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(da wikipedia)
Istituto da tenere distinto è il commissario straordinario per la gestione degli enti locali, nominato a
seguito dello scioglimento del consiglio comunale o del provinciale, con lo stesso decreto di
scioglimento, adottato dal Presidente della Repubblica su proposta del Ministro dell'interno e
deliberazione del Consiglio dei ministri, in esito ad una procedura avviata dal prefetto competente
per territorio. Peraltro, iniziata la procedura ed in attesa del decreto di scioglimento, il prefetto, per
motivi di grave e urgente necessità, può sospendere, per un periodo comunque non superiore a
novanta giorni, il consiglio e nominare un commissario per la provvisoria amministrazione
dell'ente. Tale commissario assomma in sè i poteri del Sindaco, della giunta e del Consiglio e può
essere affiancato da uno o più sub-commissari, ma non ha poteri speciali oltre quelli spettanti alle
predette figure.
Lo scioglimento del consiglio può essere disposto, ai sensi dell'art. 141 del D.Lgs. 267/2000:
• quando abbia compiuto atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di
legge, nonché per gravi motivi di ordine pubblico;
• quando non possa essere assicurato il normale funzionamento degli organi e dei servizi per
le seguenti cause:
• impedimento permanente, rimozione, decadenza, decesso del sindaco o del
presidente della provincia (in tal caso, tuttavia, non si fa luogo alla nomina del
commissario perché al sindaco o presidente subentra, fino alle nuove elezioni, il
vicesindaco o vicepresidente della provincia);
• dimissioni del sindaco o del presidente della provincia;
• cessazione dalla carica per dimissioni contestuali, ovvero rese anche con atti separati
purché contemporaneamente presentati al protocollo dell'ente, della metà più uno dei
membri assegnati (non computando a tal fine il sindaco o il presidente della
provincia);
• riduzione del consiglio, per impossibilità di surroga, alla metà dei suoi componenti;
• quando non sia approvato nei termini il bilancio;
• quando l'ente, con più di mille abitanti, sia sprovvisto dei relativi strumenti urbanistici
generali e questi non siano adottati entro diciotto mesi dalla data di elezione degli organi (in
questo caso, il decreto di scioglimento è adottato su proposta del Ministro dell'interno di
concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti).
Il dissesto finanziario è stato introdotto per la prima volta nell’ordinamento giuridico italiano con
l’articolo 25 del decreto-legge 2 marzo 1989: in seguito questo istituto si è modificato, seguendo
un’evoluzione che lo ha portato a trovare il maggiore equilibrio possibile fra i diritti dei cittadini e i
diritti dei creditori dell’ente
L’art. 244 del testo Unico 267 del 2000 stabilisce che si ha dissesto finanziario quando il Comune
non è più in grado di assolvere alle funzioni ed ai servizi indispensabili oppure quando nei
confronti dell’ente esistono crediti di terzi ai quali non si riesce a far fronte con il mezzo
ordinario del ripristino del riequilibrio di bilancio né con lo strumento del debito fuori
bilancio.
Il dissesto finanziario di un ente locale non può essere equiparato al fallimento di un’impresa
privata: l’ente locale non può cessare di esistere. In caso di dissesto, si crea semplicemente una
frattura tra passato e futuro. Nel caso del dissesto, infatti, pur essendo sentita l’esigenza di
tutelare i creditori dell’ente occorre sempre considerare la necessità di assicurare al comune la
continuità di esercizio nonostante il grave stato di crisi in quanto gli squilibri economici finanziari
che hanno causato lo stato di crisi dell’ente, non possono portare ad una forzata cessazione della sua
attività.
Gli oneri pregressi (compresi i residui attivi e passivi non vincolati), sono estrapolati dal bilancio
comunale e passato alla gestione straordinaria. Un apposito Organo, nominato dal Presidente della
Repubblica, si incarica delle insolvenze, attraverso la redazione di un piano di estinzione con il
quale viene azzerata la situazione che ha creato il deficit, mentre l’Ente Locale con il suo consiglio
eletto inizia una nuova vita finanziaria.
La normativa sul risanamento prevede la sospensione della decorrenza degli interessi sui debiti ed il
blocco delle azioni esecutive. Pertanto tutti gli Enti Locali che dichiarano il dissesto, devono
provvedere con risorse finanziarie proprie.
L’ente locale, una volta attivata la procedura del dissesto, deve obbligatoriamente adeguare le
imposte, le tasse locali, le aliquote e le tariffe di base nella misura massima prevista dalla legge. Per
quanto riguarda il personale dipendente, l’Ente è tenuto a ridimensionare l’organico collocando in
disponibilità gli eventuali dipendenti in soprannumero (la proporzione è di 1 dipendente per 93
abitanti). Per questi dipendenti, il Ministero dell’Interno garantisce un contributo pari al trattamento
economico per cinque anni.
Autore/Fonte: E. Negri
Pubblicato in data: 31/05/2010
Categoria: Pubblica amministrazione