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uaggio presuppone esso stesso una comunit di fruito ri.

La competenza linguistica ri
chiesta dal processo di comunicazione riguarda sia le regole grammaticali dei li
nguaggi naturali, come l'inglese, o l'arabo, che l'ori entamento verso il consen
so che Habermas vede intrinsecamente presente in ogni a tto linguistico (28). Qu
ando dico qualcosa, mi rendo implicitamente disponibile a difenderla: questo ci c
he Habermas chiama la pretesa di validit universale di un a tto linguistico. Ogni a
tto linguistico, se contestato, implica la possibilit di e ssere giustificato o ri
scattato dal parlante che lo ha pronunciato. Secondo Haberm as, una rivendicazion
e di validit implicita nella struttura stessa del discorso, una premessa, questa,
che lo porta a concludere che la razionalit fornisce tanto la struttura quanto l
o scopo della comunicazione. Ogni qual volta comunichiamo g li uni con gli altri
, ci affidiamo automaticamente alla possibilit di un accordo dialogico liberament
e raggiunto, nel quale l'argomento migliore vincer (29). Ecco perch, quando ci tro
viamo di fronte al disaccordo, o perlomeno di fronte al plur alismo di convinzio
ni diverse, tendiamo spontaneamente a ricercare una soluzione . Per Habermas, l'a
zione comunicativa l'infrastruttura razionale intrinseca al nos tro scambio quoti
diano. Nell'azione comunicativa gli individui giungono a giudizi conversando con
degli altri che, a loro volta, saranno influenzati da quei giudizi. Questa dina
mica co nferisce al processo comunicativo una potenzialit emancipatoria poich affe
rma il b isogno di risolvere il disaccordo attraverso l'argomentazione. L'azione
comunica tiva fondamentalmente emancipatoria perch esprime l'interesse sistemati
co della r agione a raggiungere le condizioni materiali che le permettono di svi
lupparsi al suo massimo. L'azione comunicativa, scrive Habermas eloquentemente, r
innovata at traverso ogni atto di comprensione non distorta, con ogni momento di
vita comune in solidariet, di individuazione riuscita, di emancipazione salvific
a [...]. La ragione comunicativa opera nella storia come forza redentiva (30). Me
ntre la voce monologica dell'etica kantiana si esprime in prima e seconda pers o
na singolare (io e tu), la voce dialogica dell'azione comunicativa parla in prima p
ersona plurale (noi). Questo noi fa s che le massime morali non indugino nell'astrazi
one, ma piuttosto sorgano da bisogni individuali concreti e propositi con una r
i levanza sociale. Nella misura in cui l'azione comunicativa intende portare allo
s coperto il potenziale razionale intrinseco alle pratiche comunicative di ogni
gi orno (31), essa funziona dal basso verso l'alto piuttosto che viceversa. Per
Habermas importante che l'enfasi sul concreto e sul particolare non si tramu
ti nell'attribuzione di un valore relativo ad ogni posizione perch la razionalit n
on una questione di preferenza personale. Contrariamente a Richard Rorty e ad a
l tri difensori dell'approccio neopragmatista, Habermas si oppone totalmente all
'i dea che non ci sia alcun criterio per stabilire la validit universale di una c
onv inzione, cosicch una mia convinzione, per principio, valida quanto qualunque
altr a. A suo avviso, mantenere una posizione significa che quella posizione " va
lida" alla luce degli argomenti razionali che la fanno apparire la migliore poss
ibile finch non ne verr offerta una migliore. Se una posizione valida in questo se
nso, non valida soltanto per me, ma per chiunque sia sinceramente coinvolto nell
a con versazione. Il rilancio dell'universalismo nella teoria etica e politica s
ignifi ca per Habermas ammettere la possibilit di giustificare razionalmente tant
o la cr edenza individuale quanto il consenso pubblico. L'universalismo fa affid
amento sulla distinzione socratica classica tra conoscen za e opinione, dove la
prima fondata sulla verit, mentre la seconda il risultato di una valutazione sogg
ettiva provvisoria. Per Habermas marcare la differenza tr a conoscenza e opinion
e, tra comprensione oggettiva e valutazione soggettiva, se rve a mettere in luce
ci che separa gli accordi pratici temporanei da un consenso vero e proprio. Se t
enessimo conto solo degli accordi pratici sarebbe difficile stabilire i confini
tra la comunicazione non forzata e la comunicazione manipol ata. Fondamentalment
e sarebbe impossibile dire chi sta manipolando chi, ovvero c hi sta mentendo e c
hi in buona fede. Ammettere la possibilit di un consenso razionalmente giustifica
to assolutamente c ruciale dal punto di vista politico: se questa possibilit foss
e negata, non solo la filosofia perderebbe la sua incisivit critica, ma si legitt
imerebbe una defini zione di solidariet in termini di valori pre-politici o della
volatilit di sentime nti strettamente soggettivi come la compassione. Secondo Ha
bermas, la solidariet e il legame sociale sono funzioni strutturali della comunic
azione e possono esse re rafforzati dal momento in cui riveliamo a noi stessi le
pretese di validit int rinseche ad ogni nostra affermazione. Ogni volta che part
ecipiamo ad una discuss ione sensata, il proposito di riscattare le pretese di v
alidit dei nostri enuncia ti ci spinge sistematicamente a cercare soluzioni razio
nali, soluzioni cio che ri sultano evidenti a chiunque non sia sotto l'influenza
di manipolazioni o distors ioni. Queste sono le soluzioni che permettono la form
azione di un consenso durat uro e razionalmente valido, piuttosto che di alleanz
e o accordi strumentali (32) . Qualsiasi discussione che riguardi la sfera pubbl
ica riguarda anche la natura de l nostro interesse nei confronti degli altri, ov
vero dell'impegno politico. Senz a interesse verso gli altri e un senso di coinv
olgimento rispetto al benessere d ella comunit non c' sfera pubblica. La teoria de
ll'azione comunicativa sostiene di aver trovato un modo p

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