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Premessa.
L'analisi del moto dei fluidi in condotti a sezione variabile sarà condotta sotto le seguenti ipotesi
semplificative:
- regime di moto stazionario
- pareti del condotto rigide e adiabatiche
- flusso monodimensionale
L'ultima assunzione implica l'assenza di brusche variazioni della sezione trasversale e che
eventuali curvature del condotto siano sufficientemente ampie in modo da evitare gradienti
trasversali della velocità (dimensione longitudinale prevalente a quella trasversale).
Per quanto visto nel capitolo precedente, sotto tali ipotesi l'equazione di continuità assume la
forma:
vS = cost (4.1)
e l'equazione dell'energia:
ht = cost (4.2)
valide entrambe per flussi reali o ideali e per fluidi comprimibili o incomprimibili.
Dallo sviluppo della (4.2) e dalla definizione (2.16) di cp si ottiene:
v2
c p Tt = c p T + + gz = cost (4.3)
2
da cui:
v 2 gz gz
Tt = T + + = Tr + = cost (4.4)
2c p c p cp
dove con Tt si è indicata la temperatura totale e con Tr la temperatura di ristagno, che è la
temperatura misurabile arrestando ad es. il flusso contro un ostacolo.
La (4.4) asserisce quindi che per un flusso adiabatico di un generico fluido si mantiene costante
la temperatura totale.
come avviene, ad esempio, nel caso di un ostacolo immerso in una corrente fluida (esiste, in tal
caso, almeno un punto, detto punto di ristagno in cui la velocità del fluido si annulla).
Differenziando la (4.4) nell'ipotesi di fluido incomprimibile ( = cost), si ottiene:
dpt
+ du = 0 (4.9)
in cui du rappresenta la degradazione di energia interna per unità di massa per effetto delle
resistenze passive.
Nel campo dei sistemi idraulici e delle macchine idrauliche, è abitualmente usato il Sistema
Tecnico delle unità di misura e quindi, introducendo il peso specifico = g, la (4.9) diviene:
dpt du
+ =0 (4.10)
g
dove du/g rappresenta la degradazione di energia interna per unità di peso per effetto delle
resistenze passive altrimenti detta perdita di carico.
La relazione (4.10) rappresenta l'equazione di Bernoulli per flussi reali espressa in forma
differenziale.
Nel caso di flussi ideali, vale a dire in assenza di resistenze passive, la (4.10) si riduce a:
dpt
=0 da cui pt = cost (4.11)
Sviluppando i termini contenuti nella (4.11), si ottiene:
p v2
+ + z = cost (4.12)
2g
nota come equazione di Bernoulli per flussi ideali.
I termini che compaiono nella (4.12) sono anche detti rispettivamente altezza piezometrica,
cinetica e geodetica e altezza totale la loro somma, oppure carico piezometrico, cinetico,
geodetico e carico totale la somma dei tre. Nel caso di flussi ideali, l'equazione di Bernoulli
asserisce, quindi, che si mantiene costante il carico totale.
Riassumendo le considerazioni sin qui svolte: per un flusso adiabatico di un fluido
incomprimibile si mantiene costante l'entalpia totale e le perdite di carico fra due sezioni
generiche sono uguali alla differenza di pressione totale fra le sezioni stesse; per un flusso
adiabatico ideale si mantiene costante, oltre che l'entalpia totale, anche la pressione totale.
Differenziando, nell'ipotesi di fluidi incomprimibili, la (4.1) e la (4.12) e trascurando per
semplicità le variazioni d'energia potenziale gravitazionale, si ottiene:
dS dp vdv
dv = v e =
S g
da cui si deduce che nel caso del moto adiabatico in un condotto convergente (dS<0) ad asse
orizzontale si avrà un aumento di velocità (dv>0) e una corrispondente diminuzione di pressione
(dp<0). Risultati opposti si otterranno nel caso del moto in un condotto divergente (dS>0) in cui
si avrà una riduzione della velocità con corrispondente aumento della pressione.
A titolo d'esempio, richiamiamo alcune semplici applicazioni delle relazioni sin qui ottenute.
Fig. 4.1
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Si consideri un serbatoio contenente un liquido il cui pelo libero si mantenga a una quota z0
costante rispetto a un generico riferimento (ad esempio, il fondo del serbatoio), e sia z1 l'altezza
dell'asse del getto di scarico rispetto allo stesso riferimento (fig. 4.1).
Considerando per semplicità il flusso ideale, l'equazione (4.12) permette di scrivere:
p0 v 02 p1 v12
+ +z = + +z
2g 0 2g 1
e osservando che è p0 = p1 = pat e v0 = 0, si deduce:
v1 = 2gz (4.13)
espressione di Torricelli della velocità di efflusso ideale da un serbatoio a cielo aperto e a pelo
libero costante, altrimenti detta velocità torricelliana.
Nel caso di efflussi reali si tiene usualmente conto delle dissipazioni allo sbocco mediante un
coefficiente d'efflusso <1 tale che:
v1 = 2gz
Fig. 4.2
Il tubo di Venturi rappresentato in fig. 4.2 è costituito da un tratto condotto convergente unito ad
un divergente mediante una sezione a diametro costante detta sezione di gola e, inserito in una
tubazione, può essere utilizzato come strumento di misura della portata fluente (venturimetro).
Nell'ipotesi di flusso ideale e considerando per semplicità il condotto orizzontale, dalla (4.12) si
può scrivere:
v22 v12 p1 p2
=
2g
dove con i pedici "1" e "2" si sono indicate le due sezioni a cavallo del convergente in
corrispondenza delle prese di pressione. Tenendo presente l'equazione di continuità V˙ = vS si
ottiene:
V˙ 2 V˙ 2 p1 p2
2 2 = 2g
S2 S1
da cui:
1 1
= =
D24 1 4
1
D14
dove = D2/D1 è il rapporto di contrazione.
Nel caso di flussi reali si terrà conto degli effetti dissipativi mediante un coefficiente di perdita C
dipendente dal numero di Reynolds Re e dalla geometria del tubo di Venturi. In tal caso
l'espressione soprascritta diventerà:
D22 p p2
V = C
˙ 2g 1
4
Nell'esempio riportato in fig. 4.2, la differenza di pressione tra le sezioni "1" e"2" è rilevata
mediante un tubo ad U parzialmente riempito di mercurio. Per il principio dei vasi comunicanti si
può scrivere:
p1 + z1 = p2 + z2 + m z
da cui:
p1 p2 m
= z
dove con m si è indicato il peso specifico del mercurio.
Si può osservare che per un assegnato p, z dipende dal peso specifico del liquido di misura e
che perciò, per piccoli p, sarà conveniente usare liquidi con peso specifico inferiore a quello del
mercurio al fine di non commettere eccessivi errori nella lettura di z.
Fig. 4.3
Concludiamo questa breve rassegna accennando al tubo di Pitot-Prandl (fig. 4.3), strumento con il
quale è possibile determinare la velocità locale di una corrente fluida mediante la misura di una
differenza di pressione.
Come si può rilevare dalla figura, mediante la presa di pressione situata sul "naso" del tubo di
Pitot si misurerà la pressione di ristagno, mentre con quelle ricavate sulla superficie laterale del
tubo (sezione A-A) si misurerà la pressione statica. Nel caso di flusso ideale, la velocità locale del
fluido sarà data da:
p p
v= 2 r
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Prima di affrontare la trattazione del moto dei fluidi comprimibili in condotti a sezione variabile
vogliamo richiamare una grandezza che, nella trattazione, assume una particolare rilevanza e cioè
la velocità isoentropica di propagazione delle piccole perturbazioni altrimenti detta velocità del
suono o velocità caratteristica del fluido e definita come:
dp
c= (4.14)
d s= cost
Per i fluidi rigorosamente incomprimibili è d = 0 e quindi c = , mentre per i liquidi reali la
velocità del suono, pur restando elevata a causa della ridotta comprimibilità, assume valori finiti
(per l'acqua in condizioni ambiente c 1400 m/s).
Dalla legge dell'isoentropica p-k = cost e dall'equazione di stato dei gas perfetti si ottiene:
dp p
k dp kp k 1d = 0 da cui: = k = kRT
d
Per una trasformazione isoentropica e per un gas perfetto, si ottiene per quanto sopra dedotto:
c = kRT (4.15)
Dalla (4.15) si può osservare che la velocità isoentropica del suono dipende dalla natura del
fluido attraverso le costanti k e R e dalla sua temperatura; supponendo l'aria un gas biatomico di
costanti k=1.4 e R=287 J/(kg K), alla temperatura ambiente T=288 K dalla (4.15) si deduce
c=340.2 m/s. Osserviamo che nelle comuni applicazioni industriali e prescindendo da particolari
fenomeni quali il colpo d'ariete, le velocità dei liquidi sono notevolmente inferiori alla velocità
del suono; non così per le macchine operanti con gas o vapori, nelle quali velocità paragonabili o
superiori a quella del suono sono usuali.
E' immediato rendersi conto che la (4.15) rappresenta effettivamente la velocità isoentropica di
propagazione delle piccole perturbazioni: a tal scopo, facciamo riferimento al condotto di sezione
S costante rappresentato in fig. 4.4 in cui un fluido è mantenuto a velocità v costante dall'azione
di un pistone.
Fig. 4.4
Una piccola accelerazione del pistone produrrà una perturbazione che si propagherà nel fluido
con velocità c e che provocherà, a sua volta, piccole variazioni di velocità, pressione e densità del
fluido. A valle del pistone vi sarà una zona perturbata separata da una imperturbata mediante una
superficie ideale di spessore infinitesimo (teoricamente nullo), detta fronte d'onda, che un
osservatore assoluto vedrà propagarsi con velocità pari c+v. Nell'ipotesi di flusso
monodimensionale, il fronte d'onda sarà perpendicolare alla direzione del flusso.
Indicando con dv la variazione di velocità infinitesima del pistone, un osservatore relativo
solidale con il fronte d'onda, vedrà il fluido muoversi con una velocità pari a c dv nella zona
perturbata e con una velocità c in quella non perturbata. Dall'equazione di continuità che esprime
la conservazione della massa che attraversa il fronte d'onda, si ricava:
cS = ( + d )(c dv ) S
da cui, trascurando gli infinitesimi di ordine superiore al primo:
dv = cd (4.16)
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Vogliamo osservare che, in generale, nel moto dei fluidi comprimibili le variazioni d'energia
potenziale gravitazionale sono trascurabili rispetto alle variazioni di entalpia e di energia cinetica
e, quindi, grandezze totali e di ristagno in pratica coincidono e sono usate in modo equivalente.
Ricordando la definizione (2.18) di cp e tenendo presente l'espressione (4.15) della velocità del
suono c, dalla definizione della temperatura totale (4.4) si ricava:
Tt Tr v2 k 1 v 2 k 1
= = 1+ = 1+ 2 = 1+ Ma 2 (4.19)
T T 2c p T 2 c 2
dove con Ma = v/c si è indicato il numero di Mach.
Dalle leggi dell'isoentropica (2.30) si può ancora ottenere:
k
k k1
pt pr Tr k 1 k 1
= = = 1+ Ma 2 (4.20)
p p T 2
1
1 k1
t r Tr k 1 k 1
= = = 1+ Ma 2 (4.21)
T 2
Note quindi, per un dato fluido, le grandezze totali o quelle di ristagno, misurate ad es. in un
serbatoio in cui il fluido sia in quiete, le corrispondenti grandezze statiche in una sezione generica
sono funzione del solo numero di Mach.
Spesso sono utilizzate le cosiddette grandezze soniche o critiche T , p , ecc., relative ad
un'ipotetica sezione detta critica, nella quale si abbia Ma = 1; anche il numero di Mach è talvolta
v v
sostituito col numero di Mach sonico Ma = = , che è effettivamente la velocità
kRT * c
adimensionale del flusso, essendo c costante.
Le relazioni tra grandezze di ristagno o totali e le corrispondenti grandezze critiche si possono
dedurre facilmente dalle relazioni precedentemente scritte imponendo Ma = 1.
Osserviamo che la (4.20) definisce la pressione di ristagno per un flusso di un fluido
comprimibile e coincide con quella data per fluidi incomprimibili (4.8) solo per bassi valori della
velocità del fluido. Introducendo, infatti, l'indice di comprimibilità:
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pr p
=
1 2
v
2
possiamo osservare che, in base alla (4.8), tale indice è rigorosamente uguale a 1 solo per i fluidi
incomprimibili, mentre per quelli comprimibili sarà:
k
k 1 k 1
1+ Ma2 1
2
=
1
kMa 2
2
Sviluppando in serie l'espressione al numeratore e arrestandosi al terzo termine dello sviluppo, si
ottiene:
Ma 2 Ma 2
k +k 2
2 2 8 = 1 + Ma
kMa 2 4
da cui si deduce che = 1 solo per Ma = 0, mentre per Ma = 0.3 (v 102 m/s per l'aria a 15 °C)
si ha 1.0225, vale a dire che l'effetto della comprimibilità si traduce in un aumento della
pressione superiore allo 2.2 %. Nella pratica, si può considerare un gas incomprimibile per valori
di Ma 0.2÷0.25 (v = 68÷85 m/s per l'aria).
Note che siano le grandezze di ristagno e la geometria del condotto, la portata massica fluente
attraverso una generica sezione può essere dedotta da:
v
m˙ = vS = S r kRT
r kRT
da cui, tenendo presente la (4.21) e l'equazione di stato dei gas perfetti, si ricava:
p k Ma T
m˙ = S r 1
RTr k 1 k 1 Tr
1+ Ma 2
2
e per la (4.19):
pr k Ma pr
m˙ = k +1
S= fS (4.22)
RTr RTr
k 1 k 1
1+ Ma 2
2
La funzione f presenta un massimo per Ma = 1, cioè per p = p , S = S* , ecc.; per Ma = 1 e per
k = 1.4 tale valore sarà:
k +1
2 k 1
f max = k = .685
k + 1
valore per il quale la portata fluente sarà massima.
Questo fatto può essere spiegato alla luce di quanto detto più sopra riguardo alla propagazione
delle perturbazioni in un mezzo comprimibile: per date condizioni assegnate e velocità
trascurabili, aumentando il numero di Mach si avranno diminuzioni di pressione e densità che
compensano l'aumento di velocità. Arrivati alle condizioni critiche, eventuali ulteriori riduzioni di
pressione non saranno più percepite a monte della sezione sonica e quindi la portata non potrà più
aumentare.
Mediante la (4.20) si può esprimere la portata fluente in un condotto in funzione del rapporto
e = p/pr ottenendo:
28
1
2 k 1 1
(1 e )
pr pr 2
m˙ = Se
k
1 e k = Sek (4.23)
RTr RTr
p
E' agevole mostrare che la (4.23) mostra un massimo per e = = *
e = 0.528 valore per cui si
pr
ha Ma = 1.
Analogamente a quanto fatto per i fluidi incomprimibili, differenziamo l'equazione di continuità
(4.1) per i fluidi comprimibili. Si otterrà:
vSd + Sdv + vdS = 0
e dividendo per vS:
d dv dS
+ + =0 (4.24)
v S
Differenziando l'equazione dell'energia (4.2) e trascurando per semplicità le variazioni d'energia
potenziale gravitazionale, si ottiene:
dh = vdv
1
Scrivendo il 1° principio della termodinamica scritto in forma entalpica dh = dp :
si deduce:
1
dp = vdv (4.25)
Ricavando la densità dalla (4.25) e sostituendo nella (4.24) si ottiene:
d dv dS
vdv + + =0
dp v S
da cui:
dv d 2 dS
1 v+ =0
v dp S
e per la (4.14):
dv v 2 dS dv
= (1 Ma 2 ) +
dS
1 2 + =0
v c S v S
e quindi:
dv dS 1
= (4.26)
v S Ma 2 1
nota come relazione di Hugoniot.
Dall'analisi della (4.25) e della (4.26) si può osservare che in condotti convergenti (dS<0) e per
moti subsonici (Ma<1) si ha un aumento di velocità con una corrispondente diminuzione della
pressione del fluido, mentre in condotti divergenti (dS>0) e sempre per moti subsonici, si avrà
una diminuzione di velocità con un corrispondente aumento di pressione analogamente a quanto
ottenuto per il moto dei fluidi incomprimibili.
Al contrario, per moti supersonici (Ma>1) e condotti convergenti si avrà una diminuzione di
velocità e un aumento di pressione, mentre in condotti divergenti si avrà un aumento di velocità
con una corrispondente diminuzione di pressione.
Da quanto sopra esposto, si può osservare che il flusso di fluidi incomprimibili può essere
considerato come un caso particolare della trattazione più generale relativa ai fluidi comprimibili.
Per moti sonici (Ma = 1) il rapporto a secondo membro della (4.26) è possibile solo per dS = 0,
vale a dire in tratti a sezione costante, quali ad esempio la sezione di gola di un condotto
convergente-divergente. A causa dell'indeterminatezza del rapporto 0/0, a valle di tale sezione si
potranno instaurare moti subsonici o supersonici in dipendenza dalle condizioni al contorno. Data
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l'importanza rivestita nello studio delle macchine, nei paragrafi successivi sarà approfondita
l'analisi del flusso in ugelli convergenti e divergenti.
Consideriamo un ugello convergente con condizioni p0t T0t assegnate e costanti in ingresso e che
scarichi in un ambiente a pressione pe variabile (fig. 4.5).
Fig. 4.5
Indicando con pu la pressione sulla sezione d'uscita Su dell'ugello, al variare della pressione pe,
saranno possibili due tipi di regime di moto:
- regime I: flusso subsonico nel convergente e sulla sezione d'uscita. Per flussi isoentropici, e
quindi trascurando le perdite allo sbocco, sarà pu = pe p0t. Al variare della pressione esterna
si potranno avere distribuzioni di pressione corrispondenti alle curve qualitativamente
analoghe (1), (2) e (3). Caso particolare è quello per cui si raggiungono le condizioni di
flusso sonico sulla sezione d'uscita, pu = pe = p*, curva (4). In tali condizioni, la portata
massica fluente espressa dalla (4.22) sarà massima.
- regime II: flusso subsonico nel convergente e sulla sezione d'uscita, pe < p*. Per quanto sopra
detto, un'ulteriore riduzione della pressione pe al di sotto della p* non è percepita in sezioni a
monte della sezione d'uscita sulla quale il flusso ha una velocità pari a quella del suono: le
grandezze fisiche e cinematiche all'interno dell'ugello e sulla sezione d'uscita non potranno
quindi più variare al diminuire della pe, in particolare rimarrà costante la portata massica (fig.
4.5 b). Tali condizioni per cui il flusso resta congelato all'interno dell'ugello sono dette
condizioni di blocco sonico o di choking. Risulterà inoltre pu = p* > pe e l'adeguamento della
pu alla pe avverrà all'esterno dell'ugello mediante onde d'espansione cui sono associati effetti
dissipativi (curva 5). Osserviamo che, per quanto detto, a partire da condizioni subsoniche
non sarà quindi possibile raggiungere condizioni supersoniche all'interno dell'ugello con un
semplice convergente.
- flusso subsonico nel convergente, sonico in gola e completamente supersonico nel divergente
pu = pe = p5 a meno delle perdite di sbocco, curva (5). In tali condizioni operative l'ugello è
operante in condizioni di progetto ed è detto adattato.
Mentre per le condizioni precedenti il flusso nell'ugello potrà essere descritto mediante le
relazioni dell'isoentropica, per pe < p5 o per p2 pe p5 si manifesteranno fenomeni irreversibili,
associati a onde di compressione o d'espansione, per cui il flusso non potrà essere descritto dalle
leggi per flussi ideali più sopra riportate. Ci limiteremo perciò ad un'analisi qualitativa dei
diversi tipi di regime.
Fig. 4.6
pressione p2 è detta pressione limite. La portata massica fluente nell'ugello sarà massima e
corrispondente alla portata critica o di blocco sonico.
Dalla fig. 4.7, in cui è riportato l'andamento della portata fluente nell'ugello in funzione del
rapporto pe/p0, si nota che, per una portata corrispondente alla portata massima (portata critica),
sono possibili due soluzioni per il rapporto pe/p0: una corrispondente al caso di ugello adattato e
l'altra corrispondente alla condizione di pressione esterna uguale alla pressione limite. Come già
osservato, in ambedue i casi le condizioni in gola saranno corrispondenti a quelle di blocco
sonico. Analiticamente, la pressione limite sarà deducibile imponendo nella (4.23) una portata
pari a quella di blocco sonico e ottenendo in tal modo le due soluzioni possibili.
Fig. 4.7
Osserviamo ancora che quanto sopra detto riguardo alla pressione limite è del tutto generale nel
senso che per p5<pep2 la soluzione del moto nel divergente non è univoca, potendosi avere su di
una stessa sezione del condotto flusso subsonico o supersonico in dipendenza dal valore della
pressione esterna.
Osserviamo ancora che, per effetto del fenomeno di blocco sonico, la portata massica nei regimi
(II), (III) e (IV) rimarrà costante e variazioni di velocità e pressione si avranno per variazioni
della portata volumetrica.
Indicando con i pedici "1" e 2 le sezioni d'ingresso e d'uscita di un generico condotto a sezione
variabile riportiamo alcune definizioni di rendimento relative al flusso adiabatico nei condotti
comunemente adottate nella pratica.
Assumendo per un'espansione come effetto utile l'energia cinetica allo scarico del condotto,
dall'equazione dell'energia si potrà scrivere:
v22
= ht1 h2 gz2 nel caso di trasformazione reale
2
e
2
v2is
= ht1 h2is gz2 nel caso di trasformazione ideale
2
si definisce rendimento fluidodinamico il rapporto.
v22
= 2 (4.27)
v2is
In alternativa al rendimento fluidodinamico si potrà utilizzare il coefficiente di portata:
v
= = (4.28)
vis
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