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Isbn 9788839520081
Paravia
Adattamento realizzato dalla Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina
Margherita" - Monza - Servizio Nazionale del Libro Informatico nell'anno 2015
e nel rispetto dei criteri di accessibilità e di fruibilità di cui alla legge 9.1.2004
numero 4 e del D.P.R. 1 marzo 2005 numero 75.
Biblioteca Italiana per i Ciechi "Regina Margherita" - copia concessa in uso al
non vedente cui il presente volume è inviato su autorizzazione della Casa
Editrice Paravia - Tutti i diritti sono riservati.
Volume unico da pagina 1 a pagina 80 del testo originale
Indice
[Il numero che precede il titolo indica la pagina del testo originale in cui è
presente, il numero che lo segue rappresenta la pagina video].
Pagina 6 capitolo 1 - Perché è importante saper ragionare? 4
1 Che cosa significa ragionare 4
Per saperne di più La philosophy for children 5
Pagina 8 2 Ragionare è utile 5
3 Ragionare migliora la vita 6
4 Un po' di storia della logica 7
Mettiti alla prova 8
Pagina 12 capitolo 2 - La struttura dei ragionamenti e le funzioni del linguaggio
9
1 Ragionamenti ben costruiti 9
Lessico filosofico - argomentazione 10
Pagina 14 2 Ragionamenti poco convincenti 10
3 I legami inferenziali 11
Lessico filosofico - inferenza 11
Pagina 17 4 Il linguaggio come strumento essenziale del pensiero 17 12
Pagina 18 5 I diversi usi delle parole 13
6 Un consiglio su come studiare e mettere in pratica la logica 14
Pagina 20 Mettiti alla prova 14
Pagina 21 capitolo 3 - I termini, gli enunciati, le proposizioni e i giudizi 15
1 Il punto di partenza: la definizione dei termini 15
Lessico filosofico - definizione 16
2 I tipi di definizione 16
Lessico filosofico - sinonimo 16
3 Quando le definizioni non sono efficaci... 17
4 L'estensione e l'intensione di un termine 18
Lessico filosofico - estensione 18
Lessico filosofico - intensione 19
Pagina 26 5 La definizione per genere prossimo e differenza specifica 19
Lessico filosofico 19
genere 19
genere prossimo 19
differenza specifica 20
6 La distinzione tra enunciati e proposizioni 20
7 Gli enunciati dichiarativi 20
Lessico filosofico - enunciato 21
8 I giudizi di fatto e i giudizi di valore 21
Mettiti alla prova 22
Pagina 32 capitolo 4 - Il ragionamento deduttivo: il sillogismo 23
1 La differenza tra induzione e deduzione 23
2 Indizi probabili 24
3 Dalla teoria alla pratica 25
Pagina 35 4 Il sillogismo classico 25
Mettiti alla prova 26
Pagina 37 capitolo 5 - Qualità e quantità delle proposizioni 27
1 La qualità delle proposizioni 27
Pagina 38 2 La quantità delle proposizioni 28
3 Il quadrato logico 28
Pagina 40 4 Proposizioni contraddittorie 29
5 Proposizioni contrarie 29
Lessico filosofico - proposizioni contraddittorie 30
proposizioni contrarie 30
6 Proposizioni subcontrarie 30
Lessico filosofico - proposizioni subcontrarie 30
Pagina 42 7 Proposizioni subalterne 30
8 Il "quadrato degli opposti" 31
Lessico filosofico - proposizioni subalterne 31
Pagina 43 Mettiti alla prova 31
Pagina 44 capitolo 6 - Termini,figure e modi del sillogismo 32
1 I termini del sillogismo 32
Lessico filosofico - premesse 33
termini 33
figure 33
Pagina 47 3 I modi del sillogismo 34
Lessico filosofico - modo 34
4 La distribuzione dei termini nelle proposizioni 34
Pagina 50 Mettiti alla prova 36
Pagina 51 capitolo 7 - Validità e verità del sillogismo 37
1 Le cinque regole di validità del sillogismo 37
Pagina 52 2 Analisi delle regole della qualità 37
Pagina 53 3 Analisi delle regole della quantità 38
Pagina 54 4 Sillogismi falsi e sillogismi non validi 39
Pagina 56 Mettiti alla prova 40
Pagina 57 capitolo 8 - Le antinomie, i paradossi, i dilemmi e le fallacie 40
1 Ragionamenti "bizzarri" e ragionamenti scorretti 40
Lessico filosofico - antinomia 41
paradosso 41
dilemma 41
2 Antinomie, paradossi e dilemmi 41
3 Le ambiguità formali 43
4 I condizionamenti dell'opinione 44
5 I "difetti" di struttura 44
Lessico filosofico - petitio principii 45
Lessico filosofico - non sequitur 45
Pagina 64 Mettiti alla prova 45
Pagina 65 Test di logica 46
Pagina 66 Logica linguistica 47
Pagina 70 Ragionamento critico 51
Pagina 74 Comprensione di testi 55
Pagina 79 Indice dei nomi 59
Pagina 80 Indice dei lessici filosofici 60
[N.d.t. Per una migliore fruizione del file:
- la dicitura Titolo: precede i titoli principali presenti in indice,
- la dicitura Sottotitolo: precede i titoli di secondaria importanza non presenti
in indice,
- le note sono raggruppate alla fine della parte a cui si riferiscono,
- le didascalie delle immagini sono riportate alla fine della parte a cui si
riferiscono,
- la parola (puntini) rappresenta gli spazi da riempire negli esercizi
- la dicitura (g) indica le parole del glossario elencate alla fine del paragrafo di
riferimento.]
un esempio pratico
Facciamo un esempio. Poniamo di non avere l'abitudine di lavarci i denti dopo
ogni pasto; un giorno, all'improvviso, siamo colti da un terribile dolore e ci
ritroviamo con una carie molto fastidiosa che ci costringe a ricorrere
all'intervento del dentista. La nostra routine è stata bruscamente interrotta:
abbiamo sperimentato il dolore, sottratto tempo prezioso alle consuete attività
per andare dal dentista e speso dei soldi che avremmo potuto investire in
qualcosa di più piacevole. Perseverare nella cattiva abitudine di non lavarci i
denti non può che peggiorare la situazione; occorre invece interrompere l'
automatismo e riflettere su quanto è accaduto, per trasformare un evento
negativo in un insegnamento per il futuro:
- vogliamo fermamente scongiurare il pericolo d'incorrere nuovamente in una
carie dentale, che ci è costata sofferenze e denaro;
- il filo interdentale e lo spazzolino, adoperati con regolarità, rappresentano
sicuramente un presidio in tal senso;
- dunque è opportuno farne uso regolare.
La logica ha una lunga storia. La parola proviene dal greco lógos, un termine
fondamentale del pensiero classico, che significa "parola", ma anche "discorso"
e "ragionamento" (in questa accezione ricorre già in Omero). Nella filosofia
rappresenta un concetto più ampio e complesso.
Eraclito
Eraclito (550-480 avanti Cristo circa) adopera il termine lógos per indicare la
legge razionale sottesa a tutti i fenomeni dell' universo: l' interdipendenza e
inscindibilità dei contrari. In questo senso il lógos è l' unità degli opposti,
parola (o discorso) capace di esprimere il rapporto intimo e segreto che lega
fra loro tutte le cose. Come dice il filosofo in un frammento:
Non dando ascolto a me, ma alla ragione (lógos), è saggio ammettere che
tutto è uno. (Dk 22 B 50)
Lao-tzu
Queste idee trovano un significativo riscontro nella cultura orientale, in cui
ricorre un termine analogo all' occidentale lógos: Tao, una delle parole più
complesse della lingua cinese. Il Tao è originariamente inteso come la via e l'
ordine della natura, ma viene successivamente a indicare l' unione e l'
interconnessione di tutte le cose nell' universo. Lao-tzu, fondatore del taoismo,
forse vissuto tra il VI e il V secolo avanti Cristo, all' epoca di Confucio, in
sintonia con Eraclito diceva:
a. Alcune parole sono state espunte dal testo di Gramellini; individua la "serie"
che le contiene nell'ordine corretto:
a deserto - dolore - amore - rimpianto - mare
b rimpianto - amore - deserto - mare - dolore
c mare - deserto - rimpianto - dolore - amore
d amore - mare - dolore - deserto - rimpianto
e dolore - rimpianto - mare - amore - deserto
Esercizio 2. Dopo aver letto questo primo capitolo, prova a dare una
definizione di ragionamento logicamente corretto e forniscine esempi tratti
dalla tua vita quotidiana. In questa prima fase non preoccuparti se non hai
ancora le idee molto chiare: una volta approfondito lo studio della disciplina,
potrai tornare sull'esercizio e valutare i progressi da te compiuti.
Pagina 12 Titolo: capitolo 2 - La struttura dei ragionamenti e le funzioni del
linguaggio
L'analisi di un'argomentazione
Suddividiamo ora in parti elementari il ragionamento di Giovanni:
- Giovanni ha studiato molto la sera prima della verifica;
- il ragazzo si sentiva molto preparato;
- il voto non lo ha premiato;
- pertanto, il professore non è stato giusto nel valutare la sua prova.
Quello che abbiamo tracciato è soltanto uno schema, ma ci può essere utile
per esaminare in generale un' argomentazione. Come abbiamo già detto, essa
consiste in una connessione tra proposizioni, alcune delle quali hanno la
funzione di premesse, mentre la conseguenza che si può ricavare ha valore di
conclusione. Non sempre la conclusione si trova al fondo del discorso: in molti
casi (come nella spiegazione data da Giovanni) è espressa già nella prima
proposizione («Il professore è ingiusto con me»). Un' argomentazione, inoltre,
può contenere premesse implicite: Giovanni, ad esempio, crede che sia
sufficiente trascorrere una serata sui libri per superare la verifica di filosofia.
A un' analisi puntuale, le ragioni che Giovanni adduce non supportano la sua
tesi, non dimostrano cioè che egli abbia svolto correttamente la verifica di
filosofia e che il professore sia stato ingiusto nel valutarla. Certo non si può
escludere che Giovanni abbia ragione a lamentarsi: il professore potrebbe
essere effettivamente condizionato da pregiudizi e simpatie quando assegna i
voti ai suoi studenti. Ma questo andrebbe esplicitato e provato, mentre
Giovanni non dice nulla che possa suffragare la scarsa professionalità dell'
insegnante. Insomma, stando alle informazioni che abbiamo, le ragioni di
Giovanni [Pagina 15] non sono poi così convincenti e forse avrebbe
semplicemente dovuto studiare di più e meglio.
Riformuliamo allora la sua argomentazione, in modo che "funzioni" da un
punto di vista logico:
«Ho studiato molto la sera prima della verifica. (Premessa 1) Pensavo di
sapere tutto alla perfezione. (Premessa 2) Purtroppo non basta dedicare una
serata allo studio per essere davvero preparati, (Premessa 3) quindi la verifica
non è andata bene... (Conclusione)».
I giochi linguistici
La competenza logica
La competenza logica consiste nelle seguenti abilità:
- padroneggiare il linguaggio in modo che sia adatto al contesto, agli
interlocutori e al fine che ci si prefigge;
- capire il senso delle proposizioni che compongono un ragionamento;
- selezionare le informazioni pertinenti alla conclusione;
- valutare la bontà delle ragioni proposte;
- riconoscere la relazione tra le varie proposizioni che costituiscono le
premesse e tra le premesse e la conclusione;
- esplicitare eventuali elementi non detti, ma capaci di influenzare il
ragionamento, quali i pregiudizi, le assunzioni di principio, le credenze
eccetera;
- valutare la qualità complessiva del ragionamento (se è stringente e plausibile
oppure debole e inconcludente).
Esercizio 3. Ti proponiamo una serie di situazioni per mettere alla prova la tua
capacità argomentativa. Sulla base della consegna, elabora di volta in volta dei
ragionamenti efficaci dal punto di vista logico.
a. La tua squadra di calcio del cuore giocherà il derby questa domenica.
Vorresti andare allo stadio, ma sai di non averlo meritato e temi il divieto dei
tuoi genitori. Come convincerli che se ti daranno il permesso di andare non se
ne pentiranno?
b. Nonostante avessi promesso al tuo compagno di banco di fargli copiare i
compiti di matematica, hai avuto un ripensamento, ritenendolo un aiuto molto
discutibile, che non gli sarebbe servito per migliorare il suo rendimento. Ora lui
è risentito. Come fargli capire che non lo hai fatto per danneggiarlo?
c. Il tuo vicino di casa disdegna l'uso della tecnologia e non ha nemmeno un
telefono fisso. Essendo tu convinto che per molti versi la tecnologia faciliti la
vita, pensi che questo atteggiamento possa essere controproducente. Come
illustrargli gli svantaggi in cui potrebbe incorrere se continua a rifiutare
ostinatamente il progresso?
Esercizio 4. Rifletti sul differente uso del verbo promettere. "Io prometto" è
molto diverso da "egli promette". Io posso solo "descrivere" la promessa
dell'altro; mentre "faccio" la mia promessa. Quando dico "io prometto" non ho
semplicemente annunciato le mie intenzioni, ma mi sono impegnato con gli
altri, ho messo in gioco la mia reputazione. Nel primo caso ho usato la
funzione "descrittiva" del linguaggio; nel secondo la funzione "performativa".
Prova a individuare altri esempi in cui sia evidente lo slittamento da una
funzione all'altra del linguaggio.
Le definizioni sinonimiche
Una delle forme più semplici di definizione è quella che si avvale dei sinonimi
(l): è questo il modo di procedere del dizionario. Se lo consultiamo, ci
accorgiamo ad esempio che per definire furbo vengono impiegati termini come
"astuto", "sagace", "accorto"; furfante, invece, è reso con "canaglia",
"farabutto", "malfattore", e via dicendo. Si tratta di definizioni sinonimiche,
ottenute cioè spiegando ognuno dei termini ricercati (il definiendum) tramite
parole (definiens) di analogo significato.
Le definizioni stipulative
Molto spesso è difficile accordarsi sul significato dei concetti, perché essi
vengono variamente intesi in base ai punti di vista dei membri della
comunicazione. Un esempio di concetto particolarmente arduo da definire,
come si desume anche dalla sua travagliata storia, è quello di "giustizia",
differentemente interpretato a seconda della prospettiva filosofica e politica
degli autori che lo hanno affrontato. In questo caso può rivelarsi utile risalire
alla formazione del termine e [Pagina 23] seguirne gli sviluppi storici. Ad
esempio, per quanto la definizione di "giustizia" data da Platone sia di grande
interesse ("virtù sociale in base alla quale ogni cittadino deve adempiere il suo
dovere"), non si può dire che sia esaustiva perché trascura alcuni aspetti
essenziali, relativi all' equa distribuzione delle opportunità e delle risorse,
evidenziati in particolar modo a partire dal Novecento.
Definizioni incomplete
Definizioni ridondanti
Definizioni oscure
Definizioni tautologiche
Concetti "estesi"
Concetti connotativi
L' "intensione" (l) o comprensione dei concetti, invece, coincide con quei
caratteri distintivi che essi "comprendono" o implicano e che li differenziano
dagli altri. Ad esempio, Aristotele definiva l' uomo come "animale razionale": in
queste due parole - "animale" e "razionale" - egli riteneva che fossero
compendiate le caratteristiche essenziali dell' umanità. Tale definizione si dice
"intensionale", perché fa riferimento non a tutti gli oggetti denotati dal termine
(ogni singolo uomo), ma alle qualità specifiche possedute dalla specie "uomo".
Gli elementi che permettono di elaborare una definizione dei concetti - come
ad esempio quella di uomo quale "animale razionale" - sono quindi i seguenti:
- il genere prossimo (l), cioè una più vasta classe di enti in cui si trova la
sottoclasse degli oggetti da definire (l'uomo, ad esempio, rientra nel genere
"animale");
- la differenza specifica (l), ossia la caratteristica peculiare dell'oggetto che
si vuole definire, la quale permette di differenziarlo dagli altri oggetti
appartenenti allo stesso genere; riprendendo ancora [Pagina 27] il nostro
esempio, l'uomo, rispetto al dromedario, anch'esso sottoclasse del genere
"animale", presenta la caratteristica specifica della razionalità.
L' ambito più generale a cui un termine o concetto può essere riferito è dunque
il genere, articolato al suo interno in varie specie sulla base di differenze
specifiche. La specie comprende un maggior numero di caratteristiche rispetto
al genere (ad esempio l' uomo, oltre a essere "animale", è anche "razionale") e
dunque ha una maggiore intensione; essa, però, include un numero inferiore di
soggetti (la razionalità, tra gli animali, appartiene solo agli uomini) e dunque
ha una minore estensione. Al contrario, il genere ("animale") è riferibile a un
maggior numero di soggetti, ma possiede un numero limitato di caratteristiche,
pertanto ha maggiore estensione ma intensione limitata.
Classi e sottoclassi
A mano a mano che progrediamo nello studio della logica, questa disciplina ci
stimola a essere sempre più rigorosi e ci prospetta varie distinzioni che
risultano funzionali ad affinare le nostre abilità argomentative.
Prendiamo ad esempio l' enunciato e la proposizione: a prima vista sembra che
si tratti della stessa cosa, ma a un esame più approfondito ci accorgiamo che
non è così. Si considerino i seguenti esempi:
un esempio pratico
- "Il libro è sul tavolo";
- "The book is on the table";
- "Le livre est sur la table".
I grafemi che costituiscono i tre enunciati sono differenti (infatti, abbiamo a
che fare con tre lingue diverse), mentre il significato da essi veicolato è
identico.
Abbiamo già detto che ragionare significa presentare i motivi o le ragioni delle
nostre convinzioni, delle nostre decisioni e del nostro comportamento, come
esemplifica l' affermazione seguente: «Poiché oggi è una giornata calda e
soleggiata, ho deciso di andare al mare a fare un bagno». Gli enunciati che
costituiscono tale affermazione in logica vengono definiti "dichiarativi",
appunto perché dichiarano che il tempo è bello e il mare invitante per un tuffo.
Di questi enunciati possiamo sempre accertare il valore di verità, perché
contengono una descrizione della realtà, una constatazione di fatti o eventi.
Nel nostro esempio, è verificabile se oggi sia o meno una giornata di sole,
quindi l' enunciato può costituire una premessa valida per la nostra
conclusione.
Pagina 29 Occorre specificare che un enunciato può essere dichiarativo anche
se non è possibile provarlo in prima persona: la verifica che rappresenta la
condizione degli enunciati dichiarativi è una verificabilità di principio. Tornando
al nostro esempio, qualcuno può sempre appurare le condizioni del tempo
anche se noi siamo a letto con la febbre alta e non possiamo uscire di casa.
Moltissime altre tipologie di enunciati, invece, non consentono alcuna forma di
verifica, come ad esempio le preghiere («Per favore, ascoltami»), le domande
(«Vieni a trovarmi stasera?»), le promesse («Promettimi che non partirai senza
prima salutarmi»), le esclamazioni o i dubbi («Non so davvero quale indirizzo
di studi scegliere!»). Tutti questi enunciati non possono dirsi né veri né falsi.
Una distinzione molto importante è quella tra giudizi di fatto e giudizi di valore.
I primi si limitano a dichiarare uno stato di cose oggettivo: "La mela è rossa",
oppure "Il libro che stai leggendo è di carta riciclata".
Pagina 30 un esempio pratico
Essi rappresentano una risposta empirica, cioè verificabile nella realtà, alla
domanda su come stanno le cose.
I secondi sono affermazioni che valutano la liceità o l' utilità di qualcosa
basandosi su un particolare sistema di valori. Ecco due esempi: "La mela rossa
è la migliore", oppure "È giusto stampare i libri su carta riciclata". Essi
rappresentano una risposta soggettiva e opinabile alla domanda sul "perché"
delle cose.
Rispetto ai giudizi contenenti enunciati dichiarativi (basati, cioè, su dati di
fatto), i giudizi di valore non sono verificabili e, dunque, non si prestano a
fungere da premesse dei ragionamenti. Nel caso in cui volessimo comunque
usarli, dovremmo prima esplicitare i principi e le credenze su cui si basano.
Facciamo un esempio: se affermassimo che è sbagliato consumare qualsiasi
prodotto di origine animale e non spiegassimo che siamo vegani (cioè che
seguiamo una dieta esclusivamente vegetale per contrastare ogni forma di
sfruttamento degli animali), la nostra argomentazione risulterebbe non solo
poco efficace, ma anche decisamente arbitraria.
Non sempre i due tipi di giudizio sono facilmente distinguibili; inoltre bisogna
riconoscere che una reale oggettività è impossibile: spesso anche il
ragionamento più rigoroso fa riferimento a un sistema di valori (seppure
implicito).
Vediamo che tutti gli uomini con giustizia intendono quella tale disposizione per
cui fanno ciò che è giusto e agiscono in modo giusto e desiderano il giusto.
(Aristotele, Etica nicomachea, V, 1, 1129 a 6-10)
Il tacchino induttivista
un esempio pratico
Per capire la differenza tra le due modalità di inferenza ricordiamo un aneddoto
riportato dal filosofo britannico Bertrand Russell (1872-1970) nel suo libro I
problemi della filosofia. A un tacchino veniva dato da mangiare tutte le mattine
alle nove in punto, circostanza, questa, che lo aveva portato a credere che
anche il giorno di Natale avrebbe ricevuto la sua razione di cibo; ma
sfortunatamente per quel giorno sbagliò la previsione: il contadino, infatti, gli
tirò il collo! Quale tipo di ragionamento aveva fatto il tacchino? Un
ragionamento induttivo: avendo osservato che ogni giorno, per lunghi mesi, il
cibo gli veniva portato a una data ora, aveva creduto che anche il giorno di
Natale gli sarebbe stato riservato il solito trattamento. Era logico fare tale
supposizione: si trattava di un processo di inferenza abbastanza comune. Ma le
cose andarono diversamente: un evento, che poteva considerarsi molto
probabile, non si verificò.
L' aneddoto ci insegna che gli argomenti di natura induttiva - i quali si fondano
su un certo numero di casi particolari osservati, ma ovviamente non sulla loro
totalità - sono attendibili, ma soltanto fino a prova contraria. Essi non ci
consentono di stabilire verità universali e necessarie, bensì unicamente di
trarre conclusioni probabili.
Il procedimento induttivo
un esempio pratico
Vediamo la prima, quella del procedimento induttivo. Partiamo dall'
osservazione che (a) "Tutti gli italiani nati prima del 1890 sono morti" e che
(b) "Gli italiani muoiono ancora oggi", per una serie di cause che variano dagli
incidenti stradali, alle malattie, alla vecchiaia eccetera. Le due osservazioni,
entrambe vere e documentate, rendono molto probabile la conclusione (c)
secondo cui "Tutti gli italiani sono mortali". Sulla base di questo ragionamento,
tuttavia, non possiamo escludere in modo tassativo che un giorno venga al
mondo (o che sia già nato) un italiano destinato a non morire. A stretto rigore
di logica, dalle premesse (a) e (b) scaturisce una conclusione fortemente
probabile, ma non definitiva né necessaria: infatti, dall' osservazione dei casi
particolari, per quanto accurata, non si possono derivare se non conclusioni più
o meno probabili.
Il procedimento deduttivo
un esempio pratico
Valutiamo allora un secondo percorso argomentativo, quello del ragionamento
deduttivo il quale, come abbiamo accennato, consente di inferire da premesse
formalmente valide una conclusione certa. Vogliamo arrivare alla medesima
conclusione, cioè ad affermare che "Tutti gli italiani sono mortali", ma lo
vogliamo sostenere in modo che sia necessario dal punto di vista logico.
Dunque, seguiamo la tecnica che procede dall' universale al particolare:
a. "Tutti gli esseri umani sono mortali"
b. "Tutti gli italiani sono esseri umani"
c. "Tutti gli italiani sono mortali"
In questo secondo procedimento, date le premesse (a) e (b), formalmente
corrette dal punto di vista logico, la conclusione (c) ne discende
necessariamente.
La struttura
In primo luogo, possiamo osservare che vi sono tre proposizioni: due premesse
e una conclusione. In linea di massima, la conclusione figura al terzo posto,
preceduta dalle due premesse, ma nei testi scritti o nei discorsi verbali non
sempre tale ordine viene rispettato: come abbiamo già avuto modo di
specificare (vedi pagina 14), la conclusione può trovarsi all' inizio (ed essere
poi ripresa), soprattutto quando i ragionamenti sono particolarmente lunghi e
complessi.
In secondo luogo, dobbiamo notare che ogni proposizione si riferisce a
categorie o classi: la classe che comprende "tutti gli animali", quella di "tutti i
mortali" e quella di "tutti gli uomini".
La funzione
Proposizioni affermative
Proposizioni negative
C' è un' altra importante distinzione di cui tener conto nell' ambito del
sillogismo e riguarda la quantità delle proposizioni che lo compongono.
Riprendiamo gli esempi del paragrafo precedente e prestiamo attenzione
soltanto ai quantificatori:
a. "Tutti i professori sono bravi";
b. "Nessun professore è bravo";
c. "Alcuni professori sono bravi".
Proposizioni singolari
Come risulta dal quadrato logico, due proposizioni sono dette contraddittorie
(l) se una è la negazione dell' altra, vale a dire se non possono essere
entrambe vere o entrambe false contemporaneamente. Nel nostro esempio, le
proposizioni A e O, E ed I sono tali:
- "Tutti gli uomini sono felici" (A) contraddice "Qualche uomo non è felice" (O);
- "Nessun uomo è felice" (E) contraddice "Qualche uomo è felice" (I).
In sostanza, due proposizioni contraddittorie differiscono sia quantitativamente
sia qualitativamente, cioè si oppongono l' una all' altra in modo radicale. Le
proposizioni a cui abbiamo fatto riferimento prima hanno il medesimo termine-
soggetto ("uomini") e il medesimo termine-predicato ("felici"), ma sono una
universale affermativa e l' altra particolare negativa (cioè: A-O), oppure una
universale negativa e l' altra particolare affermativa (cioè: E-I).
Consideriamo un altro esempio:
- "Tutti i professori sono di ruolo" è la contraddittoria di "Alcuni professori non
sono di ruolo" (A-O);
- "Nessun politico è responsabile" è la contraddittoria di "Alcuni politici sono
responsabili" (E-I).
Due proposizioni si dicono contrarie (l) se sono differenti per qualità (una
affermativa e l' altra negativa), ma identiche per quantità (entrambe
universali); in questo caso la verità di una delle due implica che l' altra sia
falsa. Ad esempio, "Tutti gli allievi sono stati promossi" e "Nessun allievo è
stato promosso" sono contrarie: se una delle due [Pagina 41] è vera, l' altra
deve essere necessariamente falsa. Come le contraddittorie, non possono
essere entrambe vere; tuttavia potrebbero essere entrambe false (nel caso in
cui alcuni allievi siano stati promossi e alcuni bocciati).
Possiamo dire che la contraddizione rappresenta la forma più forte di
opposizione tra le proposizioni, le quali si escludono a vicenda: una deve
essere vera e l'altra falsa; la contrarietà è una forma di opposizione non
radicale: due contrarie possono essere entrambe false.
Prendiamo in esame un esempio: "Tutti gli uomini sono bianchi" (A: universale
affermativa) e "Nessun uomo è bianco" (E: universale negativa) sono contrarie
e sono evidentemente entrambe false, dal momento che la verità è espressa
dalle proposizioni particolari "Alcuni uomini sono bianchi" e "Alcuni uomini non
sono bianchi".
Sono dette subcontrarie (l) due proposizioni particolari che hanno lo stesso
termine-soggetto e lo stesso termine-predicato, ma differiscono nella qualità,
cioè sono una affermativa e l' altra negativa.
Esse possono essere entrambe vere, ma non entrambe false. Ad esempio,
"Qualche uomo è felice" (I) e "Qualche uomo non è felice" (O) sono
proposizioni quantitativamente identiche (entrambe particolari), ma
qualitativamente differenti (una affermativa, l'altra negativa).
Altri esempi sono:
- "Alcuni medici sono bravi" e "Alcuni medici non sono bravi";
- "Alcuni italiani sono generosi" e "Alcuni italiani non sono generosi";
- "Alcune automobili sono difettose" e "Alcune automobili non sono difettose".
Si dicono subalterne (l) due proposizioni che hanno la stessa qualità (cioè
sono entrambe affermative o negative), ma differiscono nella quantità (cioè
una è universale, l' altra è particolare).
Riprendendo l' esempio del nostro quadrato logico, sono subalterne le seguenti
proposizioni:
- "Tutti gli uomini sono felici" e "Qualche uomo è felice" (A-I);
- "Nessun uomo è felice" e "Qualche uomo è felice" (E-O).
Come si può notare, la subalternazione non si riferisce a una vera e propria
opposizione, ma alla relazione di dipendenza logica di una proposizione
particolare (detta subalternata) da una universale (detta subalternante). In
questo tipo di relazione si può inferire la verità della particolare dalla verità
dell' universale, ma non viceversa. Ad esempio, posto che "Tutti i piloti d'
aereo sono coscienziosi", si può inferire correttamente che "Alcuni piloti
d'aereo sono coscienziosi", mentre dalla particolare "Alcuni piloti d'aereo sono
coscienziosi" non è lecito risalire all' universale "Tutti i piloti d'aereo sono
coscienziosi".
Premesse e conclusione
Una schematizzazione
Aristotele distingue alcune figure (l) (o schemi tipici) del sillogismo, a seconda
della posizione del termine medio nelle due premesse.
La seconda figura
La terza figura
La quarta figura
[N.d.t. Ordine delle voci della seguente tabella: Tipi di proposizione - Termine-
soggetto - Termine-predicato.]
A - è distribuito - non è distribuito
E - è distribuito - è distribuito
I - non è distribuito - non è distribuito
O - non è distribuito - è distribuito
Esercizio 1. Nei sillogismi seguenti identifica i termini medi (M), maggiori (P) e
minori (S) e indica le premesse maggiori e minori.
a. "Tutti gli uomini sono persone razionali" "Giovanni è uomo"
"Giovanni è persona razionale"
b. "Alcuni infermieri sono scortesi" "Nessuna persona scortese è gentile"
"Alcuni infermieri non sono gentili"
c. "Tutti i cavalli sono mammiferi" "Nessuna stella è mammifero"
"Nessun cavallo è una stella"
A questo punto del nostro percorso, possiamo stabilire alcune regole di validità
del sillogismo. Si tratta di regole che valgono soltanto per questo tipo di
ragionamento e per di più nella sua forma "classica", in cui risulta costituito
da:
- tre proposizioni, di cui due premesse e una conclusione;
- tre, e soltanto tre, termini e soddisfa le seguenti condizioni:
- ogni termine deve essere presente due volte;
- il termine medio deve comparire in entrambe le premesse e non nella
conclusione.
Le regole concernono rispettivamente la qualità e la quantità di una
proposizione:
1. da due premesse negative non può derivare alcuna conclusione;
2. se una delle premesse è negativa, tale deve essere anche la conclusione;
3. da due premesse affermative non può derivare una conclusione negativa;
4. il termine medio deve essere distribuito in almeno una premessa;
5. se un termine non è distribuito nelle premesse, non deve essere distribuito
neppure nella conclusione.
Data l' importanza di queste regole in relazione alla definizione della validità
del ragionamento sillogistico, è bene esaminarle in modo analitico.
La prima regola
La prima regola della qualità afferma che non si può ricavare alcuna
conclusione da un sillogismo che presenti due premesse negative. Analizziamo
un esempio:
a. "Nessun genio è conformista"
b. "Nessun giornalista è genio"
c. "Nessun giornalista è conformista"
Come si può vedere, quando le premesse sono negative non possiamo stabilire
alcuna connessione fra i termini dell' argomentazione. Per riuscire a dimostrare
la conclusione "Nessun giornalista è conformista", dovremmo volgere in
positivo la premessa minore e dire "I giornalisti sono geni".
La seconda regola
La seconda regola della qualità afferma che, se una delle due premesse è
negativa, deve esserlo anche la conclusione. L'esempio riportato di seguito
viola questa regola e infatti è un caso di sillogismo non valido (vedi pagina
54):
a. "Tutti i cannibali sono incivili"
b. "Alcuni primitivi non sono incivili"
c. "Alcuni primitivi sono cannibali"
La terza regola della qualità afferma che da due premesse affermative non può
derivare una conclusione negativa, come nel seguente esempio:
a. "Tutti gli uomini sono mortali"
b. "Tutti i mortali sono felici"
c. "Alcuni uomini non sono felici"
La prima regola
La prima regola della quantità afferma che il termine medio deve essere
distribuito in almeno una premessa. Il seguente esempio non rispetta questa
regola e perciò è un ragionamento non valido:
a. "Tutti gli uomini sono esseri umani"
b. "Tutte le donne sono esseri umani"
c. "Tutte le donne sono uomini"
La seconda regola
Vediamo il caso in cui il sillogismo sia valido, cioè presenti una catena di
inferenze assolutamente coerente, ma non vero, cioè porti a una conclusione
che non corrisponde alla realtà, in quanto basato su premesse tutte o in parte
false. Consideriamo l' esempio seguente:
a. "Tutti gli uomini sono immortali"
b. "Socrate è un uomo"
c. "Socrate è immortale"
Il ragionamento è formalmente corretto e dunque è valido, in quanto la
conclusione a cui conduce è pertinente alle premesse e ne è coerentemente
dedotta; tuttavia è falso, perché la prima premessa non corrisponde alla realtà
ed è quindi falsa la conclusione che ne deriva.
Vediamo al riguardo un altro esempio:
a. "Le persone forti fisicamente sono adatte a ricoprire ruoli di direzione"
b. "Le donne sono meno forti fisicamente degli uomini"
c. "Le donne sono meno adatte degli uomini a ricoprire ruoli di direzione"
La seconda premessa è documentata sia dal senso comune sia dagli studi di
anatomia, dunque è accettabile. La prima premessa, invece, è molto
discutibile, frutto di un pregiudizio: tra forza fisica e capacità direttiva, infatti,
non sussiste alcuna connessione logica, quindi è sbagliata l' inferenza
deduttiva.
Un'inferenza scorretta
D' altra parte, è anche possibile che l' inferenza non risulti corretta (ossia
valida) nonostante tutte le premesse e la conclusione di un ragionamento siano
vere. Consideriamo l' esempio seguente:
a. "Tutti gli uomini sono mortali"
b. "Socrate è un uomo"
c. "Socrate è ateniese"
Un'inferenza incompleta
Gli argomenti insolubili erano molto diffusi nel mondo antico (soprattutto
presso gli stoici) e hanno rappresentato una vera e propria sfida per la logica
moderna. Essi sono:
- le antinomie (l), ossia argomentazioni che partendo da presupposti validi
arrivano a conclusioni contraddittorie;
- i paradossi (l), ossia argomentazioni che partendo da presupposti validi
arrivano a conclusioni che sembrano contrastare con il senso comune;
Pagina 58 - i dilemmi (l), ossia argomentazioni che partendo da premesse
opposte arrivano alla stessa conclusione, o che partendo dalle stesse premesse
giungono tanto a una conclusione affermativa quanto a una conclusione
negativa.
L' antinomia e il paradosso hanno una natura affine e molto spesso vengono
considerati equivalenti.
Le fallacie
Sono fallacie, invece, quei ragionamenti scorretti (dal verbo latino fallor,
"sbaglio", "mi inganno") in cui possiamo incorrere adoperando argomenti che a
prima vista appaiono validi, ma tali non sono a un' analisi più attenta. Le
fallacie sono di vario tipo e possono derivare:
- dall'uso ambiguo dei termini;
- dalla fiducia che si ripone nell'autorevolezza della persona che afferma
qualcosa;
- dal pregiudizio;
- dal fatto che si omette una premessa o che si fa discendere da determinate
premesse una conclusione non pertinente.
un esempio pratico
1. Se dici che menti, in ciò dici il vero, menti o dici la verità?
Se mento e dico che mento, mento o dico la verità?
2. Se dici che menti, e dici il vero, [allora] menti; ma dici che menti, e dici la
verità; dunque, menti.
Se menti e in ciò dici il vero, menti.
3. Dico che mento, e [ciò dicendo] mento; dunque, dico la verità.
Mentendo, dico il discorso vero che mento.
4. Se è vero, è falso; se è falso, è vero.
Chi dice "mento", mente e dice la verità contemporaneamente.
Come si può notare, i testi del primo gruppo si limitano a porre la questione:
"il mentitore dice il vero o il falso?"; i testi del secondo gruppo sottolineano il
fatto che, se il mentitore dice che mente, si contraddice sia che menta sia che
dica la verità; quelli del terzo constatano che il mentitore dice il falso, ma
dicendo il falso dice il vero; i testi del quarto gruppo concludono che la
proposizione è contemporaneamente vera e falsa.
L'argomento del mentitore rappresenta una vera difficoltà logica, per la cui
soluzione si sono adoperati pensatori di tutti i tempi. Oggi disponiamo di una
soluzione soddisfacente, dovuta a Russell. Il filosofo britannico ha sostenuto
che per risolvere le antinomie occorre limitare la loro portata di affermazioni
universali, in modo tale da escludere la possibilità di autoreferenzialità, vale a
dire che l' asserto si riferisca a se stesso. Dunque, "io mento" dovrà riferirsi a
tutte le proposizioni che io potrò dire, tranne a quella che sto pronunciando in
questo momento. Soltanto in questo modo si può uscire dall'impasse.
Pagina 60 Il coccodrillo
Largamente diffuso tra gli stoici fu il dilemma del coccodrillo, presentato in più
versioni, di cui una è la seguente: un coccodrillo, dopo aver rapito un bimbo,
promise alla madre di renderglielo, a patto che ella avesse indovinato la sua
intenzione di restituirglielo o meno. La madre rispose che il coccodrillo non
glielo avrebbe restituito, generando nel coccodrillo un dubbio insolubile. Infatti:
- se non glielo avesse restituito, avrebbe confermato la previsione della madre
e, quindi, per rispettare il patto, avrebbe dovuto procedere alla consegna del
bimbo;
- viceversa, se glielo avesse restituito, avrebbe reso falsa la risposta della
madre e, in base al patto, non avrebbe dovuto consegnare il piccolo.
In entrambi i casi il coccodrillo si sarebbe trovato in una posizione
imbarazzante e contraddittoria.
L'anfibolia
Un errore molto diffuso nel linguaggio ordinario consiste nel citare frasi altrui
astraendole dal contesto di origine e caricandole di un significato differente. Si
consideri la seguente affermazione di un turista che non sopporta il cibo del
Paese in cui si trova a viaggiare:
«Non mi piace pressoché nulla della cucina locale, ma dovendo sostentarmi
preferisco il riso, che consumo ogni giorno soltanto per non morire di fame».
Se noi abbreviassimo questo discorso e riportassimo soltanto «preferisco il
riso, che consumo ogni giorno», comunicheremmo un pensiero inesatto: la
preferenza per il riso, che nel discorso di partenza non era data come una
preferenza effettiva, ma come mero ripiego.
L'argomento "dell'autorità"
L'argomento ad hominem
Il non sequitur (l) (dal latino, letteralmente "non segue, non consegue") è una
deduzione scorretta, in quanto collega erroneamente i termini di una
questione.
Se affermassi che gli attori statunitensi sono più bravi di quelli europei
(conclusione), partendo dal fatto che "sono i più pagati al mondo",
commetterei l' errore della conclusione non pertinente. Infatti, che gli attori
statunitensi siano i più pagati al mondo non implica che siano anche i più
bravi: la conclusione non sequitur, vale a dire che "non segue" logicamente
dalle premesse.
Più in generale, possiamo dire che quasi tutte le fallacie logiche danno origine
all' errore del non sequitur, a causa del quale si inferiscono conseguenze non
pertinenti rispetto alle premesse. A questo si riferisce l' espressione "salto
logico": nel nostro caso, saltare da "sono i più pagati al mondo" a "sono i più
bravi".
b. "Solo chi è sposato può elogiare il valore della famiglia" "Tu non sei sposato"
"Tu non puoi elogiare il valore della famiglia"
d. "Il professore dice che Giulia non è brava in matematica" "Il professore è un
maschilista"
"Giulia è brava in matematica"
Pagina 65 Titolo: Test di logica
a avarizia / prodigalità
b pudicizia / scostumatezza
c insofferenza / sopportazione
d tracotanza / remissività
e onestà / insistenza
a implicito
b sottinteso
c tacito
d manifesto
e occulto
a effetto serra
b comitato elettorale
c ballottaggio
d referendum
e patto di stabilità
a virtuoso
b impreciso
c effettivo
d onirico
e potenziale
a successo
b esclusiva
c fiasco
d demodé
e scoop
Esercizio 12 Indica, tra i termini proposti, quello che designa l'autore di opere
destinate alla rappresentazione sulla scena:
a sceneggiatore
b drammaturgo
c scrittore
d teatrante
e istrione
a privacy
b global players
c avanguardia etica
d galateo
e netiquette
a ipoteca
b biblioteca
c pinacoteca
d cineteca
e discoteca
Esercizio 15 Indica la serie di parole con cui è corretto sostituire i numeri per
dare un senso compiuto e logico alla frase seguente:
Uno stesso libro può suscitare reazioni contraddittorie nei lettori: alcuni lo
possono osannare, altri (1) (puntini), certi lo possono sopravvalutare, altri (2)
(puntini)
Alla maratona, quest'anno gli atleti hanno dovuto fare i conti prima ancora che
con la (1) (puntini) della gara, con l'(2) (puntini) della città. Molti corridori,
pertanto, si sono muniti di mascherina (3) (puntini)
a idrossido
b rifrazione
c spin
d glaucoma
e bentonite
a la decisione è ingiusta
b la decisione è illegale
c la decisione è illogica
d la decisione è inattuabile
e la decisione è incostituzionale
a "Quando non sto attenta in classe, faccio più fatica a studiare a casa. Per
fortuna sono stata attenta in classe, così sto studiando con facilità".
b "Se mangio patatine fritte, mi viene sete; ieri ho mangiato patatine fritte,
quindi mi è venuta sete".
c "Ogni volta che guardo il Grand Prix, mia sorella si lamenta; questa
domenica non sto guardando il Grand Prix, ma mia sorella si lamenta lo
stesso".
d "Se mi vengono i crampi, di solito ho corso troppo veloce; questa volta non
ho corso troppo veloce, quindi non mi sono venuti i crampi".
e "Comprerò una macchina quando prenderò la patente. Al momento sono
minorenne, quindi non posso prendere la patente".
Esercizio 9 "Quando non vado in piscina per un po', sento i muscoli tutti
indolenziti. Adesso è da un po' che non vado in piscina, infatti sento i muscoli
tutti indolenziti".
Quale ragionamento, tra i seguenti, ha la struttura logica di quello proposto?
a i musei italiani non sfruttano l'uso di piattaforme che consentono tour virtuali
b l'Italia non ha bisogno dei social network per promuovere il proprio
patrimonio culturale
c la cultura italiana mal si adatta all'innovazione tecnologica
d nel nostro Paese non si stanziano abbastanza fondi per favorire la cultura
e alcuni fenomeni funzionano solo all'estero
a dire bugie agli amici è meno grave che dire bugie ai fratelli
b ci sono situazioni in cui è sconsigliabile dire la verità
c tradire un amico è pericoloso solo se si viene smascherati
d se Raffaella avesse scoperto la verità non ne sarebbe stata comunque delusa
e la sincerità è una dote sopravvalutata
Esercizio 15 Il proverbio di origine latina "La fortuna aiuta gli audaci" invita a
essere risoluti e coraggiosi in qualunque circostanza, perché il fato è dalla
parte di coloro che sanno osare e rischiare.
Quale delle seguenti affermazioni è conforme allo spirito del proverbio?
a la storia dimostra che non sempre chi compie grandi imprese ha la fortuna
dalla sua parte
b i latini non avevano una grande considerazione del coraggio
c nella vita di tutti i giorni non basta la buona volontà per avere la meglio sulle
avversità
d l'eroe è tale proprio perché, impavido, non si piega di fronte alla sorte
avversa
e spesso la sfortuna viene usata come alibi dagli svogliati
a la soluzione dei problemi rende più concreto il nostro impegno nella vita
sociale
b gli uomini ignoranti non sanno risolvere i problemi della vita
c nel mondo hanno un ruolo determinante la precarietà, l'incertezza e il rischio
d nello stato naturale, senza problemi di cui occuparsi, l'uomo era molto più
felice di quanto non sia ora
e la conoscenza non è altro che la forma più complessa ed efficace di
risoluzione delle situazioni problematiche dell'esistenza
a per Aristotele la filosofia non è qualcosa d'inutile per la vita, come spesso si
crede
b per Aristotele la filosofia è una scienza che prevede il futuro in vista
dell'arricchimento
c per Aristotele la filosofia è una scienza rigorosa, capace anche di prevedere il
futuro
d per Aristotele la filosofia è una disciplina rigorosa dal punto di vista teorico,
ma incurante della vita pratica
e per Aristotele la filosofia è subordinata all'agronomia
a il vero saggio non ricerca la ricchezza perché non si lascia piegare dalla sorte
avversa
b la ricchezza è legittima se funzionale alla pratica della virtù
c l'uomo ricco è di norma più virtuoso del povero
d l'uomo povero è di norma più virtuoso del ricco
e la ricchezza, pur non essendo un bene in sé, è utile anche per il saggio
Esercizio 3 Il rapsodo deve essere per gli ascoltatori colui che interpreta il
pensiero del poeta ed è impossibile ch'egli riesca bene in questo, se non
conosce quello che il poeta dice. (Platone, Ione, I)
Qual è la conclusione che si può trarre dal testo?
Esercizio 9 Non esiste alcun criterio generale di verità. Ma ciò non legittima la
conclusione che la scelta fra teorie concorrenti sia arbitraria: significa soltanto
e molto semplicemente che noi possiamo sempre errare nella nostra scelta,
che possiamo sempre vederci sfuggire la verità o che possiamo non
raggiungerla, che non possiamo mai pretendere la certezza; che noi insomma
siamo fallibili. (Karl Popper, La società aperta e i suoi nemici)
Qual è la proposizione che non è giustificata dal testo?
a la verità è sfuggente
b la verità è una conquista mai definitiva
c la verità non è alla portata dell'uomo
d per raggiungere la verità bisogna saper scegliere la teoria giusta
e nella ricerca della verità bisogna sempre prevedere l'errore
a l'aumento del pil compromette non solo il benessere dei cittadini, ma anche
la loro libertà
b la crisi che sta investendo la nostra società non può essere affrontata solo in
chiave economica
c un indicatore del benessere sociale è l'effettiva libertà goduta dai singoli
individui
d gli "osservati speciali" in periodi di crisi devono essere i membri degli strati
sociali più indigenti
e la dignità della persona è strettamente legata alla sua libertà
a I libri
b I computer
c Gli animali
d I cellulari
e I piloti automatici
Pagina 78 Esercizio 15 Ai nostri più accaniti oppositori noi diciamo: noi faremo
fronte alla vostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di
sopportare le sofferenze; andremo incontro alla vostra forza fisica con la
nostra (puntini). Fateci quello che volete e noi continueremo ad amarvi. Noi
non possiamo in buona coscienza, obbedire alle vostre leggi ingiuste, perché la
non cooperazione col male è un obbligo morale non meno della cooperazione
col bene. (Martin Luther King, La forza di amare)
Indica l'espressione che nel testo è stata omessa:
Antonioni, Michelangelo, 75
Arendt, Hannah, 75
Ariosto, Ludovico, 25
Aristotele, 10, 25, 29, 30, 35, 39, 62, 74, 76
Austin, John Langshaw, 13
Borsellino, Paolo, 77
Confucio, 10
Crisippo di Soli, 64
Demostene, 64
Dewey, John, 73
Diogene di Sinope, 23
Lao-tzu, 10
Leopardi, Giacomo, 77
Lipman, Matthew, 7
Locke, John, 61, 62
Montessori, Maria, 77
Saramago, José, 75
Sen, Amartya, 76
Seneca, Lucio Anneo, 74
Socrate, 13, 17, 28
Wittgenstein, Ludwig, 18
A
antinomia, 57
argomentazione, 13
D
definizione, 21
differenza specifica, 26
dilemma, 58
E
enunciato, 28
estensione, 24
F
figure, 45
G
genere, 26
genere prossimo, 26
I
inferenza, 15
intensione, 25
M
modo, 47
N
non sequitur, 63
P
paradosso, 57
petitio principii, 62
premesse, 44
proposizioni contraddittorie, 40
proposizioni contrarie, 40
proposizioni subalterne, 42
proposizioni subcontrarie, 41
S
sinonimo, 22
T
termini, 45