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BVedizione: gingno 1999 ‘Titolo originale: Topics én algebra © Copyright by Xerox Corporation, 1975. Traduzione di Antonio Macht © Copycight Editor Rion, 1982 via Alberico Tl, 33 - 00193 Roma ISBN 88.359-47073 u2 18 130 130 136 Indice Prefazione all’edizione italiana Prefazione alla seconda edizione Prefazione alla prima edizione 1. Nozioni preliminari 1.1 Teoria degli insiemi 1.2 Applicazioni 13 Gliineri Teoria dei gruppi 1 Definizione di gruppo 2 Qualehe esempio di gruppo 3 Alcuni lemmi pretiminari 2.4 Sottogruppi 2.5. Un procedimento di enumerazione 2.6. Sortogruppi normale gruppi quozicate 2.7 Omomorfismi 2.8 Automorfismi 2.9 Ieorema di Cayley 2.10 Gruppi di permucazioni 2.11 Un altto procedimento di enumerazione 2.121 teorema di Sylow 2.13 Prodoteidirerti 2.14 Gruppi abeliani ivi 3. Teoria degli anelli 3.1. Definizione ed esempi di anelli 3.2 Aleune classi partcolat di anelli Mi Mah 148 1h 155 161 “165 an 115 184 185 191 200 207 218 225 225 234 238 247 251 257 2 278 282 283 292 296 310 318 325 334 343 333, 376 386 3.3 Omomorfismi 3.4 [dcalie anelli quoziente 3.5. Ancora su ideal e anelli quoziente 3.6 I campodei quozienti di un dominio d'integrita 3.7 Anelli eudidei 3.8 Un particolare anello euclideo 3.9. Anelli dipolinomi 3.10 Polinomi sul campo razionale 3.11 Anelli di polinomi su anelli commutativi 4, Spazi vettoriali e moduli 4.1. Primi conceesi fondamentali 4.2. Indipendenza lineate ¢ basi 4.3: Spazi duali 4.4 Spati con prodotto scalare 4.5, Moduli 5. Campi 3.1 Ampliamento di un campo 5.2, Latrascendenza di ees 3.3 Radici di polinomi 5.4 Costruzioni con riga e compaso 3-5. Ancora sulle radici 5.6 Gli clementi della tcoria di Galois 5.7 Risolubilica per radicali 5.8 Gruppi di Galois sui azionali 6. Trasformazioni lineari 6.1 algebra delle trasformazionilineari 6.2. Radici cartteristche 6.3 Mattci 6.4 Forme canoniche: forma triangolare 6.5, Forme canoniche: trasformazioni nilpotenti 6.6 Forme canoniche: una decomposizione di «Ve: forma di Jordan 6.7. Forme canoniche: forma canonica razionale 6.8 Truccia € trasposta 69 Determioanei 6.10 Trasformazioni hermitiane, unitarie e normali 6.11 Forme quadratiche teali 391 392 397 406 409 ar 7. Argomenti scelti Campiifiniti : HE Fb ecotema di Weddesburn sui comp init 3 Unteorema diFrobenius : F4 Quaternioni inter eteorema dei quacio quadrati Indice analitico Prefazione all’etizione italiana Latradutione italiana di Topics in Algebra, che appate ora dopo quelle potrghese, spagnola¢tedesca, mi ha fato parcolarmente piacere, Era un aeruerio che avevo da molto tempo: ho vissuro infarti a lungo in Italia (a Gre vero ni ritengo molto italiano, ¢ pit precisamente romano), ton0 “amico di molti matematic italiani e sono particolarmente interessato allo jpiluppo della matematica in Talia eallerierche di ua forissimo gruppo di algebrisiche ivi operano. “Quando scrissi il libro era mia inteazione spingere l'insegnamento deffalgebra moderna nelle vniversit8 americane in una particolate direzio- for ¢ intensifiearne il contenuto. Avevo percid in mente lo studente ameri- ano ¢ le sue necesstd. Pensai che fosse bene preseatarpli la materia in mo- ‘do visformales (nel senso della parola inglese cinformal») per quel che fi- goada lespressione la lingua, evitando wna cerca tigidird¢ aridial di stile Rexcando invece di imieaze il modo in cui ci si esprime quando si insegna Jn una clase e icreandone in qualche modo l'atmosfera. L'inglese di To- pics in Algebra ® petci® piuttoswo colloquiale; in ceri punti uso perfino ‘espressioni e modi di dite del gergo americano. Ho sempre desiderato che questo aspettolinguistco, it euiscopo & quello i sivtare lo studence ad avvicinarsi ad una materia astratta che pud appari- te sfuggente quando las vede per la prima volta, fosse mantenuto nelle di- ene traduzioni. Sono percid motto lito che il prof. Antonio Machi, mio ‘ap amico, che mi conosce bene ¢ sa come parlo sa in inglese che in italia- fo, ei sia assunto il compito di fare questa traduzione, II prof. Machi @ un algebrista, autore tr I'alero di un bel libro sui gruppi, e la sua padronanza dell'inglese gli permecte di cogliere auc le sfumarure della lingua. Gli so- foo molto grato per aver saputo mantenere in questa traduzione italiana il guxo del originale inglese. LN.Herstein sectembee 1982 1 Prefazione alla seconda edizione tio comincito a rveder a prima ezine di questo Use so0 cerek ucpidaione, ro cato soeamato sodisfatco 38 ‘prima edizione, € non crcpiaerid apporasegrosse modiliche. Qualeosa PA, ‘andava cambiatay rote evare lose generale ei concent, ma Pet rendere il libro ua po" Fis compleo, Spero dieser! vito con ques seconda edirione. scombifion pate delle modiche diguaeda il capi sulla eeoris det geuppt, Ovando scl prima edizione era he uno studence di algebra BrP este ia visto qualcosa di algebra near OB! V2 ‘il contratio: a is forse fa maggioranza, hanno gia vito le maw 2, pet mote ato qu ibeco uso di queste matric per seen ¢ problemi. Gli ar omeati che Fihiedono qualche cogoscenza di algebra lineare sono indicat fon il segno # \ el eeprol sui groppi ho accesciuto norevokments J Bar iguardante Fae Sylow e agglunto duc parsgrfi, uno sui prodoct dizer: uno sulla strumtura dei groppi abeliani fit. Pes tuante rguarda il eorema di Sylow, faevo veder: AM sob lesi- sicaa tun sottogeuppo di Sylow, con la dimosteazione ai Wielands, men- see Gesione del ontagie deisatogmuppi diSylowe duels dellorename- tee te ea in na erie esescizi ma ron nl est, come Ae ayvie~ toner Gc alladimostrazione gia presente nella primaccinione 0% me tat dae alice due dimostraions di esixenza. Mis py ots forse a plied exageranione mail ao che iLecorema ot ‘Sylow & importante, Che opauna delle dimostrazion’ illustra aspect particolare della tosia dei qroptie che fine, sopratuto, ame wore 43% piace. la dimo- Fe tipo del numero dei sottogeupp di Sylon fa soe lace- “ai doppi, dd che peemette di orcenete come rile collatrale en modo pet determinazesttgrappid Sylow in molt supe simmettici. ae ihe mistetine motivo, ho omesso i prodor dsced nella prima ede aoa erché non lo 30 nemameno io. Largomento& facie Mt Gapoante. Questa lacuna & or colmata,¢ id penmente di mosrate, nel xt Paragrafo che segue quello sui prodotti diretti, la decomposizione di un ‘Sruppo abeliano finito nel prodotro diretto di gruppi ciclici. Anche l'un’. ‘id degli invariant associati a questa decomposizione viene dimostrata, In esa, questa decomposizione c'era anche aella prima edizione, alla fine del capitolo sugli spazi vertoriali, vista come conseguenza della struttura del ‘moduli fnitamente generat sugli anelli euclidei I caso di un gruppo fi to utewvia di grande imporeanza e la presenza del paragrafO sui pruppi abeliani sotcolines appunto questa importanza. Anche il fatto che questo aragrafo si trovi nel capitolo sui grappi, uno dei primi, ne accentus Tim, oreanza. Un alto patagrafo interamente nuovo ® stato aggiunto alla fine del capi- tolo sulla teotia dei campi. Ho ritenuto importante che lo studente vedewse un polinomio esplicito sopra un campo esplicto con gruppo di Galois il ‘ruppo simmetrico di grado 5, ¢ dunque un polinomio le cui tadic non so- ‘0 exprimibili per radical. Si dimostra prima un teorema che fornisce un ctitetio affinché un polinomio ieriducibile di grado p, p primo, sul campo tazionale abbia 55 come gruppo di Galois. Come applicazione di questo ai. teri si fa vedere che un cero polinomio iciducibile sui razionali hail grup. po simmettico di grado 5 come gruppo di Galois. Altee cose sono state aggiumte, Vi sono oltre 150 nuovi problemi di diver- 4 grado di diffcole, alcuni di routine, altri molto diffcli. Su alan pro- blemi che hanno presentato difficolta per il lettore della veechia edizione hho fatto alcune osservazioni. Ho introdoxto alcuni nuovi pezzi crlscrito al, ti che prima erano oscuri o troppo concis Ho detto quello che ho aggiunto, Ma quel che ha costimuito per me le ‘maggioridifficoled durante la tevisione & forse cid che non ho aggiunto, Ho rifleteuro a hungo se mettere o no un capitolo sulla teoria delle eategorie esa aleuni funtori elementari, se ampliate 0 no sostanzialmente il materiale sui moduli. Dopo molto dibastere con me steso, ho deciso per il no. Il ibeo ‘ost con't ha una sua concretezza, ¢ li argomenti di cui ho detto non sisa. sebbezo fasi facilmente con quelli trattati. Cero, la fusione si sarebbe pot ta fare, ma cid avrebbe tichiesto un rfacimento completo e anche un cam. biamento della flosofiasogpiacente a libro, cosa che non volevo. Aggiua- sere puramente semplicemente questo nuovo materiale, senza applicazio. ni o scopi visibili, non aveva senso: avrebbe violato il principio ispestore del libro, quelio cio® che quanto viene trattato deve portare verso obictrivi definiti, verso punti di importanza decisva, verso teoremi stimolanti. Ho deciso percid di non aggiungere quegli argomenti Mi hanno scitto in mold per farmi rilevare alcuni error tipografc o per arm suggerimenti su come miglioace il libro. Colgo Voceasione pet fa. ‘graziare tutti peril Ipro aiuto cla loro gemtilezza. xa Prefazione alla prima edizione z wete questo libro, ¢ anzi il desiderio di seiverlo, mi venne vide 2 tent nellspg0 academico 1939-1960 alla Corel Usi done Gli sndend ano, pet la maggot pat, i aig del scondo a- Todi matematica eo volevo tentare un esperimento ofc feral che fosedilivelloun po' pital rispesoa quellowsuale Gon questo libro ho cereat, sia pet ieamenuo ce perl gad wa fare qualeosa che stsse a metd tra due grandi casi: algebra i Bikoff « Maclane, © Modern Algebra di Van det OT alkimi anoi wi sono sati molt eambiamend selinsegamense era dle wives amercane,« dd patclamense evident 2 velo degli sedi undergraduate del ter0 © quan ani det pia eg sud grades, Argoment fine « posh anf considera i lilo sean sega os el pri cond lgba, Covi, coms sn, eesso continuet’ ¢ nui si intensificherh net p i se in quent lib, che yuole ese Un bro di prima ineoduaone “algebra, del materiale che finoca veiva considerston po’ troppo Deploy, quando sl csiderano idee sce, gun troppo bruscamenteescoza un'adeguaca bse disempi ce le endano ce {ible nual Pex queso ho eee ei moda pra conc ia. sendol in siuazioa concrete Il vor dun conceuo asa d miss soprateto sll ue che eso «fiat che ne deivano geveano su oe oni ote. fa quasar capiali bo eat chit i igi dei {ula gene pplicandol a problemi patio Ad eempio, i enisa dei due quadrati, dovuto a Fermar, viene visto nel capitolo sugl conseguenza della teotia degli anelli euclidei. a Slmgomend sono sat seri no sol in Base lao ches rata di voeet oandazd 2 uenolvelloo pecché sano import petlosnippe enctale, ma anche con un riguardo particolae alla econcretez xa pra, Ho percid omesco il teorema di Jordan-Héldes, che avrei facilmente ‘potuto includete trai risultati sui gruppi, ma che, per essere apprez2at0, ri chiede molto «senno di pois ¢ che per essere usato facilmente mi avrebbe costretto a una digressione troppo lunga. Certo, rutta la teoria della dimen sione negli spazi vetvriali si pud sviluppare come corollatio di questo teore. ‘ma, ma per qualeosa di cost fondamentale econcreto, questo modo di pro- cedere non sembra, a livello introduttivo, moko naturale. Analogamente, ‘00 si parla di prodotti tensotali o di costrazioni simili. C°2 tempo pet Vastrazione: perch€ affrettarsi all’ inizio? Due parole sui problemi. Ve ne sono molt, e solo uno studente eccezio~ nale potrebbe solve tui. Alcuni servono solo a completare dimostrazio- ai del testo, alti hanno lo scopo di illustrate i risuleati ottenuti e far pratica su di essi. Molti non vengono propesti tanto per essere risoti, quanto per ‘este affroncati. I valore di un problema non sta tanto nel ione, quanto nelle idee che fa sorgere in chi lo affronta en siin ato. Alu problemi anticipano questoni che saranno sviluppate dopo, «on la speranza sia di gettare le basi de lavoro da fare in seguito che di ren. dere pit natural le idee, le definizioni e gli argomenti quando verranno in trodotti. Alcuni problemi compaiono pit di una volta, Quelli che per qual. che motivo mi sembrano difficit sooo coatrassegnati con un asteriseo (a volte con due). Anche qui sono certo che non cisard accordo trai matemati- ci: molti penseranno che alcuni problemi con I'asterisco non dovrebbero sverlo, alti penseranno che problemi senza asterisco doviebbero, invece, aerlo. Sono ovviamente in debito verso molte persone per suggerimenti, com- ‘enti ¢ crtiche. Per fare solo qualche nome, vorrei citare Chatles Canis, Marshall Hall, Nathan Jacobson, Arthur Mattuck ¢ Maxwell Rosealicht, Debbo molto a Daniel Gorenstein e 2 Inving Kaplansky per le numerose A), da leggersieA @ contenuto in Ss (ovwero Scontic- ‘Be A). Questa scrittura non esclude che possa essere A = S.A questo propo. sito, cosa si intende per uguaglianza di due insiemi? Duc snsiemn sono upuai ‘quando hanno gh stesi elementi, vale a dre che un elemento che stain uno dei due sta anche nell'alto,e viceversa, Nella simbologia usata pet latelazio. ‘edi inclusione, due insicmi A ¢ B sono uguali,esisctive A = B, sesiha sia AC Behe B C A. Isistema standatd per dimostrare l'uguaglianza di due insiemi ~cosa che ci capiterd spesso di fare ~ di dimostrare che sussistono le due opposte relazioni di inclusione. Un sottoinsieme A di si dice sottoinsie- me proprio di Sse A CS ma A # S(A non @ uguale a 5). Uinsieme vuoto @ linsicme che non ha elementi. Ogni insieme lo con- ticae come sottainsieme, Un'ultima osservazione sulla notazione. Dato un insieme 5, severemo A = (2€ 51 P(@)) per dire «A @I'insicme degli clementi di Sche godono della propricsa P>. Ad cscmpio, se 5 l'insieme degli interi eA il sorcoin. sieme deg interi postivi si scrive A = [a € $| 4 > 0}. Un altto esempio: se 5 Minsieme che consta degli oggetti (1), (2), .- (10), allora il sortoins ‘me A formato da (1), (4), (7) ¢ (10) si pud descrivere come A = {(é) € S| 7 =3n+ 1 = 01.2.3) Due insiemi si possono combinare per dar luogo a nuowi insiemi: qui it «due» non ha niente di sacro o di speciale, ¢ infatt lo stesso procedimento pus essere applicato ad un qualunque numero, finitoo infinito, di insiemi. Lo vediamo qui nel caso due perché pur illusttando anche il caso generale ‘non intervengono diffcoled causate dalla notazione. DEFINIZIONE L'uniome dei due insiemi A e B, si scrive AUB, 2 mefx]x€A ox€ Bl. 2 Jn osservazione sul’ uso di 1 um intero fisato Definiamo, pet ¢, 6 € 5,4 ~ 4 sea — 6& un multiplo di. Lasciamo come csercizio il dimostrate che cosi si definisce una relazione di equivalenza su Se Exempio 1.1.4 Sia $ V'insieme di tutti i triangoli del piano. Diciamo ‘equivalenti due triangoli se sono simili (cio® se angoli cortispondenti sono luguali). Si definisce cosi una relazione di equivalenza su S. Hiempio 1.1.5 Sia $Vinsicme dei punti del piano. Diciamo equivalerti due punti se sono equidistanti dail’origine, $i verifica facilmente che si tratta di una relazione di equivalenza. Sono moltissime le relazioni di equivalenza; ne vedremo alcune nel corso del libro, DEFINIZIONE Se A? un insieme¢ ~ una relazione di equivalenza su A, allora la clase di equivalenza di a € A 'insieme [x € Aa ~ x}. Scrivere. ‘mo cl(e) per indicare la classe di equivalenza di {Quali sono le classi di equivalenza negli esempi visti sopra? Nell'Esempio 1.1.1, la classe di equivalenza di a consta del solo a. Nell’Esempio 1.1.2 la classe di equivalenza di s consta degli interi della forma a + 2r2, dove m ©, 41, #2, ..j in questo esempio ¥i sono due sole classi di equivalenza stinte, ¢ ci el(0) ¢ cl(1). Nell'Esempio 1.1.3 la clase di equivalenza dia consea degli interi dela forma a + An, coné = 0, #1, #2, «.: quile cas. si di equivalenza distinte sono, € ciot cl(0), elf), --. cle ~ 1). Nell’Esempio 1.1.5 la classe di equivalenza di a consta di tutti i punti del iano che stanno sulla ciconferenza di centro lorigine e passante per a. Abbiamo fin qui dato qualche definizione c introdotto alcuni concetti,¢ abbiamo dimostrato una piccola proposizione. Si pud perd ben dire che an- ‘ora non si visto un risultato che abbia una qualche sostanza. Lo facciamo adesso: il risulrato che segue il primo vero risultato del libro, La dimostra- vione non & difficile, anzi 2 piuttosto semplice, ma si tratta nondimeno di un risuleaso del quale faremo un uso continuo. TEOREMA 11.1 Le distinte classi di equivalenze ai wna relarione di equivalences A dinno luogo ad una decomposizione di A come unione di sottoinsiemi a due a due dispiunti. Viceversa, data una decomposizione di Acome unione di sostoinsiemi non ruoti a due a due disgiuntiresia defini. s4.5u A una relacione di eguivalenza per la quale i sottoinsiemi in questione sono le ditinte classi di equivalenaa. Dim. Denotiamo con ~ la telazione di equivalenza su A. Osserviamo intanto che essendo a ~ a per ogni a € A, asta in e(a)¢ per- tanto I'unione delle c(@) & eutto A. Facciamo ora vedere che due classi di equivalenza 0 coincidono o sono disgiumte. Se el(a) e cl(S) non sono di- sgiumte, 'é un elemento x € cl(a) Mc). Essendo x € ella), 8a ~ x, ed es. sendo.x € c(6) 6 ~ x, per cui, dalla sirnmertia della telazione si ha x ~ 6. Per la transitivita, « ~ xex ~ 5 implicano ¢ ~ &. Sia ora y € e(d), Allora 5 ~ yedallea ~ bed ~ ysideduce a ~ y, cit y € e(a). Ogni elemento di d(é) appartiene cost a l(a): in alere parole cB) € cl(a). L'argomenta, zione usata @ chiaramente simmetica, ¢ pertanto si ha anche el(a) C d(B). Ledue inclusioni opposte implicano cl(e) = cl(6). Abbiamo cosi dimostraro che le dstinte classi cl(a) sono a due a due di- spiunte, ¢ che la loro unione t A. La prima meta del teorema @ dimostrata, Per quanto riguarda l'altra meta, supponiamo che A = Ug. con gli Au a due a due disgiunti ¢ non vuoti (e @ in un certo insieme di indici T). Come usare gli Ag per definire una relazione di equivalenza? B chiaro: dato ‘un clemento ¢ in A, ¢ appariene esatamente ad un Aq. Definiamo, per 4,6 € A,a ~ b se ae b appartengono allo scesso Ag. Lasciamo per esetc io la dimostrazione del fatto che in questo modo si definisce wna rela. ione di equivalenza su A per la quale le discinte classi di equivalenza sono Big Problemi 1. (@) Se Aun sottoinsieme di B e B un sottoinsieme di C, dimostrare che A un sottoinsieme di C. (b) SeB CA, dimostrate che AU B = Ac viceversa, (©) SeBC A, dimostrate che per un qualunque insieme Csiha BU CCAUCEBNCC ANC. 2. (a) Dimostrare che ANB = BN Aeche AUR = BUA. (b) Dimostrare che (AMB)NC = An (BNC). 3. Dimostrate che A U(BNC) = (AUB) (AUC). 4, Se Cun sottoinsieme di un insieme 5, sia C’ il complemento di Cin 5.SeA eB sono due qualunque sottoinsiemi di Sdimostrate le egaé di De Morgan: . (@) (ANB) = A‘UBY. () (uBy =A" 5. Se CB un insieme finito, sia (C) il numero di elementi di C. Se Ae B sono insiems finiti, dimostrare che ofA UB) = ofA) + ofB) ~ ofA 5). 6. Se 4.2 un insicme finito con » elementi, dimostrare che A ha esatta- ‘mente 2" sottoinsiemi distin 7. Un sondaggio mostra che 2l 63% degli amecicani piace il formaggio ‘mentre al 76% piacciono le mele. Cosa si pud dite sulla percentuale degli americani ai quali piacciono sia il formaggio che le mele? (I nu- ‘meri dati non pretendono di essere conform alla reals.) 8, Dati due insicmi A ¢ B, la loro differenza simmetrica® definita come (A ~ B)U(G ~ A), Dimostrare che la differenza simmetrica di A ¢ B B uuale a (AUB) — (ANB). 9. Sia Sun insieme ¢ sia S* I'insieme i cui element sono i vati sottoinsie- mi di $. Definiamo in $* un'addirione ed una motiplicazione come segue: se A, B € 5 (siricordi che cid significa che'si tratta di sotcoinsie- midis): 5 Q) A+B = (4 - BUG - A). Q) A:B= ANB. Dimostrate che pet queste due operazioni si ha: @) (A+B) 4+C=A+(B40), (b) AB = ABHALC. (© A-A=A. (@) 4 +A = insieme moro © ScA+B=A + CalloaB = C. A(lsistema ora descriteo @ un esempio di algebra ai Boole.) 10, Pet gli insiemi ele relazioni appresso indicate determinare quali rela- zioni sono di equivalenza, (a) Sinsieme degli uomini delle donne vveat, a ~ bse. bhan- ‘no un antenato in c (8) Sinscme dep vomin ‘10 100 chilometti da 6, (©. Sinsieme deg uominie delle donne viveni, a ~ bse we & ban- ‘no lo stesso padre. (@) Sinsieme dei numeri reali,a ~ bse a = & B. e delle donne viventi, a ~ 5 se aabita en- (©) Sinsieme degli interi,a ~ sea > beb >a. ©) Sinsieme delle rette del piano, « ~ bse a2 parallel ab 11. (@) La proprietd 2) di una relazione di equivalenza afferma che se 4 ~ ballora 6 ~ 4; la proprieta 3) afferma che sea ~ be B ~ ¢ allora a ~ . Cosa c’t di sbagliato nella seguente dimostrazione ‘he le proptietd 2) 3) implicano la proprietB 1)? Sia @ ~ &; allora 4 ~ 4, edungue per la proprieta 3) (usando = c)sihaa ~ 2. (b) Siete in grado di suggetire una propricta alternativa alla 1) in mo- do che le proprietd 2) €3) implichino la 1)? 12, Nell'Esempio 1.1.3 del testo, dimostrare che la relazione definita ® di equivalenza e che Je classi di equivalenza distinte sono m, e ciot el(0), dQ), ...,r = 1). : 13, Completare la dimostrazione della seconda meti del Teotema 1.1.1. 1.2 Applicazioni Introduciamo ora la nozione di applicazione di un insieme in un altro. Senza esagerazione, si tratta della nozione pit importante e pit generale di tutta la matematica. In real gid la conosciamo: le applicazioni si incontia- no fin dall'inizio della nostra educazione matematiea, perché quando, ad ssempio, consideravamo lx telazione y = x" 0 ne disegnavamo il grafico, stavamo in tealt2 studiando la particolare applicazione che porta un ume. toreale qualunque nel suo quadrato. Parlando in modo informale, un'applicazione di un insieme $ in un in- sieme T? una eregolas (qualunque cosa cid voplia dite) che associa a ciascun clemento di S un unico elemento dit € T. Daremo pid sotto una definizio. ‘etn po’ pl formale ¢ precisa, ma che avr lo scopo di permetterei di pen. sare € patlare nei termini sopra espost, ciot in termini di regole, mezzi o ‘meccanismi che ci portano da un insieme ad un altro. La definizione che daremo ® motivata da quanto segue. Il punto di vista che vogliémo assumere ® quello di considerate un'applicazione come defi- ita dal suo egraficos, L’esempio a tutti noso diy = x7, definita sull'insie. me dei numeri reali Sea valoti anch’essi in S, ci sevird da illustrazione. Se $8 Minsieme dei numeri reali, Iinsieme 5 x $ delle coppie (a, £) di cle- ‘menti di 5 si pud considerare come il piano, dove la coppia (a, B) cortispon- de al punto le eui coordinate sono rispetivamente # ¢ . Se segliame pol ‘el piano i punti le cui coordinate hanno la forma (x, x2) abbiamo un insie- ‘me di punt che si chiama grafico di y = x*, e che possiamo anche rappre- sentare con un disegno: 10 Per trovare il «valores della funzione, © applicazione, nel punto x ~ 4 guardiamo il punto del grafico che ha a come prima coordinata: Ia sua se- conda coordinata dail valore della funzione per x = 4. ‘Questo ® pid o meno il punto di vista che assumiamo per definire in ge- nerale un'applicazione di un insieme in un altro. DEFINIZIONE Se Sc T'sono insicmi non vuoti, un’applicazione da Sa T @un sottoinsieme M di S x Tale che per oga#'s € S esiste un unico t € T ta- leche la coppia ordinatas, 4) stain M. Con questa definizione si precisa Ia nozione di applicazione, nozione che perd non usecemo mai in questa forma. Un'applicazione saci per noi una fegola che associa ad ogni elemento di Sun elemento # € T, regola che con- siste nell'associare ad s € S un elemento t € T (0 applicare sin t) se ¢ solsan- 4050(5, #) €M. Chiameremo # immagine di nell'applicazione. Un po’ di notazione. Sia « un'applicazione da $a T: si scriverdallora oS > ToS 4 T. Set l'immagine di s in o, sctiveremo a volte o:s —» £ «, pill spesso, ¢ = s0. Si osseri che lapplicazione la sciviamo a desta; ma fon euti fanno cost: molei preferiscono scrivete ¢ = a(s). In genene, gli algebrist preferiscoaoserivere le applicazion «desta, altri matemati a s- sistta, ma noi useremo la notazione f = 0(¢) quando vorremo mettre I'ac- cento sulla natura funzionale di 0 Esempi di applicaxione ‘Si suppone in tutti gli esempi che gli insiemi siano non vat Fsempio 1.2.2 Sia Sun iosieme. Definiamo 1S —» $m er ogni s€ 5. Questa applicazione & la applicazione idemtica di Exempio 1.2.2. Siano S ¢ T insiemi e sia fo un elemento di T. Si defini- sear:S + Tmediante la 7:5 + fo perogais€S. Ln Exempio 1.2.3 Sia $ Vinsieme dei numeri razionali positive inolee sia T = J x }, dove Vinsieme degli inter. Se s® un numero razionale, pos- siamo sctivere s come s = a#/n, con m ¢ m ptivi di fattori comuni. Definia mori$ + Tmediantelasr (rz, n). Esempio 1.2.4 Sia}Vinsieme degli interi eS = ((m, n)€J x JI" #0}; sia T Vinsieme dei numeri sazionali. Definiamo 7:5 T mediante la (m, 2)7 = min, per ogni(m, n)diS. Exempio 1.2.5 Sia JV'insieme degli intetie sia $= J x J. $i defiaisca 1:5 Jin questo modo: (mz, n)z = ma + 2. Si osservi come nell’Esempio 1.2.5 I'addizione di J venga espressa in ter- ‘mini di applicazione di J x J in J. Dato un insieme arbiteario S, chiamere- ‘mo operazione binaria su $ un’ applicazione di $ x Sin 5. Se vogliamo de. finire un eprodotto» + in S mediante un'applicazione 7:5 x § +S srivere. moa+h = cse(a, blr = c, Exempio 1.2.6 Siano Se Tinsiemi qualuaque; definiamo 1:5 x T— $ mediante la (a, 6)r = a per ogni (z, 6) €5 x T. La rcosi definita si chiama proiexions di Sx T sa 5. Si definisce in modo analogo la proiezione di Sx ToT, Etempio 1.2.7 Sia S\"insieme che consta degli elementi x1, x2, x». De- finiamo #:5—* Scosi: x17 = 2, a7 = x5, x37 = m1. Esempio 1.2.8 Sia S Vinsieme degli interi e T I'insieme formato dai due elementi Pe D. Definiamo 7:5 + T dichiarando che nr = Pse w 2 par ent = Dse me dispari, Se $¢ un insieme qualunque, sia fi, 1, .., x4 il sottoinsieme di Scosti- twito dagli clemenci x, 2, ....X- In particolare fe] sar il sortoinsieme che consta del solo elemento x. A partire da S possiamo costruite un auovo in: sieme 5, l'insieme i cui elementi sono i sottoinsiemi di $. Chiameremo Percié 5* V'insieme dei sottoinsiemsi di S. Cosi, se ad esempio $ = (xt. 0}, allora 5* ha esattamente quatto clementi, ¢ cio’: a = insieme yaoto, 4 = il sottoinsieme Si, a5 = {xi = bx}. I legame ta Se 5 Bin ge. nerale molto interesante: qualche propticta si vede3 nei problemi. Exempio 1.2.9 Sia $ un insicme, T = S*; definiamo 1:5 + T come 57 = complemento dis} in 5, ciok sr = S — {a}. 2 Eiempio 1.2.10 Sia Sun insieme nel quale sis definita una relazione di U, l'spplicazione composta dia € (da dirsi anche prodotto dio ¢ 7) V'applicazione o © r:$—> U definita dalla $0 1) = (so)r per ognis€ 5. SinoticheI'ordine nel quale veagone applicate ge rva da sinistraa destra; o° ri legge: si applichi prima a € poi r. Anche qui la questione destra, sinistra non @ wniforme. Chi scrive le applicazioni a sinistra legge o © + come: applicare prima r ¢ poi a. Ne-segue che quando si preade in mano tun libro di matemnatica occorte accertarsi di quale convenzione viene seguita peril prodonto di duc applicazioni. Ripetiamo che per not » + significherd sempre: prima applicare «¢ poi r. Illustsiamo su alcuni esempi la composizione di ee r. gg himbio L211 Sia S = (ui, 49, 23} € sia T= S. Sia oS + S definita x= no =n x30 = 1 erS + Sda wrx aren war =a Alora, x1(9 © 7) = (uo) = mar = x5 an( ° 1) = (no)7 = st = 23( 6 1) = (wo}r = mir = Tn questo caso ha senso considetare 7 » Si ha: 2(7 0) = (ato = (x0) = 99 nr +0) = (mrs = 0 = 27° 6) = (ae = ne = Siosservi che xy = x(7 ° ¢) mentrcxy =.mi(o 7), dunque oer 700. “4 Bsempio 1.2.12 Sia § Viosieme degli interi, TVinsieme $x 5, e sia a:$ + Tdefinita dao = (a ~ 1,1). Sia U = S.esia nT + U(=S) de- finiea da (me, n)r = mm + n.Sihage 7:55, mente ro oT + T,edun- que o « re 7 © o pon agiscono sullo stesso itsieme, per cui aon ha senso parlare di uguaglianza tra di loro. Calcoliamo ora g » 7 come applicazione WiSin sée © o come applicazione di Ti Perm €5, 0 = (m ~ 1, 1), dunque m(¢ or) = (mto)t = (m = 1, 1)r= (m ~ 1) +1 = m, dacuio « 72 lapplicazione identica di $ in sé. Cosa dire di » 0? Dato I'elemento (ms, n) € T,2 (me, 2) = m + nda cui (m9) (7 9 0) = ((rn, w)r)0 = (mw + # ~ 1,1), Siosserviche 7 » on0n 2 applicazione identica di T'in sé. Non & nemmeno un applicazione su Esempio 1.2.13 Sia $Vinsieme dei numeri reali, T quello degli inteti¢ U = EE, 0}. Definiamo 0:5 ~> T ponendo so = massimo inteio minore uguale as, ¢1:T > U ponendo nr = Ese v2 patie nr = Ose m? dispar. Si essen che in questo cas0 non si pud definise + © o. Calcoliamo ¢ « 7 peri due numeri realis = 8/3¢5 = x. Avendosi 8/3 = 2+ (2/3),2(8/3)o = 2-dacui (8/3) (0 ¢ 7) = (8/3 o)r = (2)r = E:(n}o = 3, edunque abbiamo x(6 62) = (xo}r = (3) = 0. Pet applicazioni di insiemi vale la /egge associative, purché i prodotti che intervengono abbiano senso. E quanto afferma il seguente LEMMA 1.2.1 (Legge associativa) Se o:5 + T, nT Ue pa ~V, allora (ore =oo(ren). Dim. Si noti dapptimma che o » tha senso ¢ porta $ in U, per cui anche (oe 7)©whascaso,¢ porta Sin V. Analogamente a o(r » p)ha senso e por- 2 Sin V. Possiamo cost chiedetei se (o = 7) ¢ xe 0 » (ry) siano uguali 0 ‘meno. Per dimostrare l'uguaglianza dobbiamo semplicemente far vedere che (@ 9 1) 0p) = x(a 0 (7 9 n)) petogni.s€ S. Per definizione di composizio- ne di due funzioni, s((0 © 7) © ») = (s (9 © 2)) x = ((so)r)u, mentre sa 0 (r © x)) = (60) (7 © 1) = ((so)r\u. Cost gli elementi (0 © 1) © p) € Ae °(r x}) sono uguali, cil lemma dimostato, Alcune condizioni su oe ri trasportano a ° 7. LEMMA 1.2.2 Sisa:5— Te r:T~+ U; allora, Lcor2suseoe rlosono. 2.aerPiniettiva'se o ¢ r/o sono, 6 j Dim. Dimostriamo soltanto la 2), lasiando la 1) come eserciz Sessa € Sen # sallora.s@ # 420, in quanto a2 inieniva. Poiché 72 inieniva ¢ ta © sao sono clement distinc di T, (10) x (s0)r,¢ dunque 449 ¢ 7) = (s10)r # (n0)r = sn(6 © 2), pet cui o'» +2 iniertva comer chiedeva il lemma, Se. un'applicazione iniettiva diS su Tosi dice comispondenze bin face tr Se T- Dato un qualunque #€ T, il fatto che o sia su implica les Senza dir € Stale che# = so, ¢ questo, per via dell'inerivta dio, uni. 0. Definiamo lapplicazione o~ ~ S ponendos = to-! see soltanto sc applicazione o-* . Calcoliamo o « a”, "Applicazione di $ in sé. Pers € S sia = se, per cui pet definisione "spplicarione one ideatica di T'su se stesso, iceversa, se 0:5 ~ T2 tale che esiste p:T ~> 5 con la pro fieta che o © € + © sono le applicazioni identiche au $c T isperiamente, sllon of luna cotrispondenza biunivoca tra S'e T. La o 8 intanto su, perchése € Fei has = Hu » 0) = (tn)o (esseado no 'identia st T), dunque #2 "imma, Bine secondo o dell’ clemento tp di S. Si osservi poi che o & iniettiva, perché so = #0, usando il fatto che @ © & Y'ideotitd su S si ha che n = 49(6 1H) = (sie) = (20)4 = s2(6 ©) = &2. Abbiamo cost dimostrnten TEMMA 1.2.3 L'applicazione 0:5 ~> T 2 una comispondenzs bienivoca fra Se T se ¢soltanto se existe un'applicazione y:T > § tale che 0 © p ¢ 1° osiano le applicazioni identiche su Se T rispettioamente. DEFINIZIONE Se 5¢ un insieme non vuoto, A(S)® Vinsieme delle com: sbondenze biunivoche di S su se stesso. TEOREMA 1.2.1 Se o, 1, p somo elementi di A(S), allora: Lae rain A(y. 2(oeronm=oe(rop). 16 3. Bsste uni elemento + (applicazione identica) in A(S) tale che o 01 = {iste un elemento 07! €AB} ide chee ea”! ohaom ‘Chiudiamo il paragrafo con una osservazione su A(S). Supponiamo che $ abbia pit di due element, e siano x1, x2, 9 tre element distinti di S. Defi- aiamo l'applicazione o:S > S mediante la.xia = x9, 20 =, 90 = x1 0 = spet ognis €S % x1, 22, x4; definiamo l'applicazione 7.5 ~ Scome vat = 45,557 = ner = sper ogni.s € 5 divetso da m, xy. Bchiaro che sia ache 7 appartengono ad A(5), ¢ un semplice calcolo mostra che xi(¢ » 7) = zx mentte x(7 © 6) = 32 # x5, Pertanto, #7 # 7 © a. Abbiamo cos! il LENMA 1.2.4 Se S ha piti di due clementi, esistono due elementio e tin AG) talicheao7 #709. Problemi 1, Determinare qui di seguito, per 0:5 ~+ T, se 0 surgettiva e/o inietti- vae determinare la controimmagine secondo o di € T. (a) S = insieme dei numeri reali, T insieme dei numeri reali non negativi,so = 2. (b) 5'= insieme dei numeri reali non negativi, T = insieme dei nu- (©) 5= insieme degti interi, T @ $= insieme degli interi, T : 2. Se Se Tsono insiemi non vuoti, dimostrare ché existe una cortispon- denza biunivoce tra $x Te T x 5. 3. Se S, T, U sono insiemi non wuoti, dimostrate che esiste una cotti- spondenza biunivoca tra (@) (Sx Dx Ves x (Tx UY). (b) Uno qualunque dei due insiemi di (a)e 'insieme delle terne of- dinate (s,¢, u)doves€ Sse Tew U. 4. (a) Seta Se Tesiste una comrispondenza biunivoca, dimostrare che csiste una corrispondenza biunivoca tra Te S. (b) Se esiste una corrispondenza biunivoca ua Se T'e tra Te U, di smostrare che esiste una cotrispondenza biunivoca tra SU. 3. Ses l'applicazione identica su S, dimostrare che per ogni o € A(S), 7 6. 10, u. 12, 13. m4 “5. 16, 18 . -Dimostrare che il viceversa di 1) ¢ 2) del Lemma 1. Se $8 un insieme qualunque, dimostrate che & impossibile ovate uun’applicazione diS su5*, SeVinsieme $ ha m clement, dimostrare che A(S) ha n!(n fatoriale) elementi. - Se linsieme 5 ha un numero finito di elementi, dimosteare quanto segue: (2) Sco manda $su 5, allora 0? inicttiva. (b) Sea @un'applicazione iniectiva di Sin sé, allora 0 surgectiva (©), Dimostrare su un exempio che (a) (b) sono false se S non ha un ‘aumero finito di clement. 28 falso, cio’: (2) Seo 78 surgettiva, non é detto che sia g che rlosiano. (b) Seas 7®inietiva, non 2 derto che sia o che ro siano, Dimostrare che esiste una corrispondenza biunivoca tra Minsieme de- sli intetie quello dei razionali. fe Se 0:5 = Te se A tun sottoinsieme di 5, 04, la resirisione dio ad A 2 definita dalla aoa = aa per ognie € A. Dimosttare che (2) 4 definisce un'applicazione di A in T. (b) a4? inientivase log. (©) oA pud benissimo essere iniettiva senza che oo sia Seo:S—~ Sese Aun sottoinsicme di Stale che Ao C:A, dimosteare che (as ola = a4 0 04 Un insieme 5 si dice infinito se csiste una contspondenza biunivoca {ta Sed un suo sotcoinsieme proprio. Dimostrate: (2) Linsieme degli intei infiaito, (b) Linsieme dei numeri reali infiito, (© Seun insieme 5 ha un sottoinsieme A che @ infinito, allora an- che 5? infinit. (Nota: Per il tisultato del Problema 8, un insieme finito acl senso usuale non? infinite.) Se 5 infinito © pud essere posto in corrspondenza biunivoca con gli inteti, dimostrare che esiste una corrispondenza biunivocs ta Se SxS, Dati due insiemi $¢ Tdiciamo che $< T(S® minote di 7) se esiste uun’applicazione di T su $ ma non ne esistealcuna di S eu T Disno. strate che se < TeT < UalloraS 6,4 5, la, ecc. avranno il solito significato, e per evitare di sipetete ogni volta che qualcosa @ un intero tn questo paragrafo le lettere la- ine minuscole denoteranno interi, ———* Dati aed. con b # 0, possiamo dividere 4 per & ¢ otenete un resto non negative r minore di. Possiamo cio? wovare m er tali che a = mb + rcon 0S < [d, Si trata dell'algorismo euctideo, che supponiamo not. Diciamo che 5 # 0 divide ase a = mb pet un certo m. Sctiviamo 6 | ase b divide 2, ¢ 4 1 ae b non divide a. Si osservi che se 2| 1 allora a = +1, che se si ba contemporaneamentea| be 4 |aallorag = 4:6, eche un qua. lunque 4 divide 0. Se 414, diciamo che 5 un divisore dia. Si noti che se B 2 un divisore di g ¢ di b, allora 2 un divisore di mg + nb, con m ¢- inter arbitrati. Lasciamo come esercizo la verifica di queste osservazioni. DEFINIZIONE L'intero positivo ¢si dice essere il nastimo comun diviso- redi se bse: : 1. eB un divisore dia edi d. : 2. ogni divisote di ae di 62 un divisore dic. Hl massimo comun divisore di a ¢ di B verti denotato con (2, 6). Poiché abbiamo tichiesto che il massimo comun divisore fosse positivo, ® (2, 6) = (a, ~5) = (—a, b) = (~a, ~ 4): ad esempio, (60, 24) = (60, 24) 12. Un'osservazione: il semplice fatto di averlo definito non ci garantisce he il massimo comun divisore esista: l'esistenza dovia essere dimostrata. Possiamo perd affetmare che, se esiste, il massimo comun divisore t unico, perché se c1 € ¢2 soddisfano entrambi le condizioni della definizione data sopra, allora cy | 2 € ¢2 | ¢1, da cui cy = bea. ¢ per la positivity = c. Il ‘nostro primo compico & pertanto quello di assicurazci dell’esistenza di (, 4). Nel lemma che segue dimostreremo in realed qualcosa di pid, ¢ ciot che (a, 8) deve avere una forma particolare. LEMMA 1.3.1 Sea e 4 sono interi, non entrambi0, allora (a, b) esiste. Si ‘possono inoltre troware due interi mig e no tali che (a, 6) = niga + nob. 19 Dim. Vinsieme degli interi della forma ma + nb, dove m € variano nell'insieme di tutti gli interi, Poiché # 6 non sono entrambi 0, ‘9M contiene qualche intero non zero, e poiché x = ma + nb stain Tt an. che -x = (—m)s + (~a)b sta in 9H. Cid significa che 5U contiene sem- [pre qualche inteto positive. Ma allora esiste in SR un intero positivo mini- ‘mo, € sia ¢; questo c, come elemento di I, ®anch'esto del tipo c = mos + ‘mob, Facciamo vedere che = (4,5). Si osservi intanto che se d|.a.e d/| b allora d | (mos + mob), ¢ dunque 4c. Dobbiamo ora dimostrate che c| ae c| . Siax = ma + nb un qua- Junque elemento di 9; per lalgoritmo euclideo, x = te + r,cond <1r< ¢. Sctivendo xe ¢ esplicitamente, abbiamo ma + nb = H(moa + mob) + 7, dacuir = (m ~ tinea + (0 ~ tno)b,€ percanto r® un elemento di St. Es- sendo0 $ 1,¢7 < cperla scelta di c@ r = 0, Allomx = ic, e dunque ¢ |x pet ognix€ MR. Mas = la + 0b€ Me b= Oa + 1bEM, dacuiclae eld Abbiamo cost dimostrato che ¢ verfica le propriettichieste per essere (@,4), quindi il lemma. DEFINIZIONE Gli interi ae 4 sono relativamente primi se (a, 8) = 1. ‘Come conseguenza immediata del Lemma 1.3.1 abbiamo il COROLLARIO. Sea bsono relasinamente primi, si posrono srovare de interim e miali che ma + nb = 1. Introduciamo un'altra nozione familiare, quella di numero primo: con <8 intendiamo un intero che non ammette fartorizzazioni non banali. Pet sagioni tecniche excludiamo | dall'insieme dei numeri primi. I numeri del- ta suecessione 2, 3, 5, 7, 11, .«. sono primi, come pure quelli della succes- sione ~ 2, ~3, —3, ... Poiché in una fattorizzazione il segno meno non comporta differenze essenziali, pet noi i numeri primi sarinno sempre posi- tiv, DEFINIZIONE Liintero p > 1 2 un mumero primo se i suoi soli divisori sono tle #p. Un altro modo di presentare la cosa é quello di dire che un intero p (mag- giore di 1) un numero primo se € solo se dato ogni altro intero # si ha (,) = Loppure p | ». Come vedremo presto, i numeri primi sono i emat- toni con i quali sono coscruiti gli interi. Ma prima alcune importanti osser. vazioni. 20 LEMMA 1.3.2 Se a2 relatisamente primo con b e a\ be, alloraa|c. Dim, Essendoae bcelativamente primi, perilcorollario del Lemma 1.3.1 si possono trovare due interi m € m tali che ma + mb = 1, Allora mac + be = c. Ora, a| mace, per ipotesi, 4| nbc, e dunque a (mac + nbc); ed essendo mec + nbc = csiconclude che a |, cio quanto si voleva. 1 seguente importante corollario segue subito dal lemuana ¢ dalla defini- zione di numero primo. COROLLARIO Se un munsero primo divide un prodotto di inter ne divi de alrseno uno dei fatori. ‘Lasciamo la dimostrazione del corollario al letcore Abbiamo detto che i numeri ptimi sono i emattonis con i quali sicostrui- scono gli inter. Cid viene precisato nel teorema della fattorizzazione tunica: TEOREMA 1.3.1 Ogni intero positivo 6 > 1 si pud fattorizzare in modo nica come a = pi pi? PR dove py > a> -» > prsono numeri primi e dove ciarcum a4 > 0. Dim. Wt teorema cosi com’ enunciato consta insrealta di due sotco- primo afferma la possbilica di fartarizare il dato numero intero nel prodotto di potenze di aumeti primi, mentre il secondo ci assicura che questa decomposizione & unica. Dimostreremo il teorema dimostrando se- aratamente i due soctoeeoremi. Si presenta subito un problema: in che modo fare la dimostrazione? Un metodo naturale quello dell'induzione matematica, Due parole su questo metodo. Lo useremo nella seguente versione: se la proposizione P() & ve- 1a, ¢ sel fatto che P(r) & vera per tutti gli tli che zee 1 si pud fatcorizzare nel pro- dow di potenze di primi, usando l'induzione. Vinteto my = 2, esscndo primo, si pud rappresentare come prodotto di ‘numeri primi. Supponiamo che ogni intero r, 2 p2 > ~ br gi > 92 > ~ > gssono numeri primi ¢ dove gli esponenti ai, Ar sono tutti > 0. If nostro obiertivo & quello di dimostrare che Sea = 2.3% chiaramente vero. Procediame pet induzione ¢ supponia- ‘mo che 1), 2) ¢ 3) valgano per tutti gli interi w tali che 2 < 4 < @. Ora poiché 2m PP phn ghim gl ed essendo ay > 0, p11 4, ¢ dunque py | gf -- gf, Ma essendo p; un nu- ‘mero primo, dal corollario al Lemma 1.3.2 segue facilmente che pi = 91 ern certo i, Dunque 1 = ¢1 = pu. Analogamente, poiché 4, | 2, otte niamo ¢1 = py per uo certo j, da cui Py = py = i. In breve, abbiamo di- mostrato che py = 91. Allorag = pf pit ~ pi = phi aft gf, Cid im- plica au = 81 (dimostrarel). Ma aliora DP pie = Gh n gh Seb = 1. alloraa2 = ~~ = ay = Och: = = = B, = 0,ciokr=4= Le abbiamo finito. Se & > 1, poiché b < a possiamo applicate lipotesi di in- duzione e ortencre: 1, I numero dei distinti fattori potenze di primi (in 6) in entsambi i mem- britlostesso, ciotr~ 1 = 5 — t,edunquer = 5. 2. orn = Ba, ny Or = Br 3. PL Mavs Pr = ee Assieme all'informazione gif otteauta, ¢ciot fr = gi eas = Bi, cid ® pro- prio quanto volevamo dimostrare. Vediamo cost che I'ipotesi di unicita del- 2 Ja fattorizzazione degli inteti minoti di a comporta 'unicita della fattotiz- zazione di. L'induzione & cost complerata eI'unicica della fattorizzazione stabilita ‘Cambiamo oa un po' ditezione e rivolgiamodi alla nozione di congruen- 22 modulo un dato intero, Come vedremo pid in I, la eelazione che ora in- ‘toduciamo 2 un caso particolare di una relazione molto pitt generale che si ud definire in un contesto molto pig ampio. DEFINIZIONE Sia m un intero dato, Sctiviamo ¢ = 6 mod n se abbiamo chem |(a— 4). La telazione ora definita si chiama congruenza ‘modufo m, n si dice modulo della relazione, ¢ 4 = & mod n si legge «a congruo 2 & modu- lon. Larelazione di congrucnza gode delle seguenti proprieta fondamentali: LEMMA 1.3.3 1, La relacione di congruenza modulo n definisce una relazione di equiva. Lenza sult insieme degh interi 2. Questa relazione di equivalenza ba n distinte classi di equivalenza. 3. Seam bmodnec=dmodn, alorasibaatc=b+dmodne 4 m bd mod 7, 4. Seab = ac mod m ¢ a2 reletivamente primo con n, allora b = ¢ mod n. Dim. Verifichiamo dapprima che ia relazione di congruenza modulo 2 una relazione di equivalenza. Poiché »| 0, abbiamo che 2 | (¢ ~ 2) da cui 4 = amod » per ogni a, Inoltre, se a = 4 mod mallora n |(¢ — 6), € dun- quem |(b— a) = ~ (a ~ 6); dunque 4 = amod 2. Infine, sea = 'b mod n cb = cmod 2, allora 2 | (¢ ~ 6) | (6 — c),e quindit | (a - 6) + (G ~ 6), cio | (6 ~ 6), eid vuol dite che a = ¢ mod m. Denotiamo con [a] la classe di equivalenza di a in questa telazione: la chiamiamo classe di congruenza (mod ») di a. Dato un intero a, pet 'algo- ritmo euclideo ¢ = Aw + r,con 0

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