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“Ecco un monumento che sarà più famoso di ogni altra opera umana”.
Posto nel cuore del centro storico di Roma, già dichiarato, come tutto il centro storico di Roma,
nella lista dei Patrimoni dell'umanità dall'Unesco nel 1980, è stato dichiarato una delle 7 Nuove
Meraviglie del mondo tramite un sondaggio internet promosso dal cineasta svizzero Bernard
Weber, al quale hanno partecipato 100 milioni di persone di tutti i continenti.
Il suo nome originario era "anfiteatro flavio" per essere stato terminato sotto l'imperatore Tito
Flavio Vespasiano, purtroppo per lui più ricordato per i bagni pubblici, i vespasiani, che per
l'anfiteatro che prese il nome dalla colossale statua bronzea di Nerone che lo affiancava.
Dell'immagine dell'imperatore raffigurato in veste di Dio Sole resta solo la delimitazione in tufo del
basamento accanto al Colosseo. Secondo altri autori in prossimità del Colosseo si trovava forse
anche la grande statua bronzea di Costantino la quale, secondo le fonti, era l’idolo più importante di
Roma, e come tale venerato da tutti i visitatori. Per tale motivo papa Silvestro avrebbe fatto
distruggere la statua e portato i frammenti nei pressi del Laterano.
Non si sa il nome dell'architetto geniale che lo edificò. Per quanto si possa essere ricorsi agli schiavi
per lavori minori di trasporto o altro, si pensa che la manovalanza, data la precisione dei lavori,
fosse libera, stipendiata e altamente specializzata, non solo nelle sculture e nei decori, ma per la
precisione dell'opera muratoria, di mattoni, cementizi, travertino, marmo ecc.
L'anfiteatro poteva contenere 50000 spettatori seduti, o se in piedi nei posti in alto come in genere
accadeva, fino a 80000 posti.
Veniva adibito a spettacoli di vario tipo, da
quelli gladiatori, a rievocazioni di battaglie
famose, a cacce di animali o lotte tra
animali, a tragedie greche o spettacoli
teatrali di genere leggero.
Secondo il concetto architettonico romano,
l'anfiteatro, invece di essere scavato
all'interno come nell'uso greco, si svolgeva
tutto in altezza, contenuto da altissime mura
alleggerite tramite archi.
Sorse su un lago artificiale voluto da Nerone
per i suoi giochi navali da contemplare dalla
sua Domus Area.
Un lago che si estendeva su uno stagno preesistente, eliminato costruendo canali di scolo azionati
da pompe idrauliche, un lavoro di alta ingegneria, portando allo scoperto il fondo del lago,
coprendolo di detriti legati col cemento, su cui vennero impiantate solide fondamenta.
Va ricordato che l'aggiunta posteriore di una parte del terzo anello che si riconosce ad occhio nudo
fu opera del grande architetto Valadier, con arcate identiche alle originali, ma con mattone non
identico a quello romano ad eccezione della basi e dei capitelli in travertino identici e con lo stesso
livello di definizione degli originali.
LE FONDAMENTA
Per poter edificare si dovette prima vuotare il lago, con canali e pompe di drenaggio, convogliando
aldifuori le acque fino al Tevere.
Il fondo era fortunatamente coperto da argilla azzurra, quindi impermeabile, su cui si scavò per per
6,5 m. per una fossa larga 62 metri, su cui si gettarono calcestruzzo mescolato a leucitite, il
durevolissimo cemento romano, ricoprendola poi con tufo squadrato per un'altezza di altri 3 metri
su cui venne sovrapposta una pedana di blocchi di travertino di 90 cm.
LA STRUTTURA
IL VELARIUM
IL VELARIUM
L'ESTERNO
L'esterno dei tre anelli concentrici è in travertino, con archi incorniciati dai rilievi squadrati delle
lesene (colonne in rilievo).
L'ESECUZIONE
L'INTERNO
LA CAVEA
La cavea, con i gradini per i posti degli spettatori,
era tutta in marmo e suddivisa con muretti in cinque settori orizzontali (maeniana), riservati a
categorie diverse di pubblico, il cui grado decresceva con l'aumentare dell'altezza.
Lo stesso che nei teatri odierni dove l'attico, la cosiddetta "piccionaia" costa meno perchè con molte
scale e meno lusso.
Con la differenza che il pubblico romano non pagava, l'unico privilegio delle personalità importanti
è che ottenevano le tessere con posti prenotati.
Il settore inferiore, riservato a senatori e famiglie, aveva gradini più ampi e bassi, con cuscini e
velluti cremisi e rifiniture dorate; sulla balaustra erano iscritti i nomi dei senatori a cui i posti erano
riservati.
Seguivano il maenianum primum, con 20 gradini di marmo, il maenianum secundum con 16 gradini
in marmo, e infine il maenanium tertium, con 11 gradini di legno, il tutto all'interno del portico con
colonnato marmoreo che coronava la cavea.
Sui gradini sotto il colonnato prendevano posto le donne, e sul terrazzo sopra il colonnato, solo
posti in piedi, la plebe.
Verticalmente i settori avevano scalette e accessi alla cavea con transenne in marmo.
Alle due estremità dell'asse minore, due palchi: uno per imperatore, consoli e vestali; l'altro per il
prefetto dell'Urbe e altri dignitari.
PORTA LIBITINARIA
ARENA E SOTTERRANEI
L'arena ellittica di 86 m. x54 aveva una pavimentazione in muratura intorno e di legno al centro,
ricoperta da sabbia costantemente rinnovata.
Appositi ascensori facevano dopo ogni spettacolo su e giù per portar via la sabbia sporca e rimettere
quella pulita. L'arena era più bassa della cavea che stava su un podio di 4 m., decorato da statuette,
bassorilievi e marmi con una balaustra di bronzo a protezione.
Sotto l'arena stavano gli ambienti di servizio con un passaggio centrale lungo l'asse maggiore con
12 corridoi distribuiti sui due lati.
Lungo il muro perimetrale vi era una serie di ambienti di servizio voltati che probabilmente
ospitavano gli animali utilizzati durante i giochi. Sempre qui dovevano trovare posto le scenografie
per i giochi e vi erano degli ambienti in cui i gladiatori attendevano prima di fare il loro ingresso
nell’arena.
Pertanto qui si muovevano gli schiavi che attraverso questi passaggi si spostavano per adempiere ai
propri servizi, senza che gli spettatori si accorgessero di nulla e senza intralciare gli spettacoli.
Qui venivano portate le belve catturate negli angoli più remoti dell'Impero. Qui sostavano i
gladiatori e si preparavano alla lotta prima di salire sull'arena.
Questi sotterranei furono realizzati in un secondo momento, sotto l’Imperatore Domiziano.
Precedentemente, sotto Vespasiano e Tito, l’arena poteva essere allagata, come riporta Marziale nel
suo De spectaculis, per ospitare delle naumachie, vale a dire battaglie navali, o addirittura spettacoli
con nuotatrici.
Qui si trovavano gli 80 montacarichi per far salire nell'arena macchinari, sabbia o animali.
Grazie a ingegnose realizzazioni come piani inclinati, piattaforme mobili e ruotanti, elevatori mossi
da contrappesi, era possibile introdurre nell’arena decine di animali alla volta e cambiare
rapidamente le scenografie delle cacce.
Il corridoio lungo l’asse principale dell’ellisse terminava con due gallerie che si aprivano, con
forma trapezioidale, all’interno della ciambella di calcestruzzo che costituisce le fondamenta
dell’anfiteatro: quella verso est metteva in collegamento con il vicino Ludus Magnus, la palestra
nonchè caserma dei gladiatori, mentre quella opposta, in direzione del tempio di Venere e Roma,
veniva utilizzata per l’allestimento delle scenografie degli spettacoli.
Per quella straordinaria capacità organizzativa che i romani mettevano in pace e in guerra, queste
strutture di servizio avevano traffici perfettamente architettati in modo da rendere tutto veloce e
scorrevole attraverso ingressi rigorosamente separati:
uno per per l'ingresso di animali e macchinari; due per l'ingresso dei protagonisti dei giochi, o
gladiatori ed animali troppo pesanti per essere sollevati dai montacarichi; uno per gli inservienti
attraverso l'anello più interno, lo stesso che utilizzavano i Senatori per raggiungere i posti. Insomma
un sistema complesso, simile a quello dei moderni stadi, permetteva la rapida uscita degli spettatori
in soli 3 minuti attraverso gli 80 ingressi.
Ma c'era un ingresso sotterraneo intitolato alla Dea Libitina, in realtà una porta a sola uscita, la
Porta Libitinaria, attraverso cui passavano i cadaveri dei gladiatori uccisi nel combattimento.
Attraverso questa porta i cadaveri venivano poi issati sui carri e portati all'Ustrinum per la
cremazione.
ANCORA DA SCAVARE
Altre due gallerie lungo l’asse minore dell’ellisse, quella a nord in direzione Colle Oppio e quella a
sud in direzione Celio, non sono state scavate. Una quinta galleria, nota come “passaggio di
Commodo” è posizionata lungo il cuneo V, sotto il palco imperiale. Si pensa sia stata realizzata in
epoca domizianea, poiché era rifinita con pavimento a tessere bianche e nere, marmi, intonaco
dipinto e stucchi, un così ricco percorso di accesso doveva essere riservato esclusivamente
all’Imperatore e probabilmente metteva direttamente in comunicazione con qualche edificio
imperiale nella zona del Tempio di Claudio sul Celio. Questa galleria fu inoltre il luogo in cui si
attentò alla vita dell’omonimo
Imperatore.
La struttura idraulica del Colosseo è comunque molto complessa e ancora molto c'è da capire e da
scavare.
Esternamente ad esso è stato rinvenuto un condotto fognario a 8 m di profondità dal piano di
calpestio del piazzale che circonda tutto l'Anfiteatro a circa 2 - 3 m. dal suo perimetro esterno.
Un'altra galleria con volta a cappuccina e di dimensioni più ridotte, parallela alla precedente e con
essa comunicante tramite corti piani inclinati, è posizionata all'interno della ciambella di fondazione
ad una profondità di 2,8 m. Quest'ultima ospitava probabilmente tubazioni di piombo che
trasportavano acqua tenuta in pressione da serbatoi.
NAUMACHIA
Questi spettacoli si tennero solo a Roma, perchè costosissimi, poiché le navi erano complete in tutti
dettagli, e manovravano come vere navi in battaglia. I Romani li chiamavano navalia proelia
(battaglie navali) ma sono conosciuti col termine greco naumachia.
Le naumachie spesso intendevano riprodurre famose battaglie storiche, come quella dei Greci che
batterono i persiani a Salamina, o quella degli abitanti di Corfù contro la flotta di Corinto. Gli
spettacoli dovevano essere impressionanti: in una naumachia si costruì una fortezza al centro del
bacino, così che gli "Ateniesi" potessero sbarcare ed impadronirsi della piazzaforte "Siracusana". Si
dovevano seguire le fasi della vera battaglia, ed il pubblico si esaltava alle manovre dei soldati e alla
vista delle macchine da guerra.
In genere erano i
criminali a dover
combattere, ma
talvolta vi erano delle
troupe, come in una
riproduzione storica, e
altre volte veri
marinai e soldati.
Marziale racconta che
si tennero delle
naumachie al
Colosseo nei primi
anni dopo
l'inaugurazione, ma
non si sa come si
potesse riuscire ad
allagare il Colosseo.
Di rappresentazioni di battaglie navali, al Colosseo, se ne videro poche, infatti solo nei primi anni,
quando ancora i sotterranei non erano costruiti con gabbie e celle, era possibile allagare l’arena.
Lo spettacolo però fu tanto suggestivo e impressionante che le
poche naumachie presentate, lasciarono talmente esterrefatti
gli spettatori che molti storici ce ne hanno lasciato documenti.
LE CONNESSIONI
Così i gladiatori avevano la possibilità di fare i loro riti propiziatori a Mitra prima di iniziare gli
allenamenti o di combattere nell'arena. Il percorso è lungo circa 500 m. e costeggia un fiumicello di
scarico, la Marana, con un passaggio sporgente dalla parete e sospeso sulle acque.
LA DEVASTAZIONE
Le parti mancanti del Colosseo non derivano da terremoti o distruzioni nemiche, ma nel XV sec.
divenne cava di travertino per le ambizioni costruttive dei Papi e dei principi romani da cui
provenivano. Dallo smembramento del Colosseo provennero la basilica di S. Pietro, Palazzo
Venezia, Palazzo della Cancelleria, Palazzo Barberini, la Chiesa di S. Agostino e il Porto di Ripetta.
Nel XVI sec. poi. Papa Sisto V progettò la demolizione del Colosseo, ma effettuò solo quella del
vicino Settizodio, inserendo invece l'anfiteatro nel percorso delle sette Basiliche. In seguito lo stesso
Papa decise di trasformarlo in una filanda: con le aree produttive al piano inferiore, e abitazioni e
botteghe ai piani superiori, ma per fortuna il Papa morì prima del via ai lavori.
Lo scavo ha interessato l'area compresa tra Colosseo, tempio di Venere e Roma e via Sacra (piazza
del Colosseo). Sono state rinvenute le fondazioni della statua colossale di Nerone e della Meta
sudans, rasate al livello stradale moderno negli anni Trenta. Le indagini si sono particolarmente
concentrate sul sottosuolo, consentendo chiarimenti importanti sul sistema di costruzione, sulle fasi
di uso (a partire dall'età domizianea) e sul funzionamento.
Nel corso degli scavi si sono inoltre rinvenute altre fondazioni aventi orientamento NE-SO, tra cui
quelle di una fila di ambienti paralleli pertinenti molto probabilmente all'età neroniana. Sono stati
eseguiti restauri e saggi di scavo; le ricerche si sono concentrate sull'esame delle fondazioni, che
poggiano su strati di limo lacustre.