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Per il ricorrente è presente l'Avvocato Francesca De Vita la quale chiede il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
2. Il Tribunale di Palermo aveva dichiarato Anzà Salvatore colpevole del reato di cui agli
articoli 81 e 595, commi 2 e 3 del codice penale, poiché lo stesso, in qualità di dirigente
dell'Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, aveva offeso la reputazione
dell'associazione Legambiente, in persona del presidente, Domenico Fontana, attraverso
la comunicazione, con più persone, di tre atti pubblici a firma propria, recanti le date,
rispettivamente, del 27 novembre 2007, del 4 dicembre 2007 e del 10 dicembre 2007.
3. Il primo giudice non aveva ritenuto sussistente l'esimente della provocazione poiché le
offese, ritenute oggettivamente illegittime, rivolte dall'imputato con le predette note al
Presidente di Legambiente non potevano ritenersi conseguenza del comizio tenuto
qualche giorno prima da Legambinete e ciò per due ordini di motivi: per l'insussistenza
dell'ingiustizia del fatto presupposto, poiché, al contrario, il Piano Regionale contestato
da Legambiente, conteneva effettivamente degli errori che avrebbero reso legittime le
critiche mosse da tale associazione e per la mancanza del requisito dell'immediatezza
della reazione, rispetto al fatto provocante.
• travisamento del fatto riguardo alla sussistenza dell'ingiustizia del fatto, con riferimento
all'esistenza di lievi errori che sarebbero stati corretti dai funzionari interni all'ufficio
regionale in un arco di tempo limitatissimo, pari a circa mezz'ora e che, pertanto, non
avrebbero potuto legittimare le critiche mosse da Legambiente;
CONSIDERATO IN DIRITTO
1. Con il primo motivo il Procuratore generale lamenta travisamento del fatto riguardo alla
sussistenza dell'ingiustizia del fatto, con riferimento alla esistenza di lievi errori che
2. Con il secondo motivo il ricorrente rileva vizio di motivazione riguardo alla mancata
considerazione del significativo intervallo temporale tra la conferenza stampa e la
redazione delle prime note diffamatorie. In particolare, le note a firma dell'imputato del
27 novembre 2007 seguivano di sei giorni la conferenza stampa di Legannbiente e dal
contenuto degli iscritti emerge che la motivazione non costituiva la reazione ad un fatto
ingiusto, ma yes si trattava di rilievi caratterizzati da freddezza e stabile
determinazione. Sotto tale profilo la Corte avrebbe erroneamente assimilato due
vicende, quella del piano rifiuti e inceneritori e quella, che rileva in questa sede, del
piano della qualità dell'aria, che riguardavano settori dell'assessorato diversi ed erano
riferibili a momenti storici differenti.
4. Quanto alla prima doglianza secondo la Corte territoriale l'imputato, in occasione della
conferenza stampa del 21 novembre 2007, era stato destinatario di specifiche accuse di
incompetenza e sciatteria con la prospettazione di uno sconfinamento della sua attività
nell'illecito. Tali elementi, secondo il giudice di appello, costituivano un fatto ingiusto
che aveva assunto i connotati del comportamento lesivo di regole comunemente
accettate dalla civile convivenza, che costituiscono idoneo presupposto per l'ipotesi
prevista all'articolo 599 del codice penale.
5. La Corte rileva che le accuse di sciatteria e di incompetenza erano rivolte da
Legambiente all'ufficio del quale l'imputato era il responsabile, accusato, nel caso di
specie, di maldestra copiatura del piano esistente presso la Regione Veneto. Sulla base
della consulenza tecnica disposta dal Pubblico Ministero al fine di verificare la conformità
del piano alla normativa vigente, era emerso che lo stesso, non era frutto di copiatura,
ma presentava errori e refusi non rilevanti, determinati dai ristretti tempi imposti dalla
procedura di infrazione. Secondo la Corte i punti di coincidenza (con la normativa della
Regione Veneto) evidenziati dal primo giudice e segnalati da Legambiente nella
conferenza stampa del 21 novembre 2007 non dimostrerebbero la fedele copiatura da
8. La decisione impugnata va, pertanto, annullata sul punto, dovendo la Corte territoriale
verificare, in concreto, se il diritto di critica ha superato i limiti della continenza e se la
condotta è stata esercitato trasmodando in frasi gratuitamente offensive.
9. Con il terzo motivo il ricorrente deduce vizio di motivazione riguardo alla mancata
considerazione del clima di astio esistente tra l'imputato e l'associazione Legambiente
quale emergeva dalle dichiarazioni di alcuni testimoni.
P.Q.M.
Annulla la sentenza impugnata con rinvio, per nuovo esame, ad altra sezione della Corte
d'Appello di Palermo.
Così deciso il 5/05/2015