You are on page 1of 9

MEDIOEVO e ORIGINI DELLA LETTERATURA ITALIANA

Il concetto di Medioevo nasce da una riflessione degli umanisti del ‘400 impegnati a rivendicare la loro cultura,
giudicando il periodo in maniera negativa in quanto videro l’interruzione della cultura classica. E’ per questo
motivo che i termini “Medioevo” e “Medievale” vengono interpretati in modo negativo per indicare un periodo
di oscurantismo.

Il Medioevo inizia nel 476 d.C. con il crollo dell’Impero Romano d’Occ. e la deposizione dell’ultimo imperatore
Romolo Augusto da parte del barbaro Odoacre. La fine di questo periodo si differenzia da vari punti di vista:
- Umanisti nel ‘300 con il loro padre della letteratura: Petrarca
- Storia politica 1453 caduta di Costantinopoli
1492 scoperta dell’America
- Storia religiosa 1517 Riforma protestante

Il Medioevo è il passaggio dalla disgregazione del mondo antico alla formazione della società urbana.
Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente si svilupparono le società barbariche, di tipo agrario
con attività limitate e scarsamente produttive, rivolte all’autoconsumo.
In tale società gli unici centri culturali erano i monasteri, dove si svolgevano iniziative culturali
partendo dall’insegnamento di San Benedetto (Montecassino).
Nel periodo medievale si affermò il feudalesimo che si consolidò nel periodo di maggior insicurezza
europea fino alla metà del secolo XI.
Con la nascita dell’Impero di Carlo Magno si avviò la Rinascita Carolingia, riprendendo le attività
culturali, l’economia e una parziale riorganizzazione delle strutture civili.
Il massimo sviluppo del feudalesimo si ebbe nei secoli XI e XII quando attraverso le Crociate si
ottennero dei nuovi territori portando alla Rinascita del secolo XII, in cui ripartirono gli scambi
commerciali e vi fu la rinascita del ceto mercantile.
In Italia si formarono le Repubbliche Marinare: Venezia, Genova, Amalfi, Pisa, e la nascita di una
nuova struttura sociale e politica: il Comune, che nasceva da un’aggregazione di poteri e privilegi.

Nel Medioevo vi fu la Tripartizione degli ordini:


- Oratores Il clero, al quale spetta l’ambito religioso e culturale
- Bellatores l’esercito, a cui spetta il controllo della violenza pubblica e privata
- Laboratores agricoltori
-
Si sviluppò una nuova classe sociale: la borghesia. Oltre alla classe di cittadini che viveva di diritti e privilegi, vi
erano i cittadini poveri e meno istruiti.

Per quanto riguarda il mondo della cultura scritta, per molto tempo fu controllata dal clero, come conservatore
della tradizione latina. Il clero intermedio si occupava invece dell’uso pratico ed attitudinale della scrittura. La
produzione dei testi era molto limitata, inoltre, non esistendo la stampa, i testi originali erano ricopiati sotto
dettatura dagli amanuensi.

Per quanto riguarda la cultura orale, veniva trasmessa attraverso i giullari, sviluppando così il volgare.
I luoghi della cultura erano la scuola e le Università.

La letteratura ha origini proprio nel Medioevo, caratterizzato dalla presenza di un’ampia unità culturale basata
sul latino, e dallo svilupparsi delle lingue volgari: italiano, spagnolo, portoghese, francese, rumeno e dialetto
sardo, basate infatti sul latino, diviso in:
• Latino vulgaris lingua del popolo
• Latino aulico degli scrittori

L’italiano è volgare, ha una lunga storia legata alle vicende politiche d’Italia, che si distinguevano tra le varie
regioni, favorendo l’affermazione dei dialetti (il dialetto si fa lingua quando diventa patrimonio di un popolo
molto vasto).

Il primo documento in lingua italiana è il “Placito capuano” (rocito notarile) conservato nell’abbazia benedettina
di Montecassino, le cui prime parole sono: “Sao ko kelle terre, per kelli fini que ki contene, trenta anni le possette
parte Sancti Benedicti” (“Io so che quei confini contengono una parte del patrimonio dell’abbazia di San
Benedetto”). Ricordiamo anche l’Indovinello
Indovinello veronese.
veronese
Lo sviluppo delle lingue romanze portò alla creazione di una nuova letteratura che si sviluppò nel mondo feudale
in Francia. Con il forte sviluppo del volgare, il passaggio dall’orale allo scritto fu inevitabile. Inizialmente le
poesie in volgare erano accompagnate dalla musica in quanto erano testi poetici cantati che recitavano i
trovatori.

Le letterature delle lingue romanze, in particolare l’italiana, subirono l’imporsi della letteratura francese e di
quella provenzale d’Occitania, dando origine alle forme letterarie quali:
• canzone delle gesta cavalleresche (ricordiamo la “Chanson de Roland” per valorizzare le gesta della classe
feudale delle imprese militari, dedicando la morte del protagonista, Orlando, a Carlo Magno)
• romanzo cortese (colui che si comportava secondo i valori della nobiltà),
Scritti sotto influenza delle lingue:
• d’oil da cui deriva il francese attuale
• d’oc di Occitania

La letteratura italiana è detta anche romanza (dal latino romanice, e dal francese romanz). L’aria in cui si sono
sviluppate queste lingue è detta Romània, per designare i popoli che si esprimevano nella lingua di Roma. Con la
nascita delle lingue volgari o romanze, la letteratura latina subì un lento declino.

La letteratura italiana nasce dalla lingua stessa, dal popolo. Deriva infatti, in gran parte, da tradizioni popolari,
scritte e raffinate dai poeti. La letteratura italiana nacque nel Duecento, due secoli più tardi rispetto alle altre
letterature europee, perché ancorata alla conservazione del latino, lingua della Chiesa. Lentamente poi si espanse
nel corso del 1200 sostituendo il latino, allora lingua della comunicazione colta ed ecclesiastica. Si estese
soprattutto attraverso le Università: la prima fu fondata a Napoli il 5 giugno 1224 tramite un editto, da Federico
II di Svevia, imperatore del S.R.I. e re di Napoli, amante del Sud convinto che la cultura, l’intelligenza e la
sensibilità si trovassero maggiormente al Sud; si impegnò per valorizzarle ed organizzarle.
LETTERATURA RELIGIOSA

Fattore rilevante per la vita, e la cultura del 13° secolo è il Cristianesimo, la società medievale infatti fa sì che il
messaggio di Cristo sia trasmesso anche al di fuori dei monaci e del clero, diffondendo la convinzione che il
mondo, dominato dalla violenza e dalla prepotenza, possa diventare cristiano; convinzione che però si scontra
con i valori di chi detiene il potere e con le strutture ufficiali della Chiesa, ed è costretta ad esprimersi in forme di
eresia, ossia una dottrina contraria ai princìpi della Chiesa. Nonostante ciò, la Chiesa avverte la necessità di
inserirsi maggiormente nella vita sociale, a tale scopo nascono gli ordini mendicanti:
• Domenicani contraddistinti dalla predicazione e dalla lotta contro l’eresia
• Francescani in stretto rapporto con l’esistenza di ogni giorno, ordine fondato da San Francesco.

Alla sua morte l’ordine dei francescani si divise in due ordini:


1. Spirituali predicavano una rigorosa fedeltà agli insegnamenti di Francesco per quanto riguarda la povertà e
la rinuncia ai beni materiali.
2. Conventuali disposti a rifiutare la rigidità degli spirituali.
La posizione intransigente degli spirituali potrò a scontri con il papato che vedeva in essi una minaccia
all’obbedienza.

Ciò che distingue la letteratura religiosa dalle altre manifestazioni letterarie è il suo carattere popolare: questa
poesia era semplice ed elementare perché destinata al popolo. La letteratura religiosa nel 1200 produce due
effetti: nel campo letterario favorisce l'uso del volgare, in campo religioso essa stimola un'ansia di rinnovamento,
e da così luogo a vasti movimenti di religiosità popolare.

Gli ordini mendicanti, in particolar modo i domenicani, come mezzi di cristianizzazione e lotta contro l’eresia
usavano gli exempla esempio di episodi religiosi per educare la gente. Nel Medioevo c’erano esempi che
derivavano dalle parabole evangeliche. Si tratta del racconto di una storia in cui il protagonista, grazie ad un
determinato comportamento, raggiunge la salvezza dell'anima. La letteratura religiosa sviluppò il genere della
lauda episodi della vita di Dio e temi religiosi. Facevano parte di una grande tradizione popolare, venivano
ripetute allo stesso modo, e non erano scritte.

MAGGIORI ESPONENTI
San Francesco d’Assisi, Jacopone da Todi, Tommaso d’Aquino

FRANCESCO D’ASSISI (1181 – 1226)


Nacque ad Assisi, in Umbria, da una famiglia benestante di mercanti di tessuti. Era un uomo che si dedicava
molto ai piaceri della vita. Gli capitò poi di ammalarsi, e nel periodo della malattia scoprì la vocazione (crisi
religiosa) in cui scoprì che niente ha valore dinanzi a Dio e all’eternità, per cui si spogliò dei suoi abiti,
abbandonò ogni ricchezza e visse in povertà cercando l’indispensabile nel proprio essere, perché non conta ciò
che c’è fuori, ma ciò che si ha dentro (non l’involucro ma il nucleo, l’essenza). Creò così l’ordine dei francescani.
Compì numerosi viaggi avvalendosi di 12 discepoli, fondando il Primo ordine, seguito da quello femminile delle
Clarisse fondato con Santa Chiara. Al ritorno da un viaggio in Egitto, dove fallì la sua opera di conversione, fondò
il Terzo ordine. Francesco, che fu anche il santo delle prime stigmate, era un individuo estremamente umano,
avendo vissuto attivamente ed intensamente la sua vita aveva una completa visione del mondo.

PENSIERO e POETICA
Francesco è santo e poeta della gioia e dell’esultanza, dell’annullamento di sé per l’amore divino mira alla
visione di Dio.

OPERE
• Un anno prima della sua morte scrisse il “Cantico delle Creature”,
Creature” primo testo letterario volgare scritto
(lingua umbra assisiate). Il Cantico è una preghiera a Dio, è diviso in 33 versi in cui le creature intonano il loro
canto a Dio ringraziandolo di aver donato loro la vita, e di aver creato la natura, in cui ogni forma ha la sua
espressività. Il messaggio che il Cantico fa recepire è gioia ed entusiasmo per la bellezza del mondo, svolta con
estrema naturalezza.
JACOPONE DA TODI (1236 – 1306)
Religioso e poeta. Nacque a Todi. Uomo facoltoso, esercitò la professione giurudica, partecipando attivamente alla
vita mondana, dalla quale si allontanò quando ad una festa precipitò un pavimento, causando la morte di sua
moglie. Svestendola, si accorse che portava il cilicio; si trafiggeva per penitenza (fioretto per Dio). Quest’episodio
portò Jacopone ad una crisi spirituale e religiosa che trovò la sua espressione nella letteratura e l’ingresso negli
ordini francescani, da cui fu scomunicato a causa delle lotte contro Bonifacio VIII.

PENSIERO e POETICA
A differenza di San Francesco, che fu il santo dell’esultanza e della gioia, Jacopone fu un personaggio complesso e
problematico, segnato dalla scoperta della visione della moglie che fu sconcertante; diventò poeta penitenziale,
attento a cogliere le forme del dolore e della sofferenza e gli aspetti della religiosità in cui si riscontra sofferenza
umana.
Il genere letterario praticato da Jacopone è quello della lauda canto che si intonava al Signore durante le
processioni. Facevano parte di una grande tradizione popolare, venivano ripetute allo stesso modo, e non erano
scritte. Jacopone le trasformò in genere letterario, rivoluzionando così la loro tradizione orale.

OPERE
Le laudi che scrisse dopo la conversione si divisero in due filoni:
1. presenza ossessiva del corpo come fonte di peccato e perdizione
2. compone un mondo di luce e amore
• Il suo componimento più famoso è lo “Stabat Mater” (Madre ferma) che racchiude il più grande dolore che si
possa provare al mondo, indica la staticità della Vergine addolorata che accoglie tra le braccia il Figlio
sanguinante staccato dalla croce resta immobile perché folgorata dal dolore.
SCUOLA POETICA SICILIANA

Fondata da Federico II di Svevia nel 1200, il quale affermava che bisognava fondare una scuola per insegnare a
fare poesia, per conservare e tramandare il patrimonio culturale. Fondò così la Scuola Poetica Siciliana
Siciliana,
liana composta
da poche persone ispirate che intendevano realizzarsi attraverso la poesia (dall’infinito greco poein fare
parole, disporle in modo che abbiano un significato, inventando la letteratura creare una struttura metrica:
concepito in modo da formare un componimento, e prosodica: relativo allo studio di intonazione, timbro, suoni,
accento).

Nella Scuola poetica siciliana nascono due nuovi generi letterari:


• canzone
• sonetto componimento poetico (dal provenzale sonet suono)
composto da: 2 quartine 4 versi - 2 terzine 3 versi
Il I verso rima con il IV – Il II verso rima con il III (A-B-B-A)

La Sicilia, essendo una civiltà insulare, conserva tante civiltà linguistiche. I poeti siciliani usano per i loro
componimenti il siciliano nobile e cortese, non usano la lingua d’oc ma il linguaggio locale, creando la prima
poesia in volgare italiano. Il linguaggio del Regno delle Due Sicilie è cortese perché c’è stato un regno, e quindi
una corte, fino alla metà del 1800.

I poeti siciliani, come tutti quelli italiani sono cantautori che concepiscono le parole in funzione di musicalità,
essendo la musica breve ed efficace (si assimila subito e non annoia). Essi compongono ispirati all’amore, dando
alla letteratura italiana un codice letterario dell’amore che inizia dagli occhi, vi è infatti uno stretto rapporto tra
occhi e cuore, mediante il quale l’oggetto del desiderio dagli occhi arriva al cuore in cui viene concepito il
sentimento. La poesia siciliana è a forte effetto ed è concentrata sul finale

I siciliani insegnano che la poesia deve essere costruita sui sensi (amore sensuale) e deve essere insegnata con
naturalezza, viverla e sognarla. Il maggior esponente è Jacopo da Lentini,
Lentini notaio, considerato anche il caposcuola
e largamente noto perché a lui è attribuita l'invenzione della forma metrica del sonetto.
DOLCE STILNOVO

Nello stesso periodo della Scuola poetica siciliana nasce il Dolce Stilnovo, nuovo movimento poetico italiano
armonioso e razionale nel campo della letteratura. La denominazione Dolce Stilnovo si ricava dalle parole che
Dante, nel canto 24° del Purgatorio, fa dire a Bonagiunta Orbicciani, esponente della lirica volgare, che espia la
sua pena nel girone dei golosi. Si caratterizza per una profonda ricerca verso un'espressione raffinata e nobile dei
propri pensieri, è regolare l’uso di metafore e simbolismi. I poeti del Dolce Stilnovo si staccano dalla tradizione
siciliana e provenzale per creare uno stile più limpido definito appunto “dolce”. Aggiunsero riferimenti morali e
cattolici alla poesia, considerando la poesia siciliana troppo frivola e libertina.

DIFFERENZE CON LA SCUOLA POETICA SICILIANA


Molte tematiche fondate dalla Scuola poetica siciliana, che teneva conto di quel che accadeva in Europa,
prendono spunti da terre lontane, e arrivano poi in Toscana, centro della lingua letteraria italiana. I toscani
hanno ingentilito il codice d’amore dei siciliani (occhi e cuore) rendendolo più preciso e chiaro, elegante e
raffinato, mentre la poesia dei siciliani è più diretta ed immediata, meno intellettuale (razionalizzata dai
fiorentini). Nel Dolce stilnovo la donna appare in poche occasioni della vita sociale, consentendo un rapporto
amoroso di incontri fugaci. La donna stilnovistica non viene quasi mai raggiunta perché l’obiettivo dell’amore
stilnovistico è la continua tensione verso qualcosa di inafferrabile, è una donna vista come un angelo e portatrice
di salvezza.

MAGGIORI ESPONENTI
Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti, Dante Alighieri

GUIDO GUINIZZELLI (1230 – 1276)


Poeta. Nacque a Bologna. Precursore dello Stilnovo, dotato di grande cultura, iniziò la sua attività di poeta in uno
stile guittoniano (Guittone d’Arezzo era un poeta che pensava che l’amore cortese e la morale cristiana fossero
inconciliabili, pensava infatti che la poetica siciliana fosse solo un espediente per ottenere la soddisfazione dei
desideri amorosi fisici) passando poi ad uno stile nuovo e dolce.

PENSIERO e POETICA
Nelle sue opere Guinizzelli esalta il valore della donna, dotata di una forza benefica che elimina i pensieri cattivi.
I modi con cui la donna si rivolge all’esterno sono lo sguardo e il saluto.

OPERE
• “Al cor gentile rempaira sempre amore” in cui la donna – angelo proveniente dal Regno di Dio, può essere
lodata come Dio stesso.
• “Il Canzoniere” raccolta di poesie incentrate sul tema dell’amore.

GUIDO CAVALCANTI (1255 – 1300)


Poeta. Nacque a Firenze. Di origini nobili e amico di Dante, altezzoso ed amante della solitudine, si occupò di
filosofia e letteratura volgare. Nonostante fosse stato escluso dalle cariche politiche partecipò ugualmente alla
vita politica e alle lotte, venendo poi esiliato.

PENSIERO e POETICA
Il tema delle opere di Cavalcanti è “l’amore che distrugge”, egli infatti concepisce l’azione sconvolgente
dell’amore, gli effetti che una donna può provocare ad un uomo, sia a livello fisico che psichico. Concepiva
l’amore come forza oscura e devastante che si impossessa dell’animo umano provocando dolore. Fece della morte
e della paura temi fondamentali per esprimere l’amore come sbigottimento, per cui le sue poesie assumono un
tono drammatico.

OPERE
• “Il Canzoniere” raccolta di poesie incentrate sui temi dell’angoscia e le lacrime che conducono il corpo e
l’anima alla distruzione.
DANTE ALIGHIERI (1265 – 1321)

Poeta e scrittore. Nacque a Firenze da una famiglia benestante guelfa.


Manifestò sin da giovane la passione per la letteratura, espressa con naturalezza e libertà.
Ricevette una raffinata educazione in gioventù, nonostante le non felici condizioni economiche della
propria famiglia.
A 9 anni incontrò per la prima volta Beatrice.
Le sue esperienze giovanili si compiono tutte intorno alla sua figura, che sarà poi il cardine di tutte le sue
opere successive.
Alla morte di Beatrice Dante passò un breve periodo di smarrimento che lo portò ad uscire dallo
stilnovismo.
Per trovare conforto dopo la morte di Beatrice si dedicò anche alla filosofia, allo stesso tempo approfondì
la sua cultura poetica.
Compì numerosi viaggi, approfondendo lo studio teologico e filosofico.
Da giovane partecipò ad alcune imprese militari che gli permisero di iscriversi, nonostante la sua
appartenenza alla nobiltà, alla corporazione dei medici.
Assunse cariche pubbliche schierandosi in una delle due spaccature della classe dirigente: i Bianchi,
favorevoli alla gestione autonoma della vita politica, contro i Neri, legati al potere del Papa.
A seguito della presa al potere dei Neri, Dante fu condannato all’esilio, iniziò così a spostarsi in Italia
settentrionale, dedicandosi a ciò che lui aveva sempre amato: la letteratura.
Visse come uomo di corte presso alcuni signori di varie regioni, fin quando morì nel 1321 a Ravenna.
Anche se viene raffigurato con la corona di alloro, in realtà non fu mai laureato.

PENSIERO e POETICA

Fu un poeta che nacque dal Dolce Stilnovo, seguendo i passi di Guinizzelli e Cavalcanti con cui Dante
strinse uno stretto rapporto.
A differenza di Guinizzelli e Cavalcanti, che scrissero i Canzonieri e non organizzavano la poesia in una
storia vera e propria, Dante scrisse una vita nuova, una nuova costruzione letteraria che diede alla
letteratura italiana il senso di una storia organizzata, la storia di una vita nuova che si rinnovò grazie alla
forza dell’amore per Beatrice.
Quest’amore è concepito come qualcosa che rivoluziona la vita, è l’unico sentimento per cui conviene
essere fedeli perché da un senso di appagamento e completezza, che sostiene la vita stessa.
Dante diventa, attraverso il suo modo di interpretare la letteratura, testimone del proprio tempo.

La letteratura italiana non si può concepire senza Dante, perché ha raccontato tutte le fasi della vita e le
sensazioni provate che direttamente poteva conoscere. Dante tende sempre a portare il discorso sulla commedia
umana: non si possono cioè descrivere emozioni se non si sono provate.

La vera rivoluzione di Dante è che fa poco spazio a sé stesso, parla raramente di sé, introduce sempre i
dialoghi usando un genere tra letteratura e teatro, dove i monologhi sono rari. Dante infatti, nella Divina
Commedia non è mai solo e ha sempre bisogna di aiuto.
l poeta ha capito che la filosofia e la teologia annoiano e che l’unica salvezza possibile è la letteratura,
scioglie dunque le difficoltà della teologia creando un’enciclopedia poetica. Ad esempio, converte la
filosofia di d’Aquino in poesia, creando delle situazioni teatrali in cui dialogando è possibile esprimere le
più grandi verità di fede e religione (rappresenta la filosofia e la teologia in poesia).
Ha dimostrato così al mondo che non esiste nulla di più rivoluzionario della poesia e che non è vero che
le persone più importanti sono filosofi e teologi, bensì i poeti perché hanno creato uno stile nuovo
attraverso la poesia che trasforma un concetto in immagine.
Alla base del pensiero di Dante sta la visione religiosa della realtà, perché è questa a dare unità a tutti i
fenomeni. Da tale visione dipende la concezione della storia come una manifestazione progressiva e
lineare delle verità cristiane. Alla lotta tra Impero e Papato, Dante sostituisce un’ alternanza di funzioni
nel garantire la felicità terrena e spirituale.
OPERE
• “Le Rime” sua prima opera, di stampo stilnovistico, incentrata sul amore e la gentilezza e la donna vista
come un miracolo.
• “La
“La Vita Nuova” titolo ispirato alla rivelazione di un’esperienza assoluta che da nuovi significati alla vita e
la rinnova, grazie ai suoi incontri con Beatrice, a cui dedica delle rime raccolte in quest’opera. Il poeta loda la
fanciulla dal loro primo incontro sino alla morte di lei, decide dunque di esaltare la figura dell’amata e
trasformare il proprio pensiero in uno spirito peregrino capace di raggiungere il cielo per contemplarla da
vicino.
• “De Vulgari Eloquentia” affronta una trattazione del volgare cercando di convincere i dotti al suo valore. Si
divide in 2 libri:
1. Afferma l’artificialità del latino e la naturalezza del volgare, cercando di trovare un volgare illustre che debba
essere:
- cardinale cardine di tutti i volgari
- aulicum che possa essere parlato nelle regge italiane
- curiale le sue regole saranno elaborate dalla curia
2. analizza il rapporto del volgare con la prosa e la poesia. La poesia è superiore alla prosa, ma la forma più
nobile da usare è la canzone. Il volgare viene distinto in: tragico, comico ed elegiaco.
• “De Monàrchia” opera principale dal punto di vista politico, in cui Dante getta le basi politiche
distinguendo il potere religioso della Chiesa e quello temporale monarchico. E’ un trattato in latino, suddiviso in
3 libri: 1. esalta la necessità della monarchia universale
2. mostra l’origine divina dell’Impero romano la cui unificazione fu voluta da Dio
per far sì che la parola di Cristo si potesse diffondere in un regime universale
3. affronta il problema tra Papato e Impero, in cui afferma la superiorità del secondo
al primo, in quanto l’Impero, essendo temporale, dovrebbe condurre gli uomini ad
una “temporale felicità”, mentre il Papato condurrebbe gli uomini alla vita eterna.
• “Il Convivio” opera in volgare composta da 4 trattati a scopo di commentare in prosa trattati dottrinali: 1.
giustifica il titolo e il fine dell’opera, offendo a chi ha desiderio di conoscenza le
spiegazioni delle canzoni
2. spiega senso letterale e allegorico (simbolico) di ogni canzone
3. lode all’amore e alla donna gentile
4. abbandona le rime d’amore per analizzare il concetto di nobiltà e Impero.

• “La Divina Commedia” capolavoro di Dante, iniziata intorno al 1300. La parola Commedia deriva dal
latino Comedìa, il titolo originale era infatti “Commedia” . Dante diede alla sua opera questo titolo rispettando
una parola sacra del codice letterario e teatrale del suo tempo.

La struttura del poema si basa sempre sul numero 3 Trinità: è infatti costituito da terzine su sistemi di 3 strofe,
ciascuna di 3 endecasillabi e ciascuna rima si ripete per 3 volte. Le terzine costituiscono i canti che si raccolgono
in 3 cantiche di 33 canti, eccetto l’Inferno che ne ha uno in più, per un totale di 100.

La Commedia è un genere letterario del Medioevo secondo il quale un’opera comincia male e finisce bene, è
proprio su questo genere che Dante costruisce la sua Commedia sprofonda nell’Inferno, risale in Purgatorio e
ascende in Paradiso. Converte inoltre la Commedia in senso “verticale”, facendola diventare uno slancio verso
l’alto (verticalizzazione).
Dante racconta il suo viaggio oltremondo come se lo avesse effettivamente compiuto, si rifà ai grandi viaggi
dell’antichità prendendo come modello Omero e Virgilio; nella Commedia però si fa accompagnare solo da
Virgilio, il Poeta Vate, che introdusse per primo il mondo precristiano, mentre per Omero apparteneva tutto al
mondo pagano.

Il linguaggio della Commedia è come originario: Dante trae spunto dalla letteratura latina o da quella volgare,
ma fa uso di termini toscani; il volgare italiano della Commedia diventa un riferimento per la diffusione e lo
sviluppo della lingua italiana, sia per la sintassi che per il lessico.

- La discesa all’Inferno
Inferno di Dante avviene al Lago d’Averno, inizia con lo smarrimento del poeta in una selva
oscura, verrà soccorso da Virgilio che lo guiderà alla conoscenza del male nell’Inferno, diviso in 9 cerchi
concentrici che accolgono i dannati secondo la gravità dei peccati commessi. Il primo è il Limbo, ove dimorano
giusti e bambini che non hanno ricevuto il Battesimo.
Dopo il Limbo vi è la ripartizione dei peccati in ordine di gravità:
Incontinenti – Eretici – Violenti – Fraudolenti – Traditori
Al centro della Terra vi è Lucifero.

Tali anime sono condannate in eterno, rappresentano la corruzione civile e morale del mondo contemporaneo.
- Dal centro della Terra Dante e Virgilio risalgono in superficie verso la montagna del Purgatorio,
Purgatorio diviso in 7
gironi in cui si scontano i peccati capitali:
Superbia – Invidia – Ira – Accidia – Avarizia – Gola – Lussuria
Nell’Antipurgatorio invece vi sono gli scomunicati e i pentiti in fin di vita. A differenza dell’Inferno, i peccatori
non restano in un solo girone, ma li attraversano guidati da un angelo. Questa volta Dante non guarda da
lontano i peccatori, ma espia le colpe insieme a loro, che attraversano i gironi solo di giorno uniti da fiducia e
amicizia.

Paradiso dove nell’Empireo


Alla sua risalita Dante viene accolto da Beatrice, che lo guida attraverso i 9 cieli del Paradiso,
riposano i beati che hanno l’eterna visione di Dio. Il Paradiso indica la presenza di santi ed intellettuali, e di
persone che guardano gli aspetti sereni ed affettuosi della vita terrena e i momenti più semplici e umili della
stessa.

La Commedia è stata chiamata “Divina” da Boccaccio, che ammirava Dante, definito “Sommo Poeta”.
A lui Boccaccio dedicò “La vita di Dante” e “Trattatello in laude di Dante”,
Dante” e commentò per la prima volta, a
Firenze, i primi 17 canti dell’Inferno. Dante, grazie a Boccaccio, tornò, anche se da morto, trionfante nella sua
città; merito della sua “Divina” opera.

You might also like