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Introduzione
Per indicare quali vocali vanno pronunciate aperte e quali chiuse si usano due tipi di accento fonico:
Accento grave:
per indicare le vocali da pronunciare aperte (Es.: pdio, sdia)
Accento acuto:
per indicare le vocali da pronunciare chiuse (Es.: brsa, perch)
Regola principale
Quando su una sillaba contente una e o una o non cade l'accento tonico, la e o la o si deve pronunciare sempre chiusa.
Esempio: tvolo, lbro, volnte, dsco, bottglia
Tutta la nostra attenzione sar perci ora rivolta alle parole che contengono una sillaba con e o con o sulla quale
cade l'accento tonico. In questo caso dovremo chiederci se la vocale e o o si deve pronunciare aperta o chiusa.
La aperta
La "e" fonica aperta italiana () deriva spesso dalla "e" breve e dal dittongo "ae" del latino classico.
Esempi:
decem --> dici,
ferrum --> frro,
laetus --> lito,
praesto --> prsto.
nei suffissi dei vocaboli di derivazione etnica (Es.: atenise, puglise, marsiglise, ecc.),
nei suffissi dei diminutivi in "-ietto" (Es.: maglitta, foglitto, vecchitto,ecc.)
nei suffissi dei sostantivi in "-iezzo" (Es.: ampizza)
quando seguita dalle sillabe "-gui-", "-gua-", "-guo-" (Es.: dilguo, persguo, sguito, trgua, ecc.),
nei vocaboli frgio, sfrgio.
4. Nei vocaboli di origine straniera che terminano con una consonante
Esempi: hotl, rcord, rbus, sxy, prmier, sltz, ngus
5. Nei vocaboli tronchi di origine straniera
Esempi: caff, bign, t (bevanda), gil
6. Nelle desinenze del condizionale in "-ei", "-ebbe", "-ebbero"
Esempi: vorri, fari, farbbe, crederbbero, dirbbe, marcerbbe, marcirbbero, circolerbbero,
fraintenderbbero, comprerbbe, accetterbbero, colpirbbe, tradurrbbero
7. Nelle terminazioni in "-eda", "-ede", "-edo", "-edi"
Esempi: cdo, corrdo, erde, prda, schda, arrdo, sde, sdi
Eccezioni ("e" chiusa):
nelle forme verbali di crdere e vedre (Es.: crdo, vdo, crdi, vdi, ecc.)
nelle forme verbali derivate dalla precedenti (Es.: provvdo, ricrdo, miscrdo, ravvdo, intravdo, rivdo, ecc.)
nel vocabolo fde.
8. Nelle terminazioni in "-eca", "-eco", "-eche", "-echi"
Esempi: tca, co, gco, cortco, trichchi, discotche, enotca, bibliotca, paninotca, videotca,
comprendendo anche i nomi di popolo come Grco, Guatemaltco, Aztco, Zapotco, Toltco, Uzbco
9. Nei suffissi in "-edine"
Esempi: salsdine, pingudine, raucdine, torpdine, intercapdine, acrdine
10. Nelle terminazioni in "-ello", "-ella"
Esempi: paglla, mastllo, llo, sorlla, fratllo, fardllo, spinllo, porcllo, padlla, caramlla, lavllo, manovlla
spesso usate anche come suffissi di diminutivi e/o vezzeggiativi come asinllo, torllo, praticllo, bricconclla,
cattivlla, orticllo
11.
Eccezioni ("e" chiusa):
nelle preposizioni articolate (Es.: dl, dllo, dlla, di, dgli, dlle, nl, nlla, ecc.),
negli aggettivi dimostrativi (Es.: qul, qullo, qulla, qui, qulle, ecc.)
nei vocaboli stlla e capllo
12. Nei suffissi di sostantivi in "-emo", "-ema", "-eno", "-ena"
Esempi: teorma, anatma, problma, apotma, crisantmo, Polifmo, eritma, Trasimno, falna, altalna,
cantilna, trno
13. Nelle terminazioni in "-enda", "-endo" e in tutte le desinenze del gerundio
Esempi: agnda, bnda, tremndo, orrnda, corrndo, temndo, cuocndo, aprndo, leggndo, facndo,
morndo, starnutndo, ferndo, mettndo
14.
Eccezioni ("e" chiusa):
nei verbi scndo e vndo.
15. Nelle desinenze dell'infinito in "-endere"
Esempi: appndere, sorprndere, attndere, intndere
La chiusa
La "e" fonica chiusa italiana () deriva spesso dalla "e" lunga e dalla "i" breve del latino classico.
Esempi:
cera --> cra
semen --> sme
vitrum --> vtro
capillus --> capllo
La aperta
La "o" fonica aperta italiana () deriva spesso dalla "o" breve e dal dittongo "au" del latino classico.
Esempi:
focus --> fuco
locus--> lugo
aurum --> ro
paucus --> pco
La chiusa
La "o" fonica chiusa italiana () deriva spesso dalla "o" lunga e dalla "u" breve del latino classico.
Esempi:
nomen --> nme
cognosco --> consco
fuga --> fga
supra --> spra
Una distinzione simile a quella fatta per le vocali anche individuabile per le Consonanti Sibilanti Dentali che sono la
"S" e la "Z".
Pertanto avremo:
Consonanti sibilanti dentali alfabetiche sono in numero di DUE:
"S", "Z"
Consonanti sibilanti dentali fonetiche sono in numero di QUATTRO:
"S" aspra, "Z" aspra (dette anche sorde)
"S" dolce, "Z" dolce (dette anche sonore)
La S aspra o sorda
La "S" aspra o sorda italiana quella usata per pronunciare il vocabolo sale e si presenta nei seguenti casi:
1. Quando si trova in principio di vocabolo ed seguita da vocale
Esempi: sole, sale, sapere, sedano, sorpresa, sabato, sicuro, solluchero, sedurre, sospetto, situazione,
secessione, superiore, sultano
2. Quando iniziale del secondo componente di un vocabolo composto
Esempi: affittasi, disotto, girasole, prosegue, risapere, unisono, preservare, riservare, reggiseno, multistrato
3. Quando doppia
Esempi: essere, asso, tosse, dissidio, tessera, rissa, fossa, riscossa, affossare, arrossare, intossicante
4. Quando preceduta da consonante
Esempi: arso, polso, comprensione, corso, ascensore, censore, pulsore, arsura, tonsura, censo, incenso
5.
Eccezioni ("s" dolce o sonora):
nei vocaboli con prefisso "trans-" (Es.: transalpino, transatlantico, transigere, translucido, transoceanico).
6. Quando seguita dalle consonanti cosiddette sorde "c", "f", "p", "q", "t"
Esempi: scala, sfera, spola, squadra, storta, ascolto, aspetto
Nota Bene: alcuni dizionari fonetici stabiliscono che il suono della "s" debba essere aspro anche in molti altri casi come
casa, cosa, cos, mese, naso, peso, cinese, piemontese, goloso, bisognoso e altri. In realt questo tipo di pronuncia
caduta quasi del tutto in disuso, fatta eccezione per qualche parlata dell'Italia centrale e meridionale.
La S dolce o sonora
La "s" dolce o sonora italiana quella usata per pronunciare il vocabolo asma e si presenta nei seguenti casi:
1. Quando si trova tra due vocali
Esempi: viso, rosa, chiesa, bisogno, uso, coeso, difeso, contuso, colluso, reso, steso, bleso, blusa
2.
Eccezioni ("s" aspra o sorda):
In alcuni vocaboli come preside, presidente, trasecolare, disegno. Questi vocaboli, in realt, sono vocaboli
composti anche se questa caratteristica non immediatamente evidente.
3. Quando seguita dalle consonanti cosiddette sonore "b", "d", "g", "l", "m", "n", "r", "v"
Esempi: sbarco, sdegno, sdoppiare, sgarbo, sgridare, slitta, slegare, smania, sminuzzare, sniffare, snaturare,
sradicare, svelto, sventare
La Z aspra o sorda
La "z" aspra o sorda italiana quella usata per pronunciare il vocabolo calza e deriva spesso dalla "-ti-" seguita da
vocale del latino classico.
Esempi:
pretium --> prezzo
tertium --> terzo
facetia --> facezia
La Z dolce o sonora
La "z" dolce o sonora italiana quella usata per pronunciare il vocabolo zero e deriva spesso dalla "-di-" seguita da
vocale del latino classico.
Esempi:
prandium --> pranzo,
radius --> razzo.
La lettera "z" ha suono dolce o sonoro nei seguenti casi:
1. Nei suffissi dei verbi in "-izzare"
Esempi: organizzare, penalizzare, coalizzare, concretizzare, carbonizzare, sinterizzare, sintetizzare
2. Quando lettera iniziale di un vocabolo ed seguita da due vocali
Esempi: zaino, zuavo, zoologo
3.
Eccezioni ("z" aspra o sorda):
nel vocabolo zio e suoi derivati che rientrano nella regola della zeta aspra o sorda perch presentano la vocale "i"
seguita da un'altra vocale.
4. Quando lettera iniziale di un vocabolo e la seconda sillaba inizia con una delle consonanti cosiddette sonore
"b", "d", "g", "l", "m", "n", "r", "v"
Esempi: zebra, zodiaco, zigote, zelante, zummare, zenzero, zero, zavorra
5.
Eccezioni ("z" aspra o sorda):
nei vocaboli zanna e zazzera
Il rafforzamento
La regola del rafforzamento sintattico, in genere ignorata (al nord) o malamente utilizzata (al sud), impone di
pronunciare alcune consonanti semplici, poste ad inizio di parola, come se fossero doppie.
Questo raddoppiamento pronunciato, e non scritto, deve essere effettuato nei seguenti casi:
1. Dopo tutte le parole polisillabe tronche
Esempi:
perch no --> perch-nn
citt santa --> citt-ssanta
sar tua --> sar-ttua
2. Dopo i monosillabi accentati o tonici n, gi, qu, l, fa, pi, s, ma, sa, fra, se, a, e, o,ecc..
Esempi:
gi detto --> gi-ddetto
l sotto -->l-ssotto
fra noi --> fra-nnoi
se dici --> se-ddici
e poi --> e-ppoi
a noi --> a-nnoi
3. Dopo la forma del verbo essere
Esempi:
vero --> -vvero
falso --> -ffalso
I numeri cardinali.
I nomi propri
I nomi propri non seguono le regole esposte precedentemente. Occorre quindi conoscerne l'esatta pronuncia
imparando a memoria quelli pi comuni. Eccone un elenco:
Able, Adlchi, Adle, Adlfo, Adne, Albrto, Agnse, Alssio, Alfrdo, Alighiro, Ambrgio, Amedo, Amlia,
Amlto, Anaclto, Andra, Anglica, Antnio, Antonllo, Anslmo, Arnldo, Aurra
Benedtto, Brta, Bris
Carltta, Carmlo, Celste, Csare, Cllia, Clemnte, Cornlio, Csimo, Cristforo,
Danile, Demtrio, Desidrio, Digo, Domnico, Dra, Donatlla,
be, Edmndo, gle, lena, Eleonra, Elttra, lio, Elisabtta, Eliso, lsa, Emanule, mma, nnio, nzo, Ernsto,
ster, ttore, Eugnio, Eusbio, va,
Fedle, Fedra, Filibrto, Fiornzo, Francsco, Fulgnzio,
Gabrile, Gabrilla, Galilo, Gaudnzio, Gastne, Gmma, Gensio, Genovffa, Gilbrto, Ginvra, Giglila, Girgio,
Giosu, Girlamo, Gislla, Giusppe, Goffrdo, Gregrio, Gualtiro, Guglilmo,
Innocnzo, Irne, Isablla, Istta, Ipplito,
Leopldo, Lambrto, Lornzo,
Maddalena, Marcllo, Matto, Michle, Milna, Mirlla, Mnica,
Nicla, Nra, Nrma,
Oflia, Oliviro, lga, Omro, Orste, Ornlla, rsola, scar, Otllo,
Perptua, Pitro, Pompo,
Rachle, Raffale, Raimndo, Rebcca, Rmo, Robrto, Romo, Rcco, Rmolo, Rsa, Ruggro,
Salvatre, Secndo, Srgio, Ssto, Sttimo, Sevro, Silvstro, Simne, Simontta, Stfano, Snia,
Taddo, Telmaco, Teodro, Ternzio, Tersa, Teso,
Umbrto,
Valrio, Vernica, Vincnzo, Vittrio
Gli omonimi
Nella lingua italiana si presentano casi di omonimie che si differenziano nel loro significato proprio in ragione del
diverso tipo di accento fonico che le caratterizza, sebbene, per altro, tale accento non sia mai segnalato dalla grafica.
Nelle due tabelle seguenti sono elencati quei casi nei quali occorre prestare particolare attenzione al fine di evitare
ambiguit e malintesi.
Sommario
Introduzione
Regola generale
La aperta
La chiusa
La aperta
La chiusa
Le consonanti S e Z
La s aspra o sorda
La s dolce o sonora
La z aspra o sorda
La z dolce o sonora
Il rafforzamento
I numeri, i mesi e i giorni
I nomi propri
Gli omonimi
Riassunto sui tempi dei verbi