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Domenico Massaro

La meraviglia delle idee


1. Quaderno del pensiero logico
I ragionamenti deduttivi
Con test di logica

Copyright 2015, Pearson Italia, Milano - Torino

Isbn 9788839520081

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Paravia
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e nel rispetto dei criteri di accessibilità e di fruibilità di cui alla legge 9.1.2004
numero 4 e del D.P.R. 1 marzo 2005 numero 75.
Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" - copia concessa in uso al
non vedente cui il presente volume è inviato su autorizzazione della Casa
Editrice Paravia - Tutti i diritti sono riservati.
Volume unico da pagina 1 a pagina 80 del testo originale
Indice
[Il numero che precede il titolo indica la pagina del testo originale in cui è
presente, il numero che lo segue rappresenta la pagina video].
Pagina 6 capitolo 1 - Perché è importante saper ragionare? 4
1 Che cosa significa ragionare 4
Per saperne di più La philosophy for children 5
Pagina 8 2 Ragionare è utile 5
3 Ragionare migliora la vita 6
4 Un po' di storia della logica 7
Mettiti alla prova 8
Pagina 12 capitolo 2 - La struttura dei ragionamenti e le funzioni del linguaggio
9
1 Ragionamenti ben costruiti 9
Lessico filosofico - argomentazione 10
Pagina 14 2 Ragionamenti poco convincenti 10
3 I legami inferenziali 11
Lessico filosofico - inferenza 11
Pagina 17 4 Il linguaggio come strumento essenziale del pensiero 17 12
Pagina 18 5 I diversi usi delle parole 13
6 Un consiglio su come studiare e mettere in pratica la logica 14
Pagina 20 Mettiti alla prova 14
Pagina 21 capitolo 3 - I termini, gli enunciati, le proposizioni e i giudizi 15
1 Il punto di partenza: la definizione dei termini 15
Lessico filosofico - definizione 16
2 I tipi di definizione 16
Lessico filosofico - sinonimo 16
3 Quando le definizioni non sono efficaci... 17
4 L'estensione e l'intensione di un termine 18
Lessico filosofico - estensione 18
Lessico filosofico - intensione 19
Pagina 26 5 La definizione per genere prossimo e differenza specifica 19
Lessico filosofico 19
genere 19
genere prossimo 19
differenza specifica 20
6 La distinzione tra enunciati e proposizioni 20
7 Gli enunciati dichiarativi 20
Lessico filosofico - enunciato 21
8 I giudizi di fatto e i giudizi di valore 21
Mettiti alla prova 22
Pagina 32 capitolo 4 - Il ragionamento deduttivo: il sillogismo 23
1 La differenza tra induzione e deduzione 23
2 Indizi probabili 24
3 Dalla teoria alla pratica 25
Pagina 35 4 Il sillogismo classico 25
Mettiti alla prova 26
Pagina 37 capitolo 5 - Qualità e quantità delle proposizioni 27
1 La qualità delle proposizioni 27
Pagina 38 2 La quantità delle proposizioni 28
3 Il quadrato logico 28
Pagina 40 4 Proposizioni contraddittorie 29
5 Proposizioni contrarie 29
Lessico filosofico - proposizioni contraddittorie 30
proposizioni contrarie 30
6 Proposizioni subcontrarie 30
Lessico filosofico - proposizioni subcontrarie 30
Pagina 42 7 Proposizioni subalterne 30
8 Il "quadrato degli opposti" 31
Lessico filosofico - proposizioni subalterne 31
Pagina 43 Mettiti alla prova 31
Pagina 44 capitolo 6 - Termini,figure e modi del sillogismo 32
1 I termini del sillogismo 32
Lessico filosofico - premesse 33
termini 33
figure 33
Pagina 47 3 I modi del sillogismo 34
Lessico filosofico - modo 34
4 La distribuzione dei termini nelle proposizioni 34
Pagina 50 Mettiti alla prova 36
Pagina 51 capitolo 7 - Validità e verità del sillogismo 37
1 Le cinque regole di validità del sillogismo 37
Pagina 52 2 Analisi delle regole della qualità 37
Pagina 53 3 Analisi delle regole della quantità 38
Pagina 54 4 Sillogismi falsi e sillogismi non validi 39
Pagina 56 Mettiti alla prova 40
Pagina 57 capitolo 8 - Le antinomie, i paradossi, i dilemmi e le fallacie 40
1 Ragionamenti "bizzarri" e ragionamenti scorretti 40
Lessico filosofico - antinomia 41
paradosso 41
dilemma 41
2 Antinomie, paradossi e dilemmi 41
3 Le ambiguità formali 43
4 I condizionamenti dell'opinione 44
5 I "difetti" di struttura 44
Lessico filosofico - petitio principii 45
Lessico filosofico - non sequitur 45
Pagina 64 Mettiti alla prova 45
Pagina 65 Test di logica 46
Pagina 66 Logica linguistica 47
Pagina 70 Ragionamento critico 51
Pagina 74 Comprensione di testi 55
Pagina 79 Indice dei nomi 59
Pagina 80 Indice dei lessici filosofici 60
[N.d.t. Per una migliore fruizione del file:
- la dicitura Titolo: precede i titoli principali presenti in indice,
- la dicitura Sottotitolo: precede i titoli di secondaria importanza non presenti
in indice,
- le note sono raggruppate alla fine della parte a cui si riferiscono,
- le didascalie delle immagini sono riportate alla fine della parte a cui si
riferiscono,
- la parola (puntini) rappresenta gli spazi da riempire negli esercizi
- la dicitura (g) indica le parole del glossario elencate alla fine del paragrafo di
riferimento.]

Ragionare è il tratto più significativo dell'essere umano, quello che lo


distingue da tutti gli altri esseri viventi. Su questo presupposto si basa l'intera
storia della filosofia. Socrate, ad esempio, esorta a ragionare per liberarsi dai
concetti sbagliati e arrivare a capire ciò che è giusto fare; Platone invita a
ricondurre istinti e passioni sotto la guida della ragione per perseguire il bene;
Aristotele definisce la virtù come una disposizione abituale e costante ad agire
secondo ragione. Questi "maestri" del pensiero e la loro arte di ragionare ci
sono d'aiuto non soltanto per capire la realtà che ci circonda, ma anche per
prendere decisioni sensate nei vari ambiti della nostra esistenza: nello
studio, nel lavoro e nelle relazioni sociali.
Per beneficiare della grande ricchezza che ci offre la storia della filosofia è
necessario imparare a ragionare correttamente, acquisendo una serie di
competenze strettamente legate alle attività di comprensione, espressione
e valutazione di idee, giudizi e argomenti. I Quaderni del pensiero logico
rispondono proprio a tale esigenza, intrinsecamente connessa, oggi come in
passato, con l'impresa filosofica.
Questo volume è incentrato sui ragionamenti deduttivi, con particolare
riguardo all'uso rigoroso dei termini, alla struttura delle definizioni, degli
enunciati e delle proposizioni, alla corretta connessione tra premesse e
conclusioni.
Passo dopo passo, capitolo dopo capitolo, si procede nella pratica dell'arte di
ragionare, sviluppando le competenze logiche di base e acquisendo
strategie utili per capire gli argomenti degli altri e sostenere i propri. La
trattazione si avvale di numerosi esempi ed esercizi con un livello di
difficoltà progressiva. Il volume è corredato di tre batterie di test di logica
volti ad affinare le competenze relative alla logica linguistica, al
ragionamento critico e alla comprensione di testi.
Domenico Massaro

Pagina 6 Titolo: capitolo 1 - Perché è importante saper ragionare?

Titolo: 1 Che cosa significa ragionare

Uno strumento di analisi

Iniziamo lo studio della logica partendo da una considerazione fondamentale


ma spesso trascurata: ragionare è una vera e propria arte, ovvero un' attività
che richiede la conoscenza di regole e tecniche per conseguire determinati
risultati e che, in quanto tale, si apprende con lo studio e l' esercizio. Anzi,
possiamo sostenere che è la risorsa più importante di cui l' uomo dispone per
comprendere la realtà e dare senso al mondo, e quindi per saper prendere
decisioni responsabili.
Per ragionare bene è necessaria una serie di abilità logiche complesse, prima
fra tutte quella di passare correttamente da una o più premesse riconosciute
come vere a una conclusione che prima ignoravamo e che pertanto ci consente
di guadagnare una nuova verità.
Sono tante le azioni della nostra giornata che non richiedono necessariamente
una riflessione analitica: ad esempio, lavarsi i denti dopo i pasti, aprire l'
ombrello quando piove o reggersi agli appositi sostegni quando si viaggia su un
autobus. Insomma, nella vita di tutti i giorni non è raro che ci comportiamo in
modo spontaneo, quasi meccanico, sulla scia delle abitudini che abbiamo
contratto nel tempo.
Quando però ci imbattiamo in una difficoltà seria, allora dobbiamo fermarci a
ponderare bene il da farsi: a tal fine ci serve appunto l' arte di ragionare, cioè
la capacità di chiarirci le idee, di ordinarle in una sequenza logica, di calcolare
gli imprevisti, di far emergere eventuali contenuti impliciti, di prevedere le
conseguenze e i risvolti delle nostre azioni nella vita concreta (vedi per saperne
di più, La philosophy for children, pagina 7).

Pagina 7 La capacità di far fronte all'imprevisto

un esempio pratico
Facciamo un esempio. Poniamo di non avere l'abitudine di lavarci i denti dopo
ogni pasto; un giorno, all'improvviso, siamo colti da un terribile dolore e ci
ritroviamo con una carie molto fastidiosa che ci costringe a ricorrere
all'intervento del dentista. La nostra routine è stata bruscamente interrotta:
abbiamo sperimentato il dolore, sottratto tempo prezioso alle consuete attività
per andare dal dentista e speso dei soldi che avremmo potuto investire in
qualcosa di più piacevole. Perseverare nella cattiva abitudine di non lavarci i
denti non può che peggiorare la situazione; occorre invece interrompere l'
automatismo e riflettere su quanto è accaduto, per trasformare un evento
negativo in un insegnamento per il futuro:
- vogliamo fermamente scongiurare il pericolo d'incorrere nuovamente in una
carie dentale, che ci è costata sofferenze e denaro;
- il filo interdentale e lo spazzolino, adoperati con regolarità, rappresentano
sicuramente un presidio in tal senso;
- dunque è opportuno farne uso regolare.

Fra teoria e pratica

Non lasciamoci sfuggire un aspetto importante della questione: il passaggio dal


ragionamento alla decisione concreta, che riguarda il nostro modo di fare e di
essere. Qui la circolarità di vita e pensiero è chiaramente riconoscibile: siamo
partiti da un problema pratico (il mal di denti), abbiamo raccolto informazioni e
idee, le abbiamo collegate tra loro e abbiamo raggiunto una conclusione, che
risulta essere contemporaneamente di carattere teorico e pratico.

Titolo: Per saperne di più La philosophy for children

L'educazione del pensiero è un compito molto importante, che spesso viene


disatteso, mentre dovrebbe essere perseguito fin dalla scuola primaria.
Negli Stati Uniti, a partire dagli inizi degli anni Settanta del Novecento, si è
diffusa una scuola pedagogica che fa capo al filosofo Matthew Lipman (1922-
2010), denominata "Philosophy for Children"; essa interpreta l'educazione
filosofica come disciplina dell'intelletto, da impartirsi già al livello della scuola
elementare. Il programma proposto da Lipman prevede l'utilizzo di alcuni
racconti che presentano situazioni problematiche emergenti dall'esperienza di
tutti i giorni; i bambini, gli adolescenti o gli adulti destinatari dell'azione
educativa, attraverso la riflessione e la discussione in comune, devono tentare
di avanzare delle ipotesi di soluzione. È in questo modo che arrivano ad
affrontare questioni di natura filosofica.
In Italia la philosophy for children è sviluppata dal Centro di Ricerca per
l'Indagine Filosofica di Roma e dal Centro Interdisciplinare di Ricerca Educativa
sul Pensiero di Rovigo.

Pagina 8 Titolo: 2 Ragionare è utile

La soluzione dei problemi della vita

Generalizzando quanto detto, possiamo affermare che è opportuno sapersi


interrogare sulla validità dei motivi e delle ragioni che orientano di norma la
nostra condotta, perché, di fronte a una situazione problematica, bisogna
essere in grado di cambiare "rotta". Un problema, infatti, è proprio il sintomo
di un conflitto tra le nostre abitudini e le circostanze sopraggiunte: esso sorge
quando le informazioni in nostro possesso non sono più sufficienti a far fronte
a una determinata contingenza.
Alcuni problemi sono grandi in se stessi e per le conseguenze che implicano,
come quelli che riguardano la ricerca della felicità, il timore delle malattie, la
paura della morte e della sofferenza...; altri invece sono minori, come quelli
relativi alla quotidianità e alle sue difficoltà, che comunque rappresentano un
ostacolo e richiedono soluzioni adeguate. Tutti, indistintamente, esigono un
atteggiamento razionale e una riflessione ponderata.
Il superamento degli schematismi

Lo strumento più sicuro di cui disponiamo per risolvere i problemi è dunque la


ragione. Essa non è decisiva in ogni situazione; anzi, spesso l'esempio degli
altri, il consiglio di una persona competente o il nostro istinto risultano
imprescindibili. Tuttavia, a volte è necessario procedere ad analizzare con cura
i problemi, soprattutto quando hanno un risvolto teorico complesso.
D'altronde, anche decidere se affidarci al nostro istinto o all'autorità di
qualcuno richiede l'uso della ragione.
In breve, abbiamo bisogno di rendere più attendibile la nostra capacità di
ragionamento e di imparare a valutare i pro e i contro di una decisione, magari
addirittura stilando una lista degli argomenti a favore di una scelta o dell'altra.
Per fare questo, dobbiamo sapere se i passaggi che ci portano da un
argomento all'altro - vale a dire il processo di "inferenza" (vedi capitolo 2,
pagina 15) che è il cuore di ogni ragionamento - sono avvenuti in modo
corretto, senza violare le leggi della logica.

Titolo: 3 Ragionare migliora la vita

Una mente emancipata e creativa

Saper condurre un ragionamento in modo chiaro, preciso e corretto è


indispensabile sia nella dimensione privata sia in quella pubblica. Quando
ragioniamo, infatti, la nostra mente è attiva e non succube [Pagina 9] dell'
opinione altrui. In quanto critica, è dunque una mente libera, capace di
valutare un' affermazione o un giudizio, di cogliere tutte le sfaccettature di un'
idea o di un' opinione.
Essere critici non significa essere contrari a tutto. Proprio per sfuggire a questo
equivoco, oggi molti studiosi del settore preferiscono sottolineare non il
carattere critico della logica, bensì quello riflessivo e creativo, che si manifesta
sia nel saper porre le domande appropriate al contesto della ricerca o della
comunicazione, sia nel saper raccogliere e valutare le informazioni realmente
utili alla risoluzione di un problema.
La mente, di conseguenza, è tanto più al riparo dall' errore e dai pregiudizi,
tanto più aperta alla verità, quanto più è rigorosa e ragionevole (vedi capitolo
2, pagina 12).

Il legame tra ragione e democrazia

La logica che ci accingiamo a studiare è pertanto di grande utilità non solo in


relazione alla vita individuale, ma anche nei rapporti interpersonali. Quanti
malintesi si potrebbero evitare se si prestasse più attenzione a ciò che si dice e
se non si precipitassero i giudizi sul conto degli altri? Chi sa padroneggiare le
"armi" del ragionamento non ha bisogno di ricorrere all' insulto, al sarcasmo,
tanto meno alla forza.
Vivere in una comunità politica comporta non solo dei diritti, ma anche dei
doveri, come quello di conoscere e rispettare le leggi, di offrire con la parola e
con l' azione il proprio contributo per rendere la società migliore, più giusta,
pienamente democratica. Il buon funzionamento della democrazia, però,
richiede l' impiego di un linguaggio pubblico e di uno stile di ragionamento
onesto, senza secondi fini. Insomma, una società sarà tanto più libera e
democratica quanto più i suoi membri sapranno esporre le proprie ragioni e
giudicare la validità delle argomentazioni dei governanti.
Non è un caso che la democrazia abbia fatto la sua comparsa nella Grecia del
VI-V secolo avanti Cristo, in un contesto in cui i cittadini avevano sviluppato l'
attitudine a discutere in pubblico i problemi e, dunque, a proporre argomenti
razionali e convincenti - convincenti perché razionali - prima di prendere una
decisione e agire.

Titolo: 4 Un po' di storia della logica

La logica ha una lunga storia. La parola proviene dal greco lógos, un termine
fondamentale del pensiero classico, che significa "parola", ma anche "discorso"
e "ragionamento" (in questa accezione ricorre già in Omero). Nella filosofia
rappresenta un concetto più ampio e complesso.

Eraclito
Eraclito (550-480 avanti Cristo circa) adopera il termine lógos per indicare la
legge razionale sottesa a tutti i fenomeni dell' universo: l' interdipendenza e
inscindibilità dei contrari. In questo senso il lógos è l' unità degli opposti,
parola (o discorso) capace di esprimere il rapporto intimo e segreto che lega
fra loro tutte le cose. Come dice il filosofo in un frammento:

Non dando ascolto a me, ma alla ragione (lógos), è saggio ammettere che
tutto è uno. (Dk 22 B 50)

Lao-tzu
Queste idee trovano un significativo riscontro nella cultura orientale, in cui
ricorre un termine analogo all' occidentale lógos: Tao, una delle parole più
complesse della lingua cinese. Il Tao è originariamente inteso come la via e l'
ordine della natura, ma viene successivamente a indicare l' unione e l'
interconnessione di tutte le cose nell' universo. Lao-tzu, fondatore del taoismo,
forse vissuto tra il VI e il V secolo avanti Cristo, all' epoca di Confucio, in
sintonia con Eraclito diceva:

Il difficile e il facile si completano a vicenda; i suoni e la voce si armonizzano


l'un l'altro; il prima e il dopo si susseguono l'un l'altro.
(Tao-te-ching, II)

Aristotele e gli stoici


Già nella riflessione greca successiva a Eraclito, la parola "logica" è usata con
un significato più ristretto e specifico. In particolare, con Aristotele (384-322
avanti Cristo) e gli stoici (a questi ultimi si deve fare risalire probabilmente il
primo uso del termine con l'accezione che comunemente gli attribuiamo), la
logica viene a indicare lo studio del pensiero in quanto espresso nei discorsi e
nei ragionamenti. Aristotele adoperava il termine "analitica" (da análysis,
"scioglimento", "risoluzione"), come arte di scomporre il ragionamento nei suoi
elementi costitutivi o argomenti, al fine di valutarne la correttezza. I suoi scritti
di logica, dopo la morte, furono riuniti e organizzati in un unico testo, il
cosiddetto Órganon: il termine significa "strumento" e allude al fatto che la
logica è appunto lo "strumento" di cui si servono tutte le altre discipline
scientifiche.
Uno sguardo all'oggi
Dell' antica etimologia la parola "logica" ha conservato l' idea di connettere tra
loro gli argomenti che costituiscono un discorso, salvaguardando la coerenza
dei passaggi dall' uno all' altro.
Pagina 11 Attualmente si distingue la logica formale dalla logica informale,
detta anche "logica argomentativa". Entrambe avanzano la pretesa di rigore e
affondano le radici nella filosofia greca antica, ma mentre la prima usa le
procedure proprie della matematica e un linguaggio interamente simbolico, la
seconda ricorre pochissimo alle formule e ai simboli e ha come oggetto i
ragionamenti ordinari. È di quest' ultima che ci occuperemo nel nostro volume.

Titolo: Mettiti alla prova

Esercizio 1. Per cominciare a testare le tue capacità logiche nella comprensione


dei testi scritti, leggi il brano proposto di seguito e svolgi gli esercizi.
C'era una volta - e c'è ancora - un'anima curiosa che vagava per gli spazi
infiniti senza trovare un (1. puntini) dentro il quale tuffarsi. Stava andando alla
deriva negli abissi di un (2. puntini) di noia quando sentì pulsare qualcosa. Una
luce, fatta di musica. E rimase inebetita da tanta bellezza. Disse solo una
parola e si tuffò dentro di te. Allora vi siete dimenticati tutto e avete
incominciato a vivere. Tu e la tua anima. Per sempre felici e contenti,
prometteva l'ultima riga delle favole. Invece siete finiti in una gabbia, e le sue
sbarre le ha costruite il (3. puntini). Non riuscite più a stare insieme e neppure
a staccarvi. Vi trascinate senza meta sotto il peso dell'infelicità e nei vostri
pensieri il futuro assomiglia a un (4. puntini) dove la nostalgia prevale sul
sogno e il (5. puntini) sulla speranza. Lettrice o lettore, non ti crucciare. Prima
o poi - e più prima che poi - sentirai in sogno una voce di flauto. "Lei è la tua
anima, mica un accidente. Se non te ne innamori, non amerai mai niente."
"Innamorarmi della mia anima! E come si fa?" "Ti do un indizio. Ricomincia
dall'inizio..."
(M. Gramellini, L'ultima riga delle favole, Longanesi, Milano 2010)

a. Alcune parole sono state espunte dal testo di Gramellini; individua la "serie"
che le contiene nell'ordine corretto:
a deserto - dolore - amore - rimpianto - mare
b rimpianto - amore - deserto - mare - dolore
c mare - deserto - rimpianto - dolore - amore
d amore - mare - dolore - deserto - rimpianto
e dolore - rimpianto - mare - amore - deserto

b. Indica, tra le seguenti affermazioni, quale può essere logicamente dedotta


dal brano:
a è per vincere la noia che, in genere, ci si innamora
b è dall'amore verso se stessi che scaturisce l'amore per gli altri
c amando unicamente se stessi si finisce nella gabbia dell'isolamento
d solo azzerando gli errori è possibile far funzionare una relazione d'amore

Esercizio 2. Dopo aver letto questo primo capitolo, prova a dare una
definizione di ragionamento logicamente corretto e forniscine esempi tratti
dalla tua vita quotidiana. In questa prima fase non preoccuparti se non hai
ancora le idee molto chiare: una volta approfondito lo studio della disciplina,
potrai tornare sull'esercizio e valutare i progressi da te compiuti.
Pagina 12 Titolo: capitolo 2 - La struttura dei ragionamenti e le funzioni del
linguaggio

Titolo: 1 Ragionamenti ben costruiti

Le funzioni del ragionamento

Con il termine "ragionamento" intendiamo riferirci a un procedimento logico


che prende le mosse da determinate premesse per giungere a una specifica
conclusione. È proprio il ragionamento che permette di compiere operazioni
utili nel campo delle scienze, come derivare, dimostrare, affermare o negare
qualcosa a partire da una serie di elementi di varia natura, favorendo così la
scoperta delle leggi e dei principi che stanno alla base dei fenomeni. Il
ragionamento è anche uno strumento prezioso per la vita di tutti i giorni, dal
momento che ci consente di decidere, scegliere, agire e interagire con gli altri.

Una spiegazione in più passaggi


un esempio pratico
Attingiamo dalla storia della filosofia un esempio di ragionamento con
conseguenze pratiche. Nella Lettera VII Platone (vedi Unità 5 del manuale,
pagina 126), ricordando da vecchio gli anni della gioventù in cui si era prima
appassionato alla vita politica e poi l' aveva abbandonata, cerca di motivare le
ragioni di un comportamento che a prima vista può apparire contraddittorio.
Da giovane egli pensava di dedicarsi alla vita politica appena raggiunta l' età
giusta; proprio in quel lasso di tempo, tuttavia, il governo passò ai Trenta
tiranni, che si macchiarono di empi misfatti; questo lo convinse a tenere le
distanze dalla politica attiva. In seguito a [Pagina 13] una sommossa popolare
i tiranni vennero spodestati e ad Atene s' instaurò un governo democratico,
che però non modificò nella sostanza l' indirizzo politico della città, anzi lo
peggiorò: fu proprio quel governo a processare e condannare Socrate.
Vedendo quindi le leggi e i costumi della sua città corrompersi
irrimediabilmente, nonostante avesse desiderato moltissimo partecipare alla
vita pubblica in qualità di protagonista, Platone preferì rinunciarvi e dedicarsi
esclusivamente alla filosofia.
Proviamo ora ad analizzare la spiegazione riportata.
1. - Platone desidera intraprendere la carriera politica;
- il governo ateniese è in mano a un gruppo di empi tiranni;
- disgustato dai loro misfatti, il filosofo decide di tenersi in disparte, in attesa di
un cambiamento.
2. - Il governo dei Trenta Tiranni cade in seguito a una sommossa popolare;
- ad Atene si instaura finalmente la democrazia;
- Platone potrebbe mettersi nuovamente in gioco.
3. - Il governo democratico è peggiore di quello tirannico;
- i costumi della città si corrompono irrimediabilmente;
- Platone, disincantato, abbandona ogni velleità politica.

Dalla riflessione all'argomentazione

Come si può vedere, un ragionamento non si limita ad affermare o a negare


un' idea o un' opinione, ma si sforza di giustificarla, di provarla, di dimostrarla:
in una sola parola, di argomentarla. I ragionamenti, quindi, sono vere e proprie
argomentazioni (l): essi infatti si prefiggono lo scopo di convincere chi li
ascolta o li legge attraverso la forza delle ragioni di cui si sostanziano, e non
sull' onda della suggestione o delle emozioni che suscitano. Questo spiega
anche perché i testi filosofici sono sempre testi argomentativi.

Titolo: Lessico filosofico - argomentazione


Si chiama "argomentazione" un insieme ordinato di proposizioni, una delle
quali (la conclusione) è derivata dalle altre che la precedono (le premesse).

Pagina 14 Titolo: 2 Ragionamenti poco convincenti

L'impiego della logica nella quotidianità

Accantoniamo per un istante le "ragioni dei filosofi" e addentriamoci nell'


analisi dei ragionamenti comuni. Partiamo come sempre da un esempio.
un esempio pratico
Giovanni, un nostro compagno di scuola, ha appena ricevuto un brutto voto in
filosofia. Non se lo aspettava, anzi, confidava addirittura in un buon risultato.
Ecco come spiega ai genitori l' accaduto, una volta tornato a casa: «Il
professore è ingiusto con me: non crede nelle mie capacità. Avete visto voi
stessi quanto ho studiato e come mi sono preparato la sera prima in vista di
quella verifica! Sapevo tutto alla perfezione...».

L'analisi di un'argomentazione
Suddividiamo ora in parti elementari il ragionamento di Giovanni:
- Giovanni ha studiato molto la sera prima della verifica;
- il ragazzo si sentiva molto preparato;
- il voto non lo ha premiato;
- pertanto, il professore non è stato giusto nel valutare la sua prova.
Quello che abbiamo tracciato è soltanto uno schema, ma ci può essere utile
per esaminare in generale un' argomentazione. Come abbiamo già detto, essa
consiste in una connessione tra proposizioni, alcune delle quali hanno la
funzione di premesse, mentre la conseguenza che si può ricavare ha valore di
conclusione. Non sempre la conclusione si trova al fondo del discorso: in molti
casi (come nella spiegazione data da Giovanni) è espressa già nella prima
proposizione («Il professore è ingiusto con me»). Un' argomentazione, inoltre,
può contenere premesse implicite: Giovanni, ad esempio, crede che sia
sufficiente trascorrere una serata sui libri per superare la verifica di filosofia.
A un' analisi puntuale, le ragioni che Giovanni adduce non supportano la sua
tesi, non dimostrano cioè che egli abbia svolto correttamente la verifica di
filosofia e che il professore sia stato ingiusto nel valutarla. Certo non si può
escludere che Giovanni abbia ragione a lamentarsi: il professore potrebbe
essere effettivamente condizionato da pregiudizi e simpatie quando assegna i
voti ai suoi studenti. Ma questo andrebbe esplicitato e provato, mentre
Giovanni non dice nulla che possa suffragare la scarsa professionalità dell'
insegnante. Insomma, stando alle informazioni che abbiamo, le ragioni di
Giovanni [Pagina 15] non sono poi così convincenti e forse avrebbe
semplicemente dovuto studiare di più e meglio.
Riformuliamo allora la sua argomentazione, in modo che "funzioni" da un
punto di vista logico:
«Ho studiato molto la sera prima della verifica. (Premessa 1) Pensavo di
sapere tutto alla perfezione. (Premessa 2) Purtroppo non basta dedicare una
serata allo studio per essere davvero preparati, (Premessa 3) quindi la verifica
non è andata bene... (Conclusione)».

Titolo: 3 I legami inferenziali

A questo punto, occorre specificare il meccanismo che permette di


differenziare un discorso qualunque (ad esempio uno sfogo personale) da un
vero e proprio ragionamento, il quale ha come caratteristica distintiva quella di
risultare convincente.

La struttura di un discorso convincente

Un ragionamento non è semplicemente un insieme di frasi poste una accanto


all' altra, del tipo "La mamma stende i panni al sole, il bambino gioca in
giardino, la giornata è calda". Esso si caratterizza invece per l' intenzione
argomentativa, vale a dire perché vuole provare una determinata conclusione
mediante valide ragioni.
Nel linguaggio filosofico, ogni forma di ragionamento che dimostri la
derivazione logica di un pensiero o di una frase (conclusione) da un altro
pensiero o un' altra frase (premessa) è un' inferenza (l). Le parole che
concatenano le varie parti del ragionamento tra di loro sono dette "legami
inferenziali".
Riprendiamo il nostro esempio:
"Dal momento che la giornata è calda e poiché il bambino gioca in giardino,
allora la mamma stende i panni al sole".
Le parole che abbiamo sottolineato sono appunto i legami inferenziali, che in
termini tecnici si chiamano "funtori logici", in quanto [Pagina 15] hanno la
funzione di segnalare che in quel punto sta avvenendo un passaggio, un
processo mentale, che approderà a una nuova conoscenza, a un nuovo giudizio
o ad una nuova credenza.

Titolo: Lessico filosofico - inferenza


Si chiama "inferenza" (derivato dal latino inferre, "portar dentro, addurre")
ogni tipo di ragionamento che permetta di dedurre in modo logico una verità
da un'altra.

Il "test del dunque"


I legami inferenziali non sempre sono espressi, possono essere anche impliciti.
Quando vogliamo capire se ci troviamo in presenza di una vera e propria
argomentazione, consigliamo di effettuare il "test del dunque", che consiste
nell' inserire la parola dunque all' interno del discorso e verificare se funziona.
Ecco un esempio:
"Quando piove Francesca non va a passeggiare. Ora piove. Francesca non va a
passeggiare".
"Quando piove Francesca non va a passeggiare. Ora piove dunque
Francesca non va a passeggiare".
Il "test del dunque" suggerisce che siamo di fronte a un' inferenza
argomentativa, ovvero a un ragionamento che in questo caso è costituito da
due premesse e una conclusione.

Funtori logici e punteggiatura


Dunque non è l' unico funtore logico. Forniamo di seguito una lista di quelli più
ricorrenti, suddividendoli in due gruppi, a seconda che segnalino la presenza di
una premessa o di una conclusione.

Indicatori di premessa - Indicatori di conclusione


se - allora
dato che - quindi
siccome - dunque
poiché - pertanto
posto che / dal momento che - ne consegue che
sulla base del fatto che - ne deriva che

Anche la punteggiatura è importante e non va trascurata: i due punti, ad


esempio, possono segnalare che stiamo collegando una tesi (una conclusione)
a una o più premesse: "Quando piove Francesca non va a passeggiare. Ora
piove: Francesca non va a passeggiare".
Come si vede, la chiarezza espositiva è fondamentale nella logica. A essa, oltre
alla conoscenza della struttura dei ragionamenti, è funzionale anche la
padronanza del linguaggio, a cui dedichiamo i paragrafi seguenti.

Pagina 17 Titolo: 4 Il linguaggio come strumento essenziale del pensiero 17

L'ordine delle idee

Il linguaggio è stato sempre oggetto di attenzione da parte dei filosofi. Già


Socrate praticava una sorta di analisi linguistica quando conduceva l'
interlocutore innanzitutto a definire con esattezza il significato dei concetti: che
cos' è "bello", "giusto", "santo", "buono"... Nel corso del Novecento si è parlato
addirittura di svolta linguistica della filosofia, riferendosi all' importanza che l'
analisi linguistica acquisisce nella comprensione dei fenomeni della conoscenza
e della logica.
Tale interesse è dovuto al fatto che il linguaggio è il mezzo attraverso il quale
riusciamo a ordinare le nostre idee e a fare chiarezza mentale, nonché a dare
espressione compiuta al nostro pensiero. Pensare, infatti, significa operare con
i simboli del linguaggio: senza di loro il pensiero non solo non potrebbe
manifestarsi, ma neppure venire elaborato.

Le "trappole" del linguaggio

Il linguaggio è dunque una grande risorsa a nostra disposizione; se però


usiamo distrattamente o in maniera errata le parole e non siamo precisi nella
costruzione dei discorsi, allora esso può trasformarsi in una difficoltà e perfino
in un ostacolo. Padroneggiare bene il linguaggio equivale a ragionare bene, e
viceversa. A lungo andare un linguaggio scorretto o scarno provoca un
impoverimento anche della mente, oltre che della comunicazione con le altre
persone.
Così ha scritto un grande studioso del linguaggio del Novecento, John
Langshaw Austin (1911-1960):

Le parole sono i nostri strumenti e, come minimo, dovremmo usare strumenti


puliti: dovremmo sapere che cosa significano e cosa non significano, e
dovremmo premunirci contro le trappole che il linguaggio ci prepara.
(J. L. Austin, Una giustificazione per le scuse, in Saggi filosofici, a cura di P.
Leonardi, Guerini e Associati, Milano 1993 (2), pagina 75)

In definitiva, quando parliamo dobbiamo prestare attenzione a che cosa


diciamo in relazione alle situazioni nelle quali e in vista delle quali parliamo. Se
ci sforzeremo di scegliere la parola più appropriata al contesto, perfezioneremo
anche il nostro modo di ragionare e l' efficacia dei nostri discorsi.

Pagina 18 Titolo: 5 I diversi usi delle parole

Gli scopi del linguaggio

Comunicare le idee non è il solo fine del linguaggio e neppure il principale.


Possiamo suddividere gli usi prevalenti del nostro linguaggio quotidiano in
quattro categorie essenziali:
1. argomentare o ragionare;
2. comunicare informazioni;
3. esprimere emozioni;
4. dirigere azioni o "fare cose con le parole".
In quest' ultimo caso possiamo parlare sia di uso imperativo del linguaggio,
quando con le nostre parole e i nostri discorsi influenziamo o addirittura
condizioniamo il comportamento degli altri (ad esempio, con un comando, un'
invocazione, una preghiera, un divieto), sia di uso performativo del linguaggio,
quando i verbi che usiamo hanno valore di azione vera e propria (ad esempio
giurare, promettere, dichiarare...).
Enunciati come «Giuro di dire tutta la verità», «Vi dichiaro marito e moglie»,
«Mi scuso», oltre al contenuto informativo, presentano immediati effetti
concreti: essi, cioè, non si limitano a descrivere uno stato di fatto, ma sono
vere e proprie azioni, cioè equivalgono a compiere un' operazione (che in
inglese si dice appunto performance, da to perform, "eseguire").

I giochi linguistici

Il filosofo viennese Ludwig Wittgenstein (1889-1951) definisce giochi linguistici


questi molteplici usi del linguaggio: a suo avviso, quando parliamo o scriviamo
facciamo riferimento a contesti discorsivi governati da regole specifiche,
proprio come avviene nel gioco delle carte, degli scacchi, del calcio o del
basket. Al di fuori di quelle regole non possiamo capire il significato di un
simbolo o di una parola.
Prendiamo ad esempio un' espressione performativa: essa dev' essere
pronunciata da un soggetto che ha l' autorità per effettuare quell' azione e
deve ricadere su un oggetto adeguato, cioè idoneo a subirla. Se giurassi di dire
tutta la verità al mio cane invece che al giudice, il mio atto sarebbe privo di
effetti; se promettessi qualcosa che non ho alcuna intenzione di fare, l'
espressione performativa risulterebbe inefficace.
Certo i giochi, seppure diversi, hanno caratteristiche comuni: sono divertenti,
implicano una competizione, consentono di trascorrere piacevolmente il tempo
libero...
Pagina 19 Analogamente, inventare una storia, fare congetture e risolvere
problemi presentano alcune affinità: ognuna di queste attività richiede infatti
creatività, capacità di astrazione e coerenza discorsiva.
Titolo: 6 Un consiglio su come studiare e mettere in pratica la logica

A chiusura del capitolo, forniamo un' indicazione metodologica concreta per lo


studio della logica.

L'alternanza di spiegazione ed esercizio


un esempio pratico
Come al solito, partiamo da un esempio pratico, ricavato dalla vita vissuta. Da
bambini avrete certamente praticato uno sport insieme con i vostri compagni;
all' inizio spontaneamente, solo come passatempo, poi magari vi siete iscritti a
un corso. Quando qualcuno di voi commetteva un errore, ad esempio ignorava
i compagni di squadra, sarà capitato che l' allenatore fermasse il gioco e
spiegasse come bisognava fare, mostrandolo egli stesso in concreto; quindi vi
avrà invitati a mettere in pratica i suoi suggerimenti. Questo metodo dello
"stop and go" era finalizzato a rendervi consapevoli delle regole del gioco e
capaci di migliorare la vostra prestazione.
L'alternanza di spiegazione ed esercizio è un modo ottimale di procedere anche
nello studio della logica. Non basta, infatti, ascoltare la spiegazione del
professore o leggere il manuale: è necessario esercitarsi intensamente per
acquisire la competenza logica.

La competenza logica
La competenza logica consiste nelle seguenti abilità:
- padroneggiare il linguaggio in modo che sia adatto al contesto, agli
interlocutori e al fine che ci si prefigge;
- capire il senso delle proposizioni che compongono un ragionamento;
- selezionare le informazioni pertinenti alla conclusione;
- valutare la bontà delle ragioni proposte;
- riconoscere la relazione tra le varie proposizioni che costituiscono le
premesse e tra le premesse e la conclusione;
- esplicitare eventuali elementi non detti, ma capaci di influenzare il
ragionamento, quali i pregiudizi, le assunzioni di principio, le credenze
eccetera;
- valutare la qualità complessiva del ragionamento (se è stringente e plausibile
oppure debole e inconcludente).

Pagina 20 Titolo: Mettiti alla prova

Esercizio 1. Individua lo schema logico di ciascuna proposizione, distinguendo


le premesse dalla conclusione. Valuta inoltre se ci sono assunti impliciti che
condizionano la conclusione e rendili espliciti.
a. I primi uomini conducevano un'esistenza gravosa, perché non avevano
ancora scoperto ciò che semplifica la vita. Essi infatti erano nudi e non
vivevano in abitazioni, né sapevano usare il fuoco e difendersi dal freddo, tanto
che d'inverno il rischio di morte era altissimo.
b. I vetri della tua automobile sono sporchi. Li devi assolutamente pulire se
vuoi evitare incidenti quando la guidi.
c. Mi piace la vita tranquilla, credo che mi trasferirò presto in Norvegia.
d. Sarò per sempre grato a mio padre per avermi iscritto a quella scuola, visto
che oggi svolgo un lavoro che mi dà molte soddisfazioni.

Esercizio 2. Nei brani seguenti inserisci opportunamente gli indicatori di


premessa e di conclusione.
a. Si dicono società pluraliste quelle che sollecitano gruppi di orientamento
diverso sul piano etnico, religioso, culturale, politico eccetera a partecipare alla
vita pubblica. In Europa coesistono individui e gruppi con credenze, cultura e
tradizioni diverse, i quali possono partecipare autonomamente alla vita
pubblica. L'Europa è una società pluralista.
b. La disoccupazione giovanile in Italia ha raggiunto livelli inaccettabili,
determinando lo spreco di preziose risorse, specie nella fase più produttiva e
creativa della vita umana. Le tradizionali politiche del lavoro finora non hanno
favorito l'occupazione. È necessario cambiare strategia con tempestività e
coraggio.

Esercizio 3. Ti proponiamo una serie di situazioni per mettere alla prova la tua
capacità argomentativa. Sulla base della consegna, elabora di volta in volta dei
ragionamenti efficaci dal punto di vista logico.
a. La tua squadra di calcio del cuore giocherà il derby questa domenica.
Vorresti andare allo stadio, ma sai di non averlo meritato e temi il divieto dei
tuoi genitori. Come convincerli che se ti daranno il permesso di andare non se
ne pentiranno?
b. Nonostante avessi promesso al tuo compagno di banco di fargli copiare i
compiti di matematica, hai avuto un ripensamento, ritenendolo un aiuto molto
discutibile, che non gli sarebbe servito per migliorare il suo rendimento. Ora lui
è risentito. Come fargli capire che non lo hai fatto per danneggiarlo?
c. Il tuo vicino di casa disdegna l'uso della tecnologia e non ha nemmeno un
telefono fisso. Essendo tu convinto che per molti versi la tecnologia faciliti la
vita, pensi che questo atteggiamento possa essere controproducente. Come
illustrargli gli svantaggi in cui potrebbe incorrere se continua a rifiutare
ostinatamente il progresso?

Esercizio 4. Rifletti sul differente uso del verbo promettere. "Io prometto" è
molto diverso da "egli promette". Io posso solo "descrivere" la promessa
dell'altro; mentre "faccio" la mia promessa. Quando dico "io prometto" non ho
semplicemente annunciato le mie intenzioni, ma mi sono impegnato con gli
altri, ho messo in gioco la mia reputazione. Nel primo caso ho usato la
funzione "descrittiva" del linguaggio; nel secondo la funzione "performativa".
Prova a individuare altri esempi in cui sia evidente lo slittamento da una
funzione all'altra del linguaggio.

Pagina 21 Titolo: capitolo 3 - I termini, gli enunciati, le proposizioni e i giudizi

Titolo: 1 Il punto di partenza: la definizione dei termini

L'uso appropriato dei termini

In logica si chiamano "termini" le parole che usiamo per denotare un oggetto o


definire un concetto. Come abbiamo sottolineato nel capitolo precedente, se ci
serviamo dei termini in modo impreciso, vago o improprio, rischiamo di cadere
in equivoci che rendono i nostri ragionamenti fallaci. Se al contrario
adoperiamo i termini nel loro significato proprio e specifico, possiamo contare
con maggiore sicurezza sul fatto che gli altri ci capiscano e che i nostri
ragionamenti risultino efficaci.
Definiendum e definiens

Definire (l) un termine vuol dire chiarirne il significato e questo si consegue


mettendo in relazione la parola stessa, intesa come definiendum (letteralmente
"ciò che deve essere definito"), e il gruppo di segni o parole, il definiens,
utilizzato per spiegarne il significato. Nel caso della definizione di "triangolo",
ad esempio, la parola "triangolo" [Pagina 22] è il definiendum, mentre il
definiens è il gruppo di segni "una figura piana limitata da tre segmenti che
congiungono a due a due tre punti non allineati".

Titolo: Lessico filosofico - definizione


Una definizione è la chiarificazione di una "parola" ottenuta attraverso la
relazione tra questa, che rappresenta il definiendum, e un gruppo di segni, il
definiens, utilizzati per spiegarne il significato.

Titolo: 2 I tipi di definizione

Le definizioni sinonimiche

Una delle forme più semplici di definizione è quella che si avvale dei sinonimi
(l): è questo il modo di procedere del dizionario. Se lo consultiamo, ci
accorgiamo ad esempio che per definire furbo vengono impiegati termini come
"astuto", "sagace", "accorto"; furfante, invece, è reso con "canaglia",
"farabutto", "malfattore", e via dicendo. Si tratta di definizioni sinonimiche,
ottenute cioè spiegando ognuno dei termini ricercati (il definiendum) tramite
parole (definiens) di analogo significato.

Le definizioni stipulative

Un altro tipo di definizione è quella "stipulativa", molto diffusa tra matematici e


scienziati: essa viene costruita "a tavolino", cioè concordata tra gli addetti ai
lavori al fine di azzerare le ambiguità. Quando nel 1963 fu introdotto nel
campo della fisica il termine "quark" per indicare le componenti fondamentali
delle particelle elementari, tale termine fu stabilito per convenzione e accettato
dal resto della comunità scientifica.

La storia delle parole

Molto spesso è difficile accordarsi sul significato dei concetti, perché essi
vengono variamente intesi in base ai punti di vista dei membri della
comunicazione. Un esempio di concetto particolarmente arduo da definire,
come si desume anche dalla sua travagliata storia, è quello di "giustizia",
differentemente interpretato a seconda della prospettiva filosofica e politica
degli autori che lo hanno affrontato. In questo caso può rivelarsi utile risalire
alla formazione del termine e [Pagina 23] seguirne gli sviluppi storici. Ad
esempio, per quanto la definizione di "giustizia" data da Platone sia di grande
interesse ("virtù sociale in base alla quale ogni cittadino deve adempiere il suo
dovere"), non si può dire che sia esaustiva perché trascura alcuni aspetti
essenziali, relativi all' equa distribuzione delle opportunità e delle risorse,
evidenziati in particolar modo a partire dal Novecento.

Titolo: Lessico filosofico - sinonimo


Termine di origine greca (synónymos, composto di syn, "con", "insieme", e
ónoma, "nome"), che significa letteralmente "con lo stesso nome": esso sta a
indicare un vocabolo che ha lo stesso significato di un altro, ma forma fonetica
diversa.

Titolo: 3 Quando le definizioni non sono efficaci...

Definizioni incomplete

In linea di massima, per stabilire la validità di una definizione dobbiamo


accertarci se fornisce tutte (e soltanto) le caratteristiche necessarie e
sufficienti a identificare il definiendum. Una definizione priva di alcune delle
suddette caratteristiche si dice "incompleta"; un esempio è il seguente. Gli
allievi dell' Accademia platonica, dopo aver discusso per vari giorni, si
accordarono sulla definizione di "uomo" come "bipede implume". A quel punto,
secondo l' aneddoto che stiamo riferendo, un altro filosofo, il cinico Diogene,
spennò un pollo e lo gettò al di là del muro dell' Accademia, urlando: «Ecco un
uomo!». Il racconto serve per comprendere come la definizione proposta non
riesca a circoscrivere il concetto di uomo cogliendone la vera peculiarità,
perché manca di alcune specificazioni necessarie.

Definizioni ridondanti

Una definizione che contenga elementi superflui si dice "ridondante". Un


esempio è: "L'uomo è quell'animale razionale dotato di movimento". Infatti,
nel concetto di animale è già inclusa l' idea del movimento. La definizione di
"uomo" sarebbe ridondante anche nel caso in cui ad "animale razionale"
(caratteristiche essenziali dell' essere uomo) si aggiungesse uno dei tratti che i
logici chiamano "accidentali" (proprietà particolari secondarie dell' essere
uomo), come il colore della pelle, l' altezza, la bellezza eccetera, che variano
da persona a persona.

Definizioni oscure

Definizioni poco efficaci, poi, sono quelle che si avvalgono di un linguaggio


astruso e oscuro. Una definizione, infatti, deve "spiegare", che equivale a
"togliere le pieghe", e dunque annullare (o almeno appianare) le ambiguità;
essa deve quindi utilizzare termini noti e comprensibili a tutti. Sappiamo bene
che ad alcuni possono apparire incomprensibili [Pagina 24] parole che ad altri
sono familiari. Ciò è tipico del linguaggio specialistico, ad esempio quello della
scienza: termini ignoti alla maggior parte delle persone sono abituali nel lessico
dei ricercatori di un determinato settore. La difficoltà e l' abilità stanno proprio
nel rendere accessibile a tutti la definizione proposta, anche a coloro che non
hanno dimestichezza con i linguaggi settoriali.

Definizioni tautologiche

La nostra comunicazione non risulta chiara anche quando le definizioni a cui


ricorriamo sono circolari (tautologie, dal greco tautón, "lo stesso", e léghein,
"dire"), ossia ripetono sostanzialmente nel predicato ciò che è già detto nel
soggetto: un esempio potrebbe essere "benessere è lo stato in cui si sta bene",
oppure "eroismo è la qualità dell' uomo eroico", e via dicendo.
Definizioni negative

Infine, devono essere evitate, in linea di massima, le definizioni negative, che


dicono ciò che il termine non significa, poiché esse non chiariscono le
caratteristiche essenziali dell' oggetto a cui ci si riferisce e spesso richiedono
lunghe elencazioni. Solo in taluni casi è opportuno ricorrere a definizioni
negative, ad esempio quando dobbiamo spiegare termini che denotano una
privazione, come "orfano", "incolpevole", "incapace", "ineffabile" eccetera

Titolo: 4 L'estensione e l'intensione di un termine

Concetti "estesi"

Se vogliamo elaborare definizioni corrette ed esaurienti dei concetti dobbiamo


avere la consapevolezza che ognuno di essi è relativo a un certo numero di
oggetti: con il termine "città", ad esempio, ci riferiamo a luoghi come Roma,
Berlino, Madrid, Parigi, Londra... Questo aspetto dei concetti viene denominato
"estensione (l)", perché indica [Pagina 25] l'insieme degli oggetti a cui si
"estende" il concetto, cioè tutti i casi in cui è corretto adoperare quel
particolare termine. Quando vogliamo definire un concetto, pertanto, possiamo
rifarci alla sua estensione e procedere a "numerare" tutti gli oggetti che esso
denota (denotare in latino significa appunto "numerare").
Si tratta di un procedimento talora efficace, ma non del tutto soddisfacente,
poiché l' enumerazione degli oggetti, per quanto ampia, non può mai essere
completa.

Titolo: Lessico filosofico - estensione


Indica l'insieme degli oggetti a cui si riferisce o si "estende" un termine o
un'espressione linguistica.

Concetti connotativi

L' "intensione" (l) o comprensione dei concetti, invece, coincide con quei
caratteri distintivi che essi "comprendono" o implicano e che li differenziano
dagli altri. Ad esempio, Aristotele definiva l' uomo come "animale razionale": in
queste due parole - "animale" e "razionale" - egli riteneva che fossero
compendiate le caratteristiche essenziali dell' umanità. Tale definizione si dice
"intensionale", perché fa riferimento non a tutti gli oggetti denotati dal termine
(ogni singolo uomo), ma alle qualità specifiche possedute dalla specie "uomo".

Termini senza estensione, ma non senza significato

A volte ci imbattiamo in concetti come quelli di "ippogrifo", "unicorno",


"chimera", che si riferiscono ad animali inesistenti o, meglio, che esistono
soltanto nei miti o nella fantasia dei poeti. Questi termini sono evidentemente
privi di estensione (non denotano nulla di esistente al di fuori del linguaggio),
ma non sono privi di intensione, in quanto possiedono caratteristiche
distintive: ad esempio, nell' Orlando furioso di Ludovico Ariosto l' ippogrifo è
immaginato come un cavallo alato con la testa di uccello.
Sintetizzando, possiamo dire che la definizione estensionale comporta il
riferimento agli oggetti denotati da un termine, mentre la definizione
intensionale o comprensione è data dalle proprietà essenziali del concetto a cui
il termine si riferisce.

Titolo: Lessico filosofico - intensione


Coincide con l'insieme delle qualità essenziali che contribuiscono a distinguere
un concetto dagli altri.

Pagina 26 Titolo: 5 La definizione per genere prossimo e differenza specifica

La distinzione tra estensione e intensione permette di classificare i concetti


secondo una scala di maggiore o minore universalità. Vediamo in che modo.

Una struttura "a scatole cinesi"

I concetti possono essere considerati da due punti di vista: come "contenitori"


e come "contenuti". Ogni concetto contiene in sé concetti più particolari ed è
contenuto a sua volta da un concetto più universale, il che equivale a dire che
da un lato può essere considerato un "genere", cioè una classe generale in cui
si collocano determinate "specie", dall' altro che è, a sua volta, una specie di
un genere superiore. Facciamo un esempio: l' uomo è "genere" rispetto a tutti i
singoli individui a cui questo termine può essere riferito (Giovanni, Francesca,
Chiara), mentre è "specie" in relazione al genere animale che lo comprende (e
che possiede un' estensione maggiore, includendo anche tutti gli altri animali).

Gli elementi di una definizione

Gli elementi che permettono di elaborare una definizione dei concetti - come
ad esempio quella di uomo quale "animale razionale" - sono quindi i seguenti:
- il genere prossimo (l), cioè una più vasta classe di enti in cui si trova la
sottoclasse degli oggetti da definire (l'uomo, ad esempio, rientra nel genere
"animale");
- la differenza specifica (l), ossia la caratteristica peculiare dell'oggetto che
si vuole definire, la quale permette di differenziarlo dagli altri oggetti
appartenenti allo stesso genere; riprendendo ancora [Pagina 27] il nostro
esempio, l'uomo, rispetto al dromedario, anch'esso sottoclasse del genere
"animale", presenta la caratteristica specifica della razionalità.
L' ambito più generale a cui un termine o concetto può essere riferito è dunque
il genere, articolato al suo interno in varie specie sulla base di differenze
specifiche. La specie comprende un maggior numero di caratteristiche rispetto
al genere (ad esempio l' uomo, oltre a essere "animale", è anche "razionale") e
dunque ha una maggiore intensione; essa, però, include un numero inferiore di
soggetti (la razionalità, tra gli animali, appartiene solo agli uomini) e dunque
ha una minore estensione. Al contrario, il genere ("animale") è riferibile a un
maggior numero di soggetti, ma possiede un numero limitato di caratteristiche,
pertanto ha maggiore estensione ma intensione limitata.

Titolo: Lessico filosofico


Titolo: genere
In logica significa "idea generale" o "classe comprensiva di più specie".
Titolo: genere prossimo
È il termine che risulta immediatamente superiore, per estensione, alla specie
esaminata (ad esempio "animale" riferito a tutte le specie animali, perché
raccoglie le loro caratteristiche essenziali).
Titolo: differenza specifica
È la caratteristica di una determinata specie che permette, nell'ambito di un
genere, di distinguerla dalle altre (ad esempio la "razionalità" riferita all'uomo).

Classi e sottoclassi

In linea di massima, la definizione per genere e specie è possibile quando un


termine è abbastanza ampio da comprendere delle sottoclassi, come nel caso
del "poligono": tutti gli elementi di questo "genere" condividono la
caratteristica di essere figure geometriche piane chiuse, delimitate da tre o più
segmenti, e le sue specie sono triangoli, quadrilateri, pentagoni, esagoni
eccetera, ognuno dei quali costituisce una sottoclasse con caratteristiche
peculiari.

Titolo: 6 La distinzione tra enunciati e proposizioni

A mano a mano che progrediamo nello studio della logica, questa disciplina ci
stimola a essere sempre più rigorosi e ci prospetta varie distinzioni che
risultano funzionali ad affinare le nostre abilità argomentative.
Prendiamo ad esempio l' enunciato e la proposizione: a prima vista sembra che
si tratti della stessa cosa, ma a un esame più approfondito ci accorgiamo che
non è così. Si considerino i seguenti esempi:
un esempio pratico
- "Il libro è sul tavolo";
- "The book is on the table";
- "Le livre est sur la table".
I grafemi che costituiscono i tre enunciati sono differenti (infatti, abbiamo a
che fare con tre lingue diverse), mentre il significato da essi veicolato è
identico.

Pagina 28 L'enunciato (l) è una sequenza di parole che, rispettando precise


regole sintattiche, forma una frase con cui si trasmette un' informazione o si
comunica un messaggio dotato di senso. La proposizione, invece, è il
contenuto di significato espresso o designato dall' enunciato. Come abbiamo
visto nell' esempio, la proposizione può essere comune a enunciati differenti.
Il contenuto e la forma di un certo significato, quindi, non devono
necessariamente coincidere, come dimostra un altro esempio: "Era ateniese
quel filosofo che fu mandato a morte dal tribunale della sua città nel 399
avanti Cristo". Sebbene l' enunciato non lo menzioni affatto, è Socrate il
contenuto della proposizione (il significato "proposizionale"). A volte, quindi, gli
enunciati non sono "trasparenti", il loro significato cioè resta implicito, e
possono dare origine a errori e fraintendimenti. Se vogliamo evitare che i
nostri ragionamenti vengano travisati è necessario formulare enunciati chiari e
comprensibili.

Titolo: 7 Gli enunciati dichiarativi

Dopo aver chiarito la distinzione tra enunciati e proposizioni, soffermiamoci ora


sugli enunciati dichiarativi, così chiamati perché hanno la caratteristica di
"dichiarare" qualcosa sulla realtà che interessa mettere in luce.
Il valore di verità di un enunciato

Abbiamo già detto che ragionare significa presentare i motivi o le ragioni delle
nostre convinzioni, delle nostre decisioni e del nostro comportamento, come
esemplifica l' affermazione seguente: «Poiché oggi è una giornata calda e
soleggiata, ho deciso di andare al mare a fare un bagno». Gli enunciati che
costituiscono tale affermazione in logica vengono definiti "dichiarativi",
appunto perché dichiarano che il tempo è bello e il mare invitante per un tuffo.
Di questi enunciati possiamo sempre accertare il valore di verità, perché
contengono una descrizione della realtà, una constatazione di fatti o eventi.
Nel nostro esempio, è verificabile se oggi sia o meno una giornata di sole,
quindi l' enunciato può costituire una premessa valida per la nostra
conclusione.
Pagina 29 Occorre specificare che un enunciato può essere dichiarativo anche
se non è possibile provarlo in prima persona: la verifica che rappresenta la
condizione degli enunciati dichiarativi è una verificabilità di principio. Tornando
al nostro esempio, qualcuno può sempre appurare le condizioni del tempo
anche se noi siamo a letto con la febbre alta e non possiamo uscire di casa.
Moltissime altre tipologie di enunciati, invece, non consentono alcuna forma di
verifica, come ad esempio le preghiere («Per favore, ascoltami»), le domande
(«Vieni a trovarmi stasera?»), le promesse («Promettimi che non partirai senza
prima salutarmi»), le esclamazioni o i dubbi («Non so davvero quale indirizzo
di studi scegliere!»). Tutti questi enunciati non possono dirsi né veri né falsi.

Titolo: Lessico filosofico - enunciato


Il termine deriva dal latino enuntiare, composto dalla particella ex, "fuori", e
dal verbo nuntiare, "annunciare". Esso indica l'espressione linguistica di una
proposizione.

Esempi di enunciati dichiarativi

In breve, i ragionamenti si distinguono da tutte le altre forme d' interazione


comunicativa perché sono costituiti da enunciati dichiarativi del seguente tipo:
- "L'acqua è calda";
- "L'anelito alla libertà è all'origine di molte insurrezioni popolari";
- "Socrate e Platone vissero ad Atene";
- "Il cane è in giardino";
- "Platone si formò alla scuola di Socrate, ma, rispetto al maestro, coltivò un
numero maggiore di interessi";
- "Giovanni è più alto, ma meno robusto di Francesco".

Titolo: 8 I giudizi di fatto e i giudizi di valore

Una definizione di "giudizio"

Oltre ai termini, agli enunciati e alle proposizioni, un costituente fondamentale


del ragionamento è il giudizio, ovvero - rifacendoci alla definizione classica
data da Aristotele - quell'atto intellettuale che pone un soggetto in relazione
con un predicato (che può essere un attributo, un'essenza, una qualità); tale
atto si traduce in un enunciato dichiarativo, retto dall'uso copulativo del verbo
essere: ad esempio, "Socrate è uomo".
Giudizi verificabili e giudizi soggettivi

Una distinzione molto importante è quella tra giudizi di fatto e giudizi di valore.
I primi si limitano a dichiarare uno stato di cose oggettivo: "La mela è rossa",
oppure "Il libro che stai leggendo è di carta riciclata".
Pagina 30 un esempio pratico
Essi rappresentano una risposta empirica, cioè verificabile nella realtà, alla
domanda su come stanno le cose.
I secondi sono affermazioni che valutano la liceità o l' utilità di qualcosa
basandosi su un particolare sistema di valori. Ecco due esempi: "La mela rossa
è la migliore", oppure "È giusto stampare i libri su carta riciclata". Essi
rappresentano una risposta soggettiva e opinabile alla domanda sul "perché"
delle cose.
Rispetto ai giudizi contenenti enunciati dichiarativi (basati, cioè, su dati di
fatto), i giudizi di valore non sono verificabili e, dunque, non si prestano a
fungere da premesse dei ragionamenti. Nel caso in cui volessimo comunque
usarli, dovremmo prima esplicitare i principi e le credenze su cui si basano.
Facciamo un esempio: se affermassimo che è sbagliato consumare qualsiasi
prodotto di origine animale e non spiegassimo che siamo vegani (cioè che
seguiamo una dieta esclusivamente vegetale per contrastare ogni forma di
sfruttamento degli animali), la nostra argomentazione risulterebbe non solo
poco efficace, ma anche decisamente arbitraria.
Non sempre i due tipi di giudizio sono facilmente distinguibili; inoltre bisogna
riconoscere che una reale oggettività è impossibile: spesso anche il
ragionamento più rigoroso fa riferimento a un sistema di valori (seppure
implicito).

Titolo: Mettiti alla prova

Esercizio 1. Nel brano seguente individua il definiens.

Vediamo che tutti gli uomini con giustizia intendono quella tale disposizione per
cui fanno ciò che è giusto e agiscono in modo giusto e desiderano il giusto.
(Aristotele, Etica nicomachea, V, 1, 1129 a 6-10)

Esercizio 2. Per ciascuna definizione indica se è sinonimica o stipulativa.

a. Furente significa "furioso", "furibondo", "infuriato".


b. Il buco nero è una stella ad altissima densità che costituisce lo stadio finale
del collasso gravitazionale di un astro di grandi dimensioni.
c. Degno significa "meritevole", "adeguato", "all'altezza".
d. Il quanto è la quantità minima e indivisibile in cui può essere suddivisa una
grandezza fisica.

Esercizio 3. Per ciascuna definizione indica se è incompleta, ridondante,


negativa o circolare.

a L'uomo è ciò che tutti conosciamo.


b. La donna è un dolcissimo animale razionale.
c. Giocatore d'azzardo incallito è chi gioca d'azzardo in modo incallito.
d. Un triangolo non è né un quadrato né un rettangolo.
Pagina 31 Esercizio 4. Riordina i termini di ciascuno dei seguenti gruppi
secondo una scala crescente che vada dalla minore alla maggiore estensione.
a. 1. acqua, 2. acqua minerale, 3. liquido, 4. bevanda, 5. bottiglia di acqua da
1 litro, 6. bottiglia di acqua minerale da 1 litro senza gas.
b. 1. vino bianco, 2. vino, 3. vino bianco freddo, 4. bevanda alcolica.
c. 1. cane, 2. cane di razza, 3. mammifero, 4. vertebrato, 5. animale.
d. 1. Órganon, 2. libro, 3. libro di logica, 4. libro di Aristotele, 5. libro di logica
antica.

Esercizio 5. non trascritto

Esercizio 6. Individua, tra quelli proposti di seguito, gli enunciati dichiarativi.

a. Aristotele fu il logico più acuto di tutti i pensatori della sua epoca.


b. Allacciate le cinture!
c. Laura gestisce una boutique di abbigliamento per bambini che si chiama Cup
of Milk.
d. Non ti scordar di me!
e. Il mio prato è sempre verde in tutte le stagioni.
f. L'erba del mio giardino è più verde di quella del mio vicino.
g. Anche se il cielo è grigio, mio padre è al lavoro nei campi.

Esercizio 7. Identifica, tra quelli proposti di seguito, i giudizi di valore e i giudizi


di fatto.

a. I rifiuti abbandonati sono una fabbrica di malattie.


b. Chi pratica gli sport estremi è colpevole di irresponsabilità.
c. La libertà di parola è un requisito delle società democratiche.
d. È salutare fare un po' di moto quotidianamente.
e. È ingiusto indossare pellicce non sintetiche.
f. Non è vera bellezza quella che si ottiene dalla chirurgia estetica.

Pagina 32 Titolo: capitolo 4 - Il ragionamento deduttivo: il sillogismo

Titolo: 1 La differenza tra induzione e deduzione

Conclusioni possibili e necessarie


Sebbene, in generale, i ragionamenti abbiano analoga struttura formale e
medesimi elementi costitutivi, non sono però sempre tutti uguali.
Consideriamo due esempi:
un esempio pratico
- "I bambini appena nati necessitano dell'aiuto degli adulti per il proprio
sostentamento. Francesco è un bambino appena nato. Francesco necessita
dell'aiuto degli adulti per il proprio sostentamento";
- "Ai giorni nostri, la maggior parte degli adolescenti ha un cellulare. Francesco
è un adolescente. Francesco ha un cellulare".
Dal punto di vista della forma logica, i due ragionamenti sono pressoché
identici: entrambi sono costituiti da due premesse da cui viene inferita la
conclusione. Ma è proprio in quest' ultimo passaggio che sta la differenza. Il
primo ragionamento approda a una conclusione che nessun essere razionale
potrebbe negare: esso dimostra senza ombra di dubbio - diciamo pure
"necessariamente" - che Francesco ha bisogno degli adulti (i genitori, le
infermiere, i parenti eccetera) per essere nutrito e crescere. Il secondo
ragionamento presenta invece una conclusione possibile, ma non necessaria.

Due diverse tipologie di inferenza


Siamo di fronte a due diverse tipologie di inferenza:
- la prima si chiama "deduzione" ed è un tipo di ragionamento che deriva una
conclusione assolutamente necessaria da premesse formalmente valide;
Pagina 33 - la seconda si chiama "induzione" ed è invece un ragionamento in
cui la conclusione non è garantita dalle premesse, ma solo supportata da esse
con un certo grado di probabilità.

Titolo: 2 Indizi probabili

Il tacchino induttivista

un esempio pratico
Per capire la differenza tra le due modalità di inferenza ricordiamo un aneddoto
riportato dal filosofo britannico Bertrand Russell (1872-1970) nel suo libro I
problemi della filosofia. A un tacchino veniva dato da mangiare tutte le mattine
alle nove in punto, circostanza, questa, che lo aveva portato a credere che
anche il giorno di Natale avrebbe ricevuto la sua razione di cibo; ma
sfortunatamente per quel giorno sbagliò la previsione: il contadino, infatti, gli
tirò il collo! Quale tipo di ragionamento aveva fatto il tacchino? Un
ragionamento induttivo: avendo osservato che ogni giorno, per lunghi mesi, il
cibo gli veniva portato a una data ora, aveva creduto che anche il giorno di
Natale gli sarebbe stato riservato il solito trattamento. Era logico fare tale
supposizione: si trattava di un processo di inferenza abbastanza comune. Ma le
cose andarono diversamente: un evento, che poteva considerarsi molto
probabile, non si verificò.
L' aneddoto ci insegna che gli argomenti di natura induttiva - i quali si fondano
su un certo numero di casi particolari osservati, ma ovviamente non sulla loro
totalità - sono attendibili, ma soltanto fino a prova contraria. Essi non ci
consentono di stabilire verità universali e necessarie, bensì unicamente di
trarre conclusioni probabili.

Una certezza "fino a prova contraria"


Nella maggior parte delle situazioni della vita quotidiana, conclusioni di questo
tipo, che definiamo probabili, trovano efficace applicazione e riscontro. Si
prenda, ad esempio, il campo giudiziario, quando si deve decidere la
colpevolezza o meno dell' imputato sulla base di indizi: quanti più indizi
convergenti il giudice riuscirà a mettere insieme contro una persona, tanto più
probabile sarà la sua colpevolezza. Ma possiamo considerare conclusivo e
inoppugnabile un giudizio di condanna emesso sulla base di prove indiziarie,
per quanto inferite correttamente e razionalmente? Certamente no, e non a
caso nei processi sono ammessi vari gradi di giudizio e la revisione del
processo quando si producano nuove prove in contrasto con le precedenti.
Pagina 34 La logica induttiva si interessa proprio della validità delle inferenze
compiute in casi in cui gli elementi di prova non garantiscono una certezza
assoluta, anche se hanno molta probabilità di essere veri. In altre parole, essa
studia le inferenze che, partendo dal particolare, giungono ad affermazioni di
carattere generale più o meno probabili.
Titolo: 3 Dalla teoria alla pratica

Quando ragioniamo, usiamo inferenze sia induttive sia deduttive. Supponiamo


ad esempio di dover stabilire se l' enunciato "Tutti gli italiani sono mortali" è
vero. Possiamo seguire due modalità logiche.

Il procedimento induttivo
un esempio pratico
Vediamo la prima, quella del procedimento induttivo. Partiamo dall'
osservazione che (a) "Tutti gli italiani nati prima del 1890 sono morti" e che
(b) "Gli italiani muoiono ancora oggi", per una serie di cause che variano dagli
incidenti stradali, alle malattie, alla vecchiaia eccetera. Le due osservazioni,
entrambe vere e documentate, rendono molto probabile la conclusione (c)
secondo cui "Tutti gli italiani sono mortali". Sulla base di questo ragionamento,
tuttavia, non possiamo escludere in modo tassativo che un giorno venga al
mondo (o che sia già nato) un italiano destinato a non morire. A stretto rigore
di logica, dalle premesse (a) e (b) scaturisce una conclusione fortemente
probabile, ma non definitiva né necessaria: infatti, dall' osservazione dei casi
particolari, per quanto accurata, non si possono derivare se non conclusioni più
o meno probabili.

Il procedimento deduttivo
un esempio pratico
Valutiamo allora un secondo percorso argomentativo, quello del ragionamento
deduttivo il quale, come abbiamo accennato, consente di inferire da premesse
formalmente valide una conclusione certa. Vogliamo arrivare alla medesima
conclusione, cioè ad affermare che "Tutti gli italiani sono mortali", ma lo
vogliamo sostenere in modo che sia necessario dal punto di vista logico.
Dunque, seguiamo la tecnica che procede dall' universale al particolare:
a. "Tutti gli esseri umani sono mortali"
b. "Tutti gli italiani sono esseri umani"
c. "Tutti gli italiani sono mortali"
In questo secondo procedimento, date le premesse (a) e (b), formalmente
corrette dal punto di vista logico, la conclusione (c) ne discende
necessariamente.

Pagina 35 Titolo: 4 Il sillogismo classico

Il più noto tra i ragionamenti deduttivi è il sillogismo ed è antichissimo: risale


ad Aristotele.

La struttura

La forma più tipica di sillogismo ha la seguente struttura:


a. premessa maggiore: "Ogni animale è mortale"
b. premessa minore: "Ogni uomo è animale"
c. conclusione: "Ogni uomo è mortale"

In primo luogo, possiamo osservare che vi sono tre proposizioni: due premesse
e una conclusione. In linea di massima, la conclusione figura al terzo posto,
preceduta dalle due premesse, ma nei testi scritti o nei discorsi verbali non
sempre tale ordine viene rispettato: come abbiamo già avuto modo di
specificare (vedi pagina 14), la conclusione può trovarsi all' inizio (ed essere
poi ripresa), soprattutto quando i ragionamenti sono particolarmente lunghi e
complessi.
In secondo luogo, dobbiamo notare che ogni proposizione si riferisce a
categorie o classi: la classe che comprende "tutti gli animali", quella di "tutti i
mortali" e quella di "tutti gli uomini".

La funzione

Domandiamoci ora: qual è la funzione del sillogismo? Esso deve arrivare a


dedurre da alcune tesi o proposizioni una conclusione - nel nostro caso, "Ogni
uomo è mortale" -, e lo fa attraverso proposizioni che affermano (o negano)
che una classe è inclusa (del tutto o in parte) in un' altra. Nel nostro esempio,
abbiamo constatato che la classe degli "animali" è contenuta in quella dei
"mortali"; che la classe degli "uomini" è inclusa in quella degli "animali"; e che,
dunque, la classe degli "uomini" è inclusa in quella dei "mortali". Ci troviamo di
fronte a una catena di ragionamenti strettamente collegati tra loro, che
giustifica sul piano logico la validità del sillogismo nel suo insieme.

Soggetto, predicato e quantificatori

Ogni proposizione del sillogismo è formata da due elementi; ad esempio, la


proposizione (a) è composta da: "Ogni animale" e "è mortale". Lo stesso si
dica per le proposizioni (b) e (c), in cui cambiano naturalmente le parole.
Questa è la forma canonica che presentano gli enunciati di un sillogismo: essi
contengono un termine-soggetto (ad esempio, "Ogni animale", dove "ogni" è
un quantificatore) e un termine-predicato ("è mortale").
Pagina 36 Per quanto riguarda il quantificatore, esso suggerisce la quantità
degli oggetti denotati dal termine-soggetto ed è espresso con: "tutti", "alcuni",
"molti", "ogni", "nessuno" o "nulla" eccetera. "Tutti" e "alcuni" sono indicatori
di quantità positiva; "nulla" o "nessuno" di quantità negativa o, meglio, di
assenza di oggetti nella classe a cui si riferiscono.

Titolo: Mettiti alla prova

Esercizio 1. Distingui i ragionamenti induttivi da quelli deduttivi.

a. Ho conosciuto un ragazzo che si è diplomato nella scuola che frequento e si


è detto molto soddisfatto del suo percorso formativo. Anche mio fratello
conosce dei ragazzi che si sono diplomati nella mia scuola e tutti si sono
inseriti con molta facilità nel contesto lavorativo o universitario. La mia scuola
offre una valida preparazione ai suoi studenti.
b. Nessun eroe ha paura di morire; alcuni soldati hanno paura di morire;
dunque, alcuni soldati non sono eroi.
c. Sul campanile della mia chiesa ci sono dei corvi: sono neri. Sulle torri del
castello ci sono tanti corvi: sono neri. Nei cieli d'Italia ci sono corvi: sono neri.
Tutti i corvi sono neri.
d. Tutti coloro che hanno diritto di voto possono partecipare alle prossime
elezioni; Adrian ha diritto di voto; dunque Adrian può partecipare alle prossime
elezioni.

Esercizio 2. Nelle seguenti proposizioni manca il quantificatore; prova ad


aggiungerlo tu.

a. (puntini) le stelle brillano di luce propria.


b. (puntini) i cani abbaiano.
c. (puntini) gli americani amano il baseball.
d. (puntini) pianeta brilla di luce propria.
e. (puntini) passeggeri dell'autobus sono maleducati.
f. (puntini) libri sono interessanti.
g. (puntini) persona è indispensabile.

Esercizio 3. Completa in modo opportuno i ragionamenti che proponiamo di


seguito, rifacendoti al modello del sillogismo classico.
a. "Ogni libero professionista ha una partita Iva" "Il freelance è un libero
professionista"

b. "Tutti gli ex presidenti della Repubblica assumono di diritto la carica di


senatore a vita"
"Carlo Azeglio Ciampi ha assunto di diritto la carica di senatore a vita"

c. "La peonia è un fiore"


"La peonia è una pianta"

Pagina 37 Titolo: capitolo 5 - Qualità e quantità delle proposizioni

Titolo: 1 La qualità delle proposizioni

Come abbiamo visto nel capitolo precedente, il sillogismo, ovvero il


ragionamento deduttivo per eccellenza, è formato da proposizioni, le quali
possono essere affermative o negative:
a. "Tutti i professori sono bravi" è affermativa;
b. "Nessun professore è bravo" è negativa.
Definire una proposizione affermativa o negativa significa parlare della sua
qualità.

Proposizioni affermative

Nella proposizione "Tutti i professori sono bravi" - in cui il predicato afferma


qualcosa del soggetto (la bravura dei docenti) - abbiamo due classi: la classe
di "tutti i professori" e quella dei "bravi". La proposizione indica che la classe di
"tutti i professori" è contenuta nella classe dei "bravi". Siamo davanti a una
proposizione universale affermativa: in essa ogni elemento della prima classe è
anche un elemento della seconda classe, e quest' ultima è maggiormente
estesa della prima (perché "bravi" non sono solo i professori, ma possono
esserlo anche i medici, gli avvocati eccetera).

Proposizioni negative

Passiamo a considerare, ora, la seconda proposizione: "Nessun professore è


bravo". La presenza del quantificatore "nessuno" indica che la qualità di questa
proposizione è negativa: essa nega che la classe di "tutti i professori" possa
essere contenuta nella classe dei "bravi"; in altri termini, la prima classe è
interamente esclusa dalla seconda, ovvero nessun elemento della prima classe
è anche un elemento della seconda, e viceversa. Siamo davanti a una
proposizione universale negativa.

Pagina 38 Titolo: 2 La quantità delle proposizioni

C' è un' altra importante distinzione di cui tener conto nell' ambito del
sillogismo e riguarda la quantità delle proposizioni che lo compongono.
Riprendiamo gli esempi del paragrafo precedente e prestiamo attenzione
soltanto ai quantificatori:
a. "Tutti i professori sono bravi";
b. "Nessun professore è bravo";
c. "Alcuni professori sono bravi".

Proposizioni universali e particolari

Le prime due proposizioni sono universali, poiché il termine-soggetto di


entrambe si riferisce a tutti i professori, rispettivamente per affermarne o
negarne la qualità della "bravura". La terza proposizione, invece, è particolare,
poiché non si riferisce a "tutti i professori" (o a "nessuno"), ma solo ad alcuni
di loro. Spesso, soprattutto nel linguaggio naturale, il quantificatore "tutti" non
viene espresso, rimanendo sottinteso. In questo caso si deve interpretare la
proposizione come universale: ad esempio, la proposizione "I leoni sono feroci"
deve essere intesa come "Tutti i leoni sono feroci", "Le pecore sono miti" come
"Tutte le pecore sono miti"...

Proposizioni singolari

Possiamo avere, inoltre, proposizioni di questa forma:


d. "Einstein è un grande fisico".
Siamo di fronte a una proposizione singolare, in quanto si riferisce a un
individuo singolo, indicato per nome, Albert Einstein. Le proposizioni singolari
sono state introdotte dai logici medievali; esse non trovavano posto nella
teoria aristotelica del sillogismo, che prendeva in considerazione soltanto le
proposizioni universali e particolari.

Titolo: 3 Il quadrato logico

I quattro tipi di proposizioni...

Nell' ambito della logica di stampo aristotelico si distinguono quattro tipi di


proposizioni:
1. le proposizioni universali affermative;
2. le proposizioni universali negative;
3. le proposizioni particolari affermative;
4. le proposizioni particolari negative.

Pagina 39 I logici hanno schematizzato l' elenco, indicando le suddette


proposizioni con quattro vocali: A, E, I, O.
A designa le proposizioni universali affermative: il nome deriva dalla prima
vocale del verbo latino adfirmo ("io affermo").
E designa le proposizioni universali negative: il nome deriva dalla prima vocale
del verbo latino nego ("io nego").
I designa le proposizioni particolari affermative: il nome deriva dalla seconda
vocale di adfirmo.
O designa le proposizioni particolari negative: il nome deriva dalla seconda
vocale di nego.

... e le loro relazioni reciproche

Di queste proposizioni Aristotele considerò anche le relazioni reciproche. I


logici medievali, poi, sulle orme tracciate dalla scuola aristotelica, giunsero a
costruire uno schema, detto "quadrato degli opposti", che visualizza i rapporti
tra le proposizioni.
Le lettere del quadrato designano, come abbiamo detto, le tipologie delle varie
proposizioni; le frecce mostrano le relazioni tra le varie proposizioni.
È bene a questo punto spiegare alcuni termini, come "contraddittorio" e
"contrario", che nel linguaggio ordinario possono risultare intercambiabili, ma
che in logica hanno significati differenti.

Pagina 40 Titolo: 4 Proposizioni contraddittorie

Come risulta dal quadrato logico, due proposizioni sono dette contraddittorie
(l) se una è la negazione dell' altra, vale a dire se non possono essere
entrambe vere o entrambe false contemporaneamente. Nel nostro esempio, le
proposizioni A e O, E ed I sono tali:
- "Tutti gli uomini sono felici" (A) contraddice "Qualche uomo non è felice" (O);
- "Nessun uomo è felice" (E) contraddice "Qualche uomo è felice" (I).
In sostanza, due proposizioni contraddittorie differiscono sia quantitativamente
sia qualitativamente, cioè si oppongono l' una all' altra in modo radicale. Le
proposizioni a cui abbiamo fatto riferimento prima hanno il medesimo termine-
soggetto ("uomini") e il medesimo termine-predicato ("felici"), ma sono una
universale affermativa e l' altra particolare negativa (cioè: A-O), oppure una
universale negativa e l' altra particolare affermativa (cioè: E-I).
Consideriamo un altro esempio:
- "Tutti i professori sono di ruolo" è la contraddittoria di "Alcuni professori non
sono di ruolo" (A-O);
- "Nessun politico è responsabile" è la contraddittoria di "Alcuni politici sono
responsabili" (E-I).

Titolo: 5 Proposizioni contrarie

Due proposizioni si dicono contrarie (l) se sono differenti per qualità (una
affermativa e l' altra negativa), ma identiche per quantità (entrambe
universali); in questo caso la verità di una delle due implica che l' altra sia
falsa. Ad esempio, "Tutti gli allievi sono stati promossi" e "Nessun allievo è
stato promosso" sono contrarie: se una delle due [Pagina 41] è vera, l' altra
deve essere necessariamente falsa. Come le contraddittorie, non possono
essere entrambe vere; tuttavia potrebbero essere entrambe false (nel caso in
cui alcuni allievi siano stati promossi e alcuni bocciati).
Possiamo dire che la contraddizione rappresenta la forma più forte di
opposizione tra le proposizioni, le quali si escludono a vicenda: una deve
essere vera e l'altra falsa; la contrarietà è una forma di opposizione non
radicale: due contrarie possono essere entrambe false.
Prendiamo in esame un esempio: "Tutti gli uomini sono bianchi" (A: universale
affermativa) e "Nessun uomo è bianco" (E: universale negativa) sono contrarie
e sono evidentemente entrambe false, dal momento che la verità è espressa
dalle proposizioni particolari "Alcuni uomini sono bianchi" e "Alcuni uomini non
sono bianchi".

Titolo: Lessico filosofico - proposizioni contraddittorie


Si dicono contraddittorie due proposizioni che differiscono sia per la quantità
sia per la qualità, l'una affermando ciò che l'altra nega. Tali proposizioni non
possono essere entrambe vere o entrambe false contemporaneamente e sotto
il medesimo aspetto.
Titolo: proposizioni contrarie
Si dicono contrarie due proposizioni che sono differenti per qualità (una
affermativa e l'altra negativa), ma identiche per quantità (entrambe
universali). Tali proposizioni non possono essere entrambe vere, ma possono
essere entrambe false.

Titolo: 6 Proposizioni subcontrarie

Sono dette subcontrarie (l) due proposizioni particolari che hanno lo stesso
termine-soggetto e lo stesso termine-predicato, ma differiscono nella qualità,
cioè sono una affermativa e l' altra negativa.
Esse possono essere entrambe vere, ma non entrambe false. Ad esempio,
"Qualche uomo è felice" (I) e "Qualche uomo non è felice" (O) sono
proposizioni quantitativamente identiche (entrambe particolari), ma
qualitativamente differenti (una affermativa, l'altra negativa).
Altri esempi sono:
- "Alcuni medici sono bravi" e "Alcuni medici non sono bravi";
- "Alcuni italiani sono generosi" e "Alcuni italiani non sono generosi";
- "Alcune automobili sono difettose" e "Alcune automobili non sono difettose".

Titolo: Lessico filosofico - proposizioni subcontrarie


Si tratta di due proposizioni che hanno uguale quantità (entrambe particolari),
ma diversa qualità (una affermativa, l'altra negativa). Esse non possono essere
entrambe false, ma possono essere entrambe vere.

Pagina 42 Titolo: 7 Proposizioni subalterne

Si dicono subalterne (l) due proposizioni che hanno la stessa qualità (cioè
sono entrambe affermative o negative), ma differiscono nella quantità (cioè
una è universale, l' altra è particolare).
Riprendendo l' esempio del nostro quadrato logico, sono subalterne le seguenti
proposizioni:
- "Tutti gli uomini sono felici" e "Qualche uomo è felice" (A-I);
- "Nessun uomo è felice" e "Qualche uomo è felice" (E-O).
Come si può notare, la subalternazione non si riferisce a una vera e propria
opposizione, ma alla relazione di dipendenza logica di una proposizione
particolare (detta subalternata) da una universale (detta subalternante). In
questo tipo di relazione si può inferire la verità della particolare dalla verità
dell' universale, ma non viceversa. Ad esempio, posto che "Tutti i piloti d'
aereo sono coscienziosi", si può inferire correttamente che "Alcuni piloti
d'aereo sono coscienziosi", mentre dalla particolare "Alcuni piloti d'aereo sono
coscienziosi" non è lecito risalire all' universale "Tutti i piloti d'aereo sono
coscienziosi".

Titolo: 8 Il "quadrato degli opposti"

Quanto abbiamo detto precedentemente in maniera analitica, può essere


sintetizzato nello schema seguente:

Il quadrato degli opposti


Se A è data come vera - E è falsa, I è vera, O è falsa
Se E è data come vera - A è falsa, I è falsa, O è vera
Se I è data come vera - E è falsa, mentre A e O sono indeterminate
Se O è data come vera - A è falsa, mentre E e I sono indeterminate
Se A è data come falsa - O è vera, mentre E e I sono indeterminate
Se E è data come falsa - I è vera, mentre A e O sono indeterminate
Se I è data come falsa - A è falsa, E e O sono vere
Se O è data come falsa - A è vera, E è falsa, I è vera

Titolo: Lessico filosofico - proposizioni subalterne


Si dicono subalterne due proposizioni che hanno la stessa qualità (entrambe
affermative o negative), ma differiscono nella quantità perché una è
universale, l'altra è particolare. La subalternazione non costituisce una vera e
propria opposizione, ma mostra semplicemente la relazione di dipendenza
logica di una proposizione particolare (detta "subalternata") da una universale
(detta "subalternante").

Pagina 43 Titolo: Mettiti alla prova

Esercizio 1. Stabilisci la qualità e la quantità delle seguenti proposizioni,


classificandole dove possibile con le lettere convenzionali A, E, I, O.
a. Tutti i professori sono preparati.
b. Nessun irlandese è un esploratore.
c. Galileo fu un grande scienziato e filosofo.
d. Nessun calciatore è anche tennista.
e. Alcuni italiani sono bravi atleti.
f. Alcuni giornalisti non sono obiettivi.
g. Giorgio non è un grande scrittore.
h. I leoni sono feroci.
i. Alcuni artigiani sono bravi.
l. Alcuni artigiani non sono bravi.

Esercizio 2. non trascritto

Esercizio 3. Riconosci, nelle seguenti coppie di proposizioni, le relazioni di


contraddittorietà, contrarietà, subcontrarietà e subalternazione.
a. Tutti i musicisti sono bravi. / Alcuni musicisti non sono bravi.
b. Tutti i professori sono laureati. / Nessun professore è laureato.
c. Nessun politico è onesto. / Alcuni politici sono onesti.
d. Alcuni medici sono empatici. / Alcuni medici non sono empatici.
e. Tutti gli uccelli cantano. / Alcuni uccelli cantano.
f. Tutti i cani abbaiano. / Alcuni cani abbaiano.
g. Nessun professore è un bravo attore. / Alcuni professori sono bravi attori.
h. Nessun uomo è cannibale. / Qualche uomo non è cannibale.
i. Nessun politico è onesto. / Qualche politico non è onesto.

Pagina 44 Titolo: capitolo 6 - Termini,figure e modi del sillogismo

Titolo: 1 I termini del sillogismo

Premesse e conclusione

Abbiamo visto che il sillogismo "tipico", di stampo aristotelico, si caratterizza


per la presenza di due premesse (l), cioè di due proposizioni o asserzioni
preliminari, e di una conclusione, cioè di una proposizione che deriva
necessariamente dalle due precedenti. Ogni proposizione del sillogismo ha la
forma descritta nel capitolo 4 (vedi pagina 35), ossia eventuale
quantificatore/termine-soggetto/termine-predicato, come nel caso seguente:
a. "Tutti gli atleti sono sani"
b. "Tutti i calciatori sono atleti"
c. "Tutti i calciatori sono sani"
I termini-soggetto e i termini-predicato ("atleti", "sani", "calciatori") compaiono
ciascuno due volte. Analizziamo meglio l' esempio per desumerne alcune
regole essenziali.

Termine medio, termine maggiore e termine minore

Nell' ambito del sillogismo assume una funzione particolarmente importante il


termine medio, espressione con cui si intende quel [Pagina 45] termine (l)
che, perché il sillogismo sia valido, deve comparire in entrambe le premesse,
ma non nella conclusione. Nel nostro caso è "atleti", presente appunto sia nella
prima proposizione (come soggetto) sia nella seconda (come predicato), ma
non nella conclusione.
Dobbiamo saper riconoscere, poi, il termine maggiore, che è sempre costituito
dal predicato della conclusione: nel nostro esempio è "sani". Il termine
maggiore si trova anche nella prima premessa del sillogismo, che perciò sarà
definita premessa maggiore. L' espressione "maggiore" deriva dal fatto che ha
la maggiore estensione: infatti, la classe dei "sani" è più ampia (comprende un
maggior numero di elementi) di quella degli "atleti" e dei "calciatori".
Infine, il soggetto della conclusione ("calciatori") si chiama termine minore:
esso compare anche nella seconda premessa, la quale sarà detta pertanto
premessa minore. Il termine minore è quello meno esteso: infatti, la classe dei
"calciatori" comprende un numero di elementi inferiore a quello delle classi
degli "atleti" e dei "sani".

Una schematizzazione

Per schematizzare, i logici sono soliti adoperare la lettera M per il termine


medio, la lettera P per il termine maggiore (il predicato) e la lettera S per il
termine minore (il soggetto). Servendoci di questi simboli, il nostro sillogismo
può essere espresso anche nel modo seguente:
a. "Tutti gli atleti sono sani" "Tutti gli M sono P"
b. "Tutti i calciatori sono atleti" "Tutti gli S sono M"
c. "Tutti i calciatori sono sani" "Tutti gli S sono P"

Aristotele distingue alcune figure (l) (o schemi tipici) del sillogismo, a seconda
della posizione del termine medio nelle due premesse.

Titolo: Lessico filosofico - premesse


In un sillogismo, sono le proposizioni o asserzioni preliminari, le basi che
forniscono la "ragione" della conclusione. La premessa maggiore è la premessa
che contiene il termine maggiore; la premessa minore è quella che contiene il
termine minore.
Titolo: termini
Sono gli elementi che compongono le proposizioni del sillogismo. Il termine
medio figura in entrambe le premesse, ma non nella conclusione, e si riferisce
alla classe di oggetti con estensione media. Il termine maggiore è il termine
che figura come predicato della conclusione e la cui classe di oggetti è la più
estesa. Il termine minore è il termine che figura come soggetto nella
conclusione e la cui classe di oggetti è la meno estesa.
Titolo: figure
Le figure sono schemi tipici del sillogismo che si differenziano per la posizione
del termine medio nelle due premesse.

Pagina 46 La prima figura

Nella prima figura il termine medio è soggetto della premessa maggiore e


predicato della minore:
a. premessa maggiore: "Ogni animale [termine medio] è mortale [termine
maggiore]";
b. premessa minore: "Ogni uomo [termine minore] è animale [termine
medio]";
c. conclusione: "Ogni uomo [termine minore] è mortale [termine maggiore]".

La seconda figura

Nella seconda figura il termine medio è predicato di entrambe le premesse:


a. premessa maggiore: "Nessun albero [termine maggiore] è animale [termine
medio]";
b. premessa minore: "Ogni cane [termine minore] è animale [termine medio]";
c. conclusione: "Nessun cane [termine minore] è albero [termine maggiore]".

La terza figura

Nella terza figura il termine medio è soggetto di entrambe le premesse:


a. premessa maggiore: "Ogni uomo [termine medio] è compassionevole
[termine maggiore]";
b. premessa minore: "Ogni uomo [termine medio] è animale [termine
minore]";
c. conclusione: "Qualche animale [termine minore] è compassionevole
[termine maggiore]".

La quarta figura

Alle precedenti figure, descritte appunto già da Aristotele, se ne può


aggiungere una quarta, in cui il termine medio è predicato nella premessa
maggiore e soggetto nella minore:
a. premessa maggiore: "Tutti gli attori [termine maggiore] sono istrioni
[termine medio]";
b. premessa minore: "Gli istrioni [termine medio] sono uomini bravi a recitare
in pubblico [termine minore]";
c. conclusione: "Gli uomini bravi a recitare in pubblico [termine minore] sono
attori [termine maggiore]".

Pagina 47 Titolo: 3 I modi del sillogismo

Le combinazioni delle proposizioni

Poiché le premesse di un sillogismo possono essere espresse in forma


affermativa o negativa (in base alla qualità), universale o particolare (in base
alla quantità), si avranno varie combinazioni possibili, che i logici hanno
definito modi (l) del sillogismo. Il modo di un sillogismo è rappresentato
mediante le lettere che identificano la tipologia delle proposizioni che lo
compongono, e cioè: A, E, I, O (vedi pagina 39).
Dal momento che nel sillogismo classico tali proposizioni sono tre, la
rappresentazione schematica di esso sarà costituita da tre lettere:
a. la prima lettera indica la premessa maggiore;
b. la seconda lettera indica la premessa minore;
c. la terza lettera indica la conclusione.
Nel seguente esempio, il modo del sillogismo è E-I-O:
a. premessa maggiore: "Nessun eroe è bugiardo" (E);
b. premessa minore: "Alcuni soldati sono bugiardi" (I);
c. conclusione: "Alcuni soldati non sono eroi" (O).
Infatti, la premessa maggiore è una proposizione universale negativa, la
premessa minore è una proposizione particolare affermativa, la conclusione è
una proposizione particolare negativa.

Titolo: Lessico filosofico - modo


È la caratterizzazione di un sillogismo, determinata dal tipo di proposizioni che
lo compongono. Dal momento che si possono avere quattro tipi di proposizione
- A, E, I, O - e che ciascun sillogismo contiene 3 di queste proposizioni,
esistono 64 modi possibili di sillogismo, ognuno dei quali è identificato dalle tre
lettere corrispondenti alle proposizioni che lo costituiscono.

Pagina 48 Centinaia di ragionamenti possibili

Prescindendo dall'infinita varietà dei contenuti, se dovessimo elencare tutti i


diversi modi possibili dei sillogismi - cominciando con A A A, A A E, A A I, A A
O, A E A, A E E, A E I, e via dicendo - arriveremmo a contarne 64 diversi (3
proposizioni per ciascun sillogismo, 4 tipi per ciascuna proposizione, 4 (3)
uguale 64). E, poiché ciascun modo può comparire in ciascuna delle quattro
figure, si ottengono 256 forme distinte di sillogismi (64 × 4 uguale 256).
Tuttavia, come aveva già intuito Aristotele, soltanto pochi sono validi, cioè
concludenti.

Titolo: 4 La distribuzione dei termini nelle proposizioni

Affrontiamo ora un concetto molto importante, quello di distribuzione. Nella


proposizione "Tutti gli scienziati sono saggi", il terminesoggetto "scienziati" si
dice distribuito perché ci si riferisce a tutta la classe degli scienziati. Nella
proposizione "Alcuni scienziati sono saggi", il termine-soggetto "scienziati" si
dice non distribuito perché ci si riferisce soltanto a una parte degli scienziati.
Dunque, definiamo "distribuito" un termine quando si riferisce a tutti gli
elementi della classe che esso denota; "non distribuito" quando si riferisce a
una parte degli elementi della classe da esso denotata.
Vediamo in modo più analitico la distribuzione dei termini nelle proposizioni
universali affermative e negative, e in quelle particolari affermative e negative.

I termini nelle proposizioni di tipo A

Nella proposizione universale affermativa di tipo A "Tutti gli uomini sono


mortali", il termine-soggetto è distribuito, perché ci si riferisce a tutti gli
uomini, mentre il termine-predicato non lo è, perché non ci si riferisce a tutti i
mortali. Invertendo soggetto e predicato la proposizione non risulta più vera.
Infatti, non possiamo dire "Tutti i mortali sono uomini": mortali sono i cani, i
gatti, i conigli, le pecore, gli alberi e tutti gli altri esseri viventi. Dunque, nelle
proposizioni di tipo A il termine-soggetto è distribuito, il termine-predicato non
lo è.

I termini nelle proposizioni di tipo E

Nella proposizione universale negativa di tipo E "Nessun uomo è immortale", la


classe di tutti gli uomini è completamente disgiunta da quella di tutti gli
immortali. La proposizione "nega" ogni relazione tra le due classi, infatti si
possono invertire soggetto e predicato [Pagina 49] affermando "Nessun
immortale è un uomo"; dunque, sia il termine-soggetto sia quello predicato
sono distribuiti.

I termini nelle proposizioni di tipo I

Nelle proposizioni particolari affermative di tipo I né il termine-soggetto né il


termine-predicato sono distribuiti. Consideriamo gli esempi seguenti:
a. "Alcuni uomini sono bianchi";
b. "Alcuni gatti sono neri";
c. "Alcuni medici sono empatici".
Nella proposizione (a) si asserisce che la classe degli uomini e quella delle cose
bianche hanno almeno un elemento in comune (questo è il significato da dare
al quantificatore "alcuni"). Nella proposizione (b) si asserisce che la classe dei
gatti e quella delle cose nere hanno almeno un elemento in comune, e così via.

I termini nelle proposizioni di tipo O

Nelle proposizioni particolari negative di tipo O il termine-soggetto non è


distribuito, come suggerisce la presenza di "alcuni":
a. "Alcuni infermieri non sono bravi";
b. "Alcuni polli non sono ruspanti";
c. "Alcuni cuochi non sono golosi".

Meno immediato è capire che il termine-predicato è distribuito. Analizziamo gli


esempi precedenti. Quando diciamo "Alcuni infermieri non sono bravi"
vogliamo asserire che alcuni infermieri sono esclusi dall' intera classe dei bravi.
Analogamente, nella seconda proposizione dichiariamo che alcuni polli sono
esclusi dall' intera classe delle cose ruspanti, mentre nella terza proposizione
dichiariamo che alcuni cuochi sono esclusi dall' intera classe dei golosi.

Per visualizzare la distribuzione dei termini

Per facilitare la memorizzazione dei concetti esposti, proponiamo uno schema


visivo della distribuzione dei termini nelle proposizioni A, E, I, O:

[N.d.t. Ordine delle voci della seguente tabella: Tipi di proposizione - Termine-
soggetto - Termine-predicato.]
A - è distribuito - non è distribuito
E - è distribuito - è distribuito
I - non è distribuito - non è distribuito
O - non è distribuito - è distribuito

Pagina 50 Titolo: Mettiti alla prova

Esercizio 1. Nei sillogismi seguenti identifica i termini medi (M), maggiori (P) e
minori (S) e indica le premesse maggiori e minori.
a. "Tutti gli uomini sono persone razionali" "Giovanni è uomo"
"Giovanni è persona razionale"
b. "Alcuni infermieri sono scortesi" "Nessuna persona scortese è gentile"
"Alcuni infermieri non sono gentili"
c. "Tutti i cavalli sono mammiferi" "Nessuna stella è mammifero"
"Nessun cavallo è una stella"

Esercizio 2. Specifica la figura a cui corrispondono i sillogismi seguenti, in base


alla posizione in essi assunta dal termine medio.
a. "Ogni bimbo è adorabile"
"Ogni bimbo è un essere umano"
"Qualche essere umano è adorabile"
b. "Nessun vizio è lodevole"
"Ogni buona azione è lodevole"
"Nessuna buona azione è un vizio"
c. "Tutti i reporter sono giornalisti"
"I giornalisti sono corrispondenti di un giornale o della televisione"
"I corrispondenti di un giornale o della televisione sono reporter"
d. "Ogni essere razionale è dotato di pensiero" "Ogni uomo è un essere
razionale"
"Ogni uomo è dotato di pensiero"

Esercizio 3. Indica se nelle proposizioni seguenti il soggetto è distribuito e


motiva la tua risposta.
a. Tutti i gatti sono animali.
b. Alcuni ingegneri sono bravi cuochi.
c. Nessuna guerra è un'impresa nobile.
d. Alcune giornate settembrine non sono piovose.

Esercizio 4. Elabora almeno due proposizioni in cui il predicato non sia


distribuito e altre due in cui il predicato sia distribuito. Fai in modo che siano
presenti tutti i tipi di proposizione che hai studiato (A, E, I, O).
Pagina 51 Titolo: capitolo 7 - Validità e verità del sillogismo

Titolo: 1 Le cinque regole di validità del sillogismo

A questo punto del nostro percorso, possiamo stabilire alcune regole di validità
del sillogismo. Si tratta di regole che valgono soltanto per questo tipo di
ragionamento e per di più nella sua forma "classica", in cui risulta costituito
da:
- tre proposizioni, di cui due premesse e una conclusione;
- tre, e soltanto tre, termini e soddisfa le seguenti condizioni:
- ogni termine deve essere presente due volte;
- il termine medio deve comparire in entrambe le premesse e non nella
conclusione.
Le regole concernono rispettivamente la qualità e la quantità di una
proposizione:
1. da due premesse negative non può derivare alcuna conclusione;
2. se una delle premesse è negativa, tale deve essere anche la conclusione;
3. da due premesse affermative non può derivare una conclusione negativa;
4. il termine medio deve essere distribuito in almeno una premessa;
5. se un termine non è distribuito nelle premesse, non deve essere distribuito
neppure nella conclusione.
Data l' importanza di queste regole in relazione alla definizione della validità
del ragionamento sillogistico, è bene esaminarle in modo analitico.

Pagina 52 Titolo: 2 Analisi delle regole della qualità

La prima regola

La prima regola della qualità afferma che non si può ricavare alcuna
conclusione da un sillogismo che presenti due premesse negative. Analizziamo
un esempio:
a. "Nessun genio è conformista"
b. "Nessun giornalista è genio"
c. "Nessun giornalista è conformista"

Come si può vedere, quando le premesse sono negative non possiamo stabilire
alcuna connessione fra i termini dell' argomentazione. Per riuscire a dimostrare
la conclusione "Nessun giornalista è conformista", dovremmo volgere in
positivo la premessa minore e dire "I giornalisti sono geni".

La seconda regola

La seconda regola della qualità afferma che, se una delle due premesse è
negativa, deve esserlo anche la conclusione. L'esempio riportato di seguito
viola questa regola e infatti è un caso di sillogismo non valido (vedi pagina
54):
a. "Tutti i cannibali sono incivili"
b. "Alcuni primitivi non sono incivili"
c. "Alcuni primitivi sono cannibali"

Perché il sillogismo sia valido la conclusione dovrebbe essere negativa: "Alcuni


primitivi non sono cannibali".
La terza regola

La terza regola della qualità afferma che da due premesse affermative non può
derivare una conclusione negativa, come nel seguente esempio:
a. "Tutti gli uomini sono mortali"
b. "Tutti i mortali sono felici"
c. "Alcuni uomini non sono felici"

La conclusione è scorretta: infatti, dalle due premesse deriva logicamente che


"Tutti gli uomini sono felici".

Pagina 53 Titolo: 3 Analisi delle regole della quantità

La prima regola

La prima regola della quantità afferma che il termine medio deve essere
distribuito in almeno una premessa. Il seguente esempio non rispetta questa
regola e perciò è un ragionamento non valido:
a. "Tutti gli uomini sono esseri umani"
b. "Tutte le donne sono esseri umani"
c. "Tutte le donne sono uomini"

In questo sillogismo il termine medio [M] è "esseri umani", che in entrambe le


premesse è il termine-predicato. Poiché entrambe le premesse sono
proposizioni di tipo A (universali affermative) e poiché, come abbiamo visto nel
capitolo precedente (vedi pagina 48), nelle proposizioni universali affermative
il predicato non è distribuito, in nessuna delle due premesse il termine medio
viene distribuito. È l' errore che i logici chiamano «fallacia del medio non
distribuito». In altre parole, per quanto sia vero che gli uomini sono esseri
umani e le donne anche, che cioè entrambi appartengono a una medesima
classe, il sillogismo non permette di inferire legittimamente che la classe degli
uomini e quella delle donne si identificano, fatto che sarebbe possibile solo se
essi costituissero, entrambi, l' intera classe degli esseri umani.

La seconda regola

La seconda regola della quantità afferma che se un termine non è distribuito


nelle premesse, non dev' essere distribuito neppure nella conclusione. Il
seguente sillogismo non rispetta tale regola:
a. "Tutti i leoni sono carnivori"
b. "Nessuna iena è un leone"
c. "Nessuna iena è carnivora"
L'errore di questo sillogismo consiste nel diverso uso del termine "carnivoro",
che nella premessa maggiore, essendo di tipo A (cioè universale affermativa),
non è distribuito, mentre è distribuito nella conclusione, che è una proposizione
di tipo E (universale negativa). La conclusione del sillogismo ci fornisce più
informazioni delle premesse. Infatti, nella conclusione il termine "carnivoro"
indica "tutti i carnivori", mentre nella premessa indica quella parte dei carnivori
che sono "i leoni". L'argomento sarebbe valido solo se potessimo inferire che
"tutti" i carnivori sono leoni; ma questa asserzione va chiaramente al di là di
quello che sappiamo, e soprattutto al di là di ciò che corrisponde a verità.
Pagina 54 Titolo: 4 Sillogismi falsi e sillogismi non validi

Come abbiamo avuto modo di specificare, il sillogismo si compone solo di


enunciati dichiarativi, che sono sempre verificabili, e quindi giudicabili veri o
falsi (vedi pagina 28). Se le premesse sono vere e se si rispettano le regole del
processo di inferenza, un ragionamento sillogistico deve necessariamente
pervenire a una conclusione vera.

Una validità solo formale

Vediamo il caso in cui il sillogismo sia valido, cioè presenti una catena di
inferenze assolutamente coerente, ma non vero, cioè porti a una conclusione
che non corrisponde alla realtà, in quanto basato su premesse tutte o in parte
false. Consideriamo l' esempio seguente:
a. "Tutti gli uomini sono immortali"
b. "Socrate è un uomo"
c. "Socrate è immortale"
Il ragionamento è formalmente corretto e dunque è valido, in quanto la
conclusione a cui conduce è pertinente alle premesse e ne è coerentemente
dedotta; tuttavia è falso, perché la prima premessa non corrisponde alla realtà
ed è quindi falsa la conclusione che ne deriva.
Vediamo al riguardo un altro esempio:
a. "Le persone forti fisicamente sono adatte a ricoprire ruoli di direzione"
b. "Le donne sono meno forti fisicamente degli uomini"
c. "Le donne sono meno adatte degli uomini a ricoprire ruoli di direzione"
La seconda premessa è documentata sia dal senso comune sia dagli studi di
anatomia, dunque è accettabile. La prima premessa, invece, è molto
discutibile, frutto di un pregiudizio: tra forza fisica e capacità direttiva, infatti,
non sussiste alcuna connessione logica, quindi è sbagliata l' inferenza
deduttiva.

Un'inferenza scorretta

D' altra parte, è anche possibile che l' inferenza non risulti corretta (ossia
valida) nonostante tutte le premesse e la conclusione di un ragionamento siano
vere. Consideriamo l' esempio seguente:
a. "Tutti gli uomini sono mortali"
b. "Socrate è un uomo"
c. "Socrate è ateniese"

Pagina 55 Nonostante siano vere tanto le premesse quanto la conclusione, il


ragionamento non è valido. Il motivo è da ricercare nel fatto che non esiste
rapporto di pertinenza tra le premesse e la conclusione, e quindi non siamo
propriamente di fronte a un "ragionamento", il quale implica appunto il corretto
collegamento tra alcune asserzioni preliminari (le premesse) e altre asserzioni
che ne conseguono (le conclusioni).

Un'inferenza incompleta

Resta da analizzare il caso in cui il sillogismo sia incompleto, in quanto privo di


un termine che viene sottinteso. Un esempio è l' entimema, molto frequente
nei discorsi quotidiani, perché ci si riferisce a conoscenze di dominio comune,
che non è il caso di esplicitare.
Gli entimemi possono essere:
- di primo grado se manca la premessa maggiore (ad esempio, "Sono un
idealista, perché credo che tutto ciò che esiste sia spirituale", in cui si omette
la premessa "Tutti gli idealisti credono che il principio della realtà sia
spirituale");
- di secondo grado se manca la premessa minore ("Sono un essere che
sbaglia, perché nessun uomo è esente da errore", in cui si omette la premessa
"Io sono un uomo");
- di terzo grado se manca la conclusione ("Quel politico si è arricchito
smisuratamente da quando è stato eletto e nessuno diventa così ricco senza
aver accettato qualche compromesso", in cui si omette la conclusione "Quel
politico ha accettato qualche compromesso").
In linea di massima, l' entimema è un sillogismo valido, a meno che la parte
omessa non risulti strettamente necessaria per comprendere l' inferenza.

Pagina 56 Titolo: Mettiti alla prova

Stabilisci la validità e la verità dei sillogismi seguenti; in caso di sillogismi non


validi o falsi, indica dove risiede l'errore.

a. "Tutti i medici sono giocatori di pallone" "Tutti i ragazzi sono giocatori di


pallone"
"Tutti i medici sono ragazzi"

b. "Le persone con il cervello più grande sono più intelligenti"


"Le donne sono persone con il cervello più piccolo rispetto agli uomini" "Le
donne sono meno intelligenti degli uomini"

c. "Tutti i buddisti sono vegetariani"


"Io sono vegetariano" "Io sono buddista"

d. "Tutti gli uccelli sono capaci di volare"


"I pinguini sono uccelli"
"I pinguini sono capaci di volare"

e. "Tutti i calciatori sono ricchi" "Alcuni studenti sono calciatori"


"Alcuni studenti sono ricchi"

f. "Ogni uomo è figlio di qualcuno" "Marco è un uomo"


"Marco è un impiegato"

g. "Nessun pittore è imprenditore" "Alcuni poeti sono pittori"


"Alcuni poeti sono imprenditori"

h. "Tutti i leoni sono mammiferi" "Nessun cavallo è leone"


"Nessun cavallo è mammifero"

Pagina 57 Titolo: capitolo 8 - Le antinomie, i paradossi, i dilemmi e le fallacie

Titolo: 1 Ragionamenti "bizzarri" e ragionamenti scorretti


Nei capitoli precedenti abbiamo riportato esempi di ragionamenti dotati di
rigore e chiarezza; abbiamo anche analizzato alcune regole essenziali per
evitare trappole, difficoltà ed errori generati dal linguaggio. Eppure, nella
conversazione quotidiana i disguidi interpretativi sono frequenti, come
dimostrano da un lato i cosiddetti "argomenti insolubili", dall' altro le fallacie.

Gli argomenti insolubili

Gli argomenti insolubili erano molto diffusi nel mondo antico (soprattutto
presso gli stoici) e hanno rappresentato una vera e propria sfida per la logica
moderna. Essi sono:
- le antinomie (l), ossia argomentazioni che partendo da presupposti validi
arrivano a conclusioni contraddittorie;
- i paradossi (l), ossia argomentazioni che partendo da presupposti validi
arrivano a conclusioni che sembrano contrastare con il senso comune;
Pagina 58 - i dilemmi (l), ossia argomentazioni che partendo da premesse
opposte arrivano alla stessa conclusione, o che partendo dalle stesse premesse
giungono tanto a una conclusione affermativa quanto a una conclusione
negativa.
L' antinomia e il paradosso hanno una natura affine e molto spesso vengono
considerati equivalenti.

Titolo: Lessico filosofico - antinomia


L'antinomia (dal greco antí, "contro", e nómos, "legge, regola") è un enunciato
che genera una contraddizione sia quando viene affermato sia quando viene
negato.
Titolo: paradosso
Il paradosso (dal greco pará, "contro o al di là", e dóxa, "opinione") è
un'argomentazione la cui conclusione, pur non essendo contraddittoria, va
contro l'opinione corrente.
Titolo: dilemma
Il dilemma (letteralmente "premessa doppia", dal greco dis, "due volte", e
lémma, "assunzione") è un ragionamento strutturato in modo tale che da
premesse opposte si può ricavare la stessa conclusione, o che dalle stesse
premesse si può ricavare una conclusione tanto negativa quanto affermativa.

Le fallacie

Sono fallacie, invece, quei ragionamenti scorretti (dal verbo latino fallor,
"sbaglio", "mi inganno") in cui possiamo incorrere adoperando argomenti che a
prima vista appaiono validi, ma tali non sono a un' analisi più attenta. Le
fallacie sono di vario tipo e possono derivare:
- dall'uso ambiguo dei termini;
- dalla fiducia che si ripone nell'autorevolezza della persona che afferma
qualcosa;
- dal pregiudizio;
- dal fatto che si omette una premessa o che si fa discendere da determinate
premesse una conclusione non pertinente.

Titolo: 2 Antinomie, paradossi e dilemmi


Il mentitore

Tra le antinomie, famosa è quella del mentitore, che la tradizione attribuisce a


Epimenide (un saggio greco vissuto all'inizio del VI secolo avanti Cristo), ma
che quasi di sicuro risale a Eubulide di Mileto (IV secolo avanti Cristo):
Epimenide cretese diceva che tutti i cretesi erano bugiardi. Ma allora: diceva il
vero o il falso?
Se diceva il vero, mentiva asserendo che tutti i cretesi erano bugiardi
[egli stesso era, infatti, cretese].
Se diceva il falso, non mentiva, come cretese, quindi diceva il vero.
Da ciò l' insolubile contraddizione: se il mentitore diceva il vero, mentiva; se
mentiva, diceva il vero.
Pagina 59 L' antinomia del mentitore è stata poi declinata in una serie di
formulazioni differenti, che riportiamo di seguito:

un esempio pratico
1. Se dici che menti, in ciò dici il vero, menti o dici la verità?
Se mento e dico che mento, mento o dico la verità?
2. Se dici che menti, e dici il vero, [allora] menti; ma dici che menti, e dici la
verità; dunque, menti.
Se menti e in ciò dici il vero, menti.
3. Dico che mento, e [ciò dicendo] mento; dunque, dico la verità.
Mentendo, dico il discorso vero che mento.
4. Se è vero, è falso; se è falso, è vero.
Chi dice "mento", mente e dice la verità contemporaneamente.

Come si può notare, i testi del primo gruppo si limitano a porre la questione:
"il mentitore dice il vero o il falso?"; i testi del secondo gruppo sottolineano il
fatto che, se il mentitore dice che mente, si contraddice sia che menta sia che
dica la verità; quelli del terzo constatano che il mentitore dice il falso, ma
dicendo il falso dice il vero; i testi del quarto gruppo concludono che la
proposizione è contemporaneamente vera e falsa.
L'argomento del mentitore rappresenta una vera difficoltà logica, per la cui
soluzione si sono adoperati pensatori di tutti i tempi. Oggi disponiamo di una
soluzione soddisfacente, dovuta a Russell. Il filosofo britannico ha sostenuto
che per risolvere le antinomie occorre limitare la loro portata di affermazioni
universali, in modo tale da escludere la possibilità di autoreferenzialità, vale a
dire che l' asserto si riferisca a se stesso. Dunque, "io mento" dovrà riferirsi a
tutte le proposizioni che io potrò dire, tranne a quella che sto pronunciando in
questo momento. Soltanto in questo modo si può uscire dall'impasse.

Il "sorite", il "calvo"e il "cornuto"

Nell'antichità circolavano numerosi rompicapi logici ritenuti insolubili, come


quello del sorite (in greco sóros significa "mucchio"), che si chiede a partire da
quale chicco di grano si possa con precisione parlare di mucchio, posto che uno
o due chicchi non formano un mucchio e che i chicchi vengono aggiunti uno
per volta.
L'argomento del calvo ha una struttura analoga: quando si potrà dire calvo un
uomo, posto che la perdita di un capello non costituisce calvizie e che i capelli
cadono uno per volta?
L'argomento del cornuto presenta la seguente formulazione: "Ciò che non hai
perduto lo hai; ma non hai perduto le corna; dunque le hai". In esso, si
presuppone erroneamente che tutto ciò che non si è perduto lo si possieda: si
tratta, evidentemente, di un imbroglio verbale.

Pagina 60 Il coccodrillo
Largamente diffuso tra gli stoici fu il dilemma del coccodrillo, presentato in più
versioni, di cui una è la seguente: un coccodrillo, dopo aver rapito un bimbo,
promise alla madre di renderglielo, a patto che ella avesse indovinato la sua
intenzione di restituirglielo o meno. La madre rispose che il coccodrillo non
glielo avrebbe restituito, generando nel coccodrillo un dubbio insolubile. Infatti:
- se non glielo avesse restituito, avrebbe confermato la previsione della madre
e, quindi, per rispettare il patto, avrebbe dovuto procedere alla consegna del
bimbo;
- viceversa, se glielo avesse restituito, avrebbe reso falsa la risposta della
madre e, in base al patto, non avrebbe dovuto consegnare il piccolo.
In entrambi i casi il coccodrillo si sarebbe trovato in una posizione
imbarazzante e contraddittoria.

Titolo: 3 Le ambiguità formali

Il fraintendimento del significato

L'ambiguità è una delle principali cause di ragionamento fallace. Espressioni


del tipo "Luca ha un cuore buono", "Gli uomini sono fratelli" eccetera si
prestano a essere fraintese, cioè ad essere adoperate in sensi differenti,
rischiando di produrre conclusioni non valide qualora facciano parte di un'
argomentazione.
Se prendiamo in considerazione la prima proposizione, "Luca ha un cuore
buono", notiamo che "buono" riferito al cuore può avere almeno due significati:
può voler dire che il cuore di Luca è sano dal punto di vista fisico oppure,
metaforicamente, che Luca è generoso. Allo stesso modo, il termine "fratelli"
che compare nella seconda proposizione può essere usato con il significato
letterale di "figli di uno stesso genitore" o con quello metaforico di persone
intimamente legate da affinità, idee, interessi condivisi. Se non si chiarisce
quale sia il riferimento corretto del termine, possono nascere argomenti
erronei e ingannevoli.
Ci sono alcuni casi di ambiguità dovuti all' uso non chiaro dei quantificatori o
alla loro omissione. Ad esempio, l' affermazione "Gli americani sono velocisti"
può risultare ambigua in quanto non specifica che ci si riferisce ad "alcuni
americani", e verosimilmente agli atleti di colore che vincono quasi sempre le
competizioni. Un altro esempio è la proposizione "Gli elefanti sono scappati", in
cui il quantificatore [Pagina 61] non è espresso: essa non è pronunciata con l'
intenzione di affermare che "tutti" gli elefanti sono scappati (come avviene in
espressioni del tipo "Gli elefanti sono animali"), bensì che si sono dati alla fuga
"alcuni elefanti", ad esempio di un circo.

L'anfibolia

I logici denominano "anfibolia" (derivato dal greco amphíbolos, "ambiguo") un


discorso ambiguo interpretabile in almeno due modi differenti a causa della
presenza in esso di parole omofone (che hanno un suono simile) o di ambiguità
sintattiche o semantiche (ad esempio "di amanti ne ha tanti" - "diamanti ne ha
tanti"; "una vecchia porta / la sbarra" - "una vecchia / porta la sbarra").

Le citazioni fuori dal contesto

Un errore molto diffuso nel linguaggio ordinario consiste nel citare frasi altrui
astraendole dal contesto di origine e caricandole di un significato differente. Si
consideri la seguente affermazione di un turista che non sopporta il cibo del
Paese in cui si trova a viaggiare:
«Non mi piace pressoché nulla della cucina locale, ma dovendo sostentarmi
preferisco il riso, che consumo ogni giorno soltanto per non morire di fame».
Se noi abbreviassimo questo discorso e riportassimo soltanto «preferisco il
riso, che consumo ogni giorno», comunicheremmo un pensiero inesatto: la
preferenza per il riso, che nel discorso di partenza non era data come una
preferenza effettiva, ma come mero ripiego.

Titolo: 4 I condizionamenti dell'opinione

L'argomento "dell'autorità"

Il pensiero e le affermazioni di una persona che occupa una posizione di rilievo


o di prestigio possono condizionare fortemente le nostre opinioni. Nelle
conversazioni capita spesso di ascoltare frasi come: «È vero, l' ha detto il tal
personaggio importante». Il fatto che una persona "importante" esprima una
determinata idea non costituisce di per sé una prova di verità. Non è, infatti, l'
importanza (la rilevanza) di una persona a rendere un enunciato vero o falso,
ma la validità degli argomenti di cui si serve per supportarlo. Preso in sé, cioè
come prova unica, l' argomento dell' autorità è da considerarsi una fallacia.
Il filosofo inglese John Locke (1632-1704) denominò l' appello all' autorità (da
lui criticato) come argumentum ad verecundiam, [Pagina 62] "appello alla
modestia", espressione giustificata dal fatto che coloro che lo sostenevano
giudicavano atto di somma immodestia opporsi all' autorità o discostarsi da
essa nei giudizi. Il riferimento polemico di Locke è a coloro che avevano fatto
dell' autorità di Aristotele l' unica fonte delle proprie teorie, esimendosi dal
riflettere personalmente in modo critico. Da questa osservazione ricaviamo un
insegnamento importante: le idee degli altri vanno rispettate, ma è necessario
abituarci a ragionare in modo autonomo e scevro da condizionamenti.

L'argomento ad hominem

Un altro tipo di fallacia è l' argomento ad hominem, o "contro la persona", che


prende come bersaglio la "persona" che parla (o scrive), non ciò che essa
afferma. Il dibattito politico fornisce continui esempi di ragionamenti di questo
tipo, basati non sull' intrinseco valore delle ragioni addotte dall' avversario, ma
sulla sua vita o sulle sue vicende personali.
In logica la valutazione di un ragionamento deve essere distinta da
considerazioni di carattere personale. Sotto l' aspetto logico, infatti, la verità di
una qualunque proposizione è indipendente dalle qualità morali, dalle
convinzioni politiche, dalla fede religiosa o dal ruolo sociale di colui che la
pronuncia.

Titolo: 5 I "difetti" di struttura


La petitio principii

Con la petitio principii (l), o "petizione di principio", siamo di fronte a una


fallacia che fu studiata da Aristotele negli Analitici primi e nei Topici, con la
quale si postula ciò che si vuole dimostrare. Si verifica quando la proposizione
che deve essere provata è supposta implicitamente [Pagina 63] o
esplicitamente nelle premesse: si tratta, quindi, di un argomento circolare, in
quanto la sua conclusione si basa su premesse che a loro volta presuppongono
la verità della conclusione.
un esempio pratico
Vediamo alcuni esempi di argomenti invalidati dalla petitio principii.
Commetterebbe questa fallacia il commerciante o rivenditore che dicesse ai
clienti «Mi dovete credere perché sono affidabile». Un altro esempio è
rappresentato dal condannato a morte che dice ai propri giustizieri: «Sappiate
che io merito la vostra pietà più che il vostro castigo: infatti, il castigo va a chi
è colpevole di un reato, la pietà a chi è condannato ingiustamente» (da C.
Perelman e L. Olbrechts-Tyteca, Trattato dell' argomentazione, trad. it. di C.
Schick - M. Mayer - E. Barassi, Einaudi, Torino 2001). Il ragionamento sarebbe
perfetto, se non presupponesse proprio quello che, invece, deve essere
dimostrato, cioè che il condannato a morte è innocente e l' accusa ingiusta.

Titolo: Lessico filosofico - petitio principii


Questa espressione (dal latino medievale "assunzione dell'inizio") indica un
ragionamento fallace nel quale la proposizione che deve essere provata è
supposta, implicitamente o esplicitamente, nelle premesse. In altri termini,
viene presupposta la verità dell'affermazione che deve essere dimostrata,
basandosi su di essa per dimostrare che è vera.

Il salto logico, ovvero il non sequitur

Il non sequitur (l) (dal latino, letteralmente "non segue, non consegue") è una
deduzione scorretta, in quanto collega erroneamente i termini di una
questione.
Se affermassi che gli attori statunitensi sono più bravi di quelli europei
(conclusione), partendo dal fatto che "sono i più pagati al mondo",
commetterei l' errore della conclusione non pertinente. Infatti, che gli attori
statunitensi siano i più pagati al mondo non implica che siano anche i più
bravi: la conclusione non sequitur, vale a dire che "non segue" logicamente
dalle premesse.
Più in generale, possiamo dire che quasi tutte le fallacie logiche danno origine
all' errore del non sequitur, a causa del quale si inferiscono conseguenze non
pertinenti rispetto alle premesse. A questo si riferisce l' espressione "salto
logico": nel nostro caso, saltare da "sono i più pagati al mondo" a "sono i più
bravi".

Titolo: Lessico filosofico - non sequitur


L'espressione latina si traduce "non segue, non consegue" e indica
un'argomentazione in cui si traggono conseguenze che non sono pertinenti alle
premesse.

Pagina 64 Titolo: Mettiti alla prova


Esercizio 1. Indica quali dei seguenti esempi sono antinomie/paradossi e quali
dilemmi.
a. In un villaggio c'è un barbiere che rade tutti e solo gli uomini che non si
radono da sé. Chi rade il barbiere? Se si rade da sé, per definizione non lo fa;
se non si rade da sé, per definizione lo fa. (da Bertrand Russell)
b. Un professore chiede all'alunno di indovinare se passerà l'esame,
promettendogli che, se la sua risposta sarà esatta, passerà l'esame, altrimenti
non lo passerà.
c. In un albergo con posti infiniti c'è sempre posto per tutti, anche quando è al
completo.
d. Parla una ragazza il cui genitore vorrebbe che si separasse dal marito: «Tu
mi tratti con ingiusta severità, o padre mio. Infatti se pensavi che Cresofonte
fosse un mascalzone, perché me lo hai fatto sposare? E se invece è una
persona per bene, perché vuoi che lo lasci, contro la mia e la sua volontà?»
(Demostene, Prima Olintiaca, 25, 27, in C. Perelman - L. Olbrechts-Tyteca,
Trattato dell'argomentazione, trad. it. di C. Schick - M. Mayer - E. Barassi,
Einaudi, Torino 2001, pagina 250)
e. Conosci l'uomo che ti viene incontro con il capo velato? - No - Se si
scoprisse il volto lo riconosceresti? - Sì - Dunque sei in contraddizione: conosci
e non conosci la medesima persona!
f. Se un uomo è a Megara non è ad Atene. A Megara c'è un uomo, quindi non
c'è un uomo ad Atene. (da Crisippo)

Esercizio 2. Identifica le fallacie presenti nei seguenti enunciati.


a. Ma, dottore, lei non ha ragione a impormi di non fumare, infatti lei fuma!
b. Non c'è dubbio che l'alcol fa male: lo ha detto Piero Angela.
c. La mia scuola è la migliore, perché ha professori anziani.
d. Gli americani sono ricchi; John è americano; John è ricco.
e. Tutti gli uomini sono fratelli; dunque, tu e Giovanni siete fratelli.
f. Credo all'esistenza di Dio perché c'è scritto nella Bibbia; credo alla Bibbia
perché ispirata da Dio.
g. Non è vero che si deve rispettare il semaforo quando è rosso, perché me lo
dice proprio chi non lo rispetta mai.
h. La mia squadra di calcio ha gli atleti più veloci, perché sono pagati meglio
degli altri.

Esercizio 3. Individua le fallacie presenti nei seguenti ragionamenti.


a. "Il presidente dello Stato X sostiene che il paese Y possiede armi nucleari"
"Il suddetto presidente è un esperto nel campo della politica internazionale"
"Il paese Y possiede armi nucleari"

b. "Solo chi è sposato può elogiare il valore della famiglia" "Tu non sei sposato"
"Tu non puoi elogiare il valore della famiglia"

c. "Il giornalista Hilton sostiene la colpevolezza di Francis" "Il giornalista Hilton


se ne intende di delitti"
"Francis è colpevole"

d. "Il professore dice che Giulia non è brava in matematica" "Il professore è un
maschilista"
"Giulia è brava in matematica"
Pagina 65 Titolo: Test di logica

In questa sezione proponiamo una serie di test di logica mirati a sviluppare la


competenza logico-argomentativa. Si requisito sempre più richiesto sul
corretto significato di termini/espressioni, sulle analogie concettuali, su
sinonimi e contrari, sui nessi logici...
- verifica della competenza relativa al tratta di un nella nostra società, ad
esempio per superare le selezioni delle facoltà universitarie a numero chiuso o
per ottenere incarichi professionali che vengono assegnati tramite concorso.
Le batterie di esercizi che seguono sono organizzate secondo i raggruppamenti
indicati:
- verifica della competenza relativa alla logica linguistica, mediante esercizi
ragionamento critico, mediante esercizi sulla struttura logica di proposizioni e
ragionamenti, sull'individuazione di premesse implicite e di passaggi logici
errati, sugli enunciati rafforzativi...
- verifica della comprensione e della capacità deduttiva in riferimento a testi,
mediante esercizi di completamento e di riconoscimento del senso e della
conclusione dei brani letti.

Pagina 66 Titolo: Logica linguistica

Esercizio 1 Tra quelli elencati di seguito, qual è l'abbinamento errato?

a inferenza / processo logico


b meeting / incontro
c turgido / sporco
d redarguire / rimproverare
e nome / sostantivo

Esercizio 2 Uno degli abbinamenti seguenti è errato. Quale?

a avarizia / prodigalità
b pudicizia / scostumatezza
c insofferenza / sopportazione
d tracotanza / remissività
e onestà / insistenza

Esercizio 3 Di seguito vengono abbinate alcune espressioni idiomatiche con il


loro significato. Indica l'associazione errata:

a essere al verde / essere senza soldi


b tirare le cuoia / cadere rovinosamente
c darsela a gambe / fuggire
d prendere un abbaglio / cadere in errore
e vuotare il sacco / confessare

Esercizio 4 Uno dei termini seguenti è intruso. Quale?

a implicito
b sottinteso
c tacito
d manifesto
e occulto

esercizio 5 Indica quale, tra i termini e le espressioni seguenti, è l'intruso:

a effetto serra
b comitato elettorale
c ballottaggio
d referendum
e patto di stabilità

Esercizio 6 Qual è il sinonimo di "virtuale"?

a virtuoso
b impreciso
c effettivo
d onirico
e potenziale

Pagina 67 Esercizio 7 Qual è il contrario di "flop"?

a successo
b esclusiva
c fiasco
d demodé
e scoop

Esercizio 8 Indica il significato del termine "sillogismo":

a ragionamento non valido


b ragionamento dimostrativo
c ragionamento fallace
d ragionamento sofisticato
e ragionamento aporetico

Esercizio 9 Con il termine "duodeno" si intende:

a un numero intero potenza di 2


b il sistema numerico binario
c un'ulcera che interessa l'apparato intestinale
d una porzione dell'intestino tenue
e un duetto comico

Esercizio 10 Che cosa si indica con il termine "estrogeni"?

a ormoni sessuali femminili


b persone estrose
c persone che non si conoscono
d stranieri senza permesso di soggiorno
e terapie non ormonali per i sintomi della menopausa

Esercizio 11 Qual è il significato del termine "automa"?


a Stato che si governa da sé
b capacità di ottenere spontaneamente benefici psicofisici
c macchina che riproduce i movimenti dell'uomo
d atto compiuto senza volontarietà
e vettura in pessime condizioni

Esercizio 12 Indica, tra i termini proposti, quello che designa l'autore di opere
destinate alla rappresentazione sulla scena:

a sceneggiatore
b drammaturgo
c scrittore
d teatrante
e istrione

Pagina 68 Esercizio 13 Quale, tra i termini e le espressioni seguenti, designa


l'insieme di regole che disciplinano il comportamento di un utente di Internet?

a privacy
b global players
c avanguardia etica
d galateo
e netiquette

Esercizio 14 Qual è, tra le seguenti, la parola da scartare?

a ipoteca
b biblioteca
c pinacoteca
d cineteca
e discoteca

Esercizio 15 Indica la serie di parole con cui è corretto sostituire i numeri per
dare un senso compiuto e logico alla frase seguente:

Uno stesso libro può suscitare reazioni contraddittorie nei lettori: alcuni lo
possono osannare, altri (1) (puntini), certi lo possono sopravvalutare, altri (2)
(puntini)

a (1) acclamare (2) sottovalutare


b (1) esaltare (2) disprezzare
c (1) denigrare (2) sminuire
d (1) svalutare (2) sovrastimare
e (1) apprezzare (2) ignorare

Esercizio 16 Con quale serie di parole è corretto sostituire i numeri, affinché la


frase seguente abbia un senso compiuto e logico?

Credo che ora (1) (puntini) il momento che io (2) (puntini)


autocritica per non (3) (puntini) più gli stessi errori.

a (1) è arrivato (2) faccia (3) incappare


b (1) sia arrivato (2) produca (3) fare
c (1) è arrivato (2) esegua (3) commettere
d (1) sia arrivato (2) faccio (3) eseguire
e (1) sia arrivato (2) faccia (3) commettere

Esercizio 17 Quale serie di parole, sostituita ai numeri, dà un senso compiuto e


logico alla frase seguente?

Alla maratona, quest'anno gli atleti hanno dovuto fare i conti prima ancora che
con la (1) (puntini) della gara, con l'(2) (puntini) della città. Molti corridori,
pertanto, si sono muniti di mascherina (3) (puntini)

a (1) sfida (2) ampiezza (3) G P S


b (1) tensione (2) organizzazione (3) di riconoscimento
c (1) fatica (2) inquinamento (3) anti-smog
d (1) frenesia (2) apatia (3) sponsorizzata
e (1) vittoria (2) andirivieni (3) lasciapassare

Pagina 69 Esercizio 18 Considera la proporzione verbale "x: ricevimento uguale


sketch: y". Quale coppia di termini ne rappresenta il completamento logico?

a x uguale accoglienza y uguale serietà


b x uguale festa y uguale freddura
c x uguale commiato y uguale figuraccia
d x uguale party y uguale scenetta
e x uguale soirée y uguale show

Esercizio 19 Quale coppia di termini completa logicamente la proporzione


verbale
"x: quercia uguale fiore: y"?

a x uguale albero y uguale peonia


b x uguale ramo y uguale colore
c x uguale possanza y uguale bellezza
d x uguale bosco y uguale giardino
e x uguale radici y uguale frutto

Esercizio 20 Indica la coppia di termini che rappresenta il completamento


logico della proporzione verbale "x: alcuni uguale esclusione: y":

a x uguale tutti y uguale totalità


b x uguale eccezione y uguale nessuno
c x uguale certi y uguale aggiunta
d x uguale selezione y uguale pochi
e x uguale molti y uguale inclusione

Esercizio 21 Indica, tra i termini seguenti, quello che appartiene all'ambito


della medicina:

a idrossido
b rifrazione
c spin
d glaucoma
e bentonite

Esercizio 22 Qual è l'intruso fra i termini seguenti, appartenenti al lessico


informatico?
a account
b tasca
c script
d cartella
e backup

Esercizio 23 Quale di queste espressioni non si riferisce all'ambito economico?


a tasso di inflazione
b globale fabbricati
c potere di acquisto
d capitalizzazione finanziaria
e monopolio naturale

Pagina 70 Titolo: Ragionamento critico

Esercizio 1 Analizza il ragionamento seguente: "Elisabetta deve essere molto


dotata perché è stata ammessa nel coro del teatro cittadino, i cui componenti
sono davvero ottimi cantanti".
Qual è la struttura logica corretta?

a premessa 1 - premessa 2 - conclusione


b premessa - conclusione 1 - conclusione 2
c conclusione - premessa 1 - premessa 2
d premessa 1 - conclusione - premessa 2
e conclusione 1 - conclusione 2 - premessa

Esercizio 2 Analizza il ragionamento seguente: "Se la nostra squadra riuscirà a


dimostrarsi tenace e volitiva, allora supererà la fase a gironi e riqualificherà il
calcio italiano in Europa".
Qual è la struttura logica corretta?

a premessa 1 - premessa 2 - conclusione


b premessa - conclusione 1 - conclusione 2
c conclusione - premessa 1 - premessa 2
d premessa 1 - conclusione - premessa 2
e conclusione 1 - conclusione 2 - premessa

Esercizio 3 Indica il significato della proposizione "Giovanni è un uomo liberale


e i suoi concittadini gli sono grati":

a Giovanni è il leader del partito liberale


b la città in cui Giovanni vive è a maggioranza liberale
c Giovanni è un cittadino libero
d Giovanni è munifico
e Giovanni ha contribuito alla liberazione dei suoi concittadini

Esercizio 4 Considera la proposizione "Questa decisione vìola i diritti


fondamentali dell'uomo". Qual è il suo significato?

a la decisione è ingiusta
b la decisione è illegale
c la decisione è illogica
d la decisione è inattuabile
e la decisione è incostituzionale

Esercizio 5 Qual è il significato della proposizione "La condizione necessaria per


apprendere la logica è studiarla ogni giorno"?

a non basta studiare ogni giorno la logica per impararla


b lo studio quotidiano della logica è utile
c se non si studia ogni giorno la logica non è possibile impararla
d per imparare la logica bisogna studiare
e l'applicazione quotidiana della logica aiuta a studiare

Pagina 71 Esercizio 6 La proposizione "La rivelazione divina è carica di mistero"


sta a significare che:

a il mistero può essere spiegato solo da Dio


b il mistero può essere sciolto solo dai libri sacri
c il mistero è parte essenziale della rivelazione
d il mistero esiste solo nella rivelazione
e il mistero non ha a che fare con l'uomo

Esercizio 7 Indica, tra quelli riportati di seguito, il significato della proposizione


"È caratteristica propria di una mente bene educata indagare ciò che è incerto
e provare piacere nella soluzione dei dubbi":

a soltanto l'incertezza e il dubbio generano piacere


b il frutto inatteso dell'educazione è il piacere
c senza certezze non c'è educazione
d una mente bene educata non ha paura del piacere
e una mente bene educata non ha paura del dubbio

Esercizio 8 "Se la vicina telefona, in genere le serve un passaggio. Oggi alla


vicina non è servito un passaggio, quindi non ha telefonato".
Quale ragionamento, tra i seguenti, ha la struttura logica di quello proposto?

a "Quando non sto attenta in classe, faccio più fatica a studiare a casa. Per
fortuna sono stata attenta in classe, così sto studiando con facilità".
b "Se mangio patatine fritte, mi viene sete; ieri ho mangiato patatine fritte,
quindi mi è venuta sete".
c "Ogni volta che guardo il Grand Prix, mia sorella si lamenta; questa
domenica non sto guardando il Grand Prix, ma mia sorella si lamenta lo
stesso".
d "Se mi vengono i crampi, di solito ho corso troppo veloce; questa volta non
ho corso troppo veloce, quindi non mi sono venuti i crampi".
e "Comprerò una macchina quando prenderò la patente. Al momento sono
minorenne, quindi non posso prendere la patente".
Esercizio 9 "Quando non vado in piscina per un po', sento i muscoli tutti
indolenziti. Adesso è da un po' che non vado in piscina, infatti sento i muscoli
tutti indolenziti".
Quale ragionamento, tra i seguenti, ha la struttura logica di quello proposto?

a "Se non fa freddo, vado a scuola in bicicletta. Quest'autunno non è


particolarmente freddo, pertanto vado a scuola in bicicletta quasi tutti i giorni".
b "Quando non prendo brutti voti, non litigo con i miei genitori. Durante il
quadrimestre ho preso qualche brutto voto, ma sono riuscito lo stesso a non
litigare con i miei genitori".
c "Ogni volta che incontro Elisa, mi fermo a chiacchierare delle ore. Oggi non
mi sono fermata a chiacchierare delle ore perché non ho incontrato Elisa".
d "Se piove, non porto la macchina a lavare. Oggi non piove, quindi porto la
macchina a lavare".
e "Il pelo degli animali mi provoca reazioni allergiche. Io evito gli animali, ma
ho ugualmente reazioni allergiche".

Pagina 72 Esercizio 10 I sindacati chiedono a gran voce al governo di ripensare


l'emendamento presentato in relazione alla legge delega sul lavoro, al fine di
non lasciare i lavoratori senza tutele.
Indica quale, tra le seguenti, è l'ipotesi implicita alla base dell'argomentazione
sopra esposta:

a i sindacati sono gli unici veramente interessati ai diritti dei lavoratori


b il testo dell'emendamento riduce i diritti di chi lavora
c il testo dell'emendamento è ingiusto
d il governo si affida agli emendamenti quando deve prendere decisioni
impopolari
e senza gli emendamenti i lavoratori non sarebbero tutelati

Esercizio 11 Quello dei social network è un canale privilegiato anche per la


cultura: se si considera il grande successo che i tour virtuali dei musei
riscuotono all'estero si può amaramente concludere che l'Italia sta perdendo
un'opportunità. Quale, tra le seguenti, è l'ipotesi implicita alla base
dell'argomentazione sopra esposta?

a i musei italiani non sfruttano l'uso di piattaforme che consentono tour virtuali
b l'Italia non ha bisogno dei social network per promuovere il proprio
patrimonio culturale
c la cultura italiana mal si adatta all'innovazione tecnologica
d nel nostro Paese non si stanziano abbastanza fondi per favorire la cultura
e alcuni fenomeni funzionano solo all'estero

Esercizio 12 L'amicizia di Andrea e Raffaella si basa sulla sincerità. Un giorno


Andrea deve scegliere se accompagnare il fratellino allo stadio o se andare,
come promesso, a una noiosa conferenza con l'amica. Decide di raccontare a
Raffaella di avere l'influenza e disertare la conferenza. Poiché la verità non è
mai venuta a galla, nulla è cambiato tra Andrea e Raffaella, quindi Andrea
pensa di non aver sbagliato a mentirle.
Indica il passaggio logico che sta alla base della conclusione di Andrea:

a dire bugie agli amici è meno grave che dire bugie ai fratelli
b ci sono situazioni in cui è sconsigliabile dire la verità
c tradire un amico è pericoloso solo se si viene smascherati
d se Raffaella avesse scoperto la verità non ne sarebbe stata comunque delusa
e la sincerità è una dote sopravvalutata

Esercizio 13 Una settimana prima della verifica di latino, solitamente Massimo


traduce una versione al giorno per esercitarsi. Giunto alla fine del
quadrimestre, trovandosi a dover sostenere un'interrogazione di storia nello
stesso giorno della verifica di latino, Massimo dà la priorità al ripasso di storia
per recuperare un brutto voto. Ottiene comunque un buon risultato in latino;
"La prossima volta potrò esercitarmi meno", pensa Massimo.
Qual è il passaggio logico che sta alla base della conclusione di Massimo?

a lo studio abbinato di storia e latino aumenta il rendimento


b lo studio e l'esercizio non sono così determinanti al fine del risultato
c alla fine del quadrimestre gli insegnanti sono più magnanimi
d l'eccesso di studio diminuisce la capacità di concentrarsi
e le prestazioni aumentano quando l'obiettivo è ambizioso

Pagina 73 Esercizio 14 Nel Novecento, nell'ambito del pensiero liberale si è


aperto un dibattito molto acceso, con esiti radicalmente diversi tra loro: alcuni
hanno focalizzato la loro attenzione sulla giustizia sociale, altri sulla giustizia
distributiva, altri ancora sulla giustizia commutativa. Tutto ciò ha fatto sì che i
rappresentanti del pensiero liberale non siano riusciti ad aggregarsi in un
movimento politico omogeneo intorno a principi comuni.
Quale proposizione è giustificata dall'argomentazione sopra esposta?

a il pensiero liberale non è riuscito a essere incisivo nella politica


contemporanea perché non è omogeneo
b il pensiero liberale contemporaneo è arenato sulla questione della giustizia
c il pensiero liberale contemporaneo si differenzia in una pluralità di
interpretazioni spesso fra loro contrastanti
d nonostante le differenti interpretazioni che al suo interno vengono date della
giustizia, è quest'ultima l'unico interesse del pensiero liberale
e sebbene il partito liberale sia disomogeneo dal punto di vista organizzativo,
tuttavia esso è compatto in seno all'apparato governativo

Esercizio 15 Il proverbio di origine latina "La fortuna aiuta gli audaci" invita a
essere risoluti e coraggiosi in qualunque circostanza, perché il fato è dalla
parte di coloro che sanno osare e rischiare.
Quale delle seguenti affermazioni è conforme allo spirito del proverbio?

a la storia dimostra che non sempre chi compie grandi imprese ha la fortuna
dalla sua parte
b i latini non avevano una grande considerazione del coraggio
c nella vita di tutti i giorni non basta la buona volontà per avere la meglio sulle
avversità
d l'eroe è tale proprio perché, impavido, non si piega di fronte alla sorte
avversa
e spesso la sfortuna viene usata come alibi dagli svogliati

Esercizio 16 John Dewey, celebre pedagogista statunitense, sostiene che «gli


uomini nel loro stato naturale non pensano se non hanno problemi da
affrontare». Indica, tra le seguenti, l'affermazione che esprime il messaggio di
Dewey:

a la soluzione dei problemi rende più concreto il nostro impegno nella vita
sociale
b gli uomini ignoranti non sanno risolvere i problemi della vita
c nel mondo hanno un ruolo determinante la precarietà, l'incertezza e il rischio
d nello stato naturale, senza problemi di cui occuparsi, l'uomo era molto più
felice di quanto non sia ora
e la conoscenza non è altro che la forma più complessa ed efficace di
risoluzione delle situazioni problematiche dell'esistenza

Pagina 74 Titolo: Comprensione di testi

Esercizio 1 Talete milesio [omissione] avendo previsto in base a computi


astronomici un abbondante raccolto di olive, ancora nel cuore dell'inverno,
disponendo di una piccola somma di denaro, si accaparrò tutti i frantoi di
Mileto e di Chio, dando una cifra irrisoria perché non ce n'era richiesta alcuna:
ma quando giunse il tempo della raccolta, poiché molti cercavano i frantoi,
tutti insieme e d'urgenza, li dette a nolo al prezzo che volle e così, raccolte
molte ricchezze, dimostrò che per i filosofi è davvero facile arricchirsi, se lo
vogliono; e invece non è di questo che si preoccupano. (Aristotele, Politica, I,
1259 a) Quali sono le due conclusioni che si possono trarre dal testo?

a per Aristotele la filosofia non è qualcosa d'inutile per la vita, come spesso si
crede
b per Aristotele la filosofia è una scienza che prevede il futuro in vista
dell'arricchimento
c per Aristotele la filosofia è una scienza rigorosa, capace anche di prevedere il
futuro
d per Aristotele la filosofia è una disciplina rigorosa dal punto di vista teorico,
ma incurante della vita pratica
e per Aristotele la filosofia è subordinata all'agronomia

Esercizio 2 Perché dubitare che il saggio abbia maggiori possibilità di


manifestare il proprio animo nella ricchezza che nella povertà? In quest'ultima
si esercita infatti una sola forma di virtù, quella di non lasciarsi mai piegare né
deprimere, mentre nella ricchezza trovano vasto campo d'azione la
temperanza, la liberalità, la diligenza, l'equilibrio e la munificenza. (Seneca, La
vita felice, capitolo XXII)
Quali sono le due conclusioni che si possono trarre dal testo?

a il vero saggio non ricerca la ricchezza perché non si lascia piegare dalla sorte
avversa
b la ricchezza è legittima se funzionale alla pratica della virtù
c l'uomo ricco è di norma più virtuoso del povero
d l'uomo povero è di norma più virtuoso del ricco
e la ricchezza, pur non essendo un bene in sé, è utile anche per il saggio

Esercizio 3 Il rapsodo deve essere per gli ascoltatori colui che interpreta il
pensiero del poeta ed è impossibile ch'egli riesca bene in questo, se non
conosce quello che il poeta dice. (Platone, Ione, I)
Qual è la conclusione che si può trarre dal testo?

a il rapsodo, per quanto si sforzi, non riuscirà mai a trasmettere i sentimenti


del poeta
b il poeta dovrebbe lui stesso declamare i propri versi se vuole farsi apprezzare
dall'uditorio
c il rapsodo è colui che interpreta il pensiero del poeta
d la poesia, così come la declamazione dei versi, altera l'originario contenuto
del pensiero
e per diventare un buon rapsodo è necessario prima comprendere il messaggio
del poeta

Pagina 75 Esercizio 4 Acquistiamo il diritto di criticare severamente una


persona solo quando riusciamo a convincerla del nostro affetto e della lealtà
del nostro giudizio, e quando siamo sicuri di non rimanere irritati se il nostro
giudizio non viene accettato o rispettato. (Mahatma Gandhi)
Quale delle seguenti affermazioni esprime il messaggio del testo?

a le persone intelligenti non si offendono se non vengono ascoltate


b è meglio criticare gli amici che i nemici
c la critica al prossimo è sempre spiacevole
d non ha senso dare consigli a chi non li seguirà
e la critica può essere costruttiva solo se basata su sentimenti sinceri

Esercizio 5 L'educazione è il momento che decide se noi amiamo abbastanza il


mondo da assumercene la responsabilità e salvarlo così dalla rovina, che è
inevitabile senza il rinnovamento, senza l'arrivo di esseri nuovi, di giovani.
(Hannah Arendt, Tra passato e futuro)
Quale delle seguenti affermazioni esprime il messaggio del testo?

a compito dell'educazione è formare individui responsabili


b compito dell'educazione è valorizzare le nuove generazioni
c compito dell'educazione è disciplinare il progresso
d compito dell'educazione è aiutare le persone a non rovinarsi
e compito dell'educazione è infondere amore per il mondo

Esercizio 6 La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna vedere quel


che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera
quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il
sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la
pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui
passi già fatti, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. (José
Saramago, Viaggio in Portogallo)
Quale delle seguenti affermazioni esprime il messaggio del testo?

a quando si viaggia spesso manca il tempo per vedere bene le cose


b il mondo cambia continuamente e da un viaggio all'altro non resta mai lo
stesso
c l'ansia di vivere sempre nuove esperienze divora l'uomo
d se non si visita un luogo in tutte le stagioni è difficile dire quando è più
caratteristico
e il viaggio è un'esperienza conoscitiva e sentimentale inesauribile

Esercizio 7 Un regista che lavori con sincerità è, prima di essere un regista, un


uomo, perciò, se è sincero, mette tutto se stesso in quel film, e quindi la
propria morale, le proprie opinioni. Credo che non si debba partire da idee
preconcette, da tesi, perché questo meccanizza tutto, raffredda tutto, ma sia,
invece, necessario seguire la propria storia, i propri personaggi che sono quello
che sono. (Michelangelo Antonioni)
Quale delle seguenti affermazioni non esprime il messaggio del testo?

a un buon film riflette sempre il mondo interiore del suo regista


b un buon regista cerca di non irrigidire mai le sue storie
c i film servono a trasmettere un insegnamento morale
d sono i personaggi stessi che devono guidare il regista
e da un film "sincero" si può risalire alle opinioni ed ai valori del regista

Pagina 76 Esercizio 8 Si discute poi se l'uomo felice abbia bisogno di amici


oppure no. Si dice, infatti, che gli uomini felici e autosufficienti non hanno per
niente bisogno di amici poiché essi possiedono il bene. Essendo essi
autosufficienti non hanno bisogno di nessuno, mentre l'amico, essendo un altro
se stesso, fornisce ciò che un uomo non può ottenere da sé. Da qui il detto:
"Quando la fortuna è favorevole che bisogno c'è di amici?". Ma, dall'altra parte,
[bisogna anche riconoscere che] nessuno sceglierebbe di possedere tutti i beni
a costo di goderne da solo. (Aristotele, Etica nicomachea, libro IX, capitolo 9)
Quali sono le due conclusioni del testo che si devono ritenere inaccettabili?

a l'uomo è per natura un essere socievole


b se vuole essere veramente felice, l'uomo è costretto a cercarsi degli amici
c all'uomo felice mancherebbe qualcosa d'importante se non avesse amici
d la compagnia degli amici non aggiunge niente al godimento di un bene
e l'uomo autosufficiente non ha bisogno degli amici per ottenere ciò di cui ha
bisogno

Esercizio 9 Non esiste alcun criterio generale di verità. Ma ciò non legittima la
conclusione che la scelta fra teorie concorrenti sia arbitraria: significa soltanto
e molto semplicemente che noi possiamo sempre errare nella nostra scelta,
che possiamo sempre vederci sfuggire la verità o che possiamo non
raggiungerla, che non possiamo mai pretendere la certezza; che noi insomma
siamo fallibili. (Karl Popper, La società aperta e i suoi nemici)
Qual è la proposizione che non è giustificata dal testo?

a la verità è sfuggente
b la verità è una conquista mai definitiva
c la verità non è alla portata dell'uomo
d per raggiungere la verità bisogna saper scegliere la teoria giusta
e nella ricerca della verità bisogna sempre prevedere l'errore

Esercizio 10 Possiamo comprendere la gravità della crisi globale in corso solo


se esaminiamo quel che sta accadendo alla vita reale degli esseri umani,
specialmente alle persone meno privilegiate, al loro benessere e alla loro
libertà di vivere vite umane dignitose. Non possiamo cogliere la gravità dei
problemi che si trovano ad affrontare limitandoci a considerare il pil e altri
indicatori che descrivono le condizioni economiche della libertà umana invece
della libertà umana in se stessa: la sua portata e tangibilità, e naturalmente la
sua deprivazione e il suo declino. (Amartya Sen, La giustizia e il mondo
globale) Qual è la proposizione che non è giustificata dal testo?

a l'aumento del pil compromette non solo il benessere dei cittadini, ma anche
la loro libertà
b la crisi che sta investendo la nostra società non può essere affrontata solo in
chiave economica
c un indicatore del benessere sociale è l'effettiva libertà goduta dai singoli
individui
d gli "osservati speciali" in periodi di crisi devono essere i membri degli strati
sociali più indigenti
e la dignità della persona è strettamente legata alla sua libertà

Pagina 77 Esercizio 11 Ho veduto le lezioni di un tedesco, il signor Hufeland,


dell'arte di prolungare la vita [omissione]. Io invece dico: prima bisognava
insegnare a rendere la vita felice e, quindi, a prolungarla. Infelicissima com'è
stimerei molto di più che (puntini). (Giacomo Leopardi, Zibaldone) Indica il
completamento del testo corretto dal punto di vista logico:

a m'insegnasse il valore della sofferenza


b m'insegnasse ad abbreviarla
c m'insegnasse a prolungarla
d m'insegnasse a disinteressarmene
e m'insegnasse i vantaggi della noia

Esercizio 12 Quando la mano si perfeziona in un lavoro scelto


spontaneamente, e nasce la volontà di riuscire, di superare un ostacolo, la
coscienza si arricchisce di qualcosa di ben diverso da una semplice cognizione:
è la coscienza (puntini). (Maria Montessori, Dall'infanzia all'adolescenza) Indica
il completamento del testo corretto dal punto di vista logico:

a di essere diventati adulti


b di aver tutto da imparare
c di classe
d del proprio valore
e della propria intelligenza

Esercizio 13 La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra


terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera
di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e
specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza
del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale,
dell'indifferenza, della contiguità (puntini). (Paolo Borsellino) Indica il
completamento del testo corretto dal punto di vista logico:

a e quindi della truffa


b e quindi della politica
c e quindi della contestazione
d e quindi della complicità
e e quindi della negligenza
Esercizio 14 (puntini) sono incredibilmente veloci, accurati e stupidi. Gli uomini
sono incredibilmente lenti, inaccurati e intelligenti. L'insieme dei due
costituisce una forza incalcolabile. (Albert Einstein) Indica l'espressione che nel
testo è stata omessa:

a I libri
b I computer
c Gli animali
d I cellulari
e I piloti automatici

Pagina 78 Esercizio 15 Ai nostri più accaniti oppositori noi diciamo: noi faremo
fronte alla vostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di
sopportare le sofferenze; andremo incontro alla vostra forza fisica con la
nostra (puntini). Fateci quello che volete e noi continueremo ad amarvi. Noi
non possiamo in buona coscienza, obbedire alle vostre leggi ingiuste, perché la
non cooperazione col male è un obbligo morale non meno della cooperazione
col bene. (Martin Luther King, La forza di amare)
Indica l'espressione che nel testo è stata omessa:

a forza della natura


b forza del pensiero
c forza d'animo
d forza bruta
e forza lavoro

Esercizio 16 Chi coltiva l'orto ed è consapevole della realtà dell'interazione di


tutte le cose ...: infatti, quando guarda un mucchio di rifiuti riesce già a
vedervi cetrioli, lattuga e fiori, e userà i rifiuti per farne del compost per l'orto.
La natura intrinsecamente interdipendente del fiore significa che il fiore è fatto
di elementi di non-fiore, come il composto di rifiuti. Se rimuoviamo dal fiore
l'elemento "rifiuti", il fiore non può esistere. Il fiore è sulla via di diventare un
rifiuto, e anche i rifiuti sono sulla via di diventare un fiore. (Thich Nhat Hanh,
La via della trasformazione)
Indica la frase che nel testo è stata omessa:

a saprà valutare quanto inquinano i rifiuti di cucina


b non butterà via i rifiuti di cucina
c resterà ammaliato dalla bellezza del creato
d si stupirà di come opera la natura
e può essere definito "ambientalista"

Pagina 79 Titolo: Indice dei nomi

Antonioni, Michelangelo, 75
Arendt, Hannah, 75
Ariosto, Ludovico, 25
Aristotele, 10, 25, 29, 30, 35, 39, 62, 74, 76
Austin, John Langshaw, 13

Borsellino, Paolo, 77
Confucio, 10
Crisippo di Soli, 64

Demostene, 64
Dewey, John, 73
Diogene di Sinope, 23

Einstein, Albert, 38, 77


Epimenide, 58
Eraclito, 10
Eubulide di Mileto, 58

Gandhi, Mohandas Karamchand, 75


Gramellini, Massimo, 11

Hanh, Thich Nhat, 78


King, Martin Luther, 78

Lao-tzu, 10
Leopardi, Giacomo, 77
Lipman, Matthew, 7
Locke, John, 61, 62

Montessori, Maria, 77

Olbrechts-Tyteca, Lucie, 63, 64


Omero, 5

Perelman, Chaïm, 63, 64


Platone, 12, 13, 23, 74
Popper, Karl, 76

Russell, Bertrand, 33, 59, 64

Saramago, José, 75
Sen, Amartya, 76
Seneca, Lucio Anneo, 74
Socrate, 13, 17, 28

Wittgenstein, Ludwig, 18

Pagina 80 Titolo: Indice dei lessici filosofici

A
antinomia, 57
argomentazione, 13

D
definizione, 21
differenza specifica, 26
dilemma, 58
E
enunciato, 28
estensione, 24

F
figure, 45

G
genere, 26
genere prossimo, 26

I
inferenza, 15
intensione, 25

M
modo, 47

N
non sequitur, 63

P
paradosso, 57
petitio principii, 62
premesse, 44
proposizioni contraddittorie, 40
proposizioni contrarie, 40
proposizioni subalterne, 42
proposizioni subcontrarie, 41

S
sinonimo, 22

T
termini, 45

Riproduzione di opera protetta


da copyright realizzata su concessione di Paravia
ad uso di soli ciechi o ipovedenti.
Non è ammessa la copia.
Fine

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