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V CONVEGNO INTERNAZIONALE

DI STUDI SCOTISTICI

SCIENZA E FILOSOFIA
DELLA PERSONA
IN DUNS SCOTO
a cura di
In copertina:
Duns Scoto e Aristotele (sec. XVII, Convento del Santo - Padova)

\Finito di stampare net mese di maggio 1999 con i tipi delte


A.G.A. A rti G rafiche Alberobello
Via Marconi, 58 - Tel. e Fax 080.4321105 - ALBEROBELLO (BA)
LA PERSONA IN MARTIN BUBER
E NEL PERSONALISMO AUSTRIACO

R ich ar d M athes

Premessa
L'inizio del XX sec. é marcato da una crisi fondamentale della cultu­
ra in Europa, paragonabile forse solo a quella avvenuta all’inizio dei
tempi modemi, cioé quando il cosmo medievale si spezzó con le scoper-
te di Copemico, Cristoforo Colombo e Galileo Galilei; pensiamo per i
nostri tempi soltanto aH’impatto del le teorie di Max Planck ed Albert
Einstein! Anche in Filosofía assistiamo ad un capovolgimento: il “titani-
smo” dei grandi sistemi, per es. dell’idealismo e del post-idealismo tede-
sco, svaniva di fronte ad una “krisis” dello spirito occidentale talmente
profonda, che un Oswald Spengler poteva parlare dell’“Untergang des
A bendiandes’^-fTram onto d e ll’O ccidente). Im m ediatam ente prim a,
durante e dopo la prima guerra mondiale - segno visibile di questo crollo
totale dell’Europa tradizionale - nuove domande, nuovi criteri, nuove
idee si fanno strada.
Una delle piü importanti nuove correnti filosofíche é appunto il per­
sonalismo m oderno, chiam ata anche “filosofía del dialogo” , corrente
nella quale si citano (per 1’ámbito della lingua tedesca) in particolare
Martin Buber (1878-1965), Franz Rosenzweig (1886-1929) e Ferdinand
Ebner (1882-1931). Tutti e tre cercavano di ritrovare un nuovo accesso
all’“humanum ” ; per loro, l’esistenza umana - nel vero senso di “ex-
sistentia” - si qualifíca essenzialmente dal “dialogo”, da quella relazio-
ne di base fra un ‘lo ed un Tu” , espressa nella Parola in senso piú
profondo, anzi “a n te-lin g u istico ” . Tale relazione prim ordiale (U r-
Beziehung) é possibile soltanto fra persone, o almeno qualcosa di per-
sonale.
Nell’indagine seguente, ci si limita a mettere più in rilievo le idee
principali intomo al concetto di Persona, espresse dai due capi-corrente;
Martin Buber e Ferdinand Ebner.

I - Martin Buber nel suo ambiente intellettuale


Profílo biográfico. Nato da una famiglia ebrea a Vienna (8. 2.1878),
cresce pero dal 1881 -dopo la separazione dei suoi genitori- nella casa
del nonno paterno, Salomone Buber, banchiere a Lviv (Lwow), capitale
della Galizia austriaca. Salomone Buber era un noto ricercatore ed edito-
re dei testi della Haskalà e del Chassidismo (illuminismo ebraico e pieti-
smo israelita antiautoritario): ambedue i movimenti rimangono al cuore
del giovane Martin Buber ed influenzarono decisamente l’orientamento
del suo pensiero personale. Inoltre, al liceo, s’interessava molto a Kant e
Nietzsche. Poi, dal 1897-1904, studiava Filosofía, Letteratura Tedesca,
Storia dell'Arte e Psicología alle Université di Vienna, Lipsia, Zungo e
Berlino. Si laureo a Vienna 1904 con la tesi: Contribua alla Storia del-
l ’individuazione, Nicola da Cusa e Jacob Boehme. Dopo un soggiomoa
Firenze 1905-1906, per studi del chassidismo in Italia, si stabili a Berli­
no corne lettore in una casa éditrice di alta letteratura. Durante la Prima
Guerra Mondiale si trasferi a Heppenheim, non lontano da Francoforte, e
cominciava da 1919 l ’insegnamento nel “Freies Jüdisches Lehrhaus”
(specie di Facoltà Libera Ebraica), poi come professore di filosofía
ebraica anche alPUniversità di Francoforte, 1924-1933. Dopo l’emigra-
zione in Terra Santa divenne (1938) Professore di Filosofía Sociale
all’Università Ebraica di Gerusalemme. Mori ivi il 13. 6.1965.
La sua ricerca filosofica si nutriva di due grandi impulsi: il chassidi­
smo del quale fu uno dei più grandi editori ed interprete, e una sete inter­
na di vera comunitá, di relazione fondamentale tra Fio e l’altro. Filosófi­
camente (nel senso stretto) si ispirava, come egli stesso ripete, a Heinri­
ch Jacobi, Ludwig Feuerbach, Soren Kierkegaard, Hermann Cohen,
Franz Rosenzweig - quest’ultimo suo amico personale, collega nel
Lehrhaus e collaboratore nella famosa traduzione della Bibbia Ebraica in
lingua tedesca.

II - La filosofía dell’Io e Tü in genere


N ella sua ricerca filosofica personale, M artin Buber si dissocia
chiaramente dal kantismo e dalF idealismo tedesco; rifiuta ogni forma
di “ Subjekt-O bjekt-Spaltung” (Scissione fra Soggetto e Oggetto).
Il mondo non è un progetto dell’io oppure una creazione da parte dell’io,
nspettivamente dalla costituzione stessa délia ragione, invece la sua esi-
stenza si fonde sulla Relazione, nella quale mi trovo, nella quale esisto.
La relazione fondamentale (Ur-Bezishung) per l’uomo è doppia,
seconde il carattere duplice delle Parole fondamentali che l ’uomo -
vivendo l'essere- puo esprimere. Già le prime pagine del suo capolavoro
¡ck and Du (lo e Tu), apparso a Lipsia 1923, dopo anni di riflessione, -
lavoro che contiene la chiave all’interpretazione di tutti gli altri suoi
scritti tilosofici-, ci aprono il senso per l’importanza primordiale delle
parole fondamentali duplici lo e Tu, lo e cosa (Ich und Du, Ich und Es).
Queste doppie parole esprimono la “Grundbeziehung” (relazione fonda­
mentale) duplice, nella quale l’uomo “si trova”.
Fra i due modi di taie relazione di base, quello che caratterizza la
relazione tra l’io ed il tu, non solo psicológicamente, ma soprattutto
ontologicamente è la relazione più fondamentale, la più genuina, la più
pura, la più vera, quella che costituisce tutto.
La seconda relazione fondamentale nasce in considerazione delle
note distintive di queU’altro, direi: in una concretizzazione e limitazione
del “tu” originale. L’altro, cosí, diventa una cosa, che puo esser manipo-
lata. Il “tu” délia relazione primordiale vera, invece, si dà in liberta, in un
dialogo puro, nell’amore.
«Il mondo come esperienza appartiene alla parola fondamentale
Io-Cosa (Ich-Es). La parola fondamentale Io-Tu (Ich-Du) créa il mondo
délia relazione» (Ich und Du, p. 12).

III - Il concetto di “Persona” nel pensiero di M.Buber come bas


délia relazione fondam entale “Io-Tu”.
La persona si costituisce corne termine di relazione, corne appoggio
del rapporto; la persona appare solo neU’incontro con un’altra persona,
cioè Tio non si puo concepire senza un ”tu”, e viceversa. Detto in un’a-
nalogia: i termini “padre” e “madre” sono inconcepibili senza l’esistenza
di un figlio rispettivamente una figlia, “figlio” o ’’figlia” si puo dire solo
se c ’è un padre o una madre. Un termine condiziona l’altro.
Infatti. l’io ed il “tu” si condizionano a vicenda, sono necessari l’uno
per l’altro. M a c ’è di più: «Il mio “tu” ha effetto su di me, corne io l’ho
su di lui» (w irkt au/... c f Ich und Du, p. 76). Ambedue parti crescono in
un certo senso neU’intensificarsi délia relazione, si modificano, prendo-
no conoscenza di se stesso. «L’io délia parola fondamentale “Io-Tu”
appare come persona e diviene conscio di sé come soggettivitá» (/vi)
«Un individuo si pone, in quanto si separa (absetzt) da altri individui;
(pero) la persona appare in quanto entra in relazione ad altre persone. Lo
scopo della relazione é la sua propria essenza, cioé: toccare il Tu. Perché
attraverso ogni toccare un Tu ci carezza un soffio di vita eterna» (/vi).
Non esiste una gerarchia nella relazione, la reciprocitá dellTo e del Tu
si fonde sulla riconoscenza rispettiva di ciascun lato - specialmente come
persone in se stesse -, persone che s’intendono come uguali in vista a
diritti e doveri. Pero, per poter riconoscere altri come ’’uguali a me stes­
so” devo conoscere il mió “me stesso” ed accettarlo. Infatti, si deve fare
un'atto di conoscenza insieme di se stesso e delTaltro, un’atto comprensi­
vo. In un certo senso si deve passare attraverso una specie di “individua-
zione” (del tipo di relazione “io-cosa”), la quale pero non é il vero proprio
dell’uomo, di per sé propriamente in relazione ad un “tu”; si tratta in
veritá di una certa alienazione inevitabile; forse si potrebbe dire, tale indi-
viduazione é una deviazione necessaria. In ogni caso, per Martin Buber,
uguaglianza e diñerenza individuale sono contrasti complementari.
«H momento di distanza porta al concepire l’uguaglianza di me stes­
so con altri, in quanto il processo della individuazione conduce a capire
la differenza. II processo di distanziamento trasforma l’altro in un parte-
nario individuale in un dialogo; questo si rivela come una condizione
necessaria per lui» (Joachim Israel, Martin Buber: Dialogphilosophie in
Theorie und Praxis, p.146)
Chi sta in una relazione, partecipa ad una realtá, cioé ad un essere né
solo in lui, né solo ñiori di lui. L’uomo, dominato dalle due parole fonda-
mentali “Io-Tu” ed “Io-Cosa”, si comporta nei due modi e di individua­
zione e di relazione; questo significa: l’uomo come persona puo dire -
(nella sua relazione all’essere) - lo sono; invece, l’uomo come individuo
(esteso alie cose) direbbe: Io sono cosi. II motto socrático “Conosci te
stesso” significa per la persona: conosci-ti come essere; per l’uomo
come individuo invece: conosci-ti come una essenza (So-Sein). Quando
Tindividuo si stacca o si separa da altri, si allontana dall’essere, del
quale - come persona in relazione ad un Tu - é partecipe. Vedremo cosi
nell’uomo una doppia tendenza, una certa spaccatura fia due poli. Pero,
nessun’uomo é pura persona (dunque puro punto di relazione ad un tu),
nessuno é puramente individuo, cioé solo dominatore di cose: ciascuno
vive un ‘Io bipolare. Ma ci sono degli uomini cosi determinaţi da l’uno o
l’altro polo, che si possano chiamare o persona o individuo.
Come già notato, attraverso ogni “toccare un tu”, ci soffia l’alito di
vita eterna: in ultima analisi, neila relazione fondamentale al tu, l’uomo
st tro\va sempre in profonda comunicazione con Dio, il vero Tu per la
persona umana, creata per esser un tu limitato al suo Creatore divino. La
"Filosofía del Dialogo” si trascende in Teologia della Relazione con Dio.
Le tracce del Creatore, si potrebbe dire, si confondono con l’indole per­
sonale di ogni essere, di tutto il creato, - tutto puô entrare nella relazione
di base Io-Tu -, e poi in modo particolare naturalmente si trova questa
troccia divina nella persona umana, creata in immagine di Iddio stesso.
Qui si svela il fondo biblico e chassidico del pensiero di Martin
Buben Sono pagine bellissime, piene di profonda adorazione, nelle quali
Buber parla della relazione al Tu eterno, la Persona in sé, che communi-
ca con noi nella Rivelazione. Rimane al lettore attento l’impressione, che
per Martin Buber la persona umana si fonde, infine, nella relazione con
Dio, Fultimo Tu, presente misteriosamente come fondo di ogni vera rela­
zione ad un tu chi che sia.
Non mancano i commenti e le critiche. Già Franz Rosenzweig
(1886-1929), suo amico e collaboratore, critica la limitazione troppo stretta
al rapporto duplice dell To e Tu rispettivamente dell To e cosa. Rosenzweig
propone uno sviluppo verso un “noi”, per poter neutralizzare problemi di
un'eventuale relazione conflittuale fra un lo ed un Tu e bilanciare certi
disquilibri. La morte prematura di Rosenzweig rendeva impossibile un ulte-
riore approfondimento di queste sue idee, che avrebbero certamente modifi­
cate e sviluppato Fimpostazione filosofica originale del Buber.
Anche il tema della reciprocità “personalistica” nella relazione fon­
damentale comporta certi problemi: evidentemente ci sono relazioni
non-equilibrate, asimmetriche, nelle quali un partenario “pesa” molto di
più delFaltro; questo vale specialmente per la relazione con il Tu divino.
Buber stesso Fha visto; egli stesso parla di un punto di relazioni incom­
plete oppure particolari, per es. ira un’educatore ed uno studente o anche
tra un psicólogo e suo paziente, ove la relazione deve necessariamente
esser preponderantemente in una direzione, cioè si riceve dal maestro,
dal terapista, i quali non devono subire troppo Finflusso reciproco della
persona del paziente, studente (cf Appendice n. 6, in Ich und Du, p.
157ss). Ma anche dopo i chiarimenti fomiti da Buber in 1957, rimane
pero una certa insoddisfazione.
Un terzo punto inviterebbe forse ad una riflessione più approfondita:
si sente nella sua visione totale della relazione certi pericoli di gnostici-
smo panteístico. Pare che Buber trascuri troppo l ’“Analogia Entis”!
Nella focalizzazione sull’uguaglianza principale in una relazione inter­
personale dimentica la o w ia gerarchia nell’esser persona sui diverşi
livelli dell’Essere. In più, cadde in un relazionismo fílosofíco, come in
modo analógico, la scienza del suo tempo si perdeva in un relazionismo
matematico-scientifico. Con Buber stiamo lontani dalla definizione clas-
sica del Boezio “Persona est rationalis naturae individua substantia”. Per
Buber, la persona non è il centro di azione, ma un polo in un duplice rap­
porte. La nozione di substantia svanisce quasi totalmente in virtù di una
concezione di “inizio e termine” di relazione. In un netto rigetto dell’I-
dealismo Tedesco non è Pío, che si progetta il mondo, ma si tratta ínvece
della relazione, avendo come termini Pío ed il Tu, che crea o meglio
costituisce e sostiene Pío ed il Tu insieme come poli riconosciuti di una
specie di ponte nell’essere. Non vale più il dette di Descartes: “Cogito,
sum”, ma “Relatio subsistit, sum et es”.
Una concezione della persona come portatore di diritti e doveri sem-
bra esser secondaria, come abbiamo viste, fa parte della deviazione
necessaria dell’individuazione nella ricerca dell’uguaglianza e differen-
za, compito della “seconda” relazione “lo e cosa {Ich und Es).
In breve. Forse Buber ha fissato suo sguardo troppo sulla relazione
stessa. Oppure dette in un’immagine: ha contemplato troppo il ponte,
trascurando le testate, i contrafforti stessi, ed il loro ancoraggio nelPeco­
nomia delPessere. Anche dopo le ultime spiegazioni date da Martin
Buber verso la fine della sua vita, tale problematica rimane irrisolta, cioé
questo ponte rimane un po’ in aria, senza fondamenta consolidate in una
realtà di fatto, conosciuta con evidenza universale.

IV - Ferdinand Ebner ed il personalismo austríaco


Nato il 31-1-1882 in Wiener Neustadt, F. Ebner è quasi coetano di
M.Buber. Nella gioventù soffri di depressione, che pero non gl’impedi di
studiare alPaccademia per istitutori di scuola elementare nella sua città
natale. Già alPetà di ca. 20 anni comincia ad insegnare alla scuola di
Waldegg, dieci anni dopo, 1912, fu trasferito a Gablitz, piccola città
della Bassa Austria, non lontano da Vienna. Nel 1922 divenne rettore
della sua scuola, ma già nel 1923 doveva lasciare il servizio di scuola per
ragioni di grave malattia; mori a Gablitz il 17.10.1931.
Non ha conosciuto il mondo, non ha potuto seguiré, come Martin
Buber, studi universitari di filosofía accademica; rimase sempre nella
regione di Vienna ed ha dovuto conquistare la sua cultura filosófica in
modo autodidattico, con grandi sforzi e sacrifici. Questa situazione esi-
stenziale permetteva pero, anzi lo spingeva, ad uno spirito fine e svelto
di trovare un nuovo accesso ai maggiori problemi dell’esistenza umana
come tale. Le sue scoperte toccarono le fondamenta dell’edificio del
pensiero occidentale. È stato un processo lento di conversione sulla fal-
sariga del Vangelo secondo Giovanni, che ha portato Ebner - ch’era un
cattolico piuttosto critico, anzi poco impegnato nella chiesa - ad una
nuova visione filosófica, che divenne (come in Buber) ben presto
profonda teologia del rapporto con Dio.
Dalla filosofía ufficiale, accademica, il frutto delle sue riflessioni fu
rigettato all’época; il noto verdetto di Adolf Stohr, cattedratico di filoso­
fía all’Universitá di Vienna, ne dà un esempio drástico; infatti, egli disse
fra altro: (... in q u est’opera, scritta secondo l ’autore n e ll’inverno
1918/19...) «Si coglie chiaramente l’impressione, che ha fatto sull’autore
il (recente) crollo politico-culturale. Da quest’opera ci parla il distacco
dalla scienza, filosofía, arte anzi daU’insieme délia cultura, e d ’altra
parte il desiderio di una relazione personale dell’Io umano al suo único e
vero Tu, cioé Dio!» (Citato secondo N. Leser, in Gegen den Traum vom
Geist, p.13). Con questo verdetto, Stohr impedí la pubblicazione dell’o-
pera principale di F. Ebner, D as Wort und die Geistigen Realitaten:
Pneumatologische Fragmente. La pubblicazione aw enne un anno piú
tardi (1921 ) a Innsbruck, ove scrive poi molto in un periódico, il “Bren­
ner”. Lentamente, le sue idee si facevano strada, specialmente all’estero,
bensi note all’inizio solo ad un pugno di gente interessata. Per il loro
contenuto “alternativo”, le sue riflessioni non potevano esser trascurate
troppo a lungo, ispiravano man mano molti settori culturali, dalla filoso­
fía e teologia fino alia psicología e pedagogia. 50 anni dopo la sua
morte, un convegno intemazionale a Gablitz ne testimoniava. (C f Gegen
den Traum vom Geist ).L’importanza culturale di F. Ebner sta crescendo,
oggi particolarmente nel suo paese di origine.

V - II concetto di Persona in F. Ebner


Per prima, si deve delineare il pensiero di base della sua ricerca filo­
sófica, per poi vedere il posto del concetto in questione. Mi riferisco qui
ad una sintesi data dall’Ebner stesso, commentata da Augustinus Karl
Wucherer-Huidenfeld negli atti del Convegno di Gablitz (cf Traum vom
Geist, p. 79-80) A
Se Tesistenza umana ha un significato oltre la semplice soprawiven-
za biologica nel mondo, e se si puô parlare di qualcosa di “spirituale”
che non sia soltanto una “fictio mentis”, si deve dire che tale “spirituale”
nell’uomo sia determinate dal fatto, che sia profondamente concepitoper
una relazione ad uno “spirituale” ftiori dell’uomo, nel quale spirituale e
per il quale esiste. Questo fatto si conosce e si comprova oggettivamente
in quanto l’uomo è un essere che parla, che possiede la parola (in senso
più profondo di espressione di sé; non si traita semplicemente di messag-
gi codificaţi, come si potrebbe parlare anche di “parole” nell’informatica
moderna; qui si tratta appunto di esser fonte di informazione e mandata
in virtù dell’indole spirituale. La lingua comprende anche Tarte). Se
dunque nominiamo quel spirituale dentro di noi “Io” e quello fuori di noi
“Tu”, dobbiamo considerare che ambedue ci sono dati appunto tramite e
nella parola nella sua “intériorité” (Innerlichkeit). Io e Tu non sono voca-
boli vuoti, senza relazione ad una realtà (bensi nel loro uso sostantivisti-
co potrebbe apparire cosi), ma TIo ed il Tu sono dati come Parola che
“reduplica” il suo contenuto nella situazione del Dialogo.
Come si puô definire lo “spirituale” nelTuomo, che chiamiamo “Io”?
Chi è lo “spirituale” fuori di noi, al quale siamo disposti ed estesi? Infat-
ti, Ebner ci dice, che non è una sostanza chiamata “ragione” oppure in
greco Nous. Per Ebner questo “spirituale” è una scintilla del Pneuma
Divino. Evochiamo qui un momento il teste della genesi: Dio ha manda­
to ad Adamo, spirando su di lui, spirite da spirite. Ispiriamoci con Ebner
forse in Pascal (cf il suo Mémorial) oppure -anzi meglio- nel Vangelo
secondo S. Giovanni: è il fuoco divino, lo Spirite, al quale siamo aperti,
che ci “persona” nella Parola.
Alia superficie, troviamo “persone” grammaticali nella lingua artico-
lata; nel fondo, pero, ritroviamo il fatto che Dio ha create Puomo “par­
lando con lui”; Adamo si sveglia dopo aver ricevuto spirite da Spirite; la
vera persona umana si concepisce come immagine della “ipostasi” divi­
na, anch’ella “Parola” nella forza dello Spirite Santo. (Qui si aprono
vasti orizzonti per un rinnovo della Christologia).
Per Ebner, Tío ed il Tu non esistono in modo astratto, né in modo
sostantivistico (come per es. una res cogitans alia maniera di Descartes o
come Tesistenza astratta di una idea di Platone), esistono invece nel con­
creto del dialogo, nell’ascoltare e parlare; direi: nella communicazione
delTesistenza vera ed attuale. Per Ebner, senza pensare a questa comuni-
cazione nella “parola”, il Tu sarebbe solo una projezion© di un “io” al di
fiiori di me, un “artefactum” dell’uomo, ma non un Tu ad abbracciare,
un Tu che conosco appunto tramite la relazione nel medio della Parola in
un dialogo rispettuoso ed amoroso. L’io spirituale si estende verso Pal-
tro, non verso un io rispecchiato. La persona é única, e cosí non é ogget-
tivabile. In questo ámbito Ebner deplora un certo dimenticare dell’Índole
personale dell’Essere, come piü tardi un Heidegger deplorerá una “Sein-
svergessenheit”. Nella “Personvergessenheit”, la tendenza alia sostanzia-
litá si confonde con una tendenza alia cosidetta “oggettivitá”: pero si
perde definitivamente l ’essere personale. In un linguaggio moderno:
l’oggettivismo, nel senso scientifico, ci fa perdere lo specifico umano,
cioé di essere in quanto persona, un “essere único, - non individuo -
único nel senso di irripetibile; nell’oggettivismo, il personale” si scioglie
in una serie di “bit” informativi, ripetibili ad libitum. Si offiisca la
“Unverfugbarkeit des Seins”, la non disponibilitá dell’essere, e nella
depersonalizzazione si violerebbe l’Essere stesso.
Anche per Ebner, come per Buber, la filosofía si trascende in Teolo­
gía. Infatti, in fin dei conti, l’io, lo spirituale non sostanzializzato, ma
comunicativo, “personale”, non puó dire “Tu” senza presupporre Dio,
l’assoluto Tu; un vero ateísmo viene dichiarato ontologicamente impos-
sibile. Non si puó dimostrare Dio, ma ci si awicina a Dio, spezzando il
muro dell’isolazione e della solitudine, parlando - nell’adorazione - ‘T u”
a Dio stesso, nella Parola in senso piü profondo. In questo momento si
rivela la veritá, che Dio ha creato e redento l’uomo attraverso la Parola:
“In principio erat Verbum...”.

VI - Valutazione generale del “personalismo moderno di lingua


tedesca”
I due “Viennesi” (se si vuol dire) partivano da diversi condizioni
pre-filosofiche: Puno era un’ebreo, libérale e nello stesso tempo carisma-
tico, chassidico; l’altro era un cattolico critico, piü o meno confinato ad
una esistenza provinciale. Vedevano in differenti condizioni sociali e di
ambiente cultúrale. Pero, convergevano in modo meraviglioso (come
disse Buber) nella loro analisi dell’esistenza umana e nelle idee di base.
Ambedue dirigevano l’attenzione della cultura in crisi ad una mancanza
fondamentale della filosofía del loro tempo; ambedue cercavano di salva­
re - sotto l’impressione del crollo totale di tutti i valori durante la prima
guerra mondiale - Yhumanum nella sua vera radice: l’uomo senza Dio
non esiste! La persona umana non e concepibile senza la Persona di Dio.
r

L’idea stava, direi, nell’aria, come all’epoca il calcólo infinitésimale


fu trovato e da Newton e da Leibniz, a poche settimane di distanza,
senza sapere Tuno dell’altro.
Ci sono varianti, è vero. Secondo Buber, la relazione fondamentale
sarebbe contenuta nelle duplici parole fondamentali, forse più nel senso
di un difiuso “estendersi verso”. Invece per Ebner, si accentua più l’in-
dolé spirituale; la parola come medium, veicolo, di contatto fia persone,
evitando cosí il pericolo del panteísmo notato in Buber.
Fu detto, che Buber abbia letto il libro di Ebner due anni prima délia
pubblicazione del suo. Buber stesso ci parla deU’impressione che l’anali-
si di Ebner ha lasciato su di lui. Perô, non ha copiato: il pensiero di
Ebner, per lui, era una conferma piuttosto di un’insegnamento. Buber
aveva già tutto fatto. Forse, Ebner lo ispirava a certi ritocchi, ma non
certamente più di tanto.
In breve, ci si domanda, se questa nuova impostazione filosófica puô
daré un nuovo fondamento per il pensiero occidentale? La risposta
sarebbe: si e no! Non mi pare che si potrebbe sostituire le basi del pen­
siero occidentale con questa dottrina; d ’altra parte questo filosofema
potrebbe esser un appoggio complementare, colmando un grande vuoto.
Abbiamo la paura, che si pecca - con l’insistenza sulla relazione - contre
il principio: Agere sequitur Esse. Ma, se si vede nell’Esse un “actus
essendi” si potrebbe completare il principio: Esse est agere. Mi pare,
dobbiamo oscillare (come nella física moderna) fia due impostazioni
complementari, per non cadere nel pericolo di “eresia” mentale. Percio,
di fronte alla onnipotenza délia dottrina classica, si dovrebbe accentuare
il complemento “personalistico”*.

* Genrii bibliografici:

Martin Buber, Ich und Du, Leipzig 1923 (qui: 12a ed. Gerlingen 1994).
Joachim Israel, M artin Buber, D ialogphilosophie in Theorie und Praxis,Berlin 1995.
Elisabeth Oggel, M artin Buber 1878-1978; Leben, W erk und W irkung; Eine Ausatellung
Deutscher Koordinierungsrat der christl-jud, Geselischeften, 1978
Ferdinand Ebner, Das Wort und die G eistigen R ealitäten: Pneum atologische Fragmente,
Innsbruck 1921.
Ferdinand Ebner, Schriften, hrsg.von F. Seyr, 3 Bde. Muinchen 1963-1965.
Augustinus Karl Wucherer-Huidenfeld, Personales Sein und W ort, Wien 1985W. Methiagl
et alii, Hrsg.: Gegen den Traum vom G eist, F. Ebner-Beitrage zum Symposion in Gablitz 1981,
Salzburg 1985.
INDICE

PRESENTAZIONE ” *3

D ario A ntiseri:
PERSONA ED ECONOMIA: DUE TESIA CONFRONTO.................. ” 19

F rancesco V iola
LO STATUTO GIURIDICO DELLA PERSONA IN PROSPETTIVA
STORICA........................................................................................... ” 25
I - Uomo, soggetto e persona ........................................................ ” 25
II - L’uso giuridico originario di “persona” ....................................... ” 26
DI - La maschera e il volto .............................................................. ’* 29
IV - La prima tappa: la natura delle co se........................................... ” 30
V - La seconda tappa: il soggetto di diritto....................................... ” 31
VI - La terza tappa: i diritti dell’uom o............................................... ” 36
VH - D ritomo degli status ................................................................ ” 39
VH - Identitá e riconoscimento.......................................................... ” 40
IX - Persona e responsabilité................................................ ........... ” 41
X - Conclusione: dallo stato giuridico della persona alia struttura per­
sonale del diritto........................................................................ ” 44

Paolo R aineri:
STATUTO BIOLOGICO DELLA PERSONA....................................... ” 47
I - Defínizioni terminologiche..................................................... ” 48
II - Approccio alia biologia nel pensiero classico.............................. " 50
ID - Uapproccio scientiñco................................................................ ** 53
IV - Commenti .................................................................................. " 55
V - Biologia ontologica e scientifica a confronto .............................. ’* 57
VI - Individualité biologica................................................................ '* 60
VII - Nascita e morte ....................................................... ” 65
R ichard M athes
LA PERSONA IN MARTIN BUBER E NFL PERSONALISMO
AUSTRIACO .......................................................................................... “ «7
I ¡ Martin Buber nel suo ambiente intellettuale................................. " 68
II - La filosofía dellTo e Tu in genere ............................................... ~ 6S
III - II concetto di “Persona” nel pensiero dl M. Buber come base della
relazione fondamentale “Io-Tu” ................................................... * 69
IV | Ferdinand Ebner ed il personalismo austríaco............................... ” 72
V - II concetto di Persona in F. Ebner ................................................. ” 73
VI - Valutazione generale del “personalismo moderno di lingua tedesca” ” 75

A n u o D áñese :
LA PERSONA COME FONDAMENTO DEL FEDERALISMO
SOLIDALE
11 Una proposta che viene da lontano............................................
III L’evoluzione dell’idea .............................................................. ” 80
III - Alcuni nodi teoretici.................................................................. ” 98

L orenzo Infantino
LIBERTÂ E SVILUPPO UMANO......................................................... 50 115
I - D primato della liberta .............................................................. ” 115
II - La liberté e l’esplorazione dell’ignoto ...................................... ” 116
III - Contro il monopolio della ‘Veritá” ............................................... ” 117
IV ¡ Non c’é liberta politica senza liberté economica........................... ” 118
V - L’imprenditorialitá........................................................................ ” 119
VI - La difesa dei piú deboli ............................................................ ” 121

A rmando S avignano
LA DIMENSIONE TEOLOGALE DELL’UOMO SECONDO ZUBIRI ” 123
I - Le scienze umane e l’antropologia filosofica ............................... ” 124
II - La realté personale e le sue dimensioni......................................... ” 131
III I La religazione al potere del reale .............................................. ” 134

R oberto G atti:
PERSONA EDEMOCRAZIA NEL PENSIERO DI STU RZO ............... ” 139

M ario C astellana
PERSONA E SC IE N Z A ........................................................................... " *57
A ntonio D e L uca
LA PERSONA NELLE METAMORFOSI DELLE SENSIBILITÁ MUTE ” 167

Francesco B ottin
RAGIONEPRATICAE PERSONA IN DUNS SCOTO ........................ ” 187
I - La ragione pratica ......................................................... ” 191
II - Le azioni umane secondo l’affectio commodi e l’affectio iustitiae ” 196
ID - La persona e le scelte morali ..................................................... *’ 205

Giovanni L auriola
IL CONCETTO DI PERSONA IN DUNS SCOTO COME SCELTA
ERMENEUTICA ................................................................................. ” 211
I - Scelta ermeneutica.................................................................... ” 211
II - Aspetto esistenzialistico del concetto di persona......................... ” 216

O svaldo R ossi
LA PERSONA IN DUNS SCOTO: DA CREATURA A “ULTIMA SOLI-
TUDO” ........................................................................................... •* 229
I - Un tipo di approccio............................................................... ” 230
H - Un confronto ............................................................................ ” 231
in - Presupposti metafisici .............................................................. ” 235
IV a Una possibile risposta: la persona............................................ *’ 242

M aria S inatra
MOTIVISCOTISTINELLAINTENZIONALITÁ BRENTANA ............ ” 247

M ichele B racco
L’ECCEITÁ IN GILLES DELEUZE ................................................... ” 251

G ilberto D ipetta
“ULTIMA SOLITUDO”: LA MISTICA DI UN VIANDANTE, POETA,
FILOSOFOE FOLLE......................................................... . . . . . . . . . " 271
I - Negatio non adorantur........................................ *’ 274
n - Ad personalitatem requiritur ultima solitudo, sive negatio depen-
dentiae actual is et aptitudinalis ad personam alterius naturae . . . . ” 275
in - Propter quod notandum est, quod omnis nostra volitio potissimum
ordinata est ad finem ultimum, qui est alpha et omega, principium
et finis, cui sit honor et gloria in saecula saeculorum. Amen........ ” 275

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