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All’inizio del libro III del suo Candelabrum, uno dei trattati retorici
che, negli anni Venti del XIII secolo, definisce i caratteri e le regole
dell’ars dictaminis in maniera più completa e dettagliata, Bene da Firen-
ze così descrive i tria dictaminum genera1:
illud in primis dicere nos oportet quod tria dictandi genera distinguntur,
scilicet prosaicum, metricum et rithmicum vel etiam aliquod ex his
mixtum.
1
Bene Florentini Candelabrum, ed. G. C. Alessio, Padova 1983, p. 88.
2
Si vedano le approfondite note di commento di Alessio, ivi, pp. 331-334. Sull’ars
dictaminis in generale si veda soprattutto J. J. Murphy, La retorica nel Medioevo, Napoli
1983 (ed. orig. Berkeley 1974), e M. Camargo, Ars dictaminis. Ars dictandi, Turnhout 1991.
Ma si anticipa che a un nuovo e più aggiornato manuale sta lavorando il Netzwerk europeo
«Die lateinische ars dictaminis im Mittelalter», coordinato da Florian Hartmann, che
prevede anche la collaborazione di chi scrive.
3
J.-L.-A. Huillard-Bréholles, Vie et correspondance de Pierre de la Vigne, ministre de
l’empereur Frédéric II, Paris 1865, pp. 417-421 (doc. 104).
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4
E. Monaci, Aneddoti per la storia della scuola poetica siciliana, «Rendiconti della
reale accademia dei lincei, classe di scienze morali, storiche e filologiche», s. V, 5 (1896),
pp. 49-50.
5
Sul personaggio cfr. da ultimo W. Stürner, Federico II e l’apogeo dell’Impero,
Roma 2009 (ed. orig. Darmstadt 1992-2000). Ma si vedano le numerose voci più specifiche
contenute in Federico II. Enciclopedia fridericiana, Roma 2005.
6
Cfr. C. Calenda, Scuola poetica siciliana, s.v., in Federico II. Enciclopedia cit., II,
pp. 658-672. Ma si veda anche l’edizione coordinata da R. Antonelli – C. Di Girolamo – R.
Coluccia, I poeti della Scuola siciliana, Milano 2008.
7
Sull’Università di Napoli, fondata nel 1224, si consenta il rimando a F. Delle Donne,
“Per scientiarum haustum et seminarium doctrinarum”. Storia dello “Studium” di Napoli
in età sveva, Bari 2010, che aggiorna l’articolo “Per scientiarum haustum et seminarium
doctrinarum”: edizione e studio dei documenti relativi allo “Studium” di Napoli in età sveva,
«Bullettino dell’Istituto storico italiano per il medioevo», 111 (2009), pp. 101-225.
8
Cfr. G. Nencioni, Tra grammatica e retorica, Torino 1983, pp. 108-131; M. Pazzaglia,
Ars dictaminis, s.v., in Enciclopedia Dantesca, Roma 1970, I, p. 394-396; F. Baethgen,
Dante und Petrus de Vinea, «Sitzungsberichte der Bayer. Akad. der Wiss. Phil.-hist. Kl.», 3
(1955), pp. 36-37; E. Parodi, Lingua e letteratura, cur. G. Folena, Venezia 1957, II, p. 350;
E. Paratore, Pier della Vigna nel canto XIII dell’“Inferno”, in Atti del convegno di studi su
Dante e la Magna Curia, Palermo 1967, pp. 250-263; l’Introduzione a Nicola da Rocca,
Epistolae, ed. F. Delle Donne, Firenze 2003, p. XI.
Tra retorica e poetica 371
9
Riccardo da Venosa, De Paulino et Polla, ed. S. Pittaluga, in Commedie latine del
XII et XIII secolo, a cura di F. Bertini, Genova 1986, V, pp. 81-227. Sul personaggio, oltre
alla dettagliata e approfondita introduzione di Pittaluga, si consenta anche il rimando a F.
Delle Donne, Riccardo da Venosa, s.v., in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma 2017,
LXXXVII, pp. 205-207.
10
Iacopo da Benevento, De uxore cerdonis, ed. F. Bertini, in Commedie latine del XII
et XIII secolo, Genova 1998, VI, pp. 456-503.
11 Monaci, Aneddoti cit., pp. 49-50.
12
G. Bertoni, Una lettera amatoria di Pier della Vigna, «Giornale storico della
letteratura italiana», 57 (1911), pp. 33-46 (in partic. p. 37).
13
C. O. Haskins, Latin Literature under Frederick II, «Speculum», 3 (1928), pp.
134-147.
14
E. Paratore, Alcuni caratteri dello stile della cancelleria federiciana, in Id., Antico
e nuovo, Caltanissetta-Roma 1965, p. 141.
15
F. Bertini, Commedia elegiaca, s.v., in Federico II. Enciclopedia cit., I, pp. 352-354.
16
Pamphilus, ed. S. Pittaluga, in Commedie latine del XII e XIII secolo, Genova
1980, III, p. 41; Riccardo da Venosa, De Paulino e Polla ed. Pittaluga cit., p. 86 n. 10.
17
K. Glińska – B. Grévin, Circulation, interprétations et exploitation des “comédies
élégiaques” dans le royaume de Sicile. De Pierre de la Vigne à Boccace (XIIIe-XIVe s.),
«ArNoS. Archivio normanno-svevo. Testi e studi sul mondo euromediterraneo dei secoli XI-
XIII», 4 (2013-2014), pp. 45-74; lamentano la mancanza di un’edizione a p. 57, nota 50.
18
Bertoni, Una lettera amatoria cit.
19
Paratore, Alcuni caratteri cit., p. 124; Glińska – Grévin, Circulation cit., p. 57.
372 Fulvio Delle Donne
20
Su tali questioni si consenta il rimando a F. Delle Donne, “Amicus amico”: l’amicizia
nella pratica epistolare del XIII secolo, in Parole e realtà dell’amicizia medievale. Atti del
Convegno di studi svoltosi in occasione della XXII edizione del Premio Internazionale
Ascoli Piceno (Ascoli, 2-4 dicembre 2010), cur. I. Lori Sanfilippo – A. Rigon, Roma 2012,
pp. 107-126. Ma cfr. anche B. Grévin, Regole ed implicazioni di un gioco di chierici: le
giostre retoriche (“certamina”) del personale delle cancellerie imperiale e papale nel secondo
terzo del tredicesimo secolo (circa 1235-circa 1280), «Ludica. Annali di storia e civiltà del
gioco», 13-14 (2007-2008), pp. 145-158.
21
Paratore, Alcuni caratteri cit., p. 124.
22
Sui caratteri del prosimetro, tuttavia, cfr. P. Pabst, “Prosimetrum”. Tradition und
Wandel einer Literaturform zwischen Spätantike und Spätmittelalter, Köln-Weimar-Wien
1994.
23
Su versi non ascrivibili a fonti precise cfr., in ordine, H. Walther, Initia carminum
ac versuum medii aevi posterioris Latinorum, Göttingen 1959, nn. 32281, 21759, 16969,
25660, 2650, 33613, 16842, 17296, 2949, 24473.
24
Va segnalato che, nella nuova edizione che proponiamo, l’esametro risulta essere
una citazione esatta dal Pamphilus, mentre nelle precedenti edizioni maximus era sostituito
dal meno perspicuo proximus. La cosa induceva Paratore, Alcuni caratteri cit., pp. 124-125,
Tra retorica e poetica 373
a ritenere che Pier della Vigna, ovvero l’autore dell’epistola, avesse corretto volontariamente
l’originale, o lo avesse citato a memoria sbagliando.
25
Si segnala qui che Paratore, Alcuni caratteri cit., p. 133, leggendo in maniera
errata il testo delle precedenti edizioni (ovvero leggendo minimumque invece del nimiumque
della stampa, laddove, invece, più correttamente, nella nostra edizione, abbiamo scritto
plerumque, che riproduce esattamente la fonte ovidiana), pensava che Pier della Vigna,
da lui ritenuto senza dubbio l’autore dell’epistola, avesse riprodotto una variante dell’ars
amatoria, dal momento che sarebbe risultato impossibile che il dictator capuano non si fosse
accorto dell’inintelligibilità del senso.
26
Paratore, Alcuni caratteri cit., p. 128.
27
Cfr. Glińska – Grévin, Circulation cit., p. 61, dove sono evidenziate in tale modo
alcune strutture prosastiche dell’epistola.
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28
Paratore, Alcuni caratteri cit., p. 132.
29
Glińska – Grévin, Circulation cit., pp. 61-62 (lo specifico paragrafo dell’articolo,
nonostante non sia dichiarato esplicitamente è di Grévin, col quale ho avuto modo di
confrontarmi proficuamente su alcune questioni nella compilazione di questo contributo),
dove, però, l’esempio addotto recto lumine (par. 4), corrispondente a una rielaborazione della
sequenza metrica lumine recto, va corretto in recto sidere sulla base della nuova edizione:
la nuova lezione, tuttavia, non muta la sostanza della questione, perché la sequenza metrica
è identica.
Tra retorica e poetica 375
nelle epistole della scuola retorica legata a Pier della Vigna si inserisse-
ro versi tratti dalla tradizione antica e medievale30.
Un’ultima notazione riguarda l’attribuzione dell’epistola. Essa, in
assenza di più approfondite considerazioni filologiche, è stata sempre
generalmente e sicuramente attribuita a Pier della Vigna31, e, in effetti,
essa è contenuta in una redazione del cosiddetto epistolario di Pier della
Vigna. Tuttavia, va detto che tale attribuzione è assolutamente incerta.
Il nome di Pier della Vigna, l’illustre dictator immortalato da Dante nel
XIII canto dell’Inferno, che fu logoteta e protonotario della cancelleria
di Federico II di Svevia, venne usato come sinonimo e garanzia di per-
fezione formale e pregio retorico32. In effetti, le lettere di quell’epistola-
rio, trasmesso da circa 250 testimoni, raggruppabili in quattro principali
forme redazionali sistematicamente organizzate (due in 5 libri e due in
6 libri) oltre che in molte decine di codici stravaganti33, contiene circa
550 dictamina tra manifesti, mandati, epistole e documenti di vario ge-
nere risalenti al periodo che va dal 1198 al 1264 e oltre: molti di essi,
dunque, sicuramente non potettero essere scritti dal dictator capuano,
che dovette entrare a far parte della cancelleria federiciana intorno al
30
Cfr. ivi, pp. 53-54, dove si rammentano alcune epistole con versi.
31
Da ultimo, cfr. E. D’Angelo, La produzione poetica in latino di Pier della Vigna:
repertorio e testi, in “Quei maledetti Normanni”. Sudi offerti a Errico Cuozzo per i suoi
settant’anni da colleghi, allievi, amici, cur. J. M. Martin – R. Alaggio, Ariano Irpinio-Napoli
2016, pp. 287-312 (in partic. p. 292).
32
Su tali questioni si consenta il rimando a F. Delle Donne, “Auctor” e “auctoritas”
nelle raccolte epistolari del XIII secolo, in “Auctor et Auctoritas in Latinis medii aevi litteris”.
Author and Authorship in Medieval Latin Literature, cur. E. D’Angelo – J. Ziolkowski,
Firenze 2014, pp. 291-301.
33
Per un quadro complessivo della tradizione testuale cfr. H. M. Schaller, Zur
Entstehung der sogenannten Briefsammlung des Petrus de Vinea, «Deutsches Archiv
für Erforschung des Mittelalters», 12 (1956), pp. 114-159 (ristampato in Id., Stauferzeit.
Ausgewählte Aufsätze, Hannover 1993, pp. 225-270); Id., L’epistolario di Pier della Vigna,
in Politica e cultura nell’Italia di Federico II, cur. S. Gensini, Pisa 1986, pp. 95-111
(ristampato in tedesco in Id., Stauferzeit cit., pp. 463-478). Id., Handschriftenverzeichnis zur
Briefsammlung des Petrus de Vinea, Hannover 2002, descrive, in totale, 246 manoscritti.
Cfr. anche F. Delle Donne, Autori, redazioni, trasmissioni, ricezione. I problemi editoriali
delle raccolte di “dictamina” di epoca sveva e dell’epistolario di Pier della Vigna, «ArNos.
Archivio normanno-svevo. Testi e studi sul mondo euromediterraneo dei secoli XI-XIII», 2
(2009), pp. 7-28. Sulla grande diffusione dell’epistolario e dei suoi modelli retorici cfr. B.
Grévin, Rhétorique du pouvoir médiéval. Les “Lettres” de Pierre de la Vigne et la formation
du langage politique européen XIIIe-XIVe siècle, Rome 2008, che costituisce oramai un
punto di riferimento ineludibile. Un’edizione della forma redazionale in 6 libri piccola è
stata pubblicata ad Ariano Irpino-Soveria Mannelli nel 2014, per le cure di A. Boccia, E.
D’Angelo, T. De Angelis, F. Delle Donne, R. Gamberini.
376 Fulvio Delle Donne
1220 e morì all’inizio del 124934. Dunque, sono molti i dubbi che ri-
guardano l’attribuzione dell’epistola, e incerta è, di conseguenza, anche
la datazione, che non necessariamente coincide con gli anni di attività
di Pier della Vigna: i dubbi attributivi sono, del resto, accresciuti dalla
circostanza che l’epistola è trasmessa solo da una parte della tradizione,
che certamente non è quella in assoluto più antica, e che, forse, potreb-
be risalire all’ultimo quarto del XIII secolo35.
Queste ultime riflessioni ci consentono di passare più facilmente
al chiarimento dei criteri che abbiamo seguito nella definizione dell’edi-
zione del testo offerto in appendice. L’epistola è contenuta solo in una
delle quattro principali forme redazionali del cosiddetto epistolario di
Pier della Vigna, quella «grande in 6 libri» (M6)36. Di questa forma re-
dazionale, sulla base degli studi condotti da Alessandro Boccia, che han-
no delineato i rapporti «stemmatici» che legano gli 11 manoscritti che
la trasmettono37, sono stati presi in considerazione i seguenti testimoni:
D - Paris, BNF, Lat. 13059, ff. 41v-42r;
K - Kassel, Landesbibliothek, Hist. 4° 5, f. 67r-v;
M - München, Monumenta Germaniae Historica, Hs. A 1, f. 41r e 44r-v.
La concordanza di questi 3 testimoni è stata siglata M6.
Oltre che nella collezione sistematicamente organizzata in 6 libri,
l’epistola è trasmessa anche da due codici che raccolgono le lettere in
maniera extravagante, ovvero non sistematicamente organizzata38:
34
Sulla sua vita cfr. soprattutto Huillard-Bréholles, Pierre de la Vigne cit.; H. M.
Schaller, Della Vigna, Pietro, s.v., in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma 1989,
XXXVII, pp. 776-784; F. Delle Donne, Nobiltà minore e amministrazione nel Regno di
Federico II. Sulle origini e sui genitori di Pier della Vigna, «Archivio storico per le Province
Napoletane», 116 (1998), pp. 1-9.
35
Su quali siano i manoscritti più vicini all’originale, e dunque la tipologia
redazionale più antica (quella piccola in 5 libri), si consenta il rimando a F. Delle Donne, Die
Briefsammlung des Petrus des Vinea und die Probleme der Überlieferung von “Dictamina”
in der Zeit Friedrichs II., in Kuriale Briefkultur im späteren Mittelalter. Gestaltung -
Überlieferung - Rezeption, cur. T. Broser – A. Fischer – M. Thumser, Köln-Weimar-Wien
2015, pp. 223-233 (in partic. pp. 225 ss.); Id., Tommaso di Capua e la cancelleria papale:
tra normativa retorica e comunicazione politica, in Dall’“Ars dictaminis” al Preumanesimo?
Per un profilo letterario del XIII secolo, cur. F. Delle Donne – F. Santi, Firenze 2013, pp.
43-61 (in partic. pp. 53 ss.).
36
Per l’elenco completo dei testimoni si rimanda agli indici di Schaller,
Handschriftenverzeichnis cit.
37
A. Boccia, La redazione maggiore dell’epistolario di Pier della Vigna. Rapporti tra
i testimoni e prospettive editoriali, «ArNos. Archivio normanno-svevo. Testi e studi sul mondo
euromediterraneo dei secoli XI-XIII», 1 (2008), pp. 151-160.
38
Schaller, Handschriftenverzeichnis cit., segnala anche i mss. Lübeck, Bibliothek
der Hansestadt, Var. 152, che risulta perduto; München, Bayerische Staatsbibliothek,
Tra retorica e poetica 377
Clm 23862; Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 476. Questi ultimi due codici sono
strettamente imparentati, ma si tratta di rielaborazioni tarde, risalenti al XV secolo.
39
Huillard-Bréholles, Pierre de la Vigne cit., pp. 417-421 (doc. 104). La sua edizione
è basata sui mss. Paris, BNF, Lat. 4042, f. 128r, e Paris, BNF, Lat. 13059, ff. 41v-42r,
che trasmettono entrambi la redazione grande in 6 libri del cosiddetto epistolario di Pier
della Vigna. Si è ritenuto inutile appesantire l’apparato menzionando anche le lezioni di
Monaci, Aneddoti cit., pp. 49-50, che, di fatto, si serviva dell’edizione di Huillard-Bréholles,
collazionata col ms. Roma, Biblioteca Vallicelliana, ms. I. 29, che pure trasmette la redazione
grande in 6 libri del cosiddetto epistolario di Pier della Vigna.
378 Fulvio Delle Donne
Appendice
[1] Cum plurima tempora sint transcursa, quibus nemini fuerunt nostri cordis
intima revelata, non potest a nobis ulterius celebrari silentium, quod doloris et
tristicie parit et peperit incrementum.
vix celare potest intima cordis amor
et
occultare nequit sua lumina maximus ignis.
[2] Ignis etenim vestre dilectionis est in meo pectore diutius occultatus. Nam
lesionis incendio suaderet infundi. Nam quanto magis tegitur, tanto vehementius
contegentis animus cruciatur:
quoque magis tegitur, tectus magis extuat ignis.
[3] Cum enim oculi mei vestros quondam respexerint ocellos et vestram faciem
ad solis similitudinem rutilantem, confestim intuentis captus est animus et exi-
mie dilectionis laqueo catenatus:
visibus et verbis illaqueatur amans.
[4] O dies dulcissima, dies celebris et iocunda, cum auribus nostris angelice
vocis sonus intonuit, cum mire claritatis oculus recto sidere nos respexit:
res optata satis gratior esse solet.
[5] O verbis dulcissima, coloribus rhetoricis adornata, quorum sonitu mens
audientis reficitur et corpus suavitate melliflua recreatur:
plus recreant animum dulcia verba cibo.
[6] Decorant vos supercilia modico discrimine rationabiliter arcuata, nec minus
ornat frons inclita, candoris et ruboris admixtione conspersa:
nix candore placet et rosa rubra nitet.
[7] Statura pulcherrima corporis pellit a se quodlibet vitium pravitatis, in
quo nichil est usquequaque positum quod sibi non competat ad ornatum:
floribus ex variis nexa corona nitet.
8. Nam-dea: cfr. Paul. Diac. carm. VIII, 16 («Virgineo splendore micans...»), Ven.
Fort. Mart. IV, 591 («Qui splendore nitens...»), Flod. Antioch. II, 619, Ital. V, 2, 8 («Quo
splendore nitens...»), Quilich. Alex. 2494 («...dicitur esse dea»), Ioh. Garl. integ. 268
(«...fingitur esse dea») 10. mitior-velis: cfr. Ov. am. II, 2, 17 («conscius esse velis»), III,
14, 40 («mortuus esse velim»), her. XIII, 96 («strenuus esse velis»), etc. 11. flectitur-
Deus: Ov. ars I, 442 12. causa-salutis: Pamphil. 461 («causa mee mortis hec est et
causa salutis») 13. cernitur-reliquit: Ven. Fort. carm. XI, 7, 3 («Quas locus excludit
mens anxia voce requirit»)
[15] Tunc meus animus in tanta constitutus dulcedine plurima vobis agit et
patitur, dilectionis sue vobis pandendo originem. Post adeptionem vestram se
credit et iudicat inspirantem:
luxuriant animi rebus plerumque secundis.
[16] Metitur vobiscum et ordinat quot et quibus temporibus ad vos gratissimus
accedat, precavens ne alicui forsan sit cognitum beneficium, quod non suis
meritis, sed divina miseratione se credit adeptum:
nil sine cautela doctior egit homo.
[17] Sed cum ab oculis sompnus excutitur, an hoc sit verum solacium
experitur, dum non invenit manum quam tenuerat, genas confestim dilaniat et
deturpat:
non nisi cum lacrimis grata relinquit homo.
[18] Recedit momentaneum gaudium perhennis tristitie deserens incrementum,
cum dolor ex novitate sit arduus et ex rei desiderio sit nocivus:
non bene leta venit res peritura cito.
[19] Quapropter, pulchrarum pulcherrima, vobis meas litteras nunc transmitto,
ut me licet immeritum vestre dilectionis munere dignemini facere gloriosum:
colligit et flores rustica sepe manus.
[20] Si enim pociar vestra dulcedine, nullo videbor postmodum indigere,
cum expellat vester solus intuitus quicquid solet homini afferre iacturam:
continuo tenebras sol radiando fugat.
[21] Quare mihi magnum erit exitium, si res ulterius dilata fuerit per
momentum. Noli dilectionis sponsionem protrahere, si me decreveris adiuvare:
quo magis affectat, plus cruciatur homo.
[22] Res enim que desideratur ab aliquo non poterit ab eius oculo separari,
et diurnum tempus reputat annum, si donum quod cupit non fuerit adimpletum:
qui peramat paciens non valet esse memor.
15. luxuriant-secundis: Ov. ars II, 437 17. non-homo: cfr. Ov. met. VI, 523
(«et iam cum lacrimis») 22. qui-memor: Nig. mirac. 444 («sub brevitate stili non valet
esse memor»)
Abstract
This paper offers the first critical edition of a prosimetric letter attributed
to Petrus de Vinea (inc.: Cum plurima tempora sint transcursa). This text is
an evident example of the Mezzogiorno Latin culture in the thirteenth century.
Traces of reuses of the poems by Ovid, of the elegiac comedy Pamphilus and of
other unknown poetries demonstrate that the cultural training in ars dictaminis
was oriented not only to letter writing, but also to poetic literature.
Key Words
Petrus de Vinea – Ars dictaminis – Medieval Letter Collections – Medie-
val Poetry - Prosimetron