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FESTIVAL 2018
Quader o per l’i seg a te
ENRICO YOUNG
Riduzio e dell’ope a Enrico di Borgogna
(libretto di Bartolomeo Merelli e musica di Gaetano Donizetti)
2. SEZIONE SPETTACOLO
200 candeline per Enrico di Borgogna
Ge esi dell’ope a
Il librettista Merelli
La t a a dell’ope a
La essa i s e a dell’E i o di Bo gog a di Silvia Paoli
3. SEZIONE DIDATTICA
Canale visivo: realizza gli stemmi
Ca ale a ati o: s i i u a poesia d’a o e
Canale musicale: i cori
Le pa ti del li etto dell’ope a
1. SEZIONE OPERA
Prefazio e: per hé l’evide za sulle emozioni?
I se i e el p og a a s olasti o l’i seg a e to dell’ope a li i a i hiede, a hi
lavo a el a po dell’edu azio e, u a iflessio e atte ta sulla li i a e sulle sue
pe ulia ità. L’i seg a te, app ofo de do i pu ti di fo za dell’ope a ha la possibilità
di spe i e ta e l’effi a ia di uesto st u e to ella didatti a. Nello spe ifi o so o
due le pe ulia ità he si i ela o o e u a iso sa ell’i seg a e to:
I record di Donizetti
Gaetano Donizetti è nato a Bergamo ed è sepolto a Bergamo nella Basilica di Santa
Maria Maggiore, vicino alla tomba di Simone Mayr, il suo primo professore e
sostenitore. È vissuto più di duecento anni fa, eppure è ancora vivo tra noi, grazie
alla musica che ha lasciato. Ogni anno, in tutto il mondo, vengono allestiti più di
. spetta oli d’ope a, di uesti più di so o ope e di Do izetti pe olt e
milione di spettatori. Tra tutti i compositori della storia della musica, Donizetti è il
sesto più eseguito al mondo, e tra tutte le sue opere quelle che più piacciono al
pu li o i te azio ale so o Lu ia di La e oo e L’elisi d’a o e . I Italia gli
sono state dedicate moltissime vie e piazze e a Bergamo è stato creato un festival di
musica interamente dedicato
a lui. Niente male per un giovane nato, più di due secoli fa, in una umile famiglia e
che, ancora oggi con la sua musica, conquista il cuore e le orecchie di milioni di
ascoltatori.
Tantissime opere
Gaetano Donizetti ha scritto più di 70 opere. Una quantità davvero enorme! Ha
scritto opere serie, semiserie ma anche opere buffe, oltreché musica sacra e da
camera.
“e eseguissi o tutte le sue ope e, u a dopo l’alt a, se za fe a i ai, do e o
suonare e cantare per più di una settimana, notte e giorno! Donizetti scriveva opere
con estrema facilità, riuscendo a creare melodie meravigliose che, ancora oggi,
hanno un fascino irresistibile. Spesso veniva deriso per questa sua abilità, si diceva
che componeva dozzine di opere, come se sfornasse pizze. Addirittura qualcuno lo
p e de a i gi o sto pia o il suo og o e da Do izetti a Dozzi etti . La verità è
che Gaetano aveva sempre moltissime idee musicali che, con gran rapidità, scriveva
sul pentagramma per comporre le sue opere, una caratteristica che solo pochi geni
avevano, come Mozart per esempio.
Il grande sostegno di Simone Mayr
Donizetti nacque a Bergamo, in una famiglia molto umile. Quando aveva solo nove
a i e ea esso alle Lezio i a itate oli di usi a , du a te ueste lezio i il
grande compositore Simone Mayr notó il grande talento del giovane Donizetti per la
musica e decise di segui e pe so al e te l’ist uzio e usi ale del pi olo Gaeta o.
Mayr aveva proprio ragione, grazie al suo sostegno e a uno studio approfondito e
rigido, Donizetti si rivelerà essere quel gran compositore che Mayr aveva intuito. Con
tanto studio e una grande forza di volontà si ottengono sempre grandi risultati, come
dimostra la carriera di Donizetti; se poi uno ha il suo genio musicale allora diventa
famoso e apprezzato in tutto il mondo!
Il fratello di Gaetano
la famiglia Donizetti era composta dal papà Andrea, dalla mamma Domenica e da sei
figli. Olt e a Gaeta o, l’alt o usi ista della fa iglia e a Giuseppe. I e e di s i e e
opere, Giuseppe si dedicò alla musica militare, conobbe Napoleone e divenne il
aest o di usi a del “ulta o dell’I pe o Otto a o. Giuseppe ha o posto l’i o
dell’I pe o Otto a o e, pe la sua g a de atti ità di diffusio e della usi a i
Turchia, venne anche nominato Pascià una carica importantissima e molto
prestigiosa.
A causa della lontananza, Gaetano ebbe pochissimi contatti con il fratello Giuseppe,
eppu e gli i ase se p e affezio ato e elle sue lette e lo hia a a il io fratello
tu o .
L’ABC del Teatro d’Opera
Libretto
È proprio un piccolo libretto, come dice la parola stessa, che riporta il testo che i
pe so aggi dell’ope a a ta o. Il li etto solita e te s itto i e si, ed olto
utile per capire come si svolge la trama, chi sono i personaggi e come interagiscono
t a di lo o. Il li etto spe ifi a a he i ua ti atti e s e e suddi isa u ’opera e
i lude al u e didas alie he des i o o il luogo el uale si s olge l’azio e. È i
defi iti a u a appa dell’i te a ope a, a a solo la usi a.
Partitura
È u g a de li o e he a hiude tutta la usi a s itta dal o posito e pe l’ope a.
Nella pa titu a ’ s itto esatta e te osa suo a ias u o st u e to
dell’o hest a, osa de e a ta e ias u a ta te e osa de e a ta e il o o. È lo
st u e to di la o o p i ipale del di etto e d’o hest a he de e ette e assie e
tutti coloro che parte ipa o alla ealizzazio e della e ita d’ope a. Il di etto e
d’o hest a olt etutto, du a te le p o e di lettu a o l’o hest a, de ide ua to
de o o suo a e pia o gli st u e tisti, fi o a he fo te posso o a i a e, he
tempi devono avere, e che timbri devono risaltare. Con i cantanti invece prova le loro
pa ti, da’ i di azio i pe e de e i a ie a più esp essi a possi ile le elo- die che
devono cantare.
Regia
Pe ette e i s e a u ’ope a ’ isog o di u egista he ost uis a u o spetta-
colo assieme a uno scenografo che si occupi delle scene, a una costumista che si
occupi dei costumi, a un light designer che scelga le luci migliori per creare effetti
luminosi di grande effetto. Il regista conosce benissimo la storia che bisogna
rappresentare e, durante le prove di scena con i cantanti, istruisce tutti gli artisti su
come devono muoversi, che gesti devono fare, che espressione devono avere e come
devono interagire tra di loro per catturare il pubblico una volta che il sipario si alza.
Cantanti
Mancano solo loro! Sono coloro che devono sia cantare che recitare per dar vita
all’ope a. De o o ette si ei pa i dei pe so aggi he i te p eta o e de o o fa
e ozio a e il pu li o o l’u i o st u e to he ha o a disposizio e: la lo o o e.
Ci sono cinque grandi tipologie, timbri, di voci:
Soprano: è la voce femminile più acuta. Solitamente al soprano è affidata la
parte protagonista femminile che, di solito, è una giovane donna che vive
u ’appassio ata e, il più delle olte t agi a, sto ia d’a o e on il protagonista
maschile. dii. mezzosoprano: è la voce femminile più scura e meno acuta
rispetto a quella del soprano. Solitamente al mezzosoprano è affidata la parte
di u ’a ella, di u ’a i a o o fide te della p otago ista, a olte i e e
proprio la nemica del soprano.
Tenore: è la voce maschile più acuta. Il tenore è solitamente il protagonista
dell’ope a, olui he e e ge pe il o aggio, la fo za e la dete i azio e delle
sue azioni. Solitamente è innamorato del soprano ma, spesso, è travolto da un
tragico destino.
Baritono: è una voce maschile più cupa e tuonante rispetto a quella del tenore.
Il a ito o solita e te app ese ta il atti o dell’ope a, uello he osta ola il
tenore e vuole imporre le proprie volontà al soprano.
Basso: è la voce maschile più scura e profonda. Per il suo timbro penetrante e
profondo questa voce spesso è usata per rappresentare un personaggio
soprannaturale, oppure per personificare un personaggio anziano e saggio, il
ruolo del padre della protagonista o di un fidato consigliere.
Le regole: guida all’uso per fruire orretta e te del Teatro d’Opera
Vestiti a modo
Ogni luogo richiede il suo abito! Andresti mai in spiaggia, ad Agosto, con cappello di
lana e giubbotto di pelle? Oppure a scuola in costume e canottiera? Oppure ancora
i u useo t a estito da Ba o Natale? Qua do ai all’ope a se p e eglio
vestirsi per bene. Per le ragazze un abito lungo, una gonna e delle scarpe con i tacchi.
Pe gli uo i i al e o gia a, a atta e dei ei pa talo i. Il teat o d’ope a u luogo
da rispettare, è un luogo di cultura che accoglie tutti e che propone bellezza, e allora
perché non far parte di questa bellezza presentandosi nel migliore dei modi?
“i a assa o le lu i e…
Una volta seduti al proprio posto si aspetta che le luci si abbassano per poi spegnersi.
La sala di e ta uia e tutta l’atte zio e i olta sul pal o. Dopo po hi se o di il
di etto e d’o hest a e t a ella u a do ’ siste ata l’o hest a e lì s atta il p i o
applauso, che è anche un incoraggiamento a tutti gli artisti che inizieranno la
rappresentazione. Il direttore si sporge dalla balaustra, saluta il pubblico, si rigira
e so l’o hest a, i pug a la a hetta e la agia dell’ope a
ha inizio.
Attento a te!
Una volta seduto in sala, in un palco o nel loggione, mentre si guarda lo spettacolo
non si può assolutamente mangiare o bere, non bisogna far rumore scartando
caramelle o facendo continuamente cadere degli oggetti e soprattutto non si può
usare il cellulare, che deve essere rigorosamente spento! E tantomeno non si
possono scattare foto o fare video.
Applausi
“e la p i a olta he ai a ede e u ’ope a fidati di osa fa il pu li o, e ite ai osì
di sbagliare. “olita e te si applaude solo all’i izio dell’atto e alla fi e a, al u e
olte, dopo l’a ia di ual he a ta te o u o e to pa ti ola e te e ozio a te,
è possibile che tutto il pubblico scatti in un applauso fragoroso per esprimere la
propria emozione e pe ele a e la a u a dell’a tista he si esi ito. Qual u o si
spi ge addi ittu a a u la e a o! , alt i i e e atto o piedi, qualcuno invece
fischia se lo spettacolo non è piaciuto altri invece, semplicemente, esprimono il loro
dissenso non applaude do… e se sei fo tu ato, elle se ate più i po ta ti e alla
presenza di grandissimi artisti, può succedere che il pubblico getti sul palco decine di
fiori per celebrare il cantante, il direttore o il regista dello spettacolo!
2. SEZIONE SPETTACOLO
Ge esi dell’opera
Dopo un periodo di studi a Bologna la carriera professionale di Donizetti, agli albori,
stava per decollare. Alcune nobili famiglie di Ancona ricercavano, allora, un giovane
maestro da impiegare quale musicista residente, con uno stipendio di 10 scudi al
mese. Do izetti ifiutò l’offe ta, fe o e o i to ell’i t ap e de e la a ie a di
operista.
Questi primi anni della vita artistica di Donizetti sono difficili da ricostruire a causa
dello scarso materiale documentario giunto sino a noi. Da quel che sappiamo, il
p i o i a i o he po te à all’Enrico di Borgogna a i a g azie all’i p esa io Paolo
Zancla, siciliano attivo nel Nord Italia, gestore dei teatri di Bergamo, Lodi e Cremona.
Pe l’ape tu a del Teat o e ezia o di “a Lu a, )a la s ittu ò Do izetti come
usi ista e Ba tolo eo Me elli o e li ettista. Nell’otto e del l’Enrico era
praticamente pronto. Donizetti raggiunse la compagnia di canto a Verona per iniziare
le prove e lì avvenne il primo intoppo. Il compositore scoprì che il mezzosoprano
Costanza Petralia, per il quale aveva composto tutta la parte di Elisa (coprotagonista
dell’ope a e a stata sostituita o il sop a o Adeli a Catala i he, olt etutto, e a al
suo de utto assoluto. “e za pe de si d’a i o Do izetti odifi ò la pa titu a
s i e do, il otto e , a May : esito assai più feli e a he se to a is i e e
ual he osa .
Enrico di Borgogna, dunque, andò in scena al Teatro San Luca il 14 novembre 1818.
L’eso dio della a ie a teat ale di Do izetti fu u ezzo disast o. La Catalani, presa
dal panico, svenne alla fine del primo atto, cantò la metà della sua parte nel secondo
atto e el fi ale dell’ope a e e addi ittu a sostituita da u ’alt a a ta te.
Successivamente la cantante si ristabilì e fu in grado di cantare nelle successive
app ese tazio i dell’ope a. Il p i o ezzo su esso di Do izetti e a o u ue il
g a de isultato di u ’i te a o u ità, uella e ga as a, he a e a saputo istitui e
u p odigioso siste a edu ati o sotto l’egida di May e he o a ede a il primo frutto
del primo allievo. Enrico di Borgogna venne subito dopo rappresentato a Bergamo,
proprio al Teatro Sociale, il 26 dicembre 1818, appena un mese dopo le
rappresentazioni di Venezia.
Un ultimo importante elemento rimane da conoscere per completare il quadro della
ge esi dell’Enrico ovvero ripescare la critica musicale stampata su un giornale
dell’epo a, la p i a he i e ette Do izetti. Dopo a e ife ito degli applausi t i utati
all’Ou e tu e, il iti o osì s isse sul Nuo o osse ato e e ezia o : do ò
commiserare questo giovin compositore che, esponendosi per la prima volta al
giudizio del pubblico, il quale, secondo il capriccio, or troppo esige, or troppo tollera,
ebbe la mala sorte di vedere il suo lavoro manomesso sia nel canto he ell’azio e?
No. Gli spettatori seppero ben distinguere il merito della composizione da quello
dell’ese uzio e… il e ito e a della usi a, egola e, e o dotta o esp essio e,
per cui il pubblico al discendere del sipario, volle fra gli applausi il sig. Donizetti sul
pal o s e i o
Il librettista Merelli
Co e a e ato, l’i p esa io )a la s ittu ò a he Ba tolo eo Me elli o e
librettista. Merelli (1794-1879) bergamasco egli stesso, aveva studiato musica con
Mayr ma privatamente, invece che partecipare alle Lezioni caritatevoli con Donizetti.
I due si conoscevano e, diventati amici, si ritrovarono a collaborare, a carriera
a iata, i più di u ’o asio e. A ia o il o t atto t a )a la e Me elli, fi ato
maggio 1818, nel quale il ventiquattrenne Merelli si impegnava a scrivere un libretto
t atto da u ’azio e d a ati a di August o Kotze ue, dal titolo Joha a o
Mo tfau o del . F a la data della fi a del o t atto e il o e to el uale
Merelli iniziò effettivamente a scrivere il libretto per Donizetti qualcosa successe, e
il soggetto e e a iato o De G af o Bu gu d , o e o il Co te di
Bo gog a , se p e di Kotzeu ue i edi ile pe so aggio o a ti o, Kotze ue
scrisse più di 200 drammi teatrali – tra i quali Le ovi e d’Ate e musicato da
Beethoven - divenne direttore del Teatro di Pietroburgo, fu accusato di spionaggio
in favore dei russi, venne arrestato e mandato in Siberia per aver ucciso un suo rivale
in amore e infine venne assassinato nel 1819, davanti agli occhi del figlio, perchè
ritenuto un traditore della patria, delitto raccontato anche da Dumas nei suoi Crimes
l es… a uesta u ’alt a sto ia .
Merelli, prima di diventare uno dei più noti (e discussi) impresari teatrali - celebre
pe esse e stato l’i p esa io della Scala dal 1829 al 1850, sostenendo i primi passi di
Verdi, a partire da Nabucco – era un provetto librettista, avvezzo alle convenienze
teatrali e dotato di una certa verve drammaturgica che traduceva in libretti funzionali
anche se non proprio eccelsi. Il primo libretto fu L’idolo Bi a o del 1816, seguì
Lanassa, s itto o Gaeta o Rossi p op io pe May e fo se a he u po’ sotto la
sua guida). Sempre per il suo maestro scrisse Alfredo il Grande, andato in scena a
Roma, al Teatro Argentina nel 1818 e Il lupo d’Oste da (!) per Vaccaj, andato in scena
a Ve ezia ell’ap ile . Enrico di Borgogna era dunque il quinto libretto di Merelli,
e di fatto si nota un miglior incastro di scene, di situazioni e di stravolgimenti che non
nei precedenti libretti. Ma ciò che più lascia stupiti è il fatto che Merelli, in soli sei
mesi nel 1818, aveva sfornato ben quattro libretti.
Merelli e Donizetti collaborarono per molto tempo. Il sodalizio artistico, dopo la
prima di Enrico, funzionò abbastanza bene. Di fatto le successive opere di Donizetti
fu o o su li etto dell’a i i: Una follia (1818), Le nozze in villa (1820), Zoraida di
Granata . Tutta ia o se p e t a i due l’i tesa fu otti ale. Qua do si
ritrovarono a collaborare verso la metà degli anni Quara ta, l’u o o e o posito e
affe ato e l’alt o o e i o os iuto i p esa io, Do izetti i ase, i più di
u ’o asio e, i dig ato pe il odo i ui Me elli t atta a le sue ope e. I pa ti ola e
si risentì quando scoprì che Merelli, senza consultarlo, stava mettendo in scena una
produzione di Gianni di Parigi, ancora mai andato in scena. La première dell’ope a
rimase quindi totalmente fuori dal controllo del suo autore che se ne avvide e diradò
i rapporti con Merelli.
Il estie e dell’i p esa io, ell’Italia dell’Otto e to, e a t a i più is hiosi he si
pote a i t ap e de e. Nu e ose so o le sto ie d’i p esa i he, i po hi a i, dalla
ricchezza più sfrenata caddero nella più misera bancarotta. Merelli, davvero
rivoluzionario, fu il primo a sviluppare un sistema di contratti a lunga scadenza con i
a ta ti pe poi affitta e a te zi le p estazio i degli a tisti. Fu lui he si assu se og i
onere nel 1831, per portare in scena alla Scala la Norma di Bellini e a dirigere le prove
fino al mezzo fiasco della sera di Santo Stefano. Merelli si arricchì parecchio, tenne
un allevamento di cavalli inglesi e iniziò a collezionare importanti quadri, si
o pia e a el defi i si il Napoleo e degli i p esa i a, pu t oppo, o e
l’I pe ato e, su ì p ofo de pe dite elle rivoluzioni e nelle guerre del Quarantotto,
affondando, nella fine della sua carriera, in un mare di guai finanziari.
La tra a dell’opera
Nell’esilio i ui si t o a, E i o o t alto , app e de la otizia della o te di olui
che aveva spodestato e ucciso il o te, suo pad e, e s op e he i ealtà hi l’a e a
amorevolmente cresciuto, Pietro, è in suo padre adottivo. Nuovo signore della
o tea Guido asso , figlio dell’usu pato e, spesso affia ato da Gil e to, uffo e
di corte. Enrico decide di ritornare in patria per riconquistare la contea e sposare
l’a ata Elisa sop a o , alla ui a o a he Guido aspi a. E i o giu ge appe a i
te po pe a da e all’a ia le ozze, se i a do lo s o piglio el o teo uziale
a he g azie all’aiuto di B u o e, o tigiano di Guido ma segreto amico di Pietro.
Enrico riuscirà a guidare un assalto vittorioso al castello riconquistando la contea e
la mano di Elisa.
L’ope a di isa i due atti, og u o dei uali fo ato, uasi si et i a e te, da
8 e da 7 numeri. Il coro è presente con diversi interventi solistici e altri riempitivi.
Come consuetudine, il primo atto è basato sulle cavatine dei vari personaggi, ovvero
sulle arie che servono a presentare i protagonisti. Il finale I è il detonatore della
situazione più tesa che vedrà nel secondo atto compiersi e risolversi. Il secondo atto
è caratterizzato da importanti ensemble, tra cui spicca un meraviglioso sestetto,
condotto con impressionante maestria da Donizetti. Il finale II è un rondò del
protagonista, Enrico, nel quale virtuosismi e passi di grande cantabilità sono
incorniciati dagli interventi del coro e degli altri personaggi.
I simboli animali:
APE: animale simbolo per eccellenza dell'operosità, del lavoro.
AQUILA: la più nobile tra i volatili ed in generale tra gli animali, è simbolo della
potenza, della vittoria e dell'impero.
CANE: simbolo per eccellenza della fedeltà.
CERVO: animale nomade e quindi simbolo di famiglia originaria di altro luogo.
CIGNO: rappresenta il buon augurio.
COCCODRILLO: per eccellenza simbolo della finzione e del tradimento.
CORVO: in quanto annunciatore in natura della pioggia, rappresenta il buon augurio.
Simbolo anche di ingegno.
DRAGO: usato in araldica per rappresentare la fedeltà, la vigilanza e il valore militare.
FARFALLA: simbolo di virtù.
FALCO: simbolo di animo prode e senza paura.
GATTO: emblema dell'indipendenza.
GRIFO-GRIFONE: animale chimerico metà leone e metà aquila che è simbolo di
custodia e la vigilanza.
LEONE: il più nobile tra gli animali della terra che rappresenta la forza, il coraggio ed
il comando.
UNICORNO: animale chimerico formato da un cavallo con un corno in fronte;
rappresenta la forza e la vittoria.
LUPO: simboleggia il capitano.
SERPENTE: emblema di astuzia, di dominio. Simboleggia il nemico, il tradimento; è
anche usato come simbolo nella medicina (farmacia)
USIGNOLO: rappresenta l'amore per la musica.
VOLPE: simbolo per eccellenza di astuzia.
FENICE: creduto animale immortale, rappresenta la longevità, la resurrezione e la
fama imperitura
GIGLIO: esso è il più nobile dei fiori usati in araldica. Indica sovranità, candore,
purezza e gentilezza.
Approfondimento:
Sul pieghevole studenti, vi sono gli stemmi di tutti i personaggi in bianco e nero.
Suggerire agli studenti di colorarli, seguendo le indicazioni caratteriali di ognuno:
GUIDO: è molto ricco. Ha avuto un lutto in famiglia. Suo padre era un tiranno, ma era
pur sempre suo padre!
ELISA: di origini principesche porta con sè mille virtù ed è incorruttibile; ta t’ he
davanti a tutte le ricchezze che gli offre Guido, lei non cede… il suo cuore appartiene
solo ad Enrico!
GILBERTO: aiutando molto i suoi amici Elisa ed Enrico, dimostra di credere molto nel
alo e dell’a i izia.
PIETRO: è un cavaliere, ed ogni cavaliere che si rispetti porta con sé dignità e onore.
Ca ale arrativo: s rivi u a poesia d’a ore
Ecco il testo inserito nel materiale per gli studenti:
Enrico per amare Elisa ha bisogno non solo di grandi gesti, ma anche di parole che
vengano dal cuore. E si sa, a volte le emozioni ci lasciano proprio senza parole.
Eppure, ogni innamorato vuole dare il meglio di sé alle persone a cui vuole bene: per
questo chiediamo aiuto a voi giovani spettatori.
Cosa vuoi donare di bello a chi ami? Quali sono le cose importanti dentro di te, che
ti rendono speciale?
Di e titi a e a e delle pa ole usi ali o e uelle dell’ope a he as olte ai ad
esempio cor invece di cuore) e ricordati questo: i librettisti, cioè coloro che scrivono
i testi delle opere, apprezzano parecchio anche le ripetizioni di un pezzetto di frase
se p e ello stesso pu to, ad ese pio all’i izio del e so. “i hia a a afo a.
V’è hi si lag a e o o a
V’è hi i a ia a st epita
…di o o Guido e Gil e to, usa do p op io uesta te i a.
E ora sei p o to: s i i la tua poesia d’a o e, itagliala ed i u ala ell’u a he
troverai in teatro.
Tipo di versi:
Decasillabo: è stentoreo e solenne, si usa per i momenti intensi, di rabbia ed
addirittura tormento.
Ottonario e settenario: sono versi molto cantabili, possono essere usati per indicare
il trionfo di un personaggio, la sua forza e il suo successo.
Qui a io: si usa pe gli i a o ati u po’ la guidi, e pe o sola e dalle pe e
d’a o e.
Endecasillabi: sono tipici dei recitativi, servono a far dialogare e i personaggi e a fargli
spiegare le loro ragioni.
Lessico:
E’ olto i e ato, si usa o te i i a i, auli i, a ai i.
Ad ese pio, gli o hi so o lu i , la spe a za spe e , l’a i a al a e osì ia. Gli
studenti possono essere invitati a fare una ricerca sulle parole più antiche per la loro
poesia d’a o e, e posso o p o a e a sostitui le o uelle più ode e. Cosa
cambia nel suono? E nel senso generale della poesia?
Figure retoriche:
Nei li etti d’ope a si it o a spesso il so e ti e to del atu ale o di e delle pa ole
nella frase, al punto da poterla considerare una peculiarità sintattica, quasi un
a hio di fa i a del li etto d’ope a.
T a le figu e eto i he più usate t o ia o l’a ast ofe i e sio e dell’o di e a ituale
di u g uppo di te i i su essi i , l’ipe ato allo ta a e to di una parola da
un'altra alla quale dovrebbe essere vicina), anafora (ripetere una o più parole
all'inizio di frasi o di versi successivi, per sottolineare un'immagine o un concetto).
Nella scrittura della poesia, si possono invitare i ragazzi a tenere a mente queste
i di azio i, e a ette si alla p o a o u a s ittu a lo ta a dall’o di a io, e più
i i a al o do affas i a te ed e ozio a te dell’ope a li i a.
Si può anche usare il testo di Enrico di Borgogna come fonte di ricerca di termini,
modi di dire, figure di suono o retoriche, e fare un bel cartellone di classe dove gli
studenti possano di volta in volta trascrivere le loro scoperte individuali.
Canale musicale: i cori
Con i cori si desidera avvicinare il bambino al territorio musicale donizettiano,
alimentando contemporaneamente le personali spinte creative e favorendo lo
sviluppo della sensibilità musicale.
La vocalità dei ragazzi è qui intesa come mezzo di accesso a contenuti musicali,
emotivi e culturali.
La voce è uno strumento naturale, immediatamente fruibile e propedeutico
all’app e di e to; i pa ti ola e il gesto o ale app ese ta u ’oppo tu ità pe
familiarizzare con il suono musicale prima e con le strutture musicali poi.
Cessi il pianto...
quel ciglio serena...
torna, torna alla gioja primiera...
“pesso il d̀ ade to ido a se a,
a pì lieto ito a a spu ta .
Ma tornerà!
La rivedrò!
L’a a e à!
L’a a e ò!
“ia o uasi alla fi e di uesta sto ia… Tutti i sie e a tia o la itto ia di E i o! La
sua è una vittoria giusta ed onesta, ed è anche la vittoria del nostro Gaetano, che con
uest’ope a o i ia la sua g ande avventura di musicista!
Nella sezio e Fo azio e del sito Do izetti.o g dispo i ile il do load degli
spartiti e delle basi musicali per i brani corali.
Le parti del li retto dell’opera
PIETRO
Abbraccia, o figlio abbraccia
il vecchio genitore...
Che dissi, ah! no!.. da te mi scaccia... io sono un mentitore...
Non padre tuo, ma suddito
devo prostrarmi a te.
BRANO CORALE
Cessi il pianto...
quel ciglio serena...
torna, torna alla gioja primiera...
“pesso il dì ade to ido a se a,
a più lieto ritorna a spuntar.
CAVATINA DI ENRICO
ENRICO
Care aurette che spiegate
Lie e e te i a i d’o o,
Deh! volate Al mio tesoro,
Poi i dite o e s’aggi a…
Se sospira Ancor per me.
ENRICO E CORO
Ma to e à!…
La i ed ò!…
L’a a e à!…
L’a a e ò!…
ENRICO
Mi s e di all’ a i a
o e d’a o e...
la al a il o e a à da te.
CAVATINA ELISA
ELISA
Funesti pensieri,
Che in sen vi destate,
Lasciate — Ch’io spe i,
Fuggite dal cor!
Da u ’al a he ge e,
Se speme — s’i ola
La morte può sola
Por fine al dolor!
RECITATIVO GUIDO
GUIDO
M’a o e og ’ u o? Oggetto
d’odio il o e io?... e iò fia e o?
O crudele pensiero,
fuggi da me... alle bramate nozze
solo si pensi... assai concessi al pianto
di desolata figlia, e o ai l’o o e
ogni indugio mi vieta... Ah, Elisa... Elisa... In questo giorno appieno
o o e ai l’a do , he ’a de i se o.
ARIA DI GILBERTO
GILBERTO
È la donna un gran volume
Che ha stracciato il frontispizio
È ben stolto chi presume
Da dell’ope a giudizio
“e p ia all’i di e o a
P i o apo: l’i osta za
Segue il vizio delle belle
I ap i i e l’a oga za
E e t ’alt e agatelle
A catalogo si esatto
A materia si abbondante
Chi non vede a primo tratto
Che la donna è questa qua
Ora questo e ora quello
Sempre trappole e raggiri
Sei ben pazzo se dai retta
al suo pia to, a’ suoi sospi i:
u a foglia, u oli ello
che per aria se ne va.
Non dico che sian tutte tagliate in simil luna,
a se e ’ha qualcuna,
di fede e di buon cor:
o he o ì la ise a,
o che non nacque ancor.
ARIA DI GUIDO
GUIDO
Incerta smarrita
Quest’al a deli a…
Il sen non respira,
Che sdegno, e livor!
Del duolo l’e esso
Mi toglie a e stesso…
La morte non serba
Tormento maggior!
[…]
Ah! si riprenda, o core
Il tuo igo e usato…
Tutto quel sangue odiato
Da me si verserà!
BRANO CORALE
Vi a E i o... ai ti a i d’ese pio
adde l’e pio — crudele oppressor!