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Ci sono degli organuli che appartengono ad un’unica categoria e che non sono membranosi.
Questi elementi sono diversi tra loro, ma nell’insieme costituiscono il citoscheletro.
Non è solo uno scheletro, una struttura che dà forma e resistenza, ma interviene in numerose
funzioni che riguardano sia l’interno della cellula che la membrana cellulare.
Media i movimenti intracellulari (avvengono un gran numero di movimenti all’interno della cellula:
gli organuli hanno una topografia, ma ciò che origina dagli organuli si sposta e niente si sposta in
maniera casuale e passiva, tutto è guidato da un sistema complesso in cui il citoscheletro è
fondamentale).
Alcuni elementi del citoscheletro servono alle specializzazioni della membrana, e in alcuni tipi
cellulari il citoscheletro ha un ruolo fondamentale nel movimento della cellula: durante il periodo
embrionale tutte le cellule si muovono, perché tutte le cellule devono andare a raggiungere la sede
definitiva. Anche nell’età adulta ci sono cellule circolanti, tipo le staminali, che hanno bisogno di
muoversi per svolgere la loro funzione.
Gli elementi del citoscheletro, tutte strutture filamentose, sono 3 + 1:
microtubuli, filamenti intermedi e microfilamenti (accanto ai quali ci saranno sempre i filamenti
spessi di miosina: dove ci sono i filamenti sottili c’è sempre anche la miosina, non sempre
organizzata in filamenti spessi - lo sarà ad esempio nei tessuti contrattili - ; in ogni caso le molecole
di miosina si associano sempre ai filamenti sottili).
Le proteine del citoscheletro sono tutte tradotte sui ribosomi liberi nel citoplasma, sono proteine
citosoliche
– mantenimento della forma cellulare
– movimento intracellulare
– movimento cellulare
1. MICROTUBULI
2. FILAMENTI INTERMEDI
3. MICROFILAMENTI (filamenti sottili, filamenti di actina)
sono tutte proteine che si organizzano a formare strutture allungate e sottili in modo diverso a
seconda della funzione
MICROTUBULI→ sono le componenti più grandi del citoscheletro, il diametro è costante intorno
ai 24-25 nm ( valore da ricordare, non sono visibili al MO e non colorabili)
Per individuarli si usa l’immunoistochimica →si usa un anticorpo contro una proteina specifica, in
questo caso i microtubuli. Una volta che l’anticorpo ha interagito con la proteina specifica si usa un
secondo anticorpo diretto verso il primo anticorpo e che ha la peculiaretà di essere legato a una
molecola fluorescente; sull’anticorpo primario si possono legare tanti anticorpi secondari
fluorescenti quindi c’è una buona evidenziazione.
I microtubuli originano tutti quanti da un’ unica porzione della cellula che normalmente si trova al
centro della stessa → centro di organizzazione dei microtubuli.
originano come dei raggi a partire da questo centro e via via che si polimerizzano vanno verso la
periferia ; hanno disposizione radiale.
Morfologia→ Le tappe che portano alla formazione del microtubulo sono tappe costose:
l’associazione richiede energia, che viene prodotta in questo caso dall’idrolisi del terzo legame
fosforico del GTP in presenza di magnesio. Attività costosa, e infatti i microtubuli si formano e si
depolimerizzano costantemente in modo che non ci sia un consumo eccessivo di GTP: quando
depolimerizzano l’energia viene liberata, e quando polimerizzano viene usata.
Sono strutture tubulari cave, la parete è di natura proteica → deriva da un processo di
polimerizzazione di un eterodimero che si trova costantemente associato nelle cellule ( nelle cellule
torviamo eterodimero ( monomero) e microtubulo ( polimero ) ).
Alfa e Beta tubulina di associano nell’eterodimero testa-coda → questo processo richiede la
presenza di GTP e Mg++ ( il GTP viene staccato in presenza di Mg++)
Si forma un protofilamento, per fare un microtubulo occorrono 13 protofilamenti che si uniscono
insieme formando una cavità.
I microtubuli sono estremamente dinamici, instabilità dinamica → si associano e dissociano
continuamente → nel citoplasma c’è equilibrio tra eterodimeri e microtubuli.
Non è però un equilibrio omogeneo in tutte le parti della cellula, è diverso alla due estremità →
vicino al centro di organizzazione prevale la componente eterodimerica ( estremità minus) , nella
parte della periferia gli eterodimeri sono pochi ( estremità plus)
l’estremità plus è sempre verso la periferia, l’estremità minus verso il MTOC
formazione → l’eterodimero si associa testa-coda con un altro eterodimero, e via via che questa
associazione va avanti si forma una sorta di filamento, si mettono tutte in fila, si forma una
collanina di perle. Queste collanine, che si formano casualmente, si associano mentre si formano:
quando anche solo un paio di eterodimeri sono associati in senso longitudinale già si attaccano
quelli intorno, cosicché il microtubulo non cresce come singoli filamenti che poi si associano ma
cresce proprio come microtubulo.
Tuttavia il fatto dei filamenti è fondamentale: un microtubulo è fatto da esattamente 13
protofilamenti. Quindi, per quanto questi eterodimeri si associno anche circolarmente, non ce ne
possono essere più di 13 alla base.
Questo numero si ritrova poi in alcune strutture specializzate fatte da microtubuli.
Questo processo va avanti, si formano queste strutture con un diametro ben preciso e il microtubulo
non è stabile, continuamente polimerizza e depolimerizza.
Le zone in cui tende a perdere eterodimeri (e in cui la concentrazione di eterodimeri liberi è molto
maggiore rispetto a quella degli associati) si trovano alle due estremità del microtubulo con un
orientamento ben preciso. Parliamo di porzione – e di porzione +.
“--” è la parte dove sono molto più concentrati gli eterodimeri liberi rispetto a quelli associati,
dove c’è prevalenza a depolimerizzare.
L’estremità opposta ha andamento diverso.
Questo fenomeno di polimerizzazione e depolimerizzazione avviene in maniera circolare, cosicché
mentre il microtubulo si allunga da una parte si accorcia dall’altra, e le dimensioni rimangono più o
meno costanti a meno che non intervengano altri fattori.
I microtubuli sono orientati: non troviamo il – da qualsiasi parte, ma lo troviamo in un punto ben
preciso.
I microtubuli partono dal MTOC e si portano alle estremità.
Ci aspettiamo quindi una prevalenza di eterodimeri liberi nella zone centrale, dove poi si possono
formare: è necessario che ce ne siano molti, altrimenti non si forma niente.
Quella centrale è la zona dove il microtubulo depolimerizza.
Dall’altra parte abbiamo l’estremità +: per far nascere un microtubulo,
per fare in modo che questi eterodimeri liberi si associno per formare il
microtubulo, cosa ci vuole oltre a magnesio e G3P?
→ Ci vuole uno stampo, una struttura che preesiste sotto forma di un
anellino sul quale iniziamo a distribuirsi gli eterodimeri. Questo stampo
che si forma spontaneamente è costituito da un’altra tubulina che si
trova soltanto nella zona di origine, chiamata gamma tubulina, che si
associa e forma anellini non necessariamente formati da 13
gammatubuline: basta ci sia un punto di inizio, poi gli eterodimeri
cominciano ad associarsi.
funzioni ( incomprimibili)
Il mantenimento della forma è in collaborazione con altri elementi, da soli non sarebbero in grado
di mantenere la forma della cellula, ma sono molto importanti per l’ordine citoplasmatico.
- trasporto intracellulare → non lo fanno da soli, non sono mai soli, ma associati sempre a proteine
( MAP, proteine motrici)
- mantenimento della forma
- mantenimento dell’ordine citoplasmatico
- spostamento dei cromosomi ( costituiscono il fuso mitotico)
- movimento ciliare
- movimento flagellare
per lo più sono coinvolti nel movimento, sia di altre sostanze che di loro stessi organizzanosi in
strutture come ciglia e flagelli
All’interno della cellula regolano la posizione degli organuli e permettono il movimento di organuli
e dei loro prodotti. Lo fanno in due modi:
Funzione → servono a spostare materiale secreto da una parte all’altra o cellule stesse ( es. nelle
tube uterine le ciglia spostano la cellula uovo).
Si trovano infatti nelle vie aree che presentano epitelio ciliato, hanno funzione di protezione;
ci sono malattie molto gravi come la fibrosi cistica in cui le ciglia non si muovono nel modo giusto.
Movimento ciliare → dimostra una grande plasticità della ciglia. Compiono movimenti
unidirezionali.
E’ un movimento a onde metacrono ( non sincrono)
ogni singola ciglia si muove a colpo di frusta; un movimento pendolare non sarebbe efficace.
Questo movimento è mediato da una dineina assonemica. I microtubuli non possono scivolare l’uno
sull’altro ma solo flettersi perché sono attaccati alla piastra basale.
CIGLIA VIBRATILI → Sono specializzazioni della membrana che dipendono dai microtubuli.
Si formano a partire non direttamente dal microtubulo ma dal centriolo, che è il mediatore delle
ciglia: per fare una ciglia ci vuole un centriolo.
Solo in seguito si ha la formazione della struttura vera e propria, ad opera della membrana.
Quindi: proteine che dal microtubulo A vanno a inserirsi sul B della coppia antistante.
Questo è lo scheletro dell’assonema, ma per muoversi? Intervengono per il movimento le proteine
motore, che non sono solo mezzi di trasporto
→ in questo caso devono muovere i microtubuli. Ci sono delle dineine: il loro spostamento avviene
dall’apice del ciglio verso la base (ricordando che la porzione – sta dentro la cellula, la + verso la
membrana).
Queste proteine si presentano nel ciglio a riposo come due piccole braccia che sporgono dal
microtubulo A, e sono lungo tutta l’estensione dell’assonema. Queste piccole braccia a riposo sono
unite solo all’A, ma nel momento in cui il ciglio si muove si scinde l’ATP e le braccia abbracciano
il microtubulo B della coppia antistante.
Poi, una volta che tutte lo hanno agganciato, si spostano verso il basso ma non tutte: dalla parte del
microtubulo A l’aggancio è stabile (pensiamolo come la vescicolina che viene trasportata), mentre
la parte libera è quella mobile, è un continuo aggancia sgancia.
Cercano di andare verso il basso: se i microtubuli fossero liberi (queste coppie sono tutte ancorate
alla piastra basale), via via che la tubulina fa questo processo il microtubulo davanti scorrerebbe su
quello dietro, e questo ciclo si allungherebbe per la lunghezza di tutti e 13 i protofilamenti, tutte e
13 le coppie. Dato che invece sono ancorate questo scorrimento non può avvenire e lo spostamento
le fa piegare: tutti contemporaneamente si piegano con un movimento caratteristico che addirittura
torna in modo diverso da come è andato in avanti: c’è un colpo del ciglio in avanti, poi c’è un
ritorno (non può rimanere disteso, altrimenti non si muoverebbe più).
Non è un movimento a pendolo, che non sarebbe nemmeno funzionale: sarebbe un movimento
inerte, ci si muoverebbe sempre nella stessa direzione. Il ciglio fa invece un primo movimento e poi
torna indietro piegandosi come una frusta fatta di pelle. Perché? A cosa servono le ciglia vibratili?
Sono ad esempio nelle vie aeree: l’aria quando passa fa attrito, e lungo tutte le vie aeree l’epitelio
che le riveste è, a sua volta, rivestito da un secreto, un muco, che serve a mantenere levigate queste
superfici, a ridurre l’attrito e a incorporare materiale estraneo per fare in modo che non arrivi fino
agli alveoli. Questo secreto deve essere via via eliminato, e si elimina proprio tramite il movimento
delle ciglia presenti sull’epitelio che riveste l’apparato respiratorio. Le ciglia, con quel movimento a
frusta, permettono a questo materiale di raggiungere la cavità orale.
Se deve essere eliminato costantemente e andare sempre nella stessa direzione, deve uscire dalle vie
aeree andando dal basso verso l’alto, dalla parte più profonda alle cavità orali, e questo è possibile
perché le ciglia hanno un unico movimento efficace, funzionano solo in una direzione.
Le ciglia delle cellule che rivestono le vie aeree si muovono in maniera caratteristica: il movimento
è regolato in modo tale che questo colpo di frusta che danno le file di ciglia non sia prodotto
contemporaneamente dappertutto. Non è un movimento sincrono ma metacrono.
Altra sede dove si trovano le ciglia sono le tube uterine: l’ovocita, fecondato o no, non è in grado di
spostarsi da solo; una volta entrato nella tuba, raggiunge l’utero grazie al movimento delle ciglia.
STEREOCIGLIA → Possiamo parlare di stereo ciglia pensando allo spermatozoo: la codina dello
spermatozoo è fatta da un assonema molto lungo e complesso formato anche da una spirale di
mitocondri distribuiti tutti intorno all’assonema. Il suo consumo energetico è infatti decisamente
elevato, deve percorrere delle distanze enormi. Il termine “stereociglia” è ingannevole: non hanno
niente delle ciglia. Sono delle voluminose estroflessioni della membrana che si trovano sempre sulla
superficie libera della membrana di cellule dotate di una porzione basale e una apicale.
Non c’è nessuna struttura microtubulare, ma ci sono dei microfilamenti (se proprio vogliamo
assimilarle ad una specializzazione apicale).
Hanno molto da condividere con i microvilli: di diverso hanno le dimensioni, sono molto grandi,
sono molto lunghe, sono di dimensioni diverse tra di loro e anche nella stessa cellula si trovano
stereociglia molto lunghe assieme ad altre più corte. Hanno in comune la presenza di filamenti
sottili, e così come i microvilli servivano per l’endocitosi, così le stereociglia servono per
l’esocitosi.
Le stereociglia si vedono bene nell’epididimo, zona in cui gli spermatozoi soggiornano per periodi
più o meno lunghi per acquisire la mobilità. Soggiornando lì, devono anche essere nutriti: le cellule
che rivestono l’epididimo secernono materiale tramite esocitosi, e per nutrire tanti spermatozoi
formano queste stereociglia per aumentare la superficie di membrana che può fare esocitosi.
In questo modo vengono forniti quei messaggi che servono per acquisire mobilità, e
contemporaneamente gli spermatozoi vengono nutriti.