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110 no che, quali che siano le sue afferenze ¢ incidenze sociali, politiche, culturali, deve aver avuto cause essenzialmente economiche. Non escludiamo che il direito passaggio dal «protovillanoviano» al villa- noviano, pitt che nell’Etruria meridionale (dove parrebbe esistere un Certo «salto» tra i due tipi di culture successive e forse anche in parte Cocsistenti), possa essere avvenuto specialmente ¢ primariamente nelle zone minerarie di Vetulonia e di Populonia, eventualmente in Tapporto ad un subitanco sviluppo dello sfruttamento delle risorse dei metalli, gid probabilmente conosciute in eta preistorica ¢ poi di fonciamentale importanza per Pe come vedremo*, Ma in tal caso Vinnov: a rientrare per certi aspetti anche nel in quanto fattore di concentrarione, di stabilizzazione e di sviluppo, nel senso che fu gid felicemente intravisto ¢ proposto da C.F.C. Hawkes, La formazione di un grande popolo e di una grande civil. (& si completa e si arricchisce attraverso gli elementi che ne accompa- gnano i successivi processi storici. I contatti commerciali, prod intellettuali con il mondo orientale ¢ con la Grecia, Parrivo di immi grati isolati e in gruppi e a diversi livelli sociali, l'assimilazione di tec niche, di costumi, di idee, di parole ebbero una funzione determi nante nel definirsi del mondo etrusco. L’impronta subita dalla fre- sca, primitiva, ancora duttile anima dei piti antichi Etruschi, sotto Vimpulso ¢ il fascino delle mature civilt4 d’oltremare, fu probabil- mente tale da polarizzare in modo definitivo le tendenze spirituali e iesto appunto che impressione di una profonda, diretta dipendenza dell’ Etruria dall’Oriente: impressione alla quale non si soitrassero gli antichi, e che suggestiona ancora i moderni. © Vedi oltea p. 112 se * The Problem of the Oriains of the Atehaic Cultures lies, fn St. ita, XXVH, 1989, pp. 363-382, n Etruria and its Mi CAPITOLO LA FIORITURA ARCAICA 2 costiere tirret Gli Eteuschi sul mare: primato delle La disputa delle origini ha generalmente assorbito I’interesse de- ati studios a scapito di ricerche meno problematiche pi positive storia politica, istituzionale e socio-economica, del mondo etrusco, Di fatto come si diceva in principio @ maneata finora, 0 qua- Si, una seria prospettva stories. Cid si deve logicamente alla man- canza — 0 per dir meglio alla perdita — di memorie scritte originali degli Etruschi 0 di opere storiografiche sugli Etruschi, che pure esistevano!. Ma di [a dalla tradizione accademica che subordina 0 addirittura assimila la storia alla storiografia conviene pur sempre, in un caso come quello degli Etruschi, tener presente che il fine pri mario di ogni nostra indagine conoscitiva e ricostruttiva é Ia storia, € che al perseguimento e al conseguimento di questo fine possono con- Yergere in misura larghisima, purehé debitamente interpreta tutti i dati anche estremamente frammentati ed eterogenei desumibili dal- ‘ori classici, dai documenti epigrafici, dai mo- dalle osservazioni geografiche ¢ to- one offerta dalla conoscenza di 10 Oriente, Grecia, Roma). ‘Con questa intenzione e convinzione si affronta, in questo capi- tolo ed in quelli immediatamente successivi, il tentativo di delineare Ie vieende del popolo etrusco nel suo cielo vtale che occupa gran parte del I millennio a.C. Ne considereremo anzitutto il periodo pit antico che va dal IX al principio del V secolo: gli echi della tradizio- ne ¢ le testimonianze archeologiche concordano nell’indicarlo come Veta in cui "Etruria raggiunse il pit alto grado di potenza e di pro- "Vedi le np. 3 ses, © 387 se. m, Eieuscologia sperita, qualificandosi con una sua propria signi nel quadro della storia del?’ anticl ativa impronta td. Anche se i fatti episodici di se non in minima parte, possia- ri etruschi pervennero allora a produttiva, di espansione commer- ica, di progresso culturale tra i pit avanzati dell’area me- dominando o influenzando una vasta sfera del territorio italiano Uno degli aspeiti pitt rilevanti di questo fenomeno é che esso sembra manifestarsi precocemente ed in modo rapido. I suoi inizi e le sue cause costituiscono un problema che si collega e quasi si confonde con quello delle origini stesse della nazione etru- sca, intreceiandosi d’altra parte con le generali condizioni storiche del Mediterraneo centrale nell’eta delle colonizzazioni. Fin dal pri- mo momento in cui si rivela un aspetto culturale ben definito che 10 e dobbiamo attribuire agli Etruschi, e cio’ dall’insorgere noviano, la stta estensione dalle coste tirreniche verso ’inter- no ea nord oltre ’ Appennino come a sud nel Salernitano ci induce a pensare a movimenti espansivi gia in atto nel IX secolo se non prima’: che é quanto dire ad una potenzialita esplosiva ed espansiva dell"innovazione 0 se si vuole delta «rivoluzione» v giunga che, stando all’immagine offerta dal succedersi delle fasi cul- turali dal IX al VII secolo soprattutto nel costiera, il pro- sgtesso — da una societ protostorica di grossi villaggi ad una civilta ecrimoniale fastosa ed altamente differenziata — appare estrema- mo di fronte a fatti nei menti di sollecitazione quali concorrono condizioni loc: esterna: difficilmente possiamo sfuggire all’impressione che uno dei prineipali, se non il principale, dei fattori determinanti e catalizzanti i questo processo sia da riconoscere nella situazione privilegiata in cui si trovava I’ Etruria per la presenza delle sue ingenti risorse mine- raric (ferro, rame, piombo argentifero, ecc.) e per il progrediente im- pulso della loro conoscenza ed utilizzazione, non solo nell’epicentro * Val sopra ate pp. $6 st 108 s- (Cap. II- La fovtura areaean 113 della zona populoniese (Isola d’Elba) vetuloniese (Colline Metalli- fere) ma certo anche in altre localit come i Monti della Tolfa. In uun’eta nella quale i metalli costituivano la pitt preziosa ed ambita materia prima per ogni piii avanzata tecnologia produttiva le naviga- Zioni dei Fenici e dei Greei verso i mari occidentali sfociate e consoli- date nella loro grandiosa attivité colonizzatrice — questo «Drang nach Westen», questa spinta ad ovest, che in pitt modesto ambito sembra prefigurare nell’antichita la moderna conquista europea del- le Americhe — debbono essere state in parte notevole stimolate dalla necessita dell'acquista del metallo ¢ del controllo, diretto 0 indiretto, delle sue fonti d’estrazione, i cui maggiori centri erano nella Spagna meridionale, in Sardegna e, appunto, in Etruria’. Per quel che riguarda I’Ftruria si pud pensare ad una duplice conseguenza: cio? da un lato al richiamo d’interesse e forse alla fre- ‘quentazione e partecipazione di elementi provenienti dal Mediterra- neo orientale, nel senso gia prospettato da C.F.C, Hawes, quale fattore di sviluppo delle aggregazioni delle zone minerari neralmente dei nascenti nuclei di citté della fascia tirrenica (gia dal villanoviano, ma sempre pitt intensamente nella successiva fase orientalizzante)'; da un altro lato alla subitanea ricchezza che dal possesso di un’ambitissima materia di scambio derivo a queste co- munita e ai loro ceti pitt industri, offrendo loro ogni possi af progresso organizzativo, economico, cultu- dell’acquisizione i, dell’imporsi di apparati di prestigio e del Lusso pitt vi- stoso, quale é quello che si manifesta nei «tesori» di bronzi, ori, ar- genti, avori delle tombe orientalizzanti di Caere, Vulei, Vetulonia, Palestrina. Proprio Vaccelerato costituirsi di ben definite e salde strutture locali pud spiegare poi perché le colonizzazioni straniere non abbiano investito il territorio etrusco —i Greci non arriveranno * Vedi sopra ap na sul versante tirrenico della penisola pitt a nord di Cuma e salteranno V’Etruria fino a riapparire in Liguria con le colonie di Monaco, Nizza c oltre —: perché, cioe, a differenza di altre zone minerarie dell’ occi- dente, lo sfruttamento delle miniere etrusche sia rimasto agli Etru- schi e goduto dagli stranieri solo indirettamente attraverso rappor i scambio commerciale (anche se poté esservi qualche installazione di immigrati in regime di «concessione» come a Gravisea, porto di Tarquinia, e se non mancd Vaspirazione ad imporre un controllo esterno sui centri minerari come provano i tentativi dei siracusani nel Y sceolo, di cui si parlera pitt avanti), consideriamo in primo luogo quelle attivita navali che avevano reso soprattutto famosi i Tirreni nell’antichita, come «dominatori dei mari» (thalassokratores: DiONISIO D" ALICARNAS. so, I, 11) € come temibili pirati le cui gesta divenute prover! suonano largamente nella letteratura classica, riferite ad attivi il dio & rapito dai pirati Tirreni che egli riesce poi a trasformare in delfini, Ai Tirreni, in parte identificati con i Pelasgi, si attribuirono imprese come il furto del simulacro di Hera nel!’isola di Samo, il rat- to delle donne di Braurone in Attica, la conquista e il s Atene (AreNco, Deipn., XV, 672; PLurarco, de mul. virt., 8; aetia r-» 21; Fi.ocoro, fr. 5, ece.). Daltra parte la presenza ela minaccia dei Tirreni sono localizzate in oc pitt varie fon ciando dallo stesso Mare Tirreno che da loro prese il nome, sulle co- te della Campania, nelle Lipari, nelle acque della Sicilia (StRABONE, Y, 4, 8 13; VI, 2, 2¢ 10; PLinio, nat. hist., III, 5, 70, ece,); inoltre in Corsica (DiopoRo Sicuto, V, 13), in Sardegna (StRaHoNE, V, 2, 7) e sino a toccare le Balearie la penisola iberica (STEFANO D1 BISANZ10, s.v. Banaurides; Ausonio, Epist., XXVI, 88-89); né pud trascurarsi la notizia relativa al progetto di colonizzazione di un’isola di favolo- dell’Oceano Atlantico, la cui attuazione sarebbe stata im- pedita dai Cartaginesi (Dioporo Sicuto, V, 19-20). * Per Gravisca vei pp. 166, 174 ses per le speicion’sracusane, p. 191 see. La fiorturaaraica La disparita di queste testimonianze é evidente. Quelle relative ai Tirreni o ai Tirreni-Pelasgi nell’Egeo hanno un pit evidente sapo- re mitico, mentre le imprese occidentali sono da riferire — talvolia anche per esplicita indicazione delle stesse fonti — azli Btruschi sto- rici. Tuttavia esiste nella tradizione antica un’immagine complessiva della espansione maritima ¢ della pirateria tirrenica che deve avere un suo fondamento unitario e reale, difficilmente dissociabile da eventi propri del mondo etrusco in eta arcaica. E probabile che tal eventi abbiano diffuso nei Greci, avviati alla loro colonizzazione in ‘occidente, sentimenti di meraviglia, di paura e di avversione, dai quali pud esser nata Ia leggendaria rappresentazione dei Tirreni co- me popolo di feroci corsari, o addirittura I'equazione Tir- reni = pirati, che rientra in quei luoghi comuni, 0 ropoi, di schema- zzazione dei caratteri cinici, in senso buono o cattivo, che fu tanto cara all’antichita classica: del resto la pirateria dovette essere di fatto uno degli aspetti pitt concreti ed appariscenti della concorrenza com- merciale ¢ dei conflitti navali; si aggiunga che il grandioso e prolun- kato antagonismo storico fra Greci ed Etruschi intorno all! quale seguiremo gli sviluppi, ebbe certamente conseguenze anche in altri giudizi preconcetti della letteratura greca sul carattere morale degli Etruschi, tacciati di crudelt& raffinata, di sensualita, di mollezza’. Non ci stupisce che tutte queste impressioni, sia pure me- scolate con altri filoni di tradizioni (quelle della diaspora marittima pelasgica»), siano state addiritiura trasferite nel mito; mentre resta incerto se, o fino a che punto, sia esistita ed abbia persistito una «pi- rateria tirrenicay nell’Fgeo indipendente dall'attivita marittima e commerciale degli Etruschi’. I dati archeologici confermano nelle grandi linee, ma possono anche valere in asi a precisare cronologicamente e geografi- ‘camente, Ie tradizioni di fonte letteraria sull’espansione marittima etrusca, Non sitratta infatti soltanto dell’aprirsi dell"Etruria, soprat- tutto a partire dal? VIII secolo a.C., ad una massiccia ¢ vari issima ta p. 39 1 is Koka Fig. 3 - Espansione commerciale etrusca nel Mediterraneo in eta arcaica =a Fortra arsica Ww importazione di oggetti ¢ d’influssi stranieri dalla quale deriva in pri- ‘mo luogo il fenomeno di civilta che chiamiamo oriental porto che peraltro continuera incessante anche oltre i limi orientalizzante ¢ della stessa et& arcaica, possiamo dire per tutta la durata della storia etrusca, ¢ che di per se stesso non dimastra l’esi- stenza di traffici etruschi oltremare, potendosi attribuire — come di fatto é in gran parte da attribuire — ad atti mercantili di naviga~ tori stranieri. Si tratta invece piuttoso del diffondersi di prodotti etruschi in notevole abbondanza per un vasto raggio di paesi medi- terranei, oltre che sulle coste tirreniche d’Italia, in Sicilia, in Sarde- gna, nella Francia meridionale, in Spagna, nell’ Africa settentriona- Je, come in Grecia, in Asia Minore e fino a Cipro e in Siria*: queste esportazioni (specialmente vasi di buechero, etrusco-corinzi, anfore, talora anche bronzi ¢ avori) riflettono senza dubbio movimenti di navi etrusche, ed @ interessante osservare che esse si concentrano spe- cialmente tra gli ultimi decenni del VII e i primi decenni del VI seco- lo. Possiamo dire che l’evidenza esteriore di un’intensa attivita ma- rittima si coglic tutto sommato proprio nel quadro incrociato dei re- ciproci scambi, nella loro concomitanza, nel loro volume. Cerchiamo ora di ayvicinarci maggiormente, per quanto possi- bile, alla definizione dei tempi, dei luoghi e dei modi della «talasso- crazia» etrusca. La misura ¢ i limiti della sua antichita, ove si cerchi- no indizi nella tradizione, potrebbero in qualche modo vagamente intravvedersi nel fatto che le imprese dei Tirreni sono ignote alla * Per Voeidente cf. M, Atsnouo, Los ballazgos de bucchero ‘ys signilieaeion, in Boletin Argueol. de la Sociedad Arqueol.Tarraconense, XLIN, 1949, p 1 sg, con a iblografia ‘Arch. Class. 1, 1989, p 80.7. Lig., XLIV, 1998, p. 23 spe, M. GRas, us Esruscologia poesia di Ouro (che conosce invece i Pelasgi); mentre del popolo dei Tyrsenoi, come git famoso ¢ vivente nel lontano angolo delle «sole sacre», parla Esiovo (Theog. 1011-1016, interpolazione’). L?inno a Didniso non é anteriore al VI-V secollo. Tutto fa pensare che l'elaborazione del m della potenza maritima ¢ della pirater storiografia ionica, essenzialmente nel VI secolo, quale riflesso di una realta che si era andata ‘maturando © conoscendo nel corso dei contatti con il mondo occidentale durante le prime fasi della coloniz- zazione, cioé nell’VIII ¢ VII secolo. A questo proposito va ricordato Paccenno della fonte del gi menzionato passo di EroRo in STRAHONE cirea la minacciosa presenza dei Tirreni nei mari di Sicilia gia prima dell'inizio della colonizzazione greca. n verita la recente constatazione dell’esistenza di una facies cul- turale di ti ina con particolare ri- guardo a Pontecagnano, con penetrazioni verso Pinterno (Valle del ‘Tanagro), crea un problema di notevole incidenza cronologica ¢ sto- a: tanto pid che sembrano potersi rilevare, pur a cosi grande di- stanza ¢ senza anelli intermedi, particolari aft grandi linee a quello dell’ Etruria — benché per diversi aspetti auto- nomo — dal villanoy orientalizzante e alla cultura del VI se- testata storicamente in modo esplicito dalle fonti (STRARoNF, V, 4, 13; Puimio, TH, 5, 70)". L'ipotesi di primordiali approcei marittimi ia all’inizio dell’eta del ferro pud sembrare a prima vista sconcertante per diverse ragioni che hanno il loro peso (fino a che Preistoria Protestora in Campania, Fence, 1976, p. 16. cap. 119 = Lafont arcalea punto cid si riterr conciliabile con il livello di syiluppo delle comu nita villanoviane? perché la scelta del golfo di Salerno ¢ non del gol- fo di Napoli? come si spiegano el’immediati riflessi addentrata quale é la Valle del Tanagro?); ma non é da scartare. Es sa trova infatti un non trascurabile appoggio sul piano generale pro- prio nella notizia di Broro — se degna di fede come crediamo — dal- la quale dedurremmo che naviali etruschi non soltanto percorrevano Tirreno, ma si spingevano anche oltre lo stretto di Messina gia al- ‘meno nella prima meta dell’ VIII secolo, cioe in una fase corrispon- dente al villanoviano avanzato; mentre in particolare la localizzazio- ne geografica dei possibili approdi salernitani, con il «salto» dei rali intermedi e del golfo di Napoli, & forse spiegabile considerando che quest’ ultimo era densamente abitato (tra Cuma ¢ la valle del Sar- no) da popolazioni della cultura delle tombe a fossa, e presumi mente gia meta aml joni ed installazioni precoloni greche (euboiche? rodie?), preludio della vera ¢ propria imponente colonizzazione euboica di Pitecusa (Ischia) e di Cuma’. E pensabile che si cercassero inizialmente sulle coste campane scali di appoggio per la navigazione indirizzata verso il sud; ma in ogni caso, almeno partire da un certo momento, si pud parlare di yeri ¢ propri impianti coloniali, tenuto conto che la citta di Marcina, situata fra V'estremité della penisola sorrentina ¢ Posidonia, al centro del golfo di Salerno — Mubicazione precisa é tuttora incerta, ma probabilmente sar’ da porte nella zona di Vietri e di Salerno stessa — é esplicitamente cordata da Srranone come fondazione (krisma) degli Etruschi. L’ar- ticolata e portuosa fascia litoranea campana diviene oggeito di anta- gonismo tra colonizzazione greca e colonizzazione etrusea, con una partizione di settori d’influenza che vedra stabilito il controllo etru- sco tra la foce del Sarno e la foce del Sele, mentre il dominio territo- riale etrusco s"imporra nella Campania interna, alle spalle deg!’im- 0 Tirreno dovette essere essenzialmente di commercio € treché di difesa del controllo pitt o meno monopol principali rotte. In questo senso dovranno intendersi le notizie relati- ve ai conflitti, probabilmente ripetuti e durati a lungo, per il posses- 80 delle Isole Eolie, tappa obbligata e chiave di volta per il passaggio dello stretto di Messina, a partire dal momento in cui quest’ultimo fu assicurato alla navigazione greca dalla fondazione «strategica» delle due colonie euboiche di Zancle (Messina) e di Reggio”; oltre- ché tutte le notizie relative alta pirateria tirrenica intorno alla Sicilia e IF'Italia meridionale, perdurata fino al V secolo come si aeeennera avanti!s, La ricerca di localita ’appoggio costiere e di eventuali piccoli angoli di mercato non pud confondersi con fatti di colonizza- jone; e cid vale anche per le grandi isole immediatamente antistanti ruria, ciot per la Sardegna e per le Corsica, come per altre terre pitt lontane. Solo in una fase pit avanzata e per ragioni particolari, come é il caso della Corsica dopo la battaglia del Mare Sardo (540 a.C. cirea), si potra parlare di conguiste tertitori Nel quadro dei pi marittimi si inserisee — ¢ merita particolare menzione — il problema dei rapporti fra VEtruria e la Sardegna, sede della peculiare ¢ relativamente evo- luta civiled nuragi imi seco! ‘eLipar sofa base delle for 73, pp. 143-158 ‘speciatmente G. Yn m1 Cap. t= Fiore een dalle isole si riferisce la leggenda relativa alla fondazione di Populo- nia da parte di Corsi (Servio, ad Aen., X, 172). Srrawone (V, 2, 7) menziona esplicitamente le incursion: di pirati sarcii sulle coste della ‘Toscana ¢ fa allusione alla presenza di Tirreni in Sardegna. Non mancano d’altra parte testimonianze di relazioni commerciali ¢ cul- turali tra la Sardegna nuragica e Etruria villanoviana ¢ orientaliz- zante, con particolare riguardo alla presenza di oggetti sardli soprat- {uito nella zona mineraria ( possibile un motivo di connessione trai due grandi distretti metalliferi dell’area tirrenica). A Vetulonia fu scoperia ira Paltro una delle pit ricche navicelle di bronzo di produ zione nuragica. Ma importazioni sarde appaiono anche pitt a sud (Wulei, Gravisca) tra il IX e il VI secolo. Né mancano elermenti di af- finita tipologica ¢ decorativa con prodotti villanoviani: tipiche ad esempio le brocchette a collo e becco allungato, la cui presenza é ca~ ratteristica della necropoli vetuloniese. Si potrebbe anche discutere la questione se le strutture a pseudocupola (tholos) caratteristiche delle tombe orientalizzanti dell’Etruria settentrionale siano remini- seenze di credita egea dell’eta del bronzo accolte per influenza dell’architetiura dei nuraghi sardi dove questa tecnica & particolar- mente diffusa. Ma anche in Sardegna appaiono trace di un’influen- za etrusca: forse nel nome Aesaronenses di uno dei popoli delle coste orientali dell’isola (cfr. la parola etrusea aisar, «dein); ma anche in aleuni tipi di oggetti, sia pur rari, come le fibule'!*. Notevole é la pre- ‘senza di importazioni di vasi di bucchero, che per altro appaiono s0- prattutto in ambienti di colonizzazione fenicia (Tharros)" Oltre ta cerchia del Mar Tirreno, dove fu pitt precoce ed intensa, Ia navigazione etrusca — come possiamo dedurre dagl’indizi della tradizione e dell’archcologia sopra ricordati — deve essersi allargata a tentare anche altri percorsi mediterranei. Correnti di traffico abba- stanza regolari sembrano aver conquistato alle esportazioni etrusche j mereati di Cartagine ¢ dei centri indigeni del Mar Ligure e de! Golfo ln Sardegna centro-ettenrionale, F- XIl Convegno di Stach uo di Presto e Protosto 2 truscologia del Leone, specialmente nel periodo tardo-orientalizzante tra la fine del VIL ¢ il principio del VI secolo; pitt lontano si potra parlare di Sporadiche avventure: in nessun caso di insediamenti'*. Analoghe considerazioni valgono per il Mediterraneo orientale, con particola- re riguardo all’Egeo, dove una frequentazione mercantile etrusca é ipotizzabile dai rinvenimenti pitt o meno per la stessa fase cronologi- ca (ma forse anche per tutto il VI secolo) e pud aver favorito il dif- fondersi delle tradizioni ¢ delle leggende sulla pirateria tirrenica®. Vedremo le ragioni che, a partire da un certo momento dell’eta ar- 2, ¢ cioé dalla meta circa del VI secolo, portarono ad un restrin- iento ¢ ad una generale recessione dell’attivita marittima degli Etrusehi, e a maggior ragione di quella che — con concetto alquanto amplificatore e parzialmente giustificabile solo per i tempi piti anti- chi — fu definita dagli antichi «talassocrazia» etrusca. Cid non si- gnifica per altro che quella aitivita sia cessata del tutto anche oltre i termini dell’eta arcaica, sia come esistenza ed occasionale capacita dintervento delle marinerie ufficiali di singole citta etrusche (@ il ca- so dell’affiancamento alla spedizione ateniese contro Siracusa alla fi- ne del V secolo), sia come persistenza di nuclei dit azioni piratesche nei mari intorno all’Italia, la cui importanza fu probabilmente co- ‘munque enfatizzata proprio a causa della fama che la tradizione let- teraria aveva creato intorno ai pirati tirreni. Ma su questo discorso si tornerd trattando di una fase successiva della storia etrusca®. Ogni tentativo di raffigurarci il carattere delle comunita ¢ la struttura delle societ da cui parte i! movimento di operazioni sul 1 colonizzazione protacrusca della Spagna in base alla irsenosen Espana, in Ampurias, 7,194; Tarts vi. Le anafogie toponomasicne eg potetici rapport lin siuane con Pambiente reno-petassco (i. Glens. XVI. 1930, p XAIK, 1941.7. 90, 8) potranno, seat, spe- rst nl! amvbito cpt remon conti preistric eft te mia recensione a. F. A. MENG, Migrationes Mediterranea in Doxa, Hl, 1950, 266 spe). Vet ora anche J. MAINQuER DL ‘Motes, Tartesss, Barcelona, 1970, p.155.ua, Per quel che riguarda te nore ramandata da ‘iodoro Siculo si proseto di coloniszecione etasca di unisola aati, sulla quate risa (a incertezea del attended in oi caso della eronologa, eu Ct. M. Gaasin Mél, Hours, J, pp. 341-36. °° Veal ote alle pp, 175 see 198, 223, 228 sep, ‘Cap. IIN-La fortwra areca re} ‘mare fin qui tratteggiato non pud essere che congétturale. Tuttavia esistono elementi, soprattutto emergenti da un’osser llazione. Nel periodo di cui si park 1 stiamo ad uno sviluppo — visibilmente rapido, come si é detto — dei \e tra loro di regola in posizio caso dimostrabile a Tarquinia, come pitt all progressiva fusione in vere e proprie unita urbane, citta con monumenti architettonici ed imponenti necropoli_ ai loro margini. Del pari 'apparato ergologico, utensili, arredi, armi, orna- menti person: pitt scarsamente ferro), tipi e decorazion!geometrche efigurated'm- a ancora protostorica — cio’ comune a tutte le culture del ferro e greche e 'apparire di una «grande arte» di pittura e di scultura: se- ani evidenti di ricchezza, di elevazioni sociali, di specializzazione del lavoro, di complessa organizzazione. L’influenza orientale e special- mente greca & determi anche sul piano della civilta intellettuale, con lintroduzione della scrittura. Evidentemente Viniziativa del pro- ‘gresso compete a gruppi che si affermano con un loro predominio economico, militare e politico, certo non estranei all’impresa delle col tivazioni minerarie — fonte essenziale di potenzialit finanziaria — ma consolidati anche dal possesso tei ed € soprattutto a quest della colonizzazione greca”, la spinta ‘commercio e di difesa del commercio (e conseguentemente anche affermazione politico-militare e di pirateria), che esigeva grossi capita- lidi investimento, anche se offriva — nei limiti della fortuna — grosse possibilita di guadagno. ceo emporie (Centre J. Berard, Napoli, ft 8. Meus rerio arcaico. 4 Fioriranno cosi gia in eta arcaica, nel VIT e nel VI secolo, prote- sesul mare ¢ sulle sue affascinanti prospettive, costellanti tutta la fa- scia tirrenica fra le foci del Tevere e dell’Arno, le citt& di Caere, Tar- quinia, Vul vante non solo dalla lingua ¢ dalla cultura comune, bensi anche da comuni esigenze economiche (cid che non ide, come vedremo, una ricca art enti all’interno del paese e, Soprattutio: i. l'insorgere di altre grandi ci Veio, Volsini Fiesole, Volterra). Se di queste sible scrivere dato per lo meno intrayvedere. insieme con la loro sostanziale contemporaneita di sviluppo, anche una certa successione di preminenze, che non oseremmo det ‘¢gemonie, ma considereremo piuttosto momenti o periodi di pid vi- vace ed appariscente rigoglio. Cosi Tarquinia, sia per Pabbondanza € coerenza delle ste manifestazioni culturali dal villanoviano al io dell’orientalizzante, sia per le tradizioni leggendarie su personag- gi delle origini (Tarconte, Tagete) che la immaginavano in qualche modo come Ia culla della nazione etrusca — prevalente frutto di tar- dive speculazioni erudite di ambienti sacerdotali, ma non del tutto trascurabili —; parrebbe aver avuto importanza soprattutto nelle fa- iziali della che non eselude una continuita di vita fiorente per tutta I’eta arcaica ed una pitt intensa ripresa di tes monianze monumentali (si pensi alla ricchezza e raffinatezza della lo, preludio a quella sua cresc é i ‘ vella ‘ente supremazia che & dimo- t storicamente per i tempi successivi®. Un’analoga precocita rivela pita nord, in piena zona mineraria, il centro di Vetulonia, che per declina dopo il VII secolo (a differenza della sempre industre Populonia). Ai tempi della pid vigorosa ed estesa espansione mat ma degli Etruschi deve ascriversi la straordinaria crescita.di Caere, he ne fu probabilmente protagonista e principale beneficiaria, come € monumentalita della necropoli con lo splendore pp. 15, 228 so. 236 se Cap. AM Laiortura araiea dei suoi corredi funerari, indice di ricchezza, di operativita, di alta organizzazione, d’incremento demografico, oltreché di rispondenza agli stimoli culturali esterni, favoriti dalla sua apertura all’influenza_ calla presenza di clementi stranieri, segnatamente greci e testimonia- titra altro dal numero ingentissimo di iserizioni, alcune delle quali in greco”; fiorita in piena fase orientalizzante nel VII secolo, la sua prosperiti e certo il suo peso e prestigio economico ¢ politico perdu- rarono nel VI, come provano la sua estesa e buona fama nel mondo: ellenico (con il nome di Agylla), I’esistenza di un suo edificio per la raccolta di doni votivi (‘hesaurds) — come le maggiori citté greche — nel santuario panellenico di Delfi (SrRaBoNE, V, 2, 3), la sua pre- senza nell'intreecio di eventi decisivi di carattere politico-militare che intravvediamo per gli ultimi decenni del VI secolo ¢ gl’inizi del V e di ‘cui si fara particolarmente cenno pit avanti. Ma non possiamo di- menticare che anche un’altra importantissima citta etrusca si affian- a ai centri fin qui menzionati, cio® Vulci, gia formata e sviluppata parallelamente a Tarquinia nel villanoviano, ma giunta al suo pit al- to livello di produttivita e d’incidenza anche sui mercati internazio- nali — con le sue larghissime esportazioni ceramica etrusco- corinzia — soprattutto nella fase tardo-orientalizzante tra la fine del Vil e il principio del VI secolo. Sembra cioé in conclusione possi ipotizzare che — pur nel comune concorso di tutti questi gran iri alle imprese maritime che resero famoso il nome dei Tirrenie ne della civilta etrusca arcaica — all’iniziale impulso di Tar- ia si sia venuto successivamente sovrapponendo, a sud ea nord inia, il progresso di Caere ¢ di Wulci, salvo la finale riaffer- mazione di Tarquinia stessa, che va oltre ’eta arcaica. Riassumendo il nostro discorso sull’espansione etrusca oltrema- re dovremo anzitutio riconoscere sul piano generale, pur attraverso. la pochezza ¢ frammentarieta degli elementi di giudizio disponi che questo fenomeno si caratterizza pid autenticamente, per dinami- smo, possibilita di incontrastata affermazione ed ampiezza, soprat- tl in una fase remota coincidente con le prime esperienze storiche dell"Etruria e — possiamo senz’aliro aggiungere — concorrente allo > Cif G, COL Dw it MAELF.RA., 82, 1970, p. 637.8 Esruseologia irsi e consolidarsi di queste esperienze: un periodo, cientemente definito, che si colloca tra il IX secolo ¢ Ja prima meta del VI. Pur nel vivacissimo intersecarsi di ineontri Zante, ¢ nel prorompente irradiarsi del movimento colonizzatore fe- nicio e greco in occidente, il Mar Tirreno resta ancora per tutto quel periodo una sfera sostanzialmente non disputata di prevalenti inizia- tive etrusche; né vi é ragione di ritenere che all’estendersi di queste iniziative anche fuori del Tirreno si siano frapposti impedimenti as- soluti (il solo accenno ad una preclusione é quello della citata fonte diodorea a proposito del progetto etrusco di colonizzazione di un’isola atlantica, che peraliro, se storicamente autentico, dovra piuttosto riferirsi a tempi pid avanzati di gia salda egemonia di Car- tagine in occidente%). In realta la navigazione fu all’inizio essenzial- ‘mente mercantile: cid che non esclude concorrenza e pirateria, né in- sidie 0 difese di rote marittime preferenziali; ma non sembra im care ancora grandi conflitti di potenza. Con il Mediterraneo orienta- lee con la Grecia i rapporti ci appaiono soprattutto di acquisizione di prodotti di lusso, contro metallo e forse legname, olio ¢ vino; sen- za dubbio dovettero esistere contatti economici e culturali, ‘mente anche di cooperazione, con le colonie greche dell’Italia meri- dionale ¢ della Sicilia (lo denunciano le influenze artistiche e la nt sull’amicizia di Sibari, all’apice della sua potenza, con il mondo cirusco: ArENEO, XII, p. 519b). Con Cartagine e con i centri fenici e indigeni del Mediterraneo occidentale si avvertono scambi regolari, ma, all’inverso, con prevalenti esportazioni di merce etrusca. Questo quadro cambiera fondamentalmente a partire dalla meta circa del VI secolo, per le ragioni e nella misura di cui si dira pit avanti. Estensione territoriale e sviluppo dell’Etruria interna In Tuscorum iure paene omnis Italia fuerat: quasi tutta V'Italia era stata sotto il dominio degli Etruschi, dice Ca. 2+ Non perd oltre la fine delle arcaica come pensa R. REAUEFAT In Mél, Hours I, ‘pp. 87.902: iriferinenio al tempt deta talassocracia etrusca veta un eccessivo abbassumen- toi data ites aries pe ap. TONE (SERVIO, ad Aen., XI, 567); e L1v1o (I, 2; V, 33) insiste sulla potenza, sulla ricchezza, sulla fama degli Etruschi in terra e in mare dalle Alpiallo stretio di Messina. I dati archeologici ed epigrafici ele notizie di altre fonti storiche confermano il valore di queste tradizio- tc consentendo di chiarire con suft ciente approssimazione quali territori italiani furono propriamente dagli Etruschi o in qualche modo da loro alturalment Consideriamo anzitutto quella che siamo soliti denominare Etruria propria, compresa tra il Mare Tirreno, il corso del Tevere e il bacino dell’ Amo, cio® IEtruria storica costituente la Regione VII dell'Italia augustea. Ad essa appariengono le dodici eittd (dodeka- polis) che secondo il canone tradizionale formavano la nazione et sca. La tradizione antica ha accreditato presso gli storici moderni Videa che questo territorio fosse la sede originaria della stirpe, dalla quale sarebbero partite le imprese marittime ¢ le conquiste terres (verso il Lazio e la Campania e verso le zone transappenniniche). Ma su questa semplice afffermazione occorreré comungue un pit! appro- fondito giudizio critico. Gia trattando delle origit 4i una progressiva «etruschizzazione» dell’Etruria storica che, se- condo i sostenitori della provenienza trasmarina dei Tirreni, sarebbe logicamente avvenuta partendo dalle coste verso Magis a eli Um- italico e della persistente eterogeneita etnica di aree comprese entro i confini geografici dell’Etruria si addusse tra "altro 'abbondante presenza di nomi personali di origine italica nelle cittd etrusche, per esempio a Caere*, ma non soltanto a Caere (I wscologia ts sh dato inlireparisolare valor al fenomeno de Fate, ingua originariamente latina, abitanti nell’ansa : felatina, nse orientale del Tev oltreché al ricordo dei Camertes Umbri dell’ Etruria “chi = Livi, IX, 36, 75 251 ; Qctaose, Pro Sle 19) di Ub Sasa pe a bee Perugia (Senvio, ad Aen. X, 201, Mail signficto di quste consi tavioni pu rovescia iderando Peventualiti — che & del resto controliabile in molti easi — di penetrazioni storiche sabine e umbre in Etruria specialmente nelle zone di confine e di processi di latin seeolo a.C. Soltanto nel caso del territorio falisco riconosciamo ef. fettivamente la presenza originaria ci una popolazione di lingua con area me; ed significativo che in f tipica cultura del ferro villa- hoiana, che ieee present vstossima, nel nn lontano cena samente da aleune parti del Lazio inclusa la stessa Roma (a ricorren- i iscrizioni etrusche accanto a quelle falische & prova del bilingui smo delle classi domina in sae cons imente certo che npi storici esiste un mondo etrusco b H en definito ¢ riconoscibile la cui estensione coincide sostan- a cele regione che fu chiamata dagli non solo la fascia costiera tirreniea ma irrenica ma anche tutto il retroterra fino alla valle del Tevere e alle pendici dell’ Appen- ne ‘Tosco-Emiliano. Lo dimostrano da un lato limpronta unitaria ee documentata dalla diffusione delle iscrizioni etrusche fin Gal loro primo apparie nel Vi secolo; da un altro lato il carattere inconfondibite degli aspetti cultural a partir dal vllanoviano e per 'utti i loro suceessivi sviluppi, in piena coincidenza con univoca tra- * Peri Fatisi ed il terrtorio fatsco veh olive a p. 2 ap, IHL La Horitaraaraica dizione antica sulla etruscita di questi territori e dei relativi centri. ipotesi circa l'eventualita di preesistenti differenze e sovrappo- sizioni o commistioni etniche andra semmai respinta pitt lontano nel- Ja preistoria come si é prospettato a conelusione dell’esame dei pro- blemi delle origini. Ogni progresso dalle coste verso ’interno si spie- ga logicamente, non gia con idea di una penetrazione etnica, ma con le conerete ragioni storiche di una penetrazione d’impulsi econo- miei € culturali provenienti di marittimi pitt direttamente ‘esposti a sollecitazioni esterne. Seppure con minore concemtrazione ed intensita gl’insediamenti interni partecipano in pieno e vigorosa- mente allo sviluppo dell’ Etruria arcaica”. Esistono, ben s'intende, condizioni ambientali diverse da quel delle zone litoranee. Mancano i fondamentali e primordiali presup- posti di un accelerato incremento basato sui contaiti e sui commerci marittimi, oltrech¢ sullo sfruttamento delle miniere prevalentemente concentrate lungo 1a linea costiera, e sulla potenzialita di ambedue questi fattori combinati. Si offrono in compenso estese, profonde & variate terre vallive e collinari rieche (allora) di boschi o idonee al pa~ scolo e specialmente all’agricoltura, costituente Ja base principale dell’economia; menire le comunicazioni interne dovevano essere fa- vorite dalla navigazione fluviale e lacustre e si aprivano vie di contat- tie di scambi, lungo ed oltre il corso del Tevere ¢ dell’ Arno ed attra yerso la dorsale appenninica, con le regioni centrali della penisola ¢ con il settentrione fino al versante adriatico. A questa configurazio- ne del paese con le sue risorse sembrano potersi in qualche modo ri- collevare i caratteri delle forme associative ¢ delle strutture socio- ‘economiche e in ul jineamenti — per quanto generica- mente percepibili — della storia pitt antica dell’Btruria interna. Di fatto noi vediamo apparire molto diffuso un sistema di piccole ae- regazioni sparse nel territorio o pitt intensamente addensate in zone presumibilmente favorevoli a coltivazioni granarie od ortofrutticole rodotta e si diffuse la vite) o al piccolo al ipici gli esempi attorno al lago di Bolsena, lungo la valle 30 tiberina, nei teri persistenze della tradizione dei ri economici e social iene lied un incremento demogratico decentrato. L"emer- gere di ceti dominanti, cui si deve ovviamente ogni impulso innova- tore, poggia soprattutto sul possesso terriero — pili che sulle attivita imprenditoriali come nell’ Etruria mat iamo un ri- lesso nei grandi sepoleri a tumulo con ricchi corredi funebri pit o eo isolati nelle campagne (presso Cortona, nel Chianti, nel dell’Arno), contemporanei e simili a quelli che appaiono invece ac- urbane di Caere, di Tarquinia, di F . di Ve- {ulonia, di Populonia. C°8 poi da considerare la frequenza di centri di mageiore consistenza aventi carattere di Vedi oltre alle pp. 204s, 280. 187 in Etruria fin dal VII secolo: lo te ‘moniano gentilizi come Acviina (Aquilius), Phapena (Fabius), Lati- ne (Latinus), Vestiricina (sco Vestiriki) ecc."*. Carattere egualitario delle tombe e impicgo generalizzato del nome gentilizio ps indizi del formarsi, nel eorso del VI se- colo, di una fascia di popolazione apparentemente dotata di parita ¢ relativamente abbiente, nella quale non é difficile ricono- scere il fondamento di una compatta struttura politico-sociale urba- na, probabilmente in contrasto in sostituzione dei poteri delle vee- hie aristocrazie terriere € mercantili. Anche per questo imi pra si 8 accennato, ebbero probabilmente riflessi a Roma; si possono richiamare, anche perché Solone ad Atene, ma il rapporto privilegiato d ta greco-orientale indurrebbe a pensare ai moti popolari delle citté ioniche con particolare riguardo a Mileto, senza escludere una even- tuale funzione intermediaria di Sibari"”. Quando (certamente a pa tire dai decenni centrali del VI secolo), come e dove, cioé in quali centri etruschi pitt precocemente e pit: intensamente, si siano manife- state queste tendenze ¢ prodotte queste trasformazioni @ impossi dire proprio per la mancanza di conoscenze della storia politica in- ma delle citta del a dubitativamente ipotesi di un certo progressismo di Vul @ soprattutto a Vol sinii che sembra manifestarsi una struttura sociale urbana d’impron- ta relativamente egualitaria. Piuttosto oscuro resta daltra parte il rapporto tra l'affermarsi delle forze politiche cittadine € popolari Ja natura e i mutamenti delle forme istituzionali, cio® il passagei dalla monarchia alle magistrature elettive ¢ temporanee. In Etruria la monarchia sembrerebbe presente — sia pure per Ia testimonianza ella anor esi probe speciatonente dail rango fa le p12 see 1, p. 483, €:0 Sudk Romani, 1979, 2.8 86 Yea sopra ap. 172 18 di dati searni, dispersi e maleerti — per tutta la durata dell eta areai caed oltre’; d’altra parte non c’é ragione per escludere che sul fini- re dell’eta arcaica anche in Eururia, come nell'Italia greca, s venue imponendo espressioni accentuate di potere personale, ciot tirannidi, eventualmente apposgiate alle rivendicazioni del demas, indipendentemente dalla base giuridica di questo potere, cio’ d: sua appartenenza ad un re (come nel caso del romano Tarquinio il Superbo e forse del’etrusco Porsenna) o ad un supremo magistrat seppure monarchia e suprema magistratura “‘repubblicana’” sian ‘questa etd nettamente distinguibili edistinte, come non crediamo, te- nuto conto tra Paltro di certe oscillazioni che si manifestano nelle stesse colonic greche fra i titoli di tiranno e di re (basifeus)!, Bd é proprio in questa sfera di possibile rlativa non opposizione fra con- ceiti di monarchia e di potere assoluto singolo che pud trovare uno spunto interessante dimpostazione il problema della natura reale a dignta di Thefarie Vetiana quae risulta dalle ierzion di Py i re di Cacre (0 su Caere, 0 sui Ceri)” nel testo fenicio, ¢ Pose zilac-nel testo etrusco (cioé con un titolo che appacira pit tardi pro- prio di magistratura, ed anzi della suprema magistratura, repubbl cana); comunque capo di stato pluriennale, che gli stranieri ricono- scono senz‘altro come re e dalla cui dedica traspare un certo autori- tarismo procedente dal earisma della dea, mentre il fatto stesso della dediea ¢ della fondazione del saerario a Uni-Astarte lo av qualche modo all’attivismo rel Roma, di Servio Tullio e di Tarquinio il Superbo).. Questi continui richiami alla Grecia e al mondo coloniale greco suggeriscono aleune osservazioni conclusive sulla posizione e sulla funzione storica dell"Etruria arcaica. Fra il VII ¢ il ¥ secolo a.C. P'talia.ci appare approssimativamente ripartita in due aree diverse per livello culturale: da un lato il mezzogiorno greco dal Golfo i Ta- Tanto alla Campania e il versante tirrenico della penisola fino © Vedi ole alle pp. 242, 318 sa ademia Nazionale cei Lincei, Quiderno 76), Ko lology, LAXt 1976, p, 28 89 ap, I= La floritura aresica ‘all’Etruria, che rientrano ormai nel quadro di sviluppo delle grandi fivilia urbane del Mediterraneo orientale; da un altro Tato T'Mtalia fAdriatica, il centro della penisola e i territori padani e alpini, dove perdurano, sia pure marginalmente intaccate da influenze greche ed Errusche, forme di vita e di organizzazione sostanzialmente ancora Tegate alle tradizioni protostoriche dell’eta del ferro!. La Magna Grecia eV {tuiscono i due fari d’irradiamento di progres so nell’area italiana, anche se ovviamente il secondo in parte dipen- Gente dal primo e pereid con una funzione per certi aspetti di rifles: $0, tuttavia autonoma e distinguibile. Essi presentano inoltre paral- lelis , soprattutto nel campo artistico, tali da giustifi- care "impressione di un'esperienza unitaria, o koine, greco-tirrenica hon soltanto rispetto al resto del mondo italico, maanche, entro ¢er~ ti limiti, rispetto al resto del mondo greco arcaico'®. ‘L’azione incivilitrice che promana dall’Etruria, come conse- ‘guenza del suo accelerato vigoroso sviluppo a partire dall/ VIII se

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