Paul Yorck von Wartenburg
Wilhelm Dilthey
CARTEGGIO
1877-1897
A cura di Francesco Donadio
Guida editori
NapoliPresentazione
Tre anni fa, annunziando la pubblicazione della prima traduzione
italiana di un'opera di Paul Yorck von Wartenburg, il frammento
filosofico Bewusstseinsstellung und Geschichte curato da Francesco
Donadio, espressi Vauspicio che presto potesse essere presentato al
pubblico colto italiano anche Vimportante carteggio tra Yorck e
Dilthey.
Tre anni dopo, la laboriosita esperta dello stesso Donadio con-
sente di vedere realizzato l'augurio, offrendo, ormai, un soddisfa-
cente corpus yorckiano curato con vero intelletto d'amore.
La lettura delle parti pitt significative della produzione scien-
tifica del singolare studioso tedesco di filosofia, la cui fama &
stata, fino ad oggi, legata prevalentemente all’utilizzazione heideg-
geriana di Sein und Zeit, suggerisce, a chi ha favorito Vauspicata
e auspicabile diffusione italiana di Yorck, di rendere esplicita la
motivazione dell’iniziativa, certamente di grande rilevanza cultu-
rale, dovuta alle benemerite fatiche del Donadio.
Si sa che Yorck non faceva gran conto- della storiografia
filologica. In una lettera del 5 agosto 1886 scriveva: « Il filologo
puro concepisce la storia come un gabinetto di antichitd. Dove
non c’e nulla di palpabile, dove solo una vivente trasposizione
psichica @ in grado di condurre, li i Signori non vanno. Essi sono,
in fondo, degli studiosi di scienze naturali e assumono un atteg-
giamento di scettici quando manca V'esperimento ». Certo, questa
concezione é assai discutibile, né si vuole applicare a Yorck una
qualche legge del contrappasso, utilizzandolo poco filologicamente,
specie da parte di chi non condivide la sua opinione della filologia.
Tuttavia, accanto all’opportunita di applicare anche a Yorck, sia
pure contro di lui, i criteri rigorosi della storiografia filosofica
(quelli della storia storica della filosofia), é, perd, legittimo rile-
vare che un suggerimento importante (al di la del rispetto della
filologia) viene a chi voglia, per un momento, soffermarsi sulle
Suggestioni assai interessanti offerte dalle riflessioni di Yorck. E‘carrecto
Vinvito a riflettere su cid che pud riassumersi nella formula: la
religione dello storicismo.
Si tratta di un tema che @ importante esaminare se dello
storicismo si vogliono intendere le effettive dimensioni, fuori delle
assolutizzazioni storiografiche di esso compiute, specie nella cul
tura italiana. Qui, da una parte, Croce e il crocianesimo hanno
drasticamente disgiunto dallo storicismo assoluto di matrice hege-
liana lo Historismus come forma spuria e hanno negato rilevanza
al problema della religione come residuo di trascendenza incom-
patibile con Vimmanentismo storicistico. Da un altro lato, le let-
ture contrapposte, dopo aver benemeritamente rifiutato le schema-
tizzazioni idealistiche, hanno proposto una diversa assolutizza-
zione, definendo un percorso preferenziale e quasi obbligato dello
storicismo che, sganciato dalla cultura romantica, sembra destinato
@ risolversi nell’avalutativita sociologica weberiana, anche qui
negando rilevanza al problema della religione, inteso come residuo
di trascendenza romantica 0 neo-romantica destinato a far deviare
dalla retta via. Eppure, senza attenzione per il problema della
religione, Vesperienza dello storicismo viene irreparabilmente
demidiata, fino ad essere costretti ad escludere da esso voci signi-
ficative, 0 a vederle, al pit, sul piano inclinato del rinnovato
salto nell’assoluto, incompatibile con quanto rende attuale lo
storicismo nella cultura del Novecento. Cid nonostante la rile-
vanza che in Weber ha Vinteresse per la religione, per le religioni,
in fedelta a un'eredita determinante dello storicismo ottocentesco,
giacché la sociologia delle religioni universali 2 strettamente colle-
gata alla valutazione critica del problema della storia universale.
Orbene, nell'articolazione yorckiana della vita psichica
costruita intorno alle posizioni fondamentali della coscienza (sen-
tire, rappresentare, volere), la funzione determinante é assegnata
alla sensazione che, consentendo di porsi al di la delle opposizioni
astratte di soggetto e oggetto, interno e esterno, per sé e in sé,
garantisce V'unite intenzionale col mondo e assicura il fondamento
dell’esperienza della vita nella sua globalita. Di conseguenza, nella
corrispondenza delle epoche storiche alle posizioni della coscienza,
il mondo cristiano (che esprime il nesso vita-sensazione di contro
alla figuralite della rappresentazione greca e alla volonta domina-
trice del moderno) si configura centrale sia nella radicalizzazione
€ contrapposizione giudaica tra occhio (rappresentazione) e mano
(volonta), sia nella trascendenza cristiana raggiunta partendo dal-