contra Gentiles," 69, pag. 1197) . Sono in b reve consentite soltanto quelle piccole alterazioni che non finiscano p er snatu rare n il pane n il vino - perch la purezza dell'elemento fisico tutt'uno, a questo punto della storia del Cristianesimo, con il suo significato spirituale - affin ch tutto confluisca nel determinarsi di un atto purificatore assoluto che lascia tuttavia spazio all'errore, all'imprevisto e all'imperfezione: a quello, in brev e, che sembra contraddistinguere in modo sempre pi evidente la natura uma na. Per ch, e Tommaso lo afferma con lucida consapevolezza, non si pu non rilevare come : 'Non sia affatto vero che con la grazia ricevuta nei sacramenti gli uomini div e ntino impeccabili' (Summa contra Gentiles, 70). Si tratta piuttosto di comprende re la natura 'relazionale' che il vino inscritto nel sacramento eucaristico inna nzitutto custodisce e incarna. Converr per ribadire ancora una volta un elemento d ecisivo: qui il vino non va int eso come sostanza reale, piacevole al gusto, ele mento della natura, offerta gene rosa e sovrabbondante della madre terra. Qui il vino un 'altro' vino - come punt ualmente sottolineava il filosofo di Ippona -, una bevanda che assume in modo pi e pi esplicito un senso esclusivamente simbolic o, conforme a un impianto dottrina le sempre pi decisamente incentrato sul 'myste rium trinitatis'. Non vi dunque alcun rapporto con il significato simbolico che il frutto