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RIVISTA DI GRAMMATICA GENERATIVA Volume 1 numero 2 estate 1976 cooperative libraria editrice degli studenti dell'universita di padova RIVISTA DI GRAMMATICA GENERATIVA Volume 1, numero 2, estate 1976 Articoli: Larry Hyman Maria V. Giuliani Angela Marcantonio Annarita Puglielli Cristiano Castel- franchi Note e discussioni: Guglielmo Cinque Contenuti Stati nasali e processi nasali Ma e altre avversative Un aspetto dell'ordine delle pa role nell'italiano del due-tre- cento Sul congiuntivo nelle frasi re- lative e il modo ipotetico Proprio e l'unita del st 57-77 79-100 101-113 STATI NASALI E PROCESSI NASALI* Larry H.Hyman - University of Southern California University of California, Berkeley 1. Introduzione In questo lavoro vorrei esaminare un modo particolare di af~ frontare lo studio dei sistemi fonetici. L'idea centrale di questo tipo di approccio & che & necessario distinguere nel linguaggio re- strizioni statiche e restrizioni processuali e che se non si fa que sta distinzione, alcune generalizzazioni resteranno inspiegate, 0, peggio ancora, verranno deltutto perdute. Alcuni aspetti di questo inquadramento teorico possono essere ricavatidai lavori di altri linguisti, specialmente quelli di Joseph Greenberg, mentre qui io vorrei analizzare sistematicamente questi due tipi di spiegazione e dimostrare la loro applicabilita a diversi problemi fonologici. Quindi, quando ci troviamo di fronte a problemi linguistici da spie gare, & importante fare le seguenti considerazioni: 1) il problema richiede una spiegazione diacronica 0 sincronica? 2) a che cosa deve la sua esistenza la spiegazione diacronica, o quella sincronica? Nel caso della fonologia, di solito le spiegazioni si cercano nella fonetica, benché le generalizzazioni fonologiche con base grammaticale (p.es. i fenomeni di confine di morfema o di parola), trovino la loro spiegazione nel lato semantico del linguaggio. Co — munque, come vedremo in questo lavoro, non ® sufficiente spiegare degli universali a base fonetica in termini di fonetica soltanto: un processo assimilatorio che pud sembrare foneticamente plausibile in superficie, pud di fatto diventare qualcosa di- completamente di- verso. E' a questo punto che la distinzione fra stati e processi (*) Il testo riproduce una comunicazione tenuta al Nasalfest, Sym- posium on Nasal and Nasalization, nel 1975, per il Language Universal Project della Stanford University e distribuita in forma prepubblicata non definitiva, La traduzioneé di Paola Benin- ca. diventa importante. La relazione fra i due @ una specie di circolo vizioso: gli-stati fonologici sono in parte soggetti a restrizioni dovute alla natura dei processi (prevalentemente) fonetici che han- no dato loro origine; e i processi fonetici sono soggetti a restri- zioni dovute agli stati fonologici che li producono. Data questa di cotomia, pud essere necessario spiegare alcuni fatti in termini di stati e altri fatti in termini di processi. Cosi, per prendere un esempio concreto, potremmo domandarci perché non ci sia nessuna lingua che abbia solo consonanti sonore. Un fonologo di orientamento sincronico potrebbe dire che questo sta to & pid "marcato", e citare forse il relativo universale implica — zionale scoperto da Jakobson (1941). Oppure, se & un fonologo di o- rientamento fonetico, potrebbe parlare di uno sforzo articolatorio maggiore necessario a mantenere la sonorita nelle ostruenti. Un fo~ nologo di orientamento diacronico pud, da parte sua, sottolineare che non si trova un sistema fonologico con consonanti sonore sol- tanto perché non si hanno processi fonetici che convertano tutte le consonanti in consonanti sonore, indipendentemente dal contesto. Cio’, prendendo una, situazione opposta, possono esistere lingue con sole consonanti sorde (forse possiamo limitarci alle ostruenti)per ché sappiamo che c'é una tendenza foneticamente motivata, per le o- struenti, a diventare sorde, come @ successo per esempio nella sto- ria del cinese. Un sistema con /b, d, g, v, z/ma non /p, t, k, £, s/ deve essere eliminato su basi sincroniche (statiche) o su basi diacroni- che (processuali)? Forse c'& un modo per risolvere questo proble — ma, almeno potenzialmente. Si consideri una lingua in cui tutte le parole hanno la struttura V(CV)), cio8 in cui tutte le parole comin ciano per vocale seguita da una o pil’ sequenze CV. In questa lingua nessuna parola comincia o finisce con una consonante, e non ci sa~ r& neppure mai una sequenza di consonanti: vale a dire in questa Lingua ogni consonante sara intervocalica, Ora, c'8 un processo fone - ticamente motivato che sonorizza le consonanti intervocaliche. La domanda €: questa lingua potra sonorizzare tutte le sue consonanti? I1 processo 8 motivato, ma lo stato che ne risulta @ aberrante Sfor tunatamente, non conosco nessun caso del genere né’ho alcun esempio in cui un mutamento di suono foneticamente motivato sia bloccato perché darebbe come risultato uno stato fonologico inaccettabile o impossibile. Cid che di solito succede @ che non si ha mai un pro- cesso motivato che minacci di produrre uno stato impossibile (cfr. Greenberg 1966), anche se pud succedere che stati inusuali o "paz — zi" possano essere il risultato dell'interazione di parecchi muta- menti di suono foneticamente plausibili (Bach e Harms 1972; Hyman 1975). In questo articolo presenterd un'analisi di vari. fenomeni na- sali all'interno di questo inquadramento: nella sezione 2 mostrerd che certistati nasali si possono capire solo nei termini dei proces- si nasali da cui originano; nella sezione 3 mostrerd che alcuni pro. cessi nasali possono essere capiti solo riferendosi agli stati nasa li da cui originano. Infine nella sezione 4, concluderd perorando brevemente 1'importanza della dicotomia stato/processo. 2. Neutralizzazione di vocali nasalizzate. In una comunicazione letta alla Stanford Conference on Afri- can Linguistics (1974) ho discusso il seguente esempio, che ha ache fare con la nasalita. I dati del Kpelle, presi da Welmers (1962), che si vedono in (1), mostrano che l'opposizione fra [1] e [n] a si nistra corrisponde a una opposizione di nasalizzazione della vocale a destra: (1) [itu] 'nebbia" [nfui] ‘la nebbia' [niu] ‘persona [nuui] ‘1a persona’ In Hyman (1973) proponevo le seguenti forme sottostanti e rispetti- ve derivazioni (si veda anche Dwyer (1974)): (2) ‘la nebbia’ ‘1a persona! Jae 1du+ il [he ndu+ i| bh oouu i (v>¥/n_) honde i (.+n/n_) Chduil thiuil awn) Procedendo dall'alto in basso (il che rappresenta sia l'ordinamen-, to sincronico delle regole sia la cronologia relativa del mutamen- to fonetico diacronico) vediamo che la vocale di 'la persona’ di- venta nasalizzata dopo una consonante nasale; poi la [1] di ‘la nebbia' diventa [n] dopo [n]; e infine le sequenze [nn] vengono de gemtinate. I processi osservati in (2) sono ben attestati nelle lingue africane, e anche altrove. Comunque, negli esempi africani che co- nosco, per ogni lingua l'opposizione V/V dopo consonanti orali ri- sulta essere anteriore allo sviluppo di una opposizione orale/nasa le dopo consonanti nasali. Come si vede in (3), il Kpelle ha una opposizione di questo tipo dopo consonanti orali: (3) [teé]_'pescegatto' [te®] black duiker (kpaa] 'albero (sp.)' [kpaa] 'albero di cedro' [kala] 'scatola' [kala] 'loppa, spazzatura' Cost, l'opposizione di vocali nasalizzate vs. vocali_ orali in (3) @ stata generalizzata ai nuovi contesti in (1) per mezzo dei processi in (2). A questo punto sorge spontanea questa domanda: i mutamenti in (2) possono verificarsi in una linguache non abbia avuto prece- dentemente un contrasto nasale/orale dopo consonanti orali? Se (2) dovesse operare in una lingua cosi, questo significherebbe che la presenza contro assenza di nasalizzazione in una vocale dovrebbe essere distintiva solo dopo consonanti nasali, Una lingua come que- sta violerebbe direttamente l'assunzione n. 13 di Ferguson (1963), riguardante le nasali, che riproduco in (4 (4) quando in una lingua data si ha una neutralizzazione e- stensiva di vocali nasali con vocali orali, questa si verifica vicino a consonanti nasali (p.59) Cosi, in (5) vediamo che il Nupe ha una opposizione fra [al e [a] -dopo [b], ma non dopo [m]. Dopo consonanti nasali si hanno solo vocali nasalizzate. (5) [bal 'tagliare' [ba] 'rompere! [ma] ‘dare alla luce’ PERO':*[{ma] Come 8 formulata in (4), questa assunzione sembre una restri zione su sistemi statici. Purtroppo, ci sono dei controesempi. Co- si, in corrispondenza delle derivazioni Kpelle in (2) ci sono in (6) le seguenti derivazioni del Dayak della costa (Scott 1957,1964): 6) ‘appoggiare una scala! = raddrizzare’ ina nga/ ina n a/ nanga na nd wet nana (g>9/n— [na na?) [na na?) (occlusione glot- tale) Come nel Kpelle, c'é una regola che nasalizza le vocali dopo consonanti nasali. Nel secondo stadio della derivazione, /mb, nd, ng/ vengono semplificati in [m, n, 1]. Il risultato @ che 1'opposi zione soggiacente fra /m, n,-n/e/mb, nd, ng/ si realizza come un'opposizione fra vocali nasali e vocali orali. Dal momento che il Dayak della costa non ha contrasto fra V e ¥ dopo consonanti o vali, sembra che si abbia una potenziale violaziohe della genera — lizzazione di Ferguson. Benché la semplificazione di /mb,nd,ng/ sia oggi variabile, non c'é nulla che impedisca, in via di princi- pio, che diventi obbligatoria. Una volta che questo si verifichi , si_pud avere un caso in cui una opposizione soggiacente fra /V/ e /¥/ viene neutralizzata dopo consonanti oral. Considerando questo stato di termini puramente sincronici, sa: remmo costretti a dire che il Dayak dellacosta sta andando verso una situazione indesiderabile, precisamente una situazione in cui i parlanti dovranno produrre e percepire la nasalizzazione delle vo“ cali solo quando queste sono precedute da una consonante nasale. Sarebbe come se si dovesse produrre e percepire una distinzione fra [k] e [k*] solo davanti a[u] (e non, per esempio davanti a [a]). Quindi, anche se sembrano esserci dei motivi per il princi: pio (4), tuttavia,cosi come & formulato, esso- non & del tutto a deguato. Per individuare una formulazione pid appropriata di un prin cipio valido riguardo alla neutralizzazione di opposizione vocale nasale/vocale orale, & necessario riconsiderare i fatti visti so- pra da un punto di vista diacronico (processuale). Date le oppo- sizioni in (7) (7) [ta] vs, [ea] [na] vs [na] non dovremmo sorprenderci di trovare la perdita di una opposizio~ ne, come in (8): (8) [ta] [ta] Ina} ov nay > Teal dove vocali orali e vocali nasalizzate si sono neutralizzate dopo consonanti nasali. D'altra partenon ci si aspetterebbeinvece di tro. vare che la perdita di questa opposizione si verifica solo dopo consonanti orali, come in (9): (9) [ta] Teale eel [na] [na] In altre parole, se un'opposizione fra vocali orali e voca~ li nasalizzate dovesse diventare irrilevante, cio® dovesse venire neutralizzata, ciaspetteremmoche questo succeda in un contesto di consonante nasale, come nell'assunzione di Ferguson. Dal momento che non-c'é niente di proibito nello stato sin- cronico che risulterebbe da (9), come sappiamo dal Dayak della co- sta, deve esserci qualcosa di universale che riguarda il processo interessato. Possiamo quindi modificare la generalizzazione espres. sa in (4), nel modo seguente. (10) Quando in una lingua data vocali orali e vocali nasaliz zate vengono neutralizzate (si fondono) , storicamente, cio’ in quanto processo, questo avviene prima in prossi_ mit@ di consonanti nasali Quello che si viene a dire @ che dato l'inventario in (7), la ten— denza alla nasalizzazione, come in (8), sara maggiore della tedenza alla denasalizzazione, come in (9), Questo fatto @ chiaramente solo un caso particolare di un principio pid generaleche ha a che fare con la natura delle assimilazioni fonetiche., Quindi, dato L'inventario in (11) (11) [eu] vs [k¥ul [kal vs [ka] ci aspettiamo che la neutralizzazione si verifichi (come processo) prima in casi come (12)a che in casi come (12)b 12)a k Q2)@ Tee). pawl b tkal, tye} Tk¥u} [eval Tuttavia, come nel caso della nasalizzazione, non vorremmo dire che la neutralizzazione sincrontca delle consonanti labializ- zate e non labializzate ha luogo sempre davanti a vocali arrotonda te, dato che pud esserci una lingua che viola questa _restrizione sincronica, come nel caso seguente: (13) feu) > [k¥ul (ce +k/— u) {keul > [kul (ou>u) Prima ha luogo la labializzazione davanti vocali arrotondate, & e poi il dittongo [au] viene semplificato in [u] Ne risulta che siha opposizione fra [k] e [k™] davanti a vocali arrotondate, ma non ne~ cessariamente davanti a vocali non arrotondate. Forse possiamo fare una generalizzazione di questo tipo: un processo di neutralizzazione pud verificarsi in due contesti logi- camente distinti: 1) in una posizione in cui ci sia una tendenza universale a "fonologizzare" una variazione intrinseca originata dalla coarticolazione di due segmenti; e 2) in una posizione in cui non ci sia questa tendenza a fonologizzare. Una vocale tendera a essere in qualche modo nasalizzata quando si trovera accanto a u~ na consonante nasale, cosi come una consonante tendera a essere in qualche modo labializzata davanti a vocale arrotondata. Quindi i pro cessi visti in (8) e in (12)a rappresentano una neutral iz zazione dovuta a fonologizzazione Cio&, queste neutralizzazioni sono il risultato di assimilazioni;in (8) si ha una neutralizzazione quando le vocali orali vengono nasa~ lizzate dopo consonanti nasali, e in (12)a si ha neutralizzazione quando le consonanti vengono labializzate davanti a vocali arroton~ date. In (9) e in (12)b, d'altra parte, non @ appropriato parlare di vocali nasali che si assimilano all'oralita delle consonanti pre cedenti, o di consonanti labializzate che si assimilano alla non la bialita di una vocale seguente. La neutralizzazione invece avviene attraverso la rimozione di segmenti complessi dall'inventario fone- tico. In termini praghesi, il primo tipo di neutralizzazione & moti vato sintagmaticamente, il secondo tipo @ motivato paradigmaticamen te (cfr. la distinzione di Venneman (1972) fra regole I e regole D). In conclusione, abbiamo visto che uno stato complesso di na~ salita pud essere capito meglio nei termini del processo nasale che gli ha dato origine, E' importante sottolineare, perd, che la "stra na" situazione del Dayak della costa rappresenta una complessita sincronica, come illustrano altri fatti presentati nella sez.3. 3. Denasalizaazione di consonanti nasali In questa sezione vorrei discutere tre tipi di denasalizza— zione di consonanti: 1) all'inizio di sillaba, 2) in fine di silla~ ba e 3) dopo consonante, Il primo tipo di denasalizzazione riguar- der& il caso inverso di quello visto nella sez. 2; precisamente si mostrera come la denasalizzazione all'inizio di sillaba, come pro- cesso, pud essere spiegata solo nei termini dello stato nasale che la’ produce. 3.1, La denasalizzazione di consonanti all'inizio di sillaba pud avere almeno due forme, come si vede in (14) (4am > bo m>b n> fd ned-1 n> fe n>B In (14)a@ si ha una denasalizzazione parziale, che converte le consonanti nasali in occlusive sonore prenasalizzate; in (14)b si ha una denasalizzazione completa, che converte le consonanti nasa — li in occlusive sonore ([1] @ spesso la realizzazione della dena- salizzazione di [n]). Come mi ha segnalato Matthew Chen (comunica- zione personale), la denasalizzazione parziale @ caratteristica dei dialetti mandarini sud-occidentali del Cinese, come anche di alcuni dialetti del cantonese (p. es. il Taishan); la denasalizzazione com pleta si trova nei dialetti Min meridionali del Cinese. La domanda che sorge naturale &: perché le lingue subiscono la denasalizzazio- ne all’inizio di sillaba? Riferendoci alla distinzione fatta nella sez. 2 fra processi motivati sintagmaticamente e processi motivati paradigmaticamente, possiamo facilmente eliminare quest'ultima alternativa. Cioé, dato che viene generalmente accettato che i mutamenti rappresentati in (14)a producono segmenti che sono pid complessi dei segmenti corri, spondenti da cui derivano, non possiamo parlare di denasalizzazione come semplificazione paradigmatica. Qualcuno potrebbe dire allora che i mutamenti in (14)b possono essere interpretati come semplifi- cazioni segmentali (teniamo presente lo status cosiddetto "marca ~ to" della nasalita); tuttavia, una possibilita da considerare & che (14)a necessariamente rappresenti uno stadio intermedio verso (14)D. Cio& [ml prima diventa parzialmente denasalizzata in [mb], e poi 10 [G3] diventa completamente denasalizzato in [b]. Se @ corretto par lare dei cambiamenti in (14)b' come cambiamenti che comportano uno stadio intermedio con occlusive sonore prenasalizzate, allora il cambiamento da [fb] a[b] pud essere considerato motivato para~ digmaticamente. Ma questo non ci spiega, perd, come comincia il mu tamento. Il fatto piu significativo che riguarda l'inizio della dena- salizzazione & che questa ha luogo in lingue che oppongono vocali orali a vocali nasali. Cosi nei dialetti cinesi di cui si parlava, la denasalizzazione ha luogo solo davanti a vocali orali e non da~ vanti a vocali nasali (che derivano storicamente dalla perdita di una nasale finale). Ne consegue che un primitivo [ma] sara pronun- ciato [ba] e un primitivo [man], per esempio, sara pronunciato {ma]. Percid non succedera mai che la denasalizzazione iniziale e- limini completamente tutte le componenti nasali dell'inventario fo netico, dato che [m,n,n] rimangono immutate davanti a vocali nasa- lizzate. Possiamo proporre di scrivere le regole di .denasalizzazione parziale e di denasalizzazione completa nel modo seguente: c —— w (15) a@ [+nasale] + [+nasale] [-nasale] /_[-nasale] c v b [+nasale] > [-nasale]/__{-nasale] In (15)a le consonanti nasali diventano occlusive sonore pre. nasalizzate davanti a vocali orali (queste sono rappresentate come singoli segmenti con un cambiamento interno di nasalita: v. Ander son 1975); in (15)b le consonanti nasali diventano occlusive sono- re davanti a vocali orali. Dato che il fattore rilevante di condi- zionamento @ l'oralita della vocale seguente, non @ necessario in- cludere in queste regole un confine iniziale. A questo punto la do. manda 8: perché le regole di (15) sembra che non si trovino in lin gue che non hanno opposizione di nasalizzazione nelle vocali? La risposta ha a che fare con il fatto che la denasalizzazio ne non & un processo motivate articolatoriamente, ma piuttosto per- 1. cettivamente. Se ci dovesse essere unaassimilazione articolatoria nella sequenza [ma], si dovrebbe avere [ma] e non [mba]: questo dipende forse dall'inerzia del velo, che si abbassa troppo pre- sto, 0 resta abbassato troppo a lungo, ma non ha una corrispon — dente tendenza ad alzarsi troppo presto (comunicazione personale di Jean-Marie Hombert). Allora, l'unica ragione per citi il cinese e altre lingue denasalizzano le consonanti nasali all'inizio di sillaba @ quella di rinforzare 1'opposizione fra vocali orali e vocali nasalizzate (oppure in una lingua come il Guarani, che ha lo stesso tipo di denasalizzazione parziale di (14)a (Lunt 1973), di rinforzare 1'opposizione fra "componenti lunghe", 0 prosodie , orali e nasali). Nei dialetti cinesi citati sopra, la perdita di consonanti nasali ha creato non solo un'opposizione fra[pa] e [pa], ma anche fra [ma] e [ma] (vedi Chen 1975). La seconda opposizione, perd, @ meno stabile della prima, a causa dell'effetto intrinseco che ha una nasale su una vocale orale seguente. Cid significa che [ma] pud tendere a diventare [ ma] ,nel qual caso l'opposizione fra /a/ e /a/ viene ad essere minacciata. La parziale denasalizzazione di /m/ in [ib] serve a ostacolare il propagarsi della nasalita sulla vocale orale seguente. Ne risulta che viene neutralizzato l'intrinseco effetto nasalizzante di [m]. Abbiamo visto cost che la denasalizzazione ha luogo quando per mantenere un contrasto percettivo si impone una complessita di articolazione. I1 contrasto fra vocali orali e vocali nasaliz~ zate, per quanto ne so, @ un prerequisito per la denasalizzazione all'inizio di sillaba, e questo rappresenta un caso in cui un pro cesso nasale @ vincolato a uno stato nasale. Cio& il processo di denasalizzazione pud essere spiegato facendo riferimento allo sta to nasale che gli ha dato origine: e questo @ un altro modo per dire che la denasalizzazione iniziale non @ un processo puramen- te fonetico. 3.2. Un secondo tipo di denasalizzazione di consonanti si verifica in fine di sillaba, e di nuovo possiamo distinguere fra denasalizzazione parziale e denasalizzazione completa, nel modo 12 seguente: (6a m> bm bo om>p no not a n> gn n>k Una denasalizzazione parziale, come in (16)a, si trova nel Dayak dell'interno (Scott 1964) e ha la funzione di preservare la vocale orale che precede (1a funzione di questa regola @ dunque in conflitto con la regola in (6), che pone una vocale nasale vicino a una consonante nasale). Si confrontino allora le seguenti deriva zioni: (17) ‘un gioco’ ‘stoffa’ /pimain/ /kain/ { pimain] Ww vino [aida] w+ GX/[- nagalel—) Prima si ha la progressiva nasalizzazione in 'un gioco’, quindi si ha la parziale denasalizzazione dopo vocale orale in ‘stoffa'., Dato che (16)a rappresenta 1'immagine speculare di (14)a, non ci dobbiamo meravigliare di trovare che le 2 regole di denasa- lizzazione parziale hanno la stessa motivazione. In (17), /n/ di- venta [Gi ] allo scopo di impedire che la sequenza vocalica prece- dente venga nasalizzata. Quindi, come per la denasalizzazione ini- ziale, non ci aspetteremo di trovare questo tipo di processo senza che ci sia anche un'opposizione di nasalizzazione (0 per le vocali © per unita pid ampie del segmento). Il processo di denasalizzazione completa in fine di sillaba rappresentata in (16)b sembra molto diversa come motivazione. I so li esempi che conosco vengono da vari dialetti del Mbam-Nkam par- lati nel Camerun (le generalizzazioni che seguono sono basate su mie inchieste dirette): 13 NDA? NDA? 8) Bagam ' Bangou, Bangwa Batcha, Batoufam | *Vm Vp Vp Vp “Vn Vn A v “vn qn Vn vk Nel territorio Mbam-Nkam la denasalizzazione in fine di sil- laba si trova in tutto il Sudest (specialmente nei villaggi Nda? Nda?, di cui fanno parte Bangou, Bangwa , Batcha e Batoufam) e nel Nordovest nel solo villaggio isolato di Bagam (che la popola — zione Bagam chiama [yap]). Nel villaggio di Bagam, come pure in al cuni dei villaggi Nda Nda?, viene denasalizzata solo *m finale. In altri villaggi Nda ?Nda? sono denasalizzati "me "n (purtroppo non @ sempre possibile ordinare la denasalizzazione di *n, perché *n normalmente cade ovunque, tranne che dopo *i, dove diventa [nl). Dato che il Bagam, da una parte, e il Bangou e il Bangwa dall'al — tra, indipendentemente, hanno introdotto la denasalizzazione solo per “m, possiamo intanto fare l'ipotesi che sia pid probabile che la denasalizzazione finale colpisca prima in questo contesto. C'S il problema di alcuni dialetti Fe?fe’, perd, che trattano la nasa~ le finale storica nella maniera seguente (Hyman 1972 b): (19) “Im > Am “In > An “In > Ak “am > AA(m) *an > AA(n) “an > A? Nelle formulazioni date in (19), I e A stanno rispettivamen- te per vocali alte e vocali non alte e AA sta per una vocale lunga non alta. Le consonanti fra parentesi compaiono in superficie solo se seguite da vocale, per es [cwee] 'taglia' [cween 1] 'taglialo' (la storia delle sequenze vocaletnasale @ in realt@ un po'pid com- plicata di quanto non si veda in (19), dato che talvolta sono perti. nenti tre gradi di apertura: vedi Hyman 1972b). In (19) vediamo al- lora per *me *n che le vocali alte diventano non alte, causando l'allungamento delle vocali storicamente non alte (e la caduta di “me “n tranne che davanti a vocale). Nel caso di *n, ‘perd, le voca 1i alte diventano non alte, ma *n diventa [x] dopo vocali storica — 14 mente alte, e diventa occlusiva glottale dopo vocali storicamente non alte. In altre parole, la denasalizzazione si ha solo nel caso di nasale velare. Benché nel villaggio Fe?fe? di Babouantou ci sia denasalizzazione anche degli Am e An risultanti da (19) (che diven tano rispettivamente Ap e At) & tuttavia chiaro dove la denasalizza— zione colpisce prima per Fe?fe” in generale, Quindi non si vede se 1'ipo tesi che la denasalizzazione si verifica prima per “m finale possa es sere tenuta in piedi come tendenza generale (sarebbe bello avere casi documentati di denasalizzazione provenienti da altre lingue). Ci sono perd altri due fatti che vanno citati qui. Primo: di tutti i villaggi che subiscono la denasalizzazione finale, di un tipo o dell'altro, Batcha @ il pid vicino alla regione Fe?fe?. Dato che ho mostrato nel mio lavoro precedente che bisogna considerare que- sti mutamenti in termini di ondate, & possibile che prima *m sia diventato [p] a Batcha (e altrove nella regione Nda?nda?), e poi che la regola sia stata estesa a *n che & diventato [k] (si ricor dino le difficolta che comporta ordinare la possibile denasalizza- zione di *n). Questa seconda parte del processo di denasalizzazio- ne sarebbe stato diffuso poi per contatto nel Fe?fe?. In questa prospettiva il Fe?fe? non avrebbe iniziato il processo di denasa — lizzazione e quindi si pud mantenere la generalizzazione secondo cui la denasalizzazione dovrebbe aver avuto luogo prima nel caso della nasale labiale. Un secondo fatto & che il Fe?fe? @ situato nel territorio Mbam-Nkam delltest, dove 1'indebolimento delle velari finali & mol to pid forte che altrove. Cosi la proto-occlusiva orale velare che ricostruisco come *g, benché venga pronunciato [k] in altri dialet. ti, nel Fe?fe? diventa [h] e infine si perde completamente senza lasciare traccia. Altri due dialetti nella parte orientale del territorio Mbam Nkam, subiscono pure una perdita considerevole di velar: a Ban- gangte “n si perde dopo vocali non alte, e in Bamoun sia *n che *g si perdono dopo tutte le vocali. Per le labiali non si nota in que sti dialetti una corrispondente tendenza a cadere. Quindi il fatto che la denasalizzazione di *n nel Fe?fe?, venga prima potrebbe es 15 sere in parte attribuito all'indebolimento delle velari finali in generale - e non solo delle velari nasali. Sembra allora che, se vogliamo cogliere qualche generalizza~ zione-valida riguardo alla denasalizzazione finale, per cominciare dobbiamo capire qualcosa di pili riguardo al perché essa ha luogo. Io considero la denasalizzazione come il risultato di una forte tendenza nel Nbam-Nkam a non rilassare le consonanti finali In Hyman (1972 b) dicevo che la [m] e 1a [n]. finali sono talvolta (parzialmente) desonorizzate in Fe?fe?, e che la denasalizzazione di queste consonanti nel villaggio di Babouantou avviene in questo modo: (20) *vm > Vg > Vp *vn > Va > Vt 8 La denasalizzazione delle nasali finali naturalmente si pre- sta a un successivo processo di denasalizzazione, dato che [Vm] e (vp] vengono percettivamente confuse con [Vp] e [Vt], che normal- mente sono occlusive non plosive. Un fatto interessante riguardo a questo processo di denasalizzazio ne @ che esso non lascia come residuo una vocale nasalizzata, e che neppure la denasalizzazione parziale vista in (16)a crea una nasa~ lizzazione "compensatoria" della vocale, In conclusione, né la de~ nasalizzazione parziale, né la denasalizzazione completa che ab- biamo visto in (14), creano vocali nasalizzate, Nessuna delle deri vazioni di (21) & percid-attestata, per quanto ho potuto appura~ re: a. a (1) a ma > mba bam > abm ma > ba am > ab I1 solo caso in cui si pud avere un trasferimento di nasali t@ auna vocale vicina @ quando una consonante viene cancellata piuttosto che quando viene denasalizzata. La derivazione di Vda VN @ ben nota. La nasalizzazione associata-con il morfema ‘prima 16 persona singolare' in Terena (vedi Bendor-Samuel 1960, e la discus sione in Leben 1973) si pud osservare in (22): (22) [owoku] ‘la sua casa’ [éw#dngu] ‘la mia casa’ Dato che la nasalizzazione comincia all'inizio di parola e siespan de finché non viene bloccata da una occlusiva non bassa, siamo au~ torizzati a ricostruire 'la mia casa’ come *Nowoku, forse anche ad arrivare fino a *n owoku. Quando si perde la prima nasale, la nasa lizzazione diventa distintiva, un tratto prosodico di questa lin- Qua.La possibilita di mantenere o meno la generalizzazione per cui la nasalizzazione compensatoria non accompagna la denasalizzazione dipendera dall'esame di un maggior nuimero di dati. Anderson (1975) per esempio; cita il caso di certe lingue celtiche, in cui *m si lenisce in [ ¥] (da un precedente [w]?). E' interessante che in que sto caso il risultato @ una continua piuttosto che un'occlusiva, un fatto che pud diventare di una certa importanza per la questione. Tuttavia, anche in casi isolati didenasalizzazione, come quando “n diventa [1] in Palauan (Foley 1975), non si sviluppa nasalizzazio- ne compensatrice. Nel caso di denasalizzazione parziale questo ha grande rilevanza, dato che abbiamo visto che (14)a e (16)a sono motivate da un rinforzo percettivo della oralita della vocale a> diacente. Lo scopo della denasalizzazione @ quindi di proteggere le vocali orali adiacenti e difenderle dalla minaccia di assimilazio ne nasale. La causa della cancellazione completa della nasale,d'al tra parte, pud essere molto diversa. Cosi, quando “VN diventa [¥], la motivazione primaia & di tipo articolatori: t una tendenza a produrre generalmente sillabe aperte. Cosi, dato che questo muta — mento non & motivate dal bisogno di eliminare la nasalitd di N fi- nale, ma piuttosto la sua consonanticitd, 1a cancellazione di N pud essere (ma non necessariamente) accompagnata da nasalizzazione compensatoria. 3.3. C'S perd un tipo di denasalizzazione che @ spesso accom pagnato da nasalizzazione vocalica, e precisamente il passaggio da 7 *cnv a [CV]. Come @ sostenuto in Hyman (1972 a) e come viene gene- ralmente accettato e-ulteriormente esemplificato da Williamson (1973), la nasalizzazione vocalica nelle lingue Kwa si sviluppa il pid delle volte’ nel modo seguente: (23) *cvNV > CNV > CNV > c¥ Prima CVNV diventa CNV con la sincope della prima vocal poi la vocale diventa nasalizzata ‘e infine la consonante nasale (0, ilche & lo stesso, la soluzione nasale della consonante orale) viene per duta. ‘Cosi, il Gwari [gna] ‘dire’ @ in relazione con il Proto Mbam- Nkam (non Kwa) "gama, e la forma [gi] del Nupe, che @ strettamente collegato, potrebbe venir derivata dalla forma Gwari, attraverso i mutamenti fonetici in (23). . Come si @ appena visto, (23) nen rappresenta un processo di denasalizzazione. Perd si osservano nell'Igbo mutamenti del seguen- te tipo: (24) *pVNV > pNV > phV > phV > (pV) *EvNV > ENV,> EV > FV In (24) *p sta per un'occlusiva o un'affricata, e *f sta per una continua. Come in (23) la prima vocaie viene sincopata, dando come risultato una sequenza CNV. A questo punto si ottengono due de rivazioni. Le non continue diventano aspirate, e la nasalizzazione di "N viene trasferita sulla vocal in moltre varieta la nasaliéza zione viene poi perduta dalla vocale. Le continue d'altra parte,non diventano aspirate, ma trasferiscono la nasalizzazione sulla voca~ le, cancellando la *N;.anche in questo caso, la nasalizzazione qual, che volta si perde, benché ci siano molti dialetti "centrali" il cui sistema ha [phv] e[£V] (in altre varieta non si trovano conso- nanti aspirate, e non @ chiaro se queste variet& sono passate 0: no attraverso lo stadio con 1'aspirazione). Questo stesso processo di sviluppo di CN in Ch (dove Ch rap~ presenta aspirazione nel caso di *pN e sussurro nel caso di *bN)pud 18 essere osservato in parecchie lingue della Nuova Caledonia (Haudri court 1962), come si vede in (25): (25) Nemi Hyénghéne — Voh-Koné pmu fa hmu "pisello" poYas~ fw hm¥a— “genero-suocero" In (25) possiamo considerare le forme Nemi come proto-forme, cio® potremmo indicarle con “pm. Haudricourt dice specificamente che alcune forme con CN derivano da strutture pia antiche CVNV (per esempio *tama > tna 'padre’) il che rende queste forme ancora pid vicine agli esempi Kwa. La domanda da porre @ se il mutamento da *pmV a [phi] (e poi 4 [ £V]) possa essere considerato un processo di denasalizzazione. Come nei casi di denasalizzazione del Fe?fe? dati in (20), possiamo ipotizzare uno stadio intermedio CY (cfr. Williamson 1973). Perd questo non spiega come *bN diventa un suono sussurrato. Probabilmente ha pid senso dire che sia “p che * “ostruentizzano" la nasale seguente, che diventa poi una fricativa la ringale appropriata: [h] dopo sorde non continue e[ fil dopo sonore non continue (un processo simile a questo pud essere proposto anche per il mutamento da *NC a Ch in alcune lingue bantu (vedi Givon 1974), benché in questo caso sembri che debba limitarsi a combinazioni di nasali +sorde non continue). I fatti dovrebbero essersi svolti secondo lo schema (26): (26) *pNV > pNV > puv > ph¥ > phv *bNV > BNV > BNV > bhV.> bhV Il primo mutamento, e il pid cruciale, @ l'ostruentizzazione per cui *N diventa sorda dopo *p e sussurrata dopo *b (una nasale sussurrata @ una nasale ostruente). Gli altri mutamenti comportano la nasalizzazione della vocale, la denasalizzazione di [N] in [h] edi fn] in [f], e la denasalizzazione della vocale. 19) 4. Conclusione Nelle sezioni precedenti abbiamo esaminato casi di neutraliz~ zazione di vocali nasalizzate e di denasalizzazione di consonanti nasali. Abbiamo visto che stati di nasalita e processi di nasalita interagiscono in modi complessi e non sempre ovvi. Molio di pid si pud dire sui tipi di fenomeni nasali che si trovano in varie lin- gue. Due aree che finora ho evitato sono la cancellazione di nasa- le in fine sillaba e la cancellazione di nasale davanti a fricative sorde, Tutti e due questi processi sono particolarmente comuni alle lingue africane in generale e in particolare nelle lingue Mbam-Nkam, espero di riferire su questo in un prossimo lavoro. Per gli scopi di questa conclusione mi limiterS a un ultimo punto. Nella nostra ricerca di universali linguistici, abbiamo spes so occasione di citare dati da lingue che talvolta conosciamo bene, talvolta non conosciamo affatto. Se i pezzetti di informazione che possediamo portano tutti verso una stessa direzione, non c'é nessun problema. I problemi sorgono quando un frammento dei dati viene usa “to come controesempio a una generalizzazione che @ stata raggiunta attraverso l'esame di, lingue méglio conosciute. Cio8, frammenti- di dati di lingue poco note devono essere elaborati sempre riferendosi a um quadro teorico indipendentemente motivato. Il quadro teorico all'interno del quale ho affrontato le nasali e la nasalizzazione in questo articolo mi ha permesso di proporre alcune generalizzazio ni che senza una dicotomia fra stato e processo potevano andare per dute 0 offuscate. Una delle conclusioni che abbiamo tratto nella se. zione 2 era che ci sono generalizzazioni che sono valide se applica te a processi, ma non sono valide se applicate a stati, Le lingue hanno regole fonologiche sincroniche che non sono talvolta diverse per forma e per sostanza dal tipo di processi diacronici naturali che spesso si trovano. Vorrei concludere con un esempio abbastanza spettacolare trat to da una lingua in cui i processi diacronici sono molto diversi dalle regole sincroniche che normalmente verrebbero proposte. Shimi_ zu (1971) presenta i seguenti mutamenti storici.che hanno portato dal Proto-Jukunoide al Wukari e ad altre varieta del Jukun (ho con- 20 densato un po! i dati per rendere pili facile la presentazione): (ay (b) fe) (a) (27) *mab > mib > ma “mam > mam > ma “ma > ma > ma ‘mab > Ba ‘Gam > mmam > mam > mim > ma *Gba > fda *bab > ba “bam > bam > ba *ba > ba In (27) m sta per una delle tre proto-nasali finali *m, ‘*n, o *n, mentre"b sta per una proto-consonanti orali *p, *t, "k, “by *d, *g. Il proto-Jukunoide, quindi, era caratterizzato da sillabe che potevano essere chiuse da occlusive sia nasali che orali. I mutamenti che comporta il passaggio da queste proto-strutture sil- labiche a quelle del Wukari e di altre varieta sono di questo ti- pos (a) i fonemi* /mb, fd, 8/ sono passati a geminate nasali se c'era una nasale che seguiva nella parola (un mutamento dello stes sotipo, noto come 'Legge di Meinhof', si @ avuto in Bantu); (b) que ste geminate nasali vengono degeminate; (c) le vocali subiscono na salizzazione sia davanti che dopo consonanti nasali; e (d) tutte le consonanti finali cadono. Il risultato di questi cambiamenti @ che in un dialetto come il Wukari, nove proto-tipi sillabici vengono ridotti ai quattro’ ti pi che si vedono in (28): (28) [ba] [mba] [ba] [ma] A causa della distribuzione complementare di [fb] che si ha solo davanti a vocali orali, e di[m], che si ha solo davanti a vo cali nasalizzate, @ possibile fonemizzare [mba] con /ma/ e [ma] con [ma] . Abbiamo allora bisogno della regola (29): 21 (29) [mw Vv fa [-nasale] a ne Perd, se consideriamo i mutamenti storici di (27) vediamo che nella storia dello Jukun, non si @ avuto diacronicamente un proces~ so di questo tip la possibilita di rappresentare la variet@ Wuka- ri in sincronia con 1a regola (29) @ il risultato dell 'interazione dei vari mutamenti fonetici mostrati in (27). (Welmers 1968 riconosce in /ba/, /bi/, /ma/ e /fba/ una regola im- plicita che nasalizza le vocali dopo una consonante nasale). Per fortuna la regola (29) @ attestata come processo diacronico, come abbiamo visto in (14)a e (15)a. Tuttavia le ricerche condotte inter Linguisticamente per individuare universali fonologici, devono sem- pre’ tentare di: isolare processi "spéciosi" che sembrano contraddire ben motivate restrizioni sia statiche che processuali del lin- guaggio. 22 BIBLIOGRAFIA Anderson $.R. (1975) "The description of nasal consonants and inter, nal structure of segments", Nasalfest, Stanford. 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L'annuncio* - oltre’al sorriso di cui spesso dobbiamo essere grati a questo genere di prosa - ci offre lo spunto per iniziare u na analisi del ma, dei processi mentali che ne costituiscono il si. gnificato e ne condizionano 1'uso. La frase presenta una prim ambiguita nell'incertezza circa i termini della congiunzione, che potrebbero essere sia le sole pa role contigue al ma (bionda o posstbilmente bionda e illibata),sia tutto cié che precede e segue. Perché il compilatore dell'annuncio ha sentito il bisogno di un m2, anziché continuare con una semplice virgola l'elenco dei re quisiti? Ma,dicono i dizionari, @ una congiunzione avversativa; ra, in che senso 1'illibatezza si troverebbe in qualche rapporto di avversazione con le altre richieste elencate nell'annuncio? 1.1. Una risposta potrebbe essere che il mi riflette una cer= ta sfiducia nella possibilita di trovare una persona che a tutte le altre virti unisca anche quella.dell'illibatezza; 1'autore deil'an- nuncio pensa cio® che sia logico, naturale, ecc. aspettarsi che una fanciulla cosi ricca di doti sia facile preda dell'altro sesso: il- libata si opporrebbe quindi non a bionda, bellissima, ece., ma al- L'aspettativa implicita di mancanza di verginita. 26 1.2. C'& a mio parere almeno un'altra interpretazione, meno densa di implicazioni socicculturali, ma forse pia verosimile, se~ condo la quale il ma mette in contrapposizione non gia i requisi — ti, bensi la maggiore o minore irrinunciabilita a qualcuno di es- si. Tl ma cio& designerebbe 1'opposizione tra il posetbilmente che precede bionda e 1a mancanza di un'analoga precisazione per 1'illi batezza; con un'approssimativa esplicitazione: "se possibile, bion da, ma in ogni caso illibata”. 2. - Le due interpretazioni sembrano corrispondere ai due ti pi di "ma" distinti da Robin Lakoff (1971)3. La Lakoff riduce tutti i casi di but a due tipi principali: il but di “opposizione semantica", che corrisponde a avd simmetri- co ed & caratterizzato dalla possibilita di invertire 1'ordine dei termini senza cambiamento sostanziale di significato (seconda let~ tura dell'esempio); e il but di “negazione aspettativa", che corri sponde a and asimmetrico e dove i termini non sono invertibili (prima lettura dell'esempio). 2.1. Nel primo tipo, le due proposizioni congiunte da but “devono avere un topte comune" e le predicazioni devono contenere una differenza: pud trattarsi sia di una “antinomia lessicale" (John is tall but BLL is short), e in questo caso i soggetti devo no essere diversi, cio8 x(S,) e y(Sz) partecipano delle stesse pro prieta tranne una; sia di opposizione di valore, cioé le predica — ‘gioni hanno, indipendentemente dagli altri tratti semantici, due segni di valore opposti (John te rich but dumb); sia infine di una diversita non meglio precisata (Fords can go fast, but Oldsmobiles ave safe). 2.2, Nel secondo tipo sono invece presenti una o pid presup~ posizioni e la nozione di causalita. Secondo la formalizzazione di George Lakoff (1971) con la frase S; but Sz, nel senso della nega- zioné di aspettativa, si asserisce S$; and $2 e si presuppone Exp ($12 ~S2), vale a dire l'aspettativa che la prima frase implichi 27 la negazione della seconda. La frase @ grammaticale solo rela ~ tivamente alla o alle presupposizioni dalle quali pud essere dedot to Exp (8; > ~ So). Secondo 1'analisi di Robin Lakoff, a but vengono dunque asse gnate almeno due rappresentazioni semantiche strutturalmente diver se, e forse pid se si volessero spiegare anche i casi chiamti (non so quanto giustificatamente) strani o aberranti. 3. - Lo scopo di questo lavoro é di vedere se un'analisi in termini dinamici delle operazioni mentali corrispondenti al ma pos. sa cogliere 1'identita costruttiva sottostante alle diverse occor- renze della parola e che fa da sostegno ai diversi rapporti eegni- tivi che di volta in volta si possono istituire, al mutare del con testo o dei termini congiunti da m. bee 4.1, L'argomento fondamentale avanzato dalla Lakoff per so- stenere lo sdoppiamento del ma ® l'invertibilita dei termini nel caso dell’ opposizione semantica. Ora, prendiamo ad esempio (2) Questa stoffa @ solida, ma costa molto. Sembrerebbe trattarsi di un tipico caso di mzsimmetrico, data 1'a~ nalogia semantica con la frase che ne risulta invertendo i ter— mini (2a) Questa stoffa costa molto, ma @ solida. Proviamo perd a inserirla in un contesto, per esempio come rispo- sta alla domanda "Secondo te questa stoffa @ un affare?", Assumia~ mo che alla solidita sia attribuito valore positivo e all!alto prezzo valore negativo. Avremo allora le due possibilita: (3) No, @ solida ma costa molto oppure (4) Si, costa molto ma & solida: mentre l'inversione darebbe luogo a due frasi inaccettabili percha incoerenti con 1'assunzione fatta: 28 (3a) *No, costa molto ma @ solida e (4a) *Si & solida ma costa molto. Ltinversione sarebbe possibile solo nel caso di (5) Non saprei, costa molto ma @ solida (Sa) Non saprei, @ solida ma costa molto. La frase-ma ® cio la spiegazione della risposta -"No","Si", "Non saprei" - alla domanda "x @ un affare?". Poiché affare", | in questa accezione, ha una connotazione positiva, il posto del rema, cio& dell'informazione nuova, verra occupato dall'elemento connota to anch'esso positivamente, e 1'inverso avverra nel caso della ri- sposta negativa.* Nel caso della risposta incerta non @ possibile invece ricavare dall'espressione linguistica quale sia l'elemento negativo e quale il positivo: si ha solo l'informazione che i due elementi (1'essere solida e l'essere cara) sono considerati parite tici in rapporto all'acquisto di una stoffa. Liinvertibilita dei termini mi sembra quindi un criterio ec~ cessivamente artificioso, valido solo se si assume come oggetto di analisi la frase isolata dal contesto. Pid che da una diversa struttura del "1 ma", la possibilita di invertire i termini in alcuni casi e non in altri appare riconduci bile a criteri pragmatici: la contrapposizione tra il valore attri, buito alla predicazione del primo termine e quello attribuito alla predicazione del secondo pud infatti pragmaticamente produrre due risultati a seconda del peso relativo ad essi attribuito. In un ca so il secondo bilancia, equilibra quello del primo termine, impe — dendo un giudizio globale che abbia lo stesso segno di valore del primo; nell'altro invece non solo impedisce tale giudizio, ma lo sostituisce con un giudizio di segno opposto. La (3) e la (4) sono appunto esempi di questo secondo tipo e richiedono, la prima, 1'as sunzione che il prezzo abbia un peso maggiore della solidita nel determinare il giudizio sulla stoffa e quindi il suo eventuale ac~ quisto; 1a"Seconda, l'inverso. La (5) e la (Sa) sono invece due e~ sempi, del primo tipo. 29 Non accettare il test dell'invertibilita non basta perd, di per sé, a far cadere la distinzione tra i due tipi di ma. in real ta, il test ha senso solo in un'impostazione di tipo logicistico, dove per rapporti come la congiunzione, disgiunzione, ecc. l'ordi, ne degli elementi @ indifferente - e questo sarebbe il caso del- L'opposizione semantica: dire che "bello" si oppone a "brutto" e quivale a dire che "brutto" si oppone a "bello" come p|q = q|p - mentre per 1'implicazione l'equivalenza non sussiste: poaéaq>p- Se anziché di rapporti logici ci occupiamo di rapporti se- mantici, l'ordine diventa ordine di costruzione delle operazioni mentali che costituiscono il significato delle parole e assume quindi importanza primaria. Sembra invece che solo di recente gli studi linguistici abbiano, preso in seria considerazione il fatto alquanto ovvio che lo sviluppo nel tempo della stringa fonica im- pone gia di per, s& un ordine semanticamente non casuale, perlome- no per L'ascoltatore. L'inappropriatezza di frasi come la (3a). e la (4a) nel contesto dato mette comunque in difficolta 1'ipote- si di un ma simmetrico proprio nei casi apparentemente meno pro — blematici. 4.2. La differenza tra ma di opposizione semantica em di negazione di aspettativa 8 attribuita dalla Lakoff alla struttura del presupposto e non dell'asserito: @ vero che anche nel caso dell'opposizione semantica vi sono delle presupposizioni, ma si tratta di presupposizioni lessicali dei termini contrapposti. L'opposizione non deriverebbe quindi dal gioco dioperazioni men- tali che costituiscono il rapporto designato da ma, ma sarebbe gia insita nei termini stessi del rapporto: "in this type of. sen- tence the presupposition is apart of the lexical itemthat is contra sted, rather than residing in the speaker's knowledge of the world " (R.Lakoff, cit., p. 134). La differenza tra 30 (6) Bruna @ alta e Vittoria @ bassa e (7) Bruna @ alta ma Vittoria @ bassa sembrerebbe derivare quindi solo dal fatto che nella (7) c'@ una presupposizione (1'opposizione tra "alto" e "basso") assente nella (6) lessicali, non @ chiaro come possa essere presente in un caso eman se si tratta perd di una presupposizione inerente alle voci care nell'altro, 4.3. Anche nel caso dell'opposizione di valore, il tratto se mantico [+positivo] sembrerebbe essere assegnato dalla Lakoff alle voci lessicali prese indipendentemente dal contesto. Ora, vi sono certamente caratteri, per esempio "bello", "onesto", ecc. associa ti in genere ad un valoré positivo, ed altri, "stupido", "sporco", ecc. associati ad un valore negativo, o che designano essi stessi un valore; ma, poiché l'attribuzione di un valore avviene sempre in funzione di un criterio, anche se tacito,nulla impedisce che, mutato il criterio, muti anche il valore assegnato a qualcosa. Lo stesso contenuto mentale pud quindi ricevere un valore, a seconda del contesto, positivo o negativo, che si tratti o no di costrutti ai quali viene di norma associato un valore. Vediamo una frase come (6) Non & molto caldo, ma & umido. Se si sta parlando, per esempio, del clima di una serra, molto pro babilmente 1a mancanza di caldo sarA considerata negativa e 1'umi- dita positiva, mentre sara probabilmente il contrario se invece che di piante ci si sta occupando di esseri umani. Questo natural- mente vale anche per la semplice differenza: anch'essa risultato di un'operazione di confronto tra due termini categorizzanti in rapporto a un sistema di riferimento.® Non @ quindi, come afferma Brunot (1965) a proposito delle avversative, che l'opposizione tra btanco e mero risulti dalla na~ tura delle cose e quella tra un vesttto di lana e um vestito di co tone'sia "fatta nascere dallo spirito a seconda delle circostan— ze". Si tratta invece probabilmente solo di familiarita ed esten— 31° sione del sistema di riferimento. E’ appunto sulla difficolta a ca tegorizzare due termini in rapporto ad uno stesso. sistema di rife- rimento che si basa 1a comicita delle freddure del tipo "sai qual @ la differenza?", per esempio: - Sai qual & la differenza tra un bigné e un tram? -2 ~ Che il primo & pieno di crema e il secondo di gente! 4.4, Tuttavia, pid che dall'equivocita del contenuto delle presupposizioni mi sembra che la difficolta nasca dalla nozione stessa di presupposizione, continuamente in bilico tra una nozione logica, definibile in termini di deducibilita tra frasi e di valo~ ri di verit&, e quindi indipendente dal'contesto, e un concetto pid vicino a quello del parlare comune, definibile in termini di requisiti o condizioni cognitive o situazionali per 1'esecuzione di certe operazioni mentali.® Una distinzione non particolarmente nuova né esauriente ma forse utile per gli scopi inmediati di questo lavoro @ quella che si pud istituire tra presupposizione (a) come parte delle operazio ni costitutive del significato di una frase di contro ad asserzio- ne, domanda, ecc. e (b) come condizione per eseguire quelle opera- zioni. All'interno del secondo gruppo si possono fare altre distin= zioni: (b.1) condizioni relative alla compatibilita dei pezzi da mettere in un rapporto designato (restriztont lessicali tra argo — menti di un predicato e tra predicato e argomenti, ad esempio quel le violate in La mela pensa); (b.2) condizioni relative alla com- patibilita tra 1'operare designato e il sapere, le conoscenze enci clopediche (restriztoné cognitive, violate ad esempio in Oggi mio nonno compie tredici ant) ;(b.3) condizioni relative all'adeguatezza tra l'operare designato e la situazione intesa nel senso pid ampio; comprendente cio® contesto, scopi del parlante, rapporti tra par- lante e ascoltatore, ece. (restriatont pragmatiche, violate ad e- sempio in Hat Letto questo Libro?, quando sia detta al telefono). Quando G.Lakoff assegna a 32 (9) John is Republican but he is honest la forma Asserzione: f(a) e g(a) Presupposizione: (x) Exp(f(x) 2 ~ g(x)) dov f = ts @ Republican g = 18 honest a = John fla) = 8, gla) = 8, (p- 67) inserisce nella rappresentazione semantica una presupposizione nel senso (b.2), che pertiene cioé alla rappresentazione cognitiva o, come dice Ducrot (1972), al " "componente retorico". Che "nessun re~ pubblicano @ onesto" non & infatti comunicato da (9), ma ne costi- tuisce un'inferenza, come quando da (10) Franco @ morto per aver mangiato cetrioli si tragga una generalizzazione di pericolosita dei cetrioli per al, tri esseri umani che non Franco. Come vedremo ancora parlando delle frasi controaspettative , la presupposizione generaledi Lakoff @ inferibile solo in certi contesti, e considerarla parte del significato della frase fa cor- rere inoltre il rischio di una regressione all'infinito verso il generale.Per esempio, per (11) It is June, but it is snowing perché fermarsi ad una presupposizione esplicitabile come "ci si a spetta che in giugno non nevichi" e non risalire invece a "ci si a spetta che d'estate non faccia freddo", ece.? Anche qui la rico~ struzione di una catena deduttiva ha un indubbio interesse quando si studino i meccanismi dell'inferenza, ma pud essere antieconomi-~ co in un'analisi semantica. 5. - Considerate queste difficolta, cercherd di definire il significato di ma senza far ricorso al termine presupposizione, ri. mandando il problema al momento di proporre una formalizzazione in termini semantico-generativi. Assumerd come significato di ma una variante di quanto propo ne Ducrot’, cio&: ma vuol dire "costituire un primo pensiero (p), 33 associare ad esso un secondo pensiero (r), aggiungere al primo un terzo pensiero (q) che esclude l'assunzione del secondo". "r" non viene mai esplicitato. Il rapporto di ASSOCIAZIONE tra "p" e-"r" 8 un rapporto non simmetrico nel senso che il risultato @ di un termine (r) associa to all'altro (p), e non di due termini associati tra loro: con u~ na certa metaforicita si potrebbe dire che 8 un rapporto pid di con" che di "e". 5.1. La modifica pili evidente della definizione di Ducrot & che‘nella mia analisi non entra in gioco 1'ascoltatore. In realta penso che proprio nel caso di ma il ruolo dell'ascoltatore abbia un peso notevole, non tanto perd quale supposto soggetto di una e ventuale conclusione da "p" a "r", quanto perch® probabilmente con il ma alcuni elementi del pensiero corrispondente non vengono comunicati esplicitamente proprio per il motivo che il parlante assume che l'ascoltatore li costruisca 0 li abbia gia costruiti-o facciano parte di un bagaglio culturale comune, ecc. Il discorso resta quindi aperto in direzione di un'analisi pragma tica piuttosto che semantica®. 5.2. Altre differenze riguardano la precisazione dei rap- porti tra "p" e "r" e tra "q" e "r". Dire che da "p" di potrebbe "concludere” "r" mi sembra rimandare ad un rapporto di consequen- zialita trai due termini pid forte del necessario. Anche a que- sto proposito pud essere illuminante-una situazione di dialogo: (12) ~ C'erano Mario e Luigi? - Clera Mario ma non Luigi. (13) = Cosa fanno le bambine? ~ Maria gioca ma Giovanna studia. Analizzando le frasi-ma degli esempi in termini di "conclu~ sione" da "p" a "rt", si avrebbe, per la (12), "dato che c'era Ma~ rio [1'ascoltatore concludera che] c'era Luigi” e, per la (13), "dato che Maria gioca [1'ascoltatore concluderd che] Giovanna non 34 studia (o gioca anche lei)". Ma le domande precedenti, dove Mario e Luigi, ele bambine, sono su uno stesso livello di richiesta di informazione, senza che traspaiano particolari ipotesi sui rappor, ti tra i personaggi (in un caso vi @ un rapporto di AGGIUNTA desi. gnato dae, nell'altro un plurale),sembra escludere il sussistere della "conclusione" anzidetta. 5.3. Per quanto riguarda invece il rapporto tra "q" e mi sembra preferibile parlare di "esclusione" anziché di traddizione". Poniamo per esempio che dall'analisi d (14) Siamo andati in albergo, ma Mario era fuori si ricavi che "r" sia "abbiamo parlato con Mario", mi sembra pid preciso dire che "Mario era fuori" esclude, e non contraddice, "gli abbiamo parlato". 6. - Vediamo ora di applicare lo schema delineato a diver- se frasi-ma, cercando di dare conto di alcune possibilita di para frasi:? (15) Piove, ma fa caldo (16) Giovanni & simpatico, ma Luigi @ bello (17) L'ho inseguito, ma mi si 2 rotta 1a macchina (18) Non si tratta di tisi, ma di bronchite Per (15) @ possibile la parafrasi (15a) Piove eppure fa caldo mentre la sostituzione di ma con eppure da luogo a frasi anomle negli altri casi: (16a) "Giovanni @ simpatico eppure Luigi @ bello (17a) *L'ho inseguito eppure mi si @ rotta la macchina, ecc. Vi sono perd altre parafrasi possibili, in distribuzione complementare: (16b) Giovanni @ simpatico, perd Luigi @ bello (18b) Non si tratta di tisi, bensi di bronchite, Abbiamo poi casi in cui il ma sembra insostituibile con al- tre avversative: (19) Cappuccetto rosso coglieva fiori nel bosco, Ma improvvisamen- 35 te il lupo. (20) Ma sei sordo? In riferimento alle diverse parafrasabilita, possiamo distin guere le frasi-ma in quattro gruppi principali: I. Frasi valoristiche o valutative, dove ma @ sostituibile con perd; II. Frasi controaspettative, dove mi ® sostituibile con eppure; III. Frasi correttivo-sostitutive, dove ma @ sostituibile con benst; IV. Frasi dove ma non @ sostituibile; eventuali distinzioni al- L'interno del gruppo dovranno owviamente basarsi su criteri diversi dalla parafrasabilita. 6.1. Frast valutative. Appartengono a questo tipo gli esempi su cui Ducrot Confronta’ la sua analisi del ma. Ducrot fornisce ar- gomentazioni convincenti per sostenere che vi sono probabilmente tante letture di una frase con ma quanti sono i diversi contesti per i quali la frase & appropriata, in quanto, pur restando identi co lo Schema del significato, varierebbe di volta in volta il con~ tenuto di "r".. Prendiamo: 7 (21) L'appartamento @ grande ma non ha il bagno parafrasabile con (21a) L'appartamento @ grande perd non ha il bagno, Secondo 1'analisi di Ducrot dovremmo dire che, a seconda dei conte’ sti, dall'asserzione che "l'appartamento @ grande" si potrebbe con cludere, per esempio, che "risponde alle mie esigenze", oppure " eo. sta molto" 0 "lo posso vendere a caro prezzo" o ancora "lo prendo in affitto", ecc., tutte cose che verrebbero "contraddette"” dal- L'asserzione che l'appartamento "non ha il bagno". Questa interpre tazione perd non mette in luce il fatto che (21), al contrario per esempio di : (22) E vissuto a Roma per dieci anni ma non sa una parola di ita- liano, comunica una valutazione opposta sui predicati-di Fj e Fy e non 36 spiega perché in nessuno dei contésti previsti & possibile la so- stituzione in (21) dima con eppure, mentre per la (22) & accet- tabilissima la parafrasi (22a) E' vissuto a Roma per dieci anni eppure non sa una parola d'italiano. Parlando dell'attribuzione di valore, dicevo prima che oc- corre sempre precisare il criterio in base al quale essa viene fatta. A mio parere, cid che Ducrot identifica con " "8 proprio il criterio di valutazione, mtevole appunto a seconda delle cir- costanze. La grandezza di un appartamento e L'assenza di bagno, per esempio, sono elementi che possono essere valutati positiva — mente o negativamente in funzione delle esigenze abitative, del maggiore o minore costo di vendita o di affitto, ecc. Dalla loro presenza come termini contrapposti del rapporto designato da ma possiamo ricavare che si tratta di valutazioni di segno opposto (0 dello stesso segno ma di intensit& diversa). La valutazione positiva o negativa del primo predicato non verrebbe perd esclusa, come invece richiede il mio schema, dal se condo predicato, & neppure da una valutazione di segno opposto at tribuita ad esso. Inoltre si tornerebbe in questo modo ad_uno schema simmetrico analogo a quello della Lakoff, che avevo esclu- so. L'operare designato da ma richiede infatti un successivo pas- saggio costituito dal trasferimento sul soggetto!® della valuta — zione attribuita al predicato ed @ appunto questa possibile valu- tazione che viene esclusa dalla valutazione contraria del secondo predicato. Essa introduce infatti un nuovo elemento che richiede di essere preso in considerazione e che pud rovesciare completa — mente il giudizio sul soggetto. Se riprendiamo 1'esempio dell'appartamento avremo allora: p = l'appartamento ha una caratteristica positiva (o negativa) x = l'appartamento @ positivo (o negativo) q = l'appartamento ha una caratteristica negativa (o positiva). 6.1.1. Se L'analisi 8 corretta metterebbe in luce un aspet- to interessante del pensiero relativo ai valori, in quanto presup- 37 pone il principio generale che, dato un giudizio positivo o nega~ tivo, su una carattertstica del soggetto, vi @ la tendenza a e- strapolare un giudizio dello stesso segno sul soggetto nel suo in steme}?, Un espediente retorico diffusissimo consiste infatti nel ri spondere alla richiesta di un giudizio su qualcosa con la valuta- zione di una sua caratteristica, a volte del tutto marginale, la~ sciando all’ascoltatore, cosi "indirizzato", il compito di trarre da s& il giudizio complessivo, e quindi dandolo solo implicitamen 12/8 stato coniato il termine "ma te. Nel dialetto napoletano scarrupativo” per indicare la formula retorica usata per provoca~ re un giudizio negativo su di una persona e che consiste appunto nel presentarne un lato positivo e poi, preceduti da ma, una se~ rie di elementi valorificati negativamente che annullano il possi bile giudizio positivo sul soggetto, per esempio: (23) Mario @ intelligente, ma quando comincia a parlare non lo ferma pid nessuno, ha la testa dura, vuole avere sempre ra- gione, ecc. 6.1.2. La lettura valutativa non @ legata solo all'assegna— zione di due valori opposti alle predicazioni dei due termini cor, relati: si pud trattare dello stesso valore, ma in grado diverso, ovvero se la predicazione del primo termine & positiva, la predi- cazione del secondo potra essere tanto negativa, quanto pid posi- tiva o meno positiva: (24) Bruna @ buona, ma Vittoria @ buonissima (25) Paolo @ un bravo romanziere, ma @ un poeta ancora migliore (26) Silvia & veloce a correre, ma meno a nuotare, ecc. In questo caso il giudizio sul soggetto che corrisponde a "r" sa~ ra pil ricco, facendo riferimento ad una valutazione non solo “qualitativa" ma anche "quantitativa", assoluta se si tratta di» un solo soggetto e relativa se di due o pid. 6.2. Frast controaspettative. Ducrot, nel respingere 1'ana~ lisi di Lakoff di 38 (9) John is Republican, but he is honest attribuisce alla frase diverse letture possibili "Supposons que le destinataire cherche a embaucher ~ pour quelque basse besogne ~ un homme qui aurait ces deux propriétés, rarement conjointes, d'étre républicain et malhonnéte. Le locuteur pourrait trés bien employer la phrase en question pour lui déconseiller tel candidat: "I1 est républicain, mais honnéte". Ici notre de~ scription générale conviendrait: "ne tire pas de son républicani- sme cette conclusion qu'il fait 1'affaire, car il est honnéte" Bien plus, cette description permet de comprendre, comme un cas particulier,l'emploi auquel pense Lakoff. On supposera que, dans ce cas, la conclusion "r" est une évaluation de type moral. Le mouvement de la phrase serait alors: "ne conclus pas de son répu- blicanisme A sa valeur (ou a son absence de valeur), car il est honnéte” (dans 1a mesure oi 1'honn@teté passe pour une qualité, il de, vient prévisible que 1'évaluation envisagée @ partir du républi — canisme est défavorable; et ce serait l'inverse si 1'honnéteté é- tait jugée un défaut)". (p. 129). Ma la lettura che Lakoff vuole prendere qui in considerazio ne in realta @ un'altra, di pura constatazione, e non implica al- cun giudizio di valore sull'onest& o 1'appartenenza al partito re pubblicano: nei termini di Ducrot potrebbe essere trascritta solo come: p = John & repubblicano . r John @ disonesto q = John @ onesto. Che questa sia una lettura non appropriata ad alcuno dei contesti semplificati da Ducrot,, sembra confermato dal fatto che in italiano @ questa 1'unica lettura parafrasabile con (9a) John @ repubblicano eppure @ onesto. D'altro canto non mi sembra che vi siano motivi per conside rare, come fa Ducrot, letture diverse di una frase quelle in cui sia assegnato un giudizio di valore a seconda che sia dato in base a criteri etici o utilitaristici. 6.2.1, Se l'ultima lettura della (9) @ caratterizzata dal- la possibilita di sostituire ma con eppure, vediamo di stabilire le condizioni generali in cui questa parafrasi & possibile e di “39 capire quale sia il significato di eppure e in che cosa si diffe- renzi da quello di ma. Per la (9) si & visto che la lettura in cui mz pud essere sostituito da eppure @ quella in cui "r" corrisponde al contra — rio diq", nel nostro caso appunto "John & disonesto". Si direb- be dunque che il primo elemento di distinzione fra ma ed eppure sia che la proposizione che segue eppure non esclude semplicemen- te, come il secondo termine del mz, la possibilita di assumere "rc", ma ne asserisce esattamente il contrario, o 1'opposto. Poiché "cr" per definizione & sempre implicito, L'ipote- si non @ verificabile direttamente: un metodo di verifica pud es~ sere di inserire le frasi in contesti che consentano in modo abba "r"'. Per esempio, prendiamo la stanza univoco L'individuazione di frase (27) Sono le cinque, ma Franco non @ arrivato, La parafrasi con eppure, (27a) Sono le cinque, eppure Franco non @ arrivato, & possibile, ma solo quando il contesto fornisca indicazioni per associare a "sono le cinque" il pensiero "Franco 8 arrivato" e non un qualsiasi altro la cui assunzione viene esclusa dall'asser zione che "Franco non @ arrivato"; per esempio (27b) Non possiamo cominciare lo spettacolo. Sono le cinque as eppure } Franco non @ arrivato di fronte a A ma ee (27c) Sono le cinque { } Franco non @ arrivato, eppure Strano! Di solito alle quattro @ gia qui. Ho parlato di contrario, di opposto e non di negazione di q" nei .confronti di " roe Prendiamo infatti (28) - Sai che le svedesi sono tutte alte? - Non tutte; Cristina @ svedese eppure @ bassa. 40 (29) I1 medico mi ha detto che bere fa veniremal di fegato, inve~ ce io bevo tutti i giorni eppure sto. benissimo, Mi sembra plausibile che la lessicalizzazione degli elemen- ti impliciti nella (28) e nella (29) possa essere rispettivamente “Cristina @ alta" (0 meglio "Cristina dovrebbe essere alta") e "ho mal di fegato" (o meglio “dovrei avere maldi fegato"). Sareb- be scorretto in tal caso parlare di negazion ; alta non @ la nega zione di bassa, cosi come sto benissimo non. la negazione di ho mat dé fegato, ma appunto l'opposto, il contrario o qualcosa di a nalogo. Naturalmente "q" pud anche essere l'esatta negazione di “r", ma solo come caso particolare di un pid generale rapporto di opposto, contrario, ecc.!3. . In ogni caso, se anche qui come per il ma l'elemento impli- cito non pud essere ricavato premettendo non alla proposizione che segue l'avversativa (0 togliendolo se la frase % negativa), per l'eppure esso appartiene ad una gauma necessariamente Limita~ ta, poiché viene fornita non solo 1a proposizione a cui si oppo — ne, ma anche il criterio in base al quale le due asserzioni pos~ sono ritenersi opposte: "r" infatti deve intrattenere con "p" lo stesso rapporto che intrattiene con "q". 6.2.2. Per riassumere, dunque, nel ma, "q" esclude L'assun- zione del penstero inplictto "vr", mentre nell'eppure "q" é L'oppo sto di "p14, La differenza ha notevoli conseguenze: Si consideri ad esempio una situazione come (30) Hai visto Mario con il cappotto nuovo? L'ho incontrato ieri, ma era senza cappotto. La sostituzione nella risposta di eppure a ma da origine a una frase inappropriata: (30a) *L'ho incontrato ieri eppure era senza cappotto. I1 pensiero associato in un contesto del genere della (30) sembra non possa essere che "ho visto il cappotto di Mari| op- pure "ho visto Mario con il cappotto" e simili. Che "Mario fosse senza cappotto" esclude che l'ascoltatore possa assumere che"1'tio visto con il cappotto" o "ho visto il suo cappotto", in quanto si 41 tratta di situazioni che si escludono a vicenda,ma evidentemente non costituisce un'asserzione contraria od opposta. La negazione dell'elemento implicito, cio8, nel ma non viene asserita, bensi la sciata all'attivita inferenziale dell'ascoltatore. Questo spiega perch® siano accettabili frasi in cui cid che precede e cid che segue il ma sembrano non avere alcun rapporto tra loro, come potrebbe essere in (29) Fa caldo ma Luigi ha la febbre ove il pensiero associato sia per esempio " potremmo andare al ma~ re", e dove per capire il ma occorre sapere o inferire che il fat to che uno abbia la febbre ostacola 1'andare al mare. Un altro esempio pud essere (30) E' magro ma mangia poco. Supponendo che chi @ magro desideri ingrassare e cerchi di raggiungere questo scopo mangiamlo in abbondanza, avremmo una pri ma lettura, dove ma & sostituibile con eppure, in cui "r" sarebbe “mangia molto", cio& l'assunzione che c'é un vincolo ad associa~ re l'essere magro con il mangiare molto. Vi ® perd una seconda lettura, caratterizzata da un'intonazione esclamativa, giustifica toria, per cui l'essere magro non @ la possibile causa di un man- giare abbondantemente, ma @ il mangiare poco che @ visto come cau sa priia dello stato di magrezza; una parafrasi, potrebbe essere (32a) E' magro, ma gia, mangia cosi poco! In questo caso il pensiero associato, che viene escluso dall'as — serzione "mangia poco” pud appartenere a tutta una gamma di possi bili assunzioni "@ malato", "@ di costituzione sottile", "c'@ da stupirsene", ecc., che vengono tutte escluse dall'’esplicitazione del motivo della magrezza. 6.2.3. La differenza nel rapporto tra "q" e non basta comunque a distinguere i significati di m e eppwe. Se infatti in (12) - C'erano Mario e Luigi? - Cera Mario ma non Luigi sostituiamo ma con eppure 42 (12a) C'era Mario eppure non Luigi la frase vuol dire molto di pid che non la corrispondente con mz. L'appropriatezza di una parafrasi con eppure implica infatti che tra Mario e Luigi esista un particolare rapporto tale da far pen- sare che se c'é l'uno ci sia (ci dovrebbe essere) anche l'altro. Come si @ visto anche per la (32) l'operazione per cui dato 'p" si costruisce non pud quindi essere di semplice associa — zione, ma semmai di un vincolo sull'associazione. Riassumendo, po tremmo definire il significato di eppure con questa sequenza di © perazioni: costituzione di un pensiero "p", attribuzione di un vin colo all'associazione ad esso di "r", costituzione di un pensie~ ro "q" in opposizione a " x". L'operazione che possiamo chiamare di ASSOCIAZIONE VINCOLATA @ soggetta alla restrizione che i due contenuti di pensiero si trovino o possano essere posti in un rap porto di tipo condizionale, che possiamo esprimere come "se p allora dovrebbe-esserci r". La distinzione tra l'operazione di ASSOCIAZIONE VINCOLATA , espressa da eppure, e quindi parte delle operazioni costitutive del suo designato, e il rapporto condizionale, visto come restri- zione per l'applicabilita di tale operazione, risponde alle assun zioni teoriche esposte parlando della nozione di presupposizione, ma permette anche una maggiore generalizzazione esplicativa. Come lo schema inferenziale dell'implicazione logica!® da origine a quattro diverse soluzioni’ di uno stesso rapporto di implicazione, cosi nel caso di eppure possiamo supporre che uno stesso rapporto condizionale costituisca un requisito cognitivo per 1'appropria — tezza di diverse frasi espresse con eppure, per esempio (33) E' nuvolo, eppure non piove (34) Piove, eppure non @ nuvolo! (35) Non @ nuvolo eppure piove - (36) Non piove, eppure @ nuvolo! In questo senso possiamo dire che il rapporto condizionale tra uno stato del cielo e il piovere costituisce la presupposizio ne cognitiva dell'operare designato dalle diverse frasi. La (34) e la (36) sono marcate da un'intonazione diversa ri spetto alla (33) e alla (35): per quanto tutte le frasi con eppu-~ 43 re abbiano un'intonazione leggermente esclamativa, che indica la meraviglia per la rottura di uno schema cognitivo,'® mi sembra che nelle due in esame tale meraviglia sia accentuata. Cercherd in seguito di spiegare il perch, limitandomi per il momento a contraddistinguerle con il punto esclamativo. Un esempio particolarmente chiaro della situazione @ dato da (37) Pierino & pid piccolo eppure non ha pianto (38) Pierino non ha pianto, eppure @ pid piccolo! La differenza @ messa-in luce da diverse possibilita 0 no di parafrasi (37a) *Pierino @ pid piccolo, nonostante che non abbia pianto (38a) Pierino non ha pianto, nonostante che sia pid piccolo (37b) Pierino & pid piccolo, e cid nonostante non ha pianto (38) *Pierino non ha pianto, e cid nonostante & pid piccolo (37c) *Pierino & pid piccolo, pur non avendo pianto (38c) Pierino non ha pianto pur essendo pid piccolo. E' evidente che se per la (37) & plausibile un rapporto con dizionale I, "se Pierino & pid piccolo avrebbe dovuto piangere" non sembra altrettanto accettabile per la (38): II. “se Pierino non ha pianto avrebbe dovuto essere pid grande" (0 "meno piccolo"). A mio parere infatti abbiamo un unico rapporto condizionale, (I), e l'intonazione di (38) serve a marcare 1'inversione dei pensieri associati da eppure rispetto al rapporto condizionale.!7 Questo spiegherebbe anche perché nella (38) eppure non pud essere sostituito da ma conservando la stessa intonazione: ma in~ fatti non richiede la restrizione che i due termini siano posti in un rapporto condizionale e quindi non ha la possibilita di mar, care inversioni di ordine, dato che 1'unico ordine & quello di co stituzione dei pensieri associati. Non in tutti i casi perd l'inversione da luogo alla forma marcata, per esempio (42) Lo sono alto eppure mio fratello @ basso 44 (43) Mio fratello @ basso eppure io sono alto possono avere entrambe sia la forma:neutra che quella marcata. Infatti sono accettabili entrambi i rapporti condizionali: III. "se io sono alto anche mio fratello dovrebbe esserlo" Iv. "se mio fratello & alto anch'io dovrei esserlo". A seconda che si parta dall'uno o dall'altro si avranno quin di le due forme. Si tratta tuttavia di un'ipotesi’ provvisoria, che per essere precisata richiede un approfondimento del rapporto chia mato per ora "condizionale". Sotto questo rapporto si possono infatti trovare casi molto diversi, come gid in parte si accenna nei lavori gia citati di Gri, ze e Matalon, che determinano un comportamento diverso quando da formule di tipo logico si passi ad espressioni linguistiche, ove occorre tenere conto di fattori quali tempo, aspetto, stativita, ece.; per cui ad esempio sono accettabili (44) Se piove mi bagno e (43) Se piove mi bagnerd, ma non (46) *Se piove mi sono bagnato; e invece sono accettabili (47) Se firma i progetti ha ‘una laurea in ingegneria e : (48) Se firma i progetti ha preso una laurea in ingegneria, ma non (49) *Se firma i progetti prendera una laurea. 6.2.4. Un elemento finora trascurato nella caratterizzazione dell'operazione di ASSOCIAZIONE, presente. nelle due avversative, & la precisazione del contenuto dei termini associati. Se sostituiamo eppure a ma in (50) Bruna & andata all'Universita ma sapeva che era chiusa (51) Bruna @ andata all'Universita ma era chiusa (52) Bruna 8 andata all'Universita, ma l'ha trovata chiusa otteniamo frasi che hanno gradi diversi di accettabilita: 45 (50a) Bruna & andata all'Universita, eppure sapeva che era chiusa (Sla) ?Brunaé andata all'Universita, eppure era chiusa (52a) “Bruna & andata all'Universita, eppure 1'ha trovata chiusa, La (51a) mi sembra accettabile solo se intesa allo . stesso modo della (50a), cio8 ricavandone che secondo il parlante "Bruna sapeva che 1'Universit& era chiusa", mentre non si pud giungere alla stessa conclusione dalla corrispondente frase con ma. La (52a) parrebbe invece decisamente inaccettabile!®. Un tentativo di spiegazione pud essere il seguente. Nel ma, " 8 una possibile assunzione, attribuita dal parlante all'ascol tatore, o alla gente, o a se stesso precedentemente, che viene as sociata alla situazione linguistica, quando "p" sia designato, o non Linguistica, come nei casi cui si accenner& in seguito di ma in inizio di frase. In eppure i termini associati non sono assun~ zioni relative a una situazione comunicativa ma sono le situazio ni designate stesse ad essere poste in un rapporto condizionale stabile, per cui data l'una, ci dovrebbe essere, o essere stata o essere in futuro anche l'altra. Per tentare un'esemplificazione, si pensi alla differenza tra "pensare (ed eventualmente dire) che x & in un certo rapporto con il pensare y" e "x @ in rapporto con y"3 0 anche: "dato il pensiero x, potrebbe darsi in associazione il pensiero y" e di contro: "dato l'evento x, dovrebbe esserci levento y",19 7 Nel caso della (52a) non @ possibile logicamente quella vio lazione del rapporto condizionale che permette 1'uso di eppure, per l'insussistenza del rapporto stesso: infatti per trovare una Universita chiusa o aperta, bisogna esserci andati, e il verbo “trovare" indica invece una casualita impossibile in un rapporto condizionale.?° Si noti la differenza con la situazione ripetitiva: (56) Bruna @ andata all'Universita, eppure la trova sempre chiu- sa! che suona come un commento sulle stranezze di questa tal Bruna. L'esempio‘concorda anche con quanto detto a proposito della marca tura e della causa indiziale; la situazione di partenza infatti 46 mi pare sia che "se Bruna trova sempre 1'Universita chiusa, @ stra- no che ci sia andata" e non che "se Bruna &. andata all'Universita, allora c' da assumere che non la trovi sempre chiusa”. Appartengono a questo tipo le frasi che potremmo chiamare "giustificatorie" o di "tentativo fallito", ove appunto il pensie~ ro associato sembra essere 1’assunzione che lo scopo dell'azione descritta con il primo termine @ stato raggiunto. I1 secondo termi, ne esplicita il motivo per cui questo non @ accaduto. Per esempio (57) Avevo deciso di troncare tutto, ma non ne ho avuto il corag- gio (58) Siamo andati in albergo, ma”Piero era uscito (59) Volevo telefonargli, ma 1'apparecchio era guasto (60) Bruna provd a parlare, ma la voce le si ruppe, ecc. Si direbbe quindi che all'individuazione di un fine segua l'as sunzione del suo raggiungimento, a meno che questo non venga esclu so esplicitamente. Si tratta di un tipo di economia informativa, per cui se il tentativo non @ riuscito 1'informazione sarebbe inu~ tile, a meno che non si faccia una cronaca degli avvenimenti (8 successo questo e poi quello) o non si voglia mettere in luce L’in tenzione di fare qualcosa: @ per questo che ho parlato di frasi giustificatoris "Non eredere che non ti amt perch® ieri non mi sono fatta viva. Ho provato a chiamarti, ma il telefono era guasto...". La telefonata non c'é stata, ma 1'intenzione si. 6.3. Frast correttive-sostitutive.?! 11 terzo gruppodi frasi con ma & costituito dal tipo correttivo-sostitutivo, dove ma pud essere sostituito da benst. Le condizioni che caratterizzano que — sto tipo sono a) la presenza nel primo termine delia negazione non eb) che questa negazione non sia riducibile, cio® assorbibile dal primo termine con rovesciamento di significato, (61) Non bello ma buono” consente infatti due letture (61a) ‘“non-bello (=brutto) ma buono" 47 dove mi pud essere sostituito da perd, e (61) "NON bello ma buono" dove ma pud essere sostituito solo da benet. E' a questa seconda lettura che mi riferisco parlando di ne~ gazione irriducibile. Quando poi le predicazioni sono’ costituite da‘ termini antitetici, del tipo "asciutto/bagnato", "bello/brutto", ecc., la lettura non pud essere che una, in quanto la riduzione della negazione darebbe luogo a una tautologi. (62) *non~bagnato (=asciutto) ma asciutto?? (63) *aon-bello (=brutto) ma brutto, ecc. Se i due termini sono posti invece in gradazione, come "bello/bel- lissimo" dalla riduzione risulterebbe invece una contraddizione: (64) *non-bello (=brutto) ma bellissims, In realta, anche negli altri casi vi sono elementi che faci- litano la scelta di una lettura o dell'altra, per certe caratteri- stiche della cancellazione.di pezzi. uguali in cid che precede o se gue il ma. Prendiamo per esempio le due asserzioni "Luigi non @ in telligente" e "Luigi @ furbo". La frase risultante dalla coordina~ zione mediante il ma sara (65) Luigi non @ intelligente ma furbo, : se la frase @ del tipo correttivo-sostitutivo, e (66) Luigi non @ intelligente ma @ furbo negli altri casi, ad esempio nella lettura valoristica. 6.3.1, Luise F. Pusch ha elaborato una serie di test per di- stinguere i casi in cui in tedesco si pud usare aber da quelli in cui si usa sondern, test perfettamente trasferibili all'italiano per determinare quando ma & sostituibile da benst, per esempio: ma (67) Non beve ()0.;} fuma (63a) Fortunatamente non beve {#),.,;} sfortunatamente fuma ma A 64) Nor pad a correre ;} solo camminare (64) Ner pud ancor ere (east? 48 ma ta A (64a) Non pud ancora correre epensit gia camminare, ecc. Se identifichiamo "p" con cid che precede il mz @ evidente che in questo caso lo schema adoperato finora non funziona. Prendiamo una frase come (69) Giuseppe non @ brutto ma bello, All'asserzione che "Giuseppe non @ brutto" @ possibile associare innumerevoli pensieri, ma certamente i piii implausibili sarebbero proprio "Giuseppe @ brutto" o "Giuseppe non @ bello", che sono i primi ad essere esclusi dall'asserzione che "Giuseppe 8 bello". Ma se "p" non @ il primo termine della congiunzione, come lo si rico struisce? Ci sono due elementi che caratterizzano l'asserzione ne~ gativa che precede il ma~benst; il primo @ che si tratta di una ne gazione refutativa, il secondo che 8 una negazione contrastiva. La negazione refutativa si distingue dalla descrittiva per- ché @ parafrasabile con "Nego che" oppure "Non @ vero che", ecc. ed @ analizzabile in due tempi che corrispondono all'assunzione, ri ferita all'ascoltatore, di un contenuto positivo, e alla negazione di tale assunzione: Antinucci e Volterra (1973) 1’hanno rappresen~ tata come una presupposizione "Il parlante assume x" e un'asserzio ne "Uso il linguaggio perché non voglio che tu assuma x". In que- sto caso x @ una frase. La negazione contrastiva qualifica un solo costituente della frase e richiede percid un'ulteriore assunzione. Won contrastivo e non non-contrastivo si distinguono per la posizione che possono as sumere all'interno della frase: il primo deve sempre occorrere pri. ma, anche se non necessariamente subito prima, dell'elemento quali ficato, mentre il secondo occorre in posizione fissa primi del ver bo della proposizione cui si riferisce, sia essa principale 0 su~ bordinata. Un controllo con il test della Pusch mostra infatti che la aggiunta nei due termini di fortunatanente e efortunatamente & am- missibile solo quando la negazione compaia prima del verb: (70) *Fortunatamente non Giuseppe vincera la cattedra, ma sfortuna tamente Luigi 49 (71) *Sfortunatamente la cattedra la vincera non Giuseppe ma fortu natamente Luigi (72) *S£ortunatamente Giuseppe otterra non la cattedra ma fortuna~ tamente 1'incarico (73) *S£ortunatamente non la cattedra ma fortunatamente 1'incari — co vincera Giuseppe (74) Sfortunatamente Giuseppe non vincera l'incarico ma fortunata- mente lo vincera Luigi e quindi solo nel caso che permette la lettura non parafrasabile con benst. E' chiaro che non & il contenuto dell'avverbio che determina la compatibilita o meno con il bens?, quanto il fatto che si trat- ta di avverbi che qualificano tutta la proposizione: dato che nel- 1'uso contrastivo 1a negazione non pud quaiificare che un solo co- stituente per volta, se si tratta dell'avverbio non pud essere che questo a cambiare, restando immutato il resto della frase: (75) Non fortunatamente, ma sfortunatamente Giuseppe vincera 1'in carico. Il costituente "contrastato" viene quindi sostituite con la frase ma-benst. Prendiamo per esempio eB (76) Non @ Carla che & uscita?3, In quanto negazione refutativa, essa richiede, come si @ visto, la assunzione positiva "@ Carla che & uscita" che a sua volta, inquan to contrastiva, richiede un'assunzione come "x @ uscito". Abbiamo cosi tutti i pezzi richiesti per ricostruire lo schema del ma. Con sideriamo (77) Non @ partito Mario ma Luigi. p" sara "x & partito"; 7 " "Mario 8 partito" e "q" “Luigi & parti. to". La frase che precede mz non corrisponde quindi a "p", ma alla negazione di "r" » che viene in seguito escluso da cid che segue il ma. Vi @ infatti in questa costruzione una ridondanza che la ren de particolarmente adatta per scopi retorici, anche perché crea u~ na equivalenza a volte artificiosa tra cid che segue e cid che pre cede il ma nei confronti di "r": come si & detto, "q" infatti 50 sclude "r" sostituendone un componente. Operativamente, "r", anziché seguire il primo termine della congiunzione, come avviene nel caso di eppure, lo precede. Questa ipotesi sembra confermata dal fatto che, qualora venga esplicitato il primo termine della contrapposizione, il non potra essere prece duto da eppure: (78) - Di dov'é Pierre? - Ha un nome francese, quindi sara francese! - Ti sbagli, ha un nome francese, eppure non @ francese ma i taliano. Anche questo caso viene quindi ricondotto, nonostante 1'appa~ rente diversita, allo schema generale del ma. 6.4. Ma non sostituibile. 11 criterio della sostituibilita & sempre abbastanza opinabile, poiché, come si @ visto per esempio paragonando il ma con l'eppure, la sostituzione porta invariabil ~ mente con sé sfumature diverse, spesso assai significative.In real tA, i casi che ho voluto raggruppare in questa classe sono in gene re casi di ma in inizio di frase, come quelli esemplificati dalla (19) e dalla (20). 6.4.1. la (19) (Cappuecetto rosso coglieva fiort nel bosco. Ma improvvisamente ecc.) appartiene a un tipo molto diffuso nella narrativa infantile, favolistica, e il ma potrebbe essere tranquil lamente eliminato. L'avversativa, svolge perS una funzione retorica per cui l'evento narrato dopo il ma viene ad assumere 1'aspetto di qualcosa di nuovo, di inaspettato e che crea quindi nel lettore un effetto di emozionante suspence. L'eppure nella stessa posizione non avrebbe senso proprio perché, come si @ accennato, il rapporto di opposizione non @ posto tra gli eventi narrati, ma tra 1'assun- zione del secondo termine e possibili assunzioni inferibili dalla vicenda precedente. 6.4.2, Pid interessanti sono forse i casi di ma preposto a domande, siano esse domande in senso proprio, ovverc richieste di 51 informazione: (79) Ma hai aperto la porta? dove evidentemente qualcosa induce in parlante a pensare che l'or- dine o la richiesta precedente non siano stati eseguiti, sia quel- le che Crisari (1973) chiama "domande non istituzionali" (80) Ma sei matto? (81) Ma chi ti credi di essere? (82) Ma non vedi che @ chiuso? In tutti i casi direi che 1'elementé comune @ 1'atteggiamen- to critico, negativo, del parlante rispetto ad una situazione de- terminata dall'ascoltatore. Cid concorda con il fatto che solo a una gamma limitata delle domande elencate da Crisari possa essere Preposto congruentemente il ma, appunto a quelle in cui si suppo- ne una presupposizione di non opportunita o simili. Se nella doman da priva di ma: (83) Ti serve davvero? probabilmente il parlante si limita a invitare l'ascoltatore a ri- considerare le sue proposte o decisioni, con il ma: (77a) Ma ti serve davvero? egli entra in primo piano comunicando anche ia sua opinione negati. va. Poniamo che A dica a B che vuole comprare una nuova automobile e che B giudichi 1'acquisto inutile. La frase-ma corrispondente a tale situazione potrebbe essere qualcosa di analogo a (83b) Vuoi comprare una macchina nuova, ma non ti serve. B giudica antieconomico verbalizzare il primo termine’ della coordi nazione dato che & stato-proprio 4 a dirglielo: ritiene "brutale" dire ad A che fa male, ed "eufemizza" la sua risposta trasformando la in una pseudo domanda da cui comunque traspare il suo giudizio negativo; "r" potrebbe essere qualcosa come "la macchina ti dovreb be servire"™. L'interesse di queste frasi deriva comunque non. tanto dalla particolare struttura, quanto dal contenuto che permette di ricostruire i termini mancanti. Ritengo quindi pit interessante e- saminarli dal punto di vista pragmatico. 52 NOTE 1 Ringrazio gli amici che mi hanno aiutato e incoraggiato nel corso del lavoro, T-Musatti, L.F.Pusch, B.Zonta e soprattutto G.Ba rosso. L'articolo 8 apparso in una versione preliminare nel 1974 co Rapporto Tecnico dell'Istituto di Psicologia del C.N.R., Roma. 2 La frase fa parte dei testi usati da Bortolini e Zampolli per la compilazione del lessico di frequenza dell'italiano. Anche altri esempi usati nel testo sono tratti, o ispirati, dal materia~ le tabulato messomi gentilmente a disposizione. 3 Ho visto troppo tardi il lavoro di Irena Bellert (1966) per tenerne conto in questo scritto. “ I) suggerimento.mi & stato dato da Luise F.Pusch. 5 V.S.Ceccato, "Costruzione di un soggetto celebre" in Un tec nico tra i filosofi, vol. Il, Padova 1966; B.Zonta, "Spunti di gram matica operativa", Centro di Cibernetica e di Attivita Linguisti che, Milano 1973. © Del resto, dopo anni di discussioni, la questione delle pre supposizioni @ ben lontana dall'essere chiarita; anzi, nel passag- gio dai logici e filosofi del linguaggio ai linguisti, si 8 forse ancora piii complitata. Fino al 1972, si pud vedere 1a bibliografia di Zuber (1972); negli ultimi anni si pud dire che non vi sia lin- guista che direttamente o indirettamente non abbia toccato il pro- blema. Citerd solo gli atti della "Texas Conference on Performati- ves, Conversational Implicature, and Presuppositions", marzo 1973, e l'antologia a cura di Pet®fi e Franck, Prdsuppositionen, Franco- forte 1973, specificamente dedicata all'argomento. 7 “Le locuteur, aprés avoir prononcé la premiére proposition P» prévoit que le destinataire en tirera une conclusion "r". La deuxiéme proposition q, précédée d'un mais, tend alors a empécher cette éventuelle conclusion, en signalant un nouveau fait, qui la contradit" (p. 129). 8 v. anche L.G.Hutchinson, "Presupposition and Belief-inferen ces" in Papers from the 7th regional meeting of the Chicago Lingut stic Soctety,Chicago 1971. 9 Si vedra dall'uso fatto in seguito che intendo parafrasi nel senso molto ampio di frasi che, in un determinato contesto,con vogliamo entro certi limiti lo stesso contenuto informativo, sia che abbiano una rappresentazione semantica analoga, cic8 con ugua- Li componenti ma distribuiti diversamente nelle unita superficia - li, sia che lo stesso contenuto informativo, ad esempio, in una frase sia portato dal contesto e nella parafrasi lessicaliazato in superficie. 53 10 Soggetto e predicato in termini di grammatica tradizionale e, se si vuole, "superficiali" 11 cCastelfranchi e Parisi (1974) sono giunti.indipendentemen- te ad un'analoga conclusione studiando appunto le modalita della valutazione. 12 Ltinformazione & di Grazia Atti 13 $i potrebbe forse parlare di un componente NEG in "q", con l'avvertenza perd di distinguerlo dalla lessicalizzazione non. I1 componente NEG potrebbe cia3 lessicalizzarsi sia con 1'aggiunta di un mon in q, sia con la sua cancellaziéne (quando si dica ade sempio che "8 béllo" nega "non @ bello"), sia con l'aggiunta o la eliminazione di un prefisso (onesto/disonesto; morale/immorale, ecc.), sia con la sostituzione di un antonimo. V. per esempio a proposito della doppia negazione R.Martin (1974). Direi comunque che anche nella formulazione di Lakoff l'ope ratore di negazione dovrebbe comparire nell'asserzione di S2 enon nella presupposizione. Sz ha infatti una funzione refutativa e ri chiede una precedente assunzione positiva. 14 Mi 8 stato chiesto perch® parlo di pensieri "nr", "p" e "q" © non pongo, come Lakoff, le frasi direttamente in rapporto. Una prima obiezione superficiale riguarda, come ho appena mostrato, l'operatore di negazione. C'8 comunque un motivo pid di fondo, a mio parere, per tenere distinti pensiero designato e espressione designante; infatti, che $1 implichi la negazione di S) costitui ~ sce una condizione per costruire sensatamente frasi S7 eppure Sz, ma non ne @ l'analisi del pensiero corrispondente. Quella che in logica o in matematica pud essere una semplificazione (appunto da x=j e j=z si pud ottenere x=z), in una descrizione operativa si- gnificherebbe saltare un passaggio. Un po' come se volendo descri vere quello che & successo in una stanza si dicesse "niente" anzi ch8, per esempio "il gatto 8 entrato e poi & uscito", dato che co mundue il gatto non c'é. 15 Non c'é nessuna differenza a questo proposito tra implica- zione materiale e implicazione naturale o fra valori di verita e valori di probabilita. V. per questo Matalon (1962) e Grize e Ma- talon. (1962). 16 Un elemento che:Lakoff non ha messo in luce, forse per la sua ovvieta, 8 appunto che l'accettabilit& di una frase controa — spettativa richiede che sia plausibile non solo il rapporto. condi zionale, ma anche la sua violabilita. E’ nato a Parigt eppure non in Francia (v. gli esempi analoghi in Hurford (1974) & accettabi le solo se si ammette un'eccezione, ad esempio il territorio del- le ambasciate, al principio che nascere in wna citta comporta na~ scere nella nazione cui quella citta appartiene, e via di seguito. E' uno dei motivi per cui preferisco parlare di ‘un "vapporto con~ dizionale" anzich8 di implicazione, riservando questo secondo ter mine all'implicazione logica. 54 17 Untaltra soluzione, analoga a quella adottata da Puglielli e Parisi (1972) per avverbi come probabilmente, ecc., riportata anche in Parisi e Antinucci (1973) per spiegare 1'ambiguita di fra si come Franco @ useito perché le finestre erano chiuse, sarebbe quella della sopra 0 sotto-performativita. In questo caso cid vor rebbe dire solo che l'intonazione marcherebbe la trasformazione di un indizio in una causa, inserendo come sanatore un componente di assunzione: "che Pierino non abbia pianto" viene considerato l'indizio che "dovrebbe essere pid grande" e quindi facilmente trasformato nella causa di un (mio o di chicchessia)"assumere che dovrebbe essere pid grande". La soluzione presenta a mio avviso alcuni svantaggi: a) introdurre in forma ancora un po' oscura il performativo in fatti che dovrebbero essere presupposizionali sen. za ancora una netta distinzione tra la parte pil strettamente per formativa (alla Austin) e quella "assunzionale" del componente performativo; b) ridurre tutti i rapporti condizionali a rappor- ti causali e indiziali. Gia Matalon parlando dell'inferenza aveva accénnato a come il rapporto "se...allora" potrebbe essere artico labile, oltre che in "causalita" e "indizio", anche in "condizio- ne" e probabilmente in altri rapporti ancora; si pud pensare alla causa finale, alla causa necessaria e non sufficiente, alla con- temporaneita (Se sta arrtvando il dtretto da Napoli, allora [ teo- ricanente] sta partendo il rapido per Homa), 1a compresenza (Se e'2 la luce, allora | sicuramente] da qualche parte c'é il contato re), ecc.;'e) occorrerebbe provare che tutti i casi di rapporto in diziale sono marcati da quella particolare intonazione, mentre, con tutte le incertezze che nascono quando si parla di fatti sfug genti come 1'intonazione,m: sembrano gid possibili esempi contra- ri (39) Il piatto si 8 rotto, eppure non 3 mai caduto (40) Le luei sono accese eppure in casa non c'8 nessuno (41) Insegna all'Universita eppure non ha la licenza media. 18 Ho usato l'imperfetto negli esempi, e non il presente, per evitare l'ulteriore ambiguita di una possibile interpretazione ri petitiva: Bruna va sempre all'Universita e la trova sempre chiu— eal 19 Nel modello Parisi e Antinucci (1973) questa differenza po trebbe essere rappresentata dalla "sottoperformativita" del rap porto di congiunzione espresso da eppure rispetto alla "sopraper- formativita" del ma. Si giustificherebbe cosi perché siano pid a- derenti al primo che non al secondo parafrasi con clausole subor- dinative (ad esempic del tipo pur + gerundio) e perché solo nelle frasi-ma F] e F2 possano avere performativi diversi: (53) Io vado al cinema, ma tu che fa: (53a) *Io vado al cinema, eppure tu che fai? (54) Piove, ma va' lo stesso! (54a) *Piove, eppure va! lo stesso! 20 Probabilmente @ per lo stesso motivo che eppure non pud so stituirsi a ma nei casi di "presupposizioni lessicali" come: (55) ~ Hai smesso di fumare? = Ma io non ho mai fumato? 55 21 Luise F.Pusch (1973) ha compiuto uno studio approfondito sulla differenza tra aber e sondern che si @ dimostrato utile an- che per l'italiano, in particolare per individuare i contesti in cui ma pud essere sostituito da benst. 22 Naturalmente non @ da considerare tautologica un'espressio ne come Brutto, ma brutto...! dove i due brutto si riferiscono a due situazioni diverse, grosso modo un “brutto come si pud immagi. nare' e un "brutto pid di quanto si possa immaginare". 23 Se la frase negativa contrastiva non @ seguita dall'asser- zione positiva che sostituisce il costituente "contrastato" = mi sembra obbligatoria l’estraposizione, che serve a isolare appun- to il costituente da sostituire. Questo spiega anche il perché delle cancellazioni, se non obbligatorie comunque preferibili,nei casi ma-benst; esse svolgono questa funzione di isolamento. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI AA.W. (1973) Papers from the Temas Conference on Performatives, Conversational Inplicature and Presuppositions. University of Texas at Austin. Austin, Texas. Antinucci, F. & Volterra, V. (1973) "Lo sviluppo della negazione nel linguaggio infantile: uno studio pragmatico". R.T. 106. Istituto di Psicologia del CNR,Roma. Bellert, I. (1966) "On Certain Syntactical Properties of the En~ glish Connectives and and but", ristampato in Plétz (1972). Brunot, F. (1965) La pensée et la langue, Paris. Castelfranchi, C. & Parisi, D. (1974) "Modi di valutare", Istitu~ to di Psicologia del CNR, Roma. Ceccato, $. (1966) Um tecnico tra i filosofi, vol. Il, Padova. Ceccato, S. (1968) Cébernetica per tutti, vol. I, Milano. Crisari, M. 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I testi presi in esame sono: Il Novellino (Iw); I testd Sangimignanest del secolo XIII e della prima meta del secolo XIV (Sg); IL libro de' Viat e delle Virtudi (Lb); Franmenti d'un li- bro di conti di banckiert Fiorentini e Libro delle Tavole di Rie comanno Jacopt, tratti dai Test Fiorentint (Fr)}. 1.0 Ci siamo occupati solo dei costituenti nucleari, cioé del verbo e dei suoi argomenti; inoltre, per poter stabilire va~ lore e funzione delle posizioni ordinarie di tali costituenti, abbiamo ovviamente dovuto escludere i casi in cui si poteva ri- scontrare su uno di essi un ‘accento enfatico Iniziamo con 1'esaminare alcune frasi in cui compare una se quenza OV: (1) Albertino Paganelli no die dare libre xlij e soldi viiij meno denari ij per rasione ke fue per San Brocoli ke i diede Arnol fino a Bologna; e'l compimento de dare a Mainetto, e de paga- re per San Pietro, (Fr 10, 30) (2) E Simone e Lapo fratelli ebero in parte tuti i denari che Bal dovino avea dati loro...; ¢quesstt denart aveano autt in tor- nesi ed in altre chose. (Fr 33,4) (3) Anzi in quel medesimo popolo, che s'apellava di Dio, v'assa— limmo, e combattemmo con voi; e avegna che dal cominciamento 58 faceste gran pugna e vi difendeste francamente da no dassezzo quetla pugna perdeste. (Lb 95,14) (4) Uno borghese di Bari andd in romeaggio e lascid trecento bi- santi aun suo amico conqueste condizioni e patti: - Io andrd, siccome a Dio piacera; e s'io non rivenisse, dara'liper I'a nima mia; e s'io rivegno a certo termine, dara'mene quello che tu vorrai -. And} il pellegrino in romeaggio, e rivenne al termine ordinato, e radomandd i bisanti. suoi,.. - Ben di- cesti, - disse l'amico - te’, diece bisanti ti voglio rende- ves ¢ dugento novanta mi tengo -. (I 809, 14). (5) Piero Tavoliere fu grande uomo d'avere, e venne tanto miseri cordioso che'mprima tutto l'avere dispese a' poveri per Dio, e poi, quando tutto ebbe dato, ed elli si fece vendere, eZ prezzo diede a'povert tutto. (Mv 813, 4) (6) Uno medico di Tolosa tolse per moglie una gentile donna di Tolosa,... In due mesi fece una fanciulla, Il medico non ne mostrd nullo cruccio, anzi... molto onorce la donna nel par- to. Dopo il parto si le disse: - Madonna, io v'ho onorata quant'i'ho potuto, Priegovi, per amore di me, che voi ritor- niate omai a casa di vostro padre. E la vostra figliuola io terrd a grande onore. (ity 837, 7) (7) Ricevetti una vostra lettera di v di ferraio, ne la quale mi scriveste che altre letter(e) ch'erano con essa io dessi a chut dicevano, e spezialmente quella che diceva a li Anziani © al Comune di Pisa: questa ebbi bene, altre no niuna. Quet- la degli Anziani diedi in presente e poi tornai per la rispo sta. (Sg 87, 3) Leggendo le parti in corsivo, ci si accorge subito che, se dovessimo pronunciare tali sequenze OV in italiano contempora— neo, con lo stesso valore che esse hanno nei passi citati, valo xe che pud essere facilmente dedotto dal contesto, aggiungerem- mo, collocandolo in un posto opportuno, un pronome, cio® direm- 59 mo per es: e quest? denart 1i avevano avutt..., alla fine quel- la battaglia la perdeste..., a te, diect bisantt te li voglio render to la terrd in grande onore, ete. i duecento novanta me li tengo, e la vostra figliola Questo comportamento dimostra che, da un lato, noi perce — piamo tali sequenze come non del tutto accettabili oggi; dal- 1'altro, ne comprendiamo il significato e, soprattutto, indivi- duiamo correttamente il valore comunicativo del nominale (N) an temposto al V, che @ appunto quello stesso valore che in italia no contemporaneo 1'0 anteposto assume quando @ seguito dalla "ripresa pronominale". In altre parole, una sequenza OV dell'i- taliano duecentesco pud avere la stessa funzione comunicativa che nell'italiano di oggi compete alla sequenza 0 PRONOME V, nella quale 1°0, anteposto al V per effetto di una regola di'"di slocazione a sinistra"? > convoglia una cosi detta informazione DATA, Come @ noto tale regola, opzionale, opera soltanto se si verificano le condizioni seguenti: 1) Lfelemento spostato ® gia stato introdotto precedentemente nel discorso o nel testo; oppure il suo referente & inmedia— tamente deducibile per 1'ascoltatore (lettore) dalla situa— zione generale della conversazione o dal contesto situaziona le (condizione obiettiva, necessaria ma non sufficiente); 2) il parlante (scrittore) "assume" che quancosa & "dato" o pre sente all'attenzione del suo interlocutore (1ettore) in vir~ ta di qualcuna delle condizioni su specificate. Questo fatto re ® soggettivo ma tuttavia determinante, poiché, se pure si realizzano le condizioni di cui al n. 1, il parlante pud "non assumere" che quel "qualcosa" @ presente all'attenzione del suo interlocutore, di conseguenza si esprimer& seguendo 1'or dine normale. E' facile convincersi, osservando il contesto, che gliN og getto nelle sequenze sottolineate apportano informazione DATA: nella (1) compimento e nella (5) prezzo sono informazione DATA 60 perché facilmente deducibili dalle nozioni espresse nel conte — sto immediatamente precedente: rispettivamente... no die dare Libre xlij e soldi vitij meno denari ij... (sista parlando di un debito che deve essere risarcito, e si tratta ovviamente del compimento del debito), e ed elli st fece vendere (prezzo, nel senso qui di "ricavato" & nozione profondamente implicata nel- l'atto del vendere), Ugualmente nella (4) ¢ dugento novanta 8 DATO poiché designa la somma che rimane dei trecento bisanti i- niziali meno i diece bisanti che 1'amico intende rendere al pel legrino, Quanto poi alla prima sequenza OV cio’ diece bisantt tt voglio rendere, si pud interpretare sia come DATA (gli ele— menti di una "elencazione" sono DATI), sia come NUOVA (1'amico del pellegrino potrebbe voler mettere in evidenza che egli ha intenzione di restituirgli "solo" diece bisanti: in questo caso neanche nell'italiano di oggi andrebbe integrato un pronome,poi. ché la novita dell'0 & marcato dall'accento enfatico). nelle frasi (2), (3) e (6) denart, pugna e figliuola rispettivamente sono DATI poich® se ne parla poco prima; tra l’altro denart e pugna sono contrassegnati da un pronome anaforico, che & porta~ tore di informazione DATA par excellence. Lo stesso vale per questa ebbt bene e quella degli Anatant diedi in presente nella (7), mentre altre letter(e) 8 DATO in virtd della relativa restrittiva che le qualifica: seriveste che altre letter(e) ch'erano con essa to desst a etc. Dunque, anche nell'italiano duecentesco cperava una regola. di spostamento a sinistra dell'0 quando questo era apportatore di informazione DATA, ma la sua anteposizione al V si attuava senza 1'intervento del pronome. Spiegheremo in seguito il moti- vo per cui oggi, a differenza di allora, occorre la ripresa pro nominale. Quanto abbiamo rilevato rappresenta lo standard; tuttavia compaiono, sebbene rari, anche casi di costrutto 0 PRONOME V: (due in Fr, due in Nv, e due in 5y)3, (8) Quessti denari ch'io abo auti da Bonfilgluolo, che ssono is~ 61 scriti quiie, iio Manno si ZgZi isspesi per la familglia di Baldovino. (Fr 16,9; cfr. 30, 12) (9) -Rendi i dugento novanta bisanti al pellegrino, e'l pellegri no ne dea a te i diece che tu li ha renduti; perd che'l patto fu tale: cid che tu vorrai mi renderai. Onde i dugento novan- ta ne’ wuoli, rendild, e i diece che tu non volei, prendi. (Wo 810, 1; cfr. 801, 3) (10) Ancho, che se avenisse, la quale cosa Idio cessi, che alchuno della detta arte, egli od alchunodi sua famiglia Idio Zo chia masse a 8... (Sg 122,143 cfr. 146,3) Interessante 8 l'esempio (9) poich® offre, 1'uno accanto al- Laltro i due costrutti OV con e senza ripresa pronominale: ren~ dilé e prendi. 1.1 Passiamo a considerare ora un altro tipo di fenomeni no- tati nei nostri testi, relativi alla posizione del N soggetto ri- spetto al Ve alla sua funzione comunicativa. Come @ noto, nell'italiano di oggi in una sequenza Lineare cid che 8 DATO tende ad occupare il primo posto, cid che & NUOVO Ltultimo; in particolare, & stata individuata da pi parti la ten denza a "contrassegnare la’novita comunicativa del soggetto me- diante la sua posposizione al verbo"5, Opera dunque in italiano una regola di spostamento del S a destra del V®, spostamento che rende il § NUOVO, cio& oggetto della asserzione del parlante. Ta~ le spostamento, possibile tout-court con gli intransitivi, @ pos- sibile con i transitivi solo se contemporaneamente si attua la te matizzazione dell'O (vedi oltre): la mela, "ha mangiata Carlo frase con la quale il parlante mette in evidenza, “asserisce" che Carlo e non pet es. Giovanni ® stato colui che ha mangiato la mo- la, fatto questo considerato invece come noto. Esaminiamo ora le frasi seguenti in cui compare un sequenca VS: 62 (11) Item ci diede Jacopo soldi evj: rekd Jacopo, cinque di anzi kalende ottobre. (Fr 5,2) (12) Item ci di8 Jakopo soldi xxx: rekd Aldobrandino. (Fr 5,5) (13) Itemci di& Orlandino libre x: rekd Kambio dalo Scotto pez~ zaio libre tre, e da Jakopo del Campo libre quattro meno soldi tre, e le tre Libre e tre soldi diede Orlandino — di ssua mano a quessto termine di ssopra (Fr 8,25) (14) Amadore e Ducio fratelli, f.Marini, deono dare in picioli libre declxv, che ne demo loro quatrociento trenta treie fiorini d'oro... Equessti denart paghd Amadore per not. a choloro che diraie in questa medesima faccia. (Fr 32, 5) (15) La qual cosa ebbe Dio onnipotente si per male che tutta quel. la gente abandond a' demoai e a! Vizi... E disse Dio onnipo. tente a quella stagione di sua bocca: Pentomi ch'i'ho fatto 1'uomo: e andonne ad uno che si chiamava Abraam,... e dis- se: Io vo' di te' far nascere gente la qual s'apelli mio popolo,... E affermato il detto patto fra loro, st partio Idio onntpotente, e servolli tutti i patti che promessi li avea. (Lb 94, 23) (16) -0 Superbia,... giaci oggimai abbattuta e morta,... che ben t'@ incontrato quello che dicé il Vangelo: I superbi abbatte Idio e falli-eadere; e a 1i umili da grazia e falli montare. (Lb 98,15)? (17) Tl giovane stava pensoso; vide passare per lo cammino gente assai nobile, secondo l'arnese e secondo le persone. Il cam mino correa a pi® del palagio. Comandd questo giovane che fossero tutte quelle genti menate dinanzi da lui. Fue ubbi- dita la sua voluntade, e vennero i viandanti dinanzi da lui. (iv 807, 4) (18) Ma innanzi ch'elli (il re Giovane) morisse vennero a lui tutti i suoi creditori e adomandaro loro tesoro ch'a lui aveano prestato. Il re Giovane rispose: - Signori, a mala 63 stagione venite, ché'l vostro tesoro & dispeso; ~ Morio questi. (Iv 816, 24) (19) Questo Saladino, al tempo del suo soldanato, ordind una trie gua tra lui e' Cristiani, e disse di volere vedere i nostri modi, e se gli piacessero diverrebbe cristiano. Fermossi la triegua, Venne il Saladino in persona a vedere la costumade' Cristiani. (Wv 821, 3) (20) Udirono nostre parole ¢ insieme con noi ne dolsero, e cosi insieme tucti presso .c. andaro al Conte,.., di che insomma seguio (con)siglio di savi nel quale si prese e vinse,..,che li p(re)gioni renduti ci fossero..., e che lo Comune di Pisa paghi in cid quello ch(e) bisongnia,a la masnada, e nel Con~ te.si rimise di (con)tentar la masnada per lo Comune di Pi- sa. Avemoli voluti: dcet detto lo Conte che cid farae, ma vuole ch(e) per noi si faccia intorno a la pace cid ch(e) si » Vero @ che @ voluta pagaria di cee fior. lo Conte...: B volea la paga~ (con)viene, avemo risposto che cid ne piace. ria, o di rappresentare li_p(re)gioni a sua volonta, o di pagare li ccc fior, Crediamo oggi riaverli senga farla. E se pur si (con)venisse fare, farannola li amici de li pregio— ni... Rondenet certi li amiei che lo fatto ar& buon fine. (Sg 91,3) Come & facile constatare dal testo, gliN oggetto nella se~ quenza sottolineata della (13) sono DATI, quindi anteposti al V (manca anche qui la ripresa pronominale); ma 1'N soggetto, seb- bene posposto al V, non & NUOVO, cio® non @ marcato, esso solo, come apportatore di informazione nuova, cosi come accade in ita~ liano moderno quando si trova in tale posizione. Oggi una —se~ quenza del genere risulterebbe mal formata e dovremmo esprimerci nel modo seguente: e le tre libre e 1 tre soldi Orlandino li die de di sua mano etc. Lo stesso discorso vale per la frase (14), e per la (16), dove i superbi e gli wnili sono DATI per “elencazio ne" oltre ad essere nozioni deducibili da 0 Superbia citato poco 64 prima; Idéo, d'altra parte, non & certamente marcato come NUOVO, esso solo, valore che avrebbe se la sequenza fosse in italiano mo derno (vale a dire, il valore: li abbatte Iddio, e non qualeunal- tro). Tuttavia ancora una volta esso & posposto al V; oggi in una sequenza con S non esplicitamente marcata come NUOVO, S non pud che anteporsi al V: Iddio i superbi 1¢ abbatte etc. oppure I su~ perbi Iddio li abbatte etc, Cosi pure non sono NUOVI (e il conte~ sto lo mostra in modo equivalente) 1'N soggetto delle sequenze sottolineate nelle rimanenti frasi, n& sembra accettabile, in ta~ li contesti, la presenza di un forte accento enfatico sui singo- li V, artificio che, ristabilendo la corretta distribuzione di DA TO/NUOVO, giustificherebbe la loro posizione. Per quanto riguarda poi le frasi (11) e (13) anche esse contengono una sequenza VS con S non marcato come NUOVO; inoltre nella seconda 1'N soggetto @ gid stato citato precedentemente. Seguono due frasi che contengono una sequenza CVS, con 1'ar~ gomento non-soggetto anteposto al V, sicuramente per tematizzazio ne, dove con "tematizzazione” intendiamo lo spostamento in prima posizione della sequenza lineare di un costituente allo scopo di renderlo DATO e "topic", (cfr. oltre p. 70 sgg.), © 1'argomento soggetto ancora una volta posposto sebbene non sia NUOVO®., Come ci si pud render conto leggendo tali frasi, sequenze cosi formate risulterebbero oggi del tutto inaccettabili. Che il soggetto non sia NUOVO nella (21) @ evidente, nella (22) novella non @ NUOVO in quanto esprime una nozione chiaramente deducibile dal conte — sto precedente. (21) Ma... poscia che la Fede Pagana fu scesa in terra co la‘ sua gente. ..da che vide che la Fede Cristiana non ebbe ardimento di rincontrarla, venne pigliando tutta la terra in qualunque par te andava,.., Wel reame di Francia, che stette fermo, fug — gio la Fede Cristiana, (Lb 82,13) (22) 1 tempo era di primavera; donne si veniano a diportare alla fontana; videro il bello Narcis affogato. Con grandissimo pianto lo trassero della fonte, e cosi ritto 1'appoggiaro 65 alle sponde; onde’ dinanzt allo dio d'amore andd la novella. (Nv 836, 5) Questa tendenza a posporre il $ al V, anche quando non lo si voglia segnalare come NUOVO, trova conferma nella occorrenza di sequenze VS{Q} del tutto neutre (sequenze cio’ in cui tutta 1'informazione & offerta come NUOVA) oggi non pil accettabili co me ordini di base?. In Fr poi esse sembrano costituire quasi la norma!®, specialmente all'inizio di paragrafo o di periodo, men- tre Lordine SV{Q} sembra rappresentare un ordine marcato rispet to al 8, vale a dire la sua anteposizione al V sembra il risulta to di un processo di tematizzazione del $ stesso. (23) Angiolino ci & dato libre xj di ssua mano quatro di anzi ka lende giugnio. Item ct dié Benivtent galigaio per Angiolino Libre ti, e soldi a: vekd Albizo.da f Ferrara peazato di Lun garno a questo termine. (Fr 8,22) (24) Item Guidalotto die avire libre xiij:... Rekd Rieiardo soldi wunitij e denart ij. (Fr 12,16) (25) Anno dato Lanberto e chompangni in fiorini in kalende aprile nel lxxiiij, libre dj. (Fr 20,33) . Le seguenti tre “frasi contengono ugualmente una sequenza Vs{Q}, ma con $ gia noto dal contesto precedente: (26) -Figliuolo mio, fatte sono le battaglie tra' VizT e le Vir- ti; sola 8 rimasa quella della Fede Cristiana co la Fede Pa gana per racquistare la terra d'oltremare. Ma questa guerra & ammannata gran tempo di durare,... E anche assai richiede rd quella guerra gran gente. (Ib 100, 11) (27) Avenne un giorno che a questo signore fu appresentato delle pa rti di Spagna un nobile destriere di gran podere e di bella guisa. Adomandé lo signore mariscalchi per sapere la bonta del destriere. (lv 800,2) (17) ...Fue ubbidita la sua voluntade, e vennero i viandanti di- nanzt da lut.1) (Nv 807,8) 66 (28) Item anno tolto ¢ Tavernolone una pega di tera. (Sg 52,11) (29) Item prestoa Achopo a Talento «l., a parte prestante. (Sg 61, 9) In conclusione gli esempi recati mostrano che: 1) anche nell'italiano del Due-trecento c'era la possibilita di spostamento in prima posizione di un N della frase per tematizza zione, manon era diffusa ancora laripresa pronominale per0 e pro babilmente per C 12; 2) era abbastanza frequente l'occorrenza, dopo il V, di $ sebbe~ ne non fosse il solo NUOVO. Questo fattore ci permette di affer- mare che l'attualé régola di spostamento del $ dopo il V, allo scopo di renderlo NUOVO, cio® oggetto dell'asserzione del parlan. te, in tali casi non operava. Possiamo allora ipotizzare (in se- guito mostreremo come avallare tale ipotesi) per 1'italiano anti co lesistenza di sequenze di base in cui il V é seguito dai suoi argomenti, per cui, se un argomento non-soggetto viene. stratto e portato alla sinistra in funzione di tema (o topic), tutti gli altri, soggetto compreso, rimangono ovwviamente dopo il V, In altre parole, noi sosteniamo che se 1a posizione postverba le del S non & effetto di una'regola di spostamento, essa non pud che essere 1a sua posizione originaria. Se tale assunzione @ esatta, ne consegue che VS (X) @ un or dine non marcato. Questo @ comprovato dal fatto che esso, in quan to tale, in qualche contesto pud costituire tutta informazione NUOVA (ma non il solo $) come mostrano chiaramente, ed es., ° le frasi (12), (23), (24), (25), (28), (29), mentre gli ordini mar- cati che spostano a destra un elemento, rendono NUOVO solo quel- lo. Tale assunzione @ inoltre corroborata dalla occorrenza del- la frase (18) (e forse dalla (17)), dove il $ @ costituito da un Pronome anaforico, che, per definizione, non pud apportare infor mazione NUOVA, (si veda la discussione di talicasiin Lonzi, 1974). 1,2 Le subordixate mostrano un comportamento differente. Si posses riscontrare infatti, nei nostri testi, fatta esclusione 67 ; a eee 0 a ai Fr!3, ordini (Q}V,e, limitati al solo Lb, ${Q}V, senza che si sia tematizzazione dei N anteposti, come mostreranno chiaramente gli esempi. seguenti: (30) Chi sarebbe di tanta bonta, che conoscegse e credesse e amas: se e ubidisse e reverisse Dio nostro signore,... e fosse si savio... che il bene dal male e la cosa giusta da la non giu- sta... conoscesse... © fosse d'animo temperato tanto, che li desidert de la carne a + costrignesse e temperasse ete. (Lb117, (31) -Messere, io trovai costui in cammino: domanda'lo ove andava, © perché. Dissemi che ad Alessandro andava perché li donasse (Mv 802, 26) (32) -Messere,:.. io per amore di voi volendo in tutta lasciare il mondo e vestirmi di drappi di religione, piaccia a voi di do- narmi una nobile grazia, cic8 che un torntamento feggia, 18 ove s'armi-la nobilta di cavalieri. (Nv 845,12) (33) De la pena di chi aleuna villanta o inturia dicesse al conso- lo de la detta arte. (Sg 102,13) (34) Ancho ordiniamo che'l consolo... debbia fare richiederé tutti giurati a la detta arte e quelli domandare se a le facgioni detl'arte vogliono stare. (Sg 129,22) (35) De 1a pena al consolo che proponesse e a chi aringasse, che alcuna condennagione si rimettesse. (S$ 130,13) (36) ...ché non era verisimile che Dio onnipotente la Fede... ta- seiasse perire, (Lb 88,10)15, (37) Ne sarebbe gran disinore se..:; nostro ferro di vostro sangue st sozzasse. (Lb 96,19)16, 1,3 Abbiamo presentato finora alcuni tipi di ordine delle pa role, cercando di coglierne, nei limiti del possibile, la funziona lita dal punto di vista della organizzazione del discorso. Ma so- no stati presentati isolatamente, come fossero fenomeni indipen — 68 denti 1'uno dall'altro, In realt& essi sono facilmente coordina~ bili e riducibili ad-un unico denominatore comune, se valutati nella prospettiva di una appropriata teoria della sintassi e del la sua evoluzione diacronica, F.Antinucci (1975) ha introdotto a na tipologia Linguistica che possa spiegare "perché le lingue si presentano organizzate in certi modi anziché in altri, e come siano tra loro interrelati tali modi", Infatti, come detto da L,Hjelmslev (1966, pag. 128-129), "solo una tipologia linguisti-~ caci permette di comprendere quali strutture linguistiche sono possibili e perch tali strutture sono possibili mentre _altre non lo sono..., € quali sono le leggi generali secondo le quali le lingue cambiano e le possibilita di cambiamento che un dato tipo comporta”. Ogni. lingua pud essere considerata un meccanismo di proie — zione, cio8.un meccanismo, regolare e sistematico, che proietta il significato, composto di una serie di configurazioni semanti- che organizzate gerarchicamente, in una sequenza di suoni, dispo sti secondo un ordine lineare. Se consideriamo la rappresentazione semantica di una frase ad un solo argomento, e indichiamo con V il pre- dicato e con N l'argomento, la linearizzazione ammettera a priort due soluzioni: 1'elemento lessicale che linearizza N pud precedere o seguire l"elemento che linearizza V nell'ordine 1i- neare da sinistra a destra: 1) NV 2) VN Se la frase & a due argomenti si avranno ben tre possibili- tA teoriche; ma sussiste ‘un " principio costruttivo" che prevede che l'accrescimento della sequenza lineare, dovuta ad un accre- scimento della rappresentazione semantica, avvenga sempre nella stessa direzione: cio’ la proiezione dei N deve attuarsi o tutta sulla sinistra o tutta sulla destra dell’elemento che proiettaV; per cui delle suddette tre possibilita teoriche sono ammesse so~ lo le due seguenti: 69 3) 4) VNN NY Da questo punto di vista il latino @ una lingua che "co~ struisce a sinistra" 1'italiano invece @ und lingua che “costrui sce a destra"; esse hanno dunque due strutture simmetriche, ri: spettivamente NNV, VNN. Per quanto riguarda poi l'ordine reciproco del N, nel caso siano due o pit di due, tende ad occupare il posto pid vicino al la predicazione-il N che svolge il ruolo di “Oggetto profondo" (in termini di grammatica generativa il N che @ argomento di un componente semantico di "Stato"). Tale N dunque sara il primo nell'ordine lineare rispetto al la predicazione, naturalmente il primo a sinistra o a destra di V, a seconda del principio costruttivo della lingua in questio— ne, Qualora si verifichi un accrescimento nella rappresentazione semantica, si verifichera, in corrispondenza, nella sequenza li: neare, l'aggiunta di un N, e questa aggiunta avverra ovviamente a destra o a sinistra dello Oggetto profondo. Questa teoria,rende conto della struttura della frase dei due tipi di lingue che di fatto si riscontrano nel mondo, a meno vo e ov!7, della posizione del Ma, tale dimensione linearizzata si realizza a sua volta nella dimensione temporale: da questo punto di vista, come @ sta to messo in evidenza da piti parti!®, la frase si articola in una parte "data" definita variamente "tema" o "topic' e una parte “nuova" chiamata "rema" o "comment". La prima contiene un elemento su cui fa perno il contenuto informativo, la seconda apporta una informazione come relativa o pertinente a tale elemento. A sua volta ogni informazione gid da ta fungera da perno per ulteriori aggiunte di informazione. An~ che l'articolazione della frase in DATO/NUOVO dovra essere porta ta in superficie dal meccanismo di proiezione, dal momento che tale articolazione si correla strettamente col contenuto semanti co della frase stessa. 70 Dovr& esistere dunque un principio che possa regolare 1'o~ perare del meccanismo di proiezione rispetto alla informazione data o topicale. Secondo questo principio, definito di "formazione del Sog- getto" 1'informazione topicale tende universalmente ad apparire all'inizio della sequenza lineare, tende cic® ad occupare la po sizione pit a sinistra possibile. Questo @ ovvio dal momento che 1"informazione data non pud che essere offerta prima della informazione nuova, e prima, in una costruzione lineare, vuol dire "la posizione pil a sinistra possibile”. In linea teorica, qualunque elemento pud essere tematizza— to, cio& spostato in prima posizione in funzione di topic, (ab biamo gia discusso délla tematizzazione del N oggetto). Ma esi- ste una tendenza, di natura pregmatico-psicologica, secondo ia quale alcuni elementi sono pili suscettibili di altri ad essere tematizeati: a parita di condizione sono tendenzialmente pre~ scelti come topic i N rispetto alla predicazione; tra iN poi, la gerarchia naturale predilige quelli che sono “animati" ri- spetto ai "non-animati", e quelli che svolgono una funzione di "causa" rispetto a quelli che non hanno tale funzione. .In ter— mini fillmoriani tale gerarchia pud schematizzarsi nel modo se~ guente: E, atpo dove Z'Agent occupa il primo posto perché @ animato ed @ causa; L'Emperiencer e L'Instrument tendono ad occupare entrambi il se condo posto in forte conflittualita, il primo essendo animato ma non causa, il secondo causa ma non animato. Data ad es. una frase a due N, di cui l'uno 0 e l'altro A (ovvero il primo argomento di "Causa"), dalle due linearizzazio ni possibili (in virti del principio costruttivo e del princi— pio profondo) VOA, AOV, dopo L'applicazione del principio di for mazione del Soggetto avremo rispettivamente: AVO, AOV. L'effet- to 2 1a produzione della tipica struttura superficiale dei due 7 tipi di lingue pia frequenti nel mondo: SVO, SOV!%; nel primo ti po & compreso anche L'italiano, nel secondo il latino. 1.4 Tornando ora ai nostri testi, ricordiamo brevemente punti messi in evidenza dalla nostra analisi: 1) Tematizzazione dell'0 e delC senza ripresa pronominale; 2) Occorrenza di $ dopo V con $ non NUOVO; 3) Occorrenza, limitata alle sole subordinate, di sequenze (S)XV. Nelle lingue romanze, quindi anche nell'italiano antico, si ® completato il processo di spostamento dei N dalla sinistra (in doeuropeo e latino) alla destra del V (vedi anche la perdita dei casi, lo sviluppo delle preposizioni, 1a anteposizione dell'ausi liare al verbo, etc., caratteri propri delle lingue che costrui. scono a destra). Ma una volta completatosi tale processo, @ ne~ cessario lo spostamento a sinistra di un N in funzione di topic, e.questo per motivi pragmatici, cio® per segnalare quale & la informazione data. Se ipotizziamo che 1'italiano antico @ a que sto stadio, otteniamo 1'adeguatezza con i dati presentati: qua~ lunque N (S,0,C) pud essere spostato a sinistra come topic per segnalare 1'informazione data. Ma lo spostamento di uno di essi lascia naturalmente tutti gli altri dopo il V, poiché siamo di fronte ad una lingua che co struisce a destra, Se dunque lo spostamento riguarda un N argomento che non sia S, (nel nostro caso 0, e, meno frequentemente, C), il S viene a trovarsi dopo il V, ma non per effetto di un suo spostamento, (cfr. pag. 65) bensi perché quello & il suo posto originario, e cid spiega anche il fatto che S dopo il V, in tali casi, non ha valore di NUOVO. Nell'evoluzione successiva della sintassi (come nella sin~ tassi di molte altre lingue che derivano da lingue NNV), quello che abbiamo definito lo spostamento a sinistra di un N in funzio ne di topic (principio di formazione del Soggetto) diventa rigi- 72 do, cio® confinato al N pid alto nella gerarchia naturale dei topic (tipicamente 1'Agente)29, E cid perch8, avendo la lingua perso le indicazioni indipendenti delle funzioni semantiche dei N (casi), 1a prima posizione di un N-viene a segnalare anche la sua funzione semantica rispetto al V. E' facile comprendere come la situazione dell'italiano an- tico, in cui lo spostamento topicale & libero, vada incontro a difficolta nel recupero dei ruoli semantici: in frasi del tipo Il falco mangia il corvo con topicalizzazione libera, non si capisce chi 8 che mangia e chi & che viene mangiato, poich® falco potrebbe anche essere,ol tre che S, 1'0 profondo spostato in prima posizione. A questo punto l'ordine di-base diventa NVN, cio® SVX in cui $ costituisce tendenzialmente 1'A, cio’ il N pid alto nella gerarchia naturale dei topic. E proprio perché l'ordine si irri gidisce, se viene spostato alla sinistra del V per tematizzazio ne un N. differente da $, questo lascia dietro di s® una "trac cia" nella forma di un pronome; infatti esso viene spostato al di fuori del confine della struttura di frase, schematicamen [svo] of[sve] tet lasciatido incompleta la struttura stessa. Per la stessa ragio- te: ne di rigidita del pattern SVX, la posizione postverbale del 8, oggi, non pud che essere frutto di una regola di spostamento del S stesso, spostamento che diventa correlato col valore prag matico di S NUOVO, cio® come soggetto asserito. Lo sviluppo diacronico che abbiamo delineato ® confermato del resto dal comportamento delle subordinate. E' noto che 1a organizzazione sintattica delle subordinate si evolve con rit tardo rispetto a quella delle principali2!, Allo stadio corrispondente, esse mostrano ancora tracce della organizzazione a sinistra, cio della, "vecchia" costru— zione, Infatti in esse si pud riscontrare anche 1'ordine NNV,con verbo finale. Cid spiega perché 1'0 prima del V non debba esse~ re necessariamente tematizzato, e perch® @ possibile, sebbene or stQlv, in quanto tali N originano appunto in quella posizione: cfr. le fra si (30)...(37)?2, mai raro, trovare pii di un costituente prima del NOTE 1 Tl Novellino inLa prosa del Duecento, a cura di C.Segre e M. Marti, Verona, 1959; i Testd Sangimignanesi del secolo XIII e della prima meta del secolo XIV, a cura di A.Castellani, Fi renze, 1956; Testi fiorentini del Dugento e dei primi del Tre cento, a cura di A.Schiaffini, Firenze 1954; IL libro de! viz at e delle Virtudi di Bono Giamboni, a cura di C.Segre, Tori: no, 1968. I Testi Sangimignanesi sono una raccolta di testi di varia natura, velativi alla vita pubblica,amministrativa, civile del Comune; nonché di lettere di privati odi"sindaci™ © ambasciatori.. Sono compresi in essa anche gli "Ordinamenti dell'arte della lana” testo datato 1334, Come @ noto, gli sta tuti di corporazioni e confraternite sono per lo pid traduzio ni dal latino; a questo proposito possiamo tener presente quan to giustamente afferma lo Schiaffini nella sua introduzione ai Testi Piorentini: "I due Statuti di compagnie religiose in dubbiamente sono versioni pil o meno libere da testi in lati no notarile, ma si tratta di quel latino appunto che, a sua volta, risente e solo a questo patto diviene strumento dutt: le e preciso - un ben chiaro influsso dell'invincibile e pre~ potente volgare, cosi nel lessico come nella struttura sin— tattica". Dai Testt Piorentint abbiamo scelto solo due libri di conti: Franmenti di un libro di conti dé banchieri Pioren~ tint (1211) e Libro delle Tavole dt‘Riccomanno Jacopt (1272- 1277), poiché, data la natura del contenuto e lo scopo cui de vono assolvere, ci garantiscono un "volgare" alieno da artifi ci letterari o per lo pil stilisti¢i. Invece il Libro de! viz af e delle Virtudi, una delle "scritture originali" di Bono Giamboni, @ un'opera letteraria, a carattere filosofico alle- gorico-morale, direttamente ispirata dalla Paychomachia di Pru denzio. Anche qui va messa in evidenza, come fa lo stesso Se- gre nella sua introduzione all'opera, la autonomia di pensie- ro e di impostazione dell'autore rispetto alle sue numerose fonti. cfr. G, Cinque (1974a.) cfr. inoltre P.Tekavcic (1972),vol.II pag. 693-694: "l'inversione e dislocazione dell'oggetto, 8 pos 74 sibile anch'essa, qualora l'oggetto, per ragioni stilistiche, debba occupare il primo posto. In tal. caso la coerenza del s stema postula che l'oggetto sia rappresentato, al posto che spetta normalmente al sostituto, da un sostituto personale a~ tono che lo riprende e assicura la corretta interpretazione funzionale. E’ ben nota 1a ripresa: Pietro conosce bene Mario: Mario, Pietro lo conosce bene, Sebbene sia stato correttamente individuato il problema, pre- vale ancora una volta, la tendenza ad interpretare stilisti mente un fenomeno appartenente invece al dominio della sin~ tassi e della organizzazione della frase ai fini comunicativi. 18 La ripresa pronominale occorre in Fr solo due volte, _mentre quindici sono i casi di 0 anteposto con funzione di DATO sen- za vipresa, Nel Mv gli O afteposti senza ripresa sono quat— tro. Tale calcolo, come anche gli altri che seguiranno, é sta to fatto su uno spogiio del venti per cento. C.Segre, ad 1. osserva: "Prima di ne 8 omesso il relativo "che"; costruzione popolare". 5 Cr, T.Alisova, (1972),pag. 106-153, Cfr. inoltre "Gruppo di Pa dova" in S.L.I. 1974, © cfr, G.Cinque (1974 b). Gli ordini OVS sono abbastanza scarsi. Oltre quelli citati se ne contano solo altri due con S non NUOVO: My 806,8; 846,18. I seguenti presentano invece tutti $ NUOVO: Fr 10,6,10; 14, 173 19,33 25,313 26,9; 30,12. Sg 127,25. Cli ordini VS nei Nv con S non NUOVO costituiscono i1 trentatre~per-cento, men~ tre quelli con § NUOVO sono i1 doppio. Cf, perd Mv 802,34; Sg 139,19 dove compare un ordine CVS con tematizzazione di C e con S NUOVO, ° cer. "Gruppo di Padova" cit. pag. 156: "Antonio va a Roma, “Va a Roma Antonio; Antonio picchia Carlo; *Picchia Antonio Carlo. 10 G14 ordini VSO costituiscono nel Mv il cinque-per-cento, in Sg il tredici~per-cento; in Fr il quarantacinque~per-cento, mentre gli ordini SVO il quarantotto-per-cento. 11 31 contesto di questa. frase @ stato gid dato, cfr. pag. 6. 12 La tematizzazione di C @ pid difficile da individuarsi.Essa @ abbastanza rara rispetto all'alta frequenza della tematizza — zione di 0 (come, del resto, anche nell'italiano di oggi). Cfr, tuttavia la sequenza SCV in Sg 139,3: ...de’ grandi era~ no per fare contra al popolo di Ftrenge, e gente assai a Llo- ro petitione era per esserci, 1'unica in cui occorre 1a ripre sa pronominale et. i 13 'Nei due libri di conti la subordinata non @ sviluppata abba —

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