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DONIZETTI OPERA

EnricoYoung Teatro Sociale


27, 28, 29 novembre – 9.30 (elementari) 11.30 (medie)

Riduzione dell’opera Enrico di Borgogna Enrico Eleonora Filipponi


(musica di Gaetano Donizetti) Elisa Fiammetta Tofoni
a cura dei partecipanti al corso Gilberto Roberto Maietta
“Donizetti con una Z”: Silvia Lorenzi, Guido/Pietro Bekir Serbest
Umberto Zanoletti, Nicole Figini,
Marialuisa Bafunno e Alice Guarente Direttore Alberto Zanardi
con il coordinamento di Paolo Cascio, Pianoforte Sem Cerritelli
Paolo Ferrari e Francesco Micheli Quartetto d’archi dei Solisti
dell’Academia Montis Regalis
Produzione della Fondazione
Teatro Donizetti

FESTIVAL 2018
Quader o per l’i seg a te

ENRICO YOUNG
Riduzio e dell’ope a Enrico di Borgogna
(libretto di Bartolomeo Merelli e musica di Gaetano Donizetti)

A u a dei pa te ipa ti al o so Do izetti o u a ) : “il ia Lo e zi, U e to


Zanoletti, Nicole Figini, Marialuisa Bafunno e Alice Guarente

Con il coordinamento di Paolo Cascio, Paolo Ferrari e Francesco Micheli

Enrico, ignaro Conte di Borgogna Eleonora Filipponi – mezzosoprano


Guido, figlio eg a te dell’usu pato e di Bo gog a Bekir Serbest – tenore
Pietro, padre adottivo di Enrico, Cavaliere di Bekir Serbest – tenore
Elisa, innamorata di Enrico e costretta a sposare Fiammetta Tofoni – soprano
Gilberto, buffone di corte e filosofo di vita Roberto Maietta – basso

Gaetano Donizetti, nostro compositore al debutto attore


Alice, insegnante innamorata di Gaetano attrice

Direttore Alberto Zanardi


Pianoforte Sem Cerritelli
Qua tetto d’a hi dei “olisti dell’A ade ia Mo tis Regalis
INDICE
1. SEZIONE OPERA
P efazio e: pe h l’e ide za sulle e ozio i?
Perché portare la figura di Gaetano Donizetti nella scuola?
Le 5 cose da sapere su Donizetti
L’ABC dell’Ope a
Le regole - guida all’uso pe f ui e o etta e te dell’Ope a

2. SEZIONE SPETTACOLO
200 candeline per Enrico di Borgogna
Ge esi dell’ope a
Il librettista Merelli
La t a a dell’ope a
La essa i s e a dell’E i o di Bo gog a di Silvia Paoli

3. SEZIONE DIDATTICA
Canale visivo: realizza gli stemmi
Ca ale a ati o: s i i u a poesia d’a o e
Canale musicale: i cori
Le pa ti del li etto dell’ope a
1. SEZIONE OPERA
Prefazio e: per hé l’evide za sulle emozioni?
I se i e el p og a a s olasti o l’i seg a e to dell’ope a li i a i hiede, a hi
lavo a el a po dell’edu azio e, u a iflessio e atte ta sulla li i a e sulle sue
pe ulia ità. L’i seg a te, app ofo de do i pu ti di fo za dell’ope a ha la possibilità
di spe i e ta e l’effi a ia di uesto st u e to ella didatti a. Nello spe ifi o so o
due le pe ulia ità he si i ela o o e u a iso sa ell’i seg a e to:

Opera come multilinguaggio: il rapporto testo-musica-scena (melodramma), rap-


porto essenziale pe la o p e sio e dell’ope a li i a, ede l’i t e io di più
linguaggi (iconico, musicale, verbale). Questi codici, presenti nella didattica scolastica
in modo prevalentemente separato (educazione artistica, educazione musicale,
letteratura), possono t o a e ell’ope a li i a u a si tesi i a ile, apa e di
esprimere e suscitare emozioni. La potenza del multilinguaggio favorisce inoltre la
p ospetti a della t as e salità del sape e e ui di dell’i te dis ipli a ità, he pe sua
natura abbraccia filosofia, arte, musica, letteratura, scienza, etc., offrendo nello
specifico occasioni di intraprendere percorsi interculturali, di educazione
all’affetti ità, di s ittu a eati a, di te i he esp essi e e pitto i he, di
approfondimenti di periodi storici e di conoscenza della biografia e dei grandi autori
usi ali. L’ope a off e alla s uola di e si ele e ti di i o io o la sua didatti a,
o solo el a po dell’edu azio e usi a, a elle dis ipli e li guisti he, sto i he,
visive e scientifiche.

Opera come amplificatrice delle emozioni: l’ope a li i a possia o defi i la u


teat o delle e ozio i . L’a o e, la e detta, il o aggio, la sete di pote e e la gue a
so o spesso i te i s iluppati ell’ope a; te i o se p e fa ili da aff o ta e,
soprattutto co i a i i più pi oli, a he app ese ta o se p e più u ’esige za
pe l’edu azio e di a i i e agazzi. Psi ologi e pedagogisti e ide zia o la e essità
di off i e, a he el o testo s olasti o, o asio i di edu azio e all’affetti ità e alla
gestione emotiva fin dalla scuola primaria. In tal senso, il melodramma (testo,
usi a, s e a app ese ta u ’oppo tu ità: ha la apa ità di app ese ta e ed
affrontare la
fo za delle passio i u a e, di des i e e i se ti e ti, di atti a e l’i tellige za
emotiva. Più di og i alt a esp essio e a tisti a, il elod a a ha il do o
d’i p i e e i hi as olta l’i peto delle passio i, o e se le i esse lì pe lì. – Nel
contempo, queste simulate passioni sono organizzate in una forma: il che non solo
o se te l’oppo tu a distanziazione, ma la facilita. – Infine, ed il punto chiave,
questa rappresentazione al vivo, che per anche una simulazione formalizzata,
consente (e facilita) il ragionamento sulle passioni, la loro verbalizzazione, la presa di
coscienza della loro dinamica, della loro processualità. Senza che il discorso cada
ell’ast attezza e el o alis o, gia h la usi a i assi u a i og i o e to u
feed a k olto o eto.
(G. La Face Bianconi, violinista e musicologa, direttrice del Dipartimento delle Arti
dell’U iBo.
Perché portare la figura di Gaetano Donizetti nella scuola?
Donizetti è un compositore nato a Bergamo. Egli è uno dei più celebri artisti
dell’Otto e to, s isse più di setta ta ope e, il più i te azio ale dei o posito i
italiani; ancora oggi il più app ese tato all’este o. “e o do u a i e a
dell’U i e sità Bo o i, og i a o u ilio e e ezzo di pe so e si uo o o pe
assiste e a u a sua ope a. Da ui l’i po ta za di fa o os e e e p ese ta e alle
giovani generazioni la ricchezza lasciata da questo grande artista bergamasco.
Gaeta o Do izetti ha i e sato sul teat o d’ope a il Ro a ti is o eu opeo, i fatti
o side ato l’i e to e del elod a a o a ti o: Do izetti i fatti ha saputo
come pochi far coincidere musica, testo e scena. In tal senso le
sue opere ben si prestano al lavoro di interdisciplinarità che abbiamo delineato come
elemento cardine del rapporto opera-scuola.
I suoi capolavori, inoltre, sono carichi di teatralità, di fantasia, di emozioni e passioni
sentimentali che a volte tende ad enfatizzare. Donizetti in tal senso può essere anche
aest o di e ozio i al se izio del a dato della s uola, o e o uello o solo
di istruire e formare lo studente, ma di educare la persona.
Le 5 cose da sapere su Donizetti

I record di Donizetti
Gaetano Donizetti è nato a Bergamo ed è sepolto a Bergamo nella Basilica di Santa
Maria Maggiore, vicino alla tomba di Simone Mayr, il suo primo professore e
sostenitore. È vissuto più di duecento anni fa, eppure è ancora vivo tra noi, grazie
alla musica che ha lasciato. Ogni anno, in tutto il mondo, vengono allestiti più di
. spetta oli d’ope a, di uesti più di so o ope e di Do izetti pe olt e
milione di spettatori. Tra tutti i compositori della storia della musica, Donizetti è il
sesto più eseguito al mondo, e tra tutte le sue opere quelle che più piacciono al
pu li o i te azio ale so o Lu ia di La e oo e L’elisi d’a o e . I Italia gli
sono state dedicate moltissime vie e piazze e a Bergamo è stato creato un festival di
musica interamente dedicato
a lui. Niente male per un giovane nato, più di due secoli fa, in una umile famiglia e
che, ancora oggi con la sua musica, conquista il cuore e le orecchie di milioni di
ascoltatori.

Un successo lungo 200 anni


Le opere di Donizetti portano le emozioni in primo piano. Le storie dei personaggi in
scena coinvolgono lo spettatore grazie alla potenza della musica che il compositore
ha saputo ea e. L’ope a più fa osa di Do izetti Lu ia di La e oo , he
racconta la storia di una ragazza costretta a sposare un uomo che non ama. Dopo
mille avventure, tradimenti, inganni e delitti, la protagonista impazzisce e muore, in
preda al dolore per aver perso il suo amato Edgardo che, alla fine, si uccide. La musica
di Donizetti sottolinea i momenti più tragici della storia con melodie meravigliose che
e ozio a o e o uo o o. Qua do l’ope a e e eseguita pe la p i a olta, el
1835, ebbe un notevole successo; alla fine della rappresentazione il pubblico in
teatro iniziò ad applaudire e a festeggiare il grande Donizetti. Ancora oggi, dopo
quasi due- e to a i, og i olta he Lu ia di La e oo ie e essa i s e a
in un qualsiasi teatro del mondo, tutto il pubblico rimane profondamente
emozionato e scoppia, alla fine, in un fragoroso applauso; è questa la potenza della
musica di Donizetti.

Tantissime opere
Gaetano Donizetti ha scritto più di 70 opere. Una quantità davvero enorme! Ha
scritto opere serie, semiserie ma anche opere buffe, oltreché musica sacra e da
camera.
“e eseguissi o tutte le sue ope e, u a dopo l’alt a, se za fe a i ai, do e o
suonare e cantare per più di una settimana, notte e giorno! Donizetti scriveva opere
con estrema facilità, riuscendo a creare melodie meravigliose che, ancora oggi,
hanno un fascino irresistibile. Spesso veniva deriso per questa sua abilità, si diceva
che componeva dozzine di opere, come se sfornasse pizze. Addirittura qualcuno lo
p e de a i gi o sto pia o il suo og o e da Do izetti a Dozzi etti . La verità è
che Gaetano aveva sempre moltissime idee musicali che, con gran rapidità, scriveva
sul pentagramma per comporre le sue opere, una caratteristica che solo pochi geni
avevano, come Mozart per esempio.
Il grande sostegno di Simone Mayr
Donizetti nacque a Bergamo, in una famiglia molto umile. Quando aveva solo nove
a i e ea esso alle Lezio i a itate oli di usi a , du a te ueste lezio i il
grande compositore Simone Mayr notó il grande talento del giovane Donizetti per la
musica e decise di segui e pe so al e te l’ist uzio e usi ale del pi olo Gaeta o.
Mayr aveva proprio ragione, grazie al suo sostegno e a uno studio approfondito e
rigido, Donizetti si rivelerà essere quel gran compositore che Mayr aveva intuito. Con
tanto studio e una grande forza di volontà si ottengono sempre grandi risultati, come
dimostra la carriera di Donizetti; se poi uno ha il suo genio musicale allora diventa
famoso e apprezzato in tutto il mondo!

Il fratello di Gaetano
la famiglia Donizetti era composta dal papà Andrea, dalla mamma Domenica e da sei
figli. Olt e a Gaeta o, l’alt o usi ista della fa iglia e a Giuseppe. I e e di s i e e
opere, Giuseppe si dedicò alla musica militare, conobbe Napoleone e divenne il
aest o di usi a del “ulta o dell’I pe o Otto a o. Giuseppe ha o posto l’i o
dell’I pe o Otto a o e, pe la sua g a de atti ità di diffusio e della usi a i
Turchia, venne anche nominato Pascià una carica importantissima e molto
prestigiosa.
A causa della lontananza, Gaetano ebbe pochissimi contatti con il fratello Giuseppe,
eppu e gli i ase se p e affezio ato e elle sue lette e lo hia a a il io fratello
tu o .
L’ABC del Teatro d’Opera

Libretto
È proprio un piccolo libretto, come dice la parola stessa, che riporta il testo che i
pe so aggi dell’ope a a ta o. Il li etto solita e te s itto i e si, ed olto
utile per capire come si svolge la trama, chi sono i personaggi e come interagiscono
t a di lo o. Il li etto spe ifi a a he i ua ti atti e s e e suddi isa u ’opera e
i lude al u e didas alie he des i o o il luogo el uale si s olge l’azio e. È i
defi iti a u a appa dell’i te a ope a, a a solo la usi a.

Partitura
È u g a de li o e he a hiude tutta la usi a s itta dal o posito e pe l’ope a.
Nella pa titu a ’ s itto esatta e te osa suo a ias u o st u e to
dell’o hest a, osa de e a ta e ias u a ta te e osa de e a ta e il o o. È lo
st u e to di la o o p i ipale del di etto e d’o hest a he de e ette e assie e
tutti coloro che parte ipa o alla ealizzazio e della e ita d’ope a. Il di etto e
d’o hest a olt etutto, du a te le p o e di lettu a o l’o hest a, de ide ua to
de o o suo a e pia o gli st u e tisti, fi o a he fo te posso o a i a e, he
tempi devono avere, e che timbri devono risaltare. Con i cantanti invece prova le loro
pa ti, da’ i di azio i pe e de e i a ie a più esp essi a possi ile le elo- die che
devono cantare.

Regia
Pe ette e i s e a u ’ope a ’ isog o di u egista he ost uis a u o spetta-
colo assieme a uno scenografo che si occupi delle scene, a una costumista che si
occupi dei costumi, a un light designer che scelga le luci migliori per creare effetti
luminosi di grande effetto. Il regista conosce benissimo la storia che bisogna
rappresentare e, durante le prove di scena con i cantanti, istruisce tutti gli artisti su
come devono muoversi, che gesti devono fare, che espressione devono avere e come
devono interagire tra di loro per catturare il pubblico una volta che il sipario si alza.

Cantanti
Mancano solo loro! Sono coloro che devono sia cantare che recitare per dar vita
all’ope a. De o o ette si ei pa i dei pe so aggi he i te p eta o e de o o fa
e ozio a e il pu li o o l’u i o st u e to he ha o a disposizio e: la lo o o e.
Ci sono cinque grandi tipologie, timbri, di voci:
 Soprano: è la voce femminile più acuta. Solitamente al soprano è affidata la
parte protagonista femminile che, di solito, è una giovane donna che vive
u ’appassio ata e, il più delle olte t agi a, sto ia d’a o e on il protagonista
maschile. dii. mezzosoprano: è la voce femminile più scura e meno acuta
rispetto a quella del soprano. Solitamente al mezzosoprano è affidata la parte
di u ’a ella, di u ’a i a o o fide te della p otago ista, a olte i e e
proprio la nemica del soprano.
 Tenore: è la voce maschile più acuta. Il tenore è solitamente il protagonista
dell’ope a, olui he e e ge pe il o aggio, la fo za e la dete i azio e delle
sue azioni. Solitamente è innamorato del soprano ma, spesso, è travolto da un
tragico destino.
 Baritono: è una voce maschile più cupa e tuonante rispetto a quella del tenore.
Il a ito o solita e te app ese ta il atti o dell’ope a, uello he osta ola il
tenore e vuole imporre le proprie volontà al soprano.
 Basso: è la voce maschile più scura e profonda. Per il suo timbro penetrante e
profondo questa voce spesso è usata per rappresentare un personaggio
soprannaturale, oppure per personificare un personaggio anziano e saggio, il
ruolo del padre della protagonista o di un fidato consigliere.
Le regole: guida all’uso per fruire orretta e te del Teatro d’Opera

Una caccia al tesoro


Quando andrai a sentire la tua prima opera preparati prima! Cerca su internet chi è
l’auto e, leggi p i a la sto ia, ascolta la musica e guarda qualche video prima dello
spetta olo; ti fa ai osì già u ’idea di osa a d ai a se ti e e tutto isulte à più fa ile.
Poi, u a olta to ato a asa, de idi ual l’a ia o il a o he più ti ha olpito e
mettilo nella tua playlist!

A iva pu tuale, a zi u po’ p i a


A teatro è assolutamente vietato arrivare a spettacolo iniziato. Quando le porte si
hiudo o, hi i a e fuo i do à aspetta e l’i te allo pe e t a e i sala. Questo
per evitare di disturbare non solo gli altri spettato i, a a he l’i te a o hest a he
ha iniziato a suonare, il direttore, i cantanti, il coro, e tutti i professionisti che stanno
da do ita allo spetta olo. Olt etutto u a se a all’ope a già u o spetta olo di pe
sé! Arrivando prima si può passeggiare per il foyer, prendere qualcosa al bar, scoprire
il teat o, las ia si affas i a e dall’a hitettu a del luogo e dalla sua sto ia. Og i se a
a teatro è una vera e propria esperienza!

Vestiti a modo
Ogni luogo richiede il suo abito! Andresti mai in spiaggia, ad Agosto, con cappello di
lana e giubbotto di pelle? Oppure a scuola in costume e canottiera? Oppure ancora
i u useo t a estito da Ba o Natale? Qua do ai all’ope a se p e eglio
vestirsi per bene. Per le ragazze un abito lungo, una gonna e delle scarpe con i tacchi.
Pe gli uo i i al e o gia a, a atta e dei ei pa talo i. Il teat o d’ope a u luogo
da rispettare, è un luogo di cultura che accoglie tutti e che propone bellezza, e allora
perché non far parte di questa bellezza presentandosi nel migliore dei modi?

Non è carnevale ma ci sono le maschere!


Qua do si e t a i u teat o d’ope a, può esse e diffi ile api e ual il p op io
posto. Ci sono teatri grandissimi da 1000, 2000 o 3000 posti e bisogna sedersi proprio
i uell’u i o posto che indica il biglietto. Per questo ci sono le maschere, ovvero il
personale del teatro disposto ad aiutare il pubblico e a rispondere a tutte le
domande. Le maschere accolgono il pubblico e danno il benvenuto a teatro,
solitamente si riconoscono per la divisa che portano (ogni teatro ha la sua!) e sono
sempre molto disponibili.

Leggi il programma di sala


Ad ogni rappresentazione è buona cosa prendere un programma di sala. Si
troveranno curiosità sullo spettacolo, foto, la locandina con i nomi di tutti gli
interpreti e qualche testo che aiuterà a comprendere meglio lo spettacolo al quale si
assisterà. Una volta a casa, il programma diventerà il ricordo di una bella serata
passata a teatro e potrà essere il primo esemplare di una lunga collezione di
programmi di sala!

“i a assa o le lu i e…
Una volta seduti al proprio posto si aspetta che le luci si abbassano per poi spegnersi.
La sala di e ta uia e tutta l’atte zio e i olta sul pal o. Dopo po hi se o di il
di etto e d’o hest a e t a ella u a do ’ siste ata l’o hest a e lì s atta il p i o
applauso, che è anche un incoraggiamento a tutti gli artisti che inizieranno la
rappresentazione. Il direttore si sporge dalla balaustra, saluta il pubblico, si rigira
e so l’o hest a, i pug a la a hetta e la agia dell’ope a
ha inizio.

Attento a te!
Una volta seduto in sala, in un palco o nel loggione, mentre si guarda lo spettacolo
non si può assolutamente mangiare o bere, non bisogna far rumore scartando
caramelle o facendo continuamente cadere degli oggetti e soprattutto non si può
usare il cellulare, che deve essere rigorosamente spento! E tantomeno non si
possono scattare foto o fare video.

Applausi
“e la p i a olta he ai a ede e u ’ope a fidati di osa fa il pu li o, e ite ai osì
di sbagliare. “olita e te si applaude solo all’i izio dell’atto e alla fi e a, al u e
olte, dopo l’a ia di ual he a ta te o u o e to pa ti ola e te e ozio a te,
è possibile che tutto il pubblico scatti in un applauso fragoroso per esprimere la
propria emozione e pe ele a e la a u a dell’a tista he si esi ito. Qual u o si
spi ge addi ittu a a u la e a o! , alt i i e e atto o piedi, qualcuno invece
fischia se lo spettacolo non è piaciuto altri invece, semplicemente, esprimono il loro
dissenso non applaude do… e se sei fo tu ato, elle se ate più i po ta ti e alla
presenza di grandissimi artisti, può succedere che il pubblico getti sul palco decine di
fiori per celebrare il cantante, il direttore o il regista dello spettacolo!
2. SEZIONE SPETTACOLO

200 candeline per Enrico di Borgogna


Il Donizetti Opera Festival Ogni anno mette in scena almeno due opere della
produzione donizettiana. Per la prima volta in ambito nazionale e internazionale, un
Festival si è dotato di un progetto artistico a lungo termine denominato, il Donizetti
Opera Progetto 200, il ui o ietti o uello di esegui e og i a o u ’ope a he
compie i 200 anni dalla prima esecuzione. Ogni anno la programmazione terrà
dunque conto di un rigoroso ordine cronologico che presenterà allo spettatore il
percorso vissuto da Donizetti. Dopo la felice esperienza del Pigmalione che ci ha
permesso di scoprire il primissimo lavoro teatrale di un Donizetti ancora studente,
nel 2018 mettiamo in scena Enrico di Borgogna, il suo primo importante lavoro
datato . L’i te to uello di ipercorrere tutte le tappe salienti di Donizetti,
uomo e artista, in un lungo cammino che svelerà nuovi aspetti del compositore, anno
dopo anno.
Enrico di Borgogna è la primissima opera teatrale messa in scena da Donizetti (non
la prima che scrisse). Proprio sull’espe ie za del de utto e te la p oposta didatti a
di uest’a o. Pe olti alu i sa à la p i a lo o olta a teat o, il lo o p i o o tatto
o l’ope a li i a, osì o e pe Do izetti a e e, due se oli fa, il p i o i o t o
o u pu li o e o .
Bisogna guardare questo Enrico come il primo risultato di un magnifico percorso che,
di li a pochi anni, avrebbe portato Donizetti a essere considerato uno tra i migliori
o posito i d’Eu opa. Qua do s isse l’ope a, Do izetti a e a a i ed
impensa ile uesto p i o isultato se za o testualizza e l’a ie te fo ati o el
quale crebbe. Nella Bergamo di fine Settecento, il principale centro musicale era
senza dubbio Santa Maria Maggiore presso la quale Simone Mayr era maestro di
cappella. Mayr, il più autorevole musicista attivo a Bergamo in quel periodo, nonché
didatta di vedute progressiste, persuaso dalla necessità di un insegnamento musicale
solido e universale, convinse le autorità del luogo a sovvenzionare una scuola
gratuita, da lui diretta, poi de o i ata Le lezio i a itate oli .
Be h a Be ga o l’ist uzio e usi ale a esse solide asi he i o ta a o al
Cinquecento, la soppressione degli ordini religiosi ad opera dei francesi ne aveva
interrotta la tradizione. Lo scopo delle Lezioni di Mayr era dunque duplice:
ip isti a e l’a ti a t adizio e didatti a e fo a e usi isti pe la Cappella usi ale
di Santa Maria. I primi allievi delle Lezioni furono iscritti il 6 maggio 1806, ed il terzo
o e ell’ele o uello di Do e i o Gaeta o Do izetti, di otto anni, che venne
ammesso previo periodo di prova di tre mesi, passati a studiare canto e clavicembalo
a casa dello stesso Mayr. Il compositore di origine bavarese fu per Donizetti maestro,
confidente, padre, benefattore, amico e collega ed Enrico di Borgogna è il primo vero
frutto del lungo apprendistato iniziato a otto anni con Mayr.

Ge esi dell’opera
Dopo un periodo di studi a Bologna la carriera professionale di Donizetti, agli albori,
stava per decollare. Alcune nobili famiglie di Ancona ricercavano, allora, un giovane
maestro da impiegare quale musicista residente, con uno stipendio di 10 scudi al
mese. Do izetti ifiutò l’offe ta, fe o e o i to ell’i t ap e de e la a ie a di
operista.
Questi primi anni della vita artistica di Donizetti sono difficili da ricostruire a causa
dello scarso materiale documentario giunto sino a noi. Da quel che sappiamo, il
p i o i a i o he po te à all’Enrico di Borgogna a i a g azie all’i p esa io Paolo
Zancla, siciliano attivo nel Nord Italia, gestore dei teatri di Bergamo, Lodi e Cremona.
Pe l’ape tu a del Teat o e ezia o di “a Lu a, )a la s ittu ò Do izetti come
usi ista e Ba tolo eo Me elli o e li ettista. Nell’otto e del l’Enrico era
praticamente pronto. Donizetti raggiunse la compagnia di canto a Verona per iniziare
le prove e lì avvenne il primo intoppo. Il compositore scoprì che il mezzosoprano
Costanza Petralia, per il quale aveva composto tutta la parte di Elisa (coprotagonista
dell’ope a e a stata sostituita o il sop a o Adeli a Catala i he, olt etutto, e a al
suo de utto assoluto. “e za pe de si d’a i o Do izetti odifi ò la pa titu a
s i e do, il otto e , a May : esito assai più feli e a he se to a is i e e
ual he osa .
Enrico di Borgogna, dunque, andò in scena al Teatro San Luca il 14 novembre 1818.
L’eso dio della a ie a teat ale di Do izetti fu u ezzo disast o. La Catalani, presa
dal panico, svenne alla fine del primo atto, cantò la metà della sua parte nel secondo
atto e el fi ale dell’ope a e e addi ittu a sostituita da u ’alt a a ta te.
Successivamente la cantante si ristabilì e fu in grado di cantare nelle successive
app ese tazio i dell’ope a. Il p i o ezzo su esso di Do izetti e a o u ue il
g a de isultato di u ’i te a o u ità, uella e ga as a, he a e a saputo istitui e
u p odigioso siste a edu ati o sotto l’egida di May e he o a ede a il primo frutto
del primo allievo. Enrico di Borgogna venne subito dopo rappresentato a Bergamo,
proprio al Teatro Sociale, il 26 dicembre 1818, appena un mese dopo le
rappresentazioni di Venezia.
Un ultimo importante elemento rimane da conoscere per completare il quadro della
ge esi dell’Enrico ovvero ripescare la critica musicale stampata su un giornale
dell’epo a, la p i a he i e ette Do izetti. Dopo a e ife ito degli applausi t i utati
all’Ou e tu e, il iti o osì s isse sul Nuo o osse ato e e ezia o : do ò
commiserare questo giovin compositore che, esponendosi per la prima volta al
giudizio del pubblico, il quale, secondo il capriccio, or troppo esige, or troppo tollera,
ebbe la mala sorte di vedere il suo lavoro manomesso sia nel canto he ell’azio e?
No. Gli spettatori seppero ben distinguere il merito della composizione da quello
dell’ese uzio e… il e ito e a della usi a, egola e, e o dotta o esp essio e,
per cui il pubblico al discendere del sipario, volle fra gli applausi il sig. Donizetti sul
pal o s e i o

Il librettista Merelli
Co e a e ato, l’i p esa io )a la s ittu ò a he Ba tolo eo Me elli o e
librettista. Merelli (1794-1879) bergamasco egli stesso, aveva studiato musica con
Mayr ma privatamente, invece che partecipare alle Lezioni caritatevoli con Donizetti.
I due si conoscevano e, diventati amici, si ritrovarono a collaborare, a carriera
a iata, i più di u ’o asio e. A ia o il o t atto t a )a la e Me elli, fi ato
maggio 1818, nel quale il ventiquattrenne Merelli si impegnava a scrivere un libretto
t atto da u ’azio e d a ati a di August o Kotze ue, dal titolo Joha a o
Mo tfau o del . F a la data della fi a del o t atto e il o e to el uale
Merelli iniziò effettivamente a scrivere il libretto per Donizetti qualcosa successe, e
il soggetto e e a iato o De G af o Bu gu d , o e o il Co te di
Bo gog a , se p e di Kotzeu ue i edi ile pe so aggio o a ti o, Kotze ue
scrisse più di 200 drammi teatrali – tra i quali Le ovi e d’Ate e musicato da
Beethoven - divenne direttore del Teatro di Pietroburgo, fu accusato di spionaggio
in favore dei russi, venne arrestato e mandato in Siberia per aver ucciso un suo rivale
in amore e infine venne assassinato nel 1819, davanti agli occhi del figlio, perchè
ritenuto un traditore della patria, delitto raccontato anche da Dumas nei suoi Crimes
l es… a uesta u ’alt a sto ia .
Merelli, prima di diventare uno dei più noti (e discussi) impresari teatrali - celebre
pe esse e stato l’i p esa io della Scala dal 1829 al 1850, sostenendo i primi passi di
Verdi, a partire da Nabucco – era un provetto librettista, avvezzo alle convenienze
teatrali e dotato di una certa verve drammaturgica che traduceva in libretti funzionali
anche se non proprio eccelsi. Il primo libretto fu L’idolo Bi a o del 1816, seguì
Lanassa, s itto o Gaeta o Rossi p op io pe May e fo se a he u po’ sotto la
sua guida). Sempre per il suo maestro scrisse Alfredo il Grande, andato in scena a
Roma, al Teatro Argentina nel 1818 e Il lupo d’Oste da (!) per Vaccaj, andato in scena
a Ve ezia ell’ap ile . Enrico di Borgogna era dunque il quinto libretto di Merelli,
e di fatto si nota un miglior incastro di scene, di situazioni e di stravolgimenti che non
nei precedenti libretti. Ma ciò che più lascia stupiti è il fatto che Merelli, in soli sei
mesi nel 1818, aveva sfornato ben quattro libretti.
Merelli e Donizetti collaborarono per molto tempo. Il sodalizio artistico, dopo la
prima di Enrico, funzionò abbastanza bene. Di fatto le successive opere di Donizetti
fu o o su li etto dell’a i i: Una follia (1818), Le nozze in villa (1820), Zoraida di
Granata . Tutta ia o se p e t a i due l’i tesa fu otti ale. Qua do si
ritrovarono a collaborare verso la metà degli anni Quara ta, l’u o o e o posito e
affe ato e l’alt o o e i o os iuto i p esa io, Do izetti i ase, i più di
u ’o asio e, i dig ato pe il odo i ui Me elli t atta a le sue ope e. I pa ti ola e
si risentì quando scoprì che Merelli, senza consultarlo, stava mettendo in scena una
produzione di Gianni di Parigi, ancora mai andato in scena. La première dell’ope a
rimase quindi totalmente fuori dal controllo del suo autore che se ne avvide e diradò
i rapporti con Merelli.
Il estie e dell’i p esa io, ell’Italia dell’Otto e to, e a t a i più is hiosi he si
pote a i t ap e de e. Nu e ose so o le sto ie d’i p esa i he, i po hi a i, dalla
ricchezza più sfrenata caddero nella più misera bancarotta. Merelli, davvero
rivoluzionario, fu il primo a sviluppare un sistema di contratti a lunga scadenza con i
a ta ti pe poi affitta e a te zi le p estazio i degli a tisti. Fu lui he si assu se og i
onere nel 1831, per portare in scena alla Scala la Norma di Bellini e a dirigere le prove
fino al mezzo fiasco della sera di Santo Stefano. Merelli si arricchì parecchio, tenne
un allevamento di cavalli inglesi e iniziò a collezionare importanti quadri, si
o pia e a el defi i si il Napoleo e degli i p esa i a, pu t oppo, o e
l’I pe ato e, su ì p ofo de pe dite elle rivoluzioni e nelle guerre del Quarantotto,
affondando, nella fine della sua carriera, in un mare di guai finanziari.

La tra a dell’opera
Nell’esilio i ui si t o a, E i o o t alto , app e de la otizia della o te di olui
che aveva spodestato e ucciso il o te, suo pad e, e s op e he i ealtà hi l’a e a
amorevolmente cresciuto, Pietro, è in suo padre adottivo. Nuovo signore della
o tea Guido asso , figlio dell’usu pato e, spesso affia ato da Gil e to, uffo e
di corte. Enrico decide di ritornare in patria per riconquistare la contea e sposare
l’a ata Elisa sop a o , alla ui a o a he Guido aspi a. E i o giu ge appe a i
te po pe a da e all’a ia le ozze, se i a do lo s o piglio el o teo uziale
a he g azie all’aiuto di B u o e, o tigiano di Guido ma segreto amico di Pietro.
Enrico riuscirà a guidare un assalto vittorioso al castello riconquistando la contea e
la mano di Elisa.
L’ope a di isa i due atti, og u o dei uali fo ato, uasi si et i a e te, da
8 e da 7 numeri. Il coro è presente con diversi interventi solistici e altri riempitivi.
Come consuetudine, il primo atto è basato sulle cavatine dei vari personaggi, ovvero
sulle arie che servono a presentare i protagonisti. Il finale I è il detonatore della
situazione più tesa che vedrà nel secondo atto compiersi e risolversi. Il secondo atto
è caratterizzato da importanti ensemble, tra cui spicca un meraviglioso sestetto,
condotto con impressionante maestria da Donizetti. Il finale II è un rondò del
protagonista, Enrico, nel quale virtuosismi e passi di grande cantabilità sono
incorniciati dagli interventi del coro e degli altri personaggi.

La essa i s e a dell’E ri o di Borgog a di Silvia Paoli


La essa i s e a dell’ope a, o la egia della Paoli, a he il te tati o di i ost ui e
quella maldestra prima. Non si può fare a meno di pensare a quella giornata, quel 14
novembre 1818: tutti volevano un successo, Donizetti e Merelli debuttavano e così
anche il primo soprano, il Teatro San Luca era probabilmente pieno, la censura era
supe ata, le s e e a i a o o all’ulti o o e to, i a ta ti o a e a o ai
p o ato o l’o hest a…
E osì – dice la regista – volo con la fantasia, sempre più curiosa di poter arricchire
con particolari realistici la storia della prima di Donizetti a Venezia. Il fatto cruciale è
questo: mettiamo in scena il suo debutto. E allora facciamolo davvero! Dal momento
he l’a eddoti a igua da più la o dizio e e il odo i cui si svolsero i fatti, perché
non concentrarsi proprio su questo e dare uno spaccato del teatro musicale
dell’epo a?
Provo, come prima cosa, a raccontare il fare teatro in musica nei primi decenni
dell’ , a o to la p oduzio e, osa uol di e ette in scena uno spettacolo, quali
so o i ezzi, uali le diffi oltà, osa a iato di sosta ziale, o e s’i t e ia la
ita di u i te p ete o l’i te p etazio e?
Mi tuffo nella letteratura teatrale del tempo, nei libri di memorie, nelle
testimonianze.
Comi io dal ilegge e il teat o alla oda di Be edetto Ma ello, o ligo i iei
collaboratori a fare altrettanto dopo aver riso fino alle lacrime di vizi e virtù di un
mondo alla fine non lontano dal nostro. Poi spazio dalla trattatistica alle memorie,
incluse quelle del Pacini. Mi vengono in aiuto le reminiscenze universitarie e mi
ritrovo le dispense di due trattati sulla recitazione: Morrocchesi e Morelli. Comincio
a provare pena per il sempre troppo bistrattato librettista che spesso si sobbarcava
anche la essa i s e a dell’ope a, la egia pe osì di e, olt e a do e ist ui e i
cantanti e cercare di fargli imparare i recitativi (e poveri anche i sempre maltrattati
recitativi!).
La vita e le bizze di prime e primi cantanti mi incantano, queste dive pagate cifre
esorbitanti, i cui capricci erano legge anche per il compositore (che veniva pagato
infinitamente meno delle stars!), che si soffermavano a salutare gli amici dei
palchetti mentre cantava il collega o cambiavano arie a proprio piacimento.
Insomma, il materiale è intrigante, curioso, mi chiedo che effetto possa fare
app ese ta e oggi u a o pag ia dei p i i dell’Otto e to he ette i s e a u
dramma semi-se io, o i ezzi a disposizio e dell’epo a, epo a di passaggio, di
cambiamento, dove ancora il vecchio e il nuovo convivono e si confondono. Ciò che
do e e spi ge i a fa e teat o , oggi, l’a o e pe uesto te pio lai o, la oglia
di emozionarsi e far emozionare, il bisogno di trasmettere, di raccontare delle storie,
di giocare, con una materia nobilissima, con le emozioni.
Giorgio Strehler scriveva alla compagnia della Tempesta il 3 novembre 1983:
Ri o datevi he p i a di tutto si t atta di fa e, i u a pa te del o do,
semplicemente il nostro mestiere come meglio sappiamo e di dare al pubblico il
nostro cuore, il nostro sentimento della vita, di spartire con lui verità, dubbio, amore,
o t addizio i, dolo e e gioia. Cioè oi stessi. P ati a e te u ’a te a ti hissi a e
meravigliosa che chiede molto, che talvolta è piena di incomprensioni e di ingiustizia.
Co e la vita. Ma è a he pie a di lu e, di te e ezza e di alo e u a o. E’ tutto ui
a i i iei, i uesta se a i ui vi pe so, vi i agi o e vi so .

E allora questo Enrico, il mio Enrico, è, come dire, simil-filologico, ma soprattutto


ironico, vero, verosimile e molto, molto, rispettoso di quel genio di nome Donizetti
che, di lì a poco, avrebbe conquistato, Napoli, Milano, Parigi, Vienna e il mondo
intero.
3. SEZIONE DIDATTICA

Canale visivo: realizza gli stemmi


Enrico di Borgogna è ambientato nel medioevo. Quest’epo a olto fa osa pe
aver inventato la moda nel vestiario.
Infatti proprio in questo secolo le dame e i cavalieri erano molto attenti a ciò che
indossavano. Iniziarono ad essere introdotti grandi mantelli di velluto, di seta e altri
materiali preziosissimi come le pellicce di ermellino. Solo re, feudatari e qualche
valoroso cavaliere potevano indossare stoffe pregiate. Per mostrare ancor più la loro
ricchezza, i nobili facevano a gara per chi adoperava più metri di stoffa. Nascono così
le maniche lunghissime, fino a toccare terra, delle signore e lunghi strascichi nei
mantelli.
Un altro forte riconoscimento, che il medioevo ha adottato e che oggi è ancora in
uso, è lo stemma.
Lo stemma, nato come segno di riconoscimento tra i militari, acquistò maggiore
i po ta za g azie ai to ei edioe ali, ua do il a alie e i dossa do l’a atu a da
testa a piedi, per essere riconosciuto dalla folla e per far colpo sulla damigella
preferita, iniziò ad esporre un simbolo personale sul suo scudo. Nel simbolo si poteva
i o os e e il pe so aggio si golo e/o l’appa te e za ad u a fa iglia.
Questo riconoscimento visivo, chiamato stemma, era una rappresentazione grafica
del titolo o del cognome. La famiglia gli orsi, per esempio, si app ese tò o l’o so,
la famiglia Colonna con la colonna, addirittura la famiglia Tafani originaria di
Ba e i o Val d’Elsa, o l’as esa delle fo tu e fa ilia i, a iò sia il o e da Tafa i,
animale poco signorile, a Barbierini (luogo di residenza) e lo stemma che prima
mostrava tre tafani, si tramutò in tre bellissimi api.
Insomma lo stemma serviva a comunicare quello che la famiglia rappresentava;
abbiamo quindi: la forza con il leone, la fedeltà con il cane, la purezza e la potenza
o il giglio, l’ape come eccellenza di operosità sul lavoro, etc. Oggigiorno tutti noi
usiamo qualcosa simile agli stemmi, che però chiamiamo loghi.
A differenza del logo però, lo stemma è più personale e può cambiare. Per esempio,
se due famiglie con differenti stemmi si uniscono attraverso un matrimonio, i loro
stemmi si fondono dando vita ad un nuovo stemma che riassume entrambi i casati.

Lavoro sullo stemma di classe per Enrico


Il pe so aggio di E i o, el o so dell’ope a aff o ta u a es ita pe so ale e di
rango: da semplice ragazzo innamorato diventa consapevole del proprio rango e si
arricchisce di coraggio, forza, saggezza e determinazione.
Ad ogni classe si chiede di creare uno stemma sul materiale tnt da noi fornito da
o seg a e all’i g esso del teat o; dovrà rappresentare una virtù appresa da Enrico
lungo il suo percorso di crescita, seguendo i suggerimenti della blasoneria.
Lo stemma dovrà essere provvisto di scudo (scegliendo i colori conformi al
se ti e to s elto e di si olo he app ese ta la i tù a i ale . Si potrà
prendere spunto dallo stemma di Enrico presente nel materiale per gli studenti.
Fa oltati o l’uso di o a e ti come corone, elmi, mantelli o spade, sviluppando
così il personaggio attraverso la scelta dei dettagli. Co sigliato a he l’uso dei
otti, detti g idi d’a e , o e o due o t e pa ole isi ili ella pa te assa dello
scudo, che esprimono un pensiero o un credo, ad esempio anche solo il nome della
virtù relativa al personaggio.
Lavoro sullo stemma personale (di ogni singolo studente)
Lo stemma personale rappresenterà sia la tifoseria per uno o più personaggi
dell’ope a he il te pe a e to e le a izio i personali.
Di seguito sono esposti esempi di stemma che possono caratterizzare Guido, Elisa,
Pietro o Gilberto, e che gli stessi durante lo spettacolo porteranno visibili sul proprio
mantello.
Ogni studente potrà realizzare il proprio stemma personale sceglie do l’a i ale he
più lo caratterizza e aggiungendo dettagli a suo piacimento. Poi unirà il proprio
simbolo personale, al simbolo del suo personaggio preferito nella storia. Aggiungerà
infine un motto (da porre nel cartiglio sotto lo scudo), che potrà essere una frase, un
insieme di parole o anche solo nome e cognome, affiancato da cavaliere/damigella.
Importante regola da seguire è il colore dello sfondo dello stemma che ospiterà il
simbolo personale dovrà essere lo stesso per tutta la classe. In questo modo ogni
alunno mostrerà, di sostenere il proprio personaggio preferito, di appartenere ad
uno specifico gruppo classe e di identificare la propria virtù.
Lo stemma personale, stampato sul pieghevole per gli studenti, dovrà essere
ritagliato, incollato su un cartoncino insieme alla spilla da noi fornita e applicato in
ella ista sugli i du e ti e ost ato all’i g esso pe la platea, i odo he fu ga
da passapo ta , pe il o do di Do izetti.

Ide tifi a do le leggi dell’a aldi a, sa à se pli e de if a e i si oli pe so ali dei


o pag i e di uelli appli ati sui a telli dei p otago isti dell’ope a.

Lista colore scudo-significato:


ARGENTO: In araldica sostituisce il bianco in quanto più splendente. Simboleggia la
purezza, l'innocenza, la giustizia e l'amicizia.
BIANCO: la pelliccia bianca era la più nobile; per il suo candore fu usata per foderare
i mantelli di Re e Principi ed è quindi simbolo di origini principesche, di purezza, di
incorruttibilità.
AZZURRO: colore del cielo, rappresenta la gloria, la virtù e la fermezza incorruttibile
ORO: è il metallo più nobile. E' simbolo di ricchezza.
PORPORA: rappresenta la dignità.
ROSSO: richiama il sangue versato in battaglia, rappresenta il valore, l'audacia, e il
dominio.
VERDE: è simbolo della vittoria, dell'onore.
NERO: Rappresenta il dolore o il lutto per la morte di un qualche personaggio della
famiglia.

I simboli animali:
APE: animale simbolo per eccellenza dell'operosità, del lavoro.
AQUILA: la più nobile tra i volatili ed in generale tra gli animali, è simbolo della
potenza, della vittoria e dell'impero.
CANE: simbolo per eccellenza della fedeltà.
CERVO: animale nomade e quindi simbolo di famiglia originaria di altro luogo.
CIGNO: rappresenta il buon augurio.
COCCODRILLO: per eccellenza simbolo della finzione e del tradimento.
CORVO: in quanto annunciatore in natura della pioggia, rappresenta il buon augurio.
Simbolo anche di ingegno.
DRAGO: usato in araldica per rappresentare la fedeltà, la vigilanza e il valore militare.
FARFALLA: simbolo di virtù.
FALCO: simbolo di animo prode e senza paura.
GATTO: emblema dell'indipendenza.
GRIFO-GRIFONE: animale chimerico metà leone e metà aquila che è simbolo di
custodia e la vigilanza.
LEONE: il più nobile tra gli animali della terra che rappresenta la forza, il coraggio ed
il comando.
UNICORNO: animale chimerico formato da un cavallo con un corno in fronte;
rappresenta la forza e la vittoria.
LUPO: simboleggia il capitano.
SERPENTE: emblema di astuzia, di dominio. Simboleggia il nemico, il tradimento; è
anche usato come simbolo nella medicina (farmacia)
USIGNOLO: rappresenta l'amore per la musica.
VOLPE: simbolo per eccellenza di astuzia.
FENICE: creduto animale immortale, rappresenta la longevità, la resurrezione e la
fama imperitura
GIGLIO: esso è il più nobile dei fiori usati in araldica. Indica sovranità, candore,
purezza e gentilezza.

Approfondimento:
Sul pieghevole studenti, vi sono gli stemmi di tutti i personaggi in bianco e nero.
Suggerire agli studenti di colorarli, seguendo le indicazioni caratteriali di ognuno:
GUIDO: è molto ricco. Ha avuto un lutto in famiglia. Suo padre era un tiranno, ma era
pur sempre suo padre!
ELISA: di origini principesche porta con sè mille virtù ed è incorruttibile; ta t’ he
davanti a tutte le ricchezze che gli offre Guido, lei non cede… il suo cuore appartiene
solo ad Enrico!
GILBERTO: aiutando molto i suoi amici Elisa ed Enrico, dimostra di credere molto nel
alo e dell’a i izia.
PIETRO: è un cavaliere, ed ogni cavaliere che si rispetti porta con sé dignità e onore.
Ca ale arrativo: s rivi u a poesia d’a ore
Ecco il testo inserito nel materiale per gli studenti:
Enrico per amare Elisa ha bisogno non solo di grandi gesti, ma anche di parole che
vengano dal cuore. E si sa, a volte le emozioni ci lasciano proprio senza parole.
Eppure, ogni innamorato vuole dare il meglio di sé alle persone a cui vuole bene: per
questo chiediamo aiuto a voi giovani spettatori.
Cosa vuoi donare di bello a chi ami? Quali sono le cose importanti dentro di te, che
ti rendono speciale?
Di e titi a e a e delle pa ole usi ali o e uelle dell’ope a he as olte ai ad
esempio cor invece di cuore) e ricordati questo: i librettisti, cioè coloro che scrivono
i testi delle opere, apprezzano parecchio anche le ripetizioni di un pezzetto di frase
se p e ello stesso pu to, ad ese pio all’i izio del e so. “i hia a a afo a.
V’è hi si lag a e o o a
V’è hi i a ia a st epita
…di o o Guido e Gil e to, usa do p op io uesta te i a.
E ora sei p o to: s i i la tua poesia d’a o e, itagliala ed i u ala ell’u a he
troverai in teatro.

App ofo di e to: L’a o e o e s ope ta di sè


Agli studenti viene proposto di lavorare sul tema dei sentimenti, partendo dalla
consapevolezza di sè. E i o de e o pie e u pe o so pe o uista e l’a o e, el
uale a i e à a s op i e le sue e e o igi i e la sua o ilità: el teat o d’ope a la
o os e za e l’a o e pe s stessi so o le asi della o os e za e dell’a o e pe gli
altri. Allo stesso tempo, Elisa non ama Guido nonostante la sua ricchezza, la sua
prestanza, il suo rango, proprio perchè lui non mostra durante la vicenda gli suoi
aspetti positivi di sé stesso.
Pe iflette e su uesti aspetti, i p epa azio e della isio e dell’ope a E ico di
Bo gog a e della s ittu a della poesia d’a o e i hiesta, sugge ia o di seguito u a
breve progressione didattica.
I agazzi posso o esse e i itati a gua da e ope e d’a te he app ese ti o l’a o e
in modi diversi e coppie di diverso tipo (es. Keith Haring, Klimt, Hayez). Stimolare la
riflessione sui percorsi diversi che i personaggi fanno per incontrarsi. Poi invitarli a
ealizza e u a lo o ope a d’a te sull’a o e o e i o t o degli aspetti più elli delle
persone.
Dopo aver scoperto differenti coppie, reali o immaginarie, realizzare un gioco delle
oppie pe iflette e sugli ste eotipi dell’a o e. “ugge ia o di i lude e a he i
pe so aggi dell’ope a E i o di Bo gog a E i o, Elisa, Guido , sti ola do a he la
o p e sio e dell’ope a. Possi ile fo te d’ispi azio e: ideo Just lo e- Wycon
Cos eti s p ese te su Youtu e.
Elaborato finale: poesia su metrica già predisposta su un lato staccabile del
pieghevole per i ragazzi. Può essere realizzata singolarmente o a piccoli gruppi. Si
può creare una vera e propria gara di poesia nella classe, o recitare una divertente
scenetta in cui Enrico cerca di conquistare Elisa declamandole la poesia. Poi si potrà
dare la parola a Guido, che replicherà con la sua poesia, o ad Elisa stessa, che a sua
volta risponde à o i suoi e si. “i pot à a he p o a e a ea e u ’u i a poesia
dagli elaborati di diversi studenti, selezionando un verso a testa ed incastrandolo (per
rima, assonanza o tematica) con gli altri.
App ofo di e to: fo a poeti a e li etto d’ope a
Come già suggerito sul pieghevole degli studenti, esistono alcune forme poetiche e
figu e eto i he pa ti ola e te utilizzate ell’a ito del teat o d’ope a. Di seguito
uno schema riassuntivo, da usare come stimolo didattico per lavorare non solo sui
contenuti della poesia, ma anche sulla sua forma.

Tipo di versi:
Decasillabo: è stentoreo e solenne, si usa per i momenti intensi, di rabbia ed
addirittura tormento.
Ottonario e settenario: sono versi molto cantabili, possono essere usati per indicare
il trionfo di un personaggio, la sua forza e il suo successo.
Qui a io: si usa pe gli i a o ati u po’ la guidi, e pe o sola e dalle pe e
d’a o e.
Endecasillabi: sono tipici dei recitativi, servono a far dialogare e i personaggi e a fargli
spiegare le loro ragioni.

Lessico:
E’ olto i e ato, si usa o te i i a i, auli i, a ai i.
Ad ese pio, gli o hi so o lu i , la spe a za spe e , l’a i a al a e osì ia. Gli
studenti possono essere invitati a fare una ricerca sulle parole più antiche per la loro
poesia d’a o e, e posso o p o a e a sostitui le o uelle più ode e. Cosa
cambia nel suono? E nel senso generale della poesia?

Figure retoriche:
Nei li etti d’ope a si it o a spesso il so e ti e to del atu ale o di e delle pa ole
nella frase, al punto da poterla considerare una peculiarità sintattica, quasi un
a hio di fa i a del li etto d’ope a.
T a le figu e eto i he più usate t o ia o l’a ast ofe i e sio e dell’o di e a ituale
di u g uppo di te i i su essi i , l’ipe ato allo ta a e to di una parola da
un'altra alla quale dovrebbe essere vicina), anafora (ripetere una o più parole
all'inizio di frasi o di versi successivi, per sottolineare un'immagine o un concetto).
Nella scrittura della poesia, si possono invitare i ragazzi a tenere a mente queste
i di azio i, e a ette si alla p o a o u a s ittu a lo ta a dall’o di a io, e più
i i a al o do affas i a te ed e ozio a te dell’ope a li i a.
Si può anche usare il testo di Enrico di Borgogna come fonte di ricerca di termini,
modi di dire, figure di suono o retoriche, e fare un bel cartellone di classe dove gli
studenti possano di volta in volta trascrivere le loro scoperte individuali.
Canale musicale: i cori
Con i cori si desidera avvicinare il bambino al territorio musicale donizettiano,
alimentando contemporaneamente le personali spinte creative e favorendo lo
sviluppo della sensibilità musicale.
La vocalità dei ragazzi è qui intesa come mezzo di accesso a contenuti musicali,
emotivi e culturali.
La voce è uno strumento naturale, immediatamente fruibile e propedeutico
all’app e di e to; i pa ti ola e il gesto o ale app ese ta u ’oppo tu ità pe
familiarizzare con il suono musicale prima e con le strutture musicali poi.

Do a do la p op ia o e al ge io eati o del ost o e ga as o, il a i oa à


l’oppo tu ità di o f o ta si o u Gaeta o appe a e tidue e a già
consapevole delle proprie risorse. Inoltre, il giovane pubblico potrà condividere gli
ideali e le e ozio i del p otago ista dell’ope a, E i o, soste e dolo o il p op io
canto e contribuendo così alla realizzazione di un lieto fine.

Descrizione dei momenti corali:


Nel primo momento di canto, condiviso tra artisti e pubblico, Enrico, il nostro
protagonista, parte per intraprendere un viaggio che lo farà crescere. Il pubblico
cantando lo aiuterà a trasformare le lacrime in desiderio di felicità, ad abbandonare
le i e tezze e s eglie e il o aggio…

Cessi il pianto...
quel ciglio serena...
torna, torna alla gioja primiera...
“pesso il d̀ ade to ido a se a,
a pì lieto ito a a spu ta .

E o ui a o a E i o he ha isog o dell’e e gia del pu li o! Ha isog o di u o


sprone per mutare le proprie nostalgie amorose in azione!

Ma tornerà!
La rivedrò!
L’a a e à!
L’a a e ò!

“ia o uasi alla fi e di uesta sto ia… Tutti i sie e a tia o la itto ia di E i o! La
sua è una vittoria giusta ed onesta, ed è anche la vittoria del nostro Gaetano, che con
uest’ope a o i ia la sua g ande avventura di musicista!

Viva E i o... ai ti a i d’ese pio


adde l’e pio udele opp esso !

Nella sezio e Fo azio e del sito Do izetti.o g dispo i ile il do load degli
spartiti e delle basi musicali per i brani corali.
Le parti del li retto dell’opera

RECITATIVO ACCOMPAGNATO + PRIMI VERSI TERZETTO


PIETRO
Oh, messaggio del ciel!... Gran Dio, che sento! Giunse alfine il momento!...
Enrico... Enrico!
ENRICO
Ah, padre!...
PIETRO
Al o i hia a uella i tù, la quale
sin dai primi anni tuoi
del più fe ido a o seppe i fia a ti. Già sple de il sole... dissipata appie o
l’o ida p o ella...
ENRICO
Io tremo... che vuoi dir?... Padre favella!...

PIETRO
Abbraccia, o figlio abbraccia
il vecchio genitore...
Che dissi, ah! no!.. da te mi scaccia... io sono un mentitore...
Non padre tuo, ma suddito
devo prostrarmi a te.

BRANO CORALE
Cessi il pianto...
quel ciglio serena...
torna, torna alla gioja primiera...
“pesso il dì ade to ido a se a,
a più lieto ritorna a spuntar.

CAVATINA DI ENRICO
ENRICO
Care aurette che spiegate
Lie e e te i a i d’o o,
Deh! volate Al mio tesoro,
Poi i dite o e s’aggi a…
Se sospira Ancor per me.
ENRICO E CORO
Ma to e à!…
La i ed ò!…
L’a a e à!…
L’a a e ò!…
ENRICO
Mi s e di all’ a i a
o e d’a o e...
la al a il o e a à da te.
CAVATINA ELISA
ELISA
Funesti pensieri,
Che in sen vi destate,
Lasciate — Ch’io spe i,
Fuggite dal cor!
Da u ’al a he ge e,
Se speme — s’i ola
La morte può sola
Por fine al dolor!

RECITATIVO GUIDO
GUIDO
M’a o e og ’ u o? Oggetto
d’odio il o e io?... e iò fia e o?
O crudele pensiero,
fuggi da me... alle bramate nozze
solo si pensi... assai concessi al pianto
di desolata figlia, e o ai l’o o e
ogni indugio mi vieta... Ah, Elisa... Elisa... In questo giorno appieno
o o e ai l’a do , he ’a de i se o.

FINALE PRIMO ATTO


GUIDO
Vie i Elisa… all’a a i a te
A’ iei oti alfi t’a e di.
ELISA
Ah! sig o !… ual fie o ista te!…
Deh! t’a esta… ah! o… sospe di.
GUIDO
Pe sa o Do a a’ giu i tuoi…
Vie i al Te pio…
GUIDO
Quale a di ?…
PIETRO (GUIDO)
Ah ta i…
GUIDO
Che di esti?…
ENRICO
(Oh! mio furor!)
GUIDO
(ad Elisa)
Qual sospetto!
Ah! se ai… se tu spe giu a…
GUIDO
(a Pietro ed Enrico)
Il nuovo giorno
Non vi trovi in queste mura,
O il mio giusto sdegno estremo
Io farò su voi piombar.
ENRICO
(Dalla rabbia io sudo e fremo
N i posso e di a !…
ELISA
“ e tu ata i a o io ge o…
Dovrò indarno lagrimar!)
PIETRO (GUIDO)
Quale e e to… io sudo… io t e o…
“e to l’al a i sen gelar!)
TUTTI
Fiamma che ondeggi e crepiti,
Ne o he i iel s’a e da,
Sono men fiere immagini
Della tempesta orrenda,
Che nel mio
petto destasi
Il core a lacerar.

ARIA DI GILBERTO
GILBERTO
È la donna un gran volume
Che ha stracciato il frontispizio
È ben stolto chi presume
Da dell’ope a giudizio
“e p ia all’i di e o a
P i o apo: l’i osta za
Segue il vizio delle belle
I ap i i e l’a oga za
E e t ’alt e agatelle
A catalogo si esatto
A materia si abbondante
Chi non vede a primo tratto
Che la donna è questa qua
Ora questo e ora quello
Sempre trappole e raggiri
Sei ben pazzo se dai retta
al suo pia to, a’ suoi sospi i:
u a foglia, u oli ello
che per aria se ne va.
Non dico che sian tutte tagliate in simil luna,
a se e ’ha qualcuna,
di fede e di buon cor:
o he o ì la ise a,
o che non nacque ancor.

DUETTO ELISA E ENRICO


ENRICO: ti lascio
ELI“A: Ah o t’a esta!
ENRICO: so te iglio t’aspetta
ELISA: Ah che dal padre astretta ad un Imeneo odiato
ENRICO: che se to e ’a i?
ELISA: Ingrato mel chiedi?
ENRICO ed ELISA:
Ah dopo cotante si barbare pene
Fedele costante trovare il suo bene
È gioia che amore maggiore non ha
(i due si abbracciano)

ARIA DI GUIDO
GUIDO
Incerta smarrita
Quest’al a deli a…
Il sen non respira,
Che sdegno, e livor!
Del duolo l’e esso
Mi toglie a e stesso…
La morte non serba
Tormento maggior!
[…]
Ah! si riprenda, o core
Il tuo igo e usato…
Tutto quel sangue odiato
Da me si verserà!

BRANO CORALE
Vi a E i o... ai ti a i d’ese pio
adde l’e pio — crudele oppressor!

FINALE SECONDO ATTO


ENRICO:
Voi che il ben che pianto avete, ritornate a posseder
Ah! Voi soli dir potete se sia grande il mio piacer
ELISA, GUIDO, GILBERTO:
Per te splende, ognor qui regni, pace, amabile, piacer

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