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Tww7e ce opere di S.A. Sossisi 24/4 le Four? carve So SAT? AMBLOG i0 a caro ok GYRE Banrerce - mic Aso Poret Dobp. Ambe €d. Cove Nuova 1940 PAVLINVS MEDIOLANENSIS Vita Ambrosii * __, 1+ 1. Hortaris, uenerabilis pater Augustine, ut sicut beati uiri Athanasius episcopus et Hieronymus presbyter stilo prose- cuti sunt uitam sanctorum Pauli et Antonii in eremo positorum, sicut etiam Martini uenerabilis episcopi Turonensis ecclesiae Seuerus seruus Dei luculento sermone contexuit, etiam ego beati Ambrosii episcopi Mediolanensis ecclesiae meo prosequar sti- Jo. 2. Sed ego ut meritis tantorum uirorum, qui muri ecclesia- rum* sunt et eloquentiae fontes, ita etiam sermone me inpa- rem noui. 3. Tamen, quia absurdum esse opinor quod praecipis declinare, ea quae a probatissimis uiris, qui illi ante me adsti- terunt, et maxime a sorore ipsius uenerabili Marcellina didici, uel quae ipse uidi cum illi adstarem, uel quae ab his cognoui, qui illum in diuersis prouinciis post obitum ipsius se uidisse narrarunt, uel quae ad illum scripta sunt, cum adhuc obisse ne- * Testo critico a cura di A.A. Bastiaensen, Fondazione Valla-Mondatori, Milano 1975. 1,2," Cf. Cant 8, 9. PAOLINO DI MILANO Vita di Ambrogio 1. 1. Mi esorti, venerabile padre Agostino, a narrare anch'io con un mio scritto la vita del beato Ambrogio, vescovo della Chiesa di Milano, come i beati Atanasio vescovo ' e Girolamo presbitero* narrarono quella dei santi eremiti Paolo e Antonio € come anche il servo di Dio Severo? compose in uno splendi- do * stile la vita di Martino, venerabile vescovo della Chiesa di Tours. 2. Ma io so di essere impari sia ai meriti di uomini cost grandi, che sono baluardi della Chiesa ‘ e fonti di eloquenza, sia anche alle loro qualita di scrittori. 3. Tuttavia, siccome ritengo inammissibile opporre un rifiuto al tuo comando, con l’aiuto del- le tue preghiere e. dei meriti di un uomo cosi grande narrerd in forma breve e concisa §, sia pure in uno stile disadorno, i fat- ti appresi da uomini degni di ogni credito, che gli furono al fian- co prima di me, e soprattutto dalla sua venerabile sorella Mar- cellina, o veduti da me quando vivevo con lui, o conosciuti da parte di coloro che, in diverse regioni, raccontarono di averlo visto dopo la sua morte, o cid che gli fu scritto quando non si * Aveva composto durante il suo terzo esilio (355) una Vita di Antonio, che posrediame sia nel testo greco, parzialmente difettoso, sia in antiche versioni latine. Vedi C. Mourmann, La «Vita Antonii» di sant’Atanasio, in Vita di Anto- | nio, testo critico e commento a cura di G.J.M. Bartelink, Fondazione Valla-Mon- dadori, Milano 1974, ? Scrisse verso il 376 una Vita di Paolo, il primo degli anacoreti egiziani. * Sulpicio Severo, verso il 397, compose una Vita di Martino, che divenne «un modello per l'agiografia medioevale» (Hamman, in Patrologia, Ill, a cura del- Augustinianum, Marietti, 1978, p. 512). “Hl Canali, che si richiama allo studio di C. Mourmann, La latinité de saint Benoit, in Etudes sur le latin des chrétiens, I, p. 406, traduce «stile chiaro». Io invece ritengo che Iuculentus abbia anche in questo passo il significato consue- to quando é riferito allo stile, cioé «splendido», «eloquente», visto che Sulpicio Severo era, come scrive la stessa Mohrmann (La «Vita Martini» di Sulpicio Se- vero, in Vita di Martino, ecc., testo critico e commento a cura di A.A.R. Ba- ' stiaensen e Jan W. Smit, Fondazione Valla-Mondadori, Milano 1975, p. XXX), | un «raffinato uomo di lettere» e tale doveva considerarlo rispetto a sé lo stes- , So Paolino. Vedi inoltre cid che si dice subito sotto. 5 Cf. Amar., Exp. ps. 118, 23, 37: Habet et ecclesia muros suos, quae iam per- © fectior dicit: «Ego ciuitas munita»; De uirginib., II, 43: si murus, inquit, est, ae- \, dificemus super eum turres argenteas. S CK Cic., Pro Cluent., 10, 29: breuiter... strictimque. 46 LE FONTI LATINE SU SANT’AMBROGIO ‘ quaestionem proponerent, ad quam audiendam altero die ad ba- silicam Portianam se adfuturos promiserant; erat enim quae- stio de incarnatione Domini. 2. Sed alio die miserandi homines superbiae tumore completi nec memores promissorum, contem- nentes Deum in sacerdote ipsius nec plebis exspectantis consi- derantes iniuriam, inmemores etiam dictorum dominicorum, quoniam «qui scandalizauerit unum ex minimis istis, oportet ut mola asinaria collo eius adligetur et demergatur in profundum maris» *, conscendentes rhedam quasi gratia gestandi ciuitatem egressi sunt, exspectante sacerdote uel plebe in ecclesia consti- tuta. 3. Sed huius contumaciae qui finis fuerit horresco refe- rens; subito enim praecipitati de rheda animas emiserunt atque corpora illorum sepulturae sunt tradita. 4. Sanctus uero Am- brosius cum ignoraret quid factum esset nec diutius posset ple- bem tenere, ascendens pro tribunali de eadem quaestione quae fuerat proposita sermonem adorsus est, dicens: «Debitum, fra- tres, cudo soluendum, sed hesternos meos non inuenio credito- res», et reliqua quae scripta sunt in libro qui «De incarnatione Domini» titulatur. 19. 1. Occiso itaque Gratiano imperatore recipiendi corpo- ris eius causa secundam ad Maximum suscepit legationem. Apud » quem quam constanter egerit qui uoluerit cognoscere, ipsius le- gationis epistulam ad Valentinianum iuniorem datam cum le- gerit adprobabit; nobis enim alienum a promissione uisum est illam inserere, ne adiunctae epistulae prolixitas fastidium legenti adferret. 2, Ipsum uero Maximum a communionis consortio se- | gregauit, admonens ut effusi sanguinis domini sui et, quod est | grauius, innocentis ageret paenitentiam, si sibi apud Deum uel- ‘ let esse consultum. 3. Sed ille cum paenitentiam declinat super- °: bus spiritu, non solum futuram sed etiam praesentem salutem f amisit regnumque quod male adripuerat femineo quodammo- do timore deposuit, ut procuratorem se reipublicae, non impe- ratorem fuisse confiteretur. 18.2.* Cf. Mt 18, 6. PAOLINO DI MILANO/ VITA DI AMBROGIO 47 tre predicava, proposero al vescovo una questione, prometten- doiche.si sarebbero presentati il giorno dopo nella basilica Por- ziana per ascoltare la risposta. La questione riguardava Vincar- nazione del Signore. 2. Ma l’indomani, quegli uomini sciagura- ti;,gonfi di-superbia e immemori della promessa, dis rezzando Dio.nella persona del suo vescovo e non considerando l’offesa che facevano ai fedeli in attesa, dimentichi anche della parola del Signore, che cioé «se uno avra scandalizzato uno di questi piccoli, bisogna che gli sia legata al collo una mola per asino e-sia gettato nel profondo del mare», saliti su un cocchio come per fare una passeggiata, uscirono dalla citta mentre il vesco- vo-e il popolo radunato in chiesa aspettavano. 3. Ma inorridi- sco.a riferire? quale fu il risultato di una tale impudenza: ca- duti-improvvisamente dal cocchio, spirarono e i loro corpi fu- rono sepolti. 4. Da parte sua il santo Ambrogio ignorando che cosa, era accaduto e non potendo trattenere piti a lungo la gen- te,.salito nel presbiterio, comincid la predica sulla medesima questione che era stata proposta, dicendo: «Fratelli, io batto mo- neta.per pagare il debito, ma non trovo i miei creditori di ie- ri»,-e cid che segue nel libro intitolato «L’incarnazione del Signore» >. «es 19, 1, Ucciso frattanto l'imperatore Graziano 1, Ambrogio in- traprese la seconda ambasceria presso Massimo per recuperar- ne il corpo. E chi vorra conoscere con quanta fermezza si sia comportato davanti a lui, ne avra la prova leggendo la lettera sulla stessa ambasceria, inviata a Valentiniano II?. Infatti mi ;parso in contraddizione con la promessa fatta ? inserirla nel- da-mia narrazione, per evitare che la lunghezza della lettera, se riportata, provocasse noia al lettore. 2. Per suo conto escluse ‘Massimo dalla comunione ecclesiastica *, esortandolo a fare pe hhitenza per aver sparso il sangue del suo Signore, il quale — cosa pill grave — era senza colpa, se voleva provvedere alla sua sorte.davanti a Dio. 3. Ma quello, rifiutando la penitenza con anima superbo, non solo perdette la salvezza futura, ma anche quella presente, e, in un certo senso, con timore di femmina ri- nuncio al regno del quale si era impadronito, quando riconob- ‘be, di essere stato non imperatore, ma procuratore dello Stato °. 2 Cf. Vera. Aen., II, 204. ! 2 CE. Ampr., De inc., 1, 1: Debitum credo soluendum, sed hesternos meos non \inuenio creditores, nisi forte improuiso conuentu putauerunt nos esse turban- ‘dos; sed numquam, fides uerd turbatur. Vedi anche Opera omnia 16, pp. 359s. i :,) Fu ucciso a Lione il 25 agosto 383. Vedi Opera omnia 19, p. 289. "2 Su questo vicende vedi Ep. 30 (M. 24). Per il commento vedi Opera omnia 19, pp. 289ss. Vedi inoltre De uita et meritis Ambrosii, p. 38. * Vedi 1, 3; breuiter strictimque describam. *Secondo il Bastiaensen (ed. cit., p. 301), «dalla partecipazione con lui al- ‘eucaristia». Invece, secondo il Dudden (op. cit. I, p. 349), la scomunica non ‘fu'dovuta all’uccisione di Graziano, bensi al fatto che Ambrogio, rifiutando di avere rapporti di comunione con i vescovi seguaci di Itacio, sostenuti da Mas- simo, estendeva implicitamente la scomunica allo stesso Massimo. * Cf. Pacatvs, Paneg. Theod. dictus, 43, 5: ...se uidelicet fauoris tui obtendis- Se praetextum, quod aliter non potuisset allicere militum societatem, nisi tui se 48 LE FONTI LATINE SU SANT’AMBROGIO 20. 1. Mortua uero Justina quidam aruspex Innocentius no- mine, non tamen opere, cum in causa maleficiorum a iudice tor- queretur, aliud quam interrogabatur fateri coepit; clamabat enim ab angelo maiora tormenta sibi adhiberi eo qui custodi- ret Ambrosium, quoniam temporibus Iustinae ad excitanda odia populorum in episcopum cacumen tecti ecclesiae conscendens medio noctis sacrificauerit. 2. Sed quanto instantius et sollici- tius opera maligna exercebat, tanto magis amor populi circa fi- dem catholicam et Domini sacerdotem conualescebat. 3. Misis- se etiam se daemones, qui illum internecarent, fatebatur; sed daemones renuntiasse se minime non solum ad ipsum adpro- pinquare posse, uerum etiam nec ad fores domus in qua mane- bat episcopus, quoniam ignis insuperabilis omne illud aedifi- cium communiret, ut etiam longe positi urerentur: ita cessasse artes suas, quibus aduersus Domini sacerdotem se aliquid pos- se arbitrabatur. 4. Alius etiam gladium ferens ad cubiculum usque peruenit, ut interficeret sacerdotem; sed cum eleuasset manum, districto gladio, dextera obrigente, remansit. Tunc se missum a Iustina:postquam confessus est, brachium quod ini- que cum extenderetur obriguerat sanatum confessione est. 21. 1. Per idem tempus, cum uir inlustris Probus puerum ' suum notarium, qui spiritu inmundo grauiter uexabatur °, di- rexisset ad episcopum, egressum urbem dimisit diabolus, timens | ad uirum sanctum perduci. 2. Atque ita puer quamdiu Medio- ' lanii apud episcopum fuit, nulla in illo diaboli dominatio adpa- ruit; sed ubi egressus Mediolanio est et prope urbem peruenit, - idem spiritus qui illum ante habuerat uexare coepit. 3. Qui cum interrogaretur ab exorcistis, cur quamdiu Mediolanii fuisset non * in illo adparuisset, confessus est diabolus timuisse se Ambro- sium: ideo recessisse ad tempus * atque expectasse in illo loco, ubi ab illo recesserat, donec reuerteretur; quo reuertente uas: quod deseruerat » repetisset. 21.1." Cf. Le 6, 18; Act 5, 16. 3. * CE. Le 4, 13. Cf. Mt 12, 29; 2 Tim 2, 20s. PAOLINO DI MILANO / VITA DI AMBROGIO 49 . 20. 1. Dopo la morte di Giustina' un aruspice, Innocenzo -di nome, ma.non di fatto, mentre veniva sottoposto alla tortu- -ra, dal. giudice in un processo di maleficio, comincid a confes- ‘sare altre cose da quelle su cui era interrogato; gridava, infat- ti,, che gli.erano inflitti maggiori tormenti dall’angelo custode di; Ambrogio, perché ai tempi di Giustina, salito nel cuor della motte sulla cima del tetto della chiesa per eccitare l’odio del ‘popolo contro il vescovo, vi aveva compiuto sacrifici. 2. Ma quanto maggiori erano l'ostinazione e la sollecitudine con le qua- Ji compiva quelle opere malvagie, tanto pit: acquistava vigore “amore del popolo per la fede cattolica e per il vescovo del Si- gnore. 3. Confessava di aver mandato dei demoni per uccider- Jo;:ma i demoni avevano riferito di non potere assolutamente ‘avvicinarsi non solo alla sua persona, ma nemmeno alle porte ‘della casa- dove abitava il vescovo, poiché un, fyoco insuperabi- -le:difendeva tutto quell’edificio, cosi che venivano arsi, pur ri- ‘manendo lontani; percid aveva desistito dalle sue arti, con le quali pensava di avere qualche potere contro il vescovo del Si- gnore. 4. Anche un altro, armato di spada, giunse fino alla stanza del vescovo per ucciderlo; ma quando, sguainata la spada, ave- .va'levato la mano, era rimasto bloccato, perché la destra gli si era irrigidita. Allora, dopo aver confessato di essere stato in- viato da Giustina, il braccio, che gli si era irrigidito mentre ve- miva steso per un fine perverso, fu guarito per effetto della con- ‘fessione. ,i 21. 1. In quel medesimo tempo, avendo Probo’, uno degli ‘ilustri, mandato dal vescovo uno schiavo, suo segretario, che era gravemente tormentato da uno spirito immondo, il diavolo ‘lo abbandono non appena quello usci dalla citta, per timore d’es- ‘sere condotto da quel santo uomo. 2. E cosi, finché lo schiavo rimase a Milano presso il vescovo, non apparve in lui manife- stazione alcuna del dominio diabolico; ma quando usci da Mi- lano e giunse in vicinanza di Roma, il medesimo spirito, che I’a- veva posseduto prima, comincid a tormentarlo. 3. Ed essendo interrogato dagli esorcisti sul perché non si era manifestato in lui finché era rimasto a Milano, il diavolo confessd di aver at- teso nel luogo dove lo aveva abbandonato, aspettando ch’egli tor- nasse; non.appena ritornato, aveva occupato nuovamente il va- so? da cui si era ritirato. auctoramenti finxisset actorem. Massimo fu ucciso ad Aquileia il 28 agosto 368. ‘Vedi ‘Opera omnia 19, p. 289, nota 3. “1 Secondo il Dudden (op. cit., p. 356), sembra sia morta nel 388, ostinata nel- ‘Teresia (Rvr., H.E., XI, 17), La data del 388 & generalmente accettata; vedi, p. ies.,JONES, Il tardo impero romano, trad. it., Il Saggiatore, Milano 1973, I, p. +418. Per il Bastiaensen, prima della morte sarebbe ritornata all’ortodossia. ‘+4 Vedi sopra, cap. 5, 1, nota 2. 7 Cf. Mt 12, 29 e 2 Tim 2, 20. 50 LE FONTI LATINE SU SANT’ AMBROGIO 22. 1. Exstincto itaque Maximo, posito Theodosio impera- tore Mediolanii, Ambrosio uero episcopo constituto Aquileiae, in partibus orientis in quodam castello a christianis uiris syna- goga Iudaeorum et lucus Valentinianorum incendio concrema- ta sunt, propterea quod Iudaei uel Valentiniani insultarent mo- nachis christianis; Valentinianorum enim haeresis triginta duos deos colit. 2. Sed de huiusmodi facto comes orientis ad impe- ratorem relationem direxit; qua adcepta imperator praeceperat ut synagoga ab episcopo loci reaedificaretur, in monachos ue- ro uindicaretur. 3. Sed huius praecepti tenor cum ad aures per- uenisset uenerabilis uiri Ambrosii episcopi, direxit ad imperato- rem epistulam, quia ipse in tempore excurrere non poterat, qua illum conuenit, ut id quod ab eodem statutum fuerat reuocare- tur, seruarique sibi debere ab illo audientiam; qui si dignus non esset, qui ab illo audiretur, dignus etiam non esset, qui pro illo a Domino audiretur, uel cui suas preces, cui sua uota commit- teret; paratum etiam se esse pro tali negotio mortem subire, ne dissimulatione sui praeuaricatorem faceret imperatorem, qui tam iniusta contra ecclesiam praecepisset. 23. 1. Postea uero quam Mediolanium reuersus est, posito imperatore in ecclesia, de eadem causa tractauit in populo. In ‘ quo tractatu introduxit Domini personam loquentis imperato- « ri: «Ego te ex ultimo imperatorem feci, ego tibi exercitum ini- * mici tui tradidi, ego tibi copias, quas ille aduersum te exerci- PAOLINO ‘DI MILANO/ VITA DI AMBROGIO 51 tr :22. 1. Morto dunque Massimo, mentre |’imperatore Teodo- i i ‘Sio. risiedeva.a Milano e il vescovo Ambrogio si trovava ad Aqui- Jeia', in un borgo delle regioni d’Oriente” una sinagoga degli Ebrei e un santuario? dei.Valentiniani furono arsi dai cristia- “ni, perché Giudei e Valentiniani avevano recato ingiuria ai mo- naci cristiani *: l’eresia dei Valentiniani, infatti, venera trenta- due dei‘. 2. Ma su tale evento il conte d’Oriente ° invid una re- lazione all’imperatore; questi, ricevutala, aveva ordinato che la sinagoga fosse ricostruita dal vescovo del luogo e che si proce- desse contro i monaci. 3. Ma quando il tenore di quest’ordine giunse all’orecchio del venerabile vescovo Ambrogio, egli invio allimperatore una lettera’, poiché sul momento non poteva mettersi in viaggio, con la quale lo invitava a revocare cid che aveva stabilito ed affermava che gli doveva prestare ascolto *: se-egli non era degno di essere da lui ascoltato, non era neppu- re, degno di essere ascoltato a suo vantaggio dal Signore, quan- do, gli: raccomandava le sue preghiere e i suoi voti®. Egli era pronto a subire anche la morte per tale affare, per non rende- re con la sua dissimulazione ribelle alla legge di Dio ]’impera- ‘tore che aveva impartito disposizioni cosi ingiuste contro la Chiesa '°. i ; 23.1, Ma dopoché fu ritornato a Milano, trovandosi l’impe- ‘“tatore in chiesa, predicd al popolo sullo stesso argomento. In ‘questa predica introdusse la persona di Dio che diceva all’im- 'peratore: «Io dall’infima tua condizione ti ho fatto imperatore, io ti ho consegnato |’esercito del tuo nemico ", io ti ho dato tutte ‘le vettovaglie ch’egli aveva preparato per il suo esercito contro ‘Come rileva il Bastiaensen (ed. cit., p. 303), Ambrogio non si trovava ad Aquileia al momento degli incidenti di Callinico, bensi quando Teodosio aveva deciso i provvedimenti contestati. Sull’argomento vedi Ep. 74 (M. 40) e Opera omnia 21, pp. 84ss. 7 A Callinico sull’Eufrate. * Lucus significa propriamente «bosco sacro». Il Bastiaensen (ed. cit., p. 303) pensa che Paolino abbia usato il termine lucus per indicare la collocazione sil- vestre del santuario. Ambrogio (op. cit., 16) parla di fanum, cioé «tempietto». ‘Dal racconto di Paolino sembrerebbe che si fosse trattato di un’unica azio- ne, mentre in realta i due fatti erano distinti, come risulta dalla citata lettera di Ambrogio (parr. 6 e 16). . ‘+ Lieresia gnostica dei Valentiniani, detta cosi dal suo fondatore, Valenti- no, un egiziano vissuto a Roma dal 135 al 160, ammetteva l’esistenza di «sizi- gie» o coppie di opposti, detti «eoni». Questi, secondo Agostino (De haer., 11) erano complessivamente trenta, secondo sant’Ambrogio (Ep 74 [M. 10], 16), tren- tadue. ‘Sulla scorta di Ambrogio, il Bastiaensen ripristina la lezione triginta duos, preferita anche da A. Orbe. Vedi Opera omnia 21, note a pp. 95 e 97. “.. °Era il governatore della diocesi d’Oriente, che comprendeva le province tra’ il Mar Nero e |’Egitto (0. Sagck, R.E. IV, 1, coll. 631; 659ss.). 7B \'Ep. 74 (M. 40) del dicembre 388, ‘Pellegrino: «e di riservargli un’udienza». * CE. Ep. 74 (M. 40), 1: ...nam si indignus sum qui a te audiar, indignus sum + qui ‘pro te offeram cui tua uota, cui tua committas preces. “ICE. ibid, 3, { vs. } Massimo. 52 LE FONTI LATINE SU SANT’AMBROGIO tui suo parauerat, dedi, ego inimicum tuum in potestatem tuam redegi, ego de semine tuo supra solium regni constitui, ego te triumphare sine labore feci: et tu de me inimicis meis donas. triumphos?»*. 2. Cui descendenti de exhedra imperator ait: «Contra nos proposuisti hodie, episcope». At ille respondit non se contra ipsum sed pro ipso fuisse locutum. Tunc imperator: «Reuera» inquit, «dure praeceperam contra episcopum de sy- nagoga reparanda»; in monachos uero uindicandum esse. Ita et a comitibus, qui in tempore aderant, dicebatur. Quibus episco- pus: «Ego quidem cum imperatore nunc ago; uobiscum uero mi- hi aliter agendum est». 3. Atque ita obtinuit ut illa quae statu- ta fuerant reuocarentur; nec prius ad altare adcedere uoluit, nisi fide sua imperator illum agere debere testaretur. Cui episcopus: «Ergo ago fide tua». Respondit imperator: «Age fide mea». Qua , sponsione iterata iam securus peregit sacerdos diuina mysteria. 4. Haec autem scripta sunt* in epistula, quam ad germanam suam fecit, in qua tractatum inseruit, quem eodem die habue- rat de baculo nuceo, qui a propheta Hieremia uisus esse descri- bitur*. 24. 1. Per idem tempus causa Thessalonicensis ciuitatis non minima successit tribulatio sacerdoti, cum ciuitatem paene de- letam comperisset. Promiserat enim illi imperator se ueniam da- turum ciuibus supradictae ciuitatis; sed agentibus comitibus oc- culte cum imperatore, ignorante sacerdote, usque in horam ter- 23.1.* CE. 2 Reg 7, 8ss.; 12; 7s. 4.* Cf. Io 20, 31. Cf. Ier 1, 11. PAOLINO DI MILANO/ VITA DI AMBROGIO 53 di te, io ho ridotto il tuo nemico in tuo potere, io ho posto uno del tuo seme sul trono imperiale, io ti ho fatto trionfare senza ' fatica: e tu concedi ai miei nemici il trionfo su di me?» ?. 2. Quan- do'discese dal presbiterio, l'imperatore gli disse: «Oggi hai par- lato contro di noi, vescovo».. Ma quello gli rispose che egli ave- ‘ya parlato non contro di lui, ma nel suo interesse. Allora Yim- peratore: «In realta, disse, la mia decisioné contro il vescovo sulla ricostruzione della sinagoga era piuttosto severa»; ma i . monaci dovevano essere puniti. Cosi dicevano anche i conti che ‘'allora erano presenti. E a loro il vescovo: «Io ora tratto con I’im- peratore; con voi, invece, dovrei trattare in maniera diversa> *. -3E cosi ottenne che le disposizioni prese fossero revocate; e non volle accostarsi all’altare prima che l’imperatore dichiarasse che egli doveva celebrare sulla sua parola. E il vescovo a lui: ..«Celebro dunque sulla tua parola». L’imperatore rispose: «Ce- lebra sulla mia parola». Ormai sicuro per questa ripetuta pro- ~messa, il vescovo celebré i divini misteri. 4. Tutto questo é scrit- to:nella lettera inviata a sua sorella‘, nella quale inseri la pre- dica, pronunciata nello stesso giorno, sul bastone di noce che “il‘profeta Geremia narra di aver visto °. “24, 1. In quel medesimo tempo, a causa della citta di Tes- ‘salonica il vescovo ebbe a subire una gravissima tribolazione, avendo appreso che la stessa citta era stata quasi distrutta '. | L'imperatore gli aveva promesso, infatti, che avrebbe perdona- ‘to agli abitanti della citta?; ma, in seguito ai contatti segreti “degli alti funzionari con |’imperatore?, all’insaputa del vesco- aM) “2 Cf. Ep, 74 (M. 40), 22. Il passo @ riportato quasi integralmente. ?Cf. Ep. ex. coll. 1 (M. 41), 27. “CE, ibid., 4. SCE. ibid., 2. ‘it Si tratta della strage dei cittadini di Tessalonica compiuta per ordine di Teodosio nel 390 (forse in aprile o maggio), in seguito all’uccisione del magi- ster militum per Illyricum Buterico, lapidato dalla folla dopo che aveva fatto /arrestare per ragioni morali un fantino del circo, beniamino del popolo. A que- sto proposito possediamo la famosa lettera inviata nell’agosto da sant’Ambro- “gio.a Teodosio (ex. coll. 11 - M. 51), per cui vedi Opera omnia 21, pp. 230-241 _ -€relativo commento. Si discute se Paolino conoscesse 0 meno la lettera di Am- brogio. Per la prima ipotesi, oltre al Bastiaensen (ed. cit., p. 306; cf. anche |’In- troduzione di C. MoHRMANN, p. XI), sta il Paredi (Paulin of Milan, p. 215); per _ :]a'seconda, oltre al Dudden (op. cit., II, p. 384, nota 5), si é pronunciata recen- ‘temente la Zelzer (CSEL 82, p. CX). Per la seconda ipotesi sembra propendere ‘anche il Pellegrino (ed. cit., p. 87, nota). Nel suo studio sulla politica religiosa di Teodosio (Die Religionspolitik des Kaisers Theodosius d. Gr., Sitzungberich- .te'der Bayer. Akademie der Wiss., 1953, Heft 2, p. 68) W. Ensslin si limita a ‘chiedersi se gli storici Sozomeno (VII, 25, 1 s.) e Teodoreto (V, 18, 1 ss.) segui- .vano una fonte che conosceva la lettera di Ambrogio, specie con riferimento val par. 14, dove si parla del sogno nel quale Ambrogio vede l’imperatore venire ,in'chiesa e se stesso impedito di celebrare il sacrificio. In ogni caso le opere ; dei’ due storici sono posteriori alla Vita di Paolino. Sull’argomento vedi anche Opera omnia 21, pp. 13-14; p. 233, nota. *Cf. Ep. ex coll, 11 (M. 51), 6. .,2CE. AmBr., De ob. Theod., 34: peccatum suum, quod ei aliorum fraude obrepserat... A 54 LB FONTI LATINE SU SANT'AMBROGIO s tiam gladio ciuitas est donata atque plurimi interempti innocen- tes. 2, Quo facto ubi cognouit sacerdos, copiam imperatori in- gredienti ecclesiam denegauit, nec prius dignum iudicauit coe- tu ecclesiae uel sacramentorum communione quam publicam ageret paenitentiam. Cui imperator contra adserebat Dauid adul- terium simul et homicidium perpetrasse *. Sed responsum illi- co est: «Qui secutus es errantem, sequere corrigentem». 3. Quod ubi audiuit clementissimus imperator, ita suscepit animo, ut pe blicam paenitentiam non abhorreret; cuius correctionis profec- tus secundam illi parauit uictoriam. 25. 1. Per idem tempus duo potentissimi et sapientissimi uiri Persarum ad famam sacerdotis uenere Mediolanium defe- rentes secum plurimas quaestiones, ut ex his probarent sapien- tiam uiri; cum quo ab hora diei prima usque in horam tertiam noctis per interpretem disputauerunt admirantesque discesse- runt ab eo. 2. Est ut se probarent non ob aliam causam uenis- se, nisi ut certo certius nossent uirum quem fama compererant, alia die ualefacientes imperatori profecti sunt ad urbem Ro- mam, illic uolentes cognoscere potentiam inlustris uiri Probi; qua cognita ad propria remearunt. 26. 1. Sed egresso Theodosio de Italia et Constantinopcli constituto, Valentiniano augusto intra Gallias posito, directa Je- gatio est sub nomine senatus a Symmacho tunc praefecto ui- 24.2." Cf. 2 Reg 11, 2ss. PAOLINO DI MILANO/ VITA DI AMBROGIO 55 yo, la citta fu abbandonata alla strage per oltre due ore e mol- | tissimi innocenti furono uccisi. 2. Quando il vescovo seppe cid che era accaduto, nego all’imperatore la facolta di entrare in *-chiesa e non lo giudicd degno dell’assemblea ecclesiale e della ‘partecipazione ai sacramenti, prima ch’egli facesse pubblica pe- nitenza ‘. L’imperatore obiettava in contraddittorio con lui che Davide aveva commesso contemporaneamente un adulterio e un omicidio. Ma immediatamente gli fu risposto: «Poiché l’hai se- guito nella colpa, seguilo nella riparazione» *. 3. Quando il cle- . Mentissimo * imperatore ebbe udita questa risposta, la accolse ‘con tale disposizione d’animo da non rifuggire dalla pubblica penitenza ’; e il profitto di tale riparazione gli procuréd una se- cconda vittoria °. 25. 1. In quel medesimo tempo due sapientissimi e poten- tissimi personaggi persiani, attirati dalla fama del vescovo, ven- nero a Milano recando seco moltissime questioni con le quali mettere alla prova la sua sapienza '. Discussero con lui per mez- zo,di un interprete dalle sei del mattino alle nove di sera e se ne, partirono da lui pieni d’ammirazione. 2. E per dimostrare che non erano venuti per nessun altro motivo se non per cono- .scere senz’ombra di dubbio quell’uomo di cui avevano notizia “soltanto per fama, l’indomani, congedatisi dall’imperatore, par- jtirono alla volta di Roma, volendo conoscere la magnificenza dell'illustre Probo; presane cognizione, ritornarono al loro paese *, "26. 1. Dopo che Teodosio aveva lasciato I’Italia e si era sta- _bilito a Costantinopoli?, mentre l’imperatore Valentiniano risie- deva nelle Gallie?, a nome del senato fu mandata da Simmaco, “Cf. ibid; Ep. ex coll. 11 (M. 51); 6, 13 ss. *L’esempio di Davide @ citato in Ep. ex. coll. 11 (M. 51), 8; la risposta di Ambrogio é «fabbricata» da Paolino, utilizzando una frase del De inst. uirg., 31, riferita ad Adamo ed Eva: Semel de interdicto mulier manducauit et quotidie ieiunio soluit. Qui secutus es errantem, sequere corrigentem. CE. Ep. ex. coll. 11 (M. 51), 12: ...tu qui apicem clementiae tenebas. 7 Cf. Ampr., De ob. Theod., 34; Rvr., H.E., XI, 8: Ob hoc cum a sacerdotibus Jtaliae argueretur, agnouit delictum, culpamque cum lacrimis professus, publi- cam poenitentiam in conspectu totius ecclesiae exegit; et in hoc sibi tempus ad- scriptum absque regali fastigio patienter impleuit. * Quella su Eugenio al fiume Frigido (394) dopo quella su Massimo. Vedi Rvr., H.E., XI, 32. . ; ‘Nell’Ep. 53, Ad Paulinum, 1-2, dopo aver ricordato che frater Ambrosius gli aveva recato munuscula da parte dello stesso Paolino, san Girolamo non ri- porta l’episodio relativo ad Ambrogio, come afferma invece il Pellegrino (ed. cit., p. 88, nota 2), ma si limita a citare analoghi esempi: Legimus in ueteribus historiis quosdam lustrasse prouincias, nouos populos adisse, maria transisse ut eos, quos ex libris nouerant, coram quoque uiderent. Sic Pythagoras, ecc. ''2 T] Bastiaensen (ed. cit., p. 307) suppone che la fonte di tale episodio sia | da‘ricercare nell’ambiente di Probo. “Ph Nel 391. . 7 Oltre alla praefectura Galliarum, assegnatagli nel 388, nel 391 aveva otte- nuto quella Italiae, [Ilyrici et Africae, cio’ in pratica tutto ?Occidente (BasTIAEN- “sen, ed. cit., pp. 308-309; Jongs, I tardo impero romano, I, p. 208). x 56 LE FONTI LATINE SU SANT’AMBROGIO bis de repetenda ara Victoriae et sumptibus caerimoniarum. 2. Sed ubi comperit sacerdos, misso libello ad imperatorem po- stulauit ut ad se relationis exemplaria dirigerentur, quibus ipse pro partibus suis responsurus esset. Qua relatione adcep- ta praeclarissimum libellum conscripsit, ut contra nihil umquam auderet Symmachus uir eloquentissimus respondere. 3. Sed postquam augustae memoriae Valentinianus in Viennensi ciui- tate quae est Gallorum ciuitas, uitam finiuit, Eugenius susce- pit imperium. Qui ubi imperare coepit, non multum post, pe- tentibus Flauiano tunc praefecto et Arbogaste comite, aram Vic- - toriae et sumptus caerimoniarum — quod Valentinianus memo- riae adhuc in iunioribus annis constitutus petentibus denegaue- rat — oblitus fidei suae concessit. 27. 1. Hoc ubi cognouit sacerdos, derelicta ciuitate Medio- lanensi, ad quam ille festinato ueniebat, ad Bononiensem ciui- tatem' se migrauit atque inde Fauentiam uSque perrexit. Vbi cum aliquantis degeret diebus, inuitatus a Florentinis ad Tu- sciam usque descendit, declinans magis sacrilegi uiri aspectum, PAOLINO DI MILANO/ VITA DI AMBROGIO 57 allora prefetto di Roma, un’ambasceria? per chiedere il ripri- ‘stino dell’altare della Vittoria e degli stanziamenti per le ceri- monie sacre *. 2, Ma quando il vescovo lo seppe, in una lettera inviata * all’imperatore chiese che gli fosse trasmessa copia del- V’esposto °, cui avrebbe risposto per cid che gli competeva’. Ri- cevuto questo esposto, compose uno scritto cosi splendido * che l’eloquentissimo Simmaco non oso rispondere in senso contra- tio. 3. Ma dopo che Valentiniano di augusta memoria concluse la sua vita a Vienne °, citta delle Gallie, sali al trono Eugenio. Questi, non molto dopo la sua ascesa al trono, a richiesta di Flaviano, allora prefetto °, e del conte Arbogaste "', concesse, dimentico della sua fede — cosa che Valentiniano di augusta memoria, ancora in giovane eta ? aveva rifiutato a coloro che ne. avevano fatto richiesta —, l’altare della Vittoria e lo stan- ziamento per le cerimonie sacre ™. 27. 1. Come il vescovo lo seppe, lasciata Milano, alla cui vol- ta quegli moveva a marce forzate, si trasferi a Bologna e di li si spinse sino a Faenza. Trattenutosi ivi vari giorni, invitato dai Fiorentini, scese fino in Toscana!, piuttosto per evitare la vi- :, >} Come risulta da cid che segue, Paolino confonde stranamente questo nuo- vo tentativo compiuto nel 391 presso Valentiniano I, allora in Gallia con il primo del '384, nel quale si ebbe l’intervento di Ambrogio (Epp. 72 [M. 17] e 73 [M. $8). Vedi in proposito la lunga nota del Bastiaensen (ed. cit., p. 308) e il Pelle- grino (ed. cit., p. 88, nota.1 al cap. 26). ave‘ L’altare era stato rimosso e gli stanziamenti aboliti da Graziano nel 382, probabilmente su richiesta di Ambrogio. . "SCE. Ep. 72 (M. 17). * “§ Cioé della Relatio Symmachi (72a - M. 17a). Vedi Ep. 72 (M. 17), 13: Detur mihi exemplum. missae relationis. eit TCE ibid. .* Ep. 73 (M. 18). *Venne ucciso a Vienne il 15 maggio 392. Sant’Ambrogio nel discorso De ob.' Valentiniani, 23.27.33.79, mostra di non credere al suicidio. Vedi special- mente par. 33: non enim accusationis uoce utor, sed doloris. Sull’opinione dello Seeck (Geschichte des Unterganges, Stuttgart 1913, V, p. 242) vedi Opera omnia 18, ,p. 8. Pud essere utile a questo proposito la testimonianza du Rufino (H.E., XI, 31): Interea Valentinianus in Occidentis partibus animis, quantum aetas pa- tiebatur, ardentibus rem publicam gerens, causis etiam nunc latentibus laqueo uitam finiuit. Sed hoc quidam dolo ducis sui Arbogasti factum confirmabant, sidque quam maxime publica tenebat opinio. Alii quidem a commissi scelere du- cem,alienum dicebant, sed causas praestitisse, quibus in hoc adolescens animi indignatione cogeretur, quod minus ei, tanquam per aetatem nondum, ualido, libera de omnibus indulgeret imperia. Fuere tamen nonnulli sacerdotum, qui pacis ah eo, qui post creatus est (cioe l’usurpatore Eugenio), legatione suscepta, im- ‘munem esse ducem a mortis scelere apud Theodosium testarentur. * Flaviano era praefectus praetorio Italiae, Illyrici et Africae. ~; 1B ritenuto dai pitt responsabile dell'uccisione di Valentiniano II, affida- ‘in un certo senso, alla sua tutela. Vedi sopra, nota 9. :"" Nel 384, anno del tentativo cui si oppose Ambrogio, Valentiniano aveva tredici anni; cf. Ep. 73 (M. 18), 1: ...licet adhuc in minoris aeui tirocinio floren- “tibus nouus annis. - , 3 Vedi l’'Ep. ex. coll. 10 (M. 57), indirizzata ad Eugenio a questo proposito. “++ 4 Secondo il Bastiaensen (ed. cit., p. 309), tali spostamenti si sarebbero ef- ~fettuati dalla fine dell’estate del 393 alla Pasqua del 394, durante la quale si “trovava a Firenze. Vedi anche Duppen, op. cit, pp. 424-425. 5 58 LE FONTI LATINE SU SANT'AMBROGIO non formidans imperantis iniuriam. 2. Nam et epistulam ad eumdem dedit, in qua conuenit conscientiam illius, de qua pauca de multis ponenda duxi: «Etsi imperatoria potestas magna sit, tamen considera, imperator, quantus sit. Deus. Corda omnium uidet *, conscientiam interiorem interrogat, nouit omnia ante- quam fiant°, nouit interna pectoris tui. Ipsi falli uos non pati- mini, et Deum uultis celare? Non cecidit in animum tuum quid- quam? Si illi agebant tam perseueranter, nonne tuum fuit, im- perator, pro Dei summi et ueri et uiui ueneratione perseueran- tius obsistere et negare quod erat iniuria sacrae legis?». 3. Et iterum: «Quoniam igitur meis uocibus et apud Deum et apud omnes homines teneor, aliud mihi non licere intellexi, aliud non oportere, nisi ut consulerem mihi, quia non potui tibi». 28. 1. In supradicta itaque ciuitate Florentinorum, cum in domo clarissimi quondam uiri Decentii et, quod est amplius, christiani maneret, filius ipsius, Pansophius nomine, admodum paruulus, cum spiritu inmundo laboraret, frequenti oratione et inpositione manus sacerdotis ipsius est sanatus; sed post ali- quantos dies subita infirmitate correptus infantulus exhalauit spiritum. 2. Cuius mater ualde religiosa et plena fide ac timore Dei, ablato illo de superiore parte domus ad inferiora descen- dit atque in lecto sacerdotis, ipso absente, composuit *. Quem cum reuertens sacerdos in lecto inuenisset — erat enim illo in tempore extra domum positus —, miseratus matrem et fidem, ipsius contemplatus Helisaeo similis supra corpus infantis se composuit atque orando” meruit, ut uiuum redderet matri‘ quem mortuum inuenerat. 3. Ad quem etiam infantulum libel- lum conscripsit, ut quod per aetatis infantiam scire non pote- * rat, legendo cognosceret. Verumtamen factum scriptis suis non .'f. commemorauit; sed quo adfectu declinauerit commemorare, non * “f: est nostrum iudicare. i 29. 1. In eadem etiam ciuitate basilicam constituit, in qua : deposuit reliquias martyrum Vitalis et Agricolae, quorum cor- 27.2." CE. Act 1, 24. >Cf. Dan 13, 42. 28.2,* Cf. 4 Reg 4, 21. i Cf. 4 Reg 4; 33ss. . " © CE. Le 7, 15; 9, 43. ie PAOLINO DI MILANO/ VITA DI AMBROGIO 59 ‘staidi quell’uomo sacrilego che per timore di un torto da parte idiichi deteneva il potere. 2. Infatti gli indirizzo anche una lette- ‘ra?;‘nella quale si rivolgeva alla sua coscienza, lettera dalla qua- ‘letho ritenuto di dover riportare pochi passi tra i molti: «Seb- ‘bene sia grande il potere imperiale, tuttavia considera, impera- ltore,: quanto sia grande Dio. Vede i cuori di tutti, ne interroga ‘intima coscienza, conosce tutto prima che avvenga, conosce i lsegreti del tuo cuore. Voi-non sopportate di non essere infor- mati, e volete tenere Dio all’oscuro? Non hai riflettuto nell’ani- ‘mo tuo? Se essi agivano con tanta perseveranza, non sarebbe ‘stato tuo dovere, imperatore, opporti con maggior fermezza per jaidevozione vers Dio sommo, vero, vivo e rifiutare cid che co- stituiva un’offesa alla santa? legge?» *. 3. E ancora: «Poiché dun- que'sono obbligato dalle mie parole sia davanti a Dio sia davan- ‘ti'agli uomini, ho compreso che non mi era lecito, non mi con- veniva nient’altro se non di provvedere a me stesso, poiché non ‘ho'potuto provvedere a te» 5. “ot '28. 1. Dunque, nella suddetta citta di Firenze, dimorando egli nella casa del fu Decenzio, personaggio di rango senatorio e — cid che pit conta — cristiano, suo figlio, di nome Panso- fio, ancora in tenera eta, che era tormentato da uno spirito im- ‘mondo, fu risanato per le continue preghiere e l’imposizione del- Jaimano del vescovo stesso; ma dopo vari giorni, colto da un’im- provvisa malattia, il bambino spird. 2. Sua madre, molto pia e ‘piena di fede e di timore di Dio, tolto il figlio dal piano supe- riore:della casa, discese al piano inferiore e lo compose nel let- to:del vescovo, mentre questi era assente. I] vescovo, avendolo “trovato al ritorno nel suo letto — in quel tempo era rimasto, infatti, fuori di casa —, preso da compassione per la madre e ammiratane la fede, ad imitazione di Eliseo si distese sopra il ‘corpo del bambino e con le sue preghiere ottenne il restituire vivo alla madre quello che aveva trovato morto. 3. A questo bam- ‘bino dedicé anche uno scritto, affinché, leggendolo, potesse ap- prendere l’accaduto, che non poteva conoscere per |’eta infan- tile.: Tuttavia non fece cenno del fatto nelle sue opere; ma non ‘spetta a noi giudicare per quali sentimenti abbia evitato di ri- “‘cordarlo. jus 4.29 1, Nella medesima citta edificd anche una basilica, do- ve‘depose le reliquie dei martiri Vitale ed Agricola, i corpi dei ? Scritta da Bologna (Duppen, op. cit., p. 425) o da Firenze (Zeizer, CSEL 82; p. LXXXVID, mentre il Bastiaensen ammette entrambe le possibilita. Quanto ‘alla data, il primo propone l’autunno del 393, la seconda non si pronuncia espli- citamente. Colgo l’occasione per correggere una svista: a pp. 26 e 225 di Opera omnia “21 si legga «autunno» invece di «primavera». -3Secondo il Bastiaensen (ed. cit., p. 310), sacrae signiticherebbe, come as- .Sai,spesso, «imperiale»; quindi sacrae legis = «dell'ordinanza imperiale». La cosa “@ possibile, perché sarebbe un riferimento alle disposizioni di Graziano. “Ep. ex. coll. 10 (M. 57), 7. 511 testo dello CSEL (par. 11) ha: quia non potui tibi secedere modeste = «poiché nei tuoi riguardi non mi sarei potuto tenere in disparte con riservatezza». 60 LE FONTI LATINE SU SANT'AMBROGIO pora in Bononiensi ciuitate leuauerat; posita enim erant corpo- ra martyrum inter corpora Iudaeorum, nec erat cognitum po- . pulo christiano, nisi se sancti martyres sacerdoti ipsius eccle- siae reuelassent. 2, Quae cum deponerentur sub altari, quod est in eadem basilica constitutum, magna illic totius plebis sanc- tae laetitia atque exsultatio fuit, poena daemonum confitentium martyrum merita. : . 30. 1. Per idem tempus Arbogastes comes aduersus gentem suam, hoc est, Francorum, bellum parauit, atque pugnando non . paruam multitudinem manu fudit, cum residuis uero pacem fir- * mauit. Sed cum in conuiuio a regibus gentis suae interrogare- tur, utrum sciret Ambrosium, et respondisset nosse se uirum et diligi ab illo et frequenter cum illo conuiuari solitum, audiuit: «Ideo uincis, comes, quia ab illo uiro diligeris, qui dicit soli: “Sta”, et stat» *. 2. Quod ego ideo posui, ut cuius famae fuerit uir sanctus etiam apud barbaras gentes legentes agnoscerent. Nam et nos, referente iuuene quodam Arbogastis admodum re- ligioso, cognouimus, qui tunc interfuit; erat enim in tempore quo haec loquebantur uini minister. : 31. 1. Profectus itaque sacerdos de Tusciae partibus Medio- lanium reuertitur, iam inde egresso Eugenio contra Theodosium; ibique christiani imperatoris praestolabatur aduentum, securus de Dei potentia quod non traderet credentem in se hominibus ; iniustis nec relinqueret uirgam peccatorum super sortem iusto- rum, ne extenderent iusti ad iniquitatem manus suas *. 2. Pro- miserat enim Arbogastes tunc comes et Flauianus praefectus Mediolanio egredientes, cum uictores reuersi fuissent, stabulum se esse facturos in.basilica ecclesiae Mediolanensis atque cleri- 30.1.* Cf. Ios 10, 12s. 31.1." Ps 124, 3. PAOLINO DI MILANO/ VITA DI AMBROGIO 61 quali aveva esumato nella citta di Bologna '. Infatti.i corpi dei martiri erano‘sepolti tra le salme di giudei, fatto che sarebbe rimasto ignoto al popolo cristiano, se i santi martiri non si fos- sero rivelati al vescovo di quella Chiesa”. 2. E mentre veniva- no;deposti sotto l’altare che si trova nella medesima basilica, grande fu in quella citta la gioia e l’esultanza di tutta la comu- nita dei fedeli e grande il tormento dei demoni, costretti ad am- mettere le virti * dei martiri. ‘:+° 30. 1. In quel medesimo tempo ', il conte Arbogaste? mos- se’guerra al suo popolo, cioé ai Franchi, e in battaglia ne sgo- mind una grande moltitudine, ma concluse la pace con i super- ‘stiti. E siccome in un banchetto gli veniva chiesto dai re della ua-gente se conoscesse Ambrogio, ed egli rispose che lo cono- sceva, era amato da lui ed era solito banchettare insieme con lui?, si senti dire: «Per questo vinci, conte, perché sei amato dall’uomo che dice al sole ‘“Fermati’”’, e quello si ferma». 2. E ho,ricordato quest’episodio, perché i lettori sapessero di quale fama quel sant’uomo godeva anche presso le popolazioni bar- bare. Infatti anche noi l’abbiamo appreso dalle parole d’un ser- vo ‘d’Arbogaste, molto pio, il quale allora era presente. Infatti, nelitempo in cui si facevano questi discorsi, esercitava la fun- zion. di coppiere. ‘.°3%. 1. Partito quindi dalla Toscana, il vescovo ritornd a Mi- dance’, quando gia Eugenio ne era partito per muovere contro Teodosio; e li aspettava l’arrivo dell’imperatore cristiano, certo che.la potenza di Dio non avrebbe abbandonato nelle mani di uomini ingiusti chi credeva in lui né lasciato prevalere la verga dei’peccatori sulla sorte dei giusti, affinché i giusti non sten- dessero le loro ad azioni inique. 2. Infatti Arbogaste, allora con- te,,e Flaviano, prefetto, avevano promesso, lasciando Milano, ‘che, quando fossero ritornati vincitori, avrebbero fatto una stal- la della basilica? della Chiesa milanese e avrebbero arruolato * 1 Come avverte anche il Bastiaensen (ed. cit., p. 311), le notizie fornite da Paolino in questo capitolo sono imprecise. Vedi De exhort. uirginit., 1 e 2. Co- me risulta da tale opera (1, 1; 1, 5; 1, 8; 2, 9) fu esumato soltanto il corpo di sant’Agricola. Anche la costruzione della basilica non fu dovuta ad Ambrogio, ma ad una vedova fiorentina, di nome Giuliana. Verrebbe fatto di pensare alla consacrazione; ma, come osserva il Bastiaensen (ibid.), constituere nel senso di «dedicare» non @ attestato. : ? Probabilmente Eusebio, amico di Ambrogio, almeno secondo vari commen- tatori. Vedi perd Opera omnia 19, p. 251, nota 1. » AdL Bastiaensen (ed. cit., p. 312) attribuisce a merita un senso intermedio ‘tra «potenza» e «oggetti possenti», «reliquie». “4 Un‘ anno prima, durante I’inverno del 392-393 (Bastiaensen, p. 312). ‘> Complice di Eugenio e comandante del suo esercito. . wo # CE In Le, V, 18: ..dominus, cum peccatoribus manducando, etiam cum gentilibus non prohibet nos inire conuiuium. “AL principio del 394: cf. Ep. ex. coll. 2 (M. 61), 2. - ‘7 Probabilmente la basilica Noua. Non escluderei perd l'Ambrosiana. 62 LE FONTI LATINE SU SANT’AMBROGIO cos sub armis probaturos. Sed miserandi homines, cum daemo- nibus suis male creduli sunt et aperiunt os suum in blasphe- miam apud Deum *, spem sibi uictoriae ademerunt. 3. Causa au- tem commotionis haec fuit, quia munera imperatoris, qui se sa- crilegio miscuerat, ab ecclesia respuebantur nec orandi illi cum ecclesia societas tribuebatur. Sed Dominus, qui ecclesiam suam tueri consueuit, de caelo iaculatus est iudicium * atque omnem -° uictoriam ad religiosum imperatorem transtulit Theodosium. 4. Exstincto itaque Eugenio satellitibusque eius, cum scripta ad- ciperet imperatoris, non illi alia maior cura fuit quam ut pro his interueniret, quos reatus inuenerat. 5. Obsecratus est pri- mo scriptis imperatorem misso diacono; postea uero quam di. rectus est Iohannes tunc tribunus et notarius, qui nunc prae- ° fectus est, ad tuitionem eorum qui ad ecclesiam confugerant, etiam ipse Aquileiam perrexit precandum pro eis. Quibus faci- le uenia inpetrata est, quia christianus imperator prouolutus ad’. pedes sacerdotis testabatur meritis et orationibus eius se esse seruatum. : * 1 32. 1. Reuertens itaque de urbe Aquileiensi uno die prae cessit imperatorem. Nec diu clementissimae memoriae Theodo- sius imperator, susceptis filiis in ecclesia et traditis sacerdoti,’ . in hac luce fuit; post cuius obitum fere triennium superuixit. 2. Quo in tempore sancti Nazarii martyris corpus, quod erat in: horto positum extra’ciuitatem, leuatum ad basilicam apostolo- rum, quae est in Romana, transtulit. 3. Vidimus enim in sepul- cro, in quo iacebat corpus martyris — qui quando sit passus’. usque in hodiernum’scire non possumus —, sanguinem marty ris ita recentem, quasi eadem die fuisset effusus, caput etiam ipsius, quod ab inpiis fuerat abscissum, ita integrum atque in- corruptum.cum capillis capitis atque barba, ut nobis uideretur: eodem tempore quo leuabatur lotum atque compositum in se: pulcro. 4. Et quid mirum, quandoquidem Dominus hoc in euan- 2.°Cf£.‘Apoc 13, 6. 3.° Cf. Ps 75, 9. PAOLINO DI MILANO/ VITA DI AMBROGIO 63 ell'sercito gli ecclesiastici. Ma questi sciagurati, mentre pre- stavano fede con loro danno ai loro demoni e aprivano la loro “bocca per bestemmiare al cospetto di Dio, si tolsero la speran- za, della vittoria. 3. La causa.di questa collera dipendeva dal fat- to, che dalla Chiesa erano respinti i doni dell’imperatore’, il quale si era macchiato. di sacrilegio*, e non gli era concessa la comunione di preghiera con la Chiesa. Ma il Signore, che pro- ‘tegge sempre la sua Chiesa, fulmind dal cielo il suo giudizio e ‘trasferi la completa vittoria al pio imperatore Teodosio *. 4. Uc- ciso. dunque Eugenio con i suoi complici, informato da una let- tera dell’imperatore, non d’altro si preoccupd maggiormente che dintervenire a favore di quanti erano in flagranza di colpa. 5. Dapprima supplicd l’imperatore per iscritto ¢,. inviandogli un diacono ”; ma, dopoché fu inviato Giovanni, allora tribuno e no- -taio* ed ora prefetto, per proteggere coloro che si erano rifu- giati sotto la tutela della Chiesa, si recd anch’egli ad Aquileia ‘per intercedere in loro favore. Per loro fu ottenuto facilmente il perdono, perché I’imperatore, da cristiano, prostrato ai piedi -del vescovo, dichiarava di essere stato salvato. dai suoi meriti e,dalle sue preghiere. -32. 1. Ritornando, dunque, dalla citta di Aquileia, precedet- -tg.di un sol giorno |’imperatore. Ma Teodosio, imperatore di cle- mentissima memoria, essendo stati i suoi figli' accolti nella ‘Chiesa e affidati al vescovo, non rimase a lungo in vita?; dopo Jg.sua morte Ambrogio sopravwvisse per quasi tre anni 22. In questo tempo esumo il corpo del santo martire Nazario, ‘sepol- to.in un giardino fuori della citta, e lo trasportd nella basilica degli Apostoli, che é a Porta Romana ‘. 3. Abbiamo visto nel se- ‘polcro, dove giaceva il corpo del martire — del quale fino ad ‘oggivnon sappiamo quando abbia subito il martirio —, il suo Sangue ancora cosi fresco, come se fosse stato versato nello stes- \SQ; giorno, ed anche il suo capo, che era stato troncato dagli em- .pi,;cosi intatto e incorrotto con i capelli-e la barba, da sembrarci Javato e conipeats nella tomba sul momento stesso in cui veni- va. esumato. 4. E perché meravigliarsi, visto che il Signore ave- > CE. Ep. ex. coll. 10 (M. 5D, 8 i CE Ep. ex. coll. 2 (M. 61), 2: ...sed eius uitabam praesentiam qui se sacrile- miscuissel, +E la vittoria sul fiume Frigido, a trentasei miglia da Aquileia (5-6 settem- ‘Ire’ 394), Vedi Rvr, H.E., XI, 33. iG ‘S Epp. ex. coll. 2 (M. 61), e 3 (M. 62), pid una perduta. i- Vedi Ep. ex. coll. 2 (M. 61), 3: Meritoque ad praeferendam epistulam meam “filium meum felicem diaconum misi. “18 Cioé secondo segretario della cancelleria imperiale. Vedi Jones, I! tardo impero romano, II, p. 800; R.E., IX, 2, col. 1744. Giovanni fu praefectus praeto- 0. Italiae, Illyrici et Africae nel 412-413 e nel 422. ‘S gi 1 Onorio e Galla Placidia. * Mori a Milano il 17 gennaio 395. “Mori il 4 aprile 397. Quindi non é del tutto esatto parlare di «quasi tre E l'attuale basilica di S. Nazario (o, comunemente, Nazaro): PAOLINO DI MILANO/ VITA DI AMBROGIO 65 64 LE FONTI LATINE SU SANT’ AMBROGIO .|/Marin precedenza promesso nel Vangelo che non un capello del ‘loro capo sarebbe andato perduto? Fummo anche pervasi da un tale profumo che vinceva la soavita di tutti gli aromi. #533. 1. Esumato il corpo del martire e composto su una let- 'tiga, subito ci dirigemmo con il santo vescovo alla tomba del santo martire Celso, seppellito nel medesimo giardino, per pre- “gare. Sappiamo con certezza ch’egli non aveva mai pregato pri- “ma in quel luogo; ma era un segno che la presenza del martire \gli.era stata rivelata, se il santo vescovo fosse andato a prega- re!in un posto dove precedentemente non era mai stato. 2. Ab- ‘biamo appreso tuttavia dai custodi di quel luogo la consegna ‘che era stata data loro dai padri, quella cioé di non abbando- “nare quel posto per tutta la generazione e discendenza della lo- ro:famiglia, perché li erano depositati grandi tesori. E davvero ‘sono grandi tesori, che né la ruggine né le tignole corrodono, néi ladri scavano e sottraggono, perché di coloro, per i quali Cristo fu vita e la morte un guadagno, Cristo é custode e dimo- ta la reggia del cielo '. 3. Traslato dunque il corpo del martire nella basilica degli Apostoli, dove il giorno prima erano state deposte, tra la pit profonda devozione di tutti-i fedeli, le reli- quie dei santi apostoli, mentre il vescovo predicava, uno della folla, posseduto dallo spirito immondo comincié a gridare che era; tormentato da Ambrogio. 4. Ma questi, rivoltosi a lui, dis- se: «Taci, diavolo, perché non é Ambrogio a tormentarti, ma la -fede:dei santi? e la tua invidia, poiché vedi gli uomini ascen- dere la donde tu sei stato precipitato. Ambrogio, infatti, non sa montare in superbia» *, A queste parole, quello che gridava am- mutoli, stramazzo a terra e non emise piti alcun suono con cui potesse recare molestia. _| 34.1. In quel medesimo tempo, avendo l’imperatore Ono- .tio/offerto a Milano, in occasione del suo consolato 2, uno spet- tacolo di belve africane con grande partecipazione di popolo, _/ per'invito del prefetto Eusebio? il conte Stilicone * consenti che sof l: gelio ante promisit, quod capillus de capite eorum non perils’ } Etiam odore tanto repleti sumus, ut omnium aromatum . i b 33. 1 rye corpore martyris et in lectica composito, statim ad sanctum Celsum martyrem, qui in eodem horto Po tus est, cum sancto sacerdote ad orationem perreximus. a quam tamen illum antea orasse in eodem loco compertum ef bemus; sed hoc erat signum reuelati martyris, si sanctus pce, dos ad locum, ad quem numquam antea fuerat, oratum ae 2. Cognouimus tamen a custodibus loci ipsius dictum, quo a parentibus suis illis traditum sit, non discedere de a i oO per omnem generationem et progeniem suorum *, eo quod t esate magni in eodem loco positi essent. Et uere magni t eae qH08 ; non aerugo neque tinea exterminat, neque fures effodiunt e : rantur*, quia custos eorum Christus est et locus oe au. . caelestis, quibus uiuere Christus fuit et mori lucrum ©. 3. fea? lato itaque corpore martyris ad basilicam apostolorum, i i pri- dies sanctorum apostolorum reliquiae summa omnium erating né depositae fuerant, cum tractaret episcopus, quidam = Pe : pulo repletus spiritu inmundo clamare coepit se torqueri ab Am- brosio. 4. At ille conuersus ad eum ait *: «Obmutesce °, diabo- le, quia non te torquet Ambrosius, sed fides sanctorum tit dia tua, quoniam illuc uides homines ascendere, unde tu deiec- tus es; nam Ambrosius nescit inflari». Quo dicto ille qui clama-' bat obmutuit prostratusque in terram est nec amplius uocem qua obstrepere posset emisit. 34. 1. Per idem tempus, cum consulatus sui imperator Ho- norius in urbe Mediolanensi Libycarum ferarum exhiberet mu- nus, populo illuc concurrente, data copia est missis militibus tunc a Stilicone comite hortatu Eusebii praefecti, ut Cresconius i ¥. wee uv LCE. inno Aeterna Christi munera, 7: Caelestis aulae milites; In Le., V, 108: cnelestis aula susceperat. Il Bastiaensen avanza l’ipotesi che questo inno sia stato composto per tale occasione (ed. cit., p. 317). ECE) ibid, 21: Deuota sanctorum fides. {Come sarebbe avvenuto, se avesse supposto di essere motivo di tormento peril diavolo. Il Paredi (Paulin of Milan, p. 227) avverte che la frase @ attestata dal; solo Paolino. ‘Secondo figlio di Teodosio, succeduto a lui nell’impero d’Occidente (395-423). ¥ - tratta probabilmente del terzo consolato del 396 (BASTIAENSEN, ed. cit., >, 318). } se ria nel 395-396 era praefectus Italiae, Illyrici et Africae (R.E., V1, col.” 1396). “E il'famoso generale vandalo, sposo di Galla Placidia, figlia di Teodosio, uardo dell'impero contro i barbari, finché non fu giustiziato nel 408. Il Ba- tiaensen: sia qui che sotto, al par. 4, unisce il tunc a comes, cosa che, per la posizione dello stesso tunc, mi sembra almeno discutibile; vedi invece PELLE- =: GRINO, ed, cit., p. 101, ‘ 32.4.* Cf. Le 21, 18. >Cf. Eph 5, 2; Ex 29, 18; Num 18, 7, etc. 33.2.* Cf. Ps 48, 12. Cf. Mt 6, 20. ° Cf. Phil 1, 21. 4.* Cf. Mt 9, 22; Le 7, 44, etc. > Cf. Mc 1, 25; Le 4, 35. 30 LE FONTI LATINE SU SANT’AMBROGIO sciretur, adiutus orationibus tuis et meritis tanti uiri, licet in- culto sermone breuiter strictimque describam, ut lectoris ani- mum etsi sermo offenderit, tamen breuitas ad legendum prouo- cet; nec uerborum fucis ueritatem obducam, ne dum scriptor elegantiae pompam requirit lector tantarum uirtutum amittat scientiam, quem non magis uerborum phaleras pompasque ser- monum quam uirtutem rerum gratiamque Spiritus Sancti spec- tare conueniat. 4. Siquidem nouerimus uiatores gratiorem ha- bere aquam breui uena stillantem, forte cum sitiunt, quam pro- fluentis fontis riuos, quorum copiam sitis tempore reperire non possunt; et hordeaceus panis dulcis solet esse etiam his, qui cen- tenis uicibus ferculorum cotidiani conuiuii copias ructare con- suerunt; sed et hortorum amoena mirantibus herbae agrestes placere consuerunt. 2. 1. Quamobrem obsecro uos omnes, in quorum manibus liber iste uersabitur, ut credatis uera esse quae dicimus, nec putet me quisquam studio amoris aliquid quod fide careat po- suisse; quandoquidem ‘melius sit penitus nihil dicere quam ali- quid falsi proferre, cum sciamus nos omnium sermonum nostro- rum reddituros esse rationem *, nec dubitem, etsi non ab omni- bus omnia, tamen a diuersis diuersa sciri, et ea cognita non- nullis esse, quae etiam minus ipse aut audire aut uidere potui. 2. Vnde a die natiuitatis eius narrandi initium sumam, ut gra- tia uiri ab incunabulis: quae fuerit agnoscatur. 3. 1. Igitur posito in administratione praefecturae Gallia- rum patre eius Ambrosio natus est Ambrosius. 2. Qui infans in area praetorii in cuna positus, cum dormiret aperto ore, subito 2.1.* CE. Mt 12, 36. PAOLINO DI MILANO / VITA DI AMBROGIO 31 - sapeva ancora che fosse mancato, affinché, anche se lo stile ri- sultera sgradevole all’animo del lettore, tuttavia la brevita Jo invogli alla lettura. E non nascondero Ja verita con gli artifici delle parole, perché, mentre chi scrive cerca lo sfoggio dell’ele- ganza, chi legge non perda la nozione di virtt cosi insigni pro- prio quando gli sarebbe conveniente badare non agli ornamen- ti:delle parole e alle esibizioni dello stile, ma al valore delle co- se e alla grazia dello.Spirito Santo’. 4. Sappiamo, infatti, che i viandanti, quando per caso sono assetati, gradiscono l’acqua che gocciola da un’esigua vena pit che gli zampilli di una fonte che sgorga copiosa, dei quali, al momento della sete, non pos- ‘sono disporre; e un pane d’orzo suole essere appetitoso * anche per coloro che sono avvezzi a ruttare per l’abbondante pasto quotidiano, nel quale si susseguono cento portate; come anche a chi ammira l’amenita dei giardini sogliono essere gradite le erbe del campo. 2. 1. Percié prego voi tutti, nelle cui mani verra a trovarsi questo libro, di credere vero cid che diciamo, e nessuno pensi che io, per la propensione dovuta all’affetto, vi abbia posto qual- cosa che non merita fede ', perché é meglio non dire assoluta- mente nulla che esporre qualcosa di falso, sapendo che dovre- mo.rendere conto di tutti i nostri discorsi e non dubitando che, sebbene non tutto sia noto a tutti, notizie diverse si sanno da persone diverse, ed alcuni conoscono cose che io stesso non ho potuto udire o vedere. 2. Percid comincerd Ja mia narrazione dalla sua nascita, perché si conosca quale sia stato verso que- st’uomo il favore divino fin dalla culla. 3. 1. Ambrogio, dunque!, nacque? mentre suo padre Am- brogio reggeva la prefettura della Gallia*. 2. Mentre egli, an- cora bimbo, giaceva nella culla nel cortile del pretorio, dormen- >, / CE, Ampr., In Le., II, 42: Nam si, orator illorum qui faleras sermonum se- ‘quuntur (cioé Demostene) negat in hoc fortunas positas esse Graeciae, hoc an Vtllo uerbo usus sit, sed rem spectandam putat...; Ep. 73 (M. 18), 2: ..non uerbo- rum elegantiam, sed uim rerum spectandam putes. , * Cf. Amar., Exam., V, 2, 6: Helisaeus ergo hordacios panes non erubuit ad- | ponere; Qvint., Inst., X, 58: ...uarietas tamen nobis ex uilioribus grata... ' Cf. Svip. Sev., Vita Mart., 1, 9: Obsecro autem eos qui lecturi sunt, ut dic- “hi tis fidem adhibeant neque me quicquam nisi compertum et probatum scripsisse . |}arbitrentur, alioquin tacere quam falsa dicere maluissem. 'Cf. ATHAN., Vita Antonii (trad. Evagrio), 1: Igitur Antonius nobilibus reli- | giosisque parentibus Aegypti oriundus fuit; Svip. SEv., Vita Mart, 2, 1: Igitur Mar- ; tinus Sabaria, Pannoniarum oppido, oriundus fuit. 2 I] Paredi (Ambrogio e la sua eta, pp. 17-18) inclina ad accettare come an- ! if no di nascita il 334, anziché il 339 (Duppgn, op. cit., P. 2), e suppone che il pa- ‘dre di Ambrogio fosse non praefectus praetorio, ma funzionario della prefettu- ‘ra delle Gallie, incaricato magari di reggerla durante la vacanza. Il testo di Pao- +| lino sembrerebbe forse suggerire questa interpretazione. Sulla questione vedi ‘anche Pellegrino, ed. cit., pp. 2-3. ; ' 431] praefectus praetorio Galliarium era il capo dell’amministrazione civile, i}con residenza a Treviri. - -~ sacerdotem, ad quem festinauerat, minime repperisset; 1am enim 66 LB FONTI LATINE SU SANT’AMBROGIO PAOLINO DI MILANO / VITA DI AMBROGIO 67 dam de ecclesia raperetur; quem confugientem ad ee ni sanctus episcopus cum — a. ‘de pl see atce tices E : =a ; fendendum circumdedit. 2. Sed multitudo i duces suos habebat de perfidia a jeans sores ope i mphi ‘ cos; atque ablato Cresconio exsultantes ad ai a : fertiit soclesias luctum non modicum shaq nes pam Te dos prostratus ante altare Domini factum diu eu ‘eee tempore cum reuertissent et renuntiassent his a ae . = destinati milites, dimissi leopardi sete er ad Eee con i qui ia tri abant, ascen 3 in quo sederant qui de ecclesia triumphabant, ler fer ianiatas reliquerunt. 4. Quod ubi uidit tunc Bes une paenitentia motus * est, ita ut per multos dies: satis a net -cerdoti et inlaesum quidem illum qui ablatus aoe sec a / grauissimorum criminum erat reus et aliter ener = ae Do terat — ad exilium destinaret, non multum post indulgentia p sequente. :dei soldati fossero inviati per trascinare via dalla chiesa un tal .. Cresconio. Ma, mentre questi si rifugiava presso J’altare del Si- ignore, il santo vescovo, con i chierici allora presenti, lo circon- *darono per difenderlo. 2. Ma il drappello dei soldati, comanda- toida eretici ariani, prevalse per il suo numero sugli ecclesia- stici,. che erano in pochi; e, portato via Cresconio, ritornarono esultanti all’anfiteatro, lasciando la Chiesa in grande dolore. In- :fatti il vescovo, prostrato davanti all’altare del Signore, pianse :atlungo su cid che era accaduto. 3. Ma i leopardi, liberati pro- prio:quando i soldati erano di ritorno e riferivano a quelli dai quali avevano ricevuto l'ordine, con rapido balzo saliti nel luo- go! dove avevano preso posto quelli che si sentivano trionfatori /della-Chiesa, li lasciarono. orrendamente straziati. 4. Allora, a tale:vista, il conte Stilicone fu preso dal pentimento, cosi da es- sere:disposto ad assecondare per molto tempo i desideri del ve- Scovo'*'e lasciare illeso quello che era stato arrestato, invian- :dolo-perd in esilio — perché era colpevole di gravissimi crimi- ‘ni-e‘non poteva ricevere un’altra punizione — sia pure con un successivo condono a breve termine. 335.1. In quel medesimo tempo, mentre Ambrogio si recava -alipalazzo imperiale e noi! per ragione del nostro ufficio lo se- guivamo, poiché Teodulo, allora suo segretario, che poi resse la ‘Chiesa:di Modena ottenendo grande favore ?, vedendo un tale ‘mettere per caso in fallo un piede e giacere disteso a terra, si era.messo a ridere dell’accaduto, il vescovo, rivoltosi a lui, gli disse::«Anche tu che stai in piedi, bada di non cadere>. A tali ‘parole, subito quello che aveva riso della caduta altrui si dolse ‘della: propria. 136. 1. In quel medesimo tempo una certa Fritigil ', regina dei: Marcomanni ”, avendo saputo della fama del santo uomo dal- le:parole di un cristiano che per caso era giunto da lei, prove- ‘niente: dall’Italia, credette in Cristo, di cui aveva riconosciuto in lui'un servo e, inviati doni alla Chiesa, per mezzo di amba- ‘,sciatori chiese d’essere istruita mediante uno scritto sul modo ;in cui'si dovesse credere. 2. Egli le mandd una splendida lette- Yatin forma di catechismo, nella quale anche la invitava a con- Vincere il suo sposo a mantenere la pace con i Romani. Ricevu- tala, la donna convinse il marito ad affidarsi ai Romani con il isuo popolo. E quando giunse a Milano, si dolse profondamente di non avervi trovato il santo vescovo, che si era fatta premura fincontrare. Egli, infatti, aveva gia lasciato questo mondo. 35. 1. Per idem tempus, cum ad palatium pergeret eumque pro loco officii nostri sequeremur, Theodulo tunc notario, qui postea summa cum gratia Mutinensem rexit ecclesiam, cum ca su quidam pede lapsus esset atque prostratus iaceret in ana ridenti factum conuersus sacerdos ait: «Et tu qui stas, uide ni cadas» *. Quo dicto statim is qui alienum lapsum riserat, suum doluit. 36. 1. Per idem tempus Fritigil quaedam ea Meee norum, cum a quodam christiano uiro, qui ad illam forte | .. is liae partibus aduenerat, referente sibi audiret famam sa ni sto credidit, cuius illum seruulum recognouerat; missisqu a neribus ad ecclesiam per legatos postulauit, ut sont ae ter credere deberet, informaretur. 2. Ad quam ille cpu an te cit praeclaram in modum catechismi, in qua etiam adr a tut suaderet uiro Romanis pacem seruare; qua adcepta eee : a ; lier suasit uiro, ut cum populo suo se Romanis tra ene 5 ua : cum aduenisset Mediolanium, plurimum doluit quod sanctum: de hac uita migrauerat. “ $ Cosi ‘il Paredi (Paulin of Milan, p. 227). ‘ILplurale pud sia essere «di modestia» sia riferirsi a Paolino e a Teodulo sieme. *Di-Teodulo non sappiamo altro. 34.2." Cf. 1 Reg 17, 50; Ps 12, 5; Mt 16, 18, etc. 4.* CE. Mt 21, 29. -L'episodio, giudicato attendibile, ci @ noto solo da Paolino. 35.1.* Cf. 1 Cor 10, 12. :*I/Marcomanni abitavano nelle regioni comprese tra il Danubio e la Vistola. wrt kAvINE 80 SANT’AMBROGIO PAOLINO DI MILANO/ VITA DI AMBROGIO 69 68 LE F ; sy..037. 1. Al tempo di Graziano, per ritornare sui miei passi, sssendosi Ambrogio recato nella sede di Macedonio 1 allora mi- nistro della casa imperiale?, per intercedere a favore di una per- ona,;,e avendo trovato chiuse le porte per ordine del suddetto unzionario, e non avendo ottenuto la fcolts di entrare, disse: Anche tu verrai alla chiesa e, pur non? essendo chiuse le por- _ .te,non jtroverai la via per entrare». E questo si verificd. Morto 'Graziano, infatti, Macedonio, mentre cercava rifugio in chiesa, on-riusci a trovare l’ingresso, pur essendo le porte spalancate. 1,38. 1. Per suo conto il venerabile vescovo era uomo di gran- le‘astinenza, di molte veglie e fatiche, e macerava il suo corpo quotidiani digiuni; non ebbe mai l’abitudine di consumare yranzo. del mezzogiorno-se non il sabato e la domenica o quan- icorrevano gli anniversari dei martiri pit venerati. 2. Gran- era:anche I’assiduita nella preghiera di giorno e di notte. E on-rifuggiva dallo scrivere i libri di sua mano, se non quando iil-suo fisico fosse impedito da qualche infermita '. In lui c’era ‘anche la sollecitudine per tutte le Chiese e inoltre grande assi- duita’e fermezza nell’intervenire 2, 3. Resistentissimo anche nel compiere i sacri riti, al punto che cinque vescovi, dopo la sua Morte, a stento riuscivano a compiere quello che egli era solito compiere da solo nell’amministrare il battesimo. 4. Straordina- rlamente sollecito anche dei poveri e dei prigionieri; infatti, pando. fu .ordinato. vescovo, offri alla Chiesa e ai poveri tutto ‘oro.e;l’argento che possedeva. 5. Anche i poderi di sua pro- gieta.dono alla Chiesa, riservandone lusufrutto alla sorella, non;tenendo per sé nulla che qui potesse dir suo, per seguire, some:un soldato non appesantito da armi e senza bagagli, Cri- to;Signore che, mentre era ricco, si fece povero per noi, affin- noi:fossimo arricchiti dalla sua poverta. 339.1. Inoltre gioiva con quelli che gioivano e piangeva con quelli che piangevano. Infatti, ogni volta che uno, per ricevere Ja;penitenza, gli confessava i suoi falli, piangeva in modo tale da;indurre anche quello al pianto; gli sembrava infatti di esse- “recaduto insieme con quello ch’era caduto peccando. 2. Dell’og- 37. 1. Temporibus uero Gratiani, ut retro Stan a praetorium Macedonii tunc magistrl chines pro que A to tercedendum perrexisset atque ox praseer i me DS nemeeie : res inuenisset clausas nec copiam ingre ia ps a ee «Bt tu quidem uenies 24! Suum est; mortuo Gratiano confugiens i i i me uo! ? : . . . 2 ee ieeecigniaa ad ecclesiam, patentibus ianuis aditum re- perire non poterat. : ! 38. 1. Ipse autem uir uenerabilis episcopus erat multae aby stinentiae et multarum uigiliarum uel laborum *, “ a tado fuit Ta ce ee min celcberimorum nisi die sabbati et dominico u¢ nat te ae no duitas magna die martyrum essent. 2. Orandi etiam adsi s TBE bros, ais te. Nec operam declinabat scribendi peer a ee Sih cum aliqua infirmitate corpus eius a tinere c. a dams tua illo sollicitudo omnium ecclesiarum *, injenpenies ae : iduitas et constantia. 3. In rebus etiam diuinis inplen: | , qe ean in tantum ut quod solus inplere solitus pial ca baptizandos, quinque postea episcopl, aoe oe ae zs uix inplerent. 4. Sollicitus etiam pro pauperibus € — ls mium; nam in tempore quo episcopus Ses EF aur omne atque argentum quod habere poterat, ecclesiae a pals peribus contulit. 5. Praedia etiam quae habebat, pee i ste fructu germanae suae, donauit ecclesiae, nihil sibi quo 4 ; suum diceret derelinquens, ut nudus atque expeditus mile Christum Dominum sequeretur, qui cum diues esset, propter ng pauper factus est, ut nos eius inopia ditaremur °. Ts 39. 1. Erat etiam gaudens cum gaudentibus et flens cum, flentibus *; siquidem quotienscumque illi aliquis ob Perini dam paenitentiam lapsus suos confessus esset, ita flebat ut etiam illum flere compelleret: uidebatur enim sibi cum iacente iacere. 2. Causas autem criminum quae ille confitebatur nulli: ‘“Ricopri ‘la carica di magister officioram nell'ultimo anno di Graziano e enne'ucciso con lui (R.E., I, 1, col. 763). *; 7 ILmagister officiorum, il pit elevato in grado tra i quattro funzionari del- la.casa‘imperiale, dirigeva i tre scrinia (uffici o segretariati): a memoria (can- lleria), ab epistulis (segreteria particolare), a libellis (suppliche); vedi BoNFAN- 8, Storia del diritto romano, II, p. 12; Jones, I! tardo impero romano, I, p. 142; pp.'802 ss. e Tramonto del mondo antico, trad. it., Laterza, Bari 1972, p. 302. ted I nec, come avverte anche il Bastiaensen, si riferisce sia a clausis sia a nies.” Vi ‘ f, Ampr., Ep, 37 (M. 47), 1: ...non enim dictamus omnia, et maxime nocti- Ks, quibus nolumus aliis graues esse ac molesti, tum quia, quae dictantur, im- Apis quodans proruunt et profluo cursu feruntur. La lettera, secondo i Maurini, del 390,., : ad #Siwvedano, p. es., le sue lettere 56 e 57 (M. 5 e 6) al vescovo di Verona Siagrioiper la questione della vergine Indicia o la lunga Ep. ex. coll. 14 (M. 63) alla Chiesa di Vercelli. 38.1.* CE. 2 Cor 6, 5; 11, 27. 2/82 Cor 11, 28. 5° CE 2 Tim 2, 3. , >Cf 2 Cor 8, 9. 39.1.*Cf. Rom 12, 15. 4

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