LariscopertadellagrottadeiBeatiPaoli PDF

You might also like

You are on page 1of 7
Citta rpg ante) Peel) al Centro outed “Chi avra pit agio di me, ¢ trover’t aiuti nello studio della Palermo sot- terranea, potri molto scoprire a proposito della grotta dei Beati Paoli”, Con queste semplici parole, Velate d’amarezza, Vincenzo Di Giovanni, diarista € storico paler mitano, nonché cultore appassiona to del sottosuolo cittadino, chiude va un suo articolo pubblicato a Palermo nel 1887 sul periodico “La Sicilia artisticae archeologica” Non poteva certamente imma il Di Giovanni che doveva trascor rere oltre un secolo perché quelle condizioni da lui auspicate si avwe- rassero con la recente decisione del Comune di Palermo di promuovere tale recupero ambientale Nel Dicembre 1996, infatti, ta Giunta Municipale conferiva allo scrivente, su proposta del Sindaco. Fincarico di effettuare un‘indagine geologica finalizzata alla verifica dell'esistenza della cosiddetta Grotta dei Beati Paoli” un grande neo indicato da ambiente sotter una radicata e antica tradizione popolare quale sede di adunanza della. misteriosa seta dei Beati Paoli. Come & noto secondo tale adepti di tale setta re ad ogni ricer- hiottiti da grotte sotterranee da ampie cavita dove si riuni per poi apparire in un‘altra parte “Grotta dei Beats Paoli” una prima indagine geologica Dow. Pietro Todaro al Vv della citta. La fonte documentaria\ pid attendibile da cui trarre qualche notizia, seppur incerta, sull"ubica- ione di questa grotta, & fornita dal marchese di Villabianca il quale identificava il luogo in una “éawita sotterranea posta sul retro della chiesa di Santa Maruzza al Capo, con accesso da un giardinetto di pertinenza del palazzo di proprieta del giureconsulto Giovan Battista Baldi Nel tomo XIV degli Opuscoli palermitani del Villabianca trovia- mo anche una breve notizia sulle origini della setta dei Beati Paoli che viene fatta risalire alla fine del XII secolo, quando i suoi membri erano noti con la denominazione di “vendicosi”’. Altre informazioni del secolo scor- so, anche se fugaci e incerte, sono state prese in considerazione per tuna prima verifica operativa e di ricognizione del sito Giuseppe Bruno Arcano (1873) € Vincenzo Di Giovanni (1889) che visitarono Ia grotta in questione lasciando qualche appunto. Lultima testimonianza, resa_nel 1956 dal geologo Giovan Battista Floridia, indica il sito come una caverna a pianta circolare accessi- bile dal cortile del laboratorio foto- grafico Lo Verso in via Porta Carini. Linteresse sull’enigma dei Beati Paoli e sulla loro attendibilita stori- ca & stato di recente ridestato da alcuni saggi tra i quali quelli ad opera di Rosario. La Duca (1977), Francesco Castiglione (1987) © Francesco Renda (1991). Per Renda, tra le fonti documenta rie non prive di valore deve consi- derarsi anche I’esistenza_stessa della casa sita in via Beati Paoli n°45 che. una targa marmorea segnala come “antica sede dei Beati Paoli” Tra altro’ egli ” scrive “Sarebbe di non poco rilievo docu- mentario accertare 0 meno lesi- 280 stenza in questo edificio della grot- ta sotterranea a suo tempo descritta dal marchese di Villabianca. Una fortunata ricognizione tecnica in tal senso consentirebbe di fare un asso avanti sul terreno della ricer- ca storica”® Evoluzione geomorfologica, topo- grafica e urbanistica della con- trada della Guilla al Capo E verso la fine del Cinquecento che si realizzano e definiscono le grandi trasformazioni tertitoriali e urbanistiche —responsabili dei profondi mutamenti_ nel tessuto urbano della citta medioevale e con \esso ‘if’ Seralcadio che si estendeva indicato:( a settentrione della citt& antica oltre la valle del Papireto, dal porto all’attuale rione del Capo alla Guilla. Era questo un vasto e popo- Joso quartiere arabo (al Harat as Sagalibah) residenza fino al perio- do svevo (XII sec.) dei sigilli, musulmani siciliani che qui abitaro- no nei cosiddetti “casalina” mode- ste abitazioni deteriorate ¢ in parte ovina, gna attendere probabilmente la grande bonifica idraulica della palude del Papireto che con la realizzazione del'¢anale di gronda (“Acquedotto del Maltempo inter- no”) aveva reso disponibili alla fine del XVI secolo vaste aree libere perché iniziasse la ripresa economi- ca del Seralcadio con una crescita urbanistica di maggior _pregio. Lattuale via Beati Paoli fu certa- mente in questo periodo un’impor- tante direttrice di espansione dal momento che collegava I’antica Porta Santa Agata con la medievale Porta Careni (attuale Porta Carini) intersecando via Sant’ Agostino, _anticg asse di penetrazione urbana ‘mare-monte. Agli inizi del Settecento questa contrada era completamente urbanizzata, come attesterebbe una pianta del XVII secolo di autore anonimo (conser- 1 Particolare della “Grotta dei Beati Paoli” vista dallinterno ancora invaso dai detrit 2. Spaccato geologico della paleo-valle del Papireto riferita alla situazione topo- nomastica reale (elaborazione grafica di Pietro Todaro) vata presso I'Archivio di Stato di Palermo, 1713-19) e la stessa pian- ta del Villabianca del 1777 Scompaiono in questo periodo il “vasto e delizioso giardino” del cosiddetto planu di Buonriposu noto anche come chianu di San Giovanni alla Guilla e le lKimitrofe aree delle antiche omonime cave di pietra. Dell'originaria morfologia del terreno, che si estende sulla sinistraorografica del Papireto (quartiere del Capo) e sul fondo valle, resta la testimonianza di una pleiade di vicoli acclivi e gradonati, cosi costruiti per rendere meno sen- sibili i forti dislivelli topografici delle sponde. II vicolo degli Orfani (ex vicolo di Santa Maruzza) da cui si accedeva dal retro di palazzo Blandano, congiunge piazza Beati Paoli con via Sant’Agostino supe- rando un dislivello di circa 5 metri. Nel suo tratto gradonato & costituito da una struttura in terrapieno limi- tata da due “muri andatori” che for- mano una ligelletta di raccordo stradale tra la scarpata calcarenitica originaria ¢ la “bassura” di piazza Beati Paoli (cfr. fig. 3). L’ambiente geologico e paleografico AlVindividuazione del sito della Grotta dei Beati Paoli non poco ha contribuito la ricostruzione paleo- geografica e geologica dell’area entro cui si era deciso, sulla base di fugaci dati storici, di circoscrivere la ricerca. La conoscenza della geologia dei terreni che supportano la contrada della Guilla al Capo (V'attuale quar- tiere del Capo) non & cosi semplice come potrebbe apparire dall’osser- | resent omsessoeaa somo i vazione della piatta e monotona morfologia che la caratterizza. Infatti loriginario uniforme “ter- razzo calearenitico” ossatura del centyo storico, ha qui subito note- voli “timodeliamenti superficiali, soprattutto per effetto delle demoli- zioni erosive sviluppatesi lungo la direttrice del Papireto. Indicazioni utili per un mirato pro- sieguo della ricerca si sono concre- tizzate con i primi risultati di una geo-ambientale e morfologica dell’antica contrada. A questo si & potuto giungere con Velaborazione e correlazione di dati di sondaggio effettuati in zona dallo scrivente ma anche attraverso I’esa- me di stratigrafie acquisite da recenti perforazioni commissionate dall’Amministrazione Comunale a supporto del progetto di recupero residenziale del Capo, gia nella fase esecutiva. I risultati di tale studio sono illustrati schematicamente sullo spaceato di fig. 2 dove con i riferimenti storici e toponomastici & ricostruita 1a morfologia dell’antica valle del Papireto, in parte sepolta dall’espansione urbanistica. E da notare anzitutto che si tratta di un’area di “cemiera morfologica” a cui struttura e modellamento sono dipesi essenzialmente da due fattori: 1a lenta erosione ed evolu- Zione idrogeologica della valle del PALEO-VALLE DEL PAPIRETO Papireto e, allo stesso tempo, i pro- cessi di demolizione connessi con V'attivita antropica, _ sviluppatisi nell’Olocene antico e nel periodo storico. Azioni che hanno modi cato irreversibilmente T'originario aspetto morfologico e, localmente, le caratteristiche del sottosuolo. Dall’osservazione dello spaccato possiamo rilevare: I’estensione, la geometria ed il notevole spessore dei terreni di ricolmamento della valle (detriti antropici e sedimenti palustri) che raggiunge il valore massimo di circa 12 metri; 1a pre~ senza di una falda idrica che rende saturi i terreni della “bassura” quasi fino a raggiungere la superficie del suolo; infine si osserva che la conformazione della sponda sini- stra (lato Capo) sagomata a ripida scarpata, dall’erosione e dagli scal- zamenti, ha certamente agevolato fin dall’antichita lo scavo di ripari e ingrottati da parte dell’ uomo. Lungo questo fronte d’erosione pertanto si @ ricercata la grotta confortati del resto dalle fonti stori- che che indicavano approssimativa- mente questo sito. Si tratterebbe dunque di un antro la cui genesi risulterebbe comunque preesistente al periodo della sua eventuale utilizzazione da parte della discussa setta e potrebbe anzi far parte di un ben pitt ampio siste- ma ipogeico collegato alle vicine catacombe di Porta D'Ossuna. Ipotesi questa che potrebbe essere facilmente verificata gia con i risul- tati di questa stessa indagine, anco- rain corso. Geometria della grotta Localizzata antica sponda del Papireto in un banco di calcarenite ancora affiorante dietro. Santa Maruzza (in accordo con i dati sto- rici) all’individuazione della grotta si ® giunti operando una serie di saggi ¢ con I'ausilio del radar geo- logico G.PR. (Ground Probing Radar), un sistema d’indagine geo- fisica mirato alla ricerca di cavjta e strutture sotterrariee, ey Con Vinizio dei tavori di disostru- zione della grotta e di sgombero dei detriti che la intasavano per circa tun terzo del suo volume si & potuto condurre un primo spedito rilievo topografico, la cui restituzione gra- fica ha consentito di realizzare uno schizo alla scala approssimativa 1:100, in pianta e in sezione (fi 3-4). Come si pud osservare all pogeo si accede dal giardinetto di palazzo Blandano attraverso un'a- pertura intagliata antificialmente in tun banco calcarenitico affiorante in strati orizzontali troncati dall’ero- sione, proprio in corrispondenza del ‘ninfeo’ settecentesco che lo 281 282 PALAZZETTO BLANDANO = 3-4. Pianta e sezione longitudinale della “Grotta dei Beati Paoli” (rilievo ed elabo- razione grafica di Pietro Todaro). sormonta, addossato alla muraglia su vicolo degli Orfani (fig. 3). ‘Una lunga rampa gradinata condu- ce all’interno dell’antro collegando direttamente il calpestio con il suolo del giardinetto, superando un dislivello di circa 4,00 metri. Gli scavi fin’ora hanno messo in luce 11 gradini realizzati in parte con mattoni di terracotta posti a coltel- Jo, ben impilati e serrati I'un I’altro attraverso un leggero strato di ‘malta. Da quanto attualmente si @ potuto mettere in luce e rilevare risulta un ambiente strutturato in una grande cavita toloidale ricavata in un orizzonte di calcarenitica bio- clastica, ben stratificata e fine. In pianta mostra un profilo subellittico con asse maggiore di circa 8,00 metri e asse minore di 5,00 metti. La volta piatta sembra seguire I’an- damento orizzontale degli strati della roccia incassante, superando probabilmente T’altezza di 4,00 metri rispetto al pavimento. In posi- zione pressoché baricentrica si apre sulla volta un lucernario, un buco profondo circa 2,00 metri ¢ di dia- metro 60 centimetti circa che si pensa garantisse oltre I'illuminazio- ne dell’ambiente, una sufficiénte* ventilazione. In fondo alla grotta, dirimpetto l’ingresso si & rinvenuto un pozzo d’acqua_parzialmente interrato, di sezione subquadrata (centimetri 90 x 80), che mostra lungo il suo profilo verticale le tracce di un incavo dove trovava posto un telaio di legno per un por- tale. Sulla destra entrando, in un andito murato, sembra'delinearsi un altro speco, completamente intasato di terticcio. Secondo la testimo- nianza dello storico G. Bruno ‘Arcano (Sopra una pagina di storia municipale, Palermo, 1873) si trat- terrebbe di un luogo sotterraneo di fuga “che si biforca in due arterie” delle quali luna avrebbe sbocco in vicolo degli Orfani, I’altra si pro- lungherebbe fino al “Chiano di San Giovanni alla Guilla” Sulla sinistra di chi entra nella grot- ta si osserva un lungo muro in gros- si conci di tufo calcarenitico, giun- tati con malta di calce, che chiude Vintera grotta per tutta la profon- ditt precludendo _probabilmente Vraccesso ad un altro ambiente che il Villabianca descrive come la principale grotta, cérlamente ogget- to di una prossima verifica nell’am- bito dei lavori in corso per il recu- pero dell’ipogeo. Da quanto @ stato fin qui rilevato, in questa fase di scavo, si vuole sot- tolineare che le caratteristiche geo- metriche e tipologiche mostrate dalla grotta corrispondono presso- ché puntualmente a quanto docu- mentato dalle fonti storiche a parti- re dal Villabianca. Pertanto si & del parere, salvo eventuali approfondi- menti e considerazioni da produrre ‘a scavo’ completato, che il rinveni- mento attuale riguarda proprio la riscoperta di quella che la tradizio- ne indica come la Grotta dei Beati Paoli. Ma la genesi di questo ipogeo potrebbe essere pill antica e far parte, come camera sepolcrale, del complesso catacombale di Porta @Ossuna, Poi, passata attraverso successivi adattamenti e riusi, ha assunto le caratteristiche di una camera dello scirocco in grado per- tanto di garantire con la necessaria riservatezza quelle condizioni di comfort fisiologico favorevoli_ per un ambiente destinato ad adunanze plenarie. Deve essere chiaro nondimeno che resta comunque indimostrata da i risultati del recente scavo la stori- cit& o veridicita dei Beati Paoli. Pur tuttavia non possiamo che conclu- dere auspicando che, completati i lavori di recupero, questo ipogeo possa essere restituito alla colletti- vita e valorizzato come bene ambientale e culturale, testimonian- za dell’immaginario cittadino palermitano. L'indagine geofisica & stata condot- ta dal Prof. Pietro Cosentino dell'Istituto di Geofisica Mineraria dell’ Universita di Palermo. Note * Tl testo 2 stralciato dalla relazione di pro- sgetto I. Vincenzo Di Giovanni, Topografia anti- adi Palermo, Palermo, 1890. 2, Si ignora I'esatto periodo di costruzione dell'edificio ¢ a chi attribuire il progetto la sua realizzazione, Anche se di modesto pregio architettonico Timpianto, notevol- ‘mente rimaneggiato, mostra una certa uni- cit di stile € di tipologia che hanno con sentito di attribuirlo al tardo XVII secolo in un periodo probabilmente precedente alla fondazione della limitrofa chiesa di ‘Santa Maruzza (1660), ‘Secondo il Di Giovanni in origine il palaz- zetto fu di proprieta dell'Opera Pia Andrea Navarro e poi alla fine del "700 passd al siureconsulto Giovan Battista Baldi il quale agli inizi dell'800 lo vendette al barone Saverio Blandano, originario di Altavilla Milicia. I figlio di questi, Francesco, che sposd la nobildonna paler- mitana Caterina Vanni, & citato nella ‘memoria di Bruno Arcano (1873) scritta in occasione della visita alla grotia. Ala fine dell’800 immobile risultava di proprieta i Concetta Blandano, l'unica figlia del bbarone che and® in sposa ad un ricco bor- hese, tale Giuseppe Costantini che ereditd Il palazzetto, allora gia suddiviso in ben 10 appartamenti. Agli inizi del °900 Ia pro- prieta passd al Sig. Schimmenti, proprieta- rio terriero di Misilmeri, che aveva sposato Giovanna Costantini, nipote ed erede del barone Blandano. Allo stato attuale immobile, oramai nelle condizioni di completo abbandono e semi- distrutto, risulta frammentato in 24 quote pati di pari proprietai 3. Cfr. Francesco Maria Emanuele, Marchese di Villabianca, Opuscoli paler ‘mitani, Palermo, 1790. 4, Sembra opportuno riportare alcuni brani straliati da seritt di vari autori, a partire dal Villabianca, che hanno descritto la ‘grotta avendola esplorata o semplicemente Visitata, Se ne sono trate le prime informazioni di ‘carattere operativo che, pur incerte ¢ talora 283 ccontrastanti, tuttavia hanno costituito la traccia di partenza per la redazione del programma d’indagine geognostica fina- lizzato alla scoperta, © meglio alla risco- perta, della misteriosa grotta “Dal primo piano della casa del vivente siurisperito Giovan Battista Baldi, che sta a San Cosimo nella vanella di Santa Maruzza, quartiere del Capo si passa per una porticella in esso in un piccolo baglio scoverto in cui sorge un basso albero boschigno e si camina sullo strato di una volta ben larga di fabbrica che cuopre la sgrotta che sta di sotto. Nel centro di si fatta volta vi sta un occhio con grata di ferro che serve di spiraglio e lume alla sotterra- nea caverna, In questa scendesi per cinque scoglioni di pietra rustica che in faccio presentavi un piccolo altare fatto simil- mente di pietrae a lato portanvi in una pic- cola oscura stanza o sia nascondiglio con tavola posta nel mezzo pel poso delle carte love scrivevansi gli atti e i secreti che si facevano da quei micidiali giudici ed era posto proprio detto della Cancelleria. Da ‘qui si entrava nella principale grotta ove trovavasi una ben larga camera con sedili tutto allintorno ¢ col comodo di cave o sia niechie e scansie al muro, nelle quali si posavan l'armi si di fuoco che di ferro. (Or qui adunavansi questi sectarije vi tene- vvano le loro congreghe in Iuoghi oscuri € dopo il tocco della mezzanotte vi capitava- ‘no onde tutte facevansi a lumi di candele”” a Francesco Maria Emanuele, Marchese di Villabianca, Opuscoli palermitani, Palermo, 1790. “Le carte da me consultate tanto del pro- prietario delle case adiacenti signor barone Blandano che con insquisita gentilezza me Ii offi a leggere: come quelle dell‘archivio della chiesa di Santa Maria dei Cancel; la digressione che fa seguito alla opera del Cascini; il Morso ed altri scrittori dell"epo- ca Normanna e Sveva tacciono della esi stenza di questa grotta: solamente si ricor- da che, nella insurrezione contro. i Saraceni, sotto Guglielmo il Malo, costoro si nascondevano nel quartiere di Siralcadi al Transpapireto, ma non si accenna in quale luoge. Se si getta un colpo d’occhio nella grotta, i leggieri si pensa che I'idea che fosse slata una catacomba non & fuori proposito; infati, osservata con occhio scrupoloso, ti dimostra a dritta come si entra un luogo sotterraneo, capace a passarvi un uomo, il quale, come mi assicurava il sullodato signor barone Blandano, a certo punto si biforca in due arterie, delle quali una aveva lo sbocco nella via degli Orfani, e VValtra si prolungava sino al Chiano di San Giovanni. Il Villabianca, lor quando visitd 284 la grotta, osservd un altare, che oggi pid ron esiste, situato dirimpetto la porta di entrata; Ia tavola di pietra, che osservd lo stesso autore, situata a sinistra come si entra, oggi fa base di un muro di nuova ccostruzione che divide la grotta propria- mente detta da un altro spazio che il citato autore chiama camera a sinistra. I sotterraneo di forma quasi circolare fu vestito da un sedile circolare anch’esso ‘opera dell'uomo, © certamente questo lavoro non fu fatto a caso, ma per uno scopo; ¢ questo poteva essere 0 perché la grotta in tempi remoti fosse servita per ‘occultamente celebrarvi i misteri di nostra santa religione, e quindi potrete riposarvi i cristiani; 0 per ritrovo ameno nei tempi estivi, difesa come & dai raggi infocati del sole” da Giuseppe Bruno Arcaro, Sopra una pagina di storia municipale, Palermo, 1873. “Tl giomo 17 Maggio 1889 volli vedere in ‘compagnia del giovine avvocato sig. Mangano lo stato presente della Grotta dei Beati Paoli, alla quale ora si accede non pid dal vicolo di Santa Maruzza_o ell’Orfano, ma dalla casa del Barone Blandano nella via dei Beati Paoli, n. 35, € per una porta che si apre al lato opposto alla porticina (ora murata) donde entrd dal vicolo di Santa Maruzza il Villabianca sulla fine del secolo passato. Il pianetto scoverto ancora esiste, ma senza I'albero boschigno, bensi con alberi 4i limoni e pergole, e da questo pianetto si scende non per cingue, ma per nove scai ni, cingue di pietra, tre di mattoni, ¢ altri due di pietra, nella prima grotta, 1a cui bocca tagliata nella roccia & aperta, € nella cui volta ancora si vede il buco 0 lucernale antico. Ma non si vede pid in fondo di que- sta grotta Ialtare veduto del Villabianca, al cui posto @ Iincavo quadrato di un pozzo ripieno né al lato si apre pit la pic- cola stanza, donde si passava alla princips Te grotta, Aleune fabbriche di sostegno, posteriori al tempo del Villabianca, hanno otturato € trasformato questa escavazione sotterra- nea, che a me & parsa del tipo stesso delle escavazioni 0 catacombe fuori Porta Osuna; tranne che nella grotta tuttavi accessibile, non si osservano nicchie né scansie come le vide il Villabianca nella ‘grotta principale, oggi chiusa, ma sola- ‘mente un rialzo in guisa di sedile sul fian- co destro di chi entra, ora mezzo coperto dal terriccio © dai rottami che hanno in parte riempito la grotta” da Vincenzo Di Giovanni, Topografia antica di Palermo, Palermo, 1890. “| Beati Paoli ebbero la sede principale sulla via ora intestata ad essi dietro la chie- suola di S. Maria di Gest ove s"apriva una grotta ora murata e interrata. Per sotto il vicolo degli Orfani s'incanalavano per lun- ghi condotti alti 2,00 metri ¢ larghi 1,50 metri che si aprivano con pozzi sotto le scuole del Calasanzio (sede del Liceo Scientifico “S. Cannizaro” sino al 1955), sotto T'attuale Istituto Filippo Parlatore, sotto Palazzo Geraci, sotto la Chiesa di S. Matteo ed il Monastero delle Vergini. Non V'e dubbio che tali grotte comunichino per 4i sotto il vicolo degli Orfani con un con- dotto che corre fino alle Catacombe delle Cappuccinelle (in via Papireto) e da qui sino alle Catacombe di Porta D’Ossuna. Conoscevo questo condotto per averne cosservato il suo pereorso sotto le vie S, Agostino e Cappuccinelle per le frane pro- dottesi. Alire grotticelle con queste comu- nicanti furono trasformate in scantinati dai Gesuiti del Noviziato (ricoveri antibom- bardamento durante I'ultima guerra, in piazza del Noviziato)” da Alfredo Salerno, Palermo sotterranea, dattiloscrit- to inedito, Palermo 1939. “Nella via di Porta Carini, a circa meta, nel siardinetto della Fotografia Lo Verso, esi ste una grotta semi interrata, a pianta cit- ccolare. Lungo le pareti, ricavato nella stes- sa roccia calcarenitica, si intravede una specie di sedile e, al centro della grotta, a _uisa di tavolo un poco pid alto del sedile, una grossa pietra piatta, che sembra radi cata, cio® ricavata con uno scavo, a guisa i pilasiro” da Giovan Battista Floridia, Notizie sul sottosuolo della citta di Palermo, Palermo 1956.

You might also like