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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE

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FACOLTÀ DI INGEGNERIA

DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA CIVILE e AMBIENTALE


Sezione di Scienza delle Costruzioni

CORSO DI

TECNICA DELLE COSTRUZIONI 2


a.a. 2009 / 10

Docente: dott. ing. Isaia Clemente

DISPENSE DEL CORSO

Febbraio 2010 - v. 3.0


Indice generale

Indice generale

0. INTRODUZIONE AL CORSO 0.1


0.1. Organizzazione del Corso 0.1
0.2. Contenuti del Corso 0.2
0.3. Principali riferimenti bibliografici e normativi 0.4

1. CALCOLO NON LINEARE DELLE STRUTTURE IN C.A. 1.1


1.1. Introduzione 1.2
1.2. La Duttilità 1.9
1.2.1. Duttilità al livello di “materiale” 1.9
1.2.2. Duttilità al livello di “elemento Tirante” 1.12
1.2.3. Moduli di Resistenza e Fattore di Forma” 1.13
1.2.4. Duttilità al livello di “Sezione” 1.16
1.2.5. Cerniera plastica 1.20
1.2.6. Duttilità al livello di “elemento flessionale” 1.22
1.3. Diagramma Momento-Curvatura e Duttilità di una sezione in c.a. 1.23
1.3.1. Costruzione del diagramma M-χ-N 1.26
1.3.2. Calcolo della duttilità di una sezione in c.a. 1.31
1.3.3. Esempio 1.37
1.4. Analisi passo-passo 1.39
1.4.1. Passo 1 1.40
1.4.2. Passo 2 1.41
1.4.3. Passo 3 1.42
1.4.4. Passo 4 1.43
1.5. Metodi di Analisi 1.47
1.5.1. Analisi elastica-lineare (senza ridistribuzione) 1.48
1.5.2. Analisi elastica-lineare con ridistribuzione limitata 1.49
1.5.3. Analisi plastica 1.56
1.5.4. Analisi non lineare 1.57
1.5.5. Esempio 1.58
1.6. Riferimenti bibliografici essenziali 1.61

2. ELEMENTI STRUTTURALI IN C.A. 2.1


2.1. I Solai 2.3
2.1.1. Evoluzione storica 2.5
2.1.2. Classificazione 2.11
2.1.3. Tipologie attuali 2.12
2.1.4. La sezione resistente 2.33
2.1.5. Il predimensionamento 2.35
2.1.6. L’analisi dei carichi 2.36
Indice generale

2.1.7. Modello di calcolo 2.37


2.1.8. Dimensionamento delle armature 2.41
2.1.9. Progetto e verifica a flessione 2.42
2.1.10. Progetto e verifica a taglio 2.45
2.1.11. Dettagli costruttivi e prescrizioni normative 2.47
2.1.12. Montaggio e messa in opera 2.53
2.2. Poggioli a sbalzo 2.55
2.3. Scale 2.57
2.3.1. Classificazione 2.58
2.3.2. Gradino a sbalzo 2.59
2.3.3. Soletta a ginocchio 2.62
2.3.4. Scale prefabbricate 2.68
2.4. Le pareti in c.a. (cenni) 2.69
2.4.1. Pareti soggette ai carichi verticali 2.69
2.4.2. Elementi di controvento per le azioni orizzontali (Sisma e vento) 2.72
2.5. Le travi-parete 2.73
2.5.1. Analisi dello stato non fessurato 2.75
2.5.2. Analisi dello stato fessurato 2.78
2.5.3. Esempio 2.83
2.6. Le Mensole corte 2.86
2.6.1. Mensole tozze - Analisi dello stato fessurato 2.89
2.6.2. Mensole molto tozze 2.95
2.6.3. Esempio 2.96
2.7. Selle Gerber 2.98
2.8. Riferimenti bibliografici essenziali 2.103

3. STRUTTURE DI FONDAZIONE 3.1


3.1. Le fondazioni 3.3
3.2. Le fondazioni Dirette o Superficiali 3.10
3.2.1. Generalità 3.11
3.2.2. Interazione terreno – fondazione – struttura 3.15
3.2.3. Suola di fondazione 3.20
3.2.4. Plinto di fondazione 3.29
3.2.5. Plinto eccentrico e casi particolari 3.39
3.2.6 Il Punzonamento 3.42
3.2.6.1. Il punzonamento di piastre e solette 3.42
3.2.6.2. Il punzonamento di plinti e platee 3.46
3.2.7. Esempio 3.49
3.2.8. La Trave di Fondazione 3.52
3.2.8.1. Terreno alla Winkler 3.56
3.2.8.2. Esempi 3.66
3.2.8.3. Interazione terreno – fondazione – struttura 3.74
3.2.8.4. Criteri di progetto della trave di fondazione 3.75
3.2.9. Graticcio di travi 3.77
3.2.10. Platea di fondazione 3.79
3.2.10.1.Modelli di calcolo 3.82
Indice generale

3.3. Le fondazioni Indirette o Profonde 3.85


3.3.1. Pali di fondazione 3.86
3.3.1.1. Statica del palo 3.87
3.3.1.2. Tipologie costruttive 3.89
3.3.2. Plinti su pali 3.95
3.3.2.1. Plinti monopalo 3.97
3.3.2.2. Plinti a 2 pali 3.99
3.3.2.3. Plinti a 3 pali 3.101
3.3.2.4. Plinti a 4 pali 3.104
3.4. Paratie ed opere di sostegno provvisionali 3.107
3.5. Riferimenti bibliografici essenziali 3.108

4. ELEMENTI STRUTTURALI IN C.A.P. 4.1


4.1. Generalità 4.2
4.2. Materiali 4.9
4.2.1. Il calcestruzzo 4.9
4.2.2. Gli acciai da precompressione 4.13
4.3. La tecnologia della precompressione 4.19
4.3.1. Grado di precompressione 4.19
4.3.2. Precompressione interna, esterna o mista 4.20
4.3.3. Precompressione a fili aderenti o ad armatura pre-tesa 4.21
4.3.4. Precompressione a cavi scorrevoli o ad armatura post-tesa 4.23
4.3.5. I sistemi di ancoraggio 4.25
4.3.6. Iniezione dei cavi 4.27
4.4. Calcolo delle Tensioni a vuoto 4.28
4.4.1. Precompressione a fili aderenti o ad armatura pre-tesa 4.28
4.4.2. Precompressione a cavi scorrevoli o ad armatura post-tesa 4.31
4.5. Carichi Equivalenti alla Precompressione 4.32
4.5.1. Cavo Risultante C.R. 4.33
4.5.2. Cavo rettilineo baricentrico (post-teso) 4.35
4.5.3. Cavo rettilineo eccentrico (post-teso) 4.36
4.5.4. Cavo rettilineo inclinato rispetto alla linea d’asse (post-teso) 4.37
4.5.5. Cavo parabolico, ancorato all’estremità
nei baricentri delle sezioni (post-teso) 4.39
4.5.6. Cavo parabolico, ancorato in sezioni intermedie (post-teso) 4.43
4.5.7. 2 Cavi parabolici, ancorati in sezioni diverse(post-teso) 4.45
4.5.8. Cavo poligonale(post-teso) 4.46
4.5.9. Sistemi iperstatici 4.47
4.5.10. Cavi Equivalenti e Cavo Concordante 4.51
4.6. Perdite di Precompressione 4.56
4.6.1. Perdite istantanee 4.57
4.6.1.1. Perdite istantanee al martinetto ed agli ancoraggi 4.57
4.6.1.2. Perdite istantanee per attrito 4.58
4.6.1.3. Perdite per deformazione elastica istantanea 4.65
4.6.2. Perdite differite 4.68
Indice generale

4.6.2.1. Perdite per ritiro del calcestruzzo 4.68


4.6.2.2. Perdite per deformazione viscosa del calcestruzzo 4.74
4.6.2.3. Perdite per rilassamento dell’acciaio da precompressione 4.80
4.6.2.4. Perdite di tensione lente totali 4.83
4.7. Verifica in esercizio 4.87
4.7.1. Scopi della precompressione 4.87
4.7.2. Nocciolo di inerzia 4.90
4.7.3. Verifiche delle tensioni in esercizio 4.93
4.7.3.1. Tensioni a vuoto iniziali 4.96
4.7.3.2. Tensioni finali a tempo infinito 4.98
4.7.4. Stato Limite di Fessurazione 4.101
4.7.5. Disposizione dei cavi e Fuso di Guyon 4.103
4.8. Calcolo a rottura – SLU 4.111
4.8.1. Calcolo del Momento Resistente agli SLU 4.114
4.8.1.1. Legami costitutivi 4.115
4.8.1.2. Calcolo del Momento Resistente MRd 4.118
4.8.1.3. Perdita della proporzionalità M-σ 4.121
4.9. Verifica a taglio 4.123
4.9.1. Aspetti caratterizzanti 4.123
4.9.2. Verifiche a Taglio secondo normativa 4.131
4.9.2.1. Verifiche alle Tensioni Ammissibili secondo D.M.1992 4.131
4.9.2.2. Verifiche agli Stati Limite secondo D.M.14/01/2008 4.133
4.10. Dettagli costruttivi secondo D.M.14/01/2008 4.136
4.11. Riferimenti bibliografici essenziali 4.138

5. ELEMENTI STRUTTURALI IN ACCIAIO 5.1


5.0. Sommario 5.2
5.1. Riferimenti bibliografici essenziali 5.3
5.2. Il materiale acciaio 5.4
5.2.1. Evoluzione storica delle strutture metalliche 5.5
5.2.2. Caratteristiche meccaniche degli acciai 5.15
5.2.3. I processi di lavorazione ed i prodotti 5.20
5.2.3.1. Il processo produttivo 5.20
5.2.3.2. I prodotti 5.26
5.2.3.3. Le imperfezioni 5.28
5.2.3.3. Le prove di caratterizzazione del materiale 5.32
5.3. Metodi di verifica della sicurezza 5.39
5.3.1. Metodo di verifica alle Tensioni Ammissibili,
secondo CNR 10011-97, D.M.14/02/92 5.39
5.3.2. Metodo di verifica agli Stati Limite, secondo D.M. 2008 5.41
5.3.2.1. Stati Limite Ultimi SLU 5.41
5.3.2.2. Stati Limite di Esercizio o Servizio SLE 5.46
5.3.2.3. Combinazione delle azioni 5.47
5.4. Sistemi Strutturali 5.48
5.4.1. Osservazioni preliminari 5.49
5.4.2. Edifici monopiano (industriali): tipologie strutturali 5.58
Indice generale

5.4.3. Edifici multipiano: tipologie strutturali e classificazione 5.73


5.4.5. Metodi di calcolo 4.89
5.5.5. L’approccio progettuale 4.96
5.5. Le membrature semplici 5.97
5.5.1. Classificazione dei profilati: fenomeni di instabilità locale 5.98
5.5.2. Elementi tesi: verifica di resistenza 5.105
5.5.3. Elementi compressi: verifica di resistenza e di stabilità 5.110
5.5.4. Elementi inflessi: verifica di deformabilità e resistenza 5.123
5.5.5. Elementi inflessi: instabilità flesso torsionale 5.130
5.5.6. Elementi presso-inflessi: verifiche di resistenza e di stabilità 5.136
5.5.7. Resistenza dell’anima a forze trasversali 5.140
5.6. Le membrature composte 5.141
5.6.1. Le aste composte: aste tralicciate, aste calastrellate, aste abbottonate 5.142
5.6.1.1. Le aste tralicciate 5.149
5.6.1.2. Le aste calastrellate 5.153
5.6.1.3. Le aste abbottonate (aste con imbottiture) 5.156
5.6.2. Strutture composte di acciaio e calcestruzzo 5.157
5.6.2.1. Colonne composte 5.158
5.6.2.2. Solette composte 5.159
5.6.2.3. Le travi miste acciaio-calcestruzzo 5.160
5.7. Le unioni bullonate 5.170
5.7.1. Le unioni bullonate: classificazione dei bulloni e generalità 5.171
5.7.2. Le unioni bullonate a taglio 5.178
5.7.3. Le unioni bullonate ad attrito 5.186
5.7.4. Le unioni a trazione a taglio e trazione 5.188
5.8. Le unioni saldate 5.192
5.8.1. Le unioni saldate: generalità e procedimenti di saldatura 5.193
5.8.2. Classificazioni e difetti delle saldature 5.197
5.8.3. Le sollecitazioni nelle unioni saldate 5.202
5.8.4. La verifica delle unioni saldate 5.208
5.9. I collegamenti nelle strutture metalliche 5.212
5.9.1. I collegamenti nelle strutture metalliche: generalità 5.213
5.9.2. I collegamenti “semplici” negli edifici 5.216
5.9.3. Le unioni trave-trave (incernierate) 5.217
5.9.4. Le unioni trave-colonna (incernierate) 5.219
5.9.5. Le unioni di continuità (intermedie) 5.221
5.9.6. I giunti negli elementi di controvento 5.223
5.9.7. I giunti di base 5.225
5.9.8. I giunti tra elementi in acciaio ed elementi in c.a. 5.227
Introduzione al corso

0. INTRODUZIONE AL CORSO

0.1. Organizzazione del Corso

¾ ORARIO DELLE LEZIONI

¾ ORARIO DI RICEVIMENTO

¾ ESERCITAZIONE – PROGETTO D’ANNO

¾ VISITE DIDATTICHE

¾ MODALITÀ D’ESAME

¾ APPUNTI – DISPENSA

¾ TESTI DI RIFERIMENTO

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 0.1 -

Introduzione al corso

0.2. Contenuto del Corso

1. CALCOLO NON LINEARE DELLE STRUTTURE IN C.A.

1.1. duttilità e cerniera plastica

1.2. diagramma momento-curvatura

1.3. analisi elastica, plastica, elastica con ridistribuzione

2. ELEMENTI STRUTTURALI IN C.A.

2.1. solai

2.2. solette, pareti e scale

2.3. elementi tozzi

3. STRUTTURE DI FONDAZIONE

3.1. suole di fondazione

3.2. plinti

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 0.2 -


Introduzione al corso

3.3. travi di fondazione

3.4. platee

3.5. fondazioni profonde

4. ELEMENTI STRUTTURALI IN CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO

4.1. elementi a cavi pre-tesi

4.2. elementi a cavi post-tesi

5. ELEMENTI STRUTTURALI IN ACCIAIO

5.1. edifici pluriplano e monopiano

5.2. verifiche degli elementi strutturali

5.3. giunzioni saldate e bullonate

5.4. strutture reticolari

6. PROGETTO D’ANNO

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 0.3 -

Introduzione al corso

0.3. Principali riferimenti bibliografici e normativi

í “Tecnica delle Costruzioni – vol 2” – E.F. Radogna – Zanichelli


í “Tecniche di progettazione per strutture di edifici in c.a.” – A. Cinuzzi e S. Gaudiano –
Casa Editrice Ambrosiana
í “Il calcolo del cemento armato” – R. Calzona e C.Cestelli Guidi – Heopli
í “Progettare costruzioni in acciaio” – G. Ballio e C.Bernuzzi – Heopli
í “Manuale di ingegneria civile – vol 2” (3a edizione) – AA.VV. – Zanichelli / Esac

í D.M. 14/01/2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni – NTC2008”

í Circolare 2 febbraio 2009 - Istruzioni per l’applicazione delle “Nuove norme tecniche
per le costruzioni” di cui al D.M. 14 gennaio 2008
í D.M. LL.PP. 1996

í OPCM 3274 del 20/03/2003 e s.m.i.

í EUROCODICI

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 0.4 -


Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 dott. ing. Isaia Clemente

1. CALCOLO NON LINEARE DELLE


STRUTTURE IN C.A.

Febbraio 2010 – v. 3.0 - Pag. 1.1 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.1. Introduzione

Tra i metodi di verifica della sicurezza strutturale, il metodo Semiprobabilistico agli Stati Limite
presuppone la definizione di alcuni Stati Limite:

STATI LIMITE: Sono stati oltre i quali la struttura o parte di essa NON
SODDISFA più le richieste di prestazione progettuale

STATI LIMITE ULTIMI: Sono stati associati al collasso strutturale e riguardano la


sicurezza delle strutture e del loro contenuto oltre che
ovviamente alla sicurezza delle persone:

- Perdita di equilibrio della struttura o di sua parte considerata


come corpo rigido (ad es. ribaltamento di un muro di
contenimento);
- Collasso per eccessiva deformazione, trasformazione in
meccanismo;
- Rottura;
- Perdita di stabilità (tipica delle strutture snelle);

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.2 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

- Collasso per fatica o da altri effetti dipendenti dal tempo


(come gli effetti viscosi che avvengono nei materiali)

STATI LIMITE di ESERCIZIO: Sono stati al di là dei quali non risultano più soddisfatti i
requisiti di esercizio prescritti; comprende quindi situazioni
che comportano un rapido deterioramento della struttura o la
perdita della funzionalità:

- Deformazioni e spostamenti che influiscono sull’aspetto o


sull’uso della struttura (includendo il funzionamento di
macchine o servizi) o causano danneggiamenti delle finiture o
degli elementi non strutturali;
- Vibrazioni che causano mancanza di comfort alle persone,
danno alle strutture o ai materiali che le compongono;
- Danno (inclusa la fessurazione) che influisce in maniera
negativa sull’aspetto, la durabilità ed il funzionamento della
struttura;
- Danno osservabile causato dalla fatica o da altri effetti
dipendenti dal tempo;

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.3 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Il metodo semiprobabilistico agli Stati Limite appartiene alla famiglia dei metodi di livello 1 ed
il suo nome è dovuto al fatto che l’aleatorietà dei valori di R ed S viene tenuta in conto, in modo
semplificato, introducendo opportuni coefficienti parziali di sicurezza J, distinti in coefficienti
minorativi Jm per la resistenza dei materiali e in maggiorativi Jf per le azioni.
È noto che la verifica agli SLU consiste in un confronto diretto fra i valori di progetto Rd e Sd,
verificando che la sollecitazione di progetto non ecceda la resistenza.
Rd t Sd
dove:
Sd rappresentano le sollecitazioni di progetto, calcolate con una analisi della struttura di
tipo elastico lineare (Scienza delle Costruzioni);

Rd rappresentano le resistenze di progetto, calcolate con il metodo degli SLU,


considerando i legami costitutivi di tipo elasto-plastici;
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.4 -
Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

INCONGRUENZA ???
Calcestruzzo
Acciaio

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.5 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Per quanto detto in precedenza la situazione limite può essere raggiunta con diverse modalità;
tuttavia si ha sempre la necessità di determinare lo stato di sollecitazione (N,M,V,T) nel modo
più aderente all’effettivo comportamento della struttura. Nasce quindi l’esigenza di considerare
tutte le non-linearità che si potrebbero manifestare, in particolare:
- non linearità del materiale: le leggi costitutive dei materiali non sono lineari;
- non linearità strutturali o geometriche: a causa della deformazione degli elementi strutturali,
le forze normali possono dare luogo a momenti flettenti aggiuntivi in generale non
trascurabili (effetti del II ordine)

Nel caso di una struttura isostatica, il raggiungimento del momento plastico in una sezione
comporta la formazione di una cerniera plastica (a momento costante si ha aumento della
rotazione), quindi la struttura diventa labile e si ha il collasso.
In una struttura iperstatica, la formazione di una cerniera plastica comporta la perdita di un
grado di iperstaticità, diventando al più isostatica e preservando comunque una riserva di
resistenza, impedendo il collasso.

Inoltre non è detto che un elemento strutturale (c.a. o acciaio) possa raggiungere/permettere la
plasticizzazione del materiale: basti pensare al fenomeno dell’instabilità per carico di punta,
instabilità laterale delle travi snelle o l’instabilità locale dei profili metallici.

Da questi semplici esempi si capisce che non è sempre possibile spingersi oltre l’analisi elastica.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.6 -
Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

La normativa infatti prevede per le strutture in c.a. le seguenti analisi:

í analisi elastica-lineare, con / senza ridistribuzione dei momenti:


L’analisi elastica lineare può essere usata per valutare gli effetti delle azioni sia per gli stati
limite di esercizio sia per gli stati limite ultimi.
Le analisi saranno effettuate assumendo:
a) sezioni interamente reagenti con rigidezze valutate riferendosi al solo calcestruzzo;
b) relazioni tensione deformazione lineari;
c) valori medi del modulo d’elasticità.

Per le sole verifiche agli stati limite ultimi, i risultati dell’analisi elastica possono essere
modificati con una ridistribuzione dei momenti, nel rispetto dell’equilibrio e delle capacità
di rotazione plastica delle sezioni dove si localizza la ridistribuzione.

í analisi plastica
L’analisi plastica può essere usata per valutare gli effetti di azioni statiche e per i soli stati
limite ultimi. Al materiale si può attribuire un diagramma tensioni-deformazioni rigido-
plastico verificando che la duttilità delle sezioni dove si localizzano le plasticizzazioni sia
sufficiente a garantire la formazione del meccanismo previsto

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.7 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

í analisi non lineare


L’analisi non lineare può essere usata per valutare gli effetti di azioni statiche e dinamiche,
sia per gli stati limite di esercizio, sia per gli stati limite ultimi, a condizione che siano
soddisfatti l’equilibrio e la congruenza.
Al materiale si può attribuire un diagramma tensioni-deformazioni che ne rappresenti
adeguatamente il comportamento reale, verificando che le sezioni dove si localizzano le
plasticizzazioni siano in grado di sopportare allo stato limite ultimo tutte le deformazioni
non elastiche assunte nell’analisi, tenendo in appropriata considerazione le incertezze.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.8 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.2. La Duttilità

Il concetto generale di duttilità: “è la capacità di un materiale, una sezione, un elemento o di


una struttura nella sua complessità, di sopportare deformazioni anelastiche anche di elevata
ampiezza, una volta superato un valore di tensione/forza - detto di primo snervamento -”;
in termini energetici, è la capacità di assorbire energia in modo anelastico, senza sensibili
riduzioni della resistenza.

1.2.1. Duttilità al livello di “materiale”

Un materiale è duttile quanto maggiore è la deformazione che può sopportare dopo il primo
snervamento.

Hu deformazione ultima
P t1
Hy def.al limite elastico

Ramo ad incrudimento negativo o


“softening”
Ramo ad incrudimento positivo o
“hardening”

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Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

LEGAME ELASTO-PLASTICO
INCRUDENTE

LEGAME ELASTO-PLASTICO
PERFETTO
o
LEGAME ELASTICO
PERFETTAMENTE PLASTICO

COMPORTAMENTO DUTTILE
P> 1

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Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

LEGAME ELASTO-FRAGILE

COMPORTAMENTO FRAGILE
P= 1

Se una struttura in cemento armato è duttile:

- si evitano collassi fragili;


- la capacità portante è indipendente da distorsioni e cedimenti;
- si evitano problemi di incertezze sulla natura dei vincoli, incertezze dovute alle variazioni
termiche e da ritiro;
- è possibile ricorrere alla ridistribuzione delle sollecitazioni, ottimizzando la progettazione;
- ci si può avvalere della dissipazione energetica per aver un buon comportamento strutturale
in condizioni di sismiche.
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Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.2.2. Duttilità al livello di “elemento Tirante”

Un elemento strutturale è duttile quanto maggiore è lo spostamento che può sopportare


dopo il primo snervamento.

Fy = fy A

La duttilità è definita come:


Gu allungamento ultimo
P t1
Gy all. al limite elastico

F Es ˜ A F˜ L
La rigidezza elastica vale Ke dato che G
G L Es ˜ A
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.12 -
Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.2.3. Moduli di Resistenza e Fattore di Forma”

Consideriamo un mensola incastrata di sezione rettangolare con un carico F in punta.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.13 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1 b˜h 2
In condizioni di snervamento: Te Ce ˜ fy con ze h
2 2 3

My = momento di snervamento, che


corrisponde ad avere ai lembi della
sezione una tensione pari a quella di
snervamento;
My We ˜ f y
We = Modulo ELASTICO di resistenza

In una sezione rettangolare il modulo di resistenza elastico vale:


J b ˜ h3 2 b ˜ h2
We ˜
h 12 h 6
2
In alternativa è possibile calcolarlo come:
1 b˜h 2 b ˜ h2
My ˜ fy ˜ h ˜ fy
2 2 3 6

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.14 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

b˜h 1
In condizioni di completa plasticizzazione: Tpl Cpl ˜ fy con z pl h
2 2
Il momento vale
b˜h 1 b ˜ h2
M pl ˜ fy ˜ h ˜ fy Wpl ˜ f y
2 2 4

Mpl = Momento plastico, che corrisponde a raggiungere la completa plasticizzazione della


sezione
Wpl = Modulo di resistenza PLASTICO

I moduli elastici e plastici dipendono esclusivamente dalla geometria della sezione.

Si definisce Fattore di Forma di una sezione il rapporto fra il modulo plastico e quello elastico:
Wpl
Z
We

b ˜ h2 b ˜ h2 6
Nel caso di sezioni rettangolari vale: Z 1.5
4 6 4
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.15 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.2.4. Duttilità al livello di “Sezione”

Consideriamo nuovamente la mensola con momento flettente al limite dello snervamento:

Fy L3
Gy
3EJ

My We f y
Fy
L L

In corrispondenza dell’incastro, sezione maggiormente sollecitata a flessione, sia ha lo


snervamento delle fibre tese superiori e di quelle compresse inferiori con plasticizzazione locale
e conseguente formazione della cerniera plastica.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.16 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Nel momento in cui inizia a plasticizzare si hanno i seguenti diagrammi:

Si definisce la curvatura al
limite elastico:

Hsup  Hinf 2H y
Fy
h h

M
F
EJ

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.17 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Si può aumentare la curvatura F fin quando si arriva alla deformazione ultima Hu della fibra può
sollecitata e poi alla rottura della stessa.

H u,sup  H u,inf 2Hu


La curvatura ultima è pari a : Fu
h h
Wpl
Ricordandoci che il Fattore di Forma è pari a: Z 1.5 (sezioni rettangolari)
We

b ˜ h2 ½
My We ˜ f y ˜ fy °°
6
¾ M pl 1.5 ˜ M y
si ha: b ˜ h2 °
M pl Wpl ˜ f y ˜ fy
4 °¿

Fu curvatura ultima
La DUTTILITÀ DI SEZIONE è definita come: P t1
Fy curv. al limite elastico

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.18 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

OSS:
“Il rapporto fra il momento resistente plastico ed elastico dipende esclusivamente dai moduli
resistenti e quindi dalle caratteristiche geometriche della sezione”.

Infatti se consideriamo:
IPE 300
Wel=557.1cm3
Wpl=628.4cm3
Z = 1.13

Mpl =1.13 My

Solo piattabande
(caso ipotetico)
Wel § Wpl
Z=1

Mpl = My

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.19 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.2.5. Cerniera plastica

Consideriamo nuovamente la mensola con un legame teorico Momento-Curvatura di tipo


elastico-perfettamente plastico: è una forzatura in quanto nella realtà si ha sempre un tratto di
incrudimento, più o meno esteso a seconda del tipo di sezione.

Ipotizziamo che la sezione più sollecitata raggiunga il momento plastico; in corrispondenza di un


ulteriore aumento della sollecitazione esterna questa non può più riprendere momento ma inizia
a ruotare fino alla curvatura ultima: si è formata una cerniera plastica.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.20 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

In realtà esiste un tratto finito di trave che raggiunge il momento plastico, si plasticizza e ruota
x x
M
M x ³ F x dx ³ EJ x dx
0 0

M F'x

F = curvatura media
'x = lp lunghezza cerniera plastica

Il tratto 'x è molto piccolo, quindi si può fare un’ulteriore semplificazione, considerando un
legame Momento-Curvatura rigido-plastico

Tipico legame che rappresenta un cerniera


“arrugginita”:
resiste e non ruota fino a Mpl, poi cede ed
inizia a ruotare senza riprendere ulteriore
momento

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.21 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.2.6. Duttilità al livello di “elemento flessionale”


La duttilità di una mensola è definita
come:

Gu freccia ultima
P t1
Gy freccia al limite elastico

N.B.:
la curvatura F è una caratteristica della sezione
la rotazione M è una caratteristica del concio di trave

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.22 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.3. Diagramma Momento-Curvatura e Duttilità di una sezione in c.a.

Consideriamo un tronco di trave in c.a. soggetto a momento M e sforzo normale N costanti.

RdD # dx
dD
F
dx
1
oF
R

per un concio in c.a. di lunghezza unitaria dx = 1m,


si ha
1 Hc Hs H c  Hs
F F
R Kd 1  K d d

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.23 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Il diagramma Momento-Curvatura di una sezione in c.a. può essere essenzialmente di due tipi, a
seconda della quantità di armatura presente, cioè del rapporto geometrico di armatura U
Se chiamiamo Ub la percentuale di armatura che comporta la rottura bilanciata, si ha

Comportamento FRAGILE

prevalenza del comportamento fragile del cls


U> Ub

Comportamento DUTTILE

prevalenza del comportamento


plastico/duttile delle armature

U< Ub all’aumentare della deformazione, l’asse neutro


si sposta verso l’alto con un conseguente
leggero aumento del momento res. (aumento
del braccio a forza costante), quindi tratto
leggermente incrudente.
N.B.: Per avere strutture inflesse duttili, bisogna avere sempre U < Ub cioè rotture in campo 2 o 3
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.24 -
Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Vediamo ora come un diagramma reale M-F può essere schematizzato ai fini del calcolo.

Curva TRILATERA
È quella più aderente alla realtà, riesce a
rappresentare sia la prima fessurazione,
sia lo snervamento/plasticizzazione che il
leggero aumento del momento dopo lo
snervamento delle barre

Curva BILATERA INCRUDENTE


Rappresentazione meno precisa, non riesce a cogliere la variazione di rigidezza
dopo la prima fessurazione.
Può rappresentare in maniera precisa le travi già fessurate

Curva BILATERA ELASTO-PLASTICA


Rappresentazione molto grossolana, non riesce a cogliere né la variazione di
rigidezza dopo la prima fessurazione, né l’incremento di resistenza dopo la
palsticizzazione (Mu-My= 0)

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.25 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.3.1. Costruzione del digramma M-F-N

Considero una generica sezione rettangolare in c.a.

La costruzione del diagramma avviene per punti, corrispondenti alle coppie (M,F) calcolate in
corrispondenza di un prefissato vale costante di sforzo normale Nsd

La procedura iterativa per il calcolo di ciascuna coppia di punti prevede 3 passi operativi:

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.26 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Passo 1:
a) si assume un valore iniziale di curvatura 1/r
b) si assume un valore per la deformazione media Hm in corrispondenza della fibra
baricentrica, rispetto alla quale si valutano i momenti
c) si divide la sezione in strisce orizzontali e si determinano per ciascuna striscia le H e le V
per il calcestruzzo e per le barre d’armatura

Passo 2:
Si determina la risultante delle azioni assiali interne Nint e del momento Mint:

Nint ¦ V ˜ 'A  ¦ V A
c c s s

Mint ¦ V ˜ z ˜ 'A  ¦ V ˜ z ˜ A
c c s s

Passo 3:
Si verifica che lo sforzo normale interno sia uguale a quello esterno sollecitante, cioè sia
soddisfatto l’equilibrio Nsd = Nint.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.27 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

In caso positivo, significa che è stato determinato un valore di curvatura Fe di Hm tale da
avere una situazione equilibrata e perciò possiamo assumere valido il Mint trovato. La
coppia Mint-F rappresenta un punto del diagramma momento-curvatura.

In caso negativo, bisogna assumere un nuovo valore della deformazione media Hm


conservando la curvatura tale che gli sforzi normali siano in equilibrio, ripetendo
l’operazione finchè non risulta Nint=Nest

Determinata la coppia M-F si ripete


l’operazione ciclica fissando una nuova
curvatura F=1/R per determinare altre coppie di
punti, fino a descrivere un diagramma completo
della curva, compresa la crisi della sezione.

N.B.: Il diagramma M-F trovato è valido solo per quel determinato valore di Nsd considerato.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.28 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

L’operazione può essere rappresentata con il seguente schema a blocchi:

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.29 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

La presenza di uno sforno normale N agente sulla sezione comporta una modifica sostanziale del
diagramma M-F, sia in termini di resistenza, sia di duttilità.

Soffermandoci sull’aspetto della resistenza si osserva un beneficio dovuto all’aumento di N fino


a valori prossimi alla rottura bilanciata Nb; da questo valore in poi, si ha nuovamente un degrado
delle prestazioni.

Per quanto riguarda la duttilità è evidente che


la presenza di azione assiale diminuisce
notevolmente la capacità di sviluppare
curvature in campo plastico cioè impedisce lo
sviluppo di ampie rotazioni plastiche

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.30 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.3.2. Calcolo della duttilità di una sezione in c.a.

Consideriamo una sezione rettangolare in c.a. e valutiamo la curvatura prima allo snervamento
(comportamento elastico lineare) e poi allo stato limite ultimo in assenza di sforzo normale.

Primo Snervamento:
ª U  U ' 2 n 2  2 U  U ' G ' n º  U  U ' n asse neutro elastico in forma adimensionale,
Ky
¬« ¼» con n coefficiente di omogeneizzazione
As Vs f y
UD allo snervamento dell’acciaio, la Vs è pari a fy
bd fc

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.31 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

My As f y ˜ z momento di primo snervamento


z è noto a partire dall’asse neutro Ky
Hs f y Es
Fy
d 1  Ky d 1  Ky curvatura al limite elastico

Allo Stato Limite Ultimo:


UDd  U'D 'd asse neutro “ultimo” in forma
Ku
E adimensionale con E = 0.8 altezza
stress block
§h E · §h · § h·
Mu Ebx u 0.85f cd ¨  x ¸  As' Vs' ¨  d ' ¸  As Vs ¨ d  ¸
©2 2 ¹ ©2 ¹ © 2 ¹ momento allo SLU

Hu Curvatura ultima
Fu
Ku d

Duttilità sezione c.a.: Fu Hcu 1  Ky


P ˜
Fy fy Ku
Es

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.32 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Quindi la duttilità aumenta se:


x aumenta la deformazione ultima del calcestruzzo
x aumenta la resistenza del calcestruzzo compresso (eventualmente effetto confinamento)
x aumenta l’area di acciaio compresso

Quindi la duttilità diminuisce se:


x aumenta l’area di acciaio
teso
x aumenta la tensione di
snervamento dell’acciaio
teso

OSS:
In conclusione per ottenere sezioni duttili in c.a. si devono progettare sezioni con “poco acciaio”
con limite di snervamento non troppo elevato e calcestruzzo molto resistente, sfruttando
eventualmente l’effetto confinamento
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.33 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Consideriamo un sezione rettangolare in c.a. soggetta a sforzo normale N: la figura seguente


illustra chiaramente l’effetto di N sulla duttilità.

È evidente come la presenza di N sia negativa, infatti già per valori modesti del rapporto N/Nu la
duttilità della sezione si riduce notevolmente rispetto al caso di flessione semplice (N=0);
per valori di N>0.4Nu la duttilità diventa addirittura nulla in quanto il collasso della sezione è
causato dallo schiacciamento del calcestruzzo mentre l’acciaio è ben lontano dallo snervamento.

L’aumento dello sforzo normale diminuisce la duttilita’ della sezione


Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.34 -
Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Un aspetto positivo che incrementa la duttilità è certamente l’effetto dovuto al confinamento del
calcestruzzo:

La presenza di uno stato bi/tri-assiale di


compressione aumenta la resistenza del cls

L’effetto confinamento si ottiene “cerchiando” la


sezione in calcestruzzo con staffe disposte a passo
molto ravvicinato (come nei pilastri cerchiati)

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.35 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Il confinamento aumenta le capacità duttili

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.36 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.3.3. Esempio

Consideriamo un pilastro di sezione quadrata 30x30 con 8I16:

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.37 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

La figura seguente rappresenta diversi diagrammi Momento-Curvatura al variare del carico


assiale Nsd presente:
Diagramma Momento-Curvatura

90
N=500
80 N=100

70 N=0

60
Momento [kNm]

50 N=1000

40

30

N = 0 kN
20
N=1500
N = 100 kN
N = 500 kN
10 N = 1000 kN
N = 1500 kN
0
0 2 4 6 8 10 12 14 16
Curvatura F

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.38 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.4. Analisi passo-passo

Consideriamo una trave incastrata-incastrata ed incrementiamo il carico distribuito fino a


giungere al collasso della struttura.

Supponiamo per semplicità che la struttura sia simmetrica, sezione simmetrica e materiale duttile
a comportamento simmetrico (es: acciaio).

Chiamiamo D il moltiplicare del carico distribuito q (D •1)

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.39 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.4.1. Passo 1
qL2
MA MB D
12
qL2
MC D
24

qL2
M A  MC D
8

1 DqL4
KC
384 EJ
MA MB 0

in realtà: MA MB # 0

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.40 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.4.2. Passo 2
Quando il momento negativo massimo raggiunge il valore di Mpl, la struttura perviene il limite
elastico e si raggiunge la plasticizzazione delle sezioni d’incastro; il moltiplicatore di carico D
viene chiamiamo D1, moltiplicatore al limite elastico.

qL2
MA M B D1 M pl
12
qL2 M pl
MC D1
24 2

qL2
M A  MC D1
8
1 D1qL4
KC
384 EJ
MA MB # 0

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.41 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.4.3. Passo 3

Se ora si aumenta il carico per D> D1, la sezione di incastro non può più riprendere momento e
inizia a ruotare - vedi legame costitutivo: si è formata una cerniera plastica;
da questo momento in poi, per ogni ulteriore incremento di carico la trave si comporta come
una trave in semplice appoggio.

MA MB M pl
M pl qL2
MC  D  D1
2 8

qL2
M A  MC D
8

5 D  D1 qL
4
1 D1qL4
KC 
384 EJ 384 EJ
1 D  D1 qL
3

MA MB
24 EJ

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.42 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.4.4. Passo 4

Si può incrementare il carico fino a quando non si ha la terza cerniera plastica, con formazione di
un meccanismo di collasso (3 cerniere allineate); il moltiplicatore trovato D2 viene definito
moltiplicatore di collasso.

MA MB M pl
M pl qL2
MC M pl  D 2  D1
2 8

qL2
M A  MC D2 2M pl
8

5 D 2  D1 qL
4
1 D1qL4
KC 
384 EJ 384 EJ
1 D 2  D1 qL M pl
3

MA MB
24 EJ 6EJ

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.43 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Inoltre:
qL2 M pl
D1 M pl D1 12
12 qL2
qL2 M pl
D2 2M pl D2 16 2
8 qL
4
D2 D1 1.33 D1
3

In questo caso il momento di collasso è del 33% superiore al momento di prima


plasticizzazione.

Valutiamo la freccia in mezzeria:

K2 K1  'K

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.44 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1 D1qL4
K1
384 EJ

5 D 2  D1 qL
4

'K
384 EJ
5 0.33D1 qL
4

384 EJ

4
§ 1 5 u 0.33 · D1qL
K2 ¨  ¸
© 384 384 ¹ EJ

Superato K2 non si ha più rigidezza; si


accumulano solo deformazioni

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.45 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

L’analisi al passo ha permesso di determinare il comportamento non-lineare della struttura.


Per far ciò devono essere rispettate le seguenti ipotesi necessarie:

1. STRUTTURA IPERSTATICA;
2. COMPORTAMENTO DUTTILE P> 1

Concludendo si possono seguire 2 diversi modi di operare:

1° MODO: progetto la trave per resistere alle


sollecitazioni calcolate elasticamente con
un carico pari a D2q (carico di collasso),
cioè D1=D2 - procedura seguita fin’ora.
In questo caso opero elasticamente fino a
collasso

2° MODO: se sono verificate le ipotesi necessarie 1 e 2, posso sfruttare le riserve di resistenza


plastiche della struttura, ottimizzando la progettazione: riduco l’armatura a
momento negativo, aumentando quella a momento positivo (per evitare la
formazione della 3° cerniera plastica che mi porta al collasso).
In questo caso opero una ridistribuzione delle sollecitazioni.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.46 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.5. Metodi di Analisi

Le nuove Norme Tecniche sulle Costruzioni – NTC2008 al capitolo 4.1 – costruzioni in


calcestruzzo – prevedono che, per la valutazione degli effetti delle azioni, si possono adottare i
seguenti metodi:
í analisi elastica-lineare
9 senza ridistribuzione dei momenti
9 con ridistribuzione dei momenti
í analisi plastica
í analisi non lineare (analisi passo-passo)
Inoltre, le Analisi Globali hanno lo scopo di stabilire la distribuzione delle forze interne, delle
tensioni, delle deformazioni e degli spostamenti nell’intera struttura o in una parte di essa.
Analisi locali possono essere necessarie nelle zone singolari quali quelle poste:
9 in prossimità degli appoggi;
9 in corrispondenza di carichi concentrati;
9 alle intersezioni travi-colonne;
9 nelle zone di ancoraggio;
9 in corrispondenza di variazioni della sezione trasversale.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.47 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.5.1. Analisi elastica-lineare (senza ridistribuzione)

Si esegue il calcolo elastico-lineare della struttura considerando le sezioni non fessurate.


A partire da queste sollecitazioni si calcolano le sezioni secondo il Metodo Semiprobabilistico
agli Stati Limite.

In tal caso, il diagramma dei momento flettenti di calcolo si dice staticamente ammissibile, i
carichi sono staticamente ammissibili.
Una distribuzione dei momenti si dice “staticamente ammissibile” se soddisfa alle seguenti
condizioni:
1) è in equilibrio con i carichi esterni;
2) è conforme ai limiti di resistenza flessionale in ogni punto della struttura.

Nel caso riuscissimo a dosare accuratamente le resistenze (armature della trave) in modo da
arrivare in tutte le sezioni contemporaneamente al raggiungimento dello SLU, il calcolo elastico
riuscirebbe a rappresentare perfettamente la situazione reale; nella realtà invece ci saranno
sezioni più resistenti di altre, relativamente alle corrispondenti sollecitazioni, quindi bisogna
fare delle valutazioni sulla bontà dei risultati ottenuti.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.48 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Vantaggi:
í ridistribuzione molto limitata e quindi ridotta richiesta di rotazioni;
í in condizioni di esercizio (carichi di servizio) le sollecitazioni sono contenute con
conseguente modesta fessurazione del calcestruzzo;
í non sono necessarie verifiche specifiche della duttilità disponibile;
í semplicità del metodo di calcolo.

1.5.2. Analisi elastica-lineare con ridistribuzione limitata

Per le sole verifiche agli stati limite ultimi, i risultati dell’analisi elastica possono essere
modificati con una ridistribuzione dei momenti, nel rispetto dell’equilibrio e delle capacità di
rotazione plastica delle sezioni dove si localizza la ridistribuzione (perciò limitata).

L’analisi consiste nel considerare un moltiplicatore D intermedio fra D1 e D2: D1 < D< D2
In questo modo si prescrive minor armatura a momento negativo (Mpl inferiore) e si aumenta
quella a momento positivo ( ½ Mpl < M < Mpl).

N.B.
Tanto è maggiore la riduzione di momento agli incastri e conseguente aumento in campata, tanto
maggiore sarà la rotazione della cerniera e quindi la richiesta di duttilità.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.49 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Più in particolare:
í si esegue un calcolo elastico lineare della struttura, determinando il diagramma dei
momenti;
í si riducono in “maniera arbitraria” (con esperienza) le sollecitazioni in certe zone
(solitamente a momento negativo) con il corrispondente aumento in altre (solitamente
a momento positivo) ripristinando l’equilibrio;
í si esegue il progetto delle sezioni agli SLU in base al nuovo diagramma dei momenti
(ridistribuito).

Vantaggi:
í con un’appropriata ridistribuzione posso operare opportuni risparmi di armature, in
modo da evitare congestioni, ad es. agli appoggi a momento negativo;
í semplicità dei metodi di calcolo a partire dal diagramma dei momenti elastici di base.

Svantaggi:
í richieste di duttilità non esplicitate (opero una ridistribuzione forfettaria nel rispetto
delle prescrizioni normative);
í necessità di controlli in condizione di esercizio: verifica dello stato fessurativo.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.50 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Si definisce un coefficiente G quale rapporto fra il momento sollecitante di progetto (dopo la


ridistribuzione) ed il momento elastico da analisi (prima della ridistribuzione):

Msd
G
Me
D.M. 14-01-2008 – NTC2008:

“In particolare la ridistribuzione:


í non è ammessa per i pilastri e per i nodi dei telai;
í è consentita per le travi continue e le solette, a condizione che:
x le sollecitazioni di flessione siano prevalenti;
x i rapporti tra le luci di campate contigue siano compresi nell’intervallo 0.5-2.0.

Per le travi e le solette che soddisfano le condizioni dette la ridistribuzione dei momenti flettenti
può effettuarsi senza esplicite verifiche in merito alla duttilità delle membrature,
purché il rapporto G risulti:

1  G  0.70

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.51 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

I valori di G si ricavano dalle espressioni:

§ 0.0014 · x
G ! 0.44  1.25 ¨ .6  ¸ per fck d 50 MPa
© Hcu ¹ d
§ 0.0014 · x
G ! 0.54  1.25 ¨ .6  ¸ per fck ! 50 MPa
© Hcu ¹ d

dove:
x è l’altezza della zona compressa
 Hcu è pari a 0.35% per fck<50 MPa.

Di solito si assume G pari a 85% e poi si esegue la verifica a posteriori della duttilità.

Vediamo alcuni esempi classici:


1) trave incastrata-incastrata
2) trave incastro-appoggio
3) trave continua su 2 campate con primo estremo incastrato

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.52 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.53 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.54 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

N.B.: Se opero la ridistribuzione del diagramma dei momenti, devo ricalcolare il diagramma
del taglio !!!
La presenza di un momento diverso agli appoggi, implica una distribuzione diversa dei tagli
rispetto alla condizione di partenza (elastica).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.55 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Riassumendo, si può utilizzare questo metodo se:

1) il rapporto fra le luci è compreso fra 0.5 e 2 (una il doppio dell’altra)

2) lo schema statico è IPERSTATICO

3) i momenti flettenti derivano solamente da carichi verticali, e non da carichi laterali

4) DUTTILITA’

1.5.3. Analisi plastica

L’analisi plastica può essere usata per valutare gli effetti di azioni statiche e per i soli stati limite
ultimi.
Al materiale si può attribuire un diagramma tensioni-deformazioni rigido-plastico verificando
che la duttilità delle sezioni dove si localizzano le plasticizzazioni sia sufficiente a garantire la
formazione del meccanismo previsto.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.56 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Vantaggi:
í Ampia possibilità di scelta del diagramma dei momenti con conseguente vantaggio
nella disposizione delle armature e possibili economie.

Svantaggi:
í necessità di un accurato controllo delle condizioni di servizio: fessurazione e
deformabilità;
í complessità del metodo;
í controllo della capacità di ottenere le rotazioni delle cerniere plastiche per ottenere la
ridistribuzione ricercata.

1.5.4. Analisi non lineare

È un metodo rigoroso in cui si attribuisce al materiale un diagramma tensioni-deformazioni che


ne rappresenti adeguatamente il comportamento reale, verificando che le sezioni dove si
localizzano le plasticizzazioni siano in grado di sopportare allo stato limite ultimo tutte le
deformazioni non elastiche derivanti dall’analisi, tenendo in appropriata considerazione le
incertezze.
I metodi rigorosi vengono eseguiti necessariamente con i calcolatori e sono riservati a casi di
particolare interesse e non per le applicazioni usuali.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.57 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

1.5.5. Esempio

b = 30 cm
h = 65 cm
d = 60 cm

qd = Jq q = 20 kN/m
Nell’ipotesi di lavorare in semplice armature, si ha: Rck = 35 MPa

Msdu 60x106 FeB44k
As 297mm2 Ÿ 2I14 308mm2
0.9 ˜ fsd ˜ d 0.9 ˜ 374 ˜ 600

Msdu 30x106
As 148.5mm2 Ÿ 2I12 226mm2
0.9 ˜ fsd ˜ d 0.9 ˜ 374 ˜ 600

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.58 -


Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Ipotizziamo di voler lavorare anche a momento negativo con 2I12 (ipotesi puramente didattica);
a tal scopo dovremmo ridurre il momento della seguente quantità:
2
A 2I12 § 12 ·
¨ ¸ 0.74
A 2I14 © 14 ¹

Quindi operiamo una ridi-


stribuzione pari a G=0.74, in
accordo con la normativa G>0.70.

Si ottiene:

G = 0.74

Msdu 0.74x60 44.4 kNm

Msdu 30  0.26x60 45.6 kNm

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.59 -

Calcolo non lineare delle strutture in c.a.


 Msdu 44.4x106
A s 220.8mm2 Ÿ 2I12 226mm2
0.9 ˜ fsd ˜ d 0.9 ˜ 374 ˜ 600

 Msdu 45.6x106
A s 225.8mm2 Ÿ 2I12 226mm2
0.9 ˜ fsd ˜ d 0.9 ˜ 374 ˜ 600
Verifichiamo se la sezione a momento negativo può permettersi tale ridistribuzione:
0.83 ˜ R ck 0.83 u 35
As 2I12 226mm2 fcd 19.37
Jc 1.5
fsd 374
Dd 22.71
0.85f cd 0.85 u19.37
As 226
U 1.25 u103 0.13%
b˜d 300 u 600

x UDd 1.25 u103 u 22.71


0.8K  UD d 0 Ÿ K 0.0356
d 0.8 0.8
§ 0.0014 · x
G ! 0.44  1.25 ¨ .6  ¸ = 0.48 per fck d 50 MPa
© H cu ¹ d
L’ipotesi di G=0.74 è verificata, significa che la sezione è così duttile che mi permette una tale
ridistribuzione.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.60 -
Calcolo non lineare delle strutture in c.a.

Riferimenti bibliografici essenziali

í “Progetto agli stati limite delle strutture in c.a. – parte prima e seconda” – A.Migliacci e
F.Mola. – Masson Editore
í “Atti del corso di aggiornamento in tema di ingegneria sismica” Udine 1981
í “Reinforced Concrete Structures” – R.Park e T.Paulay – Wiley e Sons, 1975
í D.M. 14/01/2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni – NTC2008”

í Circolare 2 febbraio 2009 - Istruzioni per l’applicazione delle “Nuove norme tecniche
per le costruzioni” di cui al D.M. 14 gennaio 2008

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.61 -


Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 dott. ing. Isaia Clemente

2. ELEMENTI STRUTTURALI
IN C.A.

Marzo 2010 – v. 3.0 - Pag. 2.1 -

Elementi strutturali in c.a.

Parte dei testi e delle figure riportati nel seguito sono tratti dai seguenti testi:

í “Tecniche di progettazione per strutture di edifici in c.a.” – A. Cinuzzi e S. Gaudiano – Casa


Editrice Ambrosiana

í “Il manuale dei solai in laterizio” – V. Bacco e L. Ciancabilla –Edizioni Laterconsult

í “Catalogo generale della ditta Giuliane Solai” - Giuliane Solai spa, via della Fornace n.16,
Mortesins di Ruda (UD) – www.giulianesolai.com

í “Il calcolo del cemento armato” – R. Calzona e C.Cestelli Guidi – Heopli

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.2 -


Elementi strutturali in c.a.

2.1. I Solai

Il solaio è l’elemento strutturale che costituisce la parte portante degli impalcati di piano e di
copertura (piana o inclinata).

I solai possono essere realizzati con diverse


tipologie costruttive:

í Solai in legno
í Impalcati in acciaio o misti
acciaio/calcestruzzo
í Solai in latero-cemento
í Solai in pannelli prefabbricati
í Solai in elementi prefabbricati
í Impalcati in soletta piena in c.a.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.3 -

Elementi strutturali in c.a.

La funzione principale dei solai è quella di sorreggere i carichi permanenti (propri e portati) e
quelli variabili derivanti dall’utilizzo del generico piano dell’edificio, di trasferirli alle strutture
portanti, quali travi, pareti, pilastri e successivamente al terreno tramite le fondazioni.

Oltre a ciò devono soddisfare i seguenti requisiti:

í resistenza;
í limitata deformabilità e flessibilità;
í capacità di compartimentazione ai fini della progettazione antincendio (se richiesto);
í buone proprietà di isolazione termica e acustica;
í superficie all’intradosso piana e possibilmente omogenea;
í spessore e peso ridotto;
í rapida realizzazione;
í costi contenuti.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.4 -


Elementi strutturali in c.a.

2.1.1. Evoluzione storica

í Solaio in legno:
travi in legno massiccio appoggiate alle murature con
tavolato superiore portante e tavolato o listelli
inferiori per l’aggrappo dell’intonaco;

í Solaio struttura metallica;

í Solaio a volte in muratura;

í Solaio con “putrelle metalliche” e voltine di mattoni pieni o forati

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.5 -

Elementi strutturali in c.a.

í Solaio chiamato “volterrane” con putrelle metalliche ed elementi forati ad arco con
intradosso piano

í Solaio con travi metalliche e tavelle all’intradosso e all’estradosso

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.6 -


Elementi strutturali in c.a.

í Solaio monolitico nervato in c.a., a simulare le travi principali, quelle secondarie ed il


tavolato di un solaio in legno

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.7 -

Elementi strutturali in c.a.

í Solaio in latero-cemento gettato in opera, con nervature ed elementi di alleggerimento

- Solaio “tipo Unic” -

- Solaio “tipo Perretunic” -

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.8 -


Elementi strutturali in c.a.

í Solaio “tipo Varese”, con travi in c.a. prefabbricate e tavelle superiori ed inferiori

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.9 -

Elementi strutturali in c.a.

í Solaio con travetti in latero-cemento prefabbricati, oppure con travetti in cemento armato
precompresso ed elementi di alleggerimento (pignatte) – soluzione attuale

í Solaio con lastre prefabbricate (predalles) ed elementi di alleggerimento – soluzione attuale

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.10 -


Elementi strutturali in c.a.

2.1.2. Classificazione

I solai si possono classificare sostanzialmente in:

- Solai in opera: impalcati realizzati interamente in opera attraverso l’assemblaggio /


accostamento di blocchi di alleggerimento intervallati da spazi per
l’alloggiamento dei tondini di armatura a costituire le nervature portanti, il
tutto appoggiato su un cassero continuo esteso a tutta la superficie;
- Solai a travetti prefabbricati: impalcati costituiti dall’accostamento di elementi portanti
lineari prefabbricati (travetti tralicciati o precompressi) ed elementi di
alleggerimento in laterizio (pignatte) con getto di completamento in opera;
- Solai a lastre: sono costituiti da lastre prefabbricate in c.a. normale o precompresso di
spesso minimo 4 cm con elementi di alleggerimento in laterizio o
polistirolo, con getto di completamento in opera;
- Solai a pannelli: l’impalcato è composto da porzioni di solaio prefabbricato in stabilimento
(pannelli) e montato in opera, con getto finale di completamento;
i pannelli possono essere il latero-cemento o in cemento armato
precompresso.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.11 -

Elementi strutturali in c.a.

2.1.3. Tipologie attuali


Solaio a travetti tralicciati

Il solaio è realizzato accostando i travetti tralicciati prefabbricati ad elementi di alleggerimento in


laterizio (dette comunemente pignatte) realizzando così un impalcato con nervature in c.a.
unidirezionali, rese solidali trasversalmente dalla cappa di completamento ed eventualmente da
apposite nervature di ripartizione.

I travetti tralicciati possono essere disposti singolarmente od accostati a due a due. Gli elementi
di alleggerimento, costituiti da blocchi in laterizio, sono di larghezza pari a 38cm o a 48cm. Gli
interasse-travetti ottenibili, in funzione della larghezza dell’alleggerimento e dell’abbinamento o
meno dei travetti, sono riportati nelle due figure.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.12 -


Elementi strutturali in c.a.

Pregi:
í grande maneggevolezza, leggerezza;
í estrema flessibilità compositiva per coprire superficie in pianta di forma variabile sia nelle
nuove costruzioni sia nelle ristrutturazioni;
í intradosso solaio realizzato tutto in laterizio, perfettamente intonacabile;
í facile realizzazione di fasce piene, nervature trasversali, fori impianti
Difetti:
í ridotta autoportanza;
í luce solaio tipico dell’edilizia residenziale
Il travetto
La struttura del travetto tralicciato è costituita da un fondello in laterizio, avente base di 12cm,
altezza di 4cm e spessore di 1cm, riempito con calcestruzzo avente una resistenza caratteristica
Rck superiore a 30MPa. Nel fondello viene posizionata l’armatura: quella di base è costituita da
un traliccio elettrosaldato di altezza pari a 12.5cm, costituito da 2I5.25 inferiori, da 1I7
superiore e da due greche continue I5 poste lateralmente; esso garantisce una perfetta continuità
tra travetto tralicciato e getto integrativo.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.13 -

Elementi strutturali in c.a.

Travetto “Trigon” (Giuliane Solai)

E’ prevista inoltre la possibilità di inserire


delle barre supplementari, in acciaio
B450C, sopra il fondello in laterizio,
annegandole nel getto in opera di
calcestruzzo.

Il travetto tralicciato è un prodotto a magazzino e per le varie tipologie di armature vengono


proposte le lunghezze di produzione riportate in apposite tabelle.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.14 -


Elementi strutturali in c.a.

Solaio a travetti precompressi

Il solaio è realizzato accostando i travetti precompressi ad elementi di alleggerimento in laterizio


(dette comunemente pignatte) realizzando così un impalcato con nervature in c.a.
unidirezionali, rese solidali trasversalmente dalla cappa di completamento ed eventualmente da
apposite nervature di ripartizione.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.15 -

Elementi strutturali in c.a.

I travetti tralicciati possono essere disposti singolarmente od accostati a due a due. Gli elementi
di alleggerimento, costituiti da blocchi in laterizio, sono di larghezza pari a 38cm o a 48cm. Gli
interasse-travetti ottenibili, in funzione della larghezza dell’alleggerimento e dell’abbinamento o
meno dei travetti, sono riportati nelle due figure.

Pregi:
í possibilità di coprire superficie in pianta di forma variabile e articolata;
í i travetti possono essere di lunghezza variabile a piacere;
í la superficie scabra del travetto precompresso garantisce un’efficace legatura diffusa tra la
parte prefabbricata e quella gettata in opera, assorbendo gli sforzi di scorrimento in ogni
sezione;
í facile realizzazione di fasce piene, nervature trasversali, fori impianti

Difetti:
í ridotta autoportanza;
í intradosso solaio con superfici disomogenee.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.16 -


Elementi strutturali in c.a.

Il travetto
La struttura del travetto precompresso è costituita da una sezione a T rovescia in calcestruzzo
vibrofinito ad alta resistenza (Rck • 55MPa), nella quale sono annegate le armature da
precompressione in acciaio ad alto limite di snervamento poste in predefinite posizioni. Le
caratteristiche fisico-meccaniche del conglomerato (resistenza al taglio trefoli e resistenza
caratteristica a 28 giorni) vengono controllate statisticamente nel Laboratorio presente nello
stabilimento.
Sono previste due misure di travetto:

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.17 -

Elementi strutturali in c.a.

Il travetto precompresso 9x12 è un prodotto a magazzino e per le varie tipologie di armature


vengono proposte le lunghezze di produzione riportate in apposite tabelle.
Nel caso di carichi elevati si può accostare più travetti fino alla soluzione limite di un “solettone
di travetti precompressi” senza gli elementi di alleggerimento (anche per piccoli ponti carrabili)

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.18 -


Elementi strutturali in c.a.

Solaio a pannelli in laterocemento

Il solaio è realizzato assemblando in opera i pannelli prefabbricati in stabilimento.

I pannelli sono costituiti da 3 file di blocchi in laterizio, fra le quali vengono gettate due
nervature in calcestruzzo avente una resistenza caratteristica Rck superiore a 30MPa; nelle due
nervature centrali pre-gettate e nelle scanalature laterali del pannello, trova alloggiamento
l’armatura di progetto; essa sporge dal pannello per una lunghezza tale da garantire, in
abbinamento all’armatura aggiuntiva opportunamente disposta nelle nervature gettate in cantiere,
un adeguato ancoraggio.

Allo scopo di rendere solidali i vari


pannelli, è necessario prevedere una soletta
superiore di calcestruzzo gettato in opera di
spessore non inferiore a 4cm.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.19 -

Elementi strutturali in c.a.

Pregi:
í estrema rapidità di posa in opera;
í la prefabbricazione su cassero metallico, assicura la perfetta planarità dell’intradosso;
í intradosso solaio tutto in laterizio, perfettamente intonacabile;
í è possibile abbinare i travetti tralicciati per ricoprire le diverse forme;

Difetti:
í modesta autoportanza;
í difficoltà di realizzare fasce piene, nervature di ripartizione;
í tipiche problematiche di connessione fra un elemento prefabbricato e parzialmente gettato
con la struttura gettata in opera;

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.20 -


Elementi strutturali in c.a.

Solaio a pannelli tralicciati

Il solaio è realizzato assemblando in opera i pannelli tralicciati pre-gettati in stabilimento.

È un prodotto innovativo che unisce i benefici della prefabbricazione alla presenza del traliccio,
garantendo la connessione fra i due getti (quello in stabilimento e quello successivo in opera)

I pannelli sono costituiti da 3 file di blocchi in laterizio, fra le quali vengono gettate due
nervature in calcestruzzo avente una resistenza caratteristica Rck superiore a 30MPa; il pannello è
irrigidito da due tralicci elettrosaldati posti nelle nervature centrali che garantiscono una perfetta
continuità tra getto prefabbricato e getto integrativo.

Pannelli tralicciati “Trigon” (Giuliane Solai)

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.21 -

Elementi strutturali in c.a.

Pregi:
í estrema rapidità di posa in opera;
í la prefabbricazione su cassero metallico, assicura la perfetta planarità dell’intradosso;
í intradosso solaio tutto in laterizio, perfettamente intonacabile;
í è possibile abbinare i travetti tralicciati per ricoprire le diverse forme richieste;
í discreta auto portanza: utilizzo senza puntelli sino a luci di 3.00 m
í la presenza di nervature bw=12cm ad interasse 40 cm, aumenta del 40% la resistenza a
taglio rispetto ad un pannello tradizionale;
í doppia cartella in laterizio a protezione delle armature.

Difetti:
í difficoltà di realizzare fasce piene, nervature di ripartizione;

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.22 -


Elementi strutturali in c.a.

Solaio a lastre tralicciate

Il solaio è realizzato assemblando in opera lastre prefabbricate con soletta inferiore in c.a.,
comunemente dette “predalles”.

La struttura è costituita da una lastra in calcestruzzo, di spessore da 4 a 7cm, avente una


resistenza caratteristica Rck superiore a 30MPa. La lastra è irrigidita da tralicci elettrosaldati
generalmente di altezza pari a 12.5cm, costituiti da 2I5.25 inferiori, da 1I 7 superiore e da due
greche continue I 5 poste lateralmente; essi inoltre garantiscono una perfetta continuità tra getto
prefabbricato e getto integrativo. Il manufatto è completato da elementi di alleggerimento
costituiti da blocchi in polistirolo (molto leggero e facilmente adattabile a richieste di geometrie
particolari), disposti parallelamente alle nervature; in alternativa, possono essere utilizzate
“interposte” in laterizio.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.23 -

Elementi strutturali in c.a.

Pregi:
í estrema rapidità di posa ed ampio campo di utilizzo (luci fino a 12m circa);
í possibilità di coprire superfici in pianta di forma variabile e articolata, in quanto ciascuna
lastra viene prodotta su ordinazione, sagomata e forata secondo le esigenze del progetto;
í l’intradosso del solaio risulta essere perfettamente liscio: tale superficie può essere lasciata
a vista od eventualmente finita con una sola mano di pittura;
í facile realizzazione di fasce piene, nervature trasversali, fori impianti con la semplice
eliminazione degli elementi di alleggerimento;
í elevata sicurezza in fase di montaggio per gli operatori;
í buone caratteristiche di resistenza all’incendio.
Difetti:
í ridotta autoportanza;
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.24 -
Elementi strutturali in c.a.

Nel caso specifico la ditta propone 10+1 tipi di lastre, aventi armature crescenti, nelle quali è
previsto il posizionamento di armatura aggiuntiva interna alla lastra stessa, in corrispondenza ai
singoli tralicci; tali armature vengono poste direttamente su barrette trasversali di diametro 5mm,
poste a loro volta, trasversalmente al traliccio, sopra i correnti inferiori dello stesso; questa
armatura ortogonale conferisce un’adeguata rigidezza al manufatto ed esclude la possibilità di
sfilamento del traliccio dalla lastra in calcestruzzo, nelle fasi di movimentazione e posa in opera.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.25 -

Elementi strutturali in c.a.

Per i diversi spessori della lastra (4cm, 5cm e 6cm) viene garantita una resistenza al fuoco R
(criterio di capacità portante) rispettivamente di 60’, 90’ e 120’.

Per garantire la capacità di tenuta ai fumi (E) la norma prescrive la presenza di uno strato
continuo ed uniforme di calcestruzzo armato di almeno 5cm, qualora il tempo di esposizione sia
superiore a 60’. Il criterio di isolamento termico (I) è sempre verificato con questa tipologia di
solaio.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.26 -


Elementi strutturali in c.a.

Solaio a lastre precompresse

Il solaio è realizzato assemblando in opera lastre a nervature precompresse.

La struttura è costituita da una lastra nervata di altezza complessiva pari a 18cm in calcestruzzo
vibrofinito, avente una resistenza caratteristica Rck superiore a 55MPa; il manufatto è completato
da elementi di alleggerimento, disposti parallelamente alle nervature, costituiti da blocchi in
polistirolo (molto leggero e facilmente adattabile a richieste di geometrie particolari); in
alternativa, possono essere utilizzate “pignatte” in laterizio eventualmente sovrapponibile per la
realizzazione di solai di altezza elevata.

Oltre la serie standard (Normale) spesso è presente anche la serie antincendio che prevede uno
spessore della soletta in c.a. inferiore maggiorato (6.5 cm al posto di 5.0 cm)per garantire un
maggior ricoprimento delle armature.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.27 -

Elementi strutturali in c.a.

Pregi:
í estrema rapidità di posa ed ampio campo di utilizzo (luci fino a 12m circa);
í consente di coprire luci notevoli e sopportare carichi elevati;
í in virtù della notevole rigidezza, è possibile ridurre gli spessori dell’impalcato;
í l’intradosso del solaio risulta essere perfettamente liscio: tale superficie può essere lasciata
a vista o eventualmente finita con una sola mano di pittura;
í facile realizzazione di fasce piene, nervature trasversali, fori impianti con la semplice
eliminazione degli elementi di alleggerimento;
í elevata sicurezza in fase di montaggio per gli operatori;
í buone caratteristiche di resistenza all’incendio;
í discreta auto portanza.

Difetti:
í connessione fra il getto in stabilimento e quello in opera affidata esclusivamente alla
superficie di contatto delle nervature.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.28 -


Elementi strutturali in c.a.

Solaio a pannelli Alveolari

Il solaio è realizzato accostando in opera i pannelli alveolari precompressi.

I panelli sono costituiti da lastre in cemento armato precompresso vibrofinito, avente una
resistenza caratteristica Rck superiore a 55MPa, alleggerite la appositi fori detti “alveoli” che si
sviluppano longitudinalmente lungo la lastra. La forma e le dimensioni degli alveoli variano in
funzione dello spessore della lastra.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.29 -

Elementi strutturali in c.a.

Pregi:
í estrema rapidità di posa ed ampio campo di utilizzo (luci superiori a 15m);
í consente di coprire luci notevoli e sopportare carichi estremamente elevati;
í in virtù della notevole rigidezza, è possibile ridurre gli spessori dell’impalcato;
í l’intradosso del solaio risulta essere perfettamente liscio: tale superficie può essere lasciata
a vista od eventualmente finita con una sola mano di pittura;
í elevata sicurezza in fase di montaggio per gli operatori;
í ottime caratteristiche di resistenza all’incendio;
í completa auto portanza;
í in alcuni condizioni può non essere necessario il getto di completamento

Difetti:
í difficoltà di realizzare fasce piene, nervature di ripartizione;
í la resistenza a taglio viene affidata completamente alla resistenza a trazione del cls presente
all’interno degli alveoli in prossimità degli appoggi.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.30 -


Elementi strutturali in c.a.

Solaio ad elementi prefabbricati in c.a.p.

In presenza di grandi luci (edifici industriali o commerciali) vengono utilizzati solai con elementi
prefabbricati in cemento armato precompresso.

Questi elementi vengono spesso denominati “tegoli” o “copponi” in virtù della loro forma a “S”

A seconda dell’utilizzo dell’estradosso, può essere presente o meno un getto di completamento


eseguito in opera.

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Elementi strutturali in c.a.

Solette piene ad armatura lenta o precompressa

In particolari situazioni, si può adottare un impalcato realizzato in soletta piena in c.a.: una
piastra bidimensionale disposta orizzontalmente che è in grado di “portare” un carico distribuito
agente normalmente.

Questo soluzione è sempre più frequente nell’edilizia residenziale in quanto permette di ridurre
notevolmente gli spessori rispetto al tradizionale solaio a parità di resistenza e deformabilità.

Nei casi di notevole impegno statico (carichi elevati e/o luci elevate) si può far ricorso alla
precompressione con la tecnologia dei cavi post tesi; questo permette di contenere o escludere le
fessurazioni, aumentare la rigidezza della piastra contenendo le deformazioni flessionali.

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Elementi strutturali in c.a.

2.1.4. La sezione resistente


Il solaio unidirezionale, costituito da travetti e blocchi di alleggerimento, da lastre “predalles” o
pannelli prefabbricati, può essere visto come tante travi accostate una alle altre a coprire l’intera
superficie dell’impalcato; la resistenza principale (portanza) del solaio si ha nella direzione dei
travetti o delle nervature, pertanto si può considerare quale sezione resistente ai fini del calcolo
una trave a T di sezione pari all’interasse delle nervature, come indicato nelle figure seguenti.
La resistenza nella direzione ortogonale alle nervature è “pressoché” nulla.
va posta particolare attenzione alla congruenza degli spostamenti della striscia di solaio adiacente
ad un elemento più rigido flessionalmente, come ad esempio travi e pareti portanti.

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Elementi strutturali in c.a.

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Elementi strutturali in c.a.

2.1.5. Il predimensionamento
Un corretto e semplice metodo di predimensionamento di un solaio è il seguente:
í scelta della tipologia in funzione:
9 luce di calcolo 9 carichi applicati
9 destinazione d’uso 9 caratteristiche antincendio richieste
9 accessibilità al cantiere 9 disponibilità di mezzi per la
movimentazione in cantiere

í scelta dello spessore in funzione della sua deformabilità (SLE):


il DM.1996 riporta : ”Lo spessore dei solai a portata unidirezionale che non siano di
semplice copertura non deve essere minore di 1/25 della luce di calcolo ed in nessun caso
minore di 12 cm. Per i solai costituiti da travetti precompressi e blocchi interposti il
predetto limite può scendere ad 1/30. Le deformazioni devono risultare compatibili con le
condizioni di esercizio del solaio e degli elementi costruttivi ed impiantistici ad esso
collegati.”
Solaio in latero-cemento luce = 5.00 m h = 1/25x5.00 = 20 cm
luce = 6.00 m h = 1/25x6.00 = 24 cm
Solaio precompresso luce = 6.00 m h = 1/30x6.00 = 20 cm
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Elementi strutturali in c.a.

2.1.6. L’analisi dei carichi


Il solaio è di fatto una trave caricata con carichi distribuiti e in alcuni casi concentrati; quindi
vanno determinati i valori di calcolo dei carichi agenti sulla porzione di solaio in progetto,
tenendo in considerazione:
- peso proprio (Gk,1) del solaio, da calcolarsi analiticamente o affidandosi alle tabelle del
produttore;
- pesi permanenti portati (Gk2), quali l’intonaco inferiore o controsoffitto, l’isolamento, il
massetto, il pavimento, i tramezzi divisori presenti sul piano, eventualmente un carico
supplementare che tenga conto di nervature e fasce piene di particolare entità (es: 15% del
p.p.);
- carichi variabili (Qk), che rappresentano le azioni legate alla destinazione d’uso dell’opera
(tabella 3.1.II DM 14/01/2008) (nel caso di edifici di civile abitazione o uffici non aperti al
pubblico si ha 2.00 kN/m2)

carico di progetto agli SLU qd,SLU = JG 6Gk,i + JQ Qk

carico di progetto agli SLE qd,SLU = 6Gk,i + Qk

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Elementi strutturali in c.a.

2.1.7. Modello di calcolo


Il tipico solaio a travetti / lastre prefabbricate si comporta come una trave appoggiata su vincoli
fissi / elastici costituiti dalle strutture portanti dell’edificio (pareti o travi e pilastri).
Il più delle volte si può assumere che i vincoli siano fissi, anche se in realtà una trave
longitudinale non è rigida flessionalmente. In casi particolari può essere necessario considerare
l’effettiva rigidezza dei vincoli.
Un discorso analogo riguarda il vincolo torsionale di estremità: la trave di bordo è in grado di
fornire al solaio un’aliquota del momento di incastro, ma è funzione della sua rigidezza
torsionale. Nel dubbio, e per evitare complicate valutazioni, si suole porsi nei due casi limite:
appoggio perfetto e incastro perfetto, dimensionando il solaio per entrambe le situazioni.
Grazie alle sue capacità duttili, il solaio in opera raggiungere un suo equilibrio interno ed una
configurazione congruente, con valori delle sollecitazioni inferiori o al più uguali a quelle stimate
in fase di progetto (casi limite).

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Elementi strutturali in c.a.

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Elementi strutturali in c.a.

Torsione di equilibrio e di congruenza


In questo caso si può trascurare la torsione all’estremità, in quanto è una torsione di congruenza:
conseguente al fatto di considerare congruenti le rotazioni reciproche. Se invece si considera una
mensola incastrata ad una trave, la torsione (di equilibrio) presente nella trave è necessaria
all’equilibrio del sistema: se non viene considerata si ha un sistema labile, quindi crollo.

torsione di congruenza

torsione di equilibrio

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Elementi strutturali in c.a.

Spuntamento del diagramma dei momenti


Il diagramma dei momenti flettenti, calcolato considerando il classico schema statico di trave
appoggiata o incastrata, può essere “modificato” riducendo i valori dei momenti negativi agli
appoggi per il fatto che l’appoggio reale del solaio o della trave in oggetto, non è puntiforme. La
sua reazione non è quindi a rigore concentrata in un punto (asse dell’appoggio), ma distribuita su
tutta la sua larghezza.
R ˜a V˜a
Il valore dello spuntamento è dato dalla seguente espressione: 'M
8 4
Se l’appoggio è costituito da una trave in spessore di solaio
particolarmente larga, non è corretto assumere tutta la sua
larghezza quale larghezza di appoggio, in quanto la stessa trave è
un elemento deformabile trasversalmente e longitudinalmente. Si
assume quindi una larghezza convenientemente ridotta.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.40 -


Elementi strutturali in c.a.

2.1.8. Dimensionamento delle armature


Fissata la tipologia, lo spessore del solaio e note le caratteristiche delle sollecitazioni si
procede con il dimensionare le armature tese inferiori e superiori.
L’analisi delle sollecitazioni e quindi anche il progetto, è condotto spesso considerando una
striscia di solaio di larghezza unitaria (1m - 100cm – 1000mm), mentre in altri casi potrebbe
essere utile riferirsi all’interasse.
Msdu
í si determinano le aree minime di armatura con la nota espressione: As 0.9 ˜ d ˜ f
sd

í in campata si sceglie il tipo di travetto dal catalogo del fornitore considerato con
un’armatura uguale o superiore a quella minima calcolata, tenendo conto anche della
lunghezza del “travetto a magazzino”;
í agli appoggi si sceglie l’armatura (diametro del tondino) come se fosse una trave,
prestando però attenzione:
x è consigliato l’utilizzo al più di due diversi diametri nella stessa sezione;
x diametro max del tondino I16 – I18, in funzione dello spessore del solaio e
della soletta di completamento;
x al massimo due barre per ogni nervatura (12 cm); in caso di necessità si può
prevedere un tondino supplementare tra due nervature sopra la pignatta;
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.41 -

Elementi strutturali in c.a.

2.1.9. Progetto e verifica a flessione


La verifica a flessione del solaio si esegue con il metodo di verifica agli SLU considerando per
ciascuna sezione la corretta geometria; infatti lungo la striscia considerata si hanno diverse
sezioni resistenti: rettangolare e sezione a T, soggette sia a momento negativo che positivo.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.42 -


Elementi strutturali in c.a.

In corrispondenza delle travi e delle fasce piene la sezione resistente è rettangolare, mentre
altrove è a doppio T, oppure a T considerando una nervatura pari alla somme delle nervature
presenti sulla striscia di larghezza considerata.

La larghezza della nervatura da considerare è pari allo spazio libero fra due elementi di
alleggerimento: in generale non è detto che sia pari alla dimensione del travetto prefabbricato
(12cm).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.43 -

Elementi strutturali in c.a.

Le verifiche a flessione vengono generalmente eseguite in “semplice armatura”, cercando di


utilizzare le armature superiori (dette anche “armature al negativo” o “i negativi”) solo dove
strettamente necessario.

Secondo le NTC2008, se la soletta ha uno spessore inferiore a 50mm (caso tipico) si deve ridurre
la resistenza a compressione del calcestruzzo del 20%, cioè considerare 0.80fcd.
Lunghezza (m)
4 f 16
-80

61,61
4 f 14 4 f 14 4 f 14
-60

39,88 41,68 2 f 16
54,61
-40
2 f 14 2 f 14 2 f 14 2 f 14

-20
Momenti (kN m)

24,37
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21
0
6,00 9,00

20
17,93 15,79

40
35,87
travetto T5 travetto T5
53,28
60

travetto T7 travetto T7
80

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Elementi strutturali in c.a.

2.1.10.Progetto e verifica a taglio


Noto il diagramma del taglio sollecitante, si eseguono le verifiche a taglio nelle sezioni di
maggior interesse, considerando le forme (rettangolari o a T) come da fig. a pag.2.43.
I solai sono un tipico esempio di elementi NON armati a taglio, infatti non è possibile prevedere
e realizzare una specifica armatura a taglio (staffe).

Secondo il D.M. 1996 §4.2.2.2.2 si ha: Vsdu d 0.25 ˜ f ctd ˜ r ˜ 1  50 ˜Ul ˜ b w ˜ d ˜ G

Secondo il D.M. 14/01/2008 §4.1.2.1.3.1. si ha:

1/ 3
­° 100 ˜Ul ˜ f ck ½°
VRdu ® 0.18 ˜ k  0.15V cp ¾ b w ˜ d t v min  0.15Vcp b w ˜ d
¯° J c ¿°
dove:
k = 1 + (200/d)1/2 ” 2 bw , d sono larghezza anima e altezza utile sezione [mm]
vmin = 0,035 k3/2 fck1/2
U1 = Asl /(b d) è il rapporto geometrico di armatura longitudinale (” 0,02);
ıcp = NSd/Ac è la tensione media di compressione nella sezione (” 0,2 fcd);

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.45 -

Elementi strutturali in c.a.

“In presenza di significativi sforzi di trazione, la resistenza a taglio del calcestruzzo è da


considerarsi nulla.”

La verifica consiste nel determinare il valore del taglio resistente VRd della sezione rettangolare
piena e di quella a T e questi vengono riportati nel diagramma del taglio; la verifica è positiva se
in ogni punto (sezione) il taglio resistente è superiore a quello sollecitante.

È possibile che il taglio resistente della sezione a T non sia sufficiente a contrastare il taglio
sollecitante in prossimità degli appoggi.
In tal caso si può:

í inserire delle zone piene o semipiene (tipicamente si ha bw=100cm o bw=62cm ) togliendo i


blocchi di alleggerimento o il polistirolo;

í se le zone piene risultano eccessive è preferibile modificare il solaio:


ƒ aumentare lo spessore (d);
ƒ utilizzare il doppio travetto (travetti binati) (bw= 2x12 per interasse);
ƒ cambiare tipologia di solaio;

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Elementi strutturali in c.a.

2.1.11.Dettagli costruttivi e prescrizioni normative


Comportamento a piastra:
L’utilizzo di travi principali “eccessivamente snelle” comporta una notevole deformazione delle
travi e di conseguenza anche del solaio, che può assumere una curvatura spaziale. Questa
deformazione può causare sollecitazioni trasversali pericolose: forti compressioni in prossimità
dei pilastri e forti trazioni in mezzeria (analogamente alla trave).

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Elementi strutturali in c.a.

Armature inferiori agli appoggi:


“Le armature longitudinali, oltre ad assorbire gli sforzi conseguenti alle sollecitazioni di
flessione, devono assorbire quelli provocati dal taglio dovuti all’inclinazione delle fessure
rispetto all’asse della trave, inclinazione assunta pari a 45°. In particolare, in corrispondenza
degli appoggi, le armature longitudinali devono assorbire uno sforzo di trazione pari al taglio
sull’appoggio.”
Tali armature risultano fondamentali in zona sismica, in quanto garantiscono l’efficace aggancio
fra il solaio (diaframma rigido) e le travi / i setti.

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Elementi strutturali in c.a.

Armatura di ripartizione nella soletta:


Nella soletta viene disposta un’armatura trasversale “diffusa” in grado di garantire una
ripartizione trasversale dei carichi; secondo il DM1996 dove essere almeno pari al 20%
dell’armatura longitudinale inferiore (comunque almeno 3I6/m); è consuetudine utilizzare una
rete elettrosaldata in grado di riprendere anche gli effetti del ritiro del calcestruzzo.

Nervature di ripartizione o correa:


Allo scopo di garantire un’adeguata ripartizione trasversale dei carichi ed una collaborazione fra
nervature parallele, si devono prevedere delle nervature di ripartizione (dette anche corree) in
grado di “cucire” trasversalmente le nervature del solaio.
Il numero delle nervature è funzione della luce del solaio e della presenza di carichi concentrati.
Si possono utilizzare anche nervature localizzate per distribuire azioni concentrate in una
porzione di solaio o per “cucire” elementi a rigidezza molto diversa.
Le corre si realizzano utilizzando elementi di alleggerimento ribassati (tipicamente h=12) oppure
asportando completamente l’elemento (pignatta o polistirolo).

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Elementi strutturali in c.a.

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Elementi strutturali in c.a.

Piccole aperture nel solaio:

Nel caso di piccole o modeste aperture nel solaio,


tipiche del passaggio degli impianti o botole, il foro
può essere realizzato interrompendo il travetto
interessato e collegandolo trasversalmente a quelli
adiacenti che andranno rinforzati;
il rinforzo viene realizzato spesso accostando uno o
più travetti, anche per incrementare la resistenza a
taglio, oppure attraverso vere e proprie travi in c.a.

Fasce piene:
Le fasce piene si utilizzano quando la resistenza a taglio non è sufficiente: si asporta una o più
pignatte (o il polistirolo) e si riempie lo spazio libero con calcestruzzo.

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Elementi strutturali in c.a.

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Elementi strutturali in c.a.

2.1.12.Montaggio e messa in opera / fasi costruttive

Stoccaggio

Sollevamento

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Elementi strutturali in c.a.

Puntelli provvisionali

Messa in opera

Fasi costruttive:
costruzione puntellata / non puntellata

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Elementi strutturali in c.a.

2.2. Poggioli a sbalzo

Soletta piena sagomata

Solaio a trave continua

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Elementi strutturali in c.a.

Sbalzo ortogonale all’orditura del solaio

Soletta piena per grandi luci

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Elementi strutturali in c.a.

2.3. Le scale

Le scale rappresentano l’elemento architettonico di collegamento fra 2 o più piani consecutivi di


un edificio; dal punto di vista strutturale possono inoltre rappresentare, assieme alle pareti ed
eventualmente al vano ascensore, un nucleo irrigidente nei confronti delle azioni orizzontali.

Le dimensioni della scala sono generalmente dovute ad aspetti funzionali, oltre che estetici: il
primo passo consiste nel definire le dimensioni della “alzata (a)” e della “pedata (p)”, che sono
legate dalla nota espressione:

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Elementi strutturali in c.a.

Ovviamente il numero delle alzate dipende dall’interpiano da superare.


La larghezza della scala dipende dalla tipologia e dall’importanza:
B = 80÷100 cm (interna all’appartamento)
B = 120 cm (scale comuni)
B > 120 cm (scale edifici pubblici)
I regolamenti edilizi impongono un numero massimo di gradini consecutivi (di solito 13 o 15
gradini), quindi per un interpiano di 3.00 m bisogna prevedere sempre il pianerottolo intermedio.

2.3.1. Classificazione

Si possono classificare secondo:


í metodo di realizzazione:
ƒ scale eseguite in opera;
ƒ scale parzialmente prefabbricate e completate in opera;
ƒ scale prefabbricate;
í lo schema strutturale:
ƒ gradino a sbalzo;
ƒ soletta a ginocchio
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Elementi strutturali in c.a.

2.3.2. Gradino a sbalzo


In questa tipologia, ciascun gradino risulta incastrato nella parete laterale (o più raramente in una
trave a ginocchio) e quindi si comporta come un elemento strutturale indipendente.

Tuttavia, il più delle volte si realizza comunque una soletta inferiore dello spessore minimo di 4
cm, che collega mutuamente i gradini aumentandone la rigidezza e resistenza.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.59 -

Elementi strutturali in c.a.

Il gradino è una mensola incastrata che sopporta tutto il carico gravante: peso proprio, peso dei
rivestimenti ed il sovraccarico variabile; la sezione resistente è una sorta di triangolo, per cui a
rigore sarebbe sollecitato da una flessione deviata.
Nella realtà, in virtù della presenza della soletta inferiore che costituisce un mutuo collegamento
e quindi un vincolo allo spostamento trasversale, si può considerare una flessione retta con asse
di flessione ortogonale alla soletta inferiore; in questo caso la sezione resistente risulta un
rettangolo convenzionale, di larghezza pari al gradino e altezza pari alla distanza dell’armatura
tesa dall’intradosso della scala. In tal caso si può considerare agente solamente la componente
del momento parallela alla rampa: M* M ˜ cos D

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.60 -


Elementi strutturali in c.a.

L’armatura principale è costituita da 1 o 2 tondini posti nel vertice superiore del gradino,
collegata all’armatura di ripartizione inferiore (rete elettrosaldata) attraverso una semplice staffa.

Trattandosi di una mensola, è fondamentale ancorare adeguatamente l’armatura alla struttura


portante (parete o trave). Tale operazione risulta alquanto complessa e onerosa; per tale motivo
questa tipologia costruttiva è poco utilizzata.
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Elementi strutturali in c.a.

2.3.3. Soletta a ginocchio


In questa tipologia la struttura portante della scala è costituita dalla soletta inferiore, pensata
come una “trave a ginocchio” con asse secondo l’asse della scala. In tal caso i gradini NON
hanno alcuna funzione strutturale, ma semplice rivestimento; spesso per comodità vengono
comunque realizzati in c.a. assieme alla parte portante, ma vengono trascurati dal calcolo.

Il modello di calcolo da considerare dipende dalla forma della scala, dalle strutture presenti sul
suo perimetro, dal grado di incastro del pianerottolo.
In funzione di questi parametri la “trave” può essere schematizzata come una trave appoggiata o
incastrata su tutta la luce, oppure appoggiata con luce pari solamente alla rampa inclinata.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.62 -


Elementi strutturali in c.a.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.63 -

Elementi strutturali in c.a.

In funzione dell’angolo di inclinazione della rampa può cambiare la forma del diagramma dei
momenti sollecitanti. La trave è sollecitata anche a taglio e sforzo normale.

Diagramma del Momento

D “piccolo”

D “grande”

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Elementi strutturali in c.a.

La sezione resistente è un rettangolo di larghezza pari alla rampa (es: B =120 cm) e altezza pari
allo spessore della soletta inferiore, che generalmente è pari a 10÷15 (20cm in casi particolari);
in fase di disegno (e realizzazione) va prestata particolare attenzione alle finiture e quindi alle
diverse misure delle alzate.

Generalmente si utilizzano barre da c.a. “sottili” I8 ÷ I12


(I14 max) ad interasse 15÷20 cm.
Per le strutture in opera, non è consuetudine prevedere staffe
chiuse, ma è bene comunque inserire delle barre I8÷I10 di
ripartizione e collegamento fra i due strati di armatura.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.65 -

Elementi strutturali in c.a.

Disposizione delle armature principali:

ATTENZIONE agli incroci delle armature !!

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Elementi strutturali in c.a.

Benché non necessario, alcune volte sono presenti delle modeste armature di collegamento fra il
gradito “portato” e la soletta strutturale, utili specialmente se sono realizzati in tempi diversi.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.67 -

Elementi strutturali in c.a.

2.3.4. Scale prefabbricate


Nel caso di rampe scale ripetitive e di basso pregio estetico, si può prevedere la prefabbricazione
degli elementi strutturali.

In tal caso lo schema statico è di trave in semplice appoggio. Va prestata particolare attenzione e
cura del dettaglio di aggancio e trasmissione delle sollecitazioni (particolare A)

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Elementi strutturali in c.a.

2.4. Le pareti in c.a. (cenni)

Le pareti in c.a. o setti sono strutture bidimensionali sollecitate prevalentemente nel loro piano,
poste nel piano verticale, che possono assolvere in generale ad una duplice funzione:
í portare i carichi verticali – semplicemente compressi;
í elementi di controvento per le azioni orizzontali – soggetti ad azioni flettenti e taglianti.

2.4.1. Pareti soggette ai carichi verticali


Si comportano “analogamente ai pilastri” considerando quale sezione resistente un rettangolo, in
cui una dimensione prevale sull’altra.
La disposizione e tipologia delle armature è diversa in funzione delle dimensioni della sezioni e
dell’entità delle sollecitazioni:
í Per pareti estese e soggette prevalentemente ad azione assiale, la normativa DM1996
prevede una semplice verifica sul calcestruzzo compresso:
“Per strutture in c.a. intese come setti e pareti, di importanza corrente, sottoposte
prevalentemente a sforzo assiale, quando la compressione media, in combinazione rara,
risulti non superiore al limite seguente: Vc,media d 0.27 ª¬1  0.03 25  s º¼ f cd
essendo s lo spessore della parete espresso in cm.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.69 -

Elementi strutturali in c.a.

Si potranno adottare per le armature, da disporre presso entrambe le facce, le seguenti


limitazioni dimensionali:
- diametro minimo delle barre longitudinali = 8 mm, interasse massimo < 30 cm;
- diametro minimo delle barre trasversali = 5 mm, interasse massimo 20I longitudinale
o 30 cm
- elementi di collegamento tra le due armature disposte su facce parallele: 6 per ogni m²
di parete.

Nel caso si faccia utilizzo di reti elettrosaldate, queste vanno opportunamente sovrapposte,
collegate trasversalmente; inoltre va curato il dettaglio della testata del setto, degli incroci
fra setti ortogonali e nell’intorno delle aperture:
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.70 -
Elementi strutturali in c.a.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.71 -

Elementi strutturali in c.a.

í Per pareti di ridotte dimensioni (setti), assimilabili a “pilastri allungati”, si seguono le


indicazioni previste per i pilastri, con l’utilizzo di armature verticali e staffe orizzontali.

2.4.2. Elementi di controvento per le azioni orizzontali (Sisma e vento)


In questo caso la parete ha il compito di resistere alle azioni orizzontali e trasmettere le
sollecitazioni in fondazione. Questo argomento viene trattato diffusamente nel corso di
Costruzioni in Zona Sismica (Progetto di Strutture 2)

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.72 -


Elementi strutturali in c.a.

2.5. Le travi-parete

Le travi-pareti in c.a. sono un caso particolare di strutture bidimensionali sollecitate nel proprio
piano: assumono tale nome quando il rapporto fra luce ed altezza O= L/H è inferiore a 2.
Queste strutture possono essere studiate nello stato non fessurato (Stadio I) con la teoria
dell’elasticità, mentre dopo la fessurazione (Stadio II) si può valutare la resistenza solamente
mediante schemi a traliccio (tirante-puntone).

L
travi appoggiate O 2
H

L
travi continue O  2.5
H

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.73 -

Elementi strutturali in c.a.

L’ipotesi di distribuzione lineare delle tensioni nella sezione trasversale (ipotesi di Navier) non è
più sufficientemente approssimata e lo è tanto meno quanto più diminuisce il rapporto O= L/H,
che viene chiamata snellezza della trave-parete.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.74 -


Elementi strutturali in c.a.

2.5.1. Analisi dello stato non fessurato


Dalle prove sperimentali si nota che la distribuzione delle tensioni dipende:
a) dalla snellezza O,
b) dalle dimensioni degli appoggi “c”,
c) dalla modalità di applicazione del carico (all’estradosso o all’intradosso),
d) da eventuali irrigidimenti agli appoggi.

Inoltre (figura precedente) si deduce che:

í il diagramma delle Vx nella sezione di mezzo si discosta molto da quello lineare per O<2;
í per pareti con O<1 l’andamento del diagramma nella parte tesa è simile a quello per O=1,
cioè la parte superiore della parete non partecipa alla resistenza a flessione, ossia si può
considerare una parete fittizia resistente di altezza pari alla luce (H=L);
í le tensioni nelle fibre tese inferiori sono circa 1,5 – 2 volte maggiori rispetto al caso della
trave snella, mentre le compressioni sono notevolmente inferiori (circa la metà);
í il braccio delle forze interne è minore di quello della distribuzione lineare;

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.75 -

Elementi strutturali in c.a.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.76 -


Elementi strutturali in c.a.

La figura precedente mette in luce le differenze dovute alla modalità di applicazione del carico:
cambiano di poco le tensioni Vx e Wxy, mentre quelle Vy cambiano di segno, di conseguenza il
grafico delle isostatiche di compressione/trazione è completamente diverso.
Nel caso di carico concentrato o agli appoggi di una trave continua, si devono considerare le
tensioni trasversali prodotte dalla diffusione del carico.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.77 -

Elementi strutturali in c.a.

2.5.2. Analisi dello stato fessurato


In questo caso non sono più valide le teorie classiche, ma bisogna fare affidamento a schemi
statici semplificati del tipo tirante-puntone (strut-and-tie) che cercano di riprodurre il
comportamento sperimentale.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.78 -


Elementi strutturali in c.a.

Dalle evidenze sperimentali (figura precedente) si evince che:


í La resistenza alle azioni taglianti aumenta fortemente al diminuire di O , per effetto del
funzionamento ad arco o a traliccio a seconda della posizione del carico;
í La migliore disposizione delle armature è quella che contrasta le trazioni nel tirante inferiore
del traliccio o nella catena dell’arco, ossia barre orizzontali concentrate inferiormente e ben
ancorate alle estremità; queste vanno associate a staffe verticali (o armatura di parete) in
grado di assorbire gli sforzi principali di trazione. Nel caso di carico applicato
inferiormente, le staffe verticali hanno anche il compito di riportare il carico nella parte
superiore della trave (armatura di sospensione).
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.79 -

Elementi strutturali in c.a.

Dimensionamento:
Si calcolano le sollecitazioni flessionali come per una trave snella (Msd, Vsd).

Armature longitudinali
Msd
L’armatura tesa è sollecitata da un forza pari a : FAs
z
Nel caso di trave in semplice appoggio il braccio della coppia interna “z” vale:

z 0.2 L  2H per 1  O  2
z 0.6L per O 1

Nel caso di trave continua su più campate il braccio della coppia interna “z” vale:

z 0.2 L  1.5H per 1  O  2.5


z 0.5L per O 1

Nello stato fessurato, la forza di trazione resta praticamente costante su tutta la luce, pertanto
l’armatura dovrà essere prolungata sino agli appoggi senza interruzioni e ben ancorata.
L’armatura va concentrata nella parte inferiore della trave (0.15H ÷ 0.25H).
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.80 -
Elementi strutturali in c.a.

Calcestruzzo
Nelle travi parete le compressioni dovute alla flessione difficilmente raggiungono valori elevati;
più spesso vi è la necessità di valutare l’instabilità della membratura compressa:
lo spessore minimo della parete b è pari a:
1 13 a
se a  =0.0192 bt
52 2 100
1 3
se a ! =0.0192 b ! ˜a˜L
52 2
dove:
q
a Vc # 0.3 ˜ fck
Vc ˜ H
Tensioni principali agli appoggi
Trattandosi di una trave tozza, non è possibile valutare il taglio agli appoggi a partire dalla
sollecitazione tagliante esterna. “La verifica a taglio” consiste nel valutare la stabilità delle bielle
compresse in prossimità degli appoggi (molto inclinate), individuate dalle lesioni normali alla
direzione delle tensioni principali di trazione.
Tn 0.10 ˜ b0 ˜ H ˜ f cd ! Vsd
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.81 -

Elementi strutturali in c.a.

Armatura di sospensione
Nel caso di carico applicato all’intradosso della trave, si dovrà prevedere un’armatura trasversale
in grado di riprendere la totalità del carico applicato.
Inoltre, al fine di limitare il pericolo della fessurazione, è bene assumere una tensione in esercizio
nell’acciaio non superiore a 220 MPa, cioè un valore di progetto agli SLU pari al 75% fsd.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.82 -


Elementi strutturali in c.a.

2.5.3. Esempio (tratto da “Il calcolo del cemento armato” – R. Calzona e C.Cestelli Guidi – Heopli)
Si consideri una parete di un silos con le seguenti
caratteristiche:

altezza: H = 14 m
spessore: b = 20 cm
interasse pilastri: L = 4.40 m;
carico di progetto: qd,sup = 540 kN/m
qd,inf = 60 kN/m

Poichè O<1, si considera reagente solo H = L = 4.40 m.

Le sollecitazioni valgono:
1
Msd q d L2 484 kNm
24
1
Msd q d L2 968 kNm
12
1
Vsd q d L 1320 kN
2

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.83 -

Elementi strutturali in c.a.

Armatura longitudinale:

Poichè O<1, si considera z = 0.5 L = 0.5x4.40=2.20 m


Limitando la tensione massima di progetto a trazione Vs = 280 MPa, si ha:
in campata: M 484
FAs =220 kN
z 2.20
220x103
As =785mm2 =7.85cm2 5I16=10.05cm2
280
all’appoggio: As 2 u 7.85 15.70cm2
2I10/20 ripartiti su una fascia di altezza compresa
fra 0.2L=0.88m e 0.8L=3.52m, in totale 21.98cm2

Armatura trasversale (di sospensione):

In virtù del carico appeso (60 kN/m) si prevedono staffe verticali in grado di riprendere tale
carico, con una tensione ridotta (fessurazione):

60x103
At =214mm2 /m=2.14cm2 /m 3stI8/m=2x0.5x100/30=3.33cm2 / m
280
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.84 -
Elementi strutturali in c.a.

Calcestruzzo ( fck=30MPa )
0.85 u 30
Tn 0.10 ˜ b0 ˜ H ˜ f cd 0.10 u 200 u 4400 u 1496kN
1.5
Tn ! V 1320kN

Per lo spessore minimo si ha:


q 600 u103 /103
Vc # 0.3 ˜ f ck 9 MPa a 0.015
Vc ˜ H 9 u 4400
3 3
b ! ˜a ˜L u 0.015 u 4400 100mm 10cm
2 2

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.85 -

Elementi strutturali in c.a.

2.6. Le Mensole corte

Le mensole corte sono elementi tridimensionali sollecitati da elevati carichi concentrati, tipico di
mensola da carroponte, mensole di pilastri prefabbricati, seggiole Gerber ed elementi di
fondazione. Anche in tal caso non si può applicare la teoria della trave, ma bisogna fare
riferimento a modelli a traliccio tirante-puntone.
Una mensola è corta se la snellezza O = a / h <1, in particolare:

a
mensole tozze 0.5 d O d1
h

a
mensole molto tozze 0.2 d O  0.5
h

Il carico agente sulle mensole è in genere applicato sulla parte superiore mediante apparecchi di
appoggio, ma in altri casi può essere anche appeso inferiormente o distribuito su tutta l’altezza.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.86 -


Elementi strutturali in c.a.

La figura seguente riporta il tipico andamento delle isostatiche di compressione e trazione:

í nel caso di carico applicato superiormente, le isostatiche di trazione all’estradosso si


mantengono pressoché equidistanti e l’intensità della trazione si può ritenere costante;

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.87 -

Elementi strutturali in c.a.

í le isostatiche di compressione si mantengono anch’esse pressoché parallele, individuando


un puntone inclinato di circa 45°;
í le tensioni di trazione, derivanti dagli sforzi di compressione, sono molto piccole perché
quest’ultimi hanno andamento quasi rettilineo;
í la massima tensione di compressione si verifica nella sezione S, dove si ha una brusca
variazione delle isostatiche. Tale tensione, teoricamente molto elevata, si smorza per effetto
della plasticità del calcestruzzo;
í la forma della mensola non ha influenza sull’andamento delle isostatiche e delle tensioni; la
zona in corrispondenza dello spigolo inferiore della mensola rettangolare è praticamente
inerte; le prove sperimentali hanno messo in luce che, per evitare rotture fragili premature, è
necessario che l’altezza del tratto verticale sia maggiore di 0.5H;
í nel caso di carico appeso, l’andamento delle isostatiche cambia completamente,
invertendosi quelle di trazione con quelle di compressione;
í inoltre, le prove sperimentali hanno messo in evidenza l’influenza negativa delle azioni
orizzontali sullo stato di sollecitazione; a parità di armatura, la capacità portante diminuisce
all’aumentare del rapporto T / P, tra forza orizzontale e carico verticale.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.88 -


Elementi strutturali in c.a.

2.6.1. Mensole tozze - Analisi dello stato fessurato

Carico applicato dall’alto.

Il dimensionamento delle mensole tozze viene eseguito sulla base di un modello a traliccio
costituito da un tirante superiore ed un puntone inclinato inferiore. Gli sforzi si determinano
imponendo un equilibrio alla rotazione attorno ai punti O e A.

Tirante superiore - Armature tese

P˜a § Gd ·
T  H ¨1  ¸
0.8d © 0.8d ¹

As t T
fsd

dove fsd è la tensione di progetto dell’acciaio.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.89 -

Elementi strutturali in c.a.

Per evitare rotture fragili e per limitare la


fessurazione in esercizio, l’area tesa deve
soddisfare le seguenti indicazioni:

0.3b ˜ d
As t b = larghezza mensola
100

L’armatura deve essere disposta nella parte


superiore ad una distanza ds dall’estradosso:

0.1d d ds d 0.2d
Nella porzione inferiore della mensola deve essere prevista un’armatura diffusa pari al 40% di
quella nel tirante superiore.

Puntone inclinato - Calcestruzzo

P˜a Gd 0.9d ˜ a 1.8d ˜ a


N H x #
x x 0.9d
2
 a2 1.6d  a

N
Vc d f cd
0.2d ˜ b
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.90 -
Elementi strutturali in c.a.

NON si effettuano le verifiche a taglio perché questo è assorbito dal puntone compresso

Armature trasversali - verticali

T
Tv
4

Dettagli costruttivi

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.91 -

Elementi strutturali in c.a.

Verificare che il dispositivo di


appoggio sia sufficientemente distante
dal bordo, per evitare rotture del cls.

Nel caso di mensola doppia:

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.92 -


Elementi strutturali in c.a.

Carico appeso.

Nel caso di carico applicato inferiormente (carico appeso), in aggiunta al meccanismo


precedente, si considera anche un traliccio costituito da un tirante obliquo ed un puntone
inferiore orizzontale compresso: la forza va considerata suddivisa fra i due meccanismi
applicando ad entrambi un’aliquota del 60% di P (soluzione prudenziale).

Sollecitazioni Meccanismo II

0.6 ˜ P ˜ a
Ninf
0.8d
2
Tobl N 2  0.6P

Sollecitazioni Meccanismo I

P˜a
T
0.8d
P˜a
N
x

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.93 -

Elementi strutturali in c.a.

Armature verticali di sospensione


Le staffe di sospensione vanno dimensionate per portare al lembo superiore il 60% del carico che
compete al meccanismo I
Tv 0.60 ˜ P
Dettagli costruttivi

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.94 -


Elementi strutturali in c.a.

2.6.2. Mensole molto tozze

Nel caso di mensole molto tozze (H > 2a) lo stato tensionale si discosta molto dal caso
precedente, pertanto vanno apportate alcune modifiche allo schema resistente. Nel caso specifico
si possono considerare due meccanismi tirante-puntone sovrapposti, come indicati in figura,
ciascuno che interessa un’altezza pari a 2a.

Ciascuno dei due meccanismi deve assorbire l’intero sforzo P

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.95 -

Elementi strutturali in c.a.

2.6.3. Esempio (tratto da “Il calcolo del cemento armato” – R. Calzona e C.Cestelli Guidi – Heopli)
Si consideri una mensola corta con le seguenti caratteristiche:
altezza: h = 40 cm
lunghezza: a = 40 cm
larghezza: b = 40 cm
altezza utile: d = 37 cm
carico: Pk = 200 kN J=1.5
carico di progetto: Pd = 300 kN
O= a/h =  mensola tozza

Armatura tesa principale:


P ˜ a 300x103 u 400
T 405.40 kN
0.8d 0.8 u 370
T 405.40x103
As t 1084 mm2
fsd 374
2x 2I20 =1256 mm2

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.96 -


Elementi strutturali in c.a.

Armatura tesa secondaria:


As t 40% di 1256 502 mm2
3stI8  2I20=928 mm2
Armatura verticale:
T 405.40x103
Tv 101.35 kN
4 4
T 101.35x103
As t v 271 mm2
fsd 374
3stI8=300 mm2

Puntone inclinato - Calcestruzzo

1.8d ˜ a
x# 269 mm
1.6d  a
P ˜ a 300x103 u 400
N 446.10 kN
x 269
N 446.10x103
Vc 15.07 MPa d f cd 15.86 MPa (C28/30)
0.2d ˜ b 0.2 u 370 u 400

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.97 -

Elementi strutturali in c.a.

2.7. Selle Gerber

La “sella Gerber” è un particolare costruttivo costituito da una riduzione dell’altezza della trave
in corrispondenza dell’appoggio, oppure quando si vuole contenere l’altezza di sovrapposizione
di due travi negli elementi prefabbricati.

Nel caso in cui la dimensione d sia maggiore di e, cioè O = e/d <1, si segue la teoria delle
mensole tozze, altrimenti si considera una classica mensola snella dimensionata a momento e
taglio.
A seconda delle dimensioni della sella, può variare l’andamento delle lesioni; inoltre per evitare
concentrazioni pericolose di tensione e fessurazione si suole “smussare” l’angolo interno,
ottenendo un miglior comportamento.

(d§e) (d<e) (d>e)


Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.98 -
Elementi strutturali in c.a.

Il comportamento della sella può essere rappresentato con due diversi tralicci tirante-puntone, a
seconda della geometria della sella e della disposizione delle armature.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.99 -

Elementi strutturali in c.a.

ec V
ZO V ZI
dc sin D
ZV V DV V

e V
D V 1  §¨ c ·¸
© dc ¹ sin D
D O ZO

Prove sperimentali hanno evidenziato che


í per mensole snelle il miglior modello consiste in un meccanismo misto con prevalenza del
“caso a”;
í per mensole tozze un meccanismo misto con prevalenza del “caso b”.
In entrambi i modelli, la valutazione della forza ZO deve tener conto di eventuali forze
orizzontali, quali ad esempio l’attrito del dispositivo di appoggio:
nel “modello a” tali armature a forcella nel “modello b”, non sarebbero necessarie
(pos.1) vanno disposte in un’altezza armature, ma è comunque opportune
massima inferiore a 0.25d. prevedere uno sforzo di trazione non
inferiore a :
h e
ZO t 0.25 V c
d dc

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.100 -


Elementi strutturali in c.a.

Nel “modello a”, la forza ZV può essere Nel “modello b”, la forza ZI può essere
assorbita da staffe verticali disposte in assorbita dalle stesse armature del corrente
prossimità degli appoggi in uno spazio pari inferiore teso, prolungate all’appoggio
a 0.25h oppure dalle stesse armature del superiore.
corrente inferiore, piegate verso l’alto.
In entrambi i casi è opportuno predisporre Nel modello “b” la zona inferiore di
apposite forcelle (pos.2) a contrastare il calcestruzzo risulta inerte, quindi è
puntone compresso. opportuno rastremare la trave. In caso
contrario vanno previste opportune
armature aggiuntive secondo il “modello
a”, ottenendo uno schema misto:

Lo schema misto garantisce il miglior


comportamento strutturale.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.101 -

Elementi strutturali in c.a.

La verifica delle diagonali compresse di calcestruzzo si eseguono considerando una larghezza


convenzionale come indicate in figura:

“Seggiole Gerber” in
un trave da ponte

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.102 -


Elementi strutturali in c.a.

2.8. Riferimenti bibliografici essenziali

í “Tecniche di progettazione per strutture di edifici in c.a.” – A. Cinuzzi e S. Gaudiano –


Casa Editrice Ambrosiana
í “Il manuale dei solai in laterizio” – V. Bacco e L. Ciancabilla –Edizioni Laterconsult
í “Il calcolo del cemento armato” – R. Calzona e C.Cestelli Guidi – Heopli
í “C.a. e c.a.p – Calcolo di progetto e tecniche costruttive – Vol II: Casi speciali di
dimensionamento nelle costruzioni in c.a. e c.a.p.“ – F. Leonhardt – Edizioni Tecniche
ET
í “C.a. e c.a.p – Calcolo di progetto e tecniche costruttive – Vol III: L’armatura nelle
costruzioni in cemento armato“ – F. Leonhardt – Edizioni Tecniche ET

í D.M. 14/01/2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni – NTC2008”

í Circolare 2 febbraio 2009 - Istruzioni per l’applicazione delle “Nuove norme tecniche per
le costruzioni” di cui al D.M. 14 gennaio 2008

í “Catalogo generale della ditta Giuliane Solai” - Giuliane Solai spa, via della Fornace n.16,
Mortesins di Ruda (UD) – www.giulianesolai.com
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.103 -
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 dott. ing. Isaia Clemente

3. STRUTTURE DI FONDAZIONE

Aprile 2010 ± v. 3.0 - Pag. 3.1 -

Strutture di fondazione

Parte dei testi e delle figure riportati nel seguito sono tratti dai seguenti testi:

í ³7HFQLFKHGLSURJHWWD]LRQHSHUVWUXWWXUHGLHGLILFLLQFD´± A. Cinuzzi e S. Gaudiano ± Casa


Editrice Ambrosiana

í ³,OFDOFRORGHOFHPHQWRDUPDWR´± R. Calzona e C. Cestelli Guidi ± Heopli

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.2 -


Strutture di fondazione

3.1. Le fondazioni

Le fondazioni sono gli elementi strutturali che trasferiscono i carichi gravanti sulla struttura in
elevazione al terreno sottostante.

Il trasferimento di tali azioni al terreno deve essere compatibile con le caratteristiche del terreno
e della struttura stessa sia in termini di resistenza sia in termini di rigidezza: le deformazioni
prodotte nel terreno devono essere tali da non compromettere la stabilità e funzionalità della
costruzLRQH6LSDUODGL³interazione terreno-struttura´

La scelta del tipo di fondazione viene eseguita in funzione:

í delle caratteristiche del terreno (resistenza e deformabilità) in fase di esecuzione e in fase di


HVHUFL]LR GXUDQWHODYLWDXWLOHGHOO¶RSHUD ;
í delle caratteristiche delle strutture in elevazione (geometria, rigidezza, distribuzione dei
FDULFKLGHVWLQD]LRQHG¶XVR 
í GHOO¶economia GHOO¶RSHUDQHOVXRLQVLHPH;
í GHOO¶HYHQWXDOHinterferenze con manufatti esistenti o futuri, non ancora realizzati.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.3 -

Strutture di fondazione

Le fondazioni si distinguono in:

í fondazioni superficiali o dirette: le sollecitazioni vengono trasferite in modo diretto al


terreno immediatamente sottostante alla fondazione (strato superficiale); questo avviene
quando il terreno è di buone caratteristiche (roccia, flysch, ghiaie addensate) ed i cedimenti
sono accettabili;

suola plinto trave di fond. platea

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.4 -


Strutture di fondazione

í fondazioni profonde o indirette: le sollecitazioni vengono trasmesse a strati di terreno più


³SUHVWDQWL´ VLWXDWL D PDJJLRUL SURIRQGLWj ULVSHWWR DO SLDQR GL LPSRVWD GHOOH IRQGD]LRQL
DWWUDYHUVRDOWUL³PDQXIDWWLVWUXWWXUDOL´ SDOLSR]]Ldiaframmi, ecc..); questo avviene quando
il terreno presenta scarse caratteristiche portanti, estremamente cedevole o disomogeneo
VXOO¶DUHDLQWHUHVVDWDGDOODFRVWUX]LRQH

suola su pali plinto su pali plinto su pozzo di magrone diaframma


Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.5 -

Strutture di fondazione

Generalmente si evitano soluzioni ibride, che contemplano porzioni di edificio fondate


superficialmente e porzioni fondate su strutture profonde. In tal caso è opportuno separare i due
corpi di fabbrica attraverso appositi giunti strutturali, in modo da rendere le strutture
indipendenti.

La definizione della natura del terreno va ottenuta per


mezzo di rilievi, indagini e prove sperimentali eseguite
GD XQ WHFQLFR DELOLWDWR JHRORJR  /¶DPSLH]]D GHOOH
ricerche va proporzionata alle dimensioni, alle
FDUDWWHULVWLFKHHGDOO¶LPSRUWDQ]DGHOO¶RSHUD

La caratterizzazione del terreno e le caratteristiche della


fondazione permettono di determinare la capacità
portante ultima del terreno ed il cedimento massimo
riscontrabile in funzione del carico applicato.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.6 -


Strutture di fondazione

Esistono diversi meccanismi di rottura:


í la rottura generale è caratterizzata dalla formazione di una superficie di scorrimento: il
WHUUHQR VRWWR OD IRQGD]LRQH ULIOXLVFH ODWHUDOPHQWH H YHUVR O¶DOWR; in superficie si osserva un
sollevamento del terreno circostante la fondazione. Questo meccanismo è essenzialmente di
tipo plastico (plateau plastico); in generale si verifica per terreno poco deformabili, quali
sabbie addensate e argille consistenti.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.7 -

Strutture di fondazione

í il punzonamento qFDUDWWHUL]]DWRGDOO¶DVVHQ]DGLXQDVXSHUILFLHGLVFRUULPHQWREHQGHILQLWDLO
terreno sotto la fondazione si comprime (per diminuzione della porosità); superficialmente si
osserva che il WHUUHQRHVXELVFHXQDEEDVVDPHQWRQHOO¶LQWRUQRGHOSHULPHWURGHOODIRQGD]LRQH.
Queste meccanismo di rottura, plastico con incrudimento crescente, richiede una variazione
di volume e può verificarsi solamente in condizione drenate, tipico di terreni deformabili,
quali sabbie poco addensate, argille poco consistenti.

La formazione di uno RO¶DOWURGHLPHFFDQLVPL


dipende anche dalla profondità della quota di
imposta delle fondazioni: al crescere della
profondità si tende a passare dalla rottura
generale al punzonamento.

Le caratteristiche di resistenza e di rigidezza possono essere determinate attraverso espressioni


proposte in letteratura (ad esempio la formulazione di Terzaghi, di Brinch-Hansen, di Vesic).

Nella tabella seguente si riportano alcuni valori indicativi e di massima per la capacità portante
ultima e quella ammissibile (in esercizio) al variare del tipo di terreno.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.8 -


Strutture di fondazione

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.9 -

Strutture di fondazione

3.2. Le fondazioni Dirette o Superficiali

Il D.M. 14/01/2008 al § 6.4. prescrive:

³Le scelte progettuali per le opere di fondazione devono essere effettuate contestualmente e
congruentemente con quelle delle strutture in elevazione.´

³La profondità del piano di posa della fondazione deve essere scelta e giustificata in relazione
alle caratteristiche e alle prestazioni della struttura in elevazione, alle caratteristiche del
sottosuolo e alle condizioni ambientali.
Il piano di fondazione deve essere situato sotto la coltre di terreno vegetale nonché sotto lo
strato interessato GDOJHORHGDVLJQLILFDWLYHYDULD]LRQLVWDJLRQDOLGHOFRQWHQXWRG¶DFTXD
In situazioni nelle quali sono possibili fenomeni di erosione o di scalzamento da parte di acque
di scorrimento superficiale, le fondazioni devono essere poste a profondità tale da non risentire
di TXHVWLIHQRPHQLRGHYRQRHVVHUHDGHJXDWDPHQWHGLIHVH´

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.10 -


Strutture di fondazione

3.2.1. Generalità

Le fondazioni superficiali si suddividono essenzialmente in

í Fondazioni Isolate: suole di fondazioni isolate, plinti.


Si realizzano su terreni di buone/ottime capacità portanti e ridotti cedimenti e quando i
cedimenti differenziali conseguenti VRQR ³DFFHWWDELOL´ GDOOH FDUDWWHULVWLFKH GHOOD
sovrastruttura.

suola di fondazione plinto

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.11 -

Strutture di fondazione

í Fondazioni Continue: travi di fondazione, platee, plinti collegati con travi o cordoli.
Si realizzano su terreni di buone/medie capacità portanti, quando si vuole evitare o ridurre al
minimo i cedimenti differenziali.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.12 -


Strutture di fondazione

La distribuzione delle tensioni DOO¶LQWHUIDFFLDIUDIRQGD]LRQH-terreno dipende essenzialmente da:


- entità e distribuzione del carico; - rigidezza del plinto; - rigidezza e natura del terreno.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.13 -

Strutture di fondazione

Nella pratica progettuale, nel caso di strutture ordinarie si suole considerare plinto/suola rigidi ed
un comportamento del terreno di tipo a molle elastiche (alla Winkler), cioè tensioni di contatto
sul terreno essenzialmente uniformi.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.14 -


Strutture di fondazione

3.2.2. Interazione terreno ± fondazione - struttura

La progettazione delle strutture di fondazione non può essere effettuata indipendentemente da


quelle in elevazioni. Il proEOHPD GHOO¶LQWHUD]LRQH terreno ± fondazione ± struttura è assai
complesso vista la difficoltà di elaborare un modello per il terreno che sia allo stesso tempo
sufficientemente accurato e non sia eccessivamente oneroso dal punto di vista numerico.

Se i prevedibili cedimenti del terreno in corrispondenza delle zone di appoggio sono


sostanzialmente uguali, e quindi non comportano apprezzabili cedimenti differenziali, si può
scindere il problema completo, trascurando il comportamento del terreno nello studio della
sovrastruttura. Ciò accade quando il terreno è di buone/ottime caratteristiche portanti e poco
cedevoli.

Se invece i FHGLPHQWL GLIIHUHQ]LDOL QRQ VRQR WUDVFXUDELOL YD DQDOL]]DWD O¶LQWHUD]LRQH UHFLSURFD,
O¶HIIHWWR GHL FHGLPHQWL VXOOD VWUXWWXUD H FRQWHPSRUDQHDPHQWH O¶LQIOXHQ]D GHOOD VROOHFLWD]LRQL H
deformazioni della struttura sul comportamento del terreno.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.15 -

Strutture di fondazione

3HU ULGXUUH O¶HQWLWj GHL FHGLPHQWL GLIIHUHQ]LDOL q RSSRUWXQR IRUQLUH DOO¶LQVLHPH WHUUHQR-struttura
XQ¶DGHJXDWDULJLGH]]D; in generale si hanno:

í fondazioni deformabili ± struttura rigida;


í fondazioni rigide ± struttura deformabile;
í fondazioni e struttura rigida, oppure entrambi deformabili.

Il comportamento del sistema terreno ± fondazione ± struttura dipende essenzialmente dai relativi
rapporti di rigidezza.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.16 -


Strutture di fondazione

Il caso a) ± struttura relativamente rigida e fondazione deformabile ± si verifica quando le travi


presentano uno spessore elevato rispetto alla luce o la struttura è costituita da pareti rigide,
mentre le fondazioni sono di tipo isolato (plinti e suole). In tal caso si ha:
í O¶LQVRUJHUHGLXQFHGLPHQWRGLIIHUHQ]LDOHLQWHUHVVDVRODPHQWHODVWUXWWXUDLQHOHYD]LRQH;
í O¶DEEDVVDPHQWR GHOOD IRQGD]LRQH LQ FRUULVSRQGHQ]D GHL SLODVWUL SOLQWL  q GLSHQGHQWH GDOOD
rigidezza della struttura in elevazione; se questa è rigida, gli abbassamenti sono legati da
legami rigidi;
í il carico alla base dei pilastri può variare in
funzione della deformabilità della
fondazione e del terreno.

Il caso b) ± struttura relativamente deformabile e fondazione rigida ± si verifica quando le


fondazioni presentano una rigidezza maggiore della sovrastruttura, ad esempio quando le travi
sono in spessore di solaio su luci elevate, senza pareti irrigidenti o con travi in semplice appoggio
sui pilastri (struttura prefabbricata).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.17 -

Strutture di fondazione

In tal caso si ha:


í O¶LQVRUJHUHGLXQFHGLPHQWRGLIIHUHQ]LDOHLQWHUHVVDTXDVLHVFOXVLYDPHQWHODIRQGD]LRQH;
í gli abbassamenti dipendono dalla
deformazione del terreno e dalla rigidezza
della fondazione: per una fondazione rigida
si hanno spostamenti conseguenti ad un
moto rigido;
í i carichi alla base dei pilastri non subiscono
variazione in conseguenza di un cedimento.

Nel caso c) ± struttura e fondazione relativamente rigida ± LO FRPSRUWDPHQWR GHOO¶LQVLHPH


dipende essenzialmente dai reciproci rapporti di rigidezza.

Nel caso di struttura e fondazione relativamente cedevole gli eventuali cedimenti differenziali
interessano sia la fondazione sia la struttura in elevazione e potrebbero portare anche
DOO¶LQDJLELOLWjGHOO¶HGLILFLR.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.18 -


Strutture di fondazione

In una struttura iperstatica, un cedimento differenziale comporta un mutamento delle


sollecitazioni in tutti gli elementi della struttura in elevazione.
In una struttura isostatica, un cedimento differenziale non va ad alterare lo stato sollecitante degli
elementi strutturali, a prezzo di maggiori deformazioni.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.19 -

Strutture di fondazione

3.2.3. Suola di fondazione

Le suole sono le fondazioni di muri continui in c.a. o in muratura.


Vengono calcolate / analizzate considerando una striscia unitaria di muro e di fondazione.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.20 -


Strutture di fondazione

Verifica del terreno

Noto il carico sollecitante e le caratteristiche del terreno, si inizia a dimensionare la suola.


La larghezza della suola B è funzione delle caratteristiche portanti del terreno e quindi della
verifica del terreno.

a) La suola può essere sollecitata solo da un carico verticale centrato, a cui viene aggiunto il
peso proprio della fondazione stessa, e questo comporta una tensione nel terreno uniforme
Vt;
b) se accanto al FDULFR1F¶qDQFKHXQDVROOHFLWD]LRQHIOHVVLRQDOH0, il terreno sarà soggetto ad
un carico trapezoidale (Vt,max , Vt,min) o al limite triangolare (Vt,max , ). La forma del
diagramma dipende dalla posizione del centro di pressione C, cioq GDOO¶HFFHQWULFLWj ³e´
rispetto al baricentro.
c) 6HO¶HFFHQWULFLWjqWDOHFKHLOFDULFR1qIXRULGDOQRFFLRORG¶LQHU]LD, la sezione di contatto si
parzializza (il terreno non reagisce a trazione).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.21 -

Strutture di fondazione

Nsd  pp Nsd  pp Msd 2 u Nsd  pp


Vt,sd d f t,Rd Vt,sd r d f t,Rd Vt,sd d f t,Rd
B u1 B u1 1 u B2 6 3 u1 ˜ u
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.22 -
Strutture di fondazione

Classificazione

3HUFDOFRODUHLOSHVRSURSULRGHOODIRQGD]LRQH SS VLGHYHILVVDUHDQFKHO¶DOWH]]D+
/HVXROHGLIRQGD]LRQHVLFODVVLILFDQRLQEDVHDOO¶DOWH]]D
3
Suole MASSICCE, quando H t B  b
4
1 3
Suole RIGIDE, quando B  b d H  B  b
4 4
1
Suole FLESSIBILI, quando H  B  b
4

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.23 -

Strutture di fondazione

Progetto delle suole di fondazione

Suole MASSICCE:

La struttura di fondazione (suola) si definisce massiccia quando H • 3/4(B-b).


In questo caso la fondazione è molto tozza, le isostatiche di compressione subiscono una leggera
deviazione perciò le tensioni di trazione sono molto modeste e riescono ad essere riprese dal
calcestruzzo senza particolare armatura.

La fondazione non viene armata O¶XQLFD


armatura di calcolo presente sono le riprese o
chiamate della muratura superiore in c.a.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.24 -


Strutture di fondazione

Suole RIGIDE:

La struttura di fondazione (suola) si definisce rigida quando H • 1/4(B-b).


In questo caso la fondazione è tozza, e viene dimensionata facendo riferimento ad uno schema a
traliccio del tipo Tirante-Puntone;
le deviazioni che subiscono le isostatiche di compressione generano elevate tensioni di trazione
che devono essere riprese da XQ¶adeguata armatura disposta inferiormente.

In questo calcolo non viene messo in conto il peso proprio del plinto, in quanto si scarico
direttamente al suolo in maniera distribuita e uniforme, senza generare ulteriori tensioni.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.25 -

Strutture di fondazione

Tsd
N sd
tgD tgD
B  b 4
2 d

N sd B  b 4 N sd B  b
Tsd
2 d 8 d

Tsd N sd B  b
A s,min [mm 2 /m]
f sd* 8 d ˜ f sd*
f *
sd d 0.85f sd
Trattandosi di un meccanismo tirante-puntone, lo
sforzo di trazione rimane costante lungo tutto il
tratto, quindi la barra va adeguatamente ancorata.

Accanto alle armature di calcolo si suole prevedere


DQFKHXQ¶DUPDWXUDVXSHULRre e longitudinale a correre
al fine di costituire una gabbia di armatura che
³FRQILQDFRQWLHQH´ LO FDOFHVWUX]]R Infine vengono
predisposte le riprese o chiamate della muratura
superiore in c.a.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.26 -
Strutture di fondazione

N.B.
Nelle fondazioni è preferibile far lavorare le barre d¶DUPDWXUDDGXQDWHQVLRQHQRQWURSSRHOHYDWD
al di sotto dei valori di progetto al fine di evitare o ridurre al minimo le fessurazione, trattandosi
di un ambiente generalmente umido: un valore consueto è pari al 85% della tensione di progetto.

Trattandosi di strutture Tozze, modellate con un traliccio del tipo tirante-puntone, non si
eseguono verifiche a taglio.

Suole FLESSIBILI:

La struttura di fondazione (suola) si definisce flessibile quando H < 1/4(B-b).


In questo caso la suola si comporta come una mensola snella, quindi viene dimensionata e
verificata a momento flettente e a taglio, similmente ad una trave.

Anche in tal caso, vanno previste le armature superiori (compresse), quelle longitudinali e quelle
di ripresa per completare la gabba di armatura.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.27 -

Strutture di fondazione

N sd
V N,sd
B u1
q N,sd L2
M sd d M Rd
2
Vsd q N,sd L d VRd

Anche in questo caso, le armature tese sono sollecitate solamente dalla tensione del terreno
dovuta al carico N applicato alla suola, e non dal peso proprio della fondazione.
/¶DUPDWXUDDWDJOLR è generalmente cRVWLWXLWDGD³IHUULSLHJDWL´FKHDVVROYRQRDQFKHODIXQ]LRQH
di armature nei confronti del punzonamento (vedi paragrafi successivi).
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.28 -
Strutture di fondazione

3.2.4. Plinto di fondazione

I plinti sono le fondazioni di pilastri in c.a. (raramente pilastri in muratura - elementi modesti).

I plinti si utilizzano quando:


í le caratteristiche del terreno sono tali da non dar luogo ad apprezzabili cedimenti, anche in
condizione di elevate tensioni;
í i carichi provenienti dalla struttura in elevazione non sono così elevati da comportare plinti di
dimensioni eccessivamente grandi;
í le distanze fra i pilastri sono tali che i plinti sono sufficientemente distanti fra loro.

I plinti hanno in genere una forma in pianta quadrata o rettangolare a seconda della forma del
pilastro. Nel caso di pilastri rettangolari si fanno i plinti omotetici ai pilastri, cioè in proporzione
B : b = A : a , dove A e B sono i lati del plinto, a e b sono i lati del pilastro
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.29 -

Strutture di fondazione
B B B OMOTETIA:

A A A
B A
b a

A
Classificazione

Similmente allHVXROHDQFKHLOSOLQWLVLFODVVLILFDQRLQIXQ]LRQHGHOO¶DOWH]]D+

3 3
Plinti MASSICCI, quando Ht B  b Ht A  a
4 4
1 3
B  b d H  B  b
4 4
Plinti RIGIDI, quando
1 3
A  a d H  A  a
4 4

1 1
Plinti FLESSIBILI, quando H B  b H A  a
4 4

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.30 -


Strutture di fondazione

Verifica del terreno

Nel caso di un plinto, la verifica delle tensioni sul terreno viene svolta considerando in generale
tutte le sollecitazioni provenienti dal pilastro (N, Mx, My) ed il peso proprio del plinto. In base a
questa verifica si determinano le dimensioni in pianta A e B del plinto.

in generale:
Nsd  pp Msd,x Msd,y
Vt,sd r r d f t,Rd
B˜ A B ˜ A 6 A ˜ B2 6
2

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.31 -

Strutture di fondazione

Nsd  pp Nsd  pp Msd 2 u Nsd  pp


Vt,sd d f t,Rd Vt,sd r d f t,Rd Vt,sd d f t,Rd
A˜B A˜B A ˜ B2 6 3u A ˜ u
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.32 -
Strutture di fondazione

Progetto dei plinti

Si procede analogamente alle suole, con la sola attenzione di ripetere la procedura nelle due
direzioni in pianta (A e B)

Plinti MASSICCI:

La struttura di fondazione (plinto VLGHILQLVFHPDVVLFFLDTXDQGR+• %-b) H+• $-a).

In questo caso la fondazione è molto tozza, le


isostatiche di compressione subiscono una
leggera deviazione perciò le tensioni di
trazione sono molto modeste e riescono ad
essere assorbite dal calcestruzzo senza
particolare armatura.

La fondazione non viene armata O¶XQLFD


armatura di calcolo presente sono le riprese o
chiamate della muratura superiore in c.a.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.33 -

Strutture di fondazione

Plinti RIGIDI:

La struttura di fondazione (plinto) si definisce rigida quando H • %-b) e +• $-a).
In questo caso la fondazione è tozza, e viene dimensionata facendo riferimento ad uno schema a
traliccio del tipo Tirante-Puntone in ciascuna direzione x e y;
le deviazioni che subiscono le isostatiche di compressione generano elevate tensioni di trazione
che devono essere riprese da XQ¶adeguata armatura disposta inferiormente.

Anche in questo caso non viene messo in conto il peso proprio del plinto, in quanto si scarica
direttamente al suolo.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.34 -


Strutture di fondazione

Tsd
N sd
tgD tgD
B  b 4
2 d

N sd B  b 4 N sd B  b
Tsd,x dir. x
2 d 8 d
N sd A  a 4 N sd A  a
Tsd,y dir. y
2 d 8 d

Tsd N sd B  b
A s,x min [mm 2 /m]
f sd* 8 d ˜ f sd*
Tsd N sd A  a
A s,y min [mm 2 /m]
f sd* 8 d ˜ f sd*

Trattandosi di un meccanismo tirante-puntone, lo


sforzo di trazione rimane costante lungo il tratto,
quindi la barra va adeguatamente ancorata.

Le armature inferiori vengono distribuite


uniformemente in pianta.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.35 -

Strutture di fondazione

Accanto alle armature di calcolo (infeULRUL VLVXROHSUHYHGHUHDQFKHXQ¶DUPDWXUDVXSHULRUHQHOOH


due direzioni (eventualmente in quantità minore) al fine di costituire una gabbia di armatura che
³FRQILQDFRQWLHQH´LOFDOFHVWUX]]RInfine vengono predisposte le riprese o chiamate del pilastro
superiore in c.a.

N.B.
1HOOHIRQGD]LRQLqSUHIHULELOHIDUODYRUDUHOHEDUUHG¶DUPDWXUDDGXQDWHQVLRQHQRQWURSSRHOHYDWD
al di sotto dei valori di progetto, al fine di evitare o ridurre al minimo le fessurazione, trattandosi
di un ambiente generalmente umido: un valore consueto è pari al 85% della tensione di progetto.

Trattandosi di strutture Tozze, modellate con un traliccio del tipo tirante-puntone, non si
eseguono verifiche a taglio.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.36 -


Strutture di fondazione

Plinti FLESSIBILI:

La struttura di fondazione (plinto) si definisce flessibile quando H < 1/4(B-b) o H < 1/4(A-a).
In questo caso il plinto si comporta come una mensola snella, viene quindi dimensionata e
verificata a momento flettente e a taglio, similmente ad una trave in ciascuna direzione (x e y).

Nsd
V N,sd
Bu A
q N,sd,x V N,sd u A q N,sd,y V N,sd u B

 q N,sd,x L B 2 
q N,sd,y L A 2
M sd,x d M Rd,x M sd,y d M Rd,y
2 2
Vsd,x q N,sd,x L B d VRd,x Vsd,y q N,sd,y LA d VRd,x

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.37 -

Strutture di fondazione

,Q TXHVWR FDVR O¶DUPDWXUD non viene distribuita uniformemente, ma il 50% viene disposto in
corrispondenza del pilastro su una larghezza (B+2H) ossia (A+2H) - mensola più rigida -, mentre
il restante 25%+25% viene posizionato lateralmente.
Vengono previste anche le armature superiori (compresse) e quelle di ripresa per completare la
gabba di armatura

Anche in questo caso, le armature tese sono sollecitate solamente dalla tensione del terreno
dovuta al carico N applicato al plinto, e non dal peso proprio della fondazione.
/¶DUPDWXUDDWDJOLR qJHQHUDOPHQWHFRVWLWXLWDGD³IHUULSLHJDWL´FKHDVVROYRQRDQFKHODIXQ]LRQH
di armature nei confronti del punzonamento (vedi paragrafi successivi).

OSSERVAZIONI:
1. Nelle fondazioni non rispDUPLDUHVXOO¶DFFLDLR
2. Aumentare il copriferro rispetto ad altre strutture in c.a.;
3. Utilizzare diametri I delle armature discretamente grossi;
4. Limitare la tensione di lavoro f*sd, ad un valore inferiore al 85% del valore di progetto;
5. Il peso proprio della fondazione non incide sul meccanismo resistente tirante-puntone,
in quanto si scarica direttamente al suolo.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.38 -


Strutture di fondazione

3.2.5. Plinto eccentrico e casi particolari

Nel caso di strutture realizzate a confine o in adiacenza ad altre costruzioni si fa ricorso alla
realizzazione di plinti eccentrici, in cui lo sforzo normale del pilastro non è centrato
VXOO¶LPSURQWDGHOSOLQWo sul terreno.
Questo comporta una notevole eccentricità della sollecitazione sul terreno, con elevati picchi di
tensione che vanno considerati con attenzione.

6H OH VROOHFLWD]LRQL ULVXOWDQR HFFHVVLYH ELVRJQD ³UL-FHQWUDUH´ LO FDULFR FROOHJDndo il plinto a
quello adiacente attraverso una trave.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.39 -

Strutture di fondazione

Ipotesi:
í distribuzione costante degli sforzi nel terreno al di sotto dei due plinti;
í sLWUDVFXUDO¶DSSRJJLRGHOODWUDYHVXOWHUUHQR

ricavo R1e R2 dalle equazioni di equilibrio:


eq. traslazione R1  R 2 (N1  P1 )  (N 2  P2 )
eq. rotazione R1b1  (N1b N1  P1bP1 ) 0

consegue che R1 > (N1+P1) e R2 < (N2+P2) e si determinano anche le sollecitazioni (M , V) nella
trave di collegamento.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.40 -


Strutture di fondazione

Casi particolari:

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.41 -

Strutture di fondazione

3.2.6. Il Punzonamento

3.2.6.1. Il punzonamento di piastre e solette

Il punzonamento è un fenomeno tridimensionale prodotto da una forza applicata su una piccola


superficie in una struttura bidimensionale piana. Esso provoca la rottura per taglio-punzonamento
con traslazione di una porzione di struttura nella direzione della forza.

/¶HYHQWR VL YHULILFD QHOOH SLDVWUHVolette in


prossimità degli appoggi o di carichi concentrati,
nei plinti bassi e nelle platee.

Trattandosi di una rottura a taglio, le direzioni


principali di trazione sono inclinate a 45° rispetto
alla direzione della forza, come indicato in figura.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.42 -


Strutture di fondazione

'DOO¶HTXLOLEULR DOOD WUDVOD]LRQH VL SXz GHWHUPLQDUH OD forza ultima di rottura in assenza di
armatura:
2
Pu f ct S S u ˜d
2
dove:
S qODVXSHUILFLHGLFRQWRUQRGHOO¶HOHPHQWRFKHWUDVOD
u è il perimetro del contorno c misurato a metà altezza utile
d qO¶DOWH]]DXWLOH

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.43 -

Strutture di fondazione

Seconda la normativa D.M.1996, la verifica a punzonamento consiste in:

Fsd d 0.5fctd u ˜ h
dove:
fctd è la resistenza di calcolo a trazione del calcestruzzo;
u è il perimetro del contorno ottenuto mediante una ripartizione a 45° a partire dal
contorno effettivo fino al piano medio della lastra (h/2);
h è lo spessore della lastra.

Nel caso in cui la resistenza del calcestruzzo non sia sufficiente, YD GLVSRVWD XQ¶DSSRVLWD
armatura che ripUHQGDO¶LQWHUDD]LRQHVROOHFLWDQWH)sd.

Fsd d As ˜ fsd ˜ cos E


dove:
As qO¶DUHDWRWDOHGLDUPDWXUDFKHLQWHUVHFDOHOHVLRQL
fsd è la tensione di calcolo delle armature;
E qO¶LQFOLQD]LRQHGHOOHDUPDWXUHULVSHWWRDOODOLQHDGLD]LRQHGL)sd;

2 Fsd ˜ 2
se E =45°, quindi si ha: Fsd d As ˜ fsd ˜ As,min
2 , cioè fsd
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.44 -
Strutture di fondazione

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.45 -

Strutture di fondazione

3.2.6.2. Il punzonamento di plinti e platee

Nei plinti bassi e nellHSODWHHqQHFHVVDULRHVHJXLUHDQFKHODYHULILFD³DOSXQ]RQDPHQWR´SHUFKp


non essendo in genere presenti ferri piegati o staffe, quando si raggiunge il valore di rottura del
calcestruzzo per trazione si ha il collasso della struttura.

La rottura avviene secondo una superficie


tronco-conica nel caso di pilastro circolare,
tronco-piramidale nel caso di pilastro
quadrato/rettangolare, con inclinazione a 45° a
partire dal perimetro del pilastro.

Solitamente si esegue la progettazione del plinto in modo FKH O¶DOWH]]D + VLD WDOH GD 121
richiedere specifica armatura a punzonamento.

In prima approssimazione si può eseguire la verifica con il carico N proveniente dal pilastro
Nsd d Np,Rd
ma in realtà il carico che punzona il plinto è solo una sua aliquota, cioè Np < N.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.46 -


Strutture di fondazione

Il carico di punzonamento Np è pari alla differenza fra il carico totale del pilastro N e quello
scaricato direttamente al suolo sotto la proiezione (generalmente) a 45° del pilastro stesso,
ovvero pari alla tensione di lavorR GHO WHUUHQRVXOO¶DUHD G¶LPSURQWD GHSXUDWD GDOOD SURLH]LRQH D
45° del pilastro.

u 2 a  h  2 b  h
Np,sd d Np,Rd 0.5 ˜ fctd u ˜ h
h altezza plinto / spessore platea

N
N p,sd Vt,sd ª¬A ˜ B  a  2h b  2h º¼ Vt,sd (escluso p.p. plinto)
A˜B

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.47 -

Strutture di fondazione

Se la verifica non è soddisfatta si può:

í aumentare lo spessore h della fondazione, se lo è conveniente economicamente e dal punto


di vista realizzativo ± soluzione più utilizzata ± ;
í disporre specifica armatura per il punzonamento, che ULSUHQGD O¶LQWHUD D]LRQH VROOHFLWDQWH
Np,sd:

Np,sd d As ˜ fsd ˜ cos E


dove:
As è O¶DUHDWRWDOHGLDUPDWXUDFKHLQWHUVHFDOHOHVLRQL;
fsd è la tensione di calcolo delle armature;
E q O¶LQFOLQD]LRQH GHOOH DUPDWXUH ULVSHWWR DOOD OLQHD GL
azione di Fsd;

2 Fsd ˜ 2
frequentemente E =45°: Fsd d As ˜ fsd ˜ As,min
2 , cioè fsd

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.48 -


Strutture di fondazione

3.2.7. Esempio

Consideriamo un pilastro quadrato (30x30) soggetto alle seguenti sollecitazioni:


Nsdu = 778.09 kN Msdu = 13.88 kNm e = 18 mm

La fondazione del pilastro è di tipo a plinto rigido isolato, posato su un terreno con portata in
esercizio di Vt,Rde = 0.2 Mpa e portata allo SLU pari a Vt,Rdu = 0.3 MPa.

Predimensionamento
Data la sezione quadrata del pilastro si adotta anche per il plinto una sezione quadrata (omotetia).
Nsdu 778.09x103
B A 1610 mm
Vt,Rdu 0.30
si adotta B = 1800 mm (considerando anche il pp. del plinto)

plinto rigido K• %± b ) /4 =


K• ± 300 ) /4 = 375 mm

si adotta h = 400 mm
d = 350 mm G¶ PP PDJJLRUHSURWH]LRQHSHUO¶DUPDWXUD

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.49 -

Strutture di fondazione

Verifica del terreno


Nsdu = 778.09 kN Msdu = 13.88 kNm e = 18 mm

peso proprio pp = (1.80x1.80x0.40x25) x 1.3 = 42.12 kN

eccentricità terreno e = Msdu / (Nsdu+pp) = 13.88x106 / [(778.09+42.12) x103 ]= 16.9 mm


O = B / 6 = 1800 / 6 = 300 mm ==> sezione tutta compressa

verifica terreno

Vt,sdu
Nsdu  pp Msdu
r
778.09  42.12 u103 r 13.88 u106 ­0.267 ½
® ¾  V t,Rdu 0.30 MPa
Bu B W 1800 u1800 1800 u18002 ¯0.239 ¿
6

Dimensionamento e verifica armature:

1 Nsdu B  b
Tsdu Nsdu ˜ tgD
2 8˜d
778.09 u10 u 1800  300
3

Tsdu 416.83 kN
8 u 350
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.50 -
Strutture di fondazione

armature inferiori As,min = Tsdu / f*sd = 416.83x103 / 0.85x374 = 1311 mm2


si adotta 9 I 14 As = 1386 mm2 OK
TRdu = 1386x374 = 518.36 kN > Fsu

tensione lavoro fsu = Tsdu / As = 416.8x103 / 1386 = 301 MPa

verifica punzonamento:

2
N p,sd V t,sd ª B u B  b  2h º
¬ ¼
3
N sdu 778.09 u10
V t,sd 0.24 MPa
B u B 1800 u1800
2
Np 0.24 u ª 1800x1800  300  2 u 400 º 487.20 kN
¬ ¼

N p,Rd 0.5 ˜ f ctd u ˜ h


u 2 a  h  2 b  h 2 u 300  400 u 2 2800 mm 2
OK
N p,Rd 0.5 ˜ f ctd u ˜ h 0.5 u1.01u 2800 u 400 565.60 MPa (C20/25)

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.51 -


Strutture di fondazione

3.2.8. La Trave di Fondazione

Le Travi di Fondazione (dette anche travi rovesce) sono elementi strutturali a prevalente sviluppo
longitudinale; possono essere adottate quando si verifica una o più delle seguenti situazioni:
í si vogliono diminuire le tensioni massime sul terreno con elementi di maggiore rigidezza;
í si vuole FRQWHQHUHO¶HQWLWjGHLSRVVLELOLcedimenti differenziali;
í si vuole ridurre le dimensioni delle strutture di fondazione ottimizzando la sezione, a
volte, a fronte di maggiore complessità realizzativa;
í si verifica il caso che, in relazione alla mutua distanza tra i pilastri ed alle dimensioni in
pianta dei possibili plinti, questi elementi si troverebbero adiacenti o addirittura
compenetranti.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.52 -

Strutture di fondazione

Il modello di calcolo più aderente al reale comportamento GHOO¶LQVLHPH WHUUHQR-fondazione-


struttura in elevazione è quello che li considera contemporaneamente interagenti. A tal fine la
struttura può essere modellata come un telaio spaziale appoggiato su vincoli elastici (molle) che
rappresentano il comportamento del terreno.
Più spesso si ricorre a modelli semplificati, quali ad esempio:
í telaio piano su appoggi elastici (molle);
í trave su suolo elastico;
í trave continua su appoggi fissi.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.53 -
Strutture di fondazione

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.54 -

Strutture di fondazione

Il fatto di considerare la fondazione come una trave continua su appoggi fissi costituiti dai
pilastri, caricata dalla reazione del terreno, rappresenta certamente una semplificazione; equivale
ad assumere le strutture in elevazione notevolmente rigide e le strutture di fondazione rigide
rispetto al terreno. In questo caso le tensioni massime sul terreno vengono sottostimate, in quanto
il modello fornisce il valore della tensione media e non del valore massimo.
Lo schema a trave continua su suolo elastico, considera la deformabilità della trave e del terreno,
valutando FRUUHWWDPHQWH O¶HQWLWjGHL SLFFKL GHOOHWHQVLRQL VXO WHUUHQR; viceversa le sollecitazioni
nella struttura di fondazione (momento M e taglio T) risultano essere meno penalizzanti di quelle
della trave su appoggi fissi in cui i picchi di sollecitazione non vengono smorzati dalla
deformabilità del terreno.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.55 -


Strutture di fondazione

3.2.8.1. Terreno alla Winkler


Il terreno viene in genere rappresentato attraverso vincoli elastici (letto di molle - ipotesi di
Winkler) posti ad interasse scelto in relazione alla luce delle travi di fondazione.

r(z) = reazione del terreno


[F/L]

Terreno alla Winkler: mezzo elastico lineare la cui superficie di separazione in ogni punto
reagisce con una forza proporzionale al cedimento

r z K ˜ v z 1a ipotesi di Winkler
dove:
r(z) è a reazione distribuita del terreno immediatamente sottostante alla fondazione;
K è la rigidezza della molla elastica, dipendente dalle caratteristiche del terreno e della
fondazione; se il terreno è omogeneo, la rigidezza K rimane costante lungo tutto la
trave;
v(z) è il cedimento del terreno sotto la trave ;
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.56 -

Strutture di fondazione

ªF º ª F 2 º u > L@
Dal punto di vista dimensionale si ha: ¬ L¼ «¬ L »¼

K kw ˜ b ªF 2 º ª F 3 º u > L@
La rigidezza K della molla vale: «¬ L »¼ «¬ L »¼

dove:
kw si chiama COEFFICIENTE DI SOTTOFONDO o COSTANTE di
WINKLER: è la pressione che bisogna esercitare su una superficie
unitaria di terreno per determinare un cedimento unitario;
b è la larghezza della fondazione: aumentare ³b´ significa aumentare la
resistenza che la trave oppone al terreno.

Ipotesi di Winkler: 1) LETTO DI MOLLE: solamente le molle sollecitate si abbassano,


mentre quelle non sollecitate non ³ODYRUDQR´ (vedi figura): le molle
sono indipendenti XQDULVSHWWRDOO¶DOWUD.

3HUSLFFROHIRQGD]LRQLqXQ¶LSRWHVLFautelativa, in quanto si trascura il


contributo delle zone non direttamente caricate.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.57 -
Strutture di fondazione

situazione reale modello alla Winkler

Ipotesi di Winkler: 2) ELASTICITÀ LINEARE


/¶LSRWHVL SXz HVVHUH UDJLRQHYROH QHO FDVR GL VROOHFLWD]LRQL GL EUHve
durata, rapide.
Per sollecitazioni di lunga durata non si può prescindere dal
comportamento viscoso del terreno.

Ipotesi di Winkler: 3) VINCOLO BIDIREZIONALE


Si considera che la molla elastica reagisce sia a compressione sia a
trazione, mentre nella realtà il terreno non reagisce a trazione; per tale
motivo è necessario fare un controllo a posteriori sullo stato
tensionale del terreno (deve essere sempre compresso).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.58 -

Strutture di fondazione

Nella tabella seguente si riportano alcuni valori orientativi del coefficiente di sottofondo per
alcune tipologie di terreno:

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.59 -


Strutture di fondazione

Consideriamo una trave di fondazione, soggetta ad un carico distribuito generico q(z)


DOO¶HVWUDGRVVR FDUico proveniente dalla struttura in elevazione) e soggetta alla reazione del
WHUUHQRU ] DJHQWHDOO¶LQtradosso:

linea elastica v(z)


dv
rotazione M 
dz
curvatura dM M(z) d2v
F  2
dz EJ dz
dM(z) T(z) d3v
T(z) 
dz EJ dz 3

dT(z) d4v
Eq. della linea elastica: p z  EJ 4
dz dz
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.60 -

Strutture di fondazione

d4v
EJ 4 p z q z  r z r z k ˜ v(z)
dz
Equazione differenziale in v(z) del 4° d4v
ordine EJ 4  k ˜ v(z) q z
dz

Y ] qO¶HVSUHVVLRQHGHOODJHQHULFDGHIRUPDWDGHOODWUDYH(integrale generale):
v(z) v0 (z)  v1 (z)
d4 v
v0(z) è soluzione della eq. omogenea associata; EJ dz 4  k ˜ v(z) 0
v1(z) qVROX]LRQHSDUWLFRODUHGHOO¶HTGLIIHUHQ]LDOHFRPSOHWD

calcoliamo v1(z):
Assumendo che q(z) al più è un equazione di 3°grado q(z) = C3 z3+ C2 z2 + C1 z1 + C0
q(z) C3 z3 + C2 z 2 + C1 z1 + C0
si ha che v1 (z) k k
C0
per carico costante : v1 (z)
k
C1 ˜ z+C0
per carico lineare : v1 (z)
k
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.61 -
Strutture di fondazione

calcoliamo v0(z):
d4v
EJ 4  k ˜ v(z) 0
dz
4
d v k k
4
 4D 4 ˜ v(z) 0 con D 4 , cioè D 4
dz 4EJ 4EJ
O 4  4D 4 0 equazione caratteristica con soluzioni O1,2,3,4 = r D r iD
v 0 (z)=B1eO1z  B2eO2 z  B3e O3z  B4e O4 z
v 0 (z)=B1sin Dz e Dz  B2 cos Dz eDz  B3sin Dz e Dz  B4cos Dz e Dz

5LDVVXPHQGRO¶LQWHJUDOHGHOO¶HTXD]LRQHqSDULD
v(z) v0 (z)  v1 (z)

q(z) C3 z3 + C2 z 2 + C1 z1 + C0
dove : v1 (z)
k k
v0 (z) B1sin Dz e  B2cos Dz eDz  B3sin Dz eDz  B4cos Dz eDz
Dz

mentre le costanti vengono determinate in funzione delle condizioni al contorno.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.62 -

Strutture di fondazione

OSS:
- l¶LQWHJUDOHSDUWLFRODUHGHOO¶RPRJHQHDFRPSOHWa v1(z) tiene conto dei carichi distribuiti sulla
trave;
- l¶LQWHJUDOH JHQHUDOH GHOO¶RPRJHQHD DVVRFLDWD v2(z) considera gli effetti dei carichi
concentrati e delle condizioni al contorno;

5LVROWD O¶HTXD]LRQH GHOOD OLQHD HODVWLFD H QRWD OD Y ] , si possono determinare facilmente le
seguenti grandezze:

deformata v(z)
dv
rotazione M 
dz
momento flettente d2v
M(z) 
dz 2
taglio d3v
T(z)  3 EJ
dz

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.63 -


Strutture di fondazione

TRAVE DI LUNGHEZZA INFINITA (SEMINFINITA)

Per z=+’HDz ’ B1 e B2 = 0, in caso contrario avrei cedimenti infinti per carichi
concentrati Q1 e M1 finiti, assurdo;
3HU] ’H-Dz = 0 O¶HIIHWWRGHLFDULFKL41 e M1 viene smorzato

Dunque per la trave infinita si ha: v0 (z) B3sin Dz eDz  B4cos Dz eDz

TRAVE DI LUNGHEZZA FINITA


Possiamo ottenere la soluzione effettiva, sovrapponendo i singoli effetti:

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.64 -

Strutture di fondazione

se la trave è sufficientemente lunga, gli effetti di Q1 e M1 sono trascurabili da un certo punto in


poi, quindi anche se la lunghezza L è finita possono essere trattate come travi infinite.

La distinzione dipende dalla lunghezza L rapportata alle caratteristiche del fenomeno fisico.
/¶HVSUHVVLRQH v0 (z) B3sin Dz e  B4cos Dz e
Dz Dz
rappresenta una funzione circolare
smorzata (limitata) da una funzione esponenziale:
O0 YLHQHFKLDPDWDOXQJKH]]DG¶RQGDGHOOD
trave o lunghezza di estinzione:
2S
DO 0 2S O0
D
4EJ
O0 2S 4
k
EJ = rigidezza trave
k = rigidezza terreno
Per z = 0 e-Dz = 1
Per z = O0 e-DO0 = e-S  ad una distanza pari a O0 gli effetti dei carichi sono ridotti di
500 volte: praticamente viene annullato lo spostamento.

Dunque se la luce L è paragonabile rispetto a O0 posso considerare la trave di lunghezza infinita.


Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.65 -
Strutture di fondazione

3.2.8.2. Esempi
Trave di lunghezza infinita (seminfinita), O>O0, con carico concentrato Q1

Per la trave infinita si ha: v0 (z) B3sin Dz eDz  B4cos Dz eDz

Condizioni al contorno: per z = 0 M = 0 e T = -Q


d2v
M(z)  2 EJ 0
dz
cioè: d3 v
T(z)  3 EJ Q
dz

dv0 (z)
B3 Dcos Dz eDz  Dsin Dz e Dz  B4 Dsin Dz e Dz  Dcos Dz e Dz
dz
D B3  B4 sin Dz e Dz  D B3  B4 cos Dz e Dz
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.66 -

Strutture di fondazione

d 2 v0 (z)
2D 2 B4sin Dz eDz  2D 2 B3cos Dz e Dz
dz 2
d 3 v0 (z)
2D3 B4  B3 sin Dz e Dz  2D3 B4 +B3 3 cos Dz e Dz
dz3

M(z) d2v
 2 0
EJ dz
per z = 0 M(z) = 0, cioè
2D B3cos Dz eDz
2
0, B3 0

T(z) d3v Q

EJ dz3 EJ
per z = 0 T(z) = -Q, cioè Q Q
2D3B4cos Dz e Dz , B4
EJ 2D3EJ

Q k
Quindi la deformata vale: v0 (z) 3
cos Dz eDz con D 4
2D EJ 4EJ

cKHUDSSUHVHQWDO¶HT. della linea elastica di una trave infinita con un carico concentrato Q1.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.67 -


Strutture di fondazione

Esempio di trave di lunghezza infinita (seminfinita), O>O0, con coppia concentrata M1

Per la trave infinita si ha: v0 (z) B3sin Dz eDz  B4cos Dz eDz

Condizioni al contorno: per z = 0 M = M1 e T = 0


d2v M M1
M(z)  2 EJ M1 ,  2D 2B3cos Dz e Dz  1 , B3
dz EJ 2D 2 EJ
d3 v M1
T(z)  3 EJ 0, 2D3 B 4 +B3 3 cos Dz e Dz 0, B4 B3 
dz 2D 2 EJ
M1 M k
Quindi la deformata vale: v0 (z) 2
sin Dz eDz  2 1 cos Dz eDz con D 4
2D EJ 2D EJ 4EJ

cKHUDSSUHVHQWDO¶Hquazione della linea elastica di una trave infinita con una coppia concentrata
M1.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.68 -

Strutture di fondazione

Esempio di trave su terreno elastico e appoggi fissi

Ipotizzo che la trave sia infinita e studio separatamente la trave di sinistra e quella di destra.

Per ciascun concio di trave ho una soluzione è del tipo: v(z) = v0(z) + v1(z)
condizioni al contorno: per z = 0 si ha v = 0, M = 0, T = R

in tutto 3 equazioni e 3 incognite (B3, B4, R);

OSS:
se non avessi potuto considerare la trave di lunghezza infinita, le tre equazioni di un concio
sarebbero state dipendenti dalle altre 3 del concio complementare, 6 equazioni e 6 incognite.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.69 -


Strutture di fondazione

Esempio di trave su terreno elastico con carico concentrato a distanza a dal bordo libero

Si risolvono le due semitravi ipotizzate infinite, determinando le incognite Q1 e M1, Q2 e M2


imponendo anche:
Q1 + Q2 = Q M1 = M2
v1 = v2 M1 = M2

Affinché le due semitravi si possano definire di lunghezza infinita, ciascun concio deve essere
lungo almeno O0.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.70 -

Strutture di fondazione

Esempio di trave su terreno elastico con 3 carichi concentrati

Se la trave è assimilabile ad una trave infinita si può dividere in due conci e trattarli
separatamente con le equazione di congruenza nella sezione di separazione.
6HFLDVFXQFRQFLRQRQqLQILQLWRLFDULFKLDOO¶HVWUHPLWjQRQVLSRVVRQRFRQVLGHUDUHLQGLSHQGHQWL
da quelli centrali, quindi le equazioni da svolgere sono complete (4 incognite ciascuna).
Se anche le semitravi posso essere considerate infinite, si può ulteriormente scomporre il
problema.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.71 -


Strutture di fondazione

Esempi

4EJ
O 4
kB

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.72 -

Strutture di fondazione

4EJ
O 4
kB

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.73 -


Strutture di fondazione

3.2.8.3. Interazione terreno ± fondazione ± struttura

A completamento di quanto visto nel § 3.2.2., mettiamo in gioco anche la rigidezza del terreno.

a) TRAVE RIGIDA RISPETTO AL TELAIO


i) Trave rigida rispetto al suolo: si comporta come un plinto
ii) Trave flessibile rispetto al suolo: si risolve con il metodo delle travi seminfinite

b) TRAVE FLESSIBILE RISPETTO AL TELAIO


i) Trave rigida rispetto al suolo: distribuzioni delle tensioni nel terreno lineari;
ii) Trave flessibile rispetto al suolo: distribuzioni delle sollecitazioni nel terreno
variabili in funzione della deformata della trave e quindi del suo cedimento;

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.74 -

Strutture di fondazione

3.2.8.4. Criteri di progetto della trave di fondazione

Le travi di fondazione devono essere tozze e rigide +§/ 

Per smorzare e ridurre le tensioni in corrispondenza dei pilastri di estremità, è bene (se possibile)
SUROXQJDUHODIRQGD]LRQHROWUHO¶XOWLPRSLODVWUR

qa 2 ql2 l
, quindi a= 0.4 ˜ l
2 12 6
La sezione della trave, tipicamente a T rovescio, va verificata a momento flettente positivo (in
corrispondenza dei carichi) e momento negativo (in campata), oltre alla verifica a taglio.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.75 -


Strutture di fondazione

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.76 -

Strutture di fondazione

3.2.9. Graticcio di travi

I graticci di travi rovesce sono costituiti da travi di fondazione disposte secondo più direzioni che
si intersecano fra loro in corrispondenza dei pilastri.

Vengono utilizzate per gli stessi motivi per cui si impiegano le travi, cioè:
í diminuire ulteriormente tensioni sul terreno;
í contenere i cedimenti differenziali;
í ridurre le dimensioni delle strutture di fondazione ottimizzando la sezione
í inoltre vengono utilizzati quando alla base dei pilastri sono presenti forti momenti nelle
due direzioni.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.77 -
Strutture di fondazione

Anche in questo caso si possono utilizzare diversi modelli numerici della struttura, dove il
terreno viene rappresentato con una serie di molle elastiche di rigidezza K, espressa in funzione
della costante di sottofondo k (costante di Winkler).
Volendo risolvere il problema manualmente, si può considerare separatamente le travi
attribuendo a ciascuna metà carico per i pilastri centrali, mentre 1/3 e 2/3 per quelli di bordo.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.78 -

Strutture di fondazione

3.2.10.Platea di fondazione

Le platee sono una particolare tipo di fondazione che va ad interessare tutti le strutture portanti
GHOO¶HGLILFLRuna piastra uniforme che collega tutti i pilastri, setti.
Generalmente vengono impiegate in terreni molto scadenti (scarse capacità resistenti e cedevoli).

A parità di spessore con le altre tipologie di


fondazione, le platee sono molto più rigide,
perciò è importante centrare il baricentro della
platee con la risultante dei carichi verticali, in
modo da avere:
- un diagramma delle tensioni sul terreno
uniforme;
- un cedimento uniforme.
$VHFRQGDGHOO¶HQWLWjGHLFDUichi e delle dimensioni, si può avere:
- platea³VROHWWRQH´LQFD
- platea nervata: soletta inferiore in c.a. irrigidita da nervature disposte nelle due direzioni;
- platea a fungo: soletta inferiore con locali ingrossamenti superiori in corrispondenza dei
pilastri;
- platea nervata con doppia soletta: soletta inferiore, nervature e soletta superiore.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.79 -
Strutture di fondazione

Platea: soletta in c.a. Platea a fungo

Soletta inferiore in c.a. con locali ingrossamenti in


corrispondenza di ogni pilastro per distribuire meglio
il carico concentrato, contrastando il fenomeno del
punzonamento.
Eventuali ingrossamenti se lo spessore è molto
ridotto (solitamente s=30÷100 cm).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.80 -

Strutture di fondazione

Platea nervata Platea nervata con doppia soletta in c.a.

Richiedono maggior onere in fase di realizzazione, Vengono impiegate al posto delle platee piene
ma consentono un considerevole risparmio di quando è richiesta un notevole spessore
materiale; è necessario disporre di una maglia (>100÷120cm).
strutturale regolare.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.81 -
Strutture di fondazione

3.2.10.1. Modelli di calcolo

Si possono adottare diversi metodi a seconda del grado di complessità ed onere computazionale.
Quello più preciso è certamente il modello completo agli elementi finiti (F.E.M.), in cui viene
schematizzata la struttura in elevazione, la platea di fondazione ed il terreno con una serie di
molle elastiche di rigidezza K.

Semplificando sempre più il modello di calcolo, si può considerare:


- piastra su suolo elastico caricata con i carichi provenienti dai pilastri;
- piastra su appoggi fissi (pilastri) caricata da un carico distribuito approssimativamente
costante (sollecitazione nel terreno);
- la platea viene scomposta in una serie di strisce longitudinali e trasversali, ciascuna
calcolata a trave continua su appoggi fissi.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.82 -

Strutture di fondazione

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.83 -


Strutture di fondazione

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.84 -


Strutture di fondazione

3.3. Le fondazioni Indirette o Profonde

Quando le caratteristiche del terreno, in termini di resistenza e rigidezza, non sono compatibili
con le caratteristiche della struttura in elevazione, si deve far ricorso a fondazioni profonde o
indirette. In tal caso lHVROOHFLWD]LRQLYHQJRQRWUDVPHVVHDVWUDWLGLWHUUHQRSL³SUHVWDQWL´VLWXDWLD
maggiori profondità rispetto al piano di imposta delle fondazioni, DWWUDYHUVR DOWUL ³PDQXIDWWL
VWUXWWXUDOL´ SDOLSR]]LGLDIUDPPLHFF 

suola su pali plinto su pali plinto su pozzo di magrone diaframma


Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.85 -

Strutture di fondazione

3.3.1. Pali di fondazione

Le IRQGD]LRQLVXSDOLVRQRVWDWHXVDWHGDOO¶XRPRILQGDOODSUHLVWRULD (insediamenti su palafitte); lo


sviluppo di macchinari e della tecnologia del secolo scRUVRDVVRFLDWRDOO¶HVLJHQ]DGLUHDOL]]DUH
insediamenti anche in aree con condizioni del suolo sfavorevoli, ha favorito lo sviluppo di diversi
tipi di pali per le fondazioni: da pali di piccolo diametro (15÷20cm) fino a pali con diametri
2÷3m per le strutture offshore.

I pali sono strutture monodimesionali (simili ai pilastri) ³LQILODWL´QHOWHUUHQR, che trasmettono i


carichi a strati situati a maggiori profondità; i pali resistono agli sforzi assiali attraverso attrito
laterale e/o per carico di punta, resistono alle forze orizzontali attraverso sollecitazioni flessionali
e taglianti (sconsigliato) oppure per mezzo di pali inclinati disposti a cavalletto.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.86 -


Strutture di fondazione

3.3.1.1. Statica del palo

I pali si possono classificare in diversi modi: la classificazione secondo O¶LPSHgno statico,


prevede:
- pali caricati di punta: in questo caso la portata P del palo è
JDUDQWLWD GDOO¶DSSRJJLR LQILVVLRQH 
della punta in uno strato del terreno
molto prestante (substrato roccioso);
- pali sospesi o per attrito: i carichi sono trasmessi per attrito
laterale S, ovvero per tensioni
tangenziali sulla superficie laterale del
palo; ciò accade quando il substrato
portante si trova ad elevate profondità,
difficilmente da raggiungere;
Molto spesso si adotta una situazione intermedia, in cui la
resistenza ultima del palo Qlim qJDUDQWLWDGDOOD³FRPELQD]LRQH´GHL
due fenomeni citati:
Qlim P  S

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.87 -

Strutture di fondazione

La portata di punta può essere espressa come:


SDp 2
P p
4
dove:
Dp è il diametro della punta del palo;
P è la pressione unitaria alla punta, espressa in funzione dei
parametri del terreno M e c (angolo di attrito e coesione) e
della pressione litostatica verticale alla profondità della punta.
La portata per attrito laterale può essere espressa come:
L
S SD ³ s ˜ dz
0

dove:
D è il diametro del palo;
L è la lunghezza del palo;
s è la UHVLVWHQ]D DOOR VFRUULPHQWR DOO¶LQWHUIDFFLD ODWHUDOH SDOR-terreno, espressa in
funzione dei parametri del terreno M e c, della tensione normale orizzontale agente
alla generica profondità z e del coefficiente di attrito fra palo-terreno.
La portata laterale può essere nulla in terreni molto scadenti o, addirittura, essere negativa per
O¶DVVHVWDPHQWRGHOWHUUHQRVRWWRLFDULFKLGHOODVWUXWWXUD
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.88 -
Strutture di fondazione

3.3.1.2. Tipologie costruttive

La portata ultima del palo (resistenza per attrito e di punta) dipende anche dal modo con il quale
è realizzato il palo.

I pali di fondazione si possono classificare, rispetto a:

1) materiale: í pali in legno;


í pali prefabbricati di calcestruzzo (vibrati, centrifugati o
precompressi);
í pali di calcestruzzo gettati in opera;
í pali d¶acciaio;

2) dimensioni: í pali di piccolo diametro (D < 25cm);


í pali di medio diametro (30 < D < 60cm);
í pali di grande diametro (D > 80cm);

3) tecnologie costruttive í pali battuti (non si ha asportazione di terreno, ma solo


spostamento/compattazione);
í pali trivellati (asportazione e sostituzione del terreno).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.89 -

Strutture di fondazione

La tabella seguente ne riassume le principali tipologie, associando in alcuni casi anche i nomi
commerciali, universalmente adottati e diffusi:

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.90 -


Strutture di fondazione

Pali battuti o infissi

Il palo viene confezionato in stabilimento e poi infisso (battuto) nel terreno con apposite
apparecchiature (maglio). Sono di forma cilindrica o leggermente conica, spesso cava; per
IDFLOLWDUH O¶LQILVVLRQH QHO WHUUHQR VRQR GRWDWL GL SXQWD PHWDOOLFD GHWWD ³puntazza´ ,Q IDVH GL
realizzazione delle IRQGD]LRQL YD ³URWWD´ OD WHVWD GHO SDOR ³scapitozzatura´ per collegare le
armature.
Vengono generalmente prodotti per centrifugazione con materiali
di ottima qualità; la lunghezza massima è di 12÷14m (per
problemi di trasporto), altrimenti si possono eseguire giunti.
Vantaggi: - è nota O¶effettiva geometria del palo;
- vengono infissi sino a rifiuto (è noto il carico di
infissione);
- metodo rapido e relativamente economico.
Svantaggi: - lunghezza predefinita;
- necessità di una buona conoscenza del terreno;
- difficoltà di infissione in terreni non omogenei;
- operazioni molto rumorose;
- GLDPHWULULGRWWLSHUO¶LQILVVLRQH
- possibili fessurazioni LQVHJXLWRDOO¶LQILVVLRQH
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.91 -

Strutture di fondazione

Pali trivellati

Viene eseguita una trivellazione nel terreno (foro o pozzo) con asportazione del terreno,
successivamente si inserisce la gabbia di armatura e si esegue il getto in sito del palo.
La realizzazione del foro può essere eseguita con due diverse tecniche al fine di evitare il
collasso delle pareti della perforazione:
- il foro viene incamiciato con un tubo di acciaio, che viene
sfilato fuori in fase di getto;
- il foro viene riempito con del fango betonitico che, essendo più
leggero del cls, in fase di getto sale in superficie e viene
raccolto;

Vantaggi: - operazioni non rumorose;


- vibrazioni contenute;
- lunghezze e diametro palo a piacimento.

Svantaggi: - tempi di esecuzione lunghi;


- costi elevati;
- incertezza sul risultato della realizzazione.

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Strutture di fondazione

Micropali

Sono sostanzialmente dei pali trivellati di piccolo diametro (15 < D < 25 cm), molto utilizzati
nelle fondazioni di edifici di piccole\medie dimensioni, ma soprattutto nelle ristrutturazioni e
consolidamento di fondazioni esistenti.

Ci sono essenzialmente tre metodologie:


- pali radiceO¶DUPDWXUDqFRVWLWXLWDGDR al più 3 barre dispose al centro
del palo, gettato con miscela cementizia ad elevata resistenza;
- micropali: SDOLGLSLFFRORGLDPHWURLQFXLO¶DUPDWXUDqFRVWLWXLWDGDXQD
camicia (tubo) metallico annegato dentro una miscela cementizia di
acqua-sabbia e cemento con un dosaggio elevato;
- micropali valvolati: simili ai precedenti, ma sono dotati di fori per
O¶LQLH]LRQH GHO WHUUHQR FLUFRVWDQWH D TXRWH GHVLGHUDWH VSHFLH LQ WHUUHQL
stratificati.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.93 -

Strutture di fondazione

Vantaggi: - operazioni non rumorose e vibrazioni contenute;


- molto versatili, lunghezze a piacimento;
- discretamente economici;
- possono attraversare terreni disomogenei.

Svantaggi: - pali di modesta portata e quindi sono spesso numerosi;


- possibili problemi di punzonamento della fondazione

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.94 -


Strutture di fondazione

3.3.2. Plinti su pali

I plinti sono gli elementi di connessione fra i pali di fondazione e le strutture in elevazione, in
SDUWLFRODUH L SLODVWUL /R VWDWR GLVROOHFLWD]LRQH QHL SDOL GLSHQGH HVVHQ]LDOPHQWH GDOO¶HQWLWj GHOOH
azioni agenti, dal numero di pali, dalla loro disposizione e dalla forma del plinto.
- La forma in pianta dei plinti deve essere
costruttivamente semplice, di solito si adottano
forme rettangolari, quadrate o poligonale.
- È bene che il plinto sbordi rispetto al palo di
fondazione di almeno 10÷20cm, in virtù anche del
numero e dimensioni delle barre di armatura del
plinto in prossimità del palo.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.95 -

Strutture di fondazione

- I pali vengono usualmente posizionati ad un interasse non inferiore a 3 volte il loro diametro
(i=3D) al fine di limitare la loro mutua interazione che può ridurre notevolmente la loro
capacità portante (efficacia di una palificata). Possono essere adottate anche distanze
PDJJLRULPDLQWDOFDVRVLLQGXFRQRVROOHFLWD]LRQLPDJJLRULQHOO¶HOHPHQWRGLIRQGD]LRQH
- I plinti hanno generalmente una IRUPDWR]]D +•·D), avendo necessità di plinti rigidi al
fine di non sollecitare a flessione i pali, ma trasmettere solamente azioni assiali e ripartirle in
modo uniforme fra i pali presenti.
Si dividono perciò in plinti alti (a>45°) e plinti bassi(a>45°): questi ultimi sono da evitare.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.96 -


Strutture di fondazione

3.3.2.1. Plinti monopalo

I plinti monopalo sono costituiti da un solo palo collocato in asse al pilastro: sono generalmente
economici e di semplice realizzazione, però q IRUWHPHQWH VFRQVLJOLDWR O¶XWLOL]]R per i seguenti
motivi:
í necessità di un perfetto allineamento fra pilastro
e palo: non sono ammesse quindi eccentricità
accidentali in fase di esecuzione del palo;
í il palo è necessariamente soggetto ad azioni
taglianti e flettenti, quindi va calcolato
accuratamente con appositi modelli di calcolo e
conseguentemente dimensionato;

í necessità di prevedere travi di collegamento fra plinti per irrigidire e dare stabilità ai plinti,
per riprendere le azioni flettenti derivanti dai pilastri;

í tutta la capacità resistente viene affidata ad un solo palo, di cui non si ha la certezza della
ERQWjGHOO¶HVHFX]LRQH

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.97 -

Strutture di fondazione

Per determinare le capacità resistenti del palo nei confronti del


taglio e del momento flettente, si può considerare un palo come
una trave di fondazione su suolo elastico infissa verticalmente nel
terreno.
È bene comunque che il palo non sia particolarmente sollecitato a
flessione.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.98 -


Strutture di fondazione

3.3.2.2. Plinti a 2 pali

,SOLQWLDGXHSDOLKDQQRIRUPDLQSLDQWDUHWWDQJRODUHFRQGXHSDOLGLVSRVWLOXQJRO¶DVVHSULQFLSDOe
di sollecitazione del pilastro in modo da riprendere il momento flettente attraverso una coppia di
forze assiali (Momento/interasse pali).

Dal punto di vista del calcolo delle sollecitazioni si procede in maniera del tutto analoga a quanto
visto per i plinti superficiali, con la sola attenzione che la risultante della reazione del palo si
posizione esattamente in asse al palo, e quindi la tgD è valutata diversamente:

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.99 -

Strutture di fondazione

Tsd
N sd
tgD tgD
i 2  b 4
2 d

N sd i 2  b 4 i 2  b 4
Tsd Tsd,max Pmax
2 d d

Tsd,max
A s,min
f *
[mm 2 ] f *
sd d 0.85fsd
sd

con Pmax = portata del palo


Trattandosi di un meccanismo tirante-puntone, lo
sforzo di trazione rimane costante lungo tutto il
tratto, quindi la barra va adeguatamente ancorata.

Accanto alle armature di calcolo si suole prevedere


DQFKHXQ¶DUPDWXUDVXSHULRUHHORQJLWXGLQDOHDFRUUHUH
al fine di costituire una gabbia di armatura che
³FRQILQDFRQWLHQH´ LO FDOFHVWUX]]R Infine vengono
predisposte le riprese o chiamate della muratura
superiore in c.a.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.100 -
Strutture di fondazione

Trattandosi di strutture tozze, modellate con un traliccio del tipo tirante-puntone, non si eseguono
verifiche a taglio.

3.3.2.3. Plinti a 3 pali

In questi plinti, i pali sono generalmente disposti


secondo i vertici di un triangolo equilatero di lato
almeno pari a 3 volte il diametro del palo D.

Il plinto ha di conseguenza una forma


approssimativamente triangolare di larghezza tale da
sbordare rispetto al palo di circa 10÷20cm.

La risultante delle pressioni del pilastro va centrata sul


baricentro del plinto triangolare, in modo da sollecitare
i pali con sole azioni assiale di ugual entità.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.101 -

Strutture di fondazione

,O FDOFROR GHO SOLQWR VL HVHJXH VLPLOPHQWH DL SUHFHGHQWL QHOO¶LSRWHVL GL SOLQWR DOWR  LSRWL]]DQGR
uno schema a traliccio resistente (tirante-puntone) di tipo tridimensionale, che ai fini del calcolo
delle armature viene scomposto nelle due direzioni principali, disposte lungo le bisettrici dei
vertici.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.102 -


Strutture di fondazione

È consuetudine, come già visto per il plinto se due pali, dimensionare le armature per la massima
reazione Pmax del palo, per cui lo sforzo di trazione nel tirante (lungo la bisettrice) è pari a:

Tsd Pmax tgD tgD


2 3u i 3 2 i 33
d d
i 3
Tsd,max Pmax
3d
Nel caso di armature disposte lungo la bisettrice (caso a),

Tsd,max
As,min [mm 2 ] fsd* d 0.85fsd
fsd*
con Pmax = portata del palo

nel caso di armature disposte lungo i lati del plinto (caso b) (caso più frequente),
' Tsd,max 1 Pmax i 3 3 2
Tsd,max
2 cos 30q 2 d 3
'
' i ' Tsd,max
T sd,max Pmax A s,min *
[mm 2 ]
3d f sd
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.103 -

Strutture di fondazione

A rigore andrebbe tenuta in considerazione la forma e disposizione del pilastro (specie se


rettangolare), attraverso un parametro J:

tgD
2 3u i 3 2  J ˜ b0 i 3 3  J ˜ b0
con J 0.235 (nel caso in figura)
d d

3.3.2.4. Plinti a 4 pali

In questo caso i plinti presentano una forma rettangolare o quadrata con i pali collocati in
prossimità dei vertici del plinto, tale da sbordare rispetto al palo di circa 10÷20cm.

La risultante delle pressioni del pilastro


va centrata sul baricentro del plinto
rettangolare, in modo da sollecitare i
pali con sole azioni assiale di ugual
entità.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.104 -


Strutture di fondazione

Anche in questo caso si possono disporre le armature secondo 2 schemi resistenti, calcolate per
riprendere la massima reazione del palo Pmax secondo le seguenti espressioni:

Nel caso di armature disposte lungo la bisettrice (caso a),


iA 2  iB2 2
Tsd Pmax tgD tgD Tsd,max
d As,min [mm 2 ] fsd* d 0.85fsd
fsd*
iA 2  iB2
Tsd,max Pmax con Pmax = portata del palo
2d

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.105 -

Strutture di fondazione

nel caso di armature disposte lungo i lati del plinto (caso b),
'
' iA iA ' Tsd,max,A
Tsd,max,A Tsd,max Pmax As,min,A *
[mm2 ]
2
iA  iB 2 2d f sd

'
' iB iB ' Tsd,max,B
Tsd,max,B Tsd,max Pmax A s,min,B [mm2 ]
2
iA  iB 2 2d fsd*

Anche in questo caso, andrebbe tenuta in considerazione la forma e disposizione del pilastro
(specie se rettangolare), attraverso un parametro J:
i A 2  i B2 2 i A 2  i B2 2  J ˜ b0
tgD con J 0.353 (nel caso in figura)
d d

Infine, nel caso di plinto quadrato (trascurando J), si semplifica in :


i 2 2 i 2 2
tgD Tsd,max Pmax
d d

' 1 i
Tsd,max,A Tsd,max Pmax
2 2d
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.106 -
Strutture di fondazione

3.4. Paratie ed opere di sostegno provvisionali

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.107 -

Strutture di fondazione

3.5. Riferimenti bibliografici essenziali

í ³7HFQLFKHGLSURJHWWD]LRQHSHUVWUXWWXUHGLHGLILFLLQFD´ ± A. Cinuzzi e S. Gaudiano ±


Casa Editrice Ambrosiana

í ³,OFDOFRORGHOFHPHQWRDUPDWR´± R. Calzona e C.Cestelli Guidi ± Heopli

í ³Fondazioni´± C. Viggiani ± Hevelius Edizioni

í '0³1RUPH7HFniche per le Costruzioni ± 17&´

í D.M. LL.PP. 1996

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.108 -


Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 dott. ing. Isaia Clemente

4. ELEMENTI STRUTTURALI IN
CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO

Marzo 2010 ± v. 3.0 - Pag. 4.1 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.1. Generalità

Le strutture in Cemento Armato Precompresso, dette comunemente in c.a.p., sono caratterizzate


dalla presenza permanente di particolari coazioni, azioni artificiali esterne di compressione, oltre
ai carichi esterni applicati.
Uno stato di coazione è per definizione uno stato di sollecitazione interno al quale non
corrisponde alcun sistema di forze esterno.
Esempi di coazioni applicate su strutture sono certamente:
- Distorsione termica impedita: si prenda una trave incastrata ai due estremi soggetta ad una
variazione di temperatura uniforme 'T. Poiché la trave è incastrata la deformazione risulta
essere impedita con la conseguente nascita di forze interne, che possono essere facilmente
determinate immaginando prima di deformare la trave e poi di ripristinare la congruenza,
ULSRUWDQGR OD WUDYH QHOOD SRVL]LRQH RULJLQDOH 4XHVW¶XOWLPD RSHUD]LRQH FRPSRUWD
O¶DSSOLFD]LRQHGLXQDIRU]DQRUPDOHFKHDQQXOODFRPSOHWDPHQWHO¶DOOXQJDPHQWR 'L dovuto
alla variazione di temperatura.

- Il ritiro del calcestruzzo: nelle travi in cemento armato tale fenomeno, se impedito,
produrrebbe uno stato di coazione simile ad una diminuzione di temperatura con
conseguente nascita di uno stato di trazione.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.2 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Nel Cemento Armato Precompresso c.a.p. le coazioni artificiali impresse hanno lo scopo di
migliorare il comportamento della struttura in fase di esercizio, contenendo la deformabilità ed
impedendo (o limitando) la fessurazione della trave. Infatti, la presenza di una sollecitazione
artificiale di segno opposto a quello dovuto ai carichi applicati comporta tensioni risultanti
minori di quelle che si avrebbero se ci fossero solamente carichi applicati.
Generalmente la coazione è una compressione permanente che permette di ottenere una sezione
resistente completamente reagente, di rigidezza mediamente doppia di una sezione fessurata. Lo
stato di coazione viene impresso mediante acciai di elevate caratteristiche meccaniche.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.3 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Quando la pressollecitazione induce nella sezione solo tensioni di compressione


(precompressione completa) il calcolo allo stato limite di servizio diventa molto semplice, in
quanto i metodi di calcolo da adottare sono quelli classici della Scienza delle Costruzioni, cioè
con sezione interamente reagente. In questa condizione vale la sovrapposizione degli effetti: la
precompressione ed i carichi esterni si sommano per ottenere lo stato di sollecitazione finale.
La verifica in generale consiste in: V  Vp d Vadm

Occorre osservare però che mentre la sovrapposizione degli effetti è del tutto lecita, il principio
di proporzionalità viene meno.

V1 V1  V0
V1 o H1 V1 o H1
E E
2V1 2V1  V0
2V1 o H 2 2H1 2V1 o H 2 z 2H1
E E

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.4 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

In tal senso il metodo delle T.A. non può essere considerato valido anche ai fini della verifica a
rottura.
Nel cemento armato precompresso occorre effettuare le verifiche in ogni fase della vita della
struttura e poter valutare singolarmente ogni contributo agli sforzi interni, facilita tali operazioni.

Vantaggi:

- disponendo i cavi nella posizione opportuna si riesce ad annullare o quanto meno a ridurre
notevolmente gli effetti dei carichi esterni;
- VLKDO¶Dnnullamento o la riduzione delle tensioni di trazione nel calcestruzzo. Questo fa si
che tutto il materiale reagisca permettendo così sensibili riduzioni di sezione a parità di
carichi esterni rispetto a travi in c.a ordinario;
- gOL VIRU]L GL FRPSUHVVLRQH YHQJRQR DQFK¶HVVL QRWHYROPHQWH ULGRWWL SHU OD SUHVHQ]D GL
maggiore area resistente a compressione;
- sensibile riduzione delle tensioni principali di trazione dovute al taglio;
- sensibile riduzione degli effetti del ritiro. '¶DOWURQGHil fenomeno del ritiro tende a diminuire
lo stato di compressione contribuendo a diminuire il benefico effetto della precompressione;

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.5 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

- un elemento o una struttura in c.a.p. nelle varie fasi di costruzione è sottoposto di fatto a
VHYHUL FROODXGL FKH JDUDQWLVFRQR O¶RSSRUWXQD UHVLVWHQ]D DQFKH livelli di tensione che
normalmente non vengono mai più raggiunti in fase di esercizio ma comunque presenti
nelle fasi intermedie (ad esempio nella fase di precompressione);
- la tecnica della precompressione può essere applicata anche ad altre tipologie costruttive,
quali le strutture miste acciaio-calcestruzzo e le stesse strutture metalliche.

Svantaggi:

- malgrado la semplicità concettuale dei calcoli, la progettazione delle opere in c.a.p. richiede
consapevolezza e senso di responsabilità ancora maggiori rispetto alle normali opere in c.a.;
la tecnica della precompressione richiede un alto livello di specializzazione delle imprese
costruttrici e delle maestranze. Si pensi alle operazioni di messa in trazione dei cavi,
RSHUD]LRQHFKHULFKLHGHO¶XVRGLPDUWLQHWWLLGUDXOLFLRDOOHRSHUD]LRQLGLDQFRUDJJLRGHLFDYL
che richiede particolari tecnologie che verranno esaminate in seguito;
- le costruzioni in c.a.p. devono essere realizzate con materiali più resistenti e dunque più
costosi LQIDWWL O¶DFFLDLR XWLOL]]DWR GHYH HVVHUH LQ JUDGR GL sviluppare grandi deformazioni
(allungamenti) in campo elastico, cioè possedere un elevato limite elastico.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.6 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

L¶D]LRQH precompressione del cls è dovuta DOO¶DOOXQJDPHQWR GHOOH ³EDUUH GL


pressollHFLWD]LRQH´ FKH XQD YROWD ULODVFLDWH FUHDQR XQ accorciamento del calcestruzzo:
maggiore è la contrazione del cls, maggiore è la tensione di compressione nello stesso.
,Q UHDOWj QRQ YLHQH VIUXWWDWR WXWWR O¶DOOXQJDPHQWR LPSRVWR DOOH DUPDWXUH LQ TXDQWR XQD
buona parte viene persa per effetto dei seguenti fenomeni:
- ritiro del calcestruzzo;
- deformazione viscosa del cls: in condizione di carico
costante, scontata una prima deformazione elastica, si
ha anche una deformazione viscosa (aumento della
deformazione nel tempo a carico costante); questo
fenomeno avviene in un periodo temporale di qualche
mese;
- rilassamento delle armature di pressolecitazione:
diminuzione nel tempo della forza necessaria a
mantenere una determinata deformazione, cioè
diminuzione del modulo elastico. Al contrario della
deformazione viscosa, il fenomeno avviene nei primi
giorni.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.7 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Queste perdite vengono dette Perdite Differite di pressollecitazione e vengono ridotte


imponendo elevate deformazioni elastiche LQL]LDOLGHOO¶DFFLDLR.

In conclusione per ottenere un certo effetto bisogna tirate più del previsto, per scontare tutte
le perdite.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.8 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.2. Materiali

4.2.1. Il calcestruzzo

Il calcestruzzo impiegato nelle strutture in c.a.p. si differenzia da quello usato nel c.a. solamente
per una resistenza più elevata, ciò perché deve essere associato ad acciai di elevata resistenza e
perché nella fase di pressollecitazione i livelli di tensione raggiungibili possono essere
estremamente elevati.

Secondo il D.M. 14/01/2008, la classe minima di resistenza per le strutture in c.a.p. è C28/35,
mentre per il D.M.1996 era il Rck=30 MPa (max Rck=55)

A differenza del c.a., nelle strutture in c.a.p sono ammesse le trazioni (precompressione limitata),
a patto di prevedere idonea armatura diffusa in grado di riprendere tale trazione.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.9 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Resistenza a compressione a lungo termine in esercizio (SLE):

Le massime tensioni normali di compressione Vc, in esercizio a cadute di tensione avvenute,


devono rispettare la seguente limitazione (D.M.2008):
Vc  0.60f ck per la combinazione caratteristica (rara)
Vc  0.45f ck per la combinazione quasi permanente
fck resistenza caratteristica del cls a 28gg

Per spessori di calcestruzzo inferiori a 50mm, i valori vanno ulteriormente ridotti del 20%.

Resistenza a compressione iniziale in esercizio (SLE):

$OO¶DWWR GHOOD WHVDWXUD, quindi della precompressione, le massime tensioni normali di


compressione Vc, iniziale, devono rispettare la seguente limitazione (D.M.2008):

Vc  0.70f ckj f ckj resistenza caratteristica del cls al j-esimo giorno

Solo nella zona di ancoraggio delle armature si possono tollerare compressioni locali Vc prodotte
dagli apparecchi di ancoraggio pari a:
Vc  0.90fckj
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.10 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Valutazione della resistenza cilindrica nel tempo:

3HUODYDOXWD]LRQHGHOODUHVLVWHQ]DFLOLQGULFDGHOFOVDOO¶DWWRGHOOa precompressione, che avviene in


genere per un tempo diverso dai 28gg di maturazione richiesti dalla norma, si può adottare la
seguente formulazione (Ceb-Fip Model Code 1990):
§ 28gg ·
s¨¨1 ¸
© t ¸¹
f cm (t) f cm (28gg) u e

dove:
120

- s è un coefficiente che dipende dal 110 fcmj / fcm 28 gg

tipo di cemento: 100

90
s = 0.20 per cls a presa rapida ed 80

alta resistenza 70

60
s = 0.25 per cls a resistenza normale 50

e a presa rapida 40

30
s = 0.38 per cls a presa lenta 20

- t è il tempo di carico; 10

0
gg

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

- fcm(28gg) è la resistenza cilindrica a 28 giorni

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Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Resistenza a trazione a lungo termine in esercizio (SLE)::

Nel nuovo D.M. 14/01/2008 non viene citata la resistenza a trazione, mentre le precedenti
normative (D.M. 2005 e D.M. 1996) riportavano:

In ambienti moderatamente/poco aggressivi, sono ammesse tensioni normali di trazione Vt, in


esercizio a cadute di tensione avvenute, che devono rispettare la seguente limitazione:
Vt  0.07f ck D.M. 1996
f ctk
Vt  D.M. 2005 con J m,c riportato in Tab 5.1-XII
J m,c

Resistenza a trazione iniziale in esercizio (SLE)::

Analogamente, le precedenti normative (D.M. 2005 e D.M. 1996) riportavano:


³Vono ammesse tensioni di trazione fino a 0,10 fckj fermo restando l'obbligo di disporre armature
metalliche che assorbono l'intera risultante delle trazioni.
Nelle travi ad armature pretese sono ammesse tensioni di trazione iniziali pari a 0,05 fckj, senza
aggiunta di armatura sussidiaria, purché l'armatura pre-tesa sia ben diffusa nella zona soggetta a
trazione. In fasi intermedie e transitorie della costruzione è consentito superare nel conglomerato
cementizio il limite a trazione innanzi stabilito, purché le fasi successive provochino
l'annullamento dello stato di trazione.´
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Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.2.2. Gli acciai da precompressione


Per il cemento armato precompresso vengono utilizzati acciai ad alta resistenza (acciai
armonici), che presentano pertanto elevati valori di allungamento al limite elastico, necessari per
contenere le perdite. Essi presentano comportamento altamente fragile caratterizzato da una
elevata resistenza in assenza o quasi di snervamento.
Per tale motivo si adotta la
Acciaio convenzione di utilizzare il
da c.a.p. valore della tensione allo
0.2% di deformazione
UHVLGXD R DOO¶ GL
deformazione sotto carico
in sostituzione della
tensione di snervamento.
Acciaio
da c.a.
Tale tipologia di acciai può
arrivare a resistenze
GHOO¶RUGLQH GL 1500-1800
MPa.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.13 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Confrontando questi valori con quelli dell¶DFFLDLR GD FD  03D FLUFD  VL RVVHUYD XQD
resistenza superiore di 2÷3 volte. Tale aumento di resistenza si ottiene principalmente con i
seguenti provvedimenti:
- aumento della percentuale di carbonio (circa 0.6% contro i 0.2% delle barre da c.a.);
- aggiunta di elementi, quali manganese, silicio, vanadio o cromo;

- incrudimento mediante lavorazione a


freddo (trafilatura): nel caso dei fili si
opera una trafilatura che prevede tensioni
longitudinali di trazione e trasversali di
compressione;

- trattamenti termici di tempra seguiti da rinvenimento.

In realtà spesso questi trattamenti vengono combinati assieme per far triplicare la resistenza, ciò
fa comprendere il perché questi acciai non sono saldabili, sono molto sensibili alle alte
temperature di un incendio, sensibili alla corrosione.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.14 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Gli acciai da c.a.p. sono disponibili sotto forma di fili, trecce, trefoli e funi generalmente forniti
in rotoli o bobine, barre in fasci.
I fili
I fili, o vergella, sono un prodotto laminato si sezione piena,
generalmente fornito sottoforma di rotoli.
I fili possono essere tondi o di altre forme; vengono individuati
Inom = 2÷10mm
mediante il diametro nominale e non presentano snervamento.
1RQqFRQVHQWLWRO¶LPSLHJRGLILOLOLVFLQHOOHVWUXWWXUHSUHFRPSUHVVHDG
armature pre-tese. Ciascun rotolo di filo liscio, ondulato o con
impronte deve essere esente da saldature.
Le trecce
Una treccia è costituita da 2 o 3 fili avvolti ad elica intorno al loro
FRPXQH DVVH ORQJLWXGLQDOH SDVVR H VHQVR GL DYYROJLPHQWR GHOO¶HOLFD
sono eguali per tutti i fili della treccia;

I Trefoli
Un trefolo è costituito da più fili avvolti ad elica intorno ad un filo
rettilineo completamente ricoperto dai fili elicoidali.
,OSDVVRHGLOVHQVRGLDYYROJLPHQWRGHOO¶HOLFDVRQRXJXDOLSHUWXWWLi fili
di uno stesso strato.
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Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Le Funi
Le funi sono costituite da un gran numero di fili organizzati in vario
modo.
Le funi sono generalmente utilizzate per gli apparecchi di
sollevamento, come ascensori, montacarichi ed impianti a fune, e non
per il cemento armato precompresso.
Le Barre
La barra da c.a.p. è un prodotto laminato di sezione piena,
forniti soltanto in forma di elementi rettilinei e piuttosto
rigidi. Le barre possono essere lisce, a filettatura continua
o parziale, con risalti; vengono individuate mediante il
diametro nominale.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.16 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Gli acciaio da c.a.p. devono presentare le seguenti caratteristiche meccaniche secondo il D.M.
14.01.2008:

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.17 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Resistenza a trazione in esercizio (SLE)::


La tensione massima Vsp in esercizio a perdite avvenute di una armatura da c.a.p. di tipo pre-teso
o post-teso, tenendo conto di tutte le sollecitazioni agenti, è pari a:

Vsp  0.80 u (f p,(0.1),k ; f p,(1),k ; f p,y,k )


dove:
fp,(0.1),k è la tensione di trazione caratteristica allo 0.1% di deformazione residua;
fp,(1),k è la tensione di trazione caratteristica al 1% di deformazione;
fp,y,k è la tensione di trazione caratteristica allo snervamento;

La tensione massima iniziale Vspi DOO¶DWWRGHOODWHVDWXUD di una armatura da c.a.p. di tipo pre-teso,
è pari a:
°­0.90(f p,(0.1),k ; f p,(1),k ; f p,y,k ) °½
Vspi  min ® ¾ pre-teso
°¯0.80 u f p,t,k °¿
Nel caso di armatura di tipo post-teso, è pari a:
°­0.85(f p,(0.1),k ; f p,(1),k ; f p,y,k ) °½
Vspi  min ® ¾ post-teso
°¯0.75 u f p,t,k °¿

È ammessa per ciascuna tipologia una sovratensione non superiore a 0.05 fp,(0.1),k
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Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.3. La tecnologia della precompressione

4.3.1. Grado di precompressione


Gli elementi in cemento armato precompresso possono essere classificati in base a diversi
aspetti; una prima classificazione riguarda il grado di precompressione:

1. Cemento Armato Precompresso COMPLETO: la coazione di compressione iniziale è tale da


annullare le trazioni in tutte le
configurazione di sollecitazione.
2. Cemento Armato Precompresso NORMALE: nella configurazione di sollecitazione finale
sono presenti limitate tensione nel cls.
3. Cemento Armato Precompresso PARZIALE: la coazione di compressione iniziale non è
tale da annullare tutte le trazioni, che devono
essere riprese dalla armatura ordinaria del
c.a., detta armatura lenta.
4. Cemento Armato NORMALE: assenza di coazione di compressione iniziale,
devono essere disposte le armature da c.a.,
per riprendere tutte le trazioni.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.19 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.3.2. Precompressione interna, esterna o mista

1. Precompressione INTERNA:
(¶ODWHFQLFDPDJJLRUPHQWHXWLOL]]DWDODTXDOHSUHYHGHO¶DSSOLFD]LRQHGHOODSUHFRPSUHVVLone
con cavi interni, cioè con cavi immersi nel getto di calcestruzzo. A seconda che il cavo sia
WHVRSULPDRGRSRO¶LQGXULPHQWRGHOJHWWRGLFOVVLSDUODGL pre-tensione o post-tensione;

2. Precompressione ESTERNA:
In questo caso il cavo passa esternamente alla sezione. Ha il vantaggio di avere cavi sempre
ispezionabili e, se è il caso, possono essere ri-tesati o addirittura sostituiti. Si evita inoltre di
avere getti difficoltosi normalmente tali per le esigue dimensioni delle nervature. I cavi
HVWHUQLKDQQRSHUzORVYDQWDJJLRGLQRQDYHUHULVHUYHGRYXWDDOO¶DGHUHnza e di essere soggette
maggiormente alla corrosione. Tale tecnica viene generalmente utilizzata in ponti a conci
prefabbricati.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.20 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

3. Precompressione MISTA:
La precompressione mista viene in genere realizzata con precompressione interna a livello di
soletta inferiore e superiore e una precompressione esterna applicata a livello delle nervature
verticali che possono essere così progettate con spessori minori essendo il getto meno
difficoltoso. Esistono anche soluzioni con cavi interni non iniettati (protetti in stabilimento)
che hanno il vantaggio di poter essere ri-tesati e/o sostituititi.

4.3.3. Precompressione a fili aderenti o ad armatura pre-tesa


È una tecnica di precompressione interna, tipica della prefabbricazione industrializzata eseguita
in stabilimento, che prevede i cavi immersi nel getto di calcestruzzo ed trasferimento della forza
per aderenza.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.21 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Fase I: si dispongono i cavi (trecce e trefoli) di


SUHFRPSUHVVLRQH DOO¶LQWHUQR GHO FDVVHUR SULPD
del getto nella posizione voluta, tesati con uno
o due martinetti idraulici vincolati a due
blocchi di ancoraggio solidali con il terreno;

Fase II: la trazione voluta viene mantenuta per


il tempo necessario ad effettuare il getto di
FDOFHVWUX]]RHSHUUHDOL]]DUQHODSUHVDHO¶DYYLR
del suo indurimento.

Fase III: Eseguito il getto e raggiunto così


XQ¶opportuna caratteristica di resistenza del
cls, i fili vengono tagliati in corrispondenza
GHOOHVH]LRQLWHUPLQDOLGHOO¶HOHPHQWR

I fili non più tesi tenderanno ad accorciarsi, fenomeno al quale si oppone il cls che di
conseguenza risulta essere luogo di uno stato di coazione (precompressione). Si osservi che a
questo punto i cavi presentano una sollecitazione di trazione inferiore a quella iniziale, perché
DQFK¶HVVHVLVRQRDFFRUFLDWHFRQLOFDOFHVWUX]]RGLG
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.22 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.3.4. Precompressione a cavi scorrevoli o ad armatura post-tesa

Questa tecnica di precompressione può essere sia interna che esterna e consiste principalmente
QHOPHWWHUHLQWHQVLRQHXQFDYR WUHFFLDRWUHIROR OLEHURGLVFRUUHUHLQXQDJXDLQDDOO¶LQWHUQR o
HVWHUQRGHOO¶HOHPHQWRJLjJHWWDWRIn questo caso il trasferimento della forza avviene alla testata
del manufatto.
Le fasi sono le seguenti:

Fase I: VL SUHSDUD OD FDVVDIRUPD FRQ DOO¶LQWHUQR L FDYL contenuti entro guaine (quindi liberi di
scorrere) ed i dispositivi di fissaggio; si esegue il getto del manufatto; in alcuni casi,
vengono inserite solamente le guaine, infilando in un secondo momento i cavi.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.23 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Fase II: a getto avvenuto ed al raggiungimento delle opportune caratteristiche meccaniche del
calcestruzzo (resistenza necessaria ad assorbire in sicurezza le coazioni imposte), i cavi
vengono messi successivamente in tensione da martinetti idraulici a contrasto con
O¶HOHPHQWR GL FDOFHVWUX]]R OD WHVDWXUD SXz DYYHQLUH VX HQWUDPEH OH IDFFH Rppure una
sola GRSRDYHUEORFFDWRO¶HVWUHPRRSSRVWR

Fase III: raggiunto il livello di tensione voluto che corrisponde evidentemente allo stato di
precompressione voluto si procede al bloccaggio dei cavi attraverso opportuni
dispositivi brevettati, solitamente a forma di cuneo; si tolgono i martinetti e si procede
FRQO¶LQLH]LRQHGHOODPDOWDGLFHPHQWRQHOOHJXDLQH

/¶HIILFDFLDGHOPHWRGRGLSHQGHHYLGHQWHPHQWHGDOO¶HIILFDFLDGHJOLDQFRUDJJLWHUPLQDOL.

Con questa tecnica, in ogni istante si ha sempre O¶XJXDJOLDQ]DIUDO¶D]LRQHVXOFDOFHVWUX]]R1c e


quella di trazione sul cavo Nsp

Al contrario del metodo precedente, il cavo può essere tesato più volte fin tanto ché la guaina
non viene iniettata e sigillata.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.24 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.3.5. I sistemi di ancoraggio


I sistemi di ancoraggio sono diversi e spesso brevettati dalle singole ditte, ma sostanzialemtne
derivano tutti dalle due seguenti tipologie:

1. Ancoraggio a cuneo (Fressinet)

,O WURQFR GL FRQR FHQWUDOH YLHQH WUDVFLQDWR DOO¶LQWHUQR GHOO¶HOHPHQto dalla forza di trazione e
quindi premuto contro la sua sede, fino ad auto bloccarsi.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.25 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

2. Ancoraggio a testa cilindrica

In entrambi i dispositivi bisogna prestare molta attenzione alla zona di ancoraggio: infatti nel
punto di contatto e trasferimento della forza di pre-compressione si generano picchi di tensione
molto elevati. La forza di precompressione induce tensioni di compressione elevate nella
direzione del cavo, ma anche tensioni di trazioni ortogonali alle precedenti.
Per riprendere le tensioni di trazione e
contemporaneamente confinare il cls soggetto a
compressioni elevate bisogna prevedere
XQ¶DUPDWXUD WUDVYHUVDOH PROWR ILVVD VWDIIH
molto ravvicinate), detta armatura di frettaggio.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.26 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.3.6. Iniezione dei cavi

Nei manufatti ad armature post-tesi, dopo la tesatura finale, si deve procedere alla sigillatura
GHOOD JXDLQD DO FXL LQWHUQR VFRUUH LO FDYR /D VLJLOODWXUD DYYLHQH FRQ O¶LQLH]LRQH GL PLVFHOH
cementizie (malte con inerti molto fini) o resine ad hoc.

/¶LQLH]LRQHYLHQHHVHJXLWDSHULVHJXHQWLVFopi:

- 3URWH]LRQHGHOO¶DFFLDLRSRVW-teso dalla corrosione;


- 5HDOL]]DUH O¶DGHUHQ]D IUD il cavo e la guaina (e quindi il calcestruzzo) per migliorare le
condizioni di sicurezza a rottura. A tal fine si possono anche utilizzare guaine
opportunamente corrugate aOO¶LQWHUQRHHVWHUQR

'RSR O¶LQLH]LRQH LO FDYR GD SUHVVROOHFLWD]LRQH ³YDOH´ DQFKH FRPH DUPDWXUD lenta, cioè può
ULSUHQGHUHOHWUD]LRQLSUHVHQWLQHOO¶elemento in c.a.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.27 -


Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 dott. ing. Isaia Clemente

4.4. Le Tensioni a Vuoto

4.4.1. Precompressione a fili aderenti o ad armatura pre-tesa


Maturato il getto si esegue il taglio dei fili, che tenderanno ad accorciarsi; a questo fenomeno si
oppone il calcestruzzo che di conseguenza risulta essere luogo di uno stato di coazione
(precompressione).
Si osservi che a questo punto i cavi presentano una sollecitazione di trazione inferiore a quella
LQL]LDOHSHUFKpDQFK¶HVVi si sono accorciati con il calcestruzzo di G



N0 = trazione iniziale dei cavi (nota)


Nc = compressione calcestruzzo

N0-'N = trazione reale cavi

Possiamo scrivere le equazioni GLFRQJUXHQ]DHGHTXLOLEULRQHOO¶LQFRJQLWDLSHUVWDWLFD'N:


Nc L 'N L
eq. di congruenza
EcAc EpAp
con n coefficiente di
Nc L Ep Ap Ep Ap Ap omogeneizzazione istantaneo
˜ 'N Nc Nc n
EcAc L Ec Ac Ac Ep/Ec

Marzo 2010 ± v. 3.0 - Pag. 4.28 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Nc N 0  'N eq. di equilibrio


Ap
N0 N c  'N Nc  Nc n
Ac
§ A · § A  nA p ·
N0 N c ¨1  n p ¸ N c ¨ c ¸
© Ac ¹ © Ac ¹
Da cui si ricava la compressione nel cls e relativa tensione Vc
Ac N Ac N0
Nc N0 Vc = 0
A c  nA p A c A c  nA p Aid

/DIRU]DUHVLGXDQHOO¶DFFLDLRYDOHHYLGHQWHPHQWH1c (per equilibrio).


La caduta di tensione è pari a :
'N N c n A p A c nN c
'Vp n ˜ Vc
Ap Ap Ac
Vp V0  'Vp V0  n ˜ Vc
Riassumendo, la tensione nel calcestruzzo è pari alla tensione iniziali N0 GLYLVRO¶DUHDLGHDOH$id,
mentre la caduta di tensione dovuta al rilascio dei cavi è n volte la sollecitazione nel cls Vc.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.29 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

1HOFDVRLQFXLO¶DUHDGHOO¶DFFLDLRGDSUHFRPSUHVVLRQHsia pari alO¶XQSHUFHQWRGL$c , si ha una


perdita di:
Nc Ac 100
0.93
N 0 A c  nA p 100  7 u1

cioè la compressione sul cls è pari al 93% del carico iniziale applicato al cavo (7% di perdita).

Se il cavo non fosse baricentrico, bisognerebbe utilizzare le formule della pressione eccentrica.
N0 N0 ˜ e
Vc r y
A id J id
N0 ªN N ˜ e2 º
Vp V0  n ˜ Vc n« 0 r 0 »
Ap ¬ A id J id ¼

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.30 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.4.2. Precompressione a cavi scorrevoli o ad armatura post-tesa

,Q TXHVWR FDVR L FDYL YHQJRQR WHVDWL GRSR OD UHDOL]]D]LRQH GHOO¶HOHPHQWR LQ FD DJHQGR FRQ
appositi martinetti alle testate del manufatto.

IQRJQLLVWDQWHVLKDXJXDJOLDQ]DIUDO¶D]LRQHGLWUD]LRQHVXOFDYRHODFRPSUHVVLRQHVXOFOV:

Nc Np N
N N
Vc Vp
Ac Ap

Nel caso di cavo eccentrico, si devono utilizzare le formule della pressione eccentrica:
N N˜e N
Vc r y Vp
Ac Jc Ap

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.31 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.5. Carichi Equivalenti alla Precompressione

Spesso, per semplicità, si vuole associare ad una generica precompressione, ossia ad una
possibile disposizione dei cavi, un sistema di carichi esterni equivalenti che producono nelle
struttura le stesse deformazioni e lo stesso regime tensionale; in questo modo la precompressione
viene trattata come se fosse un carico agente ed opportunamente combinato con le altre azioni:

m n
Fd ¦J jg Gjk  JpPk  J1qQ1k  ¦ Jiq \0iQik
j 1 i 2

Le nuove Norme tecniche D.M. 14.01.2008 fissano il coefficiente parziale di sicurezza Jp = 1.0,
mentre il D.M. 1996 fissava i seguenti valori:
Jp = 0.9 (1.2 se il suo contributo diminuisce la sicurezza)

Si noti che i carichi equivalenti sono per loro natura equilibrati, nel senso che in un sistema
staticamente determinato (isostatico) non inducono reazioni vincolari; nei sistemi iperstatici,
invece, i carichi equivalenti (e perciò anche la precompressione) producono in generale reazioni
vincolari però comunque auto-equilibrate.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.32 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.5.1. Cavo Risultante C.R.

Si definisce Cavo Risultante (indicato come C.R.) il cavo fittizio che esercita in ogni sezione uno
sforzo uguale alla risultante delle forze di precompressione e con la stessa eccentricità, cioè
genera lo stesso effetto dei cavi reali.

Se la tensione di trazione Vsp è la medesima in tutti i cavi, il Cavo Risultante si troverà nel
baricentro del sistema di cavi effettivi:

n n
P ¦ A
i 1
pi ˜ V pi Vp ¦ A pi
i 1

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.33 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Ai fini del calcolo del c.a.p. si ipotizza che:


1) i cavi siano assimilabili a fili e pertanto resistono solamente a trD]LRQHLQROWUHVLIDO¶LSRWHVL
di trascurare completamente il peso proprio del cavo:
M 0 (EJ=0) N z 0
2) L FDYL DVVXPRQR VSRQWDQHDPHQWH OD FRQILJXUD]LRQH FKH FRPSRUWD O¶HTXLOLEULR IUD IRU]H
interne e forze esterne;
3) LQTXHVWDIDVHVLWUDVFXUDO¶DWWrito fra cavo / struttura;
4) un cavo con tracciato curvilineo che si appoggia su una superficie regolare, esercita su di
essa una pressione pari a:
P ªF º
p(s)
R(s) ¬ L¼
con :
P = forza di trazione nel cavo;
R(s) = raggio di curvatura della curva assunta dal cavo;
p(s) = pressione sulla superficie.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.34 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.5.2. Cavo rettilineo baricentrico (post-teso)

Consideriamo una trave in c.a.p. a cavi post-tesi, con Cavo Risultante baricentrico.
In corrispondenza degli ancoraggi di estremità si ha la trasmissione delle forze dal dispositivo di
bloccaggio al cls: la trave risulta compressa con un carico P e, ad una certa distanza dal
dispositivo, le tensioni nel calcestruzzo sono uniformi:
le tensioni nel
calcestruzzo sono
costanti e pari a

P
Vc
Ac

In questo caso si ha:


&DYR5LVXOWDQWH&5Ł/LQHDGHOOH3UHVVLRQL

la risultante delle forze agisce in corrispondenza del baricentro, quindi compressione centrata.
Tale soluzione si applica quando trave è soggetta ad una forza esterna di trazione uniforme.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.35 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.5.3. Cavo rettilineo eccentrico (post-teso)

Consideriamo una trave in c.a.p. a cavi post-tesi, con Cavo Risultante orizzontale eccentrico ³H´.
La risultante delle compressioni P FRQHFFHQWULFLWj³H´qHTXLYDOHQWHDGXQVLVWHPDDULVXOWDQWHP
centrata ed un momento pari a M = P e: in tal caso la trave è soggetta a pressoflessione (P , M).

Le tensioni nel calcestruzzo


sono lineari e pari a

P P˜e
Vc r y
A J

Anche LQTXHVWRFDVRVLKD&DYR5LVXOWDQWH&5Ł/LQHDGHOOH3UHVVLRQL
Tale soluzione si applica quando trave è soggetta a due momenti uguali alle estremità.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.36 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.5.4. &DYRUHWWLOLQHRLQFOLQDWRULVSHWWRDOODOLQHDG¶DVVH SRVW-teso)

Consideriamo una trave in c.a.p. a cavi post-tesi, con Cavo Risultante inclinato di un angolo D
ULVSHWWRDOODOLQHDG¶DVVH HGHFFHQWULFLWjDJOLHVWUHPLSDULD³H´ H1 = e2).

Per prima cosa verifichiamo che il sistema sia autoequilibrato:

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.37 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Eq. Traslazione H P cos D  P cos D 0


Eq. Traslazione V P sin D  P sin D 0
Eq. Rotazione P cos D ˜ e2  P cos D ˜ e1  P sin D ˜ L 0
cos D e 2  e1 sin D ˜ L
cos D e 2  e1
1
sin D L
1
tan D 1
tan D

I carichi equivalenti consistono in:

- Una forza di compressione pari a P cos D


- Una forza di taglio pari a P sin D
- Una coppia pari a Pe cos D

$QFKHLQTXHVWRFDVRVLKD&DYR5LVXOWDQWH&5Ł/LQHDGHOOH3UHVVLRQL

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Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.5.5. &DYRSDUDEROLFRDQFRUDWRDOO¶HVWUHPLWjnei baricentri delle sezioni (post-teso)

Consideriamo una trave in c.a.p. a cavi post-tesi, con Cavo Risultante a tracciato parabolico,
simmetrico rispetto alla mezzeria, ancorato in corrispondenza dei baricentri delle sezioni di
estremità e freccia pari a ³f´ in mezzeria.
In questo caso le caratteristiche della sollecitazione dipendono dalla posizione relativa tra il cavo
e il baricentro della sezione.

9DOXWLDPRO¶HTXD]LRQHFKHGHVFULYHLOWUDFFLDWRGHOFDYR

y a ˜ x2
2 4f
x L
2 2
y a˜ L f a=
L2
4f 2
y x
L2

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Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

La funzione y(x) UDSSUHVHQWDO¶HT. del cavo nel sistema di riferimento rappresentato in figura.

Poiché generalmente la lunghezza L predomina sulle altre due dimensioni (elementi snelli), si
può pensare D piccolo e quindi:
\¶(x) # tan D x tan D # sin D #D  cos D # y''=1/R
In questo caso si ha:
dy 8f d2 y 8f
y' x y ''
dx L2 dx 2 L2
8f L 4f
y '(L / 2)
L2 2 L
4f
tan D L / 2 # sin D L / 2 #
L

Quindi:
4f
Taglio pari a: P sin D (L/2) # P
L
Compressione pari a: P cos D (L/2) # P
P 8f
il carico ripartito sulla superficie curva: p(s) # Py '' P
R L2
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Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

P P

P P

p V  UDSSUHVHQWD O¶D]LRQH GLVWULEXLWD FKH LO FOV HVHUFLWD VXO FDYR D FDXVD GHOOD sua continua
deviazione; a sua volta il cavo esercita una pressione uguale ed opposta sul cls. Queste pressioni
radiali sono a componente orizzontale nulla (per simmetria), pertanto è efficace solamente la
componente verticale p ( in modulo circa uguale a p(s) per D piccoli).

T T

P
P
P

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.41 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Scrivendo gli equilibri alla traslazione verticale, orizzontale e alla rotazione si dimostra che il
sistema equivalente è equilibrato.
Eq. Traslazione H PP 0
4f 4f 8f
Eq. Traslazione V P  P  P 2 ˜L 0
L L L
4f 8f L
Eq. Rotazione P ˜L  P 2 L˜ 0
L L 2

Affinché siano rispettate le ipotesi (D piccolo) la freccia f deve essere piccola, cioè il cavo deve
HVVHUHPROWR³VFKLDFFLDWR´

Tale soluzione si applica quando trave è soggetta ad un carico distribuito q costante.

Il tracciato di tipo parabolico è tipico della tecnologia post-tesa.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.42 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.5.6. Cavo parabolico, ancorato in sezioni intermedie (post-teso)

Nelle figure seguenti sono riportati i Carichi Equivalenti alla precompressione nel caso di cavo
SDUDEROLFRDQFRUDWRLQVH]LRQLLQWHUPHGLHDOO¶HVWUDGRVVRGHOODWUDYH.

/H OLQHH WUDWWHJJLDWH WUDFFLDWH QHL GLDJUDPPL GL VROOHFLWD]LRQH ULSRUWDQR LO ³UHDOH´ DQGDPHQWR
delle sollecitazioni tenendo conto che, GRSRO¶DQFRUDJJLR, F¶quna zona di transizione, nella quale
le forze interne si diffondono fino a raggiungere le V e W previste teoricamente.

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Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

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Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.5.7. 2 Cavi parabolici, ancorati in sezioni diverse (post-teso)

Nella figura seguente sono riportati i


Carichi Equivalenti alla
precompressione nel caso di due
cavi parabolici ancorati in sezioni
differenti.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.45 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.5.8. Cavo poligonale (post-teso)


Nella figura seguente sono riportati i Carichi Equivalenti alla precompressione nel caso di un
cavo poligonale ancorato in corrispondenza del baricentro delle sezioni di estremità.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.46 -

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4.5.9. Sistemi iperstatici

Nel caso di una struttura iperstatica il sistema di carichi equivalenti alla precompressione mostra
tutte le sue potenzialità. Invece di utilizzare i metodi classici per valutare le reazioni iperstatiche
dovute alla precompressione, si può infatti adottare il sistema equivalente che permette di
studiare la precompressione come una serie di carichi distribuiti e concentrati trattabili al pari dei
carichi esterni. Essa però darà in generale luogo a reazioni iperstatiche che compaiono anche in
assenza di forze esterne (stato di coazione).

Si consideri ad esempio la trave a due campate con una Cavo Risultante rettilineo ed eccentricità
SDULD³H´

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.47 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Si tratta di una trave iperstatica con uno sforzo normale e due coppie agenti alle estremità; per
GHWHUPLQDUH O¶LQFRJQLWD LSHUVWDWLFD X si fa uso del Metodo delle Forze: si rende la struttura
isostatica rimuovendo un vincolo, si impone al suo posto una forza incognita determinata con le
equazioni di congruenza

Eq. congruenza KB 0
KB KB P, P ˜ e  KB X

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Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

3
X 2L
KB (X)
48EJ

KB (P ˜ e)
P ˜ e 2L
16EJ

3 2
X 2L P ˜ e 2L
KB 2 0
48EJ 16EJ
X L P ˜ e
KB  0
24 8

3 P ˜ e
o X
L

Di seguito si riportano i diagrammi delle caratteristiche della sollecitazione dovute solamente alla
precompressione P:
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.49 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Anche in questo caso, i carichi equivalenti


alla precompressione sono auto equilibrati,
però fanno intervenire i vincoli.

Infatti, mentre in una struttura isostatica il


C.R. coincide sempre con la Linea delle
Pressioni L.P., in una struttura iperstatica ciò
non avviene in generale:

La Linea delle Pressioni è ³quella linea (in generale una curva) che congiunge tutti i centri di
pressione VLWL QHOOH VH]LRQL GHOO¶HOHPHQWR´ FLRq è la direzione della risultante degli sforzi di
compressione.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.50 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.5.10. Cavi Equivalenti e Cavo Concordante

Consideriamo ora diversi tracciati poligonali del C.R. con la stessa eccentricità agli estremi:

Per piccole eccentricità, si può assumere D piccolo e pertanto si ha: cosD= 1, sinD= tgD

Attraverso gli equilibri alla traslazione e alla rotazione si dimostra che il sistema equivalente è
ancora equilibrato, PDSUHVHQWDUHD]LRQLYLQFRODULGLYHUVHLQIXQ]LRQHGHOO¶DQJRORD.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.51 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

In figura sono indicate in rosso le


reazioni vincolari espresse in
funzione di D (angolo di
inclinazione del cavo rispetto
DOO¶DVVHGHOODWUDYH 

Al variare di D, NON variano le


caratteristiche della sollecitazione,
cioè tutti i cavi C.R.i presentano
le stesse sollecitazioni e stessa
Linea delle Pressioni.

In una trave iperstatica si definisce famiglia di Cavi Equivalenti tutti quei cavi che presentano
- la stessa eccentricità agli estremi;
- la medesima linea delle pressioni;
- comportano reazioni vincolari diverse in funzione di tgD
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.52 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

In altre parole tutti i Cavi Equivalenti di una famiglia differiscono tra loro solamente per
O¶HFFHQWULFLWjLQFRUULVSRQGHQ]DGHOO¶DSSRJJLRLQWHUPHGLRHOHFRQVHJXHQWLUHD]LRQLYLQFRODUL

Inoltre, data una famiglia di cavi equivalenti, la loro comune linea delle pressioni si chiama
Curva Stabile delle Pressioni.

Infine, data una famiglia di cavi equivalenti, si può passare da un caYR DOO¶DOWUR PHGLDQWH XQD
Trasformazione Lineare che lascia invariate le eccentricità terminali e le curvature dei cavi,
alterando solo le eccentricità agli appoggi intermedi.

Consideriamo ora un particolare cavo equivalente WDOHFKHO¶HFFHQWULFLWjLQPH]]HULDqSDULDH

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.53 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Anche questo tracciato del C.R. presenta la stessa linea delle pressioni L.P. ma diverse reazioni
vincolari: più precisamente il tracciato del cavo coincide con la L.P. e si dimostra che le reazioni
vincolari sono nulle:

in base alla geometria del cavo si ha:


e  e 2 3e 2
tg D
L L

quindi la reazione in A e in C vale:


3Pe 3Pe 3e 2
 P ˜ tgD P 0
2L 2L L

la reazione in B vale:
Le reazioni sono nulle, cioè i vincoli non
3Pe 3Pe 3e 2
 2P ˜ tgD  2P 0 intervengono.
L L L

Si definisce Cavo Concordante C.C. quel Cavo Risultante C.R. appartenente ad una famiglia di
Cavi Equivalenti tale che, in una struttura iperstatica, non fa reagire i vincoli; ciò avviene quando
il cavo coincide con la Linea delle Pressioni L.P.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.54 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Riassumendo:

- nelle strutture isostatiche: &DYR5LVXOWDQWH&5Ł/LQHDGHOOH3UHVVLRQL

- nelle strutture iperstatiche, in genere&DYR5LVXOWDQWH&5/LQHDGHOOH3UHVVLRQL

- nelle strutture iperstatiche, quando un Cavo Risultante coincide con la Curva (Linea) delle
Pressioni non provoca reazioni vincolari e viene detto Cavo Concordante

nelle strutture iperstatiche: Cavo Concordante C.C. = Linea delle Pressioni

- dato un Cavo Concordante si può dedurre una famiglia di Cavi Equivalenti mediante
trasformazioni lineari.

OSS:
In generale si cerca di progettare un tracciato del cavo che eviti la formazione di reazioni
iperstatiche senza però alterare il sistema equivalente (Cavo Concordante).
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4.6. Perdite di Precompressione

Dopo aver analizzato la tecnologia della precompressione, i materiali utilizzati ed esposto alcuni
casi semplici per determinare i carichi equivalenti, è necessario analizzare tutti quei fenomeni
FKHWHQGRQRDULGXUUHO¶HIIHWWRGHOODSUHFRPSUHVVLRQH

Le perdite della precompressione si classificano in:


- PERDITE ISTANTANEE, cioè che si verificano nel momento stesso in cui si introducono
le forze di pressolecitazione:
x Perdite al martinetto (pre-teso e post-teso)
x Perdite agli ancoraggi (pre-teso e post-teso)
x Perdite per attrito tra cavi, tra cavi e guaine (post-teso)
x Perdite per deformazione elastica istantanea (pre-teso e post-teso)
- PERDITE DIFFERITE, cioè che si verificano dopo un certo lasso di tempo, più o meno
lungo:
x Perdite per ritiro del calcestruzzo
x Perdite per deformazione viscosa del calcestruzzo
x 3HUGLWHSHUULODVVDPHQWRGHOO¶DFFLDLRGDSUHFRPSUHVVLRQH

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Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.6.1. Perdite istantanee


4.6.1.1. Perdite istantanee al martinetto ed agli ancoraggi
Queste perdite sono intrinseche del sistema di precompressione adottato (brevettato) e la stessa
ditta specializzata in fase di esecuzione adotta una serie di correzioni della tesatura.

Generalmente la trazione imposta dal martinetto è


leggermente maggiore proprio per assorbire la perdita del
dispositivo di serraggio (solitamente cunei tronco-conici):
affinché i cunei blocchino il cavo ci deve essere un minimo
rientro del cavo.

Queste perdite sono presenti sia nella tecnologia pre-tesa a


fili aderenti, sia in quella a cavi post-tesi.

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4.6.1.2. Perdite istantanee per attrito


Le perdite per attrito appartengono esclusivamente al sistema post-teso in cui i cavi vengono
WHVDWLGRSRLOJHWWRGHOPDQXIDWWRHVFRUURQRDOO¶LQWHUQRGLDSSRVLWHJXDLQH
Le perdite avvengono ovviamente nel tratto curvo, per effetto del cavo appoggiato sulla
superficie interna della guaina che preme a sua volta su quella in calcestruzzo generando attriti;
ma anche nei tratti rettilinei, dovuti essenzialmente al serpeggiamento in pianta del cavo
RQGXOD]LRQLGHOODJXDLQDDOO¶DWWRGHOODPHVVDLQRSHUD ed alle imperfezioni delle superfici interne
delle guaine).
Generalmente il cavo viene teso da un solo lato con una forza N1 nota, mentre il lato fisso è
soggetto ad un forza N2 (incognita) inferiore a causa delle perdite: N2 = N1 - 'N

Perdite per attrito in curva


Sul generico tratto curvo del cavo agiscono le seguenti forze:
Ni IRU]DGLWUD]LRQHQHOFDYRDOO¶HVWUHPRL
p(s) = forze di deviazione [F/L]
W V  IRU]HG¶DWWULWR>)/@
dP = risultante delle forze di deviazione [F]
dT = risultante delle forze di attrito [F]

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Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

posto D piccoli:
dD dD dD
ds RdD sin # cos #1
2 2 2

Eq. di equilibrio dir.y


dD dD
dP  N  N  dN 0
2 2
dD
dP  2N 0 dP NdD
2
dP # pds pRdD
N
p forza di deviazione[F/L]
R

Eq. di equilibrio dir.x N  dT  N  dN 0


dT dN
in situazione di attrito (scorrimento incipiente) dT f c ˜ dP
ma dP NdD
con fc coefficiente di attrito
ds
dT dN f c ˜ NdD f c ˜ N
R
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Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

dN
/¶HTXD]LRQHGLIIHUHQ]LDOH f c ˜ dD
N
N1
efc D N1 ! N 2
N2
integrata fra i limiti N1 e N2 fornisce la seguente soluzione:
N2 N1e  fcD (incognita)

per D piccoli (D < 30°) può essere sviluppata in serie approssimando a:


N 2 N1 1  f c D
'N
fcD con D in radianti
N1
Generalmente si ha H / L = 1/15 pertanto,
nel caso di cavi ancorati alle estremità si ha D#q÷q
QHOFDVRGLFDYLDQFRUDWLDOO¶HVWUDGRVVRVi ha D#q÷q

Per il coefficiente di attrito fc, in assenza di dati sperimentali, si possono assumere i seguenti
valori in funzione del tipo di guaina e superficie di appoggio:
cavo su calcestruzzo liscio fc = 0.50
cavo in guaina metallica fc = 0.30
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Perdite per attrito in rettilineo

4XHVWHSHUGLWHGLSHQGRQRHVVHQ]LDOPHQWHGDOODFXUDSRVWDQHOODGLVSRVL]LRQHGHLFDYLDOO¶LQWHUQR
del cassero prima del getto, cercando di evitare il serpeggiamento in pianta.
La perdita di tensione in rettilineo dipende linearmente da carico di trazione applicato e dalla
lunghezza del tratto considerato:
'N N1 ˜ f L ˜ x
N2 N1 1  f L ˜ x
'N
fL ˜ x
N1

Per il coefficiente di attrito fL, in assenza di dati sperimentali, si possono assumere i seguenti
valori in funzione del tipo di superficie:
calcestruzzo liscio fL = 5x10-3
guaina metallica fL = 3x10-3

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Perdite per attrito lungo la trave

Se un cavo ha un tracciato curvilineo si dovranno sommare i due contributi, tenendo in


FRQVLGHUD]LRQH O¶DWWULWR LQ UHWWLOLQHR nel tratto lineare (in pianta), ma anche nel tratto di cavo
curvo (in prospetto): nella lunghezza rettilinea x sono inclusi sia i tratti lineari sia quelli in curva,
cioè tutta la lunghezza del cavo in pianta.

In conclusione, la tesatura da un solo lato è particolarmente svantaggiosa: per tale motivo, se non
è possibile la doppia tesatura, in fase di esecuzione è bene prevedere almeno una tesatura
alternata dei cavi, così da ottenere una sollecitazione di precompressione sufficientemente
uniforme.
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Esempio

6L FRQVLGHUL XQ FDYR GD SUHFRPSUHVVLRQH OXQJR P EORFFDWR DOO¶HVWUHPR ³(´ H WHVR GDO
PDUWLQHWWRDOO¶HVWUHPR³$´FRQXQDWHQVLRQHGL MPa.

20qS
D 20q 0.349 rad fc 0.30 fL 3x103
180q
VA 1000 MPA

VB VA  VA f c D  V A f L x 1000  1000 u 0.3 u 0.349  1000 u 0.003 u 10 865 MPa

VC VB  VBf L x 865  865 u 0.003 u 5 852 MPa

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Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

VD VC  VC f L x 852  852 u 0.003 u 5 839 MPa

VE VD  VD f c D  VD f L x 839  839 u 0.3 u 0.349  839 u 0.003 u10 726 MPa

Quindi in totale:
VA 1000 MPa VE 726 MPa
'V 1000  726 274 MPa
cioè pari a 27.4%

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4.6.1.3. Perdite per deformazione elastica istantanea

Armatura post-tesa

Negli elementi ad armatura post-tesa la precompressione viene impressa in generale attraverso un


certo numero N di cavi tesi non contemporaneamente.
Quando si parla di perdite per deformazione elastica istantanea non ci si riferisce
DOO¶DFFRUFLDPHQWR GHO FDOFHVWUX]]R GRYXWR DOOD WHVDWXUD GHO FDYR WHVR LQ TXHOO¶LVWDQWH PD
DOO¶DFFRUFLDPHQWRGHLFDYLWHVLLQSUHFHGHQ]DLQIDWWLODPHVVDLQWLURGHOO¶Q-esimo cavo provoca
una caduta di tensione negli N-1 cavi tesati in precedenza.

Supponiamo di avere N cavi: alla tesatura del secondo cavo, il primo, già tesato, subirà una
perdita pari a:
'Vc Vc
'Vp,1 E p 'Hp,1 E p 'Hc 'Hc
Ec N ˜ Ec
dove:
'Hc qO¶DFFRUFLDPHQWRGHOFOV(fibra baricentrica) dovuto alla tesatura di un solo cavo;
'Vc è tensione di compressione nel cls dovuta alla tesatura di un solo cavo;
Vc è tensione di compressione nel cls finale dovuta alla tesatura degli N cavi.

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Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Vc Vc 'Vp,i rappresenta la perdita parziale di un cavo alla


'Vp,1 Ep n
N ˜ Ec N tesatura del successivo.
Vc
'Vp,i n
N

Complessivamente, si osserva che il primo cavo subisce (N-1) perdite, il secondo (N- « LO
penultimo (N-(N-1)) perdite e ovviamente O¶XOWLPRFDYR121VXELVFHSHUGLWH.

'Vp,media
N  1 n Vc
La perdita di tensione media negli (N-1) cavi risulta pari a: 2 N

*HQHUDOPHQWH O¶LQFLGHQ]D GL TXHVWD SHUGLWD q PRGHVWD DOO¶LQFLUFD LO  GHOOD WHQVLRQH LQL]LDOH
GHOO¶DFFLDLR

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Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Armatura pre-tesa

Nei sistemi ad armatura pre-tesa il fenomeno è diverso: infatti non è corretto pensare che
O¶DFFRUFLDPHQWRGHOFOVSURGXFDXQDSHUGLWDGLFRD]LRQH.

Nel momento del trasferimento della pre-tensione al calcestruzzo questo subisce un


DFFRUFLDPHQWRFRPHLOFDYRPDO¶HQHUJLDSRWHQ]LDOHWRWDOHGLGHIRUPDzione rimane invariata e
O¶DFFRUFLDPHQWRqLQGLVSHQVDELOHSHUPHWWHUHLQFRD]LRQHLOFOV

In altri termini, la GLPLQX]LRQH GL WHQVLRQH QHOO¶DFFLDLR q OD PDQLIHVWD]LRQH GHO WUDVIHULPHQWR
GHOO¶HQHUJLDGLGHIRUPD]LRQHHODVWLFDGDOO¶DFFLDLR LPPDJD]]LQDWRLQfase di tesatura al banco) al
calcestruzzo che si accorcia. Questa diminuzione di tensione è essenziale per avere la
SUHFRPSUHVVLRQHGHOO¶HOHPHQWR

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.67 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.6.2. Perdite differite


4.6.2.1. Perdite per ritiro del calcestruzzo
Il ritiro è la proprietà del calcestruzzo di variare nel tempo il proprio volume, quindi di
GHIRUPDUVL VHQ]D O¶LQWHUYHQWR GL FDULFKL HVWHUQL R WHQVLRQL DSSOLFDWH ,O ULWLUR SUHVXSSRQH XQD
GLPLQX]LRQHGLYROXPHOHJDWDSHUGLWDG¶DFTXDSHUHYDSRUD]LRQH. Se la struttura è vincolata (quasi
sempre) la diminuzione di volume è impedita, quindi nascono necessariamente delle trazioni e
FRQVHJXHQWLIHVVXUHQHOO¶HOHPHQWR
La deformazione da ritiro in un provino di calcestruzzo, risulta pari alla somma di due contributi:
ritiro totale = ritiro da essiccamento + ritiro autogeno

Hcs Hcd  Hca

í il ritiro da essiccamento Hcd (drying shrinkage) è dovuto essenzialmente al processo di


GLIIXVLRQHGHOO¶DFTXDSUHVHQWHQHOODSDVWDGLFHPHQWRYHUVR O¶DPELHQWHHVWHUQR:
- si sviluppa lentamente e per molto tempo;
- GLSHQGHGDOODTXDQWLWjG¶DFTXDHGHOUDSSRUWRDF;
- dipende dalla qualità degli inerti e la loro capacità di assorbire acqua;
- GLSHQGHGDOO¶XPLGLWjUHODWLYDGHOO¶DPELHQWH;
- può essere ridotto utilizzando additivi fluidificanti.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.68 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Il valore medio del ritiro da essiccamento a tempo infinito (D.M.14/01/2008) è dato da:
Hcdf k h ˜Hc0

Hc0 può essere valutato mediante le seguenti tabelle in funzione della resistenza caratteristica a
FRPSUHVVLRQHGHOO¶XPLGLWjUHODWLYDHGHOSDUDPHWURK0:

h0 [mm] kh
100 1.00
200 0.85
300 0.75
• 0.70
per valori intermedi dei parametri indicatLqFRQVHQWLWDO¶LQWHUSROD]LRQHOLQHDUH

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.69 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Lo sviluppo nel tempo della deformazione Hcd (t) può essere valutato come:

Hcd t Eds t, t s Hcdf Eds t, t s k h ˜ Hc0

Eds t, t s
t  ts
t  t s  0.04 h 30

ts o f Eds t, t s o 1

dove:
t qO¶HWjGHOFDOFHVWUX]]RQHOPRPHQWRFRQVLGHUDWR LQJLRUQL ;
ts q O¶HWj GHO FDOFHVWUX]]R D SDUWLUH GDOOD TXDOH VL FRQVLGHUD O¶HIIHWWR GHO ULWLUR GD
essiccamento, normalmente il termine della maturazione, espresso in giorni;
kh è un coefficiente che dipende dalla dimensione fittizia h0;
h0 è la dimensione fittizia (in mm) pari al rapporto 2Ac / u , con:
Ac qO¶DUea della sezione in calcestruzzo;
u qLOSHULPHWURGHOODVH]LRQHLQFDOFHVWUX]]RHVSRVWRDOO¶DULD

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.70 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

í il ritiro autogeno o chimico Hca (outogenous or endogeneous shrinkage) corrisponde ai


cambiamenti in volume associati alle reazioni chimiche della pasta di cemento durante il
SURFHVVRG¶LGUDWD]LRQHHQRQqLQIOXHQ]DWRGDOOHGLPHQVLRQLGHOO¶HOHPHQWRVWUXWWXUDOH
- si sviluppa nei primi giorni dopo il getto
- aumenta al diminuire del rapporto a/c
- aXPHQWDDOO¶DXPHQWDUHGHOODGHQVLWjGHOODSDVWDGLFHPHQWR
- per cls normali rappresenta mediamente solo il 5% del ritiro da essiccamento
- per cls alta resistenza fornisce valori confrontabili con il ritiro da
essiccamento

Il valore del ritiro autogeno a tempo infinito è così valutato:

Hca,f 2.5 fck  10 u106 con fck in MPa

Lo sviluppo nel tempo della deformazione Hca (t) può essere valutato come:
Hca Eas t ˜ Hca,f

Eas t 1  exp 1  0.2t 0.5 con t espresso in giorni

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.71 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Secondo la normativa precedente D.M. 1996, la deformazione finale da ritiro Hcs(tx,t0) si valuta
con le seguenti tabelle:

dove:
t0 qO¶HWjGHOFDOFHVWUX]]RDSDUWLUHGDOODTXDOHVLFRQVLGHUDO¶HIIHWWRGHOULWLURHVSUHVVRLQ
giorni;
D è la dimensione fittizia (in mm) pari al rapporto 2Ac / u , con:
Ac qO¶DUHDGHOODVH]LRQHLQFDOFHVWUX]]R;
u qLOSHULPHWURGHOODVH]LRQHLQFDOFHVWUX]]RHVSRVWRDOO¶DULD
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.72 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Nel caso della precompressione, il D.M.1996 semplifica ulteriormente imponendo (§4.3.4.8):

Hr = 0.0003 (=0.Å se la struttura viene precompressa prima di 14gg di stagionatura

Hr = 0.00025 (=0.Å se la struttura viene precompressa dopo 14gg di stagionatura

Per strutture particolarmente sottili si dovranno adottare valori maggiori.

In conclusione, la FDGXWD GL WHQVLRQH QHOO¶DUPDWXUD GL SUHFRPSUHVVLRQH GRYXWD DO ULWLUR è,
QHOO¶LSRWHVL che tale deformazione sia uniformemente distribuita, valutabile semplicemente in:

'Vrit E p Hrit

Esempio:
si considera una struttura precompressa prima dei 14gg:

Hr 0.0003 Hc Hp
'Vp E p Hp 210000 u 0.0003 63 MPa SHUGLWDGLWHQVLRQHQHOO¶DFFLDLR

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.73 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.6.2.2. Perdite per deformazione viscosa del calcestruzzo


Lo scorrimento viscoso del calcestruzzo, detta viscosità, fluage o creep FRQVLVWH QHOO¶DXPHQWR
GHOODGHIRUPD]LRQHQHOWHPSRVRWWRO¶DSSOLFD]LRQHGLXQFDULFRFRVWDQWH GLYHUVRGD]HUR Rppure
variabile. La viscosità del calcestruzzo è stata scoperta da Hatt nel 1907 e può essere rilevata
mediante la prova di creep, cioè registrando la deformazione di un provino sottoposto, a partire
da un certo istante t0 , ad uno stato di tensione monoassiale costante nel tempo Vc (t0) .
Vc Vc
Hc (t) Hel  H visc  ) (t, t 0 ) t t t0
Ec Ec
) (t, t 0 ) funzione di viscosità
Hv
N=cost
Vc >1  )(t, t 0 )@ Vc
Hel+ Hv Hc (t) >1  )(t, t 0 )@ Vc
H el Ec Ec E*c
Ec
E*c modulo elastico ridotto
>1  )(t, t 0 )@

La deformazione di origine viscosa dipende essenzialmente dalla tensione applicata al


FDOFHVWUX]]RHGDOO¶LVWDQWHGHOODVXDDSSOLFD]LRQH

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.74 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Per livelli tensionali nel calcestruzzo inferiori a 0.45 fck è lecito considerare le deformazioni
viscose lineari con le tensioni, parlando di viscoelasticità lineare. In tal caso vale il principio di
sovrapposizione degli effetti, che SHUPHWWHWUDO¶DOWURGLVRPPDUHOHGHIRUPD]LRQLYLVFRVHGRYXWH
a due o più carichi differenti applicati in tempi differenti:
Vc,1 V
Hc (t) >1  )(t, t1 )@  c,2 >1  )(t, t 2 ) @ t 2 t t1
Ec Ec

Annullando le tensioni applicate Vc=0 (allo scarico), si osserva il recupero istantaneo della
deformazione elastica, un lento recupero di una aliquota della deformazione viscosa in tempi
lunghi, ma permane un residuo di deformazione plastica: a tempo infinito permane una
deformazione non più recuperabile.

Anche in questo caso si possono distinguere due meccanismi che determinano la viscosità del
calcestruzzo (Neville nel 1981 ha introdotto una nomenclatura usata ancora oggi):

1. si definisce basic creep la deformazione dipendente dal tempo che si determina quando il
calcestruzzo viene sollecitato LQ DVVHQ]D GL VFDPELR GL XPLGLWj FRQ O¶DPELHQWH (provini
sigillati);

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.75 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

2. si definisce drying creep la deformazione aggiuntiva rispetto al basic creep che si osserva
quando lo stesso calcestruzzo viene VROOHFLWDWR LQ DPELHQWH FKH FRQVHQWH O¶essicamento. A
differenza del basic creep, il drying creep dipende dalle dimensioni e dalla forma
GHOO¶HOHPHQWR VWUXWWXUDOH SHU O¶LQIOXHQ]D FKH HVVH KDQQR VXOOR VYLOXSSR GHO SURFHVVR
G¶HVVLFFDPHQWR

I fattori che influenzano il comportamento viscoso sono i seguenti:

- la deformazione aumenta in ambienti a bassa umidità relativa (aria secca - elevata


evaporazione);
- durata del carico e dalla sua eventuale ciclicità;
- GLPLQXLVFH DOO¶DXPHQWDUH GHOOD VWDJLRQDWXUD GHO FDOFHstruzzo nel momento di
applicazione del carico;
- dipende dal rapporto a/c;
- DXPHQWDDOO¶DXPHQWDUHGHOODVXSHUILFLHHVSRVWDDOO¶DPELHQWH
- dipende dalla temperatura ambientale.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.76 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Secondo il D.M. 14/01/2008, la viscosità del calcestruzzo può essere valutata attraverso le
seguenti tabelle, a patto che se lo stato tensionale del calcestruzzo, al tempo t0 = j di messa in
carico, non è superiore a 0,45×fckj, (h0=2Ac/u dimensione fittizia già definita in precedenza)

per valori intermedi dei parametri indicati è FRQVHQWLWDO¶LQWHUSROD]LRQHOLQHDUH


1HOFDVRLQFXLVLDULFKLHVWDXQDYDOXWD]LRQHLQWHPSLGLYHUVLGDW ’GHOFRHIILFLHQWHGLYLVFRVLWj
questo potrà essere valutato secondo modelli tratti da documenti di comprovata validità (EC2).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.77 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Secondo il D.M. 1996, la viscosità del calcestruzzo può essere valutata attraverso le seguenti
tabelle, a patto che lo stato tensionale del calcestruzzo, al tempo t0 = j di messa in carico, non sia
superiore a 0,30×fckj, (D= 2Ac/u dimensione fittizia già definita in precedenza)

pHUYDORULLQWHUPHGLGHLSDUDPHWULLQGLFDWLqFRQVHQWLWDO¶LQWHUSROD]LRQHOLQHDUH
Ai fini della precompressione, il D.M. 1996 fissa la deformazione viscosa pari a:
í 2 volte deformazione elastica (Hvisc = 2 Hel) se il carico è applicato dopo i 14gg dal getto;
í 2.3 volte deformazione elastica (Hvisc = 2.3 Hel) se il carico è applicato prima dei 14gg dal
getto.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.78 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

In conclusione, la FDGXWDGLWHQVLRQHQHOO¶DUPDWXUDGLSUHFRPSUHVVLRQHGRYXWDalla viscosità del


calcestruzzo è valutabile semplicemente in:

'Vvisc EpHvisc )(f, t 0 ) ˜ n ˜Vc


con Hvisc ODGHIRUPD]LRQHYLVFRVDGHOODILEUDGLFDOFHVWUX]]RSRVWDDOOLYHOORGHOO¶DUPDWXUD$p;
n = 6 UDSSRUWRUHDOHIUDLPRGXOLHODVWLFLGHOO¶DFFLDLRHGHOFDOFHVWUX]]R

Esempio:

si considera una stato tensionale nel calcestruzzo dovuta alla precompressione pari a Vc=10 MPa

Vc 10 )(f, t 0 )
H visc )(f, t 0 ) )(f, t 0 )
Ec,28 30000 300

si considera una struttura precompressa prima dei 14gg: )(’,t0) =2.3


10
H visc 2.3 ˜ Hel 2.3 7.66x103
30000
SHUGLWDGLWHQVLRQHQHOO¶DFFLDLR
'Vvisc E p H visc 2.1x105 u 7.66x103 161 MPa

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.79 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.6.2.3. Perdite per rilassamento GHOO¶DFFLDLRGDSUHFRPSUHVVLRQH


Gli stessi meccanismi che producono la viscosità nel calcestruzzo generano il rilassamento
GHOO¶DFFLDLR IHQRPHQR GXDOH alla viscosità), che corrisponde ad una variazione dello stato di
tensione nel tempo, quando lo stato di deformazione rimane costante e diverso da zero.
/¶DFFLDLR VROOHFLWDWR GD XQD WHQVLRQH VXSHULRUH DO  GHOOD VXD
resistenza manifesta un comportamento viscoso. Nelle
DSSOLFD]LRQLFRUUHQWLO¶DFFLDLRGDSUHFRPSUHVVLRQHqVROOHFLWDWRDG
una tensione pari al 50%-80% della sua resistenza, pertanto se un
tirante (cavo da precompressione) viene allungato (teso) ed
ancorato a due punti fissi, la deformazione si mantiene costante
nel tempo mentre le tensioni decrescono progressivamente (pari a
10÷20% del valore iniziale) a seguito della viscosità del
materiale. Questo rilassamento delle tensioni di trazione
determina le perdite di tensione nei cavi da precompressione

,IDWWRULFKHLQIOXHQ]DQRLOULODVVDPHQWRGHOO¶DFFLDLRDUPRQLFRVRQRLVHJXHQWL
- rapporto fra tensione di trazione iniziale e tensione di snervamento Vp / fpk;
- temperatura ambientale elevate.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.80 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Secondo il D.M. 14/01/2008, la caduta di tensione 'Vpr dovuta al rilassamento GHOO¶DFFLDLR al


tempo t, ad una temperatura di 20°C può essere valutata attraverso le seguenti:

dove:
Vpi qODWHQVLRQHLQL]LDOHQHOO¶L-esimo cavo;
U1000 è la perdita per rilassamento (in %) a 1000 ore dopo la messa in tensione, a 20°C e a
partire da una tensione iniziale pari a 0.70 fp del campione provato;

P = Vpi/fpk
fpk è lDWHQVLRQHFDUDWWHULVWLFDGHOO¶DFFLDLRGDSUHFRPSUHVVLRQH
t è il tempo misurato in ore (h) dalla messa in tensione.
Le prime due espressioni si applicano, rispettivamente, ai fili, trecce e trefoli a normale
rilassamento ed a basso rilassamento. La terza espressione si applica alle barre laminate a caldo.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.81 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Secondo il D.M. 1996, la caduta di tensione 'Vpr GRYXWD DO ULODVVDPHQWR GHOO¶DFFLDLR a tempo
infinito (t ’  DG XQD WHPSHUDWXUD GL ƒ& H SHU XQD WHQVLRQH LQL]LDOH GL  Iptk, può essere
valutata attraverso la seguente tabella:

Esempio:

si considera una tensione di trazione in una treccia da precompressione pari a Vp=1000 MPa

'Vpr 0.20 u1000 200 MPa

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.82 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.6.2.4. Perdite di tensione lente totali

/DFDGXWDWRWDOHGLWHQVLRQHSHULIHQRPHQLGLIIHULWLQHOWHPSRQHOFDOFHVWUX]]RHQHOO¶DFFLDLRQRQ
è la somma delle cadute nel calcestruzzo (ritiro e viscosità) e di quelle dovute al rilassamento
QHOO¶DFFLDLR: a causa del ritiro e della viscosità, le travi in c.a.p. si accorciano gradualmente verso
un valore limite e con esse si accorciano le armature, diminuendo le perdite per rilassamento (i
valori da normativa sono ricavati da prove di laboratorio a deformazione costante).

'Vreale d 'Vrit  'Vvisc  'Vril

Secondo il D.M. 1996 SHU WHQHU FRQWR GHOO¶LQIOXHQ]D UHFLSURFD IUD OH WUH FDGXWH GL WHQVLRQH VL
definisce una caduta per rilassamento ridotta 'V*SU’ così valutata (§4.3.4.3.):

§ 2.5 'Vrit  'Vvisc ·


'V*pr,f 'Vpr,f ¨1  ¸¸
¨ V
© spi ¹
con Vspi tensione iniziale al tiro.
La caduta di tensione totale è data dalla:
'Vtot 'Vrit  'Vvisc  'V*ril 'V*ril 'V*rp,f

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.83 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Esempio:

Considerando gli esempi precedenti si ha:

'Vrit = 63 MPa
'Vvisc = 161 MPa
'Vril = 200 MPa

§ 2.5 'Vrit  'V visc · § 2.5 63  161 ·


'V*pr,f 'Vpr,f ¨1  ¸ 200 ¨1  ¸ 200 u 0.44
¨ V ¸ 1000
© spi ¹ © ¹
'V*pr,f 88 MPa

'V tot 63  161  88 337 MPa


'V tot 337
33.7%
Vspi 1000

Le cadute di tensioni lente si aggirano attorno al 30 % del tiro iniziale; a queste vanno aggiunte le
perdite istantanee, per un totale in generale di circa 40% Vspi.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.84 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

/¶(XURFRGLFH , riporta la seguente espressione per tenere conto delle cadute di tensione lente
(ritiro, viscosità e rilassamento):

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.85 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.86 -


Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 dott. ing. Isaia Clemente

4.7. Verificheinesercizio

4.7.1. Scopi dell


aprecompressione
La Precompressione del Cemento Armato ha lo scopo di migliorare il comportamento della
struttura in fase di esercizio, contenendo la deformabilità ed impedendo (o limitando) la
fessurazione della trave. Infatti,la presenza di una sollecitazione artificiale di segno opposto a
quello dovuto ai carichi applicati comporta tensioni risultanti minori di quelle che si avrebbero se
ci fossero solamente carichi applicati.
Generalmente la precompressione è una coazione permanente che permette di ottenere una
sezione resistente completamente reagente,di rigidezza mediamente doppia di una sezione
fessurata.

Marzo 2010 – v. 3.0 - Pag. 4.87-

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.88 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Dagli esempi esposti risulta evidente il vantaggio di precomprimere l’elemento in c.a., ottenendo
sezioni interamente reagenti. Per ottenere ciò è necessario che la risultante delle pressioni lungo
la trave (in ogni sezione) sia interna al nocciolo d’inerzia, cioè con asse neutro esterno alla
sezione. In altre parole, la linea delle pressioni di tutti i carichi presenti (precompressione e
carichi esterni) deve risultare in ogni sezione all’interno del nocciolo.

Complessivamente i carichi applicati attuano una traslazione della risultante delle compressioni
(generalmente P) di una quantità G pari al Mtot = P / G nel verso opposto alla precompressione.

La resistenza della trave in c.a.p. è costituita


dalla massima escursione fra il punto inferiore
(in fase di precompressione) ed il punto
superiore (carichi esterni) del nocciolo;per tale
motivo le sezioni in c.a.p. presentano una forma
ideale di sezione a doppio T non simmetrico,
tale da presentare un nocciolo d’inerzia più
allungato possibile e prevedere lo spazio fisico
per alloggiare i cavi.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.89 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.7.2. Nocciolo di inerzia

Si definisce ellisse centrale d’inerzia di un’area, l’ellisse con centro nel baricentro dell’area
stessa, i cui assi minore e maggiore sono rispettivamente i raggi giratori d’inerzia massimo e
minimo della sezione. Fornisce una indicazione rapida sul comportamento flessionale della
sezione:nel problema della pressoflessione esiste una relazione di natura geometrica tra asse
neutro e centro di pressione, infatti l’asse neutro è l’antipolare del centro di pressione rispetto
all’ellisse centrale d’inerzia.
x2 y2
 2 1
UU
2
y x

Se scriviamo la formula di Navier per la


pressoflessione si ha:
N Nx0 Ny0
 x y 0
A Jy Jx
x0 x y0 y
 2 1 0
UU2
y x

che rappresenta equazione della retta antipolare


del Centro di Pressione C rispetto all’ellisse
centrale d’inerzia.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.90 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Il luogo dei centri di pressione antipoli delle rette tangenti alla sezione è la frontiera del nocciolo
centrale d’inerzia, insieme dei centri di pressione per i quali la sezione risulta interamente
compressa.
Detta An l’area del nocciolo centrale d’inerzia, la condizione per cui la sezione risulti tutta
compressa si esprime come segue:
x 0 x y0 y
t 1 0 x, y A n
UU2
y
2
x

Nel caso di pressoflessione retta si è in genere interessati ai punti del nocciolo per i quali l’asse
neutro è ortogonale all’asse di sollecitazione ed è tangente alla sezione rispettivamente al lembo
inferiore e superiore. Tali punti sono detti punti di nocciolo inferiore e superiore.
Nel caso della figura accanto, per individuare la loro
posizione basta far riferimento all’equazione della retta
antipolare con la condizione che essa passi per i punti
(x=0 e y=yi) per individuare Cs e (x=0 e y=ys) per
individuare Ci :
y Ci ys U2x Wxs
 1o0   y Ci
Ux 2
ys A
y Cs yi Ux2 Wxi
 1o0   y Cs
U2x yi Ac
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.91 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Nel caso di una sezione rettangolare: bh 3 2


Jx 12 h
U2x
A bh 12
2
h
U2x 12 h 2
2
h
yCi  
ys h 12 h 6
2
h2
U2x h2 2 h
yCs   12
yi h 12 h 6
2

Nel caso di una sezione a T: 1) si determina la posizione del baricentro G:


h s
bh  B b s
Sn 2 2
yG
A bh  B b s
2) si determina il raggio giratore d’inerzia rispetto
all’asse baricentrico (asse x):
bh 3 B b s
3
s h
 (B b)s( y G )2 bh( yG ) 2
J 3 3 2 2
U2x x
A bh  B b s
3) si determinano i punti sup. ed inf. del nocciolo.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.92 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.7.3. Verifica delle tensioni in esercizio

Ai fini della verifica in esercizio della trave in precompresso, vanno considerati i seguenti carichi
e fasi costruttive:
- Peso proprio della trave (pp)
- Carichi equivalenti alla precompressione (Pk) allo stato iniziale t0
ed a tempo infinito t’
- Carichi permanenti portati (Gk)
- Carichi variabili (Qk)
- Eventuali coazioni aggiuntive (carico termico, ritiro, cedimenti vincolari)

Analogamente alle altre tipologie costruttive, i carichi vanno combinati opportunamente a


determinare lo stato sollecitante più sfavorevole (purchérealistico).

A causa della natura dei carichi da precompressione (coazione imposta) è necessario eseguire le
verifiche nelle diverse fasi realizzative della struttura.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.93 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Nei casi più semplici è necessario verificare quanto meno due situazioni:

1. verifica delle tensioni a vuoto iniziale:


peso proprio (pp)
+ precompressione a tempo t0 (scontando le perdite istantanee) (P0)
2. verifica delle tensioni in esercizio a tempo infinito
+ carichi permanenti (Gk)
+ carichi variabili (Qk)
+ precompressione a tempo t’ (scontando le perdite differite) (P’)

In generale si potrebbero presentare i seguenti casi:


¾ verifica della sola precompressione allo stato iniziale (P 0) [pre-teso, prefabbricazione]
¾ verifica del solo peso proprio (pp) [post-teso, infrequentemente]
¾ verifica delle tensioni a vuoto iniziale a tempo t0: (pp) + (P0)
¾ verifica delle tensioni a vuoto finale a tempo t’: (pp) + (P’)
¾ verifica delle tensioni a vuoto finale solo permanenti: (pp) + (P’) + (Gk)
¾ verifica delle tensioni a vuoto finale carichi totali: (pp) + (P ’) + (Gk) + (Qk)

Le verifiche vanno eseguite sezione per sezione, ciascuna con la propria sollecitazione ed
aliquota delle perdite di precompressione.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.94 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

T E˜0 P0
T trazione nel cavo
E!
0 1 coeff. per le perdite istantanee
P0 precomp. a tempo iniziale t t0

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.95-

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.7.3.1. Tensioni a vuoto iniziali

Valutiamo e verifichiamo le tensioni massime in esercizio a vuoto iniziali, quando agiscono


solamente la precompressione ed il peso proprio:

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.96 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

1) Effetto della sola precompressione, scontando già le perdite istantanee:


P P0 ˜ y p
Vc d 0 yinf 0.70f ckj
A J
P P0 ˜ y p
Vt dV0 ysup t,Rd (dipende dalla Nomartiva)
A J

2) Effetto della precompressione e del peso proprio:


P P0 ˜ y p
Vc  0d yinf
M pp
yinf
P0
P0
yp G pp y 0.70f
sup ckj
A J J A J
P0 P0 ˜ y p M pp
Vt dV ysup ysup t,Rd (dipende dalla Nomartiva)
A J J
M pp
Gpp chiamato "sfilamento"del carico pp
P0

dove:
P0 è la precompressione a tempo t=t0 (scontata delle predite istantanee)
A = Aid nel caso di cavi pre-tesi, A = Ac nel caso di cavi post-tesi (non iniettati)
J = Jid nel caso di cavi pre-tesi, J = Jc nel caso di cavi post-tesi (non iniettati)
Ac e Jc possono tener conto della presenza di armatura lenta ordinaria con n=15
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.97 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.7.3.2. Tensioni finali a tempo infinito

Valutiamo e verifichiamo le tensioni massime in esercizio a tempo infinito, quando si sono


scontate tutte le perdite lente e vengono applicati i carichi esterni:

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.98 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

3) Effetto della precompressione e del peso proprio, scontando tutte le perdite differite:
P Pf ˜ yp
Vc  ffd yinf
M pp
yinf
P
Pf
y p G pp
yinf 0.60f ck
A J J A J
Pf Pf ˜ y p M pp
V t dV ysup ysup t,Rd (dipende dalla Nomartiva)
A J J
dove:
P’ è la precompressione a tempo t=t’ (scontata delle predite differite) = P0 /E’
P0 è la precompressione a tempo t=t0 (scontata delle predite istantanee) = T / E0
T è la trazione applicata al cavo
E0 >1 coefficiente per le perdite istantanee
E’ >1 coefficiente per le perdite differite
T E 0PEE
0 0 ffP

A = Aid nel caso di cavi pre-tesi e post tesi iniettati (con n=6)
A = Ac nel caso di cavi post-tesi non iniettati
J = Jid nel caso di cavi pre- tesi e post tesi iniettati (con n=6)
J = Jc nel caso di cavi post-tesi non iniettati
Ac e Jc possono tener conto della presenza di armatura lenta ordinaria con n=15

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4) Effetto della precompressione, del peso proprio e dei carichi permanenti:


P Pf ˜ y p M pp MG
Vc f yinf yinf yinf
A J J J
P
df Pf
yp GG pp G
yinf 0.60f ck
A J
Pf Pf ˜ y p M pp MG
Vt dV ysup ysup ysup t,Rd (dipende dalla Nomartiva)
A J J J

5) Effetto della precompressione, del peso proprio dei carichi permanenti e variabili:
Pf Pf ˜ yp M pp MG MQ
Vc  yinf yinf yinf yinf
A J J J J
P
df Pf
yp GGG
pp G Q
yinf 0.60f ck
A J
Pf Pf ˜ y p M pp MG MQ
V t dV ysup ysup ysup ysup t,Rd (dipende dalla Nomartiva)
A J J J J
dove:
MG MQ
GG G
P , P sono chiamati “sfilamento”del carico permanente Gk , variabile Qk
Q
f f

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4.7.4. Stato Limite di Fessurazione

All’interno delle verifiche in esercizio va eseguita anche quella a fessurazione, secondo il


§4.1.2.2.4. del D.M. 14/01/2008.

Nel caso di travi in c.a.p. è possibile dover verificare tre distinti stati limite di fessurazione:

a) stato limite di decompressione nel quale, per la combinazione di azioni prescelta, la tensione
normale è ovunque di compressione ed al più uguale a 0, cioè la sezione sotto l’azione dei
carichi previsti per tale stato limite deve restare interamente compressa. Tale stato limite di
applica evidentemente al caso di precompressione totale e deve essere verificato per ogni
tipologia di ambiente nel quale si trova la struttura (ordinario, moderatamente, molto
aggressivo). Nel calcolo la sezione viene considerata interamente reagente.

b) stato limite di formazione delle lesioni. nel quale, per la combinazione di azioni prescelta, la
tensione normale di trazione nella fibra più sollecitata è:
f ctm
Vt
1.2
Si deve verificare che non si formino lesioni di trazione. Tale verifica è prevista in
particolare in ambiente molto aggressivo e per combinazione di azioni rara.
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c) stato limite di apertura delle lesioni. nel quale, per la combinazione di azioni prescelta, il
valore limite di apertura della fessura calcolato al livello considerato è pari ad uno dei
seguenti valori nominali:
w1 = 0,2 mm w2 = 0,3 mm w3 = 0,4 mm
La verifica è evidentemente prevista esclusivamente nel caso si adotti la precompressione
parziale.

Ai fini delle verifiche vanno considerate le seguenti combinazioni:


í combinazione quasi permanente;
í combinazione frequente.

L’acciaio armonico da c.a.p. è classificato come “sensibile”.

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4.7.5. Disposizione dei cavi e Fuso di Guyon


Nelle strutture inflesse l’andamento dei cavi di precompressione deve essere progettato in modo
da contrastare efficacemente, in ogni sezione e nelle varie fasi, le azioni flessionali esterne.
Al posto di eseguire una verifica analitica puntuale, si può determinare quella posizione del Cavo
Risultante per la quale siamo certi che sotto qualsiasi carico di impiego normale le sollecitazioni
siano contenute all’interno dei valori di riferimento: molto spesso equivale ad imporre che il
centro di pressione sia all’interno del nocciolo di inerzia.

A tale scopo si consideri una trave semplicemente appoggiata a precompressione totale nella
quale per semplicità sia presente un solo cavo post teso con configurazione curvilinea:

0. Nella condizione virtuale di sola precompressione (assenza di peso proprio), si può definire
la posizione del centro di pressione affinché vengano rispettate le verifiche tensionali:
P P0 ˜ y p
Vc d 0 yinf 0.70f ckj
A J
P P0 ˜ y p
Vt  0 ysup 0
A J
da cui si ricava yp massima (dalla seconda si ricava il punto estremo del nocciolo, che
spesso è quello vincolante)

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1. Nella condizione a vuoto iniziale (reale con contemporaneità del peso proprio e
precompressione), si può definire il punto di applicazione della precompressione affinché
vengano ancora rispettate le verifiche tensionali; ai fini pratici tale punto può essere
M pp
“traslato” verso il basso, di una quantità G
P , tale che yp-Gpp sia al più coincidente con
pp
0

l’estremo inf. del nocciolo o yp+Gpp sia al più coincidente con l’estremo sup.:

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2. In presenza anche di carichi esterni (condizione in esercizio a tempo infinito), al fine di


sfruttare appieno le risorse della sezione, il centro di pressione risultante può al più essere
coincidente con l’estremo superiore della trave e quindi il punto di applicazione della
M GQ
precompressione può trovarsi a non meno di una distanza di GG Q P quest’ultimo, tale
f

che yp+GG+Q sia al più coincidente con l’estremo sup. del nocciolo:

Ripetuto questo ragionamento lungo tutta la trave e nell’ipotesi di trazione uniforme del cavo , si
definiscono due curve di inviluppo che delimitano la zona “ammissibile” per il Cavo Risultante.
Tale spazio viene chiamato Fuso di Guyon.

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Si osserva che:

í se il cavo risultante si trova all’interno di questo fuso, la linea delle pressioni di tutti i
carichi agenti sarà sempre all’interno del nocciolo e pertanto tutte le sezioni della trave
saranno interamente reagenti;

í la forma del fuso dipende:

x dalla forma e dimensioni della sezione, quindi dal nocciolo di inerzia;

x dalla forma del diagramma dei momenti flettenti dovuti ai carichi agenti;

x dall’entità della forza di precompressione P 0 e P’

í può essere ulteriormente ingrandito se si ammette un livello di trazione “accettabile”


nelle varie fasi.

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Vediamo alcuni esempi:

1. Carichi distribuiti - fuso ottimale

La forma delle curve inviluppo sono di tipo parabolico in analogia del diagramma del
momento flettente dei carichi applicati.

La situazione di massimo sfruttamento della precompressione, ossia di una progettazione


ottimizzata è rappresentata dalla coincidenza delle curve nella sezione di massima
sollecitazione. Questa, ovviamente, rappresenta una situazione limite, difficilmente
raggiungibile. Normalmente le parabole non si toccano, lasciando maggiore libertà nella
scelta del tracciato del cavo.

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2. Carichi distribuiti e concentrati- fuso ottimale

Si ha ancora una progettazione ottimale, ma in questo caso la curva limite superiore presenta
una cuspide in virtù della presenza di un carico concentrato in mezzeria.

3. Carichi distribuiti - fuso normale

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In questo caso la progettazione è stata esuberante e si ottiene un fuso con le curve non
coincidenti in un punto: significa che a tempo infinito la precompressione P’ è stata
sovradimensionata (si comprime più di quanto non sia necessario)

4. Carichi distribuiti - fuso non ottimale

In questo caso la progettazione non è ottimale, in quanto la precompressione iniziale P0 è


scarsa e non è in grado di compensare pienamente i momenti flettenti all’atto della tesatura,
con una porzione di fuso esterno alla sezione. È consigliato un aumento della
precompressione o un aumento dell’altezza “h” della sezione.
Inoltre la parabola viene troncata ad una distanza dmin dal bordo inferiore per ragioni
costruttive a meno di non fare una precompressione a cavi esterni.

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5. Situazione impossibile

In questo caso le curve limite si intersecano in due punti e quindi risulta impossibile
collocare il cavo all’interno della trave; significa che la precompressione a tempo infinito
P’è stata mal dimensionata, le perdite sono troppo grandi: è opportuno aumentare il valore
della precompressione P’OLPLWDQGROHSHUGLWH , oppure aumentare l’entità del momento
dovuto ai pesi proprio o aumentando l’altezza “h” della trave.

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4.8. Calcolo arottura- SLU

La normativa vigente prevede anche per le travi in c.a.p. una specifica verifica allo S.L.U.
Nel caso delle strutture in c.a.p. le verifiche in esercizio non garantiscono una sufficiente
sicurezza nei confronti del collasso (come lo era per il c.a. normale con il Metodo delle Tensioni
Ammissibili), infatti:
í in presenza di stati di coazione anche se i materiali rimangono in campo elastico le
tensioni non sono proporzionali ai carichi applicati (legame lineare ma non
proporzionale) (§4.1, pag.4.4 - §4.8.1.3, pag.4.121);
í nel c.a.p. superato il momento di 1a fessurazione il legame fra carichi e tensioni non è più
lineare: la sezione si parzializza e le tensioni crescono più che proporzionalmente ai
carichi.
í dalla fessurazione in poi il c.a.p. si comporta sostanzialmente come il c.a. normale: lo
stato di precompressione sparisce quasi totalmente e non influenza lo stato di
sollecitazione; si considera l’armatura di precompressione come armatura resistente, al
pari dell’armatura ordinaria, ma con resistenza maggiore.

La figura seguente riporta l’evoluzione (carico – V/H) di un elemento precompresso, dalla


tesatura al collasso:
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Tratto 0-1: applicazione della coazione di precompressione;

Tratto 1-2: aggiunta del peso proprio: nella fase iniziale il pp non modifica la tensione nei cavi;
Tratto 2-3: iniezione dei cavi e perdite lente: in questa fase si scontano tutte le perdite differite;

Tratto 3-4: applicazione dei carichi esterni: andamento lineare delle tensioni Vp;

Tratto 2-4 tratteggiato: evoluzione reale dei fenomeni lenti durante l’applicazione dei carichi;
Tratto 4-5: fessurazione: al raggiungimento del carico da fessurazione si nota una brusca
variazione della tensione nel cavo poiché la risultante delle trazioni viene ripresa
interamente dal cavo (prima esclusivamente dal cls);
Tratto 5-6: formazione della fessura: man mano che la lesione si apre, l’asse neutro si alza,
aumentando il braccio della coppia interna a carico costante con conseguente
diminuzione della risultante delle trazioni riprese dall’acciaio;
Tratto 5-6: carichi a collasso: si aumenta ancora il valore del carico sino al collasso.

Il tratto tratteggiato a partire dal punto 3 rappresenta la situazione con cavi non iniettati e quindi
liberi di scorrere (non aderenti al calcestruzzo): in questo caso la tensione nei cavi è meno sensibile
ai carichi esterni in quanto le deformazioni del cavo si distribuiscono lungo tutta la trave.
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4.8.1. Calcolo del Momento Resistente agli SLU

La determinazione del Momento Resistente Ultimo di una sezione in c.a.p. si esegue in modo del
tutto analogo a quanto visto per le sezioni in c.a. normale; l’unica differenza consiste nel
considerare anche l’acciaio da precompressione tenendo conto della sua deformazione iniziale
impressa Hp’scontata delle perdite.

Ipotesi di Base (D.M.14/01/2008 §4.1.2.1.2.1):


í conservazione delle sezioni piane;
í perfetta aderenza tra acciaio e calcestruzzo;
í resistenza a trazione del calcestruzzo nulla;
í rottura del calcestruzzo determinata dal raggiungimento della sua capacitàdeformativa
ultima a compressione;
í rottura dell’armatura tesa determinata dal raggiungimento della sua capacità
deformativa ultima;
í deformazione iniziale dell’armatura di precompressione considerata nelle relazioni di
congruenza della sezione.
Le tensioni nel calcestruzzo e nell’armatura si dedurranno,a partire dalle deformazioni,
utilizzando i rispettivi diagrammi tensione-deformazione;
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4.8.1.1. Legami costitutivi

Secondo il D.M. 14/01/2008 per il calcestruzzo si considera un diagramma V-H di tipo parabola-
rettangolo identificato dai seguenti valori di tensione e deformazione:
fck
f cd DDcc cc 0.85
Jc
J c 1.5 (1.4 per produzioni continuative in regime di qualità)

Per calcestruzzi di classe inferiore a C50/60:


Hc2H 0.2% cu 0.35%

Per calcestruzzi di classe superiore a C50/60:


Hc2 0.20% 0.0085% f ck 50
0.53

4
ªº 90  f ck
Hcu 0.26% 3.5% «»
¬¼ 100
Per sezioni o parti di sezioni soggette a distribuzioni di tensione di compressione
approssimativamente uniformi, si assume per la deformazione ultima a rottura il valore Hc2
anziché Hcu.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.115 -

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Secondo il D.M. 14/01/2008 per l’acciaio da cemento armato normale (armatura lenta) di tipo
B450si considera un diagramma V-H di elastico-perfettamente plastico indefinito, identificato dai
seguenti valori di tensione e deformazione:

fsyk
fsd 391.3 Mpa fsyk 450 MPa
Js
J s 1.15

fsd
Hsyd Es 200000 MPa
Es
HsudHH 0.9 suk suk A
gt k

Hsud 1.0% (autolimitato)

Per l’acciaio da cemento armato precompresso (acciaio armonico) si considera un diagramma V-


H di tipo V-H di elastico-perfettamente plastico limitato, identificato dai seguenti valori di
tensione e deformazione:

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f pyk
f pd J s 1.15
Js
f pyk ^f pyk , f p 0.1 k ,f p 1 k ` a seconda del prodotto

f pd
Hpyd E p dipende dal fornitore
Ep
H yudHH 0.9 yuk yuk A
gt k 3.5%
H yud 1.0% (autolimitato)

Ai fini del calcolo del momento resistente il diagramma


V-H va traslato per tenere in considerazione la coazione
imposta, cioè la precompressione della sezione in c.a.; la
traslazione è pari alla deformazione Hp’, che ha già
scontato tutte le perdite (istantanee + differite)

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4.8.1.2. Calcolo del Momento Resistente MRd

La verifica agli SLU consiste nel confrontare il Momento Resistente MRdu (NEdu) calcolato in
funzione dell’azione assiale NEdu con il momento sollecitante MEdu, cioè:
M Rdu N Edu t M Edu

Il calcolo di MRdu si esegue in modo analogo


a quanto fatto per il c.a. normale,
aggiungendo il contributo dell’acciaio di
precompressione con una deformazione
iniziale non nulla pari a Hp’:

f pd
HpydH pf
Ep
Pf
H pf
Ap Ep

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Si ipotizza l’appartenenza ad un campo di rottura, si scrivono l’equazione di equilibrio rispetto


alla traslazione orizzontale e quella alla rotazione; con l’aiuto delle equazioni di congruenza e
delle condizioni al contorno del campo specifico (Hc, Hs, Hp) si determina la posizione dell’asse
neutro e di conseguenza il valore del Momento Resistente.

In alternativa si può calcolare tutto il dominio di resistenza M-N e determinare da questo il


Momento Resistente associato allo sforzo Normale Sollecitante MRdu (NEdu).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.119 -

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OSS:
í Se il quantitativo di acciaio da precompresso è tale da portare ad una rottura in campo 2 o 3,
quindi con Vp=fpd, si osserva che allo SLU la pretensione è ininfluente, cioè non altera il
valore finale del MRd

í Se il quantitativo di acciaio da precompresso è tale da comportare una rottura in campo 4,


quindi con acciaio armonico ancora elastico Vp < fpd, si osserva che il grato di pretensione
influenza il Momento Resistente e può essere ulteriormente incrementato (andando in
campo 2 o 3).

í La pretensione dell’acciaio armonico (precompressione) ha un effetto vantaggioso


soprattutto in esercizio, mantenendo la sezione tutta reagente e quindi compressa. Dopo la
fessurazione si comporta come un acciaio normale (se aderente al cls), presentando una
resistenza di calcolo assai più elevata.

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4.8.1.3. Perdita della proporzionalità M-V

In precedenza si è detto della necessità di valutare comunque il Momento Resistente Ultimo


poiché la verifica in esercizio non garantisce ad un adeguato livello di sicurezza nei confronti del
collasso, vediamo un esempio esplicativo di una sezione omogenea:

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In assenza di precompressione (Np = 0) si ha:


Mes Ves
M es V es Wel
My f yd
My f yd Wel

Con la precompressione (Np  VLKD

Wel 
Mes VV Ves
M es V MVV W es p
es p el
My f V
yd p
f yd
My fV
yd Wel f yd p W el

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4.9. Verifica a taglio

4.9.1. Aspetti caratterizzanti

Il comportamento flessionale e tagliante delle travi in c.a.p. è molto simile a quelle in c.a. per la
presenza di fessure oblique nelle anime e per le conseguenti modalità di collasso: lo
schiacciamento dei puntoni inclinati compresi fra due lesioni e lo snervamento a trazione delle
staffe, a cucitura delle lesioni inclinate.

In realtà accanto a queste somiglianze si possono mettere in evidenza 4 differenze sostanziali:

1) la sezione risulta tutta reagente con conseguente andamento delle tensioni W


2) inclinazioni delle tensioni principali di trazione in funzione della compressione V
3) effetto del controtaglio;
4) variazione non proporzionale fra tensioni principali/taglio nei confronti dei carichi
agenti.

Analizziamo una ad una le singole differenze.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.123 -

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1) La sezione risulta tutta reagente con conseguente andamento delle tensioni W


Nel caso della trave precompressa, la sezione rimane tutta reagente e questo comporta un
diagramma delle tensioni tangenziali sostanzialmente parabolico con valore massimo in
corrispondenza della fibra baricentrica:

V ˜ Sr
W
J ˜ br

Inoltre, mentre le caso del c.a. la fibra baricentrica presenta generalmente un valore nullo
delle V, nel caso del c.a.p. tale fibra risulta sollecitata da una compressione Vm non nulla.
Questo fatto si ripercuote sullo stato tensionale dell’elemento infinitesimo.
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2) Inclinazioni delle tensioni principali di trazione


La presenza di uno stato tensionale V non nullo sul generico elemento infinitesimo della
fibra baricentrica comporta un’inclinazione delle tensioni principali in generale diversa
rispetto al caso del c.a. (solo W e V=0, inclinazione dei puntoni a 45°).
Considerando il generico elemento di trave sollecitato da V e W analizziamo il problema con
l’aiuto dei cerchi di Mohr:

§·VV
x y
C ¨¸ ;0
©¹ 2
2
§·VV
x y 2
R W¨¸ xy
©¹ 2
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Nel caso del cemento armato normale si ha:

Vx = Vy =0 W 

C = (0 ; 0)
R = W

_VI |= |VII |= W
D = 45°

Fessure e puntoni compressi inclinati a 45°

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Nel caso del cemento armato precompresso, con


compressione unidirezionale, si ha:

Vx Vy =0 W 

§·V
C ¨¸ x ;0
©¹ 2
V2 2
R W x xy
4
Dq 45
VI di trazione
VII di compressione

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Nel caso del cemento armato precompresso, con


compressione bidirezionale, si ha:

Vx Vy W 

§·VV
C ¨¸ x y
;0
©¹ 2
2
§·VV
x y 2
R W¨¸ xy
©¹ 2
Dq 45
VI di compressione
VII di compressione

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Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

La rotazione delle direzioni principali di tensione comporta un variazione dell’inclinazione delle


fessure a taglio e di conseguenza dei puntoni compressi. Ciò impone di considerare un traliccio
resistente Mörsch ad inclinazione variabile in cui i puntoni sono disposti secondo un angolo
diverso da 45° (assunzione classica del c.a.)

Traliccio ad
inclinazione variabile

Traliccio con puntoni


inclinati a 45° e
armature trasv. a 90°

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3) Effetto del controtaglio


Nel c.a.p., quando i cavi presentano un’inclinazione D rispetto all’asse baricentrico della
trave, si ha una riduzione del taglio dovuto ai carichi esterni per effetto della componente
tagliante del sistema equivalente alla precompressione:

Vpp VG
Vrid D VQ P sin
Analizziamo il seguente caso limite:

Se il tracciato del cavo e la forza di precompressione sono tali che 2PsinD = Q, il taglio è nullo.
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4) Variazione non proporzionale fra tensioni e carichi applicati


Come già illustrato in precedenza, nel cemento armato precompresso non si ha più la
proporzionalità fra carichi e tensioni, e questo vale anche per il taglio: si ha una variazione
non proporzionale delle tensioni principali e del taglio ridotto al variare dei carichi applicati.

Ciò può essere spiegato facendo riferimento ancora ai cerchi di Mohr: la variazione dei
carichi esterni comporta una variazione del taglio non proporzionale ad una variazione delle
V applicate, quindi le tensioni principali non variano proporzionalmente e cambia anche
l’inclinazione D del sistema principale.

4.9.2. Verifiche a Taglio secondo normativa


4.9.2.1. Verifiche alle Tensioni Ammissibili secondo D.M.1992
Secondo il D.M. 14/02/1992 (valido per il metodo alle T.A.) la verifica a taglio (§ 3.2.6.)
consiste nel:
a) determinare le massime tensioni principali e confrontarle con valori ammissibili:
“Di regola la determinazione delle massime tensioni principali si effettua
convenzionalmente in corrispondenza della fibra baricentrica della sezione trasversale. Le
tensioni principali di trazione e compressione non debbono superare i limiti fissati al punto

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.131 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

§3.2.5. Quando la tensione principale di trazione supera i 2/3 dei limiti sopraindicati le
tensioni principali di compressione non devono superare 0,24 Rck.
Per valori della tensione principale di trazione minori od uguali a 0,02 Rck non èrichiesto il
calcolo delle armature resistenti a taglio. Nella valutazione delle tensioni tangenziali
occorrerà considerare la sezione trasversale depurata dei fori di passaggio dei cavi.”

b) eventualecalcolodellearmature(punto§3. 2.9.):
“Fermerestandoleprescrizionidicuialpunt o3.2.6.
,learmaturealtagli odovrannoessere
proporzionate i n ciascuna fase dicostruzi one e diesercizio alcorrispondente valore del
taglio,tenendocont odellacomponentediprecompressionenelpi anodellasezione.
Losf orzodiprecompressionesaràassunt ointerooridottoa2/ 3,inmododaindividuarel a
condizionepi ùgravosa.
Nella verifica a taglio delletravila cuiarmatura sia ancorat a peraderenza non sidovrà
tener cont o della precompressione neltratt o termi
nale compreso fra l a testata ed una
sezione posta a distanza dell at estata stessa paria settanta volte ilmaggior diametro
70I(effettivoodequivalente)siaperifiliadaderenzami glioratasiapertrecceotrefoli.

Inquestotratto,neiriguardidellesollecitazionitangenzialiedelcalcolodellestaffeedelle
eventuali armature longi i aggiunte, valgono i criteri adott
tudinal ati per le opere in
conglomeratocementizioarmat onormale“ (tralicciodiM örschadinclinazionevariabileE).
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.132 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.9.2.2. Verifiche agli Stati Limite secondo D.M.14/01/2008

4.1.2.1.3.2 Elementi con armature trasversali resistenti al taglio


La resistenza a taglio VRd di elementi strutturali dotati di specifica armatura a taglio deve essere
valutata sulla base di una adeguata schematizzazione a traliccio. Gli elementi resistenti
dell’ideale traliccio sono: le armature trasversali,le armature longitudinali,il corrente compresso
di calcestruzzo e i puntoni d’anima inclinati. L’inclinazione T dei puntoni di calcestruzzo rispetto
all’asse della trave deve rispettare i limiti seguenti:
1 ”FWJT ”

La verifica di resistenza agli SLU si pone con

VRd •9Ed con VRd = min (VRsd,VRcd)

Con riferimento all’armatura trasversale,la resistenza di calcolo a “taglio trazione” si calcola


con:
A
0.9 d sw fsd ctg ctg sin
VRsd ˜˜˜˜DT˜D
s

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.133 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

Con riferimento al calcestruzzo d’anima, la resistenza di calcolo a “taglio compressione” si


calcola con:

VRcd ˜˜˜D˜˜
0.9 d b w c f cd'
ctgDTctg
1 Tctg2
dove:
d è l’altezza utile della sezione [mm];
bw è larghezza minima della sezione [mm];
Asw è l’area dell’armatura trasversale [mm2];
s è l’interasse tra due armature trasversali consecutive [mm];
fsd è la resistenza di calcolo dell’armatura trasversale [MPa];
D è l’angolo di inclinazione delle armature trasversali rispetto all’asse della trave;
T è l’angolo di inclinazione dei puntoni compressi;
f’cd è la resistenza a compressione ridotta del calcestruzzo dell’anima [MPa]pari a:
f cd' ˜0.5 f cd
Vcp è la tensione media di compressione nella sezione [MPa]
Dc è un coefficiente maggiorativo pari a:

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.134 -


Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

1 per membrature non compresse


Vcp
1+ per 0 dVcp 0.25f cd
f cd
1.25 per 0.25f cd dVcp 0.50f cd
§· V
2.5 ¨¸1- cp per 0.50f cd dVcp f cd
©¹ f cd
In presenza di significativo sforzo assiale, ad esempio conseguente alla precompressione, si
dovràaggiungere la limitazione:
(ctg TI ”FWJT)
dove
W
șI è l’angolo di inclinazione della prima fessurazione ricavato da ctgTI
VI
IJHıI sono rispettivamente la tensione tangenziale e la tensione principale di trazione
sulla corda baricentrica della sezione intesa interamente reagente.
Le armature longitudinali, dimensionate in base alle sollecitazioni flessionali, dovranno essere
prolungate di una misura pari a
0.9 ˜ d
a ˜TDt ctg ctg 0
2
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.135 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.10. DettaglicostruttivisecondoD.M .14/01/2008

§4.1.8.2.1 Armatura longitudinale ordinaria


Nelle travi precompresse, anche in assenza di tensioni di trazione, la percentuale di armatura
longitudinale ordinaria non dovrà essere inferiore allo 0,1% dell’area complessiva dell’anima e
dell’eventuale ringrosso dal lato dei cavi.
Nel caso sia prevista la parzializzazione della sezione in esercizio, le barre longitudinali di
armatura ordinaria devono essere disposte nella zona della sezione che risulta parzializzata.

§4.1.8.2.2 Staffe
Nelle travi dovranno disporsi staffe aventi sezione complessiva non inferiore a
Asw t 1.5b [mm 2 /m] con b in [mm]
essendo b lo spessore minimo dell’anima in millimetri, con un minimo di tre staffe al metro e
comunque passo non superiore a 0,8 volte l’altezza utile della sezione. In prossimità di carichi
concentrati o delle zone d’appoggio valgono le prescrizioni di cui al § 4.1.2.1.3.

§4.1.8.3 Esecuzione delle opere in calcestruzzo armato precompresso


Per quanto riguarda lo strato di ricoprimento di calcestruzzo necessario alla protezione delle
armature dalla corrosione, si rimanda al § 4.1.6.1.3.: “Al fine della protezione delle armature
dalla corrosione, lo strato di ricoprimento di calcestruzzo (copriferro) deve essere dimensionato
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.136-
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

in funzione dell’aggressività dell’ambiente e della sensibilità delle armature alla corrosione,


tenendo anche conto delle tolleranze di posa delle armature.

Nel caso di armature pre-tese, nella testata i trefoli devono essere ricoperti con adeguato
materiale protettivo, o con getto in opera.
Nel caso di armature post-tese, gli apparecchi d’ancoraggio della testata devono essere protetti in
modo analogo. All’atto della messa in tiro si debbono misurare contemporaneamente lo sforzo
applicato e l’allungamento conseguito.

La distanza minima netta tra le guaine deve essere commisurata sia alla massima dimensione
dell’aggregato impiegato sia al diametro delle guaine stesse in relazione rispettivamente ad un
omogeneo getto del calcestruzzo fresco ed al necessario sviluppo delle tensioni di aderenza con il
calcestruzzo.

I risultati conseguiti nelle operazioni di tiro, le letture ai manometri e gli allungamenti misurati,
vanno registrati in apposite tabelle e confrontate con le tensioni iniziali delle armature e gli
allungamenti teorici previsti in progetto.
La protezione dei cavi scorrevoli va eseguita mediante l’iniezione di adeguati materiali atti a
prevenire la corrosione ed a fornire la richiesta aderenza. Per la buona esecuzione delle iniezioni
è necessario che le stesse vengano eseguite secondo apposite procedure di controllo della qualità.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.137-

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

4.11. Riferimenti bibliografici essenziali

Parte dei testi e delle figure riportati nel presente capitolo sono tratti dal seguente testo:
í “Tecnica delle Costruzioni – vol 2” – E.F. Radogna – Zanichelli

Altri riferimenti :
í “Cemento Armato Precompresso” – T. Antonini – Masson Editore

í “Cemento Armato Precompresso” – C. Cestelli Guidi – Heopli

í D.M. 14/01/2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni – NTC2008”

í D.M. LL.PP. 09/01/1996 “Norme tecniche per il calcolo, l'esecuzione ed il collaudo delle
strutture in cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche.
í D.M. LL.PP. 14/02/1992 “Norme tecniche per l'esecuzione delle opere in cemento armato
normale e precompresso e per le strutture metalliche.”
í EC2 – UNI EN 1992-1-1:2005 “Progettazione delle strutture di calcestruzzo - Parte 1-1:
Regole generali e regole per gli edifici”

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.138 -


Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 dott. ing. Isaia Clemente

5. ELEMENTI STRUTTURALI IN ACCIAIO

Maggio 2010 – v. 3.0 - Pag. 5. 1 -

Elementi strutturali in Acciaio


5.0. Sommario

− Il materiale acciaio: evoluzione storica, caratteristiche meccaniche degli acciai, i


processi di lavorazione e i prodotti, le prove meccaniche di caratterizzazione del materiale;

− Verifica della sicurezza: metodi di analisi;

− Sistemi strutturali: edifici monopiano (industriali), edifici multipiano;

− Le membrature semplici: classificazione dei profilati, instabilità locale, elementi tesi,


elementi compressi, elementi inflessi, elementi presso-inflessi, resistenza dell’anima al taglio;

− Le membrature composte: aste tralicciate, aste calastrellate, strutture composte di


acciaio e calcestruzzo;

− Le unioni bullonate: unioni a taglio; unioni a trazione; unioni a taglio e a trazione;

− Le unioni saldate: classificazione e difetti, sollecitazioni e verifica di unioni saldate;

− I collegamenti nelle strutture metalliche: unioni trave-trave; unioni trave-colonna;


unioni di continuità, collegamenti di base, giunti tra elementi in acciaio ed elementi in c.a.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5. 2 -


Elementi strutturali in Acciaio
5.1. Riferimenti bibliografici essenziali

− “Progettare costruzioni in acciaio” – G. Ballio e C.Bernuzzi – Heopli


− “Strutture in acciaio” – G. Ballio, F.M. Mazzolani – Hoepli 1979
− “Progetto di strutture in acciaio” – N. Scibilia – Flaccovio 2005
− “ESDEP, Structural Steelwork Eurocodes: Development of a Trans-national Approach
(1998)

− D.M. 14/01/2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni – NTC2008”


− EC3 – UNI EN 1993-1-1:2005 “Progettazione delle strutture d’acciaio Parte 1-1: Regole
generali e regole per gli edifici.”
− CNR 10011-97: Costruzioni di acciaio – Istruzioni per il calcolo, l’esecuzione, il
collaudo e la manutenzione.

La presente dispensa è tratta, con modifiche ed integrazioni, dalla dispensa realizzata


dall’ing. Macorini per il corso di “Teoria e progetto delle costruzioni in acciaio” – Trieste.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5. 3 -

Elementi strutturali in Acciaio


5.2. Il materiale acciaio

Il termine acciaio individua particolari leghe ferro-carbonio caratterizzate da ben


definite quantità percentuali delle componenti, in particolare tali leghe si classificano
in base al quantitativo di carbonio:

• ghise: il tenore di carbonio C è superiore all’1.7%

• acciai (il tenore di carbonio C è inferiore all’1.7%): acciai extra-dolci (ferro) C < 0.15%
acciai dolci 0.15% < C < 0.25%, acciai semiduri 0.25% < C < 0.50%, acciai duri 0.50% < C
< 0.75%, acciai durissimi C > 0.75%.

Il carbonio eleva la resistenza e riduce la duttilità e la saldabilità del


materiale, pertanto gli acciai da costruzione (acciai da carpenteria) devono
essere caratterizzati da un basso tenore di carbonio (0.10% < C < 0.30%).

Oltre al ferro e al carbonio negli acciai sono presenti atri elementi:

• fosforo, zolfo, azoto, ossigeno e idrogeno: elementi dannosi e non completamente


eliminabili nei processi di lavorazione, accrescono la fragilità del materiale e ne
diminuiscono la saldabilità.
• manganese, silicio, cromo, nichel: elementi aggiunti che incrementano le proprietà
meccaniche e la saldabilità della lega.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5. 4 -


Elementi strutturali in Acciaio
5.2.1. Evoluzione storica delle strutture metalliche

 Ghisa (cast iron) 1780 -1850;

 ferro pudellato (wrought iron) 1850-1900;

 acciaio (steel) 1880-fino ad oggi;

3000 anni di impiego di ferro e acciaio, l’utilizzo in


campo strutturale è limitato agli ultimi 250 anni

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5. 5 -

Elementi strutturali in Acciaio


Evoluzione storica delle strutture metalliche nelle opere dell’architettura e dell’ingegneria

 fino al XIII secolo il ferro veniva estratto direttamente dai


minerali mediante l’utilizzo di forni parzialmente incassati nel
terreno e alimentati da mantici (ferro fucinato);

 attorno al 1200 fu introdotto il primo altoforno: fu possibile


incrementare la temperatura raggiungibile durante l’estrazione
e si ottenne la ghisa, materiale più fragile del ferro e che non
poteva essere fucinato;
 nel 1720 Abraham Darby realizzò la fusione del ferro in
altoforno utilizzando il coke dando inizio ad una produzione di
massa della ghisa;

 nel 1784 Henry Cort ideò il forno a


riverbero nel quale la decarburazione
della ghisa avveniva in modo continuo. Si
otteneva un prodotto pastoso (ferro
pudellato) che veniva poi battuto al
maglio per eliminare le scorie;
Sezione di altoforno
 1855 – 1864 il convertitore Bressemer
e il forno Martin-Siemens aprirono l’era
dell’acciaio colato;
Convertitore Bressemer

 nel 1854 iniziò in Francia la laminazione di profili ad I in ferro forgiato (derivato


direttamente dalla rotaia ferroviaria);

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5. 6 -


Elementi strutturali in Acciaio

Il “periodo della ghisa” 1780-1850


 I primi ponti in ghisa furono realizzati con forma ad arco in alternativa ai ponti in
muratura. L’utilizzo del nuovo materiale portò ad una sensibile riduzione del peso
strutturale, dei costi di costruzione e dei tempi di realizzazione.

Coalbrookdal bridge sul Severn 1779 (33m) Telford's Mythe Bridge bridge 1823-26 (52m)

Il ponte sul Severn è il primo esempio rilevante di ponte ad arco in ghisa: è costituito da 5
archi affiancati su una luce di circa 30 m, ognuno composto da due conci di sviluppo pari a
21 m uniti in chiave senza specifici dispositivi di collegamento. I due semiarchi fusi in un
solo pezzo pesavano 378 t ciascuno.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5. 7 -

Elementi strutturali in Acciaio

St George's Church, Everton, UK (1812-14) The Bibliotheque Sainte Geneviève (1843-50) The Bibliotheque Nationale (1858-68)

Il primo utilizzo di leghe ferrose (ghisa) come elementi strutturali per edifici avvenne
all’inizio dell’800: colonne e archi.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5. 8 -


Elementi strutturali in Acciaio

 Alla fine del ‘700 vennero utilizzati, nella costruzione di edifici, i primi elementi
strutturali in ghisa in sostituzione di elementi lignei: inizialmente furono introdotte le
colonne in ghisa a sostegno di coperture lignee, successivamente (tra il 1810 e il 1840)
iniziò l’impiego di travi in ghisa di luce considerevole (superiore ai 12 m) a sostegno dei solai
di piano e di copertura.

Particolare di una trave in ghisa (12.5 m di luce) del solaio della King’s Library del British Museum (1820)

Paxton's Crystal Palace


(1851): ossatura portante con
colonne in ghisa, travi
reticolari in ghisa e in ferro
pudellato.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5. 9 -

Elementi strutturali in Acciaio

Verso il 1840 vennero condotti i primi


lavori sperimentali finalizzati allo studio
del comportamento meccanico degli
elementi in ghisa. Hodgkinson dimostrò
sperimentalmente come la ghisa risulti
sei volte più resistente a compressione
che a trazione e seguendo tale criterio
definì la forma ottimale per un
elemento inflesso in ghisa.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.10 -


Elementi strutturali in Acciaio
Il “periodo del ferro pudellato” 1850-1900
 Il periodo del ferro pudellato coincide con l’epoca delle travi “rivettate” ovvero composte
da più lamiere tramite chiodature. L’esempio più significativo dell’epoca è rappresentato
dal ponte ferroviario Britannia sul fiume Menai (1844-1850) struttura a travata continua
su 5 appoggi, con le due campate centrali aventi luce di 146m e quelle laterali di 70 m.
L’opera progettata da Stephenson, Fairbairn, Hodgkinson introdusse una serie di problemi
non ancora risolti per l’epoca. Per la determinazione delle sollecitazioni sulla struttura
iperstatica intervenne Clapeyron che studiò la trave continua con l’equazione dei 3 momenti
da lui sviluppata, relativamente ai problemi statici della sezione trasversale Jourawsky
suggerì opportuni rinforzi per l’instabilità locale delle lamiere. Per il progetto di questo
ponte furono poi condotte delle ricerche sulla capacità portante delle unioni chiodate e
sull’azione del vento e della temperatura sulle strutture.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.11 -

Elementi strutturali in Acciaio

 Nel Regno Unito uno dei ponti più significativi è costituito dal ponte sul Firth of Forth,
progettato da Fowler e Baker (1881), del tipo cantilever, caratterizzato dall’uso di sezioni
tubolari, avente luce libera di 521 m.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.12 -


Elementi strutturali in Acciaio
L’età moderna: “il periodo del laminato” 1880-oggi
 Particolare impulso alle costruzioni metalliche nell’edilizia venne dato dalle esposizioni
internazionali: di Londra nel 1851 nella quale venne edificato ad opera di J. Paxton, il
Palazzo di Cristallo con struttura di ferro e ghisa e di Parigi nel 1855 ove venne realizzata
una copertura a volta circolare di 48 m. Ulteriori esposizioni svoltesi a Parigi nel 1867,
1878, 1889 videro la realizzazione di opere particolarmente ardite, rese possibili
dall’utilizzo di prodotti laminati che dallo sviluppo di adeguati procedimenti di calcolo.

Principale simbolo
dell’esposizione del 1889
è la Tour Eiffel con
altezza pari a 300 m

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.13 -

Elementi strutturali in Acciaio


 Negli Stati Uniti si ebbero le più spettacolari applicazioni, sia nel campo degli edifici che
dei ponti. Le più importanti applicazioni negli edifici si ebbero a partire dal 1885 ed in
particolare per merito della scuola di Chicago (Le Baron Jenny, Adler, Sullivan). Veniva
applicata sistematicamente la struttura intelaiata con travi e pilastri in profilati laminati
dando inizio alla moderna architettura degli edifici commerciali.

Da quel momento l’edificio commerciale subì notevoli incrementi in altezza a Chicago e


soprattutto a New York

Empire State Building (1930) progettato da Lamb & Harmon è alto 102 piani

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.14 -


Elementi strutturali in Acciaio
5.2.2. Caratteristiche meccaniche degli acciai

Legami costitutivi per acciai da costruzione (carico monotono e ciclico)

B’

 campo elastico (tratto A-B): le tensioni sono proporzionali alle deformazioni con
costante di proporzionalità pari al modulo elastico del materiale (E); in caso di
scarico si verifica il recupero totale delle deformazioni.

 campo plastico (tratto B-C-D): allo snervamento si manifesta un incremento di


deformazione a tensione costante εh=6-16εy (tratto B-B’) quindi inizia l’incrudimento
caratterizzato da una ripresa di resistenza. Raggiunta la tensione massima (p.to C)
εu=160-200εy si verifica una localizzazione dell’allungamento (strizione del provino)
che provoca la rottura per una tensione inferiore al valore massimo ft. In seguito allo
scarico del provino in campo plastico non si verifica il recupero totale delle
deformazioni (deformazioni residue/plastiche).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.15 -

Elementi strutturali in Acciaio


 effetto Bauschinger (carico ciclico): a causa della non omogeneità del provino
eseguendo un ciclo con inversione di tensione (es. da trazione si passa a compressione)
si raggiunge una tensione di snervamento ridotta. Il limite di snervamento, infatti, non
viene raggiunto simultaneamente in tutti i punti per cui allo scarico permane uno stato
di coazione di segno opposto.

Valori nominali della resistenza di snervamento fy e di rottura ft per gli acciai


strutturali impiegati nell’UE, secondo D.M. 14/01/2008.

( Fe360 )
( Fe430 )
( Fe510 )

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.16 -


Elementi strutturali in Acciaio
Legami costitutivi semplificati: elasto-plastico, elasto-incrudente, trilineare.

Parametri di incrudimento degli acciai.


S 235 S 275 S 355
acciaio
Fe 360 Fe 430 Fe 510

εh/εy 12.3 11.0 9.8

E/Eh 37.5 41.8 48.2

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.17 -

Elementi strutturali in Acciaio

Il legame costituivo del materiale e quindi


le sue caratteristiche meccaniche
dipendono dalla temperatura. Al crescere
della temperatura diminuiscono le
caratteristiche prestazionali dell’acciaio
con sensibile riduzione del modulo di
elasticità, della tensione di snervamento e
del limite di rottura.

f y / f y ,θ 1.00

0.80 1
Nella figura a destra è riportato
l’andamento del rapporto fy/fy,θ al variare 0.60
della temperatura

 θa  0.40
f y ,θ = f y 1 +  0°C ≤ θ a ≤ 600°C
 767 ln(θ a / 1750)
0.20 2

108(1 − 0,001θ a ) 
f y ,θ = f y   600°C < θ a ≤ 1000 °C 0.00
 (θ a − 440)  0 200 400 600 800 1000
θ a [°C ]

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.18 -


Elementi strutturali in Acciaio
(
Eθ 10 5 N / mm 2 ) Nella figura a sinistra è riportato
2 ,1 l’andamento del modulo elastico E al
2 ,0
variare della temperatura

1 ,5
(
Eϑ = E 1 + 1.59 ⋅ 10 −5 θ a − 34.5 ⋅ 10 −7 θ a + 11.8 ⋅ 10 −9 θ a − 17.2 ⋅ 10 −2 θ a4 )
1 ,0

0 ,5 Per θa > 600 °C, Eθ non è definito.

θ a [°C ]
0 200 400 600 800 Costanti elastiche

Densità ρ = 7850 kg/m3

Coefficiente di Poisson ν=0.3

Modulo di elasticità normale E=210000 MPa

E
Modulo di elasticità tangenziale G=
2 (1 + ν )

Coefficiente di espansione termica α = 12 x10-6 per °C

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.19 -

Elementi strutturali in Acciaio


5.2.3. I processi di lavorazione ed i prodotti
5.2.3.1. Il processo produttivo
 1a fase: trasformazione nell’altoforno del minerale in ghisa detta ghisa d’altoforno.
In questa prima fase di ossidoriduzione si ottiene una lega con 2.5% < C < 5% e con la
presenza di silicio, manganese, fosforo e zolfo

 2a fase: ossidazione della ghisa d’altoforno allo stato liquido con l’eventuale aggiunta
di rottami. Questa operazione detta di affinazione della ghisa (mediante ossidazione)
produce una sensibile riduzione del contenuto di carbonio, silicio, manganese e zolfo. A
tale scopo si utilizzano i forni Martin-Siemens, il forno ad arco elettrico, il
convertitore Bessemer ed il convertitore ad ossigeno.

1° fase

2° fase

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.20 -


Elementi strutturali in Acciaio

 3a fase: si realizza la
disossidazione finale che è
necessaria per abbassare il
contenuto di ossigeno che altrimenti
renderebbe l’acciaio effervescente e
fragile. L’acciaio liquido viene quindi
colato e trasformato in lingotti.

3° fase

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.21 -

Elementi strutturali in Acciaio

 Formazione per compressione e trazione


(forgiatura, laminazione, estrusione)
Lavorazione dell’acciaio
(dai lingotti ai prodotti finiti)  Formazione per flessione e taglio

 Laminazione a caldo: i lingotti vengono riscaldati


fino a 1250 °C e fatti passare attraverso una serie di
cilindri contrapposti e ruotanti in senso inverso
(laminazione primaria).

Laminazione primaria.

Gli elementi così ottenuti vengono sbozzati in barre a


sezione quadrata (brame, blumi, billette).
Successivamente i semi-lavorati vengono trasformati in
prodotti finiti ossia in piatti, lamiere, barre, profilati
(laminazione secondaria).
Laminazione secondaria.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.22 -


Elementi strutturali in Acciaio
 Laminazione a freddo: viene effettuata a temperatura ambiente al fine di
ottenere, mediante incrudimento, resistenze elevate a scapito di una riduzione di
duttilità non sempre trascurabile.

 formazione per flessione e taglio: consiste nel piegare sottili lamiere fino ad
ottenere elementi con sezioni trasversali della forma voluta (profili sagomati a
freddo). Attraverso la presso-piegatura vengono realizzate anche le lamiere grecate
frequentemente impiegate nella realizzazione di strutture portanti di solai e
tamponamenti.

Piegatura in continuo per profili tubolari


circolari.
Lavorazione per stampaggio di elementi
sagomati a freddo.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.23 -

Elementi strutturali in Acciaio

I trattamenti termici: ricottura, normalizzazione, tempra, rinvenimento,


cementazione, bonifica

I prodotti in acciaio possono


essere sottoposti a particolari
trattamenti termici al fine di
modificare la struttura
molecolare e quindi variare in
modo sensibile le caratteristiche
meccaniche in funzione agli
impieghi specifici a cui sono
destinati.

Le strutture fondamentali
dell’acciaio sono la cementite,
l’austenite e la ferrite, il
cambiamento di struttura dipende
dal tenore di carbonio e dalla
temperatura.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.24 -


Elementi strutturali in Acciaio

 Ricottura: con tale processo si sottopone l’elemento in acciaio all’intero ciclo


termico comprendente il riscaldamento fino alla temperatura critica (passaggio da
ferrite ad austenite) la permanenza a tale temperatura ed il successivo
raffreddamento. La ricottura porta ad un incremento dell’omogeneità del materiale.

 Normalizzazione: consiste in un riscaldamento dell’acciaio ad una temperatura tra i


900-925°C seguito da un successivo raffreddamento molto lento. La normalizzazione
annulla gli effetti di qualsiasi trattamento termico precedente.

 Tempra: consiste in una lavorazione che prevede un riscaldamento di poco superiore


al punto critico seguito da un brusco raffreddamento. Si ottiene un incremento di
durezza e una riduzione della duttilità del materiale.

 Rinvenimento: consiste nel riscaldare un pezzo temprato a modesta temperatura


per un tempo più o meno lungo in modo da aumentare la resistenza alla rottura fragile.

 Cementazione: consiste nel riscaldare l’acciaio a contatto con altre sostanze in


grado di cedergli carbonio. E’ un trattamento superficiale applicato agli acciai dolci
finalizzato a creare uno strato esterno resistente all’usura.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.25 -

Elementi strutturali in Acciaio


5.2.3.2. I prodotti

L’industria siderurgica fornisce alla progettazione delle costruzioni metalliche una vastissima
gamma di prodotti. Tra i prodotti laminati si distinguono le lamiere, elementi di base che
possono essere eventualmente assemblati per saldatura e i profilati (elementi strutturali già
“prefabbricati”).

Lamiere • lamierini (con spessori inferiori a 1mm);


• lamiere sottili (con spessori compresi tra 1 e 4 mm);
• lamiere medie (con spessori compresi tra 4 e 50 mm);
• lamiere spesse (con spessori superiori a 50 mm).

Profilati • a I con ali rastremate (tipo IPN);


• a I e ad H con ali parallele (tipi IPE ed HEA, HEB);
• a T a Z a L con ali uguali e diseguali;
• tubi o profili cavi aventi sezione chiusa a perimetro
tondo quadro o rettangolare.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.26 -


Elementi strutturali in Acciaio
Sezioni caratteristiche di profilati commerciali. Sezioni di forme più varie possono ottenersi
con la sagomatura a freddo di lamiere e nastri
con spessore dell’ordine di 3-4 mm. Nell’ambito
dei profili sottili possono ottenersi le sezioni
più varie che realizzano per “forma” il massimo
sfruttamento della resistenza del materiale e
quindi la massima leggerezza della carpenteria
metallica.

Sezioni caratteristiche di elementi saldati.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.27 -

Elementi strutturali in Acciaio


5.2.3.3. Le imperfezioni

Il comportamento delle strutture in acciaio dipende a volte anche significativamente


dalla presenza delle imperfezioni. Tali imperfezioni possono essere di tipo meccanico
o strutturale e di tipo geometrico.

 Imperfezioni meccaniche: si riferiscono alle tensioni residue e alla non omogenea


distribuzione delle caratteristiche meccaniche nella generica sezione di un elemento.
Le tensioni residue o autotensioni costituiscono uno stato tensionale autoequilibrato
strettamente legato al processo di produzione dell’elemento ed associato a
deformazioni plastiche non uniformi.

Andamento nel tempo delle autotensioni dovute ad un raffreddamento differenziale della sezione.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.28 -


Elementi strutturali in Acciaio

fine laminazione
fine laminazione

profilato a
temperatura
ambiente

Per tutti i tipi di prodotti, l’andamento e l’entità delle tensioni residue dipendono dalle
caratteristiche geometriche della sezione e in particolare dal rapporto
larghezza/spessore delle sue componenti ali/anima.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.29 -

Elementi strutturali in Acciaio

Nel caso di profili sagomati a freddo, la lamiera di partenza è soggetta ad uno


schiacciamento da parte di rulli che tendono ad allungare le fibre superficiali, queste
sono vincolate alle fibre intermedie informate e pertanto si comprimono.

I profilati sagomati a freddo possono presentare ulteriori tipi di imperfezioni


meccaniche: a seguito della lavorazione mediante piegatura o stampaggio vengono
alterate le caratteristiche meccaniche in prossimità delle zone di piega. In queste si ha
una deformazione plastica che corrisponde alla deformazione permanente necessaria
per conferire la forma voluta.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.30 -


Elementi strutturali in Acciaio

 Imperfezioni geometriche: fanno riferimento agli scostamenti dai modelli teorici


di analisi assunti nella progettazione relativamente alla geometria dell’elemento
strutturale o del sistema strutturale nel suo complesso.

Parametri relativi alle tolleranze dimensionali

Le imperfezioni geometriche possono comprendere imperfezioni della sezione


trasversale, imperfezione dell’elemento, imperfezione del sistema strutturale.

Le imperfezioni del sistema strutturale devono essere adeguatamente tenute in conto


nella fase di analisi globale della struttura eventualmente in modo semplificato
considerando forze addizionali opportunamente definite dai codici normativi.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.31 -

Elementi strutturali in Acciaio


5.2.3.3. Le prove di caratterizzazione del materiale
In aggiunta alle prove di caratterizzazione del materiale di base o di quello dei
prodotti lavorati, la normativa prescrive l’esecuzione di prove di laboratorio su provini
ricavati dagli elementi impiegati nelle costruzioni. L’esecuzione di ogni prova è
normata; gli enti nazionali ed europei (UNI, CEN, ISO) di normazione forniscono i
dettagli sulle caratteristiche dei provini, sull’esecuzione della prova, sulle
attrezzature richieste e sulla presentazione dei risultati.

Le prove non meccaniche


 analisi chimica: risulta una delle prove di caratterizzazione più importanti, viene
effettuata sulla colata ed ha lo scopo di determinare l’esatta composizione della lega
ed in particolare la percentuale di carbonio presente nel materiale.
 analisi metallografiche: esame macroscopico, esame microscopico, determinazione
delle inclusioni non metalliche, modalità di attacco chimico ed elettrochimico. Con
l’esame macroscopico si verifica presenza di cricche ed inclusioni e si valuta la
saldabilità del materiale. L’esame miscoscopico consente invece di analizzare la
struttura cristallina e le dimensioni dei grani.

Sringler longitudinali di inclusioni Microstruttura di acciaio laminato


(esame macroscopico). a caldo 0.2% C (attacco chimico).
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.32 -
Elementi strutturali in Acciaio
 La prova di trazione: consente di ottenere informazioni significative sul materiale:
la tensione di rottura ft, la tensione di snervamento fy, l’allungamento percentuale a
rottura A0%, il tipo di rottura, il limite di proporzionalità e di elasticità ed il modulo
elastico E.

Posizione dei campioni da estrarre EN10025

Tipiche provette per prodotti laminati.

La tensione σ viene valutata dividendo il carico applicato per l’area nominale della
sezione trasversale (Anom) mentre la deformazione ε è stimata sulla base della
variazione della lunghezza iniziale tra i riferimenti ∆:

∆ L d − L0 Ld rappresenta la distanza tra i riferimenti durante la prova in


ε= =
L0 L0 corrispondenza del livello di carico applicato.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.33 -

Elementi strutturali in Acciaio

Per gli acciai da carpenteria la deformazione a rottura non deve essere inferiore ai
limiti da normativa in modo da garantire un’adeguata capacità di subire sensibili
deformazioni senza rotture fragili.

Relazione σ-ε per acciaio C<0.3%

Curva valutata con Aeff

Curva valutata con Anom

Snervamento

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.34 -


Elementi strutturali in Acciaio

 La prova di compressione globale: tale prova viene effettuata su tronchi di profilati


sufficientemente corti in modo da non essere influenzati da fenomeni di instabilità
locale. Il test fornisce le caratteristiche meccaniche dell’acciaio mediate rispetto alle
imperfezioni strutturali del profilato: tensioni residue e non omogenea distribuzione
delle caratteristiche meccaniche nelle varie componenti dell’elemento (ali, anima etc.).

Stub-column test

Il diagramma σ-ε ottenuto dalla prova di compressione globale (stub-column test)


presenta in genere una tensione limite di proporzionalità più bassa rispetto a quella
corrispondente alla prova di trazione su singoli provini. Ciò è dovuto alla presenza di
imperfezioni strutturali che rivestono un ruolo degradante sulla resistenza dei
profilati.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.35 -

Elementi strutturali in Acciaio

 La prova di resilienza (prova d’urto): la prova di resilienza mette in evidenza la


tenacità degli acciai, intesa come resistenza alla rottura fragile e attitudine a
resistere agli urti. La resilienza viene misurata mediante un apparecchio a caduta
pendolare (pendolo di Charpy).

Ep = G ⋅ (h − h0 )

La resilienza è data dal rapporto tra Ep e


l’area della sezione di gola del provino.
Quanto più l’acciaio è tenace tanto più è
piccola l’altezza di risalita.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.36 -


Elementi strutturali in Acciaio

 La prova di piegamento: la prova di piegamento serve per valutare la capacità del


materiale di sopportare significative deformazioni plastiche a freddo senza rompersi.

La provetta usualmente di forma rettangolare viene assoggettata a flessione continua


senza inversione della forza. Al termine della prova il campione viene esaminato sulla
faccia esterna della parte piegata per rilevare l’eventuale presenza di screpolature o
fenditure. Le deformazioni ottenute confermano in genere i valori dell’allungamento a
rottura della prova di trazione.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.37 -

Elementi strutturali in Acciaio

 La prova di durezza: la durezza viene definita come la resistenza offerta dal


materiale alla penetrazione da parte di un altro corpo. La prova di durezza (prova di
impronta) misura la capacità di assorbile energia e può fornire una stima della
resistenza del materiale.

La prova consiste nel misurare


l’impronta di penetrazione nella
provetta di una sfera d’acciaio alla
quale viene impresso mediante
specifica apparecchiatura (prova
Brinell, Vickers, Rockwell) un
determinato valore del carico per
un prefissato valore di tempo.

Con tale prova si ottengono importanti informazioni relativamente alla resistenza alla
scalfitura, all’abrasione, all’usura per attrito e all’effetto di elevate pressioni
localizzate.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.38 -


Elementi strutturali in Acciaio
5.3. Metodi di verifica della sicurezza

5.3.1. Metodo di verifica alle Tensioni Ammissibili, secondo CNR 10011-97, D.M.14/02/92

La sicurezza è garantita se, in ogni sezione di tutti gli elementi che costituiscono la struttura, lo
stato tensionale non supera un valore limite accettabile detto “tensione ammissibile”
σid < σamm
(nel caso di stato di sforzo monoassiale: σ < σamm).

Il metodo richiede la valutazione:


− delle tensioni massime che la struttura dovrà sopportare durante la sua vita di esercizio;
− della resistenza del materiale, rappresentata dalla σamm
fy
σ amm =
γ

(S 235)
(S 275)
(S 355)

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.39 -

Elementi strutturali in Acciaio

Combinazione di carico
Le azioni agenti sulla struttura sono raggruppate in due condizioni di carico:

• condizione di carico I, cumula nel modo più sfavorevole le azioni permanenti ed accidentali
(compresi eventuali effetti dinamici) ad eccezione degli effetti del vento e degli stati coattivi
sfavorevoli (temperatura, cedimento dei vincoli, ecc.). Si devono includere, nella condizione di
carico I, gli effetti statici e dinamici del vento qualora le tensioni da questi provocate siano
maggiori di quelle ingenerate dagli altri carichi permanenti ed accidentali;
La tensione ammissibile a trazione e compressione σamm e la tensione tangenziale τamm si
riferiscono alla condizione di carico I.

• condizione di carico II, cumula nel modo più sfavorevole i carichi permanenti ed accidentali
(vento incluso).
Le corrispondenti tensioni ammissibili per la condizione di carico II sono da assumersi pari a:
σamm,II = 1.125σamm ,I τamm,II = 1.125 τamm,I.

Sono obbligatorie le verifiche per ambedue le condizioni di carico I e II.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.40 -


Elementi strutturali in Acciaio
5.3.2. Metodo di verifica agli Stati Limite, secondo D.M. 2008

Lo stato limite ultimo corrisponde al valore estremo della capacità portante (limite di collasso) o
ad altre forme di cedimento strutturale che possono mettere in pericolo la sicurezza delle
persone (quali ribaltamento e instabilità).

Lo stato limite di esercizio è uno stato al di là del quale non risultano più soddisfatti i requisiti
di esercizio prescritti; comprende quindi situazioni che comportano un rapido deterioramento
della struttura o la perdita della funzionalità (deformazioni eccessive, vibrazioni ecc.).

5.3.2.1. Stati Limite Ultimi SLU

Secondo il metodo semiprobabilistico, la verifica allo stato limite ultimo può essere applicata
nelle seguenti versioni:
• stato limite elastico della sezione (analisi elastica - analogo alle T.A.) Rd ≥ Sd
• stato limite plastico della sezione (analisi elastica)
• stato limite di collasso plastico della struttura (analisi rigido plastica)

Il valore di progetto Rd di una proprietà del materiale viene definito come:


R d = Rk γ mj

dove Rk e γmj rappresentano rispettivamente il valore caratteristico e il suo coefficiente parziale


di sicurezza, tale coefficiente dipende essenzialmente dalla resistenza che si considera
(elastica, plastica ..).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.41 -

Elementi strutturali in Acciaio

Nel caso di stati piani pluriassiali deve essere verificato che:

σid = σ2x + σ2y − σx σ y + 3τ2xy ≤ fd

( Fe360 )
( Fe430 )
( Fe510 )

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.42 -


Elementi strutturali in Acciaio
Stato limite elastico della sezione
• si definiscono le azioni di calcolo Fd;

• si calcolano mediante analisi elastica le sollecitazioni di calcolo Sd (Md, Td, Nd);

• si verifica che Sd ≤ Rd oppure σid (Sd) ≤ fd = fk/γM

Con tale metodo di verifica è possibile operare nello spazio delle sollecitazioni verificando che
S(γF, Fk) ≤ R(fk, γM) o nello spazio delle tensioni, in questo caso il prodotto γF·γM è prossimo al
coefficiente di sicurezza del metodo delle tensioni ammissibili.

Stato limite plastico della sezione


Questo calcolo è possibile quando le sezioni e i collegamenti consentono di superare il limite
elastico e raggiungere il limite plastico senza che prima intervengano fenomeni di instabilità
(locale).

• si definiscono le azioni di calcolo Fd;

• si calcolano mediante analisi elastica le sollecitazioni di calcolo Sd (Md, Td, Nd);

• si valuta Rd considerando un comportamento σ − ε di tipo elastico-perfettamente plastico

• si verifica che Sd ≤ Rd

N.B.: non sono possibili ridistribuzioni degli sforzi nella struttura ma solo nella sezione.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.43 -

Elementi strutturali in Acciaio


qF

A B C
L L

qF ⋅ L2 fk
MB =
Stato limite - 8
MB ≤ Wel ⋅ fk γ M = Mel,Rd
elastico della + +
sezione A B C

fk
qF ⋅ L2
MB =
Stato limite 8
plastico della
- MB ≤ Wpl ⋅ fk γ M = Mpl,Rd
sezione + +
A B C

α qF = q u

A B C α≥1
Stato limite di L L
collasso plastico qF ≤ qu
della struttura Mpl,Rd
Formazione di
meccanismo Mpl,Rd Mpl,Rd
A B C

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.44 -


Elementi strutturali in Acciaio

Stato limite di collasso plastico della struttura – Formazione di meccanismo

Questo calcolo è possibile quando le sezioni, i collegamenti o il tipo di struttura (a nodi fissi)
consentono una ridistribuzione delle sollecitazioni nella struttura senza che prima intervengano
fenomeni di instabilità. E’ quindi richiesta una prefissata duttilità nelle sezioni e nei
collegamenti.

• si definiscono le azioni di calcolo Fd;

• si calcolano le sollecitazioni di calcolo Sd (Md, Td, Nd);

• si valuta Rd (fd) nelle sezioni maggiormente sollecitate;

• calcolo il moltiplicatore di carico α in corrispondenza del collasso;

• verifico α ≥ 1

E’ possibile effettuare anche un’analisi lineare semplificata con ridistribuzione dei momenti
massimi (15%).

È possibile, assumendo come S.L.U. quello di collasso della struttura, effettuare un’analisi non
lineare al passo mediante codici di calcolo opportuni che permettono di determinare il carico di
collasso tenendo conto anche degli effetti del 2° ordine.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.45 -

Elementi strutturali in Acciaio

5.3.2.2. Stati Limite di Esercizio o Servizio SLE

In condizioni di esercizio lo stato tensionale è ben distante dai valori di rottura, perciò la legge
costitutiva σ−ε del materiale ed il metodo di analisi strutturale adottato sono sempre lineari.

In quanto ai carichi, si utilizzano per essi valori aventi una probabilità di essere superati
maggiore rispetto a quelli utilizzati per le verifiche allo stato limite ultimo (e quindi più bassi).

Si distinguono condizioni di carico rare, frequenti o quasi permanenti, con probabilità di


superamento via via maggiori e valori del carico progressivamente minori.

Anche in questo caso la verifica è positiva se

Rd ≥ Sd

Relativamente agli Stati Limite di :


- Deformazione
- Vibrazione
- Plasticizzazioni locali, al fine di scongiurare deformazioni plastiche che generino deformazioni
irreversibili ed inaccettabili;
- Scorrimento dei collegamenti ad attrito con bulloni ad alta resistenza,

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.46 -


Elementi strutturali in Acciaio
5.3.2.3 Combinazione delle azioni

Stati Limite Ultimi – SLU


m n
Fd = ∑ γ jgG jk + γ pPk + γ1qQ1k + ∑ ( γ iq ψ 0iQik )
j =1 i= 2

Stati Limite di Esercizio – SLE


m n

Comb. RARA (caratteristica)


Fd = ∑ Gjk + Pk + Q1k + ∑ ( ψ0iQik )
j =1 i=2

m n

Comb. FREQUENTE Fd = ∑ Gjk + Pk + ψ11Q1k + ∑ ( ψ2iQik )


j =1 i=2

m n
Comb. QUASI PERMANENTE Fd = ∑ Gjk + Pk + ∑ ( ψ 2iQik )
j =1 i =1

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.47 -

Elementi strutturali in Acciaio


5.4. Sistemi Strutturali

• Osservazioni preliminari;

• edifici monopiano (industriali): tipologie strutturali;

• edifici multipiano: tipologie strutturali;

• la classificazione dei sistemi strutturali e metodi di calcolo.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.48 -


Elementi strutturali in Acciaio
5.4.1. Osservazioni preliminari

La tipologia di una struttura in acciaio è fortemente


influenzata dalla sequenza di costruzione:
• produzione dei profilati e delle lamiere in Acciaieria;
• trasformazione dei profilati e di lamiere in elementi
strutturali complessi preassemblati in Carpenteria
Metallica;
• trasporto e montaggio dei complessi strutturali in
Cantiere.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.49 -

Elementi strutturali in Acciaio

Confronto fra strutture in c.a. e strutture in acciaio.


• Le strutture in c.a. vengono realizzate completamente in cantiere tramite getto in casseforme,
pertanto la struttura che ne deriva risulta monolitica e fortemente iperstatica;
• le strutture in acciaio nascono dall’assemblaggio di pezzi diversi e pertanto il grado di vincolo
mutuo tende ad essere il minore possibile.

Il vincolo tra elementi in c.a. risulta rigido


(le rotazioni relative sono trascurabili); se
si desidera declassarlo (permettere una
maggiore libertà di spostamento relativo)
è necessario intervenire con adeguati
accorgimenti costruttivi.

Per realizzare una maggiore solidarietà


strutturale è necessario ricorrere a
lavorazioni complicate ed economicamente
onerose.

nodo incernierato nodo rigido

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.50 -


Elementi strutturali in Acciaio

La necessità economica di contenere al minimo indispensabile le lavorazioni e di rendere


spedito ed agevole il lavoro di montaggio (prefabbricazione) comporta una semplificazione
delle giunzioni che si ripercuote sul grado di vincolo fra le aste che compongono la struttura

La concezione della struttura e delle


sue giunzioni può portare a delle
soluzioni labili.

struttura labile

Pertanto risulta necessario intervenire


mediante l’introduzione di opportuni
elementi strutturali (controventi) per
rendere la struttura isostativa e quindi
in grado di resistere sia ad azioni
verticali che a carichi diretti
orizzontalmente.

struttura isostatica

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.51 -

Elementi strutturali in Acciaio

Stabilità degli elementi strutturali.


L’acciaio è un materiale dotato di legge costitutiva simmetrica a trazione e a compressione.
Un elemento strutturale in acciaio può essere caratterizzato da un comportamento non
simmetrico a causa dei fenomeni connessi la stabilità dell’equilibrio.

Un’asta soggetta ad azione assiale N costituisce un elemento strutturale con legame costitutivo
N(∆) non simmetrico. A trazione può considerarsi con buona approssimazione di tipo elasto-
plastico, mentre a compressione il legame è curvilineo e il suo limite massimo dipende dalla
snellezza e dalle imperfezioni geometriche e strutturali dell’asta.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.52 -


Elementi strutturali in Acciaio

Asta caricata di punta.


Se l’asta è inizialmente rettilinea e compressa da un carico perfettamente centrato ed il materiale
che la compone è indefinitamente elastico, allora l’asta rimane diritta e si accorcia in virtù della
propria deformabilità assiale (EA) fino al raggiungimento del carico critico euleriano Ncr che
definisce il collasso per instabilità dell’asta. Le “aste reali” sono caratterizzate da imperfezioni
geometriche pertanto il loro comportamento sotto un carico di compressione N, nell’ipotesi di
materiale elastico, risulta non lineare (curva b) in quanto al regime assiale si sovrappone uno stato
flessionale causato dallo scostamento dell’asta dalla linea di azione del carico esterno. Il carico
critico euleriano Ncr rappresenta ancora il valore asintotico del carico che l’asta può sopportare.

L’acciaio non è un materiale


indefinitamente elastico. Il
comportamento di un asta reale
può essere caratterizzato da un
valore del carico ultimo
sensibilmente inferiore al valore
critico euleriano. Una volta
raggiunto il carico Ne
corrispondente al raggiungimento
del limite elastico nella fibra
maggiormente sollecitata l’asta
evolve in campo elasto-plastico
curva (c).
Asta caratterizzata da un collasso per instabilità elasto-plastica.

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Elementi strutturali in Acciaio

Comportamento delle strutture nello spazio.


Le strutture in acciaio devono essere analizzate considerando il loro comportamento strutturale
nello spazio tridimensionale. Solo in questo modo è possibile intervenire su ogni possibile forma
di labilità strutturale e valutare in modo corretto i fenomeni di instabilità che possono
interessare tutti gli elementi o parti di elemento compressi.
Nel caso della struttura in esame lo stato tensionale dovuto all’azione dei carichi esterni è
analizzabile mediante un sistema piano, mentre gli effetti dell’instabilità vanno valutati sia nel
piano che fuori piano.

Struttura costituita da una successione di telai uguali.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.54 -


Elementi strutturali in Acciaio

Effetti del peso proprio.


L’acciaio è caratterizzato da un rapporto molto vantaggioso fra peso specifico e resistenza, ne
risulta che nel dimensionamento delle strutture in acciaio gli effetti del peso strutturale spesso
possono essere trascurati.
Nell’analisi di coperture leggere diventa fondamentale la corretta modellazione dei carichi
accidentali: carico da neve e carico da vento. Se si analizza l’entità del carico da neve si evince
come questo rappresenti un valore superiore anche di un ordine rispetto al peso proprio: una
errata valutazione dell’entità di questo carico può portare al crollo della struttura

Il carico da vento produce una depressione in copertura che può essere rappresentata da una
pressione normale diretta nel verso opposto all’azione gravitazionale e di entità che spesso
risulta superiore al carico permanente in copertura. Nelle strutture metalliche di copertura si
può creare una inversione nel segno delle azioni interne nelle membrature componenti. Aste di
elevata snellezza, dimensionare come tese, possono collassare se sollecitate da un’azione assiale
anche se di modesta entità.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.55 -

Elementi strutturali in Acciaio

Deformabilità degli elementi strutturali in acciaio.


Le strutture in acciaio sono caratterizzate da una elevata deformabilità in esercizio (s.l.e),
deformabilità che può risultare incompatibile con la corretta utilizzazione della struttura.

Sezione a I Le limitazioni della


q ⋅ L2 8 5 q ⋅ L4 deformabilità possono, in
σ max = v max = molti casi, essere più
W el 384 EI
condizionanti delle
verifiche di resistenza;
esse quindi costituiscono
dei notevoli vincoli
progettuali soprattutto
quando si utilizza la
struttura metallica
assieme ad altri elementi
costruttivi che
v max 5 σ max L richiedono, per la loro
= ⋅ ⋅
L 24 E h buona funzionalità,
strutture non molto
deformabili : pareti di
facciata, divisori di
laterizio poggianti su solai
o travi metalliche.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.56 -


Elementi strutturali in Acciaio

Interazione fra momento flettente e azione assiale.


Il molte tipologie strutturali (strutture intelaiate) gli elementi verticali sono compressi per
effetto dei carichi verticali ed inflessi per effetto delle forze orizzontali.
Nelle strutture metalliche l’interazione fra momento flettente e azione assiale è sempre
sfavorevole e per snellezze elevate, per effetto dei fenomeni di instabilità, estremamente
penalizzante. Nel caso di strutture in acciaio, a differenza di elementi in c.a., la presenza di
momento flettente fa sempre diminuire la capacità portante nei confronti di azioni assiali.

Dominio di interazione M-N

Elemento in acciaio Elemento in c.a.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.57 -

Elementi strutturali in Acciaio


5.4.2. Edifici monopiano (industriali): tipologie strutturali
Si considerano edifici di forma rettangolare, ad una o più campate, destinati a depositi, a
lavorazioni industriali, ad attività ricreative. Generalmente, nel caso di strutture ordinarie,
l’interasse longitudinale a tra le colonne varia tra 4 e 16m, mentre quello trasversale L è
compreso tra 15 e 30m. L’altezza libera interna supera i 6m e spesso è installato un carroponte.

Lo schema statico più ricorrente è


quello che presenta telai trasversali
composti da colonne incastrate al
piede e collegate in testa da travature
reticolari o da travi a parete piena. Le
travi a parete piena, generalmente
della serie IPE o saldate, possono
essere vincolate alle colonne sia a
cerniera che ad incastro. Il vincolo a
cerniera, iperstatico rispetto ai
carichi orizzontali, è preferibile
rispetto allo schema isostatico di
cerniera e carrello in quanto presenta
il vantaggio di far partecipare in modo
efficace le colonne alla resistenza alle
azioni da vento e di evitare la
fuoriuscita delle travi di copertura
dalle sedi di appoggio in caso di azioni
sismiche.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.58 -
Elementi strutturali in Acciaio

Sistema resistente ai carichi verticali


I carichi verticali vengono riportati sulle travi principali attraverso elementi inflessi secondari.
Questi possono essere costituiti dagli stessi elementi coprenti (a) o da travi secondarie o
arcarecci (b).

Gli elementi coprenti sono


generalmente costituiti da lastre
nervate in lamiera zincata, su tali
lastre si dispongono uno strato
coibente ed uno imper-
meabilizzante (in alternativa si
possono utilizzare dei pannelli
sandwich). Lo spessore delle
(a) lamiere varia tra 0.6 e 1.5 mm e
l’altezza delle nervature è
compresa tra 28 e 55 mm. Con
lamiera da 55 mm è possibile
coprire luci fino a 4 m.
Recentemente sono state
(b)
introdotte delle lamiere zincate
dotate di un doppio ordine di
piegature di irrigidimento aventi
altezza di circa 200 mm. Con tali
lamiere è possibile coprire luci
fino a 10 m.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.59 -

Elementi strutturali in Acciaio

Gli arcarecci sono travi prevalentemente inflesse, talvolta nei due piani principali di inerzia
a causa della pendenza del tetto.
I profilati più adottati sono quelli della serie IPE ed UPN o ricavati a piegatura a freddo
della lamiera. Di pregevole effetto sono le travi alveolari aventi fori circolari o esagonali. Il
dimensionamento degli arcarecci può risultare condizionato dalle tensioni prodotte dalla
flessione deviata, in questo caso si possono disporre dei tiranti di sospensione a metà o ai
terzi della campata che vanno devianti in sommità per riportare alle travi la componente
del carico da essi assorbita.

Nel piano di falda


l’arcareccio può esser
schematizzato come una
trave su più appoggi. Nel
piano normale alla falda
(piano verticale) l’interasse
fra le travi non permette
in genere di superare con
un unico elemento più di
due campi, la lunghezza
commerciale dei profilati
non supera, infatti, i 12 m.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.60 -


Elementi strutturali in Acciaio
Di norma, si adottano i seguenti schemi statici longitudinali:
• appoggio alle estremità, di semplice esecuzione;
• trave Gerber, le giunzioni sono localizzate in campata in punti opportuni;
• trave continua in presenza di strutture principali ravvicinate.

Nel caso di giunzioni in


corrispondenza degli appoggi, il
comportamento dell’arcareccio potrà
essere ricondotto a quello di una
trave su appoggi elastici la cui
rigidezza dipende dalla geometria
delle travi principali e dalla posizione
dell’arcareccio stesso lungo la trave
principale (distanza dagli appoggi).
In generale anche la più sofisticata
analisi elastica non è in grado di
cogliere la reale distribuzione dei
momenti flettenti presenti negli
arcarecci.

Si può assumere, sempre a favore di sicurezza, una qualsiasi soluzione equilibrata per
l’arcareccio, purché si dimensionino le travi principali sottostanti per il valore del carico R
corrispondente alla distribuzione dei momenti impiegata per dimensionare l’arcareccio stesso.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.61 -

Elementi strutturali in Acciaio

Per semplificare le giunzioni fra i vari elementi dello stesso arcareccio (pt.i A e B) si è soliti
utilizzare un collegamento che interessi la sola anima del profilato.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.62 -


Elementi strutturali in Acciaio

Gli arcarecci trasmettono il carico verticale sulla travi principali: queste possono venir
realizzate a parete piena (di altezza contenuta), o reticolari (più leggere). Un notevole
vantaggio delle travi reticolari deriva dal poter sagomare il corrente superiore a doppia
pendenza (2-15%), legata alla necessità di impermeabilizzare la copertura.

(d)

(a)
(e)

(b)

(c)

Nel caso di trave principale reticolare, la briglia superiore risulta per lo più compressa se gli
arcarecci cadono sui nodi (a), pressoinflessa se essi sono disposti fuori nodo (b) o se l’elemento
coprente trasmette direttamente il carico alla trave reticolare (c).
La trave principale potrà poi trasmettere la sua reazione direttamente (d) o indirettamente (e)
alle colonne, nel secondo caso sarà presente una trave di bordo.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.63 -

Elementi strutturali in Acciaio

Le travi reticolari possono avere forme e tracciati diversi a seconda delle diverse esigenze
progettuali. Tra gli schemi statici risulta particolarmente vantaggiosa la capriata Pratt o
Mohnie avente le aste di parete compresse di minore lunghezza rispetto quelle tese.

(a) a “cesoia” (a’)

Entro l’orditura
principale di parete può
(b) Fink o Polonceau (b’)
essere disposta una
orditura secondaria
atta a limitare le
(c) (c’)
Inglese o Howe lunghezze di libera
inflessione delle aste
compresse nel piano
(d) Warren (d’)
della capriata e a
sostenere eventuali
(e) Pratt o Mohnié (e’) carichi concentrati.

(f) Bowstring (f’)

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.64 -


Elementi strutturali in Acciaio

Nella valutazione della capacità portante degli elementi compressi delle travi reticolari
principali è necessario calcolare la lunghezza di libera inflessione sia nel piano verticale (piano
della trave reticolare) che nel piano orizzontale. Nel primo caso la lunghezza di libera
inflessione Lc,v può essere assunta pari alla distanza fra i nodi, mentre nel secondo caso
dipende dall’orditura tridimensionale della copertura.

Se non vengono introdotti adeguati


dispositivi di controvento la lunghezza
libera di inflessione della briglia
compressa fuori piano è rappresentata
dall’intera luce di calcolo. Infatti gli
arcarecci possono essere schematizzati,
nel piano orizzontale, come delle bielle
che collegano le varie travi, con questo
schema non è possibile escludere uno
sbandamento instabile di tutte le travi.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.65 -

Elementi strutturali in Acciaio

Nel caso di coperture con tutte le travi principali reticolari che appoggiano direttamente su
colonne, è sufficiente, per ridurre sensibilmente la lunghezza di libera inflessione della briglia
compressa, predisporre un controvento di falda trasversale (a). Mentre nel caso di travi
principali che appoggiano anche su travi di bordo è necessario inserire un ulteriore controvento
di falda longitudinale (b).

Queste controventature,
indispensabili per
limitare i pericoli
(b) connessi all’instabilità
delle aste compresse
(a) dagli effetti dei carichi
verticali, sono necessarie
anche per resistere agli
effetti dei carichi
orizzontali (vento).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.66 -


Elementi strutturali in Acciaio

Sistema resistente ai carichi orizzontali


Negli edifici industriali, oltre agli eventuali effetti sismici, devono essere considerati i carichi
orizzontali da vento e quelli dovuti allo scorrimento del carroponte. In particolare i carichi da
vento devono essere riportati alle colonne attraverso un opportuno ordito strutturale che è
condizionato dal tipo di tamponamento.

Attualmente si impiegano, come elementi di


tamponamento perimetrale, lastre sandwich
coibentate (aventi uno o entrambi i paramenti
in lamiera d’acciaio preverniciata) o in
alternativa si utilizzano pareti prefabbricate
in cemento armato vibrato aventi altezza pari
a quella dell’edificio. Nel secondo caso è
sufficiente disporre un vincolo al piede del
pannello il quale assorbe tutto il carico
verticale e metà della spinta orizzontale ed
un secondo vincolo in testa al pannello,
costituito da una trave la quale assorbe la
rimanente metà spinta. In tal caso per
l’azione del vento la trave longitudinale a
sostegno della parete è soggetta ad un carico
orizzontale ed i pilastri perimetrali sono
sollecitati da forze orizzontali concentrate in
sommità.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.67 -

Elementi strutturali in Acciaio

Nel caso di tamponatura verticale con pannelli metallici, questi ultimi devono essere sostenuti
da dei correnti (arcarecci di parete) disposti orizzontalmente sul perimetro tra le colonne (a).

Gli arcarecci di parete sono soggetti a


flessione deviata per effetto del peso dei
pannelli di tamponamento (carico
verticale) e della pressione (depressione)
da vento. Se le colonne sono notevolmente
distanziate può risultare conveniente
disporre uno o due ritti verticali
(b) intermedi (b), i quali corrispondono a delle
travi appoggiate a terra ed in
corrispondenza dei nodi dei controventi di
(a)
falda trasversale e longitudinale. Per
effetto del carico orizzontale da vento i
controventi di falda vengono sollecitati da
carichi nodali orizzontali e si comportano
come delle travi reticolari appoggiate in
corrispondenza degli elementi verticali
che riprendono le forze orizzontali:
colonne e/o controventi verticali.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.68 -


Elementi strutturali in Acciaio
Per il corretto funzionamento strutturale è necessario garantire che la struttura di copertura
possa essere assunta infinitamente rigido nel proprio piano. Questo viene garantito dalla
presenza dei controventi di falda costituiti da travi reticolari vincolate in corrispondenza di
strutture verticali che hanno lo scopo riportare i carichi orizzontali agenti in copertura fino in
fondazione.

Portale, colonne, controvento verticale trasversale

Colonne, controvento verticale longitudinale

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.69 -

Elementi strutturali in Acciaio

Le azioni orizzontali possono essere


trasmesse dalla copertura (controventi
di falda) alle fondazioni attraverso
diversi schemi:
• telai in ambedue le direzioni (a);
• telai in direzione trasversale e
controventi reticolari in direzione
longitudinale (b);
• strutture di controvento reticolari in
entrambe le direzioni (c).
(a) (c)

La soluzione intelaiata nei due sensi


penalizza le colonne quando queste sono
realizzate con sezioni ad I (snellezza
elevata nel piano di flessione debole); il
terzo schema riduce sensibilmente il
(b) regime flessionale sulle colonne ma
necessità di un’organizzazione a trave
della copertura. La soluzione a telai in
senso trasversale e controventi
longitudinali è la più frequentemente
utilizzata.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.70 -


Elementi strutturali in Acciaio

I controventi longitudinali sono destinati ad assorbire le forze orizzontali in direzione


longitudinale. Il carico da vento viene trasferito ai controventi longitudinali attraverso
l’arcareccio di bordo (o la trave di bordo reggi-pannelli) che risulta pertanto compresso.
I controventi sono spesso disposti nelle campate centrali (a) delle file longitudinali e si cerca
di evitare il loro posizionamento nelle due campate terminali (b) per non provocare la
formazione di stati di coazione, dovuti a sbalzi termici che generano sforzi di compressione
nelle membrature.

(a)

(b)

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.71 -

Elementi strutturali in Acciaio


Le soluzioni che si possono adottate per i telai trasversali possono essere classificate in tre gruppi:
in un primo caso la rigidezza del traverso è paragonabile a quella della colonne e si ottiene uno schema
classico intelaiato (a), se la rigidezza del traverso è notevolmente maggiore alla rigidezza delle colonne
queste ultime risulteranno incastrate alle due estremità (b).
In questo caso se il
traverso è reticolare le
briglie inferiori, in alcuni
campi saranno soggette a
sforzi di compressione
non trascurabili
(necessità di ridurre la
lunghezza di libera
inflessione della briglia
inferiore).
Nell’ultimo schema la
trave reticolare viene
(a) (b) (c) assunta come una biella
(fori asolati in
corrispondenza del
collegamento tra la
briglia inferiore e le
colonne) utile solo a
distribuire i carichi
orizzontali alle due
colonne.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.72 -


Elementi strutturali in Acciaio
5.4.3. Edifici multipiano: tipologie strutturali e classificazione

Un edificio multipiano in acciaio è composto da tre componenti fondamentali:


i solai di piano, l’ossatura portante principale (travi e colonne in acciaio, eventuali sistemi
di controvento verticali in acciaio o in c.a.) e le fondazioni generalmente in c.a..

In molti casi le strutture


multipiano in acciaio
possono risultare più
vantaggiose rispetto a
ossatura quelle in cemento armato,
metallica in particolare questo si
principale verifica:

solaio • all’aumentare del numero


di piani;
• in presenza di cattivi
terreni di fondazione;
• per esigenze architet-
toniche o di rapidità
esecutiva;
• in presenza di azioni
fondazioni sismiche.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.73 -

Elementi strutturali in Acciaio

Sistema resistente ai carichi verticali


I carichi verticali vanno trasmessi dagli impalcati di piano all’ossatura metallica principale che ha
il compito di riportare le azioni sollecitanti fino in fondazione. La maglia strutturale viene
definita in funzione del tipo di solaio e dalle condizioni di vincolo tra travi principali e colonne.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.74 -


Elementi strutturali in Acciaio
Solai di piano
I solai di piano rappresentano delle strutture secondarie che devono essere in grado di
trasferire i carichi verticali che gravano direttamente su di esse alle strutture principali
(travi).

Attualmente i solai di
edifici con struttura
portante in acciaio vengono
realizzati secondo diversi
sistemi:
(a) (b) (c) • solai misti a travetti in
c.a. e laterizio gettati in
opera o del tipo a travetti
o a pannelli prefabbricati;
• solai in c.a. e polistirolo o
laterizio aventi le
nervature e la cappa
(d) (e) (f)
gettate in opera su lastre
prefabbricate;
I tipi a,b,c,d sono derivati dalla tecnologia del c.a. e richiedono • solai in lamiera grecata
generalmente l’esecuzione di banchinaggi intermedi e di
collegamento tra le armature dei travetti e le travi di acciaio. • solai in lamiera grecata e
Per tale motivo si utilizzano più frequentemente, negli edifici in c.a. collaborante.
acciaio, solai con lamiera grecata.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.75 -

Elementi strutturali in Acciaio

I solai con lamiera di acciaio zincato, non richiedono, per luci modeste fino a 3 m, un sistema di
puntellazione durante il getto e quindi permettono di velocizzare il lavoro di costruzione. Il
calcestruzzo di riempimento viene reso collaborante con la lamiera per aderenza tramite delle
cavità stampate nella lamiera che impediscono lo scorrimento del calcestruzzo.

Gli elementi in lamiera grecata


hanno spessore compreso tra 0.6 e
1.5 mm ed altezze variabili tra 40 e
90 mm; il collegamento con le travi
può avvenire attraverso viti
autofilettanti o chiodi sparati.
Lo spessore della cappa di
completamento in cls varia tra 4 e
8 cm, si dispone inoltre una rete
elettrosaldata avente la funzione di
ripartire i carichi concentrati e
contrastare il ritiro del
calcestruzzo.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.76 -


Elementi strutturali in Acciaio

In funzione della resistenza e rigidezza del solaio e dell’interasse tra le travi principali in
acciaio si possono avere diverse organizzazioni dell’impalcato di piano:
• solaio che appoggia direttamente sulle travi principali (a);
• solaio che appoggia su travi secondarie (b).

Travi Travi
principali secondarie

(a)

(b)

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.77 -

Elementi strutturali in Acciaio

Travi
Negli edifici con struttura in acciaio, quando gli impalcati devono essere caratterizzati da uno
spessore ridotto e la distanza fra le colonne è limitata, le travi sono generalmente costituite da
profilati laminati a caldo delle serie I o H con altezze fino a 600 mm. Quando la distanza tra le
colonne diventa impegnativa si possono utilizzare sezioni saldate o travi reticolari.

Si ottengono notevoli vantaggi


solidarizzando i solai alle travi mediante
connettori da annegare nel calcestruzzo
realizzando strutture miste acciaio
calcestruzzo.

connettori

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.78 -


Elementi strutturali in Acciaio

Colonne
Le colonne degli edifici in acciaio sono sensibili all’instabilità dell’equilibrio, pertanto se è
prevalente lo sforzo normale risulta opportuno che le sezioni posseggano raggi di inerzia
pressoché uguali nelle due direzioni.

Generalmente si utilizzano profili delle serie


HEA, HEB, HEM; tuttavia è possibile ricorrere a
sezioni saldate ad H, a cassone o a colonne
tubolari. Nelle situazioni di notevole impegno
statico possono ottenersi soluzioni di notevole
efficacia facendo ricorso a colonne cruciformi,
ottenute accoppiando due profilati ad H, in tal
modo è possibile ottenere sezioni aventi uguale
resistenza e rigidezza nelle due direzioni
principali. Le colonne tubolari offrono ottime
prestazioni statiche ma richiedono particolari
accorgimenti per l’esecuzione delle unioni.

Alle colonne si attribuisce la maggior lunghezza


possibile al fine di limitare le unioni, le quali si
dispongono al di fuori del nodo con la trave in
corrispondenza della semialtezza del piano.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.79 -

Elementi strutturali in Acciaio


Sistema resistente ai carichi orizzontali (carico da vento)
I carichi orizzontali in facciata vengono trasferiti per mezzo di elementi coprenti inflessi
(struttura della facciata) ai due piani contigui (a).

Attraverso gli elementi resistenti


nel piano del solaio (controventi
orizzontali) i carichi orizzontali si
trasferiscono sugli elementi
verticali (controventi, colonne) e
raggiungono le fondazioni (b).
(a)

Per effetto dei carichi orizzontali


gli elementi resistenti nel piano del
solaio risultano inflessi ed
impegnati assialmente, mentre gli
(b) elementi verticali risultano o
inflessi (colonne o setti di
controventi controvento) o soggetti a sforzo
verticali assiale (controventi verticale a
struttura reticolare).

controventi
orizzontali
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.80 -
Elementi strutturali in Acciaio

Tipologie strutturali e classificazione


E’ possibile classificare le ossature portanti in acciaio degli edifici multipiano in funzione della
tipologia strutturale che individua due classi:
• strutture a telaio non controventate;
• strutture controventate.

Nelle strutture non controventate (verticalmente) gli elementi che resistono alle azioni
verticali sono sollecitati anche dai carichi orizzontali. Le colonne devono essere connesse
rigidamente alle travi dando luogo ad una struttura con elevato grado di iperstaticità. Le
giunzioni fra i vari elementi risultano impegnative, il dimensionamento delle colonne è
condizionato l’interazione N-M e la deformabilità globale della struttura, legata alla rigidezza
delle colonne può risultare eccessiva.

saldature Collegamento bullonato

Nodi resistenti a flessione di telai non controventati: collegamenti onerosi nei


riguardi dell’economicità e celerità dell’opera.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.81 -

Elementi strutturali in Acciaio

In funzione dell’entità del carico orizzontale sollecitante, i telai non controventali possono
risultare a nodi spostabili quando gli spostamenti dei nodi diventano rilevanti nel definire
l’equilibrio della struttura e quindi l’entità delle azioni interne. Per telai a nodi spostabili è
necessario condurre un’analisi del II ordine (non linearità geometrica).

 δ⋅ V 
Telaio a nodi fissi se risulta: max   ≤ 0.1
 h ⋅ H i

dove:
δ rappresenta lo spostamento
d’interpiano;
h l’altezza di piano
H l’azione orizzontale totale di
piano agente alla base delle
colonne;
V è il carico verticale gravante a
livello del piano.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.82 -


Elementi strutturali in Acciaio

Nel caso di strutture controventate esiste una ripartizione dei compiti tra elementi
strutturali che riprendono i carichi verticali e sistemi strutturali a cui è affidato il compito di
resistere alle azioni orizzontali. Le travi orizzontali risultano inflesse nel piano verticale
(sotto l’azione dei carichi verticali), le colonne semplicemente compresse e le giunzioni a
cerniera fra travi e colonne devono assorbire solo le azioni taglianti.

La struttura risulta
Struttura pendolare
controventata
isostatica:
• le giunzioni risultano
semplici;
• la deformabilità è legata
alla rigidezza del
controvento;
• l’interazione fra azioni
assiali e flettenti nelle
membrature verticali è
sensibilmente ridotta.

Con l’inserimento dei sistemi di controvento si introduce un maggior ingombro strutturale ed un


aggravio al sistema fondazionale che deve fornire le reazioni ai carichi orizzontali concentrati in
alcuni elementi e non distribuiti su tutta la pianta dell’edificio.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.83 -

Elementi strutturali in Acciaio

Collegamenti trave colonna di strutture pendolari in grado di


trasferire solo azioni assiali e taglianti.

Il sistema di controvento deve essere progettato per resistere a:


• tutte le azioni orizzontali direttamente applicate ai telai controventati;
• tutte le azioni orizzontali direttamente applicate al sistema di controvento;
• tutti gli effetti legati alle imperfezioni laterali iniziali derivati sia dal sistema di controvento che
da tutti i telai che questo controventa.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.84 -


Elementi strutturali in Acciaio

Le strutture di controvento possono essere realizzate in due modi differenti:


possono corrispondere a pareti (setti) o a nuclei in c.a. disposti generalmente attorno ai vani
scala, oppure possono essere realizzati con strutture reticolari in acciaio disponendo delle
diagonali fra i nodi trave-colonna.

Sistemi di controvento:
• a singola diagonale;
• a Croce di S. Andrea;
• a K;
• a portale non simmetrico;
• a portale;
• a V.

Disposizione in pianta di pareti di controvento in c.a.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.85 -

Elementi strutturali in Acciaio

Organizzazione dell’impalcato nel piano


Affinché i carichi orizzontali riescano a raggiungere le strutture di fondazione attraverso i
sistemi di controvento verticali è necessario che:
• ogni impalcato possa essere considerato infinitamente rigido nel suo piano e sia vincolato
efficacemente ai sistemi di controvento verticale. Si dovranno inserire degli elementi
diagonali tra nodo e nodo dell’impalcato fino a renderlo isostatico nel suo piano, tramutando
l’impalcato stesso in una trave reticolare orizzontale.

q ⋅ L (F1 ⋅ 2a + F2 ⋅ a )
R1 = +
2 L

q ⋅ L (F1 ⋅ 2a + F2 ⋅ a )
R2 = −
2 L

(a)
R3 = F1 + F2 + F3

In alternativa, nel caso di solai con soletta in cls, è possibile considerare reagente la soletta
stessa (trave alta in c.a. inflessa nel piano orizzontale) se questa risulta efficacemente
collegata alle strutture di controvento. In questo caso in fase di montaggio, prima
dell’indurimento del cls, la struttura può risultare labile pertanto sono necessari dei
controventi provvisori.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.86 -


Elementi strutturali in Acciaio
• i controventi risultano vincoli esterni semplici (carrelli) che garantiscono una reazione nel
piano del controvento stesso (trave reticolare o setto in c.a.).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.87 -

Elementi strutturali in Acciaio

nucleo in c.a.

• La struttura dell’impalcato deve essere


nucleo in c.a. in grado di resistere alle azioni interne
4 pareti efficaci
ingenerate dai carichi orizzontali ad esso
applicati.
•Il controvento orizzontale di piano a
diagonali in acciaio o la soletta di cls
3 pareti efficaci vanno verificati considerando la
distribuzione dei carichi orizzontali che
agisce a livello di solaio.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.88 -


Elementi strutturali in Acciaio
5.4.4. Metodi di calcolo
Lo schema pendolare
Lo schema pendolare di una generica struttura può essere studiato con riferimento a differenti
localizzazioni delle cerniere ideali: si otterranno comunque risultati a favore di sicurezza purché i
vari elementi strutturali vengano dimensionati coerentemente allo schema assunto.

(1)

(2)

(3)

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.89 -

Elementi strutturali in Acciaio

Schema 1: Schema 2: Schema 3:

• le colonne A e B sono • la colonna B è compressa • la colonna B è compressa


semplicemente compresse; N=R1B+R2B ed è caricata nel N=R1B+R2B ed è caricata al
nodo da una coppia nodo da un momento
• la trave va calcolata su luce concentrata M=(R1B-R2B)a; concentrato M=(R1B-
L; R2B)(a+e);
• la colonna A è compressa
• il giunto nella sezione X-X N=R1 ed è sollecitata nel nodo • la colonna A è compressa ed
deve assorbire oltre al taglio da una coppia concentrata è caricata al nodo da un
V=R1 anche un momento M=R1a; momento concentrato
M=R1a; M=R1(a+e);
• la trave deve essere
• il giunto nella sezione Y-Y calcolata su luce L-2a; • la trave va calcolata su una
deve assorbire, oltre luce L-2(a+e);
all’azione tagliante V=R1 un • il giunto nella sezione X-X
momento M=R1(a+e). deve assorbire la sola azione • il giunto nella sezione X-X
tagliante V=R1; deve assorbire oltre al taglio
V=R1 anche un momento
• il giunto nella sezione Y-Y M=R1e;
deve assorbire, oltre all’
azione taglianti V=R1 un • il giunto nella sezione Y-Y
momento M=R1e. deve assorbire la sola azione
tagliante V=R1;

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.90 -


Elementi strutturali in Acciaio

schemi 2 o 3

schema1

Lo schema 1 minimizza lo stato di sollecitazione nelle colonne e può quindi venir impiegato quando le
colonne sono disposte secondo l’asse debole.
Gli schemi 2 e 3 possono essere invece adottati quando si intende minimizzare le azioni sulle
giunzioni a scapito di momenti flettenti sulle colonne e possono essere applicati preferibilmente
quando le colonne sono orientate secondo l’asse di maggior rigidezza.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.91 -

Elementi strutturali in Acciaio

Travi reticolari di controvento


Il controvento metallico può essere progettato secondo due diversi approcci:
• considerando come resistenti sia le diagonali tese che quelle compresse (struttura iperstatica);
• considerando solo le diagonali tese (struttura isostatica).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.92 -


Elementi strutturali in Acciaio

Anche nel caso di controventi a K o controventi eccentrici è possibile considerare le diagonali attive
anche a compressione impiegando aste di ridotta snellezza. In questo caso si riducono sensibilmente
le azioni flettenti sul traverso.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.93 -

Elementi strutturali in Acciaio

Tracciatura delle travi reticolari


Le travi reticolari vengono di norma analizzate secondo uno schema che considera ogni asta
incernierata alle estremità. Il modello di calcolo non è quindi in grado di rilevare i momenti che
nascono dalla solidarizzazione delle aste nel nodo ma considera le aste soggette a solo sforzo
normale.

Il modello di calcolo che usualmente si adotta è a favore di sicurezza se:


• nel piano della trave si assumono le lunghezze di libera inflessione delle aste compresse pari
alla distanza fra le cerniere ideali;
• lo schema della trave reticolare viene tracciato secondo gli assi baricentrici delle aste.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.94 -


Elementi strutturali in Acciaio

Nel caso di collegamenti bullonati spesso non risulta possibile eseguire i fori in corrispondenza
dell’asse baricentrico; solitamente i fori vengono eseguiti lungo l’asse di truschino per tener conto
dell’ingombro del dado e del raggio di raccordo dell’angolare.

Se gli assi baricentrici delle aste di ciascun nodo convergono in un punto, la piastra di
collegamento e le aste sono sollecitate da solo sforzo assiale N mentre il collegamento bullonato
è sollecitato oltre che da N anche da un momento parassita proporzionale alla distanza tra l’asse
di truschino e l’asse baricentrico dell’asta.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.95 -

Elementi strutturali in Acciaio


5.4.5. L’approccio progettuale

La progettazione e la verifica di strutture in acciaio vanno effettuate in due momenti distinti:


• fase dell’analisi globale;
• fase di verifica locale.

Nella prima fase viene condotta inizialmente un’analisi qualitativa dell’intero sistema strutturale:
va definita l’organizzazione in pianta (controventi di piano), il sistema pendolare (o intelaiato)
che riprende i carichi verticali e gli eventuali controventi verticale. Successivamente con schemi
isostatici (nel caso di strutture controventate con schema pendolare) si valutano le azioni
interne e le deformazioni più significative.
Devono essere considerate le combinazioni di carico agli SLU e SLE ovvero quelle associate alle
T.A.

Nella fase di verifica locale vengono individuati gli elementi ed i collegamenti maggiormente
sollecitati che vanno verificati in accordo con la normativa di riferimento sia nei confronti della
resistenza che della deformabilità.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.96 -


Elementi strutturali in Acciaio
5.5. Le membrature semplici

• Classificazione dei profilati: fenomeni di instabilità locale;

• elementi tesi: verifica di resistenza;

• elementi compressi: verifica di resistenza e di stabilità;

• elementi inflessi: verifica di resistenza, deformabilità e di


stabilità;
• elementi presso-inflessi: verifica di resistenza e di stabilità;

• resistenza dell’anima a forze trasversali.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.97 -

Elementi strutturali in Acciaio


5.5.1. Classificazione dei profilati: fenomeni di instabilità locale

Le sezioni delle membrature semplici, laminate e saldate, in acciaio sono costituite


dall’assemblaggio di elementi piani, alcuni posizionati internamente (anime dei profili a
I, anime e flagie dei profili scatolari), altri esternamente (flangie di profili a I).

esterno esterno
interno interno

interno
anima anima interno
anima

flangia flangia flangia

sezioni laminate a I sezioni scatolari


sezioni saldate

Quando alcuni elementi componenti sono relativamente sottili possono instabilizzare


localmente, limitando la capacità portante e la resistenza flessionale del profilato. Per
evitare tale fenomeno è necessario impiegare profilati le cui parti elementari siano
caratterizzate da un rapporto b/t (larghezza/spessore) sufficientemente basso.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.98 -


Elementi strutturali in Acciaio

Instabilità locale
Fenomeni di instabilità locale interessano le parti
compresse della sezione trasversale dell’elemento. In
questa forma di instabilità la dimensione delle semi-
onde che caratterizzano la configurazione deformata
del profilo (o di una sua parte) è comparabile con le
dimensioni trasversali della sezione dell’elemento.

Un piatto d’acciaio di larghezza b, spessore t e


lunghezza L soggetto ad una distribuzione di
sforzi di compressione presenta un carico
L
t critico pari a:
2
kσ π 2 E  t 
σ cr =  
12(1 − ν 2 ) b 
(a) (b)
b
Simply supported on
all four edges Buckling coefficient k
5 dove kσ è un coefficiente che tiene conto dei
b
vincoli esterni, della distribuzione degli sforzi e
4
Simply supported
edge
b L Free
del rapporto L/b. (ν=0.3 per l’acciaio)
3 Exact
k = 0.425 + (b/L)2 Le tensioni nell’elemento raggiungono lo
2 snervamento se: σcr > fy , deve quindi risultare:
L (c)
1
b E
  < 0.92 k σ
Free 0.425

t
edge
(d)
0
1 2
Plate aspect ratio L / b
3 4
fy

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.99 -

Elementi strutturali in Acciaio


Modello di of
Model
comportamento
Moment
Momento
resistente
Resistance
Rotation
Capacità Capacity
rotazionale Class Classificazione secondo EC3
Behaviour
Moment M Sufficient
Plastic
Momento moment Mpl
plastico
on gross section
M pl
fy
Local
Buckling
1
1
Ogni componente compressa che
φrot realizza la sezione trasversale ha una
φpl φ classe di appartenenza che influenza
φ φpl
Moment M
1
la scelta del modello di
Plastic
Momento moment Limited
plastico
on gross section
Mpl rappresentazione nella fase di
Mpl fy 1
dimensionamento. La classe di
Local
Buckling 2 appartenenza della sezione
φ trasversale viene definita in funzione
φ
1 φpl del rapporto larghezza spessore (b/t)
Moment
Elastic moment M
None
delle componenti compresse. In
Momento elastico Mpl
Mpl
on gross section
fy
particolare la sezione viene
classificata in base della classe della
Mel
1
Local
Buckling 3
componente meno favorevole (classe
φ più alta).
φ 1 φpl
Moment
Plastic
Momentomoment on
elastico M None
efficace section
effective Mpl
Mpl
fy
E’ bene sottolineare come l’instabilità
Mel
1 4
Local
Buckling
locale interessa solo i profili delle
φ
φ φpl classi 3 e 4, mentre l’instabilità
1
globale può interessare ogni elemento
Mel elastic moment resistance of cross-section
Mpl plastic moment resistance of cross-section indipendentemente dalla classe di
M applied moment appartenenza.
φ rotation (curvature) of section
φpl rotation (curvature) of section required to generate fully plastic stress distribution
across section

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.100 -


Elementi strutturali in Acciaio
a. Webs: (internal elements perpendicular to axis of bending)
b. Internal flange elements: (internal elements parallel to axis of bending)
tf

b
tw tw tw d tw h
Axis of d d
Bending
b tf tf tf b
b tf
axis of
bending
d = h-3t (t = tf = t w)

Web subject to Web subject to Web subject to bending


Class
bending compression and compression
+ fy + fy + fy Class Type Section in bending Section in compression
Stress
distribution in
αd Stress distribution
element d d d h + fy + fy
h h
(compression in element and - -
positive) across section
fy fy fy -
- - (compression
when α > 0,5: positive)
_ 72ε d/t w <_ 396ε/(13α − 1)
1 d/t w < d/t w <_ 33 ε
when α < 0,5:
d/t w _< 36ε/α - + - +
when α > 0,5: Rolled hollow section (b - 3t f )/ t f <33ε
_ (b - 3t f)/ t f _<42ε *
1 Other _<33ε
d/t w _
< 456ε/(13α − 1) b / tf b / tf _
<42ε
2 _ 83 ε
d/t w < _ 38 ε
d/t w <
when α < 0,5: 2 Rolled hollow section (b - 3t f)/ t f _<38ε (b - 3t f )/ tf _
<42ε *
d/t w <_ 41,5ε/α Other b/tf _<38ε b / tf _
<42ε

+ fy + fy +fy Stress distribution + fy + fy


Stress in element and - -
distribution in d/2
element h
across section fy
h d h d
(compression d/2 (compression
positive) positive)
fy - + ψ fy -
when ψ > −1: - + - +
d/t w _< 42ε/(0,67 + 0,33ψ) Rolled hollow section (b - 3t f )/ t f _<42ε (b - 3t f)/ t f <42ε
_ *
3 d/t w <_ 124 ε _ 42 ε
d/t w < 3
Other b / tf _<42ε b / tf _<42ε
when ψ <
_ −1:
fy 235 275 335
d/t w _< 62ε/(1 − ψ) (−ψ ) ε = 235/ f y
ε 1 0,92 0,81
fy 235 275 355
ε = 235 / f
y *
ε 1 0,92 0,81

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.101 -

Elementi strutturali in Acciaio


d. Angles: h (Does not apply to
c. Outstand flanges: Refer also to c. angles in continuous
c 'Outstand flanges' contact with other
c c (Table 6) components).
t b
tf tf tf c
tf

Class Section in compression


Rolled sections Welded sections fy
+
Flange subject to - fy
Class Type of section Flange subject compression and bending
to compression Stress distribution
Tip in Tip in across section
compression tension +
(compression positive)
+ αc αc
Stress distribution
- + +
in element c - -
(compression positive) c c t

_ 10 ε h b+h
Rolled c/t f _< 10ε _ 10ε
c/t f < c/t f < 3 ≤ 15 ε : ≤ 115
, ε
α α α t 2t
1
Welded c/t f _< 9ε _ 9e
c/t f < _ 9ε
α c/t f <
α α e. Tubular sections:

11ε
Rolled c/t f <_ 11ε c/t f _< 11ε
α
_
c/t f <
α α
2 t d
Welded _ 10ε
c/t f < _ 10ε
c/t f < _ 10ε
c/t f <
α α α

Stress distribution + + +
in element - - -
c c c Class Section in bending and/or compression
(compression positive)
1 d / t ≤ 50 ε 2
Rolled _ 15ε
c/t f < _ 23ε k σ
c/t f < For k σ see figure 2d 2 d / t ≤ 70 ε 2
3
_ 14ε _ 23 ε k σ
c/t f < and table 8 3 d / t ≤ 90 ε 2
Welded c/t f <
fy 235 275 355
fy 235 275 355
ε = 235/ f y ε = 235/ f y ε 1 0,92 0,81
ε 1 0,92 0,81 ε2 1 0,85 0,66

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Elementi strutturali in Acciaio
Centroidal axis of Centroidal axis of
gross cross-section effective cross-section
Sezioni di classe 4

Centroidal axis of
gross cross-section
eN

Non-effective zones

Gross cross-section
(a) Class 4 cross-sections - axial force

Il dimensionamento e la verifica delle sezioni


appartenenti alla classe 4, denominate sezioni
eM
Non-effective zone snelle o profili sottili, si basa sulla riduzione
Centroidal axis Centroidal axis of delle caratteristiche prestazionali della sezione
effective section mediante una limitazione della tensione
resistente nelle parti compresse oppure tramite
Non-effective zone una riduzione della parte reagente di sezione
eM trasversale. Con il secondo metodo il fenomeno
dell’instabilità locale viene tenuto in conto
Centroidal axis
Centroidal axis of riducendo l’area resistente della sezione, ossia
effective section mediante la definizione della larghezza efficace
Gross cross-section
delle componenti compresse che realizzano la
sezione stessa.
(b) Class 4 cross-sections - bending moment

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.103 -

Elementi strutturali in Acciaio


Stress distribution Effective width b eff Stress distribution Effective width beff
(compression positive) (compression positive)

beff 1 > ψ ≥ 0: ψ = 1:
σ1 σ1 σ2
b = b - 3t
σ2 beff = ρ c beff = ρ b
c be1 = 0,5 beff
be1 be2
be2 = 0,5 b eff
b

bt bc 1 > ψ >_ 0 :
ψ < 0: σ1
σ1 σ2 b = b - 3t
beff = ρbc = ρc / (1 − ψ ) b eff = ρ b
σ2 2b
b e1 = eff
b eff b e1 be2 5- ψ
b e2 = beff - b e1
ψ = σ 2 /σ 1 1 0 -1 1 ≥ ψ ≥ −1 b

Buckling factor k σ 0,43 0,57 0,85 0,57 − 0,21ψ + 0,07ψ 2 bc bt ψ < 0:


σ1
beff b = b - 3t
1 > ψ ≥ 0: σ2
σ1
beff = ρ bc = ρ b / (1 - ψ )
σ2 b e1 = 0,4b eff
b eff = ρ c
b e2 = 0,6b eff
c b e1 be2

b
ψ = σ 2 /σ1 1 1>ψ > 0 0 0 >ψ > - 1 -1 - 1>ψ > - 2
beff
ψ < 0: Buckling 8,2
σ1 4,0 7,81 7,81- 6,92ψ + 9,78ψ 2 23,9 5,98 (1 -ψ )2
factor k σ 1,05 + ψ
beff = ρbc = ρc / (1 − ψ )
σ2 16
Alternatively, for 1>
_ ψ >_ - 1: kσ =
[(1 + ψ )2 + 0,112(1 - ψ )2 ]0,5 + (1 + ψ )
bc bt
Illustrated as rhs.
ψ = σ 2 /σ1 1 1>ψ > 0 0 0 > ψ > −1 -1 For other sections b = d for webs
0,578 b = b for internal flange elements (except rhs)
Buckling factor k σ 0,43 1,70 1,7 − 5ψ + 171
, ψ2 23,8
ψ + 0,34

La larghezza “efficace” beff delle parti compresse delle sezioni snelle può venir calcolata
seguendo il procedimento proposto dall’EC3 in funzione di un coefficiente ρ:
 λ − 0,22 
ρ = 
p ( )   fy
λ p = 


0.5

=
b/t 

2  dove:   28.4ε k 
 λp ( )  σ cr   σ 

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Elementi strutturali in Acciaio
5.5.2. Elementi tesi: verifica di resistenza
Il dimensionamento di massima di elementi
soggetti ad uno sforzo di trazione N è molto
semplice: basta introdurre una sezione con
un’area minima:
N f yk
A min = con fsd =
fsd γ M0
Nella pratica generalmente si utilizzano
profili laminati, barre o elementi a sezione
rettangolare (piatti). Quando Amin risulta
elevato o quando ci sono particolari esigenze
dettate da specifici dispositivi di
collegamento possono essere impiegati
profili composti ottenuti assemblando
diversi piatti d’acciaio.
E’ sconsigliabile l’utilizzo di elementi troppo
snelli a causa della scarsa rigidezza
flessionale che possono garantire, in quanto
possono inflettersi per effetto del solo
peso proprio. Per tale motivo è buona norma
impiegare elementi di snellezza inferiore a
Sezioni trasversali impiegate per elementi tesi. 300 per le membrature principali e a 400
per elementi secondari (ovviamente tale
regola non si applica alle barre,
generalmente post-tese).
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.105 -

Elementi strutturali in Acciaio


La capacità portante degli elementi tesi è influenzata da:
• tensioni residue dovute al processo di lavorazione;
• collegamenti alle estremità dell’elemento.

Influenza delle tensioni residue sul diagramma s-e di un elemento teso.

Sebbene alla forza esterna di trazione corrisponda un andamento uniforme delle tensioni, lo stato
tensionale totale non risulta uniforme nella sezione a causa dell’influenza del sistema auto-
equilibrato di tensioni residue dovute al processo di lavorazione dell’elemento. La capacità portante
non risulta comunque diminuita in quanto in corrispondenza della resistenza massima offerta dalle
sezione tesa lo stato tensionale risulta uniforme, viene ridotta invece la rigidezza in esercizio
(comportamento non lineare in esercizio).
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.106 -
Elementi strutturali in Acciaio

Nel caso di giunzioni bullonate la presenza


dei fori negli elementi collegati in trazione
produce un incremento sensibile delle
tensioni nelle vicinanze dei fori stessi. La
giunzione introduce inoltre delle
eccentricità che generano dei momenti
secondari che possono ulteriormente variare
lo stato tensionale presente nella sezione
tesa.

Nella pratica si tengono conto di tutti


questi fattori verificando la sezione tesa
considerando un’area resistente netta Anet,
ottenuta dalla sezione resistente
Distribuzione delle tensioni nell’intorno di un
dell’elemento depurata in modo opportuno
foro di un elemento teso. dalla superficie dei fori.

 fyk
Npl,Rd = A ⋅ (meccanismo duttile)
 γM0
Verifica di resistenza Nt,Rd = min 
N t,Rd ≥ NEd N f
elementi tesi: = 0.9 ⋅ A net ⋅ tk (meccanismo fragile)
 u,Rd γM2

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.107 -

Elementi strutturali in Acciaio

Nel caso di elementi collegati simmetricamente e con fori non sfalsati, l’area netta Anet si
calcola semplicemente detraendo dall’area della sezione perpendicolare all’asse dell’elemento,
l’area di tutti i fori che giacciono nel piano della sezione stessa.

Se i fori sono disposti in modo sfalsato (a zig-zag) l’area netta equivale al valore inferiore tra
le aree individuate dalle sezioni 1-1 e 2-2 depurate dai fori.

Dove : Anet (1-1) = Bt – dt


Anet (2-2) = Bt – 2dt + s2t/4p

Diametro del foro, d 1,2

p B

s s 2 1
Spessore del piatto t

Nel caso di collegamenti non simmetrici: sezioni a L o a T collegati solo da un’ala, il calcolo di
Anet va effettuato con le formule riportate nell’EC3 o nella CNR10011.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.108 -


Elementi strutturali in Acciaio

Esempio:

Si consideri un elemento teso costituito da 2 profili ad L lati uguali 100x100x6 accoppiati:

sforzo assiale di progetto NEd= 450 kN


materiale base S235 (Fe360)
bulloni M24 in foro φ26

Nt,Rd = min {Npl,Rd ;Nu,Rd }

fyk 235
Npl,Rd = A ⋅ =2 × 1120 × = 501.33x103 N = 501.33 kN
γ M0 1.05

ftk 360
Nu,Rd = 0.9 ⋅ A net ⋅ =0.90 × 2 × (1120-26 × 6 ) × = 499.74x103 N = 499.74 kN
γ M2 1.25

Nt,Rd = 499.74 kN

La verifica risulta quindi soddisfatta.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.109 -

Elementi strutturali in Acciaio


5.5.3. Elementi compressi: verifica di resistenza e di stabilità
Un elemento è considerato compresso se è soggetto ad azione assiale centrata oppure se è
pressoinflesso e l’eccentricità è comunque estremamente modesta. Nella pratica progettuale
l’eccentricità si considera trascurabile se non eccede 1/1000 della lunghezza dell’elemento
stesso.

Lo stato di sollecitazione di compressione


semplice è sempre associato al fenomeno
dell’instabilità. La verifica di resistenza
deve essere quindi sempre accompagnata
dalla verifica di stabilità.

Le forme di sezione trasversale più


efficienti a resistere alla sollecitazione di
compressione semplice risultano essere le
sezioni scatolari tonde o quadre in quanto
sono caratterizzate, a parità di area, da un
valore elevato del raggio di inerzia minimo
ρmin rispetto ai valori ρmin dei profilati
aperti ad H o ad I.
Questi ultimi vengono comunque più
frequentemente impiegati nella
realizzazione di elementi compressi
(colonne) per la facilità ed economicità nel
realizzazione i collegamenti.
Sezioni trasversali di membrature semplici
generalmente impiegate per elementi compressi.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.110 -


Elementi strutturali in Acciaio
 fyk
A ⋅ (sezioni classe 1, 2 e 3)
Verifica di resistenza  γ M0
elementi compressi: Nc,Rd ≥ NEd Nc,Rd =
 A ⋅ fyk (sezioni classe 4)
 eff γ
 M0

La verifica di resistenza in se’ è significativa solo per elementi tozzi.

Verifica di stabilità:

Per il generico elemento compresso, nell’ipotesi che non siano presenti imperfezioni e che
sia realizzato da un materiale avente legame costitutivo elastico-lineare (asta ideale o di
Eulero), esiste un valore del carico, definito carico critico elastico, Ncr, che attiva il
fenomeno dell’instabilità dell’elemento.
situazione di incipiente collasso πx
ipotesi y = δ ⋅ sin
Me = Mi L
π πx
P ⋅ δ = −EJχ L( 2) y' = δ⋅
L
cos
L
2
π πx
δ y '' = -δ ⋅   sin =χ
π
2

P ⋅ δ = EJ ⋅ δ ⋅   sin
( )
π L
2 = EJ ⋅ δ ⋅  π 
2 L L
 
L L L
2
π EJ
Pcr = 2 Carico Critico Euleriano
L

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.111 -

Elementi strutturali in Acciaio


Nel caso di profili ad I e H con almeno un asse baricentrico si può trascurare il fenomeno
dell’instabilità torsionale (a differenza di quanto avviene nel caso di profili a L T e a croce)
e si considera solo l’instabilità flessionale ed il carico critico nelle due direzioni vale:
π2EJy Ncr,y π2EJy π2Eρ2y
Ncr,y = π 2E
L 2 σcr,y = = 2
= 2
= 2
0,y A AL0,y L0,y λ 0,y
2
π EJz Ncr,z π2EJz π2Eρ2z π2E
Ncr,z = σcr,z = = = 2 = 2
L20,z A AL20,z L0,z λ 0,z
Ncr = min {Ncr,y ,Ncr,z } σcr = min {σcr,y , σcr,z }
Dove L0,y e L0,z sono le lunghezze libere di inflessione nelle due direzioni.

Es. L’asta risulta diversamente


vincolata nei piani x-y e x-z. La
lunghezza di libera inflessione
del piano x-y (ossia per
instabilità attorno all’asse z) è
pari a L/4=L0,z =2.25 m mentre
nel piano x-z (attorno all’asse
y) vale L/2= L0,y=4.5 m.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.112 -


Elementi strutturali in Acciaio

Determinazione delle lunghezze libere di inflessione in funzione dello schema statico.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.113 -

Elementi strutturali in Acciaio

Collasso
σ plastico Se si tiene conto solo della
limitata resistenza del materiale
fy e si trascura l’influenza delle
imperfezioni meccaniche e
geometriche: il dominio di
resistenza di un’asta compressa
nel piano σ-λ è dato
Collasso dall’intersezione tra l’iperbole di
per Eulero (che individua il collasso
instabilità
per instabilità) e la retta σ=fy
(collasso plastico). Quando il
Curva di punto rappresentativo dello stato
Eulero tensionale dell’elemento sta
all’interno di tale dominio non si
λ ha collasso.
λy

Il punto P di intersezione tra le due curve acciaio t<40mm t>40mm


(retta σ=fy ed iperbole di Eulero) definisce Fe360 λy=93.91 λy=98.18
il limite di snellezza λy al limite di E S235
proporzionalità superato il quale (λ>λy) si ha λy = π
collasso per instabilità (snellezza a cui fy Fe430 λy=86.81 λy=90.15
corrisponde un carico critico euleriano σcr S275
pari alla resistenza a compressione semplice
Fe510 λy=76.41 λy=78.66
del materiale fy ).
S355

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.114 -


Elementi strutturali in Acciaio

σ
Nel caso di aste reali (industriali),
la presenza di imperfezioni
medie snellezze grandi snellezze
Medium slenderness Large slenderness meccaniche e geometriche
condiziona fortemente la capacità
portante nel campo delle medie
P
snellezze. La tensione di collasso
fy delle aste con grandi snellezze
λ>λe è ancora determinata dalla
legge di Eulero mentre la tensione
limite delle aste tozze λ<0.2λy è
pari al limite plastico del
materiale. Il punto di inflessione
Point of
punto di
inflexion
della curva che descrive il
inflessione comportamento delle aste reali
λλ1 λ
determina il limite delle medie
0.2λy y λe
snellezze.

Le aste con medie snellezze collassano per instabilità elasto-plastica: quando l’elemento
instabilizza alcune fibre della sezione trasversale hanno già raggiunto lo snervamento (lo
stato tensionale non è uniforme all’interno della sezione): il carico limite (critico) non è più
funzione della sola snellezza ma dipende anche dalla distribuzione delle tensioni residue e
dalla non linearità dell’asse dell’elemento nella configurazione indeformata.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.115 -

Elementi strutturali in Acciaio

≈ 0,3 fy
compression e0

≈ 0,2 f y e
tension
σB

≈ 0,2 f y (a)
compression
N
N/A σR σB σmax

Example of residual Example of residual + + =


stresses due to hot rolling stresses due to welding
(a)

(b)
P

+ = or
Yielded
zones

N/A σR σn < f y fy

Combination with axial stresses σn reaching f y


(b) P (c)

A seguito delle imperfezioni geometriche iniziali, che si possono schematizzare con


un’eccentricità iniziale del carico di compressione, l’asta risulta pressoinflessa.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.116 -


Elementi strutturali in Acciaio

La risposta dell’asta, intermini di


relazione forza-spostamento
trasversale, inizialmente coincide con
quella dell’elemento ideale con
imperfezione iniziale (il materiale è in
campo elastico). Raggiunto a livello
locale il valore della tensione limite
(snervamento) si ha un decremento di
rigidezza associato ad un valore ridotto
(o nullo) del modulo elastico del
materiale nelle zone della sezione
sollecitate in campo plastico. Il valore
del carico Nu<Ncr corrisponde al
raggiungimento della resistenza massima
dell’elemento.

La verifica dell’elemento compresso viene effettuata controllando che il valore della


tensione non ecceda un valore limite (inferiore o al più uguale alla tensione resistente di
progetto del materiale) funzione di:

• snellezza dell’elemento;
• forma della sezione trasversale;
• tipo di acciaio.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.117 -

Elementi strutturali in Acciaio


Snellezza dell’elemento

La CNR10011 impone un valore limite di snellezza che non può essere superato negli
elementi compressi:
• per membrature principali la snellezza non deve eccedere il valore 200;
• per membrature secondarie la snellezza non deve eccedere il valore 250.

La lunghezza di libera inflessione L0 è definita tramite un fattore di lunghezza efficace


β: L0 = β L, dove β deve essere valutato in funzione delle effettive condizioni di vincolo
nel piano di flessione considerato.

Per le colonne dei fabbricati, provviste di ritegni trasversali rigidi in corrispondenza dei
piani (telai controventati), tali cioè da impedire gli spostamenti orizzontali dei nodi, si
assume β=1. Per il tronco più basso della colonna la lunghezza L deve essere valutata a
partire dalla piastra di appoggio della sua base.
L0=0.7L

L0=0.5L
L0=L

β=0.7 β=1
L0=βL
L

β=0.5 β=0.7
L0=2L

L0=2L

L0=L

telaio controventato

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.118 -


Elementi strutturali in Acciaio

Forma della sezione trasversale

La CNR10011 definisce quattro curve di instabilità in funzione delle caratteristiche della


sezione trasversale degli elementi:
• curva a: aste semplici costituite da profilati cavi quadri, rettangolari e tondi, saldati o
laminati di spessore max < 40mm;
• curva b: aste semplici costituite da profili a doppio T con h/b>1.2 (h=altezza, b=larghezza
delle ali) e spessore max < 40mm, profili a cassone saldato con spessore max <40 mm;
• curva c: aste semplici o composte con spessore max < 40mm che non appartengono al
gruppo a (curva a);
• curva d: aste semplici o composte formate da elementi di spessore >40mm.

Per ogni curva vengono


1.2
forniti i valori della
1 tensione limite σc o,
a
equivalentemente, del
0.8 b coefficiente ω definito
σc/fy

0.6 c come:
fy
0.4 d ϖ=
σc
0.2
dove fy rappresenta la
0
tensione di snervamento
0 1 2 λ/λy 3
λ del materiale.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.119 -

Elementi strutturali in Acciaio


Procedimento di verifica – metodo ω

Scelto il materiale ed il tipo di profilo


si procede nel seguente modo:

• si calcola la snellezza massima del


profilo λ = max(λy,λz);
• si calcola la snellezza
adimensionalizzata λ/λy;
• si valuta in base alla tabella la
massima tensione σc che può
sopportare l’elemento (o egualmente il
coefficiente ω);

• la verifica risulta soddisfatta se:


ϖ ⋅N
σN = ≤ σamm
A
•Infatti:
σcr σcr fy 1 fy 1
σamm,cr = = = = σamm
ν fy ν ω ν ω

N ϖ ⋅N
σN = ≤ σamm,cr σN = ≤ σamm
A A
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.120 -
Elementi strutturali in Acciaio

Verifica secondo D.M. 14/01/2008 – EC3

La nuova normativa, in accordo con l’EC3 definisce


anch’essa quattro curve di instabilità in funzione
delle caratteristiche della sezione trasversale degli
elementi (diverse dalle curve CNR):

In funzione del tipo di sezione e del tipo di acciaio


considerato si ricavano i coefficienti riduttivi χ in
funzione della snellezza adimensionale λ .
Verifica:
NEd ≤ Nb,Rd

χAfy
Nb,Rd = per le sezioni in classe 1,2 e 3
γM1

χA eff fy
Nb,Rd = per le sezioni in classe 4
γM1

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.121 -

Elementi strutturali in Acciaio

1
χ= ≤ 1.0
Φ + Φ2 − λ2

Φ = 0.5 1 + α ( λ − 0.2 ) + λ 2 


con α fattore di imperfezione

A ⋅ fy
λ=
Ncr
nel caso di sezioni in classe 4 A=A eff

Nel caso in cui λ sia minore di 0,2 oppure nel caso in


cui la sollecitazione di calcolo NEd sia inferiore a
0,04Ncr, gli effetti legati ai fenomeni di instabilità
per le aste compresse possono essere trascurati.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.122 -


Elementi strutturali in Acciaio
5.5.4. Elementi inflessi: verifica di deformabilità e resistenza
Il dimensionamento degli elementi inflessi (travi) deve essere condotto con riferimento sia alla
condizione di deformabilità (stato limite di esercizio) sia a quella di resistenza ed eventualmente
di instabilità (stato limite ultimo).
In particolare la verifica di instabilità deve essere condotta nel caso di travi non controventate
(nel piano ortogonale al piano di flessione). Le travi si definiscono controventate quando la
piattabanda compressa risulta vincolata efficacemente alla struttura di piano (es. soletta
collaborante) o quando vengono adottati dei particolari sistemi irrigidenti che limitano la lunghezza
di libera inflessione dell’elemento.
Applied Load F

Fp
B

F
θ θ

F
L/2 L/2
Fy A
Plastic
Elastic-plastic

FL/4=Mpl,Rd=Wplfy
F

FL/4=Mel,Rd=Welfy
Elastic

Central deflection δ

Risposta strutturale di una trave inflessa isostatica.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.123 -

Elementi strutturali in Acciaio


Predimensionamento di elementi inflessi

Il predimensionamento di travi controventate può essere fatto sulla base della verifica di
resistenza al limite elastico uguagliando la tensione massima valutata con la formula di Navier
(funzione del momento sollecitante MSd) con la resistenza di progetto del materiale e
determinando il modulo di resistenza elastico minimo:

MSd ⋅ γ M
Wel,min =
fy

Noto Wel,min si sceglie dal profilario una


sezione con Wel >Wel,min . In questo modo se la
sezione scelta è almeno di classe III e se il
valore del taglio sollecitante è inferiore a 0.5
VRd,pl (taglio plastico resistente) il
predimensionamento effettuato corrisponde
anche alla verifica a flessione della sezione.

Nel calcolo di elementi inflessi in acciaio


spesso la verifica più penalizzante risulta la
verifica a deformabilità, pertanto il
predimensionamento a flessione non è sempre
sufficiente ad individuare una sezione
adeguata.
Caratteristiche inerziali di profilati commerciali

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.124 -


Elementi strutturali in Acciaio
Verifica di deformabilità
Le deformazioni delle membrature in acciaio devono essere contenute entro limiti
sufficientemente piccoli per evitare che:
• l’utilizzazione dell’opera venga impedita o ridotta (funzionalità degli impianti, confort
abitativo);
• gli elementi portati (tamponamenti, pavimenti, rivestimenti) siano danneggiati;
• la ripartizione degli sforzi sia alterata rispetto all’analisi effettuata (solitamente analisi
del I ordine).

δtot = δ1 + δ2 − δc

δ1 = freccia elastica dovuta


ai carichi permanenti;
δ2 = freccia elastica dovuta
ai carichi variabili;
δc = controfreccia iniziale

La verifica di deformabilità
che corrisponde allo stato
limite di esercizio risulta
spesso determinante nel
dimensionamento delle
strutture metalliche.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.125 -

Elementi strutturali in Acciaio

Predimensionamento: verifica di deformabilità e resistenza

Con riferimento ad una trave semplicemente appoggiata di luce L caricata da un carico q


uniformemente ripartito, la freccia in mezzeria è data da:

5 q ⋅ L4 (1)
δmax =
384 E ⋅ I

La verifica impone: δmax ≤ α ⋅ L con α =1/300, 1/400, 1/500 etc.

M h q ⋅ L2 h fyk
La verifica di resistenza al limite elastico a flessione impone: σmax = ⋅ = ⋅ ≤ (2)
J 2 8 2J γM0

Eliminando dalla (1) e dalla (2) il rapporto q/J, ponendo E=200000 MPa e considerando 40/384 ~
10 si ottiene:
Il rispetto contemporaneo della resistenza e della deformabilità non
L  f  richiede un particolare valore del momento di inerzia J ma
α = ⋅  d  ⋅ 2.4 ⋅ 10 −4 semplicemente un determinato valore dell’altezza h della trave in
h  240  rapporto alla luce L.

Nel caso di travi controventate sono quindi preferibili come sezioni i profilati della serie IPE
rispetto a quelli della serie HE, perché a parità di altezza hanno un peso sensibilmente minore.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.126 -


Elementi strutturali in Acciaio
Verifiche di resistenza

Verifica a flessione semplice:

fd

M fyk fyk
Analisi elastica: σmax = Ed ≤ o MEd ≤ Mel,Rd = ⋅ Wel
Wel γM0 γM0
classi I, II, III h

fyk -fd
classe IV MEd ≤ Mel,Rd = ⋅ Wel,eff Wel=2J/h
γM0

fd

MEd fyk fyk h


Analisi plastica: σmax = ≤ o MEd ≤ Mpl,Rd = ⋅ Wpl
Wpl γM0 γM0
classi I, II, -fd
Wpl=Welψ

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.127 -

Elementi strutturali in Acciaio


Verifiche di resistenza

Verifica a taglio:
3V
τ max =
2ht
VEd ⋅ S y,max fyk
Analisi elastica: τmax = ≤
Jy ⋅ e γ M0 3
τ τ
h

fyk
Analisi plastica: VEd ≤ Vpl,Rd = A v ⋅
γ M0 3
Cross - section Variation of shear
stress τ
b
Vhb
τ=
4I

τ Vhb  h
dove Av viene definita area di taglio e si calcola tf τ max = 1 + 
2I  4b
in funzione del tipo di profilato (EC3). h
τ
Vhb
τ=
tw 2I
Nel caso di sezioni laminate ad H o I
Cross - section
Variation of shear
fyk stress τ
Vpl,Rd = 0.6 ⋅ h ⋅ t w ⋅
γ M0

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.128 -


Elementi strutturali in Acciaio

Verifiche di resistenza

Verifica a taglio e a flessione:

VEd ⋅ S y,max
τ=
Jy ⋅ e fyk
Analisi elastica: σid = σ2 + 3τ2 ≤
MEd ⋅ z γ M0
σ=
Jy

Analisi plastica: Se VEd < 0.5VRd,pl le verifiche a taglio e a flessione possono condursi in
modo indipendente, altrimenti il contributo del taglio deve essere
considerato riducendo il momento resistente plastico:

2
 ρA 2v  fyk  2V 
My,V,Rd =  Wpl − ⋅ ρ =  Ed − 1
4t w  γM0 V 
  pl,Rd 

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.129 -

Elementi strutturali in Acciaio


5.5.5. Elementi inflessi: instabilità flesso torsionale

Glie elementi inflessi possono manifestare una particolare forma di instabilità costituita
dall’instabilità laterale, anche chiamata svergolamento o instabilità flesso-torsionale. Questa è
dovuta alla forza di compressione che agisce su una parte del profilo (per elementi in semplice
appoggio con carichi verticali è l’ala superiore del profilo) e che può provocare sbandamento
laterale e al contempo torsione, ossia traslazione e rotazione della sezione senza che il profilo
possa esplicare le proprie risorse flessionali.

Riferendosi al dimensionamento di strutture a


uso civile e industriale, nella maggior parte dei
casi la soletta in c.a. o la copertura (in lamiera
grecata), che è sostenuta dalla trave può
contrastare efficacemente sia gli spostamenti
trasversali dell’ala superiore sia la rotazione
della sezione della trave, fungendo da vincolo
continuo effettivo nei confronti dell’instabilità
laterale.
La verifica di stabilità laterale delle travi di
solaio viene ad essere riferita solo alla fase di
montaggio, quando i carichi sulla struttura sono
estremamente ridotti rispetto la fase di
esercizio.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.130 -


Elementi strutturali in Acciaio
Instabilità flesso-torsionale

Nell’esempio in figura si analizza il


comportamento di una mensola caricata nel
piano di massima rigidezza. All’aumentare del
carico sollecitante tale membratura si
infletterà nel piano verticale fino ad un certo
livello di carico, superato il quale instabilizzerà
traslando nel piano orizzontale e torcendosi.
Tale forma di instabilità viene detta flesso-
torsionale. Un calcolo accurato di tale
comportamento risulta molto complesso in
quando dipende da molti fattori: forma della
sezione, grado di vincolo, imperfezioni
meccaniche e geometriche, tipo di carico e
punto di applicazione del carico (ala superiore o
superiore del profilo).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.131 -

Elementi strutturali in Acciaio

Analisi semplificata

Si studia il fenomeno scomponendo il


momento sollecitante M in una coppia di
forze applicate in corrispondenza delle
due piattabande della trave N=M/h.

La piattabanda compressa tenderà a


sbandare nel piano di minor rigidezza
(verticale) ma essendo vincolata all’anima
traslerà orizzontalmente provocando la
deformazione dell’anima stessa e la
torsione della trave. Con questo approccio
(comunque a favore di sicurezza) non si
tiene conto in modo accurato della
rigidezza torsionale della trave e
dell’effetto irrigidente dell’anima.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.132 -


Elementi strutturali in Acciaio

Il carico di collasso (momento critico) per instabilità flesso-torsionale dipende da:

• la distanza L tra due ritegni torsionali consecutivi;

• la rigidezza flessionale EIz nel piano orizzontale;

• la forma della sezione: sezioni compatte con poca distanza tra le due piattabande
garantiscono una notevole resistenza nei confronti dello sbandamento laterale;

• l’andamento del momento flettente, nel caso in cui il momento sollecitante non sia
costante gli effetti instabilizzanti risultano inferiori;

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.133 -

Elementi strutturali in Acciaio


Verifica all’instabilità flessotorsionale (CNR 10011):

• metodo ω1
• il metodo dell’ala isolata

Il metodo ω1 è applicabile alle travi a doppio T laminate e inflesse nel piano dell’anima. La
tensione associata alla sollecitazione flessionale viene amplificata di un coefficiente ω1:

fy h⋅L
ϖ1 = ⋅
0.585 ⋅ E b ⋅ t f

h rappresenta l’altezza della trave, b e tf sono rispettivamente la larghezza e lo spessore


delle ali del profilo ed L è la distanza tra due ritegni torsionale successivi (che
impediscono la rotazione della sezione attorno all’asse longitudinale).

ω1 ⋅ Meq fyk
Verifica con il metodo ω1: σ= ≤
W γ M0

Il termine Meq rappresenta il momento equivalente, ossia un valore di azione flettente


costante lungo tutto l’elemento i cui effetti, nei confronti dell’instabilità laterale, sono
assimilabili a quelli della distribuzione reale. Calcolati Mm e Mmax rispettivamente momento
medio e momento massimo, nel caso di travi continue o semplicemente appoggiate si
ipotizza Meq=1.3Mm con 0.75Mmax<Meq<Mmax, mentre nel caso di mensole o sbalzi Meq=Mm
con 0.5Mmax<Meq<Mmax. Se il carico è applicato all’estradosso il coefficiente ω1 viene
amplificato del 40%.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.134 -


Elementi strutturali in Acciaio
Verifica all’instabilità flessotorsionale (D.M. 14-01-2008):

La nuova normativa, in accordo con l’EC3, impone la seguente verifica:

MEd ≤ Mb,Rd

fyk
Mb,Rd = χLT ⋅ Wpl,y per le sezioni in classe 1,2 e 3
γ M1

fyk
Mb,Rd = χLT ⋅ Weff,y per le sezioni in classe 4
γ M1

In funzione del tipo di sezione e del tipo di acciaio considerato, si ricavano i coefficienti
riduttivi χLT in funzione della snellezza adimensionale λ.LT

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.135 -

Elementi strutturali in Acciaio


5.5.6. Elementi presso-inflessi: verifiche di resistenza e di stabilità

Le aste in acciaio sono soggette a presso-flessione


quando sono soggette ad un’azione assiale non
baricentrica ossia quando:
• la forza normale è applicata con eccentricità non
trascurabile (> L/1000) rispetto al baricentro
dell’asta;
• l’asta compressa è anche soggetta ad azioni
trasversali che inducono flessione (es. travi di
sistemi di controvento);
• l’asta compressa appartiene ad un telaio a nodi
rigidi e trasmette alle sue estremità azioni
flettenti di continuità;
• l’asta è soggetta a compressione ed appartiene
alla classe 4: si crea un’eccentricità tra il
baricentro della sezione lorda che coincide con il
punto di applicazione dell’azione esterna ed il
baricentro della sezione efficace effettivamente
reagente.
Colonna soggetta ad una presso-flessione deviata.

Per elementi presso-inflessi devono essere condotte verifiche di resistenza e verifiche di


stabilità che risultano nella maggior parte dei casi le più penalizzanti. Se il centro di pressione
appartiene ad uno dei due assi principali di inerzia si ha compressione e flessione retta, altrimenti
compressione e flessione deviata.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.136 -


Elementi strutturali in Acciaio
Verifiche di resistenza

Verifica a presso-flessione e taglio:

VEd,z ⋅ S y VEd,y ⋅ Sz
τzx = τ yx =
Jy ⋅ e Jz ⋅ e
fyk
Analisi elastica: σid = σ2 + 3τ2 ≤
NEd MEd,y ⋅ z MEd,z ⋅ y γ M0
σ= ± ±
A Jy Jz

Analisi plastica: Il momento resistente plastico Mpl,Rd viene ridotto per effetto dello sforzo
normale Nsd e del taglio sollecitante nel caso di Tsd > 0.5TRd,pl.

 NEd 
 1 − 
fy  Npl.RD  (DM 2008)
MN.Rd = Wpl ⋅ ⋅
γM  ( A − 2bt f )  (EC3)
 1 − 0.5 ⋅ 
 A 
(flessione nel piano dell’anima)

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.137 -

Elementi strutturali in Acciaio


Verifiche di stabilità

Le aste presso-inflesse possono instabilizzarsi secondo modalità differenti:

• instabilità piana se le condizioni di vincolo presenti impediscono lo sbandamento della flangia


compressa, mediante l’inflessione dell’ala nel piano che contiene l’eccentricità del carico;

• instabilità flesso-torsionale, quando l’instabilità è accompagnata dallo sbandamento laterale


tipico dello svergolamento. Tale forma di instabilità risulta predominante anche nel caso di
carico centrato quando la sezione retta è caratterizzata dalla non coincidenza tra centro di
taglio e baricentro.

Lo studio della presso-flessione viene


condotto mediante l’esame dei domini di
interazione tra azione assiale e azioni
Snellezza flettenti secondo i due assi principali di
minore
inerzia della sezione.
Snellezza
maggiore
Secondo le istruzioni CNR10011 bisogna tener
conto della riduzione della capacità portante
di un’asta compressa per effetto di azioni
flettenti variabili lungo l’asta stessa,
introducendo un momento equivalente Meq
costante lungo l’elemento ed effettuando una
verifica all’instabilità piana e all’instabilità
flesso-torsionale.

Corso di TecnicaDominio
delle Costruzioni
di interazione2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.138 -
Elementi strutturali in Acciaio
Secondo le istruzioni CNR10011 :

Verifica all’instabilità piana:


ϖ ⋅ NEd Meq,y
+ ≤ fd
A  N 
ψ ⋅ Wel,y ⋅  1 − υ ⋅ Ed 
 Ncr 

dove ω rappresenta il coefficiente di amplificazione del carico determinato come nel caso di
compressione semplice, Ncr il carico critico euleriano nel piano di flessione, ψ il coefficiente
di adattamento plastico e ν = 1 per calcolo agli S.L.U.

Verifica all’instabilità flesso-torsionale: fy


Meq,y ⋅
ϖ ⋅ NEd σd
+ ≤ fd
A  NEd 
ψ ⋅ Wel,y ⋅ 1 − υ ⋅ 
 Ncr 

dove σd rappresenta la tensione associata al massimo momento calcolato per la condizione di


carico critica in campo elasto-plastico.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.139 -

Elementi strutturali in Acciaio


5.5.7. Resistenza dell’anima a forze trasversali
Alle ali delle travi inflesse possono essere applicati carichi distribuiti su zone di estensione
limitata che inducono elevati sforzi di compressione nell’anima del profilato

Se le anime non sono opportunamente


irrigidite occorre effettuare alcune
verifiche:
• schiacciamento dell’anima;
• imbozzamento dell’anima (instabilità
locale);
• instabilità dell’anima estesa a tutta
altezza.

La stabilità locale dell’anima sotto carichi


concentrati è particolarmente importante sia
agli appoggi che in campata in corrispondenza
di un generico carico applicato F. Secondo la
CNR10011 è necessario verificare che:

F
≤ 1.15 ⋅ fd
tw ⋅ (c + 2 ⋅ t )

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.140 -


Elementi strutturali in Acciaio
5.6. Le membrature composte

• Le aste composte: classificazione

• Le aste tralicciate;
• Le aste calastrellate;
• Le aste abbottonate (aste con imbottiture);
• Cenni sulle strutture composte di acciaio e calcestruzzo;

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.141-

Elementi strutturali in Acciaio


5.6.1. Le aste composte: aste tralicciate, aste calastrellate, aste abbottonate
Le aste composte sono formate da due o più correnti distanziati ed opportunamente vincolati tra
loro in modo discontinuo. Tali elementi vengono solitamente impiegati per colonne nel caso di
lunghezze di libera inflessione elevate e di carichi di non rilevante entità.
aste aste aste
tralicciate calastrellate abbottonate
A seconda del tipo di collegamento è
possibile classificare le aste composte
in:
• aste tralicciate, costituite da
correnti collegati tra loro mediante un
traliccio, in cui ogni tratto di corrente
può, in genere essere considerato come
un’asta isolata, semplicemente
compressa e avente lunghezza di libera
inflessione pari alla distanza tra i
collegamenti;
• aste calastrellate, costituite da
correnti collegati tra loro mediante
piastre rettangolari (calastrelli), in cui
i correnti sono compressi ed inflessi;
•aste abbottonate o con imbottiture,
costituite da correnti ravvicinati tra i
quali viene interposto un piatto
d’acciaio detto imbottitura, collegato
con bulloni o saldature.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.142-


Elementi strutturali in Acciaio
La risposta globale (capacità portante) di una membratura composta dipende, in
maniera a volte sostanziale, dalla deformabilità per flessione e taglio degli elementi
componenti. La deformabilità flessionale è legata al momento di inerzia della sezione
composta mentre la deformabilità a taglio dipende dalla deformabilità delle aste di
collegamento e dei correnti.

• aste tralicciate: la deformabilità a


taglio dell’elemento composto dipende
principalmente dalla rigidezza assiale
(EA) dell’elemento diagonale e del
traverso;

• aste calastrellate: la deformabilità


per taglio dell’elemento composto
dipende prevalentemente dalla
deformabilità flessionale dei correnti
e dei calastrelli;

•aste abbottonate: la deformabilità a


taglio dell’elemento composto dipende
aste tralicciate aste calastrellate aste abbottonate
in modo sostanziale dalla
deformabilità flessionale di correnti
e collegamenti (se bullonati).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.143-

Elementi strutturali in Acciaio

La determinazione della capacità portante N delle aste composte può essere basata
sul criterio della snellezza equivalente λeq: se due sistemi strutturali differenti ma con
la medesima sezione trasversale hanno lo stesso carico critico elastico, allora hanno la
medesima capacità portante.

Nel caso di travi composte il carico


V critico è influenzato dall’azione
tagliante.
La deformabilità a taglio di un
tronchetto di trave semplice dx
soggetto alle due estremità
V
all’azione tagliante V(x) può essere
rappresentata mediante lo
scorrimento angolare medio γ(x):
V(x)
γ(x) =
GA
χT

dove χT è il fattore di taglio della


sezione semplice, A l’area della
sezione trasversale e G il modulo di
elasticità tangenziale.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.144-


Elementi strutturali in Acciaio

La variazione di γ(x) lungo la trave genera una curvatura aggiuntiva yT’’(x) legata al
taglio V(x):
χT V ' ( x )
y ''T (x) = γ ' (x) =
GA

Pertanto l’andamento della curvatura complessiva lungo la trave, dovuta alla flessione
ed al taglio vale:
−M(x) χT ⋅ V ' (x)
y '' (x) = +
EJ GA
dy
y' =
dx
nell’ipotesi di piccoli spostamenti: V(x) = N · y’(x)

V
''
quindi si ottiene: −M(x) χ T ⋅ N ⋅ y (x)
y '' (x) = +
EJ GA

Esprimendo l’azione flettente con riferimento alla configurazione deformata dell’asta:


M(x) = N · y(x), si ricava:
N
y '' (x) + ⋅ y(x) = 0 (1)
 χ ⋅N 
EJ ⋅  1 − T
 GA 

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Elementi strutturali in Acciaio


N
ponendo: α2 = l’equazione (1) si può esprimere come: y '' (x) + α2 ⋅ y(x) = 0
 χ ⋅N 
EI ⋅  1 − T
 GA 

la soluzione vale: y(x) = A ⋅ sin(α ⋅ x) + B ⋅ cos(α ⋅ x)

dove A e B si determinano in base alle condizioni di vincolo.


Nel caso di elemento appoggiato e incernierato (con L0 = L) si ha: B=0 e A·sin(α·L) = 0

Il carico critico elastico Ncr,id valutato tenendo conto della deformabilità a taglio
dell’elemento vale:

 
π2EJ  1 
Ncr,id = 2 ⋅ 2 
L  1 + χ T ⋅ π EJ 
 GA L2 

essendo π2EJ il carico critico euleriano ottenuto trascurando la deformabilità a taglio,


Ncr =
L2

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Elementi strutturali in Acciaio

 
 1  1 π2EA
il carico Ncr,id critico può essere espresso come: Ncr,id = Ncr ⋅   = =
χ
 1 + T ⋅ Ncr  1 χ λ 2eq
+ T
 GA  Ncr GA

GA
il termine = SV esprime la rigidezza a taglio dell’asta.
χT

L’influenza della deformabilità a taglio sul carico


ultimo (carico critico) risulta spesso trascurabile
nel caso di profilati a parete piena (Ncr/SV  0)
mentre è significativo nel caso di aste composte
(Ncr/SV  1).

L’approccio correntemente seguito per il


dimensionamento di aste compresse sensibili alla
deformabilità a taglio prevede la definizione di
snellezza equivalente λeq o di una lunghezza di
libera inflessione equivalente Leq:

χT ⋅ π2 ⋅ E Leq = L ⋅β eq
λ eq = λ 2 +
G

dove βeq è il coefficiente amplificativo della


lunghezza equivalente.

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Elementi strutturali in Acciaio

Nel caso di trave semplice il carico critico si può quindi esprimere come:

 
 1  1 π2EJ π2EJ
Ncr,id = Ncr ⋅  = = 2
= 2
χ
 1 + T ⋅ Ncr  1 1 (Leq ) (βeq ⋅ L )
+
 GA  Ncr S V

2
dove:  1 E
βeq = 1 + π2 ⋅ χT ⋅   ⋅
L G

Il valore Ncr,id si calcola quindi con il medesimo approccio usato per valutare il carico Ncr
modificando opportunamente la lunghezza di libera inflessione e quindi la snellezza
dell’asta.
Il carico critico Ncr,id è quindi sempre minore del carico critico euleriano Ncr in quanto la
snellezza valutata con riferimento al contributo deformativo del taglio è sempre
superiore a quella valutata considerando le sole deformazioni flessionali.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.148-


Elementi strutturali in Acciaio

La capacità portante delle aste composte, aste tralicciate o calastrellate, dipende dalla
snellezza equivalente λeq ovvero dal rapporto tra la lunghezza di libera inflessione
equivalente Leq e dal raggio di inerzia ρ della sezione composta.

5.6.1.1. Le aste tralicciate

V V L’effetto dell’azione tagliante sul


carico critico dell’asta tralicciata
è funzione di due contributi
deformativi:
• allungamento dell’elemento
V V diagonale (a);
• accorciamento del traverso (b).
(a) (b)

Il primo contributo è dato da δ1/a dove δ1= ∆/cos(φ) essendo ∆ l’allungamento


dell’elemento diagonale:
1 V 1 a ∆ V 1 a
∆ = Nd ⋅ ⋅ Ld = ⋅ ⋅ δ1 = = ⋅ ⋅
EA d cos ( φ ) EA d sin ( φ ) cos ( φ) cos ( φ ) EA d sin ( φ )
2

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Elementi strutturali in Acciaio

Il secondo contributo δ2/a si valuta invece in funzione dell’accorciamento del traverso


soggetto ad un’azione assiale pari a V che risulta:

V ⋅b
δ2 =
EAb
δ1 + δ2  1 b 
Lo scorrimento angolare complessivo vale quindi: γ= = V ⋅ + 
a  EA d sen ( φ ) cos 2
( φ ) aEA b 

1 γ  1 b 
La rigidezza a taglio Sv dell’asta composta vale: = = + 
S V V  EA dsen ( φ) cos ( φ) aEAb 
2

Il carico critico Ncr,id di un’asta tralicciata vale:

1 1
Ncr,id = =
1
+
1 1  1 b 
+ + 
Ncr S V Ncr  EA dsen ( φ ) cos 2 ( φ ) aEAb 

o alternativamente: π2EJ
Ncr,id = π2EJ  1 b 
2 βeq = 1 + ⋅  + 
(L ⋅ β )
eq L2
 EA d sen ( φ ) cos ( φ ) aEA b 
2

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Elementi strutturali in Acciaio
Le caratteristiche inerziali della sezione composta valgono:

A=2· Ac (dove Ac è l’area di un corrente)

J=2·Jc + 2·Ac·(b/2)2
(dove Jc è il momento di inerzia del singolo corrente ed b è la distanza tra i correnti)

definita: λ2 = L2A/I e cos(φ) = b/Ld, sen(φ) = a/Ld

La tensione critica per un’asta composta tralicciata ideale (elastica e senza imperfezioni)
vale:

Ncr,id π2EJ π2E π2E π2E


σcr = = 2
= = = 2 = σcr
A A ⋅ (L ⋅ βeq ) λ ⋅ βeq2
2 3
A ⋅ Ld A ⋅b λ eq
λ2 + 2
+
E ⋅ Ad ⋅ a ⋅ b a ⋅ E ⋅ Ab

e si definisce:

2π2 A c  L3d b3 
λ eq = λ 2 + ⋅ + 
a ⋅ b2  A d Ab 

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Elementi strutturali in Acciaio

Verifica di un’asta tralicciata

La verifica di un’asta compressa tralicciata può essere condotta impiegando le istruzioni


CNR10011. Viene richiesta una verifica ad instabilità utilizzando il coefficiente ω calcolato
in base ad una snellezza equivalente λeq (funzione della geometria dell’asta) adottando le
curva c o d a seconda che lo spessore degli elementi non ecceda o ecceda i 40 mm.

per
10 ⋅ A  L3d L3t 
λ eq 2
= λ +
y ⋅ +  traliccio
L0 ⋅ L2t  A d A t  tipo (a)

10 ⋅ A ⋅ L3d per traliccio tipo


λ eq = λ 2y + (b-c-d-e)
L0 ⋅ L2t ⋅ A d

Dove λy è la snellezza relativa


all’intera sezione composta valutata
rispetto ad un asse principale di
inerzia che non taglia tutte le sezioni
degli elementi componenti l’asta.

(a) (b) (c) (d) (e)

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Elementi strutturali in Acciaio
5.6.1.2. Le aste calastrellate

L’effetto dell’azione tagliante sul


carico critico dell’asta
V/2 V/2 V/2 V/2 calastrellata è funzione di tre
V/2
V/2 contributi deformativi:
• flessione dei correnti δF,cor (a)
• flessione δF,cal del calastrello (b).

(a) (b) • taglio δT,cal del calastrello (b).

Le aste calastrellate sono strutture altamente iperstatiche e si assume l’ipotesi semplificata che i
punti di flesso della deformata siano situati nella mezzeria dei calastrelli e nei correnti a metà
dei singoli campi in cui l’asta è suddivisa.

E’ possibile esprimere il carico critico Ncr,id in funzione della rigidezza a taglio Sv:

1 γ δ + δF,cal + δ T,cal a2 a ⋅b χT ⋅ a
= tot = F,cor = + +
SV V V ⋅a 2 24 ⋅ E ⋅ Icor 12 ⋅ E ⋅ Ical b ⋅ A cal ⋅ G

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Elementi strutturali in Acciaio

Il carico critico Ncr,id di un’asta calastrellata vale:

1 1
Ncr,id = =
1
+
1 1  a 2
a ⋅b χT ⋅ a 
+ + + 
Ncr S V Ncr  24 ⋅ E ⋅ Icor 12 ⋅ E ⋅ Ical b ⋅ A cal ⋅ G 

o alternativamente:

π2EI π 2EI  a2 a ⋅b χT ⋅ a 
Ncr,id = βeq = 1 + ⋅ + +
2 
(L ⋅ β )
eq
2
L  24 ⋅ E ⋅ Icor 12 ⋅ E ⋅ Ical b ⋅ A cal ⋅ G 

Trascurando la deformabilità dei calatrelli si verifica come la snellezza dell’asta


composta è funzione della snellezza dell’asta considerata come singola λ e della
snellezza del tronco di corrente compresso tra due calastrelli posti ad interasse a.

2 2
βeq ⋅ L π 2EI  a2  L L π2 ⋅ I  a2  L L π2  a 2 
λ eq = = 1+ ⋅   ⋅ = ρ + ⋅   ⋅ =   + ⋅ ⋅ 
ρ L2  24 ⋅ E ⋅ Icor  ρ   24 ⋅ Icor  ρ  ρ ρ 12  ρcor 

Essendo I/ρ2 = 2·Acor e Icor = Acor·ρcor2

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Elementi strutturali in Acciaio

Verifica di un’asta calastrellata

La verifica di un’asta compressa calastrellata può essere condotta impiegando le istruzioni


CNR10011. Viene richiesta una verifica ad instabilità utilizzando il coefficiente ω calcolato
in base ad una snellezza equivalente λeq (funzione della geometria dell’asta) adottando le
curva c o d a seconda che lo spessore degli elementi non ecceda o ecceda i 40 mm.

2 2
2
 β ⋅ L0
2
  L1 
= λ +λ = 
 
λ eq + 
y  i
1
 y   i1min 

Dove λy è la snellezza relativa all’intera sezione composta valutata rispetto ad un asse


principale di inerzia che non taglia tutte le sezioni degli elementi componenti l’asta,
mentre λ1 dipende dall’interasse tra i calastrelli L1 e dal raggio di inerzia minimo della
sezione dell’elemento singolo i1min.

I calastrelli devono soddisfare i seguenti requisiti (affinché possano essere assunti


indeformabili):
• devono essere costituiti da piastre rigide rettangolari
• vanno disposti ad un interasse non maggiore di 50 i1min
• devono essere verificati per una forza V = ω·N/100

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Elementi strutturali in Acciaio


5.6.1.3. Le aste abbottonate (aste con imbottiture)

Verifica di un’asta con imbottiture

La verifica di un’asta compressa abbottonata può essere condotta, impiegando le istruzioni


CNR10011, in modo analogo alle aste calastrellate.
Viene richiesta una verifica ad instabilità utilizzando il coefficiente ω calcolato in base ad una
snellezza equivalente λeq (funzione della geometria dell’asta) adottando le curva c o d a seconda
che lo spessore degli elementi non ecceda o ecceda i 40 mm.

2 2
2
 β ⋅ L0
2
  L1 
λ eq = λ +λ =   +  
y  i
1
 y   i1min 

dove λy è la snellezza relativa all’intera sezione composta valutata rispetto ad un asse


principale di inerzia, mentre λ1 dipende dall’interasse tra le imbottiture L1 e dal raggio di
inerzia minimo della sezione del profilo singolo i1min.

Verifiche più accurate vanno eseguite se la snellezza λ1 supera 50 per acciai Fe360, Fe430,
oppure supera 40 per acciaio Fe510.
In ogni caso il collegamento deve essere costituito da una piastra saldata o bullonata con almeno
2 bulloni ad attrito o quantomeno con gioco foro-bullone molto ridotto (di precisione).

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Elementi strutturali in Acciaio
5.6.2. Strutture composte di acciaio e calcestruzzo
Le strutture composte di acciaio e calcestruzzo sono frequentemente utilizzate sia nella
realizzazione di edifici (travi composte, solette composte, colonne composte) che di ponti (travi
composte). L’unione di componenti strutturali in acciaio con elementi di calcestruzzo produce dei
sistemi misti economicamente competitivi (tempi di esecuzione ridotti: preassemblaggio in
officina, possibilità di eliminare i rompitratta in fase di costruzione, strutture non puntellate,
ecc.) e di caratteristiche meccaniche (resistenza e rigidezza) elevate (a parità di peso e di
ingombro strutturale) rispetto a quelle di elementi semplici in acciaio o in c.a.

Travi composte: realizzate con profili laminati o con


travi reticolari in acciaio connesse ad una soletta,
piena o composta, in c.a.

Colonne composte: (a) completamente


rivestite (fully encased), (b) parzialmente
rivestite (partially encased) e (c) riempite
(filled).

(a) (b) (c)


Solette composte: costituite da una
lamiera grecata connessa ad una soletta di
calcestruzzo.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.157-

Elementi strutturali in Acciaio


5.6.2.1. Colonne composte
Le colonne composte sono definite come elementi composti da acciaio e calcestruzzo soggetti
prevalentemente a pressoflessione.
Ci sono molti vantaggi associati all’uso delle colonne
composte: è possibile impiegare sezioni trasversali di
dimensioni ridotte per sopportare carichi significativi, il
rivestimento di calcestruzzo garantisce una elevata
resistenza al fuco e alla corrosione dell’acciaio del profilo
interno nonché un aumento sensibile della snellezza
dell’elemento. Nel caso di edifici alti è possibile mantenere
le dimensioni esterne delle colonne costanti ai vari piani
variando comunque la capacità portante della colonna (è
possibile variare gli spessori dei piatti del profilo interno,
la quantità di armatura e le caratteristiche del
calcestruzzo).

Capacità portante per sforzo normale centrato:


A a ⋅ fky  0.85fck  A s ⋅ fsk
Npl.Rd = + Ac ⋅  +
γa  γc  γs

π2 ⋅ (EJ)e
Carico critico: Ncr =
L20

Rigidezza flessionale: (EJ)e = Ea ⋅ Ja + 0.6 ⋅ Ecm ⋅ Jc + Es ⋅ Js

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.158-


Elementi strutturali in Acciaio
5.6.2.2. Solette composte
Le solette composte sono costituite da una lamiera grecata con una soletta sovrastante di
calcestruzzo armato.

La lamiera grecata svolge diverse funzioni: rappresenta il


piano di lavoro durante la costruzione della struttura
prima del getto, funge da cassero per il calcestruzzo
fresco e rappresenta un’armatura inferiore per la
soletta di calcestruzzo a costruzione ultimata (dopo
l’indurimento del cls).

La collaborazione tra la lamiera


ed il calcestruzzo viene
assicurata dalle rientranze e/o
dai rilievi presenti nelle lamiera
stessa che garantiscono una
perfetta aderenza.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.159-

Elementi strutturali in Acciaio


5.6.2.3. Le travi miste acciaio-calcestruzzo

Le travi miste in acciaio-calcestruzzo sono elementi strutturali realizzati dall’unione di una trave
in acciaio e da una soletta in calcestruzzo o da soletta composta al fine di realizzare un unico
elemento strutturale. L’unione avviene per mezzo di un dispositivo meccanico di collegamento.

La trave in acciaio che


può essere anche di tipo
reticolare, è in genere
laminata o saldata e
presenta sempre due ali
parallele uguali o
dissimetriche (con ala
tesa più grande) e
contribuisce alla
resistenza globale della
struttura assorbendo
dispositivi di collegamento
principalmente gli sforzi
di trazione e di taglio.
La soletta di calcestruzzo, prefabbricata oppure gettata in opera su lamiera grecata o su lastre
tipo predalle, ha il compito di assorbire principalmente gli sforzi di compressione.
Il dispositivo di connessione è costituito in genere da elementi in acciaio (pioli a testa tipo
Nelson, profilati, ferri tondi piegati) saldati alla trave metallica ed ha il compito di garantire la
continuità tra la parte metallica e la soletta di calcestruzzo impedendo gli scorrimenti relativi e
consentendo il trasferimento degli sforzi di taglio.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.160-
Elementi strutturali in Acciaio

Assenza di connessione Connessione parziale Connessione completa

La morfologia della sezione trasversale della trave composta risulta particolarmente idonea a resistere
a sollecitazioni di momento positivo: lo schema strutturale di trave semplicemente appoggiata, permette
quindi di esaltare le specifiche caratteristiche dei materiali, in quanto la soletta in calcestruzzo si
presenta prevalentemente compressa, mentre l’acciaio è sollecitato da sforzi di trazione. L’introduzione
della continuità in corrispondenza degli appoggi intermedi, ad esempio nelle travate da ponte o nei telai
per edifici, consente comunque una riduzione delle sollecitazioni e delle frecce a parità di sezione,
ovvero una riduzione delle dimensioni strutturali. La presenza di momenti negativi presuppone la
presenza di un’armatura longitudinale nella soletta in prossimità degli appoggi intermedi, tale armatura
deve essere dimensionata in funzione delle sollecitazioni di trazione che sollecitano la soletta stessa.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.161-

Elementi strutturali in Acciaio


Calcolo di travi composte acciaio-calcestruzzo
Per la verifica si farà riferimento allo “stato limite ultimo elastico” della sezione secondo il quale
la resistenza ultima si verifica quando, in corrispondenza della fibre maggiormente sollecitate, si
ha il raggiungimento della resistenza di progetto nell’acciaio o nel calcestruzzo. La resistenza a
taglio è assicurata dalla sola trave in acciaio, mentre il dispositivo di collegamento deve essere
dimensionato in funzione dello sforzo di scorrimento di progetto. Oltre alle verifiche allo stato
limite ultimo deve essere condotta le verifica di deformabilità in esercizio come per le
membrature semplici in acciaio.

Il metodo della sezione omogeneizzata


Tale metodo risulta un’estensione alle travi composte acciaio-calcestruzzo della teoria classica
del cemento armato ordinario. Ipotesi adottate:
• l’acciaio ed il calcestruzzo hanno legami costitutivi lineari (legge di Hooke);
• si applica il principio di conservazione delle sezioni piane (le deformazioni hanno
andamento lineare su tutta l’altezza della sezione);
• non ci sono scorrimenti relativi fra i due materiali lungo le superfici di contatto;
• il calcestruzzo teso è considerato non reagente;
• è escluso il movimento relativo verticale tra la soletta e la trave d’acciaio.
La terza ipotesi è soddisfatta, in modo approssimato, se il dispositivo di connessione viene
progettato adeguatamente, mentre la quinta ipotesi è garantita dalla particolare forma dei
dispositivi di collegamento. L’influenza della viscosità del calcestruzzo, nelle analisi in esercizio
(combinazione quasi permanente) può essere stimata introducendo un valore del modulo elastico
efficace per il materiale.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.162-


Elementi strutturali in Acciaio

Il calcolo prevede di omogeneizzare la sezione composta in una sezione di acciaio, assumendo


come coefficiente di omogeneizzazione n il rapporto tra i moduli dei due materiali: n=Es/Ec

dove: Es=206000 MPa ed Ec=Ec0=5700·Rck0.5 Rck in [MPa] allo SLU


Es=206000 MPa ed Ec=Ec0 allo SLE nella combinazione frequente
Es=206000 MPa ed Ec=Ec0/3 allo SLE nella combinazione quasi permanente
(si tiene conto della viscosità del calcestruzzo)

Allo stato limite ultimo si dovrà verificare: σcmax ≤fcd* = 0.44·Rck; σsmax ≤ fsd

Nelle analisi, sia nel calcolo delle sollecitazioni


(strutture iperstatiche) che nella verifica della
sezione, è necessario introdurre una larghezza
collaborante beff per la soletta.

beff = be1 + be2 + bc

L0 i
be1,be2 = e comunque be1,be2 <
8 2

con L0 distanza tra due punti di nullo del diagramma del


momento flettente ed i pari all’interasse tra le travi.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.163-

Elementi strutturali in Acciaio


In una sezione mista inflessa possono verificarsi i tre seguenti casi:
• soletta interamente reagente;
• soletta parzialmente compressa, asse neutro al di sopra della trave di acciaio;
• soletta tesa (momento negativo).

Soletta interamente compressa.


La sezione risulta tutta reagente e l’asse neutro passa per il baricentro dell’intera sezione (si
trascura il contributo delle barre longitudinali).

A c ,Ic
As Ac
Area omogenea: A = Aa +
n

Asse neutro:

Ac
Aa ⋅ ya + ⋅ yc
n S
y= =
A a ,Ia A A

Jc 2 A 2
Momento di inerzia della sezione rispetto al baricentrico: J = Ja + + A a ⋅ ( ya − y ) + c ⋅ ( yc − y )
n n

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.164-


Elementi strutturali in Acciaio
Noto il momento sollecitante è possibile calcolare le tensioni che agiscono nella sezione:

M
σc = ⋅ ( y − H) tensione al lembo superiore (compresso) della soletta;
n⋅J

M
σa,s = ⋅ ( y − ha ) tensione all’estradosso della trave di acciaio;
J

M
σa,i = ⋅y tensione all’intradosso della trave di acciaio;
J

Soletta parzialmente compressa.


L’asse neutro cade nella soletta e la sezione di calcestruzzo risulta parzializzata. Si deve
procedere alla ricerca dell’asse neutro per individuare la sezione reagente (si trascura il
contributo dell’armatura longitudinale).

B ⋅ x 2c
Aa ⋅ x a +
S 2n
Posizione dell’asse neutro: xc = =
A B ⋅ xc
Aa +
n

Risolvendo l’equazione di secondo n ⋅ Aa  2 ⋅ B ⋅ xa 


xc = ⋅  −1 + 1 + 
grado si ricava: B  n ⋅ Aa
 

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.165-

Elementi strutturali in Acciaio

Momento di inerzia della sezione


omogeneizzata (parzializzata):

2 B ⋅ x 3c
J = Ja + A a ⋅ ( x a − x c ) +
3⋅n

M
σc = ⋅ ( −xc ) tensione al lembo superiore (compresso) della soletta;
n⋅J

M
σa,s = ⋅ ( hc − x c ) tensione all’estradosso della trave di acciaio;
J

M
σa,i = ⋅ (H − x c ) tensione all’intradosso della trave di acciaio;
J

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.166-


Elementi strutturali in Acciaio

Soletta tesa (sezione soggetta a momento negativo)


Questa condizione si verifica in prossimità degli appoggi intermedi delle travi continue, è
caratterizzata dal fatto che la soletta di calcestruzzo è tutta in zona tesa e risulta fessurata; si
prescinde dalla resistenza a trazione del cls mentre non si può trascurare il contributo
dell’armatura longitudinale della soletta.

Area omogenea: A = Aa + As

A a ⋅ ya + A s ⋅ ys S
Asse neutro: y= =
A A

Momento di inerzia baricentrico:


2 2
J = Ja + A a ⋅ ( y a − y ) + A s ⋅ ( y s − y )

M
σs = ⋅ ( ys − y ) tensione in corrispondenza delle barre tese;
J

M
σa,s = ⋅ ( y − ha ) tensione all’estradosso della trave di acciaio;
J

M
σa,i = ⋅ ( −y ) tensione all’intradosso della trave di acciaio;
J

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.167-

Elementi strutturali in Acciaio


Dimensionamento del dispositivo di collegamento
I dispositivi di collegamento devono essere in grado di assorbire l’intero sforzo di scorrimento
che si manifesta al contatto tra la soletta e la piattabanda superiore della trave di acciaio.

Vsd ⋅ Sc
Sforzo di scorrimento unitario: q=
I

dove: Sc rappresenta il momento statico della soletta rispetto l’asse neutro dell’intera sezione;

Vsd è lo sforzo di taglio sollecitante allo SLU.

q ⋅ ∆x Lo sforzo di scorrimento Qd
Qd = competente il singolo piolo vale:
np

Vsd ⋅ Sc ∆x
Qd = ⋅
I np

dove:
∆x è l’interasse fra i pioli
np rappresenta il numero dei pioli
per fila.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.168-


Elementi strutturali in Acciaio

Nella verifica del dispositivo di collegamento deve essere verificato che:

Qd ≤ Pd

Dove Pd rappresenta la resistenza di progetto del piolo pari a Pd = min (Pd1;Pd2 )

Per pioli a testa le istruzioni CNR 10016 e l’EC4 definiscono:

0.8 ⋅ π ⋅ d2 4 ⋅ fu
a) Resistenza del gambo (taglio) del singolo piolo: Pd1 =
γv

b) Schiacciamento del calcestruzzo: 0.29 ⋅ d2 ⋅ fck ⋅ Ecm


Pd2 =
γv

d è il diametro del piolo;

fu è la resistenza ultima a trazione del


materiale del piolo [MPa];

fck è la resistenza caratteristica del cls;

Ecm è il modulo del cls;

γv =1.25 è il coefficiente di sicurezza


parziale.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.169-

Elementi strutturali in Acciaio


5.7. Le unioni bullonate

• Le unioni bullonate: classificazione dei bulloni e generalità;

• unioni a taglio;

• unioni ad attrito;

• unioni a trazione;

• unioni a taglio e trazione;

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Elementi strutturali in Acciaio
5.7.1. Le unioni bullonate: classificazione dei bulloni e generalità
I mezzi di unione hanno il compito di assemblare singoli piatti laminati in modo da formare
membrature composte (unioni correnti) e di collegare le diverse membrature semplici o
composte fino a dare lungo alla struttura completa (unioni di forza).
Le unioni con bulloni a taglio o ad attrito costituiscono collegamenti rimovibili, mentre
collegamenti definitivi sono quelli realizzati con chiodatura (ormai in disuso) o con saldatura.
I collegamenti in officina possono essere realizzati con tutti i sistemi, mentre in cantiere è
preferibile eseguire la bullonatura. La saldatura e la chiodatura in cantiere vengono evitate sia
perché riesce difficile il controllo delle unioni, sia per il costo dell’operazione.

La giunzione bullonata ha come componenti fondamentali la vite con testa (bullone) il dado e la
rosetta. Generalmente il dado ed il bullone hanno forma esagonale ed il bullone presenta un
gambo che può essere parzialmente o completamente filettato. In presenza di vibrazioni si può
verificare il disseraggio del dado: è allora indispensabile l’uso di controdadi o rondelle di tipo
elastico.

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La bulloneria è divisa in varie classi a seconda del materiale di cui è costituita. A queste classi
appartengono viti con caratteristiche meccaniche differenti (tabella 1).

Al fine del calcolo della


resistenza delle unioni
Bulloni ad alta resistenza bullonate è necessario definire
Tabella 1 le aree delle sezioni resistenti
ed i corrispondenti diametri
(tabella 2)

I bulloni di ogni classe devono


essere adeguatamente serrati.
E’ consigliabile applicare un
serraggio tale da provocare
una forza di trazione nel
Tabella 2 gambo della vite pari a:

ftb
Fp,Cd = 0.7 ⋅ A res ⋅
γ M7
Per il serraggio dei bulloni si
possono usare chiavi
dinamometriche a mano o
chiavi pneumatiche.

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Le verifiche delle unioni bullonate vengono correntemente effettuate sulla base di modelli di
comportamento semplificati.
Ipotesi assunte alla base del calcolo:
1. uguale impegno statico di tutti i bulloni del giunto, purché la risultante dei carichi
sollecitanti sia baricentrica;
2. distribuzione uniforme delle tensioni nelle sezioni degli elementi connessi con giunti
simmetrici;
3. distribuzione uniforme delle pressioni esercitate dal gambo sul contorno del foro;
4. impegno del gambo a far fronte alle sole azioni taglianti e normali, trascurando le azioni
flettenti indotte per effetto della deformazione degli elementi connessi.

Andamento teorico in campo elastico Andamento assunto nei calcoli

Andamento degli sforzi sui bulloni disposti su più file

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Nell’unione a taglio i piatti collegati risultano sollecitati da una forza agente nel piano di
contatto dei piatti stessi ed i bulloni sono sollecitati da una forza ortogonale all’asse del gambo.

Collegamento a taglio Collegamento ad attrito

Il meccanismo resistente del collegamento è sostanzialmente diverso a seconda che i bulloni


lavorino a taglio o ad attrito. Nel primo caso il bullone è attivo quando la superficie laterale del
gambo è a contatto con la superficie del foro. Nel funzionamento ad attrito, invece, i bulloni
vengono preventivamente serrati e premono tra loro le piastre di acciaio. Il collegamento
funziona perciò grazie all’attrito e allo stato di presollecitazione fra le superfici a contatto
indotto dal serraggio dei bulloni.

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Elementi strutturali in Acciaio

Il comportamento di una giunzione a taglio/attrito è influenzato sensibilmente dalla presenza o


meno del serraggio e dipende dal valore della coppia torcente impressa all’unione.

Nel diagramma lo scorrimento


relativo ∆L tra i punti A e B
dell’unione è rappresentato in
funzione dell’azione sollecitante V
fino al collasso.
Se il bullone non è serrato lo
scorrimento è proporzionale al
carico fino al limite elastico del
collegamento (snervamento
dell’acciaio delle piastre o del
bullone) per carichi appena superiori
si verifica un sensibile aumento dello
scorrimento fino a rottura.

Le giunzioni ad attrito sono indispensabili qualora Se il bullone è serrato, inizialmente


eventuali scorrimenti possano compromettere il regime la trasmissione del carico avviene
statico o deformativo della struttura. Tecnologicamente per attrito con scorrimento nullo,
tale tipo di unione richiede un’apposita preparazione raggiunto il carico massimo
delle superfici di contatto, così da realizzare condizioni trasmissibile per attrito si ha un
che diano luogo ad un coefficiente di attrito più elevato brusco scorrimento a carico quasi
possibile. E’ consigliabile l’impiego di bulloni ad alta costante e l’andamento si raccorda
resistenza classe 8.8 e 10.9 dati i maggiori valori delle con la curva caratteristica dei
forze di presollecitazione applicabili. collegamenti non serrati.

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La posizione dei fori nelle unioni bullonate

A causa dell’indebolimento indotto dalla presenza dei fori, esiste la possibilità che si producano
lacerazioni locali negli elementi che costituiscono l’unione in seguito alle pressioni esercitate
dai gambi dei bulloni sul contorno dei fori. Tali lacerazioni possono presentarsi, soprattutto in
corrispondenza dei fori prossimi ai bordi dove lo stato tensionale può risultare molto elevato.
Numerosi risultati sperimentali hanno permesso di stabilire valori sufficienti delle distanze tra
l’asse dei bulloni ed i bordi degli elementi dell’unione, tali da evitare il verificarsi di rotture
premature dell’unione.

Interasse tra i fori e distanze limite tra fori e bordi secondo la CNR10011
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Interasse tra i fori e distanze limite tra fori e bordi


secondo il D.M. 14.01.2008

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5.7.2. Le unioni bullonate a taglio
Sulla base delle ipotesi summenzionate
la verifica consiste in:
1. verificare che le tensioni
tangenziali e normali medie nel
gambo del bullone non risultino
superiori ai limiti prefissati dalla
normativa.
2. controllare che la pressione media
esercitata dal gambo sul contorno
Andamento Andamento di del foro (pressione di rifollamento)
teorico in tipo plastico
campo elastico assunto nei
non risulti troppo elevata;
calcoli
3. verificare che gli elementi connessi
non siano eccessivamente indeboliti
Tensioni di rifollamento dalla presenza dei fori;
Andamento teorico in campo elastico Andamento di tipo plastico assunto nei
calcoli
4.

Concentrazione delle tensioni


attorno ad un foro

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La crisi di un’unione a taglio può manifestarsi secondo diversi meccanismi:


1. rottura a taglio del bullone (meccanismo “a”);
2. rottura per rifollamento della lamiera (meccanismo “b”);
3. rottura per trazione della lamiera (meccanismo “c”);
4. rottura per taglio della lamiera (meccanismo “d”).

La resistenza di progetto dell’unione è associata ala meccanismo di rottura più debole.

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Verifica secondo le CNR10011
Nella verifica per rottura a taglio del bullone si ammette che la tensione tangenziale si
ripartisca uniformemente sulla superficie di contatto con la lamiera (dopo un adattamento in
campo plastico con la conseguente ripresa del gioco foro-bullone), ne deriva uno sforzo
tangenziale medio su ciascun bullone:
V
τ=
nf ⋅ Ares
dove:
nf indica il numero di sezioni resistenti ossia di piani di contatto tra le lamiere;
Ares rappresenta l’area resistente (della parte filettata) del singolo bullone;
V la forza di taglio sul bullone.

Il fenomeno del rifollamento della lamiera provoca un’ovalizzazione del foro che può innescare
la rottura a taglio della lamiera. La pressione convenzionale di rifollamento si assume di tipo
uniforme e pari a:
V a
σrif = σrif = fd ≤ 2.5 ⋅ fd
t⋅d d

dove:
t rappresenta lo spessore minimo delle lamiere collegate;
d il diametro del bullone;
V l’azione di taglio.

Come resistenza di progetto nei confronti del rifollamento si considera il valore della
resistenza dell’acciaio della lamiera analizzata amplificato in modo da considerare l’influenza
dovuta agli stati tensionali reali pluriassiali ed a plasticizzazioni locali che interessano il foro.

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Elementi strutturali in Acciaio

Per la verifica a trazione della lamiera si ammette una distribuzione uniforme delle tensioni
nella sezione indebolita dai fori
F
σ= v
An

dove:
Fv rappresenta l’azione che sollecita la membratura collegata;
An l’area netta della sezione di lamiera depurata dai fori.

Per rendere minimo l’indebolimento delle sezioni in corrispondenza dell’unione è possibile


disporre un numero crescente di bulloni nelle file successive.

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Elementi strutturali in Acciaio


Verifica secondo il D.M. 14.01.2008

La resistenza di calcolo a taglio dei bulloni Fv,Rd, per ogni piano di taglio che interessa il gambo
dell’elemento di connessione, può essere assunta pari a:

ftb
Fv,Rd = 0.6 ⋅ A res ⋅ (bulloni classe 4.6, 5.6 e 8.8)
γ M2
ftb
Fv,Rd = 0.5 ⋅ A res ⋅ (bulloni classe 6.8 e 10.9)
γ M2

dove:
Ares indica l’area resistente della vite e si adotta quando il piano di taglio interessa la parte
filettata della vite.
Nei casi in cui il piano di taglio interessa il gambo non filettato della vite si ha :
ftb
Fv,Rd = 0.6 ⋅ A ⋅ (bulloni di tutte le classi)
γ M2
ftb resistenza a rottura del materiale impiegato per la realizzazione del bullone;

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Elementi strutturali in Acciaio

La resistenza di calcolo a rifollamento Fb,Rd del piatto dell’unione bullonata, può essere
assunta pari a:
ftk
Fb,Rd = k ⋅ α ⋅ d ⋅ t ⋅
γ M2

dove:
t rappresenta lo spessore minimo delle lamiere collegate;
d il diametro ominale del gambo del bullone;
ftk è la resistenza a rottura del materiale della lamiera collegata;

α = min {e1/(3d0) ; ftb/ft; 1} per bulloni di bordo nella direzione del carico applicato,

α = min {p1/(3d0) – 0,25 ; ftb/ft ; 1} per bulloni interni nella direzione del carico applicato,

k = min {2,8 e2/d0–1,7 ; 2,5} per bulloni di bordo nella direzione perpendicolare al
carico applicato,

k = min {1,4 p2/d0–1,7 ; 2,5} per bulloni interni nella direzione perpendicolare al
carico applicato,

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Elementi strutturali in Acciaio


La resistenza a rottura della sezione netta (sezione indebolita dai fori) della lamiera Nu,Rd può
essere assunta pari a:
f
Nu,Rd = 0.9 ⋅ A net ⋅ tk
γ M2
Nel caso di elementi collegati simmetricamente e con fori non sfalsati, l’area netta Anet si calcola
semplicemente detraendo dall’area della sezione perpendicolare all’asse dell’elemento, l’area di
tutti i fori che giacciono nel piano della sezione stessa.
Anet (1-1) = Bt – dt

Se i fori sono disposti in modo sfalsato (a zig-zag) l’area netta equivale al valore inferiore tra le
aree individuate dalle sezioni 1-1 e 2-2 depurate dai fori.
Anet (2-2) = Bt – 2dt + s2t/4p

Diametro del foro, d 1,2

p B

s s 2 1
Spessore del piatto t

Nel caso di collegamenti non simmetrici: sezioni a L o a T collegati solo da un’ala, il calcolo di Anet va
effettuato con le formule riportate nell’EC3 o nella CNR10011.

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Elementi strutturali in Acciaio
Unioni a taglio sollecitate da forze eccentriche: taglio e torsione
Nel caso di azione tagliante Fv comunque inclinata ed eccentrica rispetto il baricentro della
bullonatura, l’unione risulta sollecitata da taglio e torsione.
Ai fini del dimensionamento, lo stato di sollecitazione può essere scomposto in due azioni taglianti
centrate Fvx ed Fvx dirette secondo le due direzioni caratteristiche del collegamento ed in un
momento torcente T=Fv·e, dove e rappresenta l’eccentricità della forza Fv rispetto il centro della
bullonatura. Ciascuna componente del taglio, considerata separatamente, induce sul singolo bullone
le reazioni verticali ed orizzontali:
F F
Vy0 = vy Vx0 = vx
nf ⋅ nb nf ⋅ nb
dove nb rappresenta il numero di bulloni ed nf il
numero di piani di contatto.
Il momento torcente T introduce ulteriori
Fv reazioni proporzionali alla distanza ai del bullone
i-esimo rispetto il centro del collegamento.
T=Fv·e T T
Fv Vy1 = ⋅ xi Vx1 = ⋅ yi
nf ⋅ Jp nf ⋅ Jp

dove xi e yi sono le coordinate della posizione


del bullone i-esimo valutate rispetto il centro
Le reazioni calcolate vanno sommate del collegamento mentre Jp rappresenta il
vettorialmente per ottenere la risultante con momento di inerzia polare.
cui effettuare le verifiche a taglio del
 n n

bullone maggiormente sollecitato. 2
Jp =  ∑ y i2 + ∑ x i2 
2
Vmax = ( Vx0 + Vx1 ) + ( Vy0 + Vy1 )  i=1 i =1 

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Elementi strutturali in Acciaio


5.7.3. Le unioni bullonate ad attrito

Verifica unioni ad attrito: nel caso in cui si debbano impedire gli scorrimenti delle giunzioni
(generalmente in esercizio) affidando lo sforzo sull’unione all’attrito tra le superfici a contatto, il
massimo valore del taglio trasmissibile risulta pari a:

nf ⋅ µ ⋅ Ns
Verifica secondo le CNR10011 Vf ,0 =
γf
dove:
nf rappresenta il numero di piatti di contatto;
µ è il coefficiente di attrito (0.45 per superfici trattate e 0.30 negli altri casi)
Ns la forza di serraggio funzione della classe e del diametro del bullone

Ns = 0.8 ⋅ fd,N ⋅ Ares

γf=1.25 è il coefficiente di sicurezza nei confronti dello slittamento.

Nel caso di presenta di sforzo assiale di trazione N lo sforzo di taglio trasmissibile per attrito
vale:
 N
Vf,N = Vf,0 ⋅  1 −  e comunque N < 0.8·Ns
 Ns 

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Elementi strutturali in Acciaio
Verifica secondo il D.M. 14.01.2008

Fp,C
Fs,Rd = n ⋅ µ ⋅
γ M3

dove:
n rappresenta il numero di piatti di contatto;
µ è il coefficiente di attrito (0.45 per superfici sabbiate e 0.30 negli altri casi)
Fp,C la forza di serraggio funzione della classe e del diametro del bullone

ftb
Fp,Cd = 0.7 ⋅ A res ⋅
γ M7
γM3=1.25 è il coefficiente di sicurezza nei confronti dello scorrimento;
γM7=1.10 è il coefficiente di sicurezza nei confronti del precarico dei bulloni.

Nel caso di presenta di sforzo assiale di trazione Ft,Ed la resistenza di calcolo allo scorrimento
Fs,Rd si riduce rispetto al valore sopra indicato e può essere assunta pari a:

Fs,Rd = n ⋅ µ ⋅
(F
p,C − 0.8Ft,Ed )
γ M3

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Elementi strutturali in Acciaio


5.7.4. Le unioni a trazione ed a taglio-trazione

L’unione è soggetta a trazione se le due piastre collegate mediante bulloni sono sollecitate da
una forza che agisce normalmente al piano di contatto.
Nel caso in cui l’unione non sia preserrata, l’azione N viene trasferita interamente mediante
bulloni (curva (a) nelle figure).
Nel caso di bulloni preserrati questi sono sollecitati prima dell’applicazione del carico esterno
da una forza di trazione Ns e presentano un allungamento iniziale ∆Ls. Quando il carico esterno
raggiunge un valore di poco superiore alla forza di serraggio (generalmente si considera il
valore 1.1 Ns) i piatti si staccano ed il carico viene assorbito interamente dal bullone. La rottura
del collegamento si verifica sempre in corrispondenza della capacità portante dell’unione non
preserrata Nu.

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Elementi strutturali in Acciaio

Nel caso di azione combinata di trazione e taglio la determinazione degli sforzi nei bulloni
avviene sulla base di semplici considerazioni legate ai concetti di equilibrio e congruenza. Per la
verifica dell’unione gli sforzi pluriassiali di trazione e taglio devono essere combinati
attraverso formule di interazione.

Per la verifica della bullonatura nel piano B del collegamento in figura la sollecitazione di taglio
e flessione può essere condotta in campo elastico, ipotizzando la planarità della sezione ed
assumendo una distribuzione lineare delle deformazioni (analogamente a quanto avviene per le
sezioni inflesse in c.a.).

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Elementi strutturali in Acciaio


Verifica secondo la CNR 10011

Verifica a trazione sui bulloni: deve essere verificata la seguente relazione:

N dove γN =1.25 per tener conto degli effetti di leva


σb = γ N ⋅ ≤ fd,N
Ares e di eventuali flessioni parassite (vedi figura).

Verifica a taglio sui bulloni: deve essere verificato a seconda che il gambo
del bullone (a) o la sua parte filettata (b) sia a contatto con le piastre che:

V V
τb = ≤ fd,V (a) τb = ≤ fd,V (b)
A Ares

Verifica a taglio e trazione sui bulloni: deve essere verificata la seguente relazione:

2 2
 τb   σb 
  +  ≤1
 fd,V   fd,N 

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Elementi strutturali in Acciaio
Verifica secondo il D.M. 14.01.2008

La resistenza di calcolo a trazione degli elementi di connessione Ft,Rd può


essere assunta pari a:
f
Ft,Rd = 0.9 ⋅ A res ⋅ tb
γ M2

Inoltre, nelle unioni bullonate soggette a trazione è necessario verificare la


piastra a punzonamento. La resistenza a punzonamento Bp,Rd del piatto
collegato è pari a:
f
Bp,Rd = 0.6π ⋅ dm ⋅ t p ⋅ tk
γM2

dove:
dm è pari al minimo fra il diametro del dado e il diametro medio della testa del bullone;
tp è lo spessore del piatto;
ftk è la resistenza a rottura del materiale del piatto

Nel caso di presenza combinata di trazione e taglio si può adottare la formula di interazione
lineare:
Fv,Ed Ft,Ed
+ ≤1
Fv,Rd 1.4 Ft,Rd

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5.8. Le unioni saldate

• Le unioni saldate: generalità e procedimenti di saldatura;

• classificazione e difetti delle saldature;

• le sollecitazioni nelle unioni saldate;

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Elementi strutturali in Acciaio
5.8.1. Le unioni saldate: generalità e procedimenti di saldatura

Generalità
La saldatura è un processo di giunzione che consente di unire elementi metallici in modo
permanente realizzando la continuità del materiale mediante fusione.
Rispetto alle unioni bullonte i collegamenti saldati risultano più rigidi e semplici ma necessitano
un maggiore controllo al fine di evitare possibili riduzioni di resistenza o rotture fragili (vd.
difetti delle unioni saldate). Per tale motivo, nella realizzazione di una struttura metallica si
preferisce eseguire la maggior parte delle unioni saldate in officina dove vi è maggiore
controllo e la possibilità di utilizzare attrezzature automatizzate e sofisticate, le restanti
unioni da eseguirsi in cantiere possono essere di tipo bullonato.

Procedimenti di saldatura
I procedimenti di saldatura si distinguono in procedimenti autogeni e procedimenti eterogeni:
nei primi si ha fusione sia del materiale base, ovvero il materiale dei pezzi da collegare, sia il
materiale di apporto eventualmente introdotto tra gli elementi da collegare durante il
procedimento di saldatura.
I procedimenti eterogeni prevedono invece solo la fusione del materiale di apporto ad una
temperatura inferiore.
Generalmente si impiegano procedimenti autogeni distinti a seconda dei metodi impiegati per
ottenere la sorgente termica e per proteggere il bagno di fusione: saldatura ad arco con
elettrodi rivestiti, saldatura ad arco sommerso , saldatura con protezione di gas ed elettrodo
fusibile (MIG e MAG).

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Elementi strutturali in Acciaio


Saldatura ad arco con elettrodi rivestiti.
Rappresenta la tecnica più usata e semplice da eseguire. Infatti bastano un semplice
generatore di corrente dal quale si dipartono due cavi, uno da collegare al pezzo da saldare e
l’altro munito di una speciale pinza portaelettrodo. L’elettrodo viene posto a brevissima
distanza dai pezzi da saldare in modo da far scoccare l’arco elettrico tra i due elementi.
La sorgente di calore che si viene a formare risulta localizzata e produce altissime
temperature (3000-5000 °C) che fanno fondere rapidamente sia il materiale base che
l’elettrodo dando luogo ad un bagno di fusione il cui successivo raffreddamento forma il
cordone di saldatura che unisce i pezzi saldati.

L’elettrodo è formato da un metallo analogo a quello da saldare ed è rivestito da un materiale le


cui funzioni sono quelle di formare una atmosfera gassosa che protegge l’arco elettrico e dare
luogo a una scoria più leggera del metallo che galleggia nel bagno di fusione che solidificandosi
protegge il bagno fuso e limita la velocità di raffreddamento del bagno stesso prevenendo la
formazioni di difetti. Gli elettrodi impiegati dovranno essere del tipo omologato dalle norme
UNI 5132.

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Elementi strutturali in Acciaio

Secondo le norme UNI5132 un elettrodo è caratterizzato da 9 sigle che tengono conto di


vari fattori.

L’impiego di elettrodi omologati secondo le norme UNI5132 esime da ogni prova preliminare
atta a dimostrare la validità del procedimento di saldatura.

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Elementi strutturali in Acciaio


Per poter impiegare gli altri procedimenti di saldatura (arco sommerso o sotto gas di
protezione) occorre procedere a prove preliminari atte a dimostrare: la resistenza a trazione
sui giunti testa a testa, la capacità di deformazione del giunto e la resilienza del collegamento.

Saldatura ad arco sommerso


L’elettrodo è costituito da un filo avvolto a matassa (bobina) che un opportuno dispositivo
provvede a far avanzare man mano che questo si fonde per formare il cordone di saldatura a
(filo continuo); la protezione del bagno di fusione è affidata ad una polvere granulare (flusso)
che ha la stessa funzione degli elettrodi rivestiti. Questo flusso viene distribuito sul giunto ed
al suo interno scocca l’arco che di conseguenza risulta “sommerso” ed invisibile.

Saldatura MIG (metal insert gas) e


MAG (metal active gas)
Sono anch’esse saldature a “filo
continuo” dove la protezione del bagno
è affidata ad un gas inerte (saldature
MIG) o ad un gas chimicamente attivo
(MAG). Tali procedimenti hanno un
costo elevato e vengono impiegati per
saldare acciai particolari (acciai al
nichel-cromo, acciai inossidabili ecc.).

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Elementi strutturali in Acciaio
5.8.2. Classificazioni e difetti delle saldature

Classificazione
Le unioni saldate si possono classificare in vari modi che tengono
in conto di alcune caratteristiche della saldatura stessa:

in funzione della posizione dei cordoni di saldatura:


• saldature in piano;
• saldature frontali;
• saldature verticali;
• saldatura sovratesta (quando si esegue dal basso verso l’alto).

in relazione alla posizione dei pezzi da saldare a)

a) giunti testa a testa; b)


b) giunti d’orlo;
e)
c) giunti d’angolo;
c)
d) giunti a T;
f)
e) giunti a L;
f) giunti per sovrapposizione. d)

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Elementi strutturali in Acciaio


in funzione della lavorazione delle parti a contatto, limitatamente ai giunti testa a testa:
• giunti a V;
• giunti a U
• giunti a X;
• giunti a Y.

in funzione della sezione trasversale di un cordone


d’angolo, che può essere: piana, concava o convessa.

in funzione della direzione dello sforzo le saldature possono essere:

a) laterali;
b) frontali;
c) oblique.
a) b) c)

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Elementi strutturali in Acciaio

Ai fini delle verifiche di resistenza le norme (CNR10011, D.M. 2008) fanno riferimento a due
categorie di unioni saldate:
1. giunti a completa penetrazione (testa a testa, a croce, a T)
2. giunti a cordone d’angolo e a parziale penetrazione

Limitatamente ai giunti a completa


penetrazione, le norme (CNR10011)
distinguono due classi di qualità:
appartengono alla classe I i giunti eseguiti
con particolare accuratezza impiegando
elettrodi di classe 3 o 4 o con altri
procedimenti di saldatura in grado di
soddisfare i controlli radiografici richiesti
per il raggiungimento della classe B
secondo la UNI 7278.
Alla classe II appartengono giunti
realizzati con elettrodi di qualità 2,3 o 4 o
con altri procedimenti di saldatura che
garantiscano l’appartenenza al
raggruppamento F della UNI 7272.
La distinzione tra queste due classi è associata alla bontà di esecuzione dell’unione saldata e si
traduce in una differente capacità portante dell’unione: maggiore per le unioni di prima classe
rispetto a quelle della seconda.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.199-

Elementi strutturali in Acciaio

I giunti con cordoni d’angolo, effettuati con elettrodi di qualità 2,3 o 4 devono essere
considerati come appartenenti ad un unica classe caratterizzata da una ragionevole assenza di
difetti interni e di assenza di incrinature interne o di cricche a strappo sui lembi dei cordoni.

Difetti delle saldature


Come conseguenza dei fenomeni metallurgici (solidificazione del materiale fuso e trattamento
termico del materiale di base che circonda la saldatura) si possono avere difetti dell’unione
saldata: difetti metallurgici (cricche, strappi lamellari, inclusioni) e geometrici (mancanza di
penetrazione, disassamento).

Le cricche sono microlesioni che interrompono la


continuità della saldatura.
Si distinguono le cricche a caldo che si generano
nella zona fusa a causa di un elevato tenore di
impurezze presente e le cricche a freddo che si
manifestano ai margini del cordone di saldatura e
sono provocate dall’eccessiva durezza che si
produce nel materiale base in seguito al rapido
raffreddamento del bagno di fusione (tempra).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.200-


Elementi strutturali in Acciaio

Gli strappi lamellari corrispondono a cricche


dovute ad una sollecitazione di trazione
ortogonale al piano di laminazione del materiale
base (sono generate dalle tensioni di ritiro
successive al raffreddamento e dal notevole
spessore del materiale base).

La mancanza di penetrazione (a) si manifesta quando


esistono zone in cui il materiale fuso non è penetrato
e la saldatura dell’unione non risulta pertanto
continua. Il disassamento dei lembi è dovuto invece ad
(a) un montaggio imperfetto delle componenti da unire
che può provocare una variazione della geometria del
profilo assemblato.
(b)

Tutti questi difetti possono arrecare notevoli danni alla resistenza dei giunti. I mezzi più diffusi
per il loro riconoscimento sono: l’esame radiografico che utilizza i raggi x o gamma, l’esame agli
ultrasuoni, l’esame magnetoscopico e l’esame con liquidi penetranti.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.201-

Elementi strutturali in Acciaio


5.8.3. Le sollecitazioni nelle unioni saldate
Nei giunti a testa a completa penetrazione, in assenza di difetti interni, lo stato di tensione
può essere assimilato a quello di un pezzo continuo.

La sezione resistente della


N saldatura ha come lunghezza
σN =
t ⋅L l’intera lunghezza (L) della
saldatura e come altezza (t) il
M minore dei due spessori
σM = ± collegati nel caso di giunti testa
t ⋅ L2 6
a testa oppure lo spessore
dell’elemento completamente
3 T penetrato nel caso di giunti a T
τmax =
2 t ⋅L o a croce.

Nei giunti a cordone d’angolo la sezione


resistente (sezione di gola) viene identificata
dalla lunghezza (L) del cordone di saldatura
moltiplicata per l’altezza di gola (a) ovvero
l’altezza del triangolo inscritto nella sezione
trasversale del cordone di saldatura.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.202-


Elementi strutturali in Acciaio

Si assume l’ipotesi semplificativa di considerare le tensioni uniformemente distribuite nella


sezione di gola e si individuano le tensioni convenzionali:

rappresenta la tensione che agisce in


σ⊥ direzione normale alla sezione di gola;

rappresenta la tensione che agisce


τ⊥ nella sezione di gola in direzione
perpendicolare all’asse del cordone;

rappresenta la tensione che agisce


τ‫װ‬ nella sezione di gola in direzione
parallela all’asse del cordone;

rappresenta la tensione che agisce in


σ‫װ‬ direzione parallela all’asse del cordone
sulla sua sezione trasversale.

La sezione di gola può essere ribaltata, a seconda della convenienza, sul piano verticale o su
quello orizzontale, ovvero secondo qualsiasi altra giacitura, al fine di semplificare la
quantificazione delle sollecitazioni per la fase di progetto e di verifica.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.203-

Elementi strutturali in Acciaio

Sollecitazione di trazione
Cordoni laterali

F
τ‫= װ‬
4 ⋅L ⋅a

Sulla sezione di gola α=45°


Cordoni frontali
F 2 F 2
σ⊥ = ⋅ τ⊥ = ⋅
2 ⋅L ⋅ a 2 2 ⋅L ⋅ a 2

Sul piano verticale (y-z)

F
σ⊥ =
2⋅L ⋅a

Sul piano orizzontale (x-z)

F
τ⊥ =
2⋅L ⋅a
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.204-
Elementi strutturali in Acciaio

Sollecitazione di flessione e taglio

Cordoni frontali longitudinali: la sezione


resistente giace nel piano verticale (y-z)
ed è costituita da due sezioni
rettangolari, corrispondenti alla sezione
di gola di ogni cordone di altezza a e
lunghezza L.

F F ⋅ Lb F Lb
τ = σ ⊥,max = =
‫ װ‬2⋅h⋅a W 2 a ⋅ h2
6

Cordoni trasversali: la sezione resistente


giace nel piano verticale (y-z) ed è
costituita da due sezioni rettangolari
orizzontali, corrispondenti alla sezione di
gola di ogni cordone di altezza a e
lunghezza b.

F ⋅ Lb F ⋅ Lb
F σ ⊥,max = =
τ⊥ = W ( ⋅ a) ⋅ h
b
2⋅b⋅a

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.205-

Elementi strutturali in Acciaio

Combinazione di cordoni: nel caso di collegamenti saldati per profilati con sezioni a I o ad
H si possono utilizzare cordoni trasversali combinati con cordoni longitudinali. Se le
dimensioni dei cordoni sono appropriate allo spessore delle ali e dell’anima del profilo da
collegare le tensioni nella saldatura possono essere valutate considerando le
caratteristiche inerziali di una sezione resistente composta dai cordoni d’anima
(assorbono il taglio) e dai cordoni perimetrali della ali (assorbono la flessione). Ribaltando
le sezioni di gola nel piano verticale y-z si ha:

F
τ‫= װ‬
2 ⋅ L 3 ⋅ a3

F ⋅ Lb F ⋅ Lb
σ⊥,max = =
W L1 ⋅ a1 ⋅ h1 + 2 ⋅ (L 2 ⋅ a 2 ⋅ h2 )

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.206-


Elementi strutturali in Acciaio
Sollecitazione di torsione e taglio

Per effetto di azioni eccentriche su unioni saldate in cui i cordoni resistenti e la retta di
applicazione del carico appartengono ad un unico piani si può originare uno stato di
sollecitazione caratterizzato da contemporanea presenza di torsione e taglio.

Cordoni laterali: l’azione torcente viene


bilanciata da una coppia di forze dei cordoni di
intensità H:
F⋅e F⋅e
H=  τ =
‫ װ‬h ⋅ (a ⋅ L )
h
Nel piano verticale: Nel piano orizzontale:
F F
τ⊥ = σ⊥ =
2 ⋅ a ⋅L 2 ⋅ a ⋅L

Cordoni frontali: l’azione torcente viene


bilanciata da una coppia di forze dei cordoni di
intensità V:
F⋅e F⋅e
V=  τ‫װ‬,1 =
z z ⋅ (a ⋅ L )

F
Al carico F è associata: τ‫װ‬,2 = 2 ⋅ a ⋅ L
( )
Massima tensione: τ‫װ‬,1 + τ‫װ‬,2

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.207-

Elementi strutturali in Acciaio


5.8.4. La verifica delle unioni saldate

L’approccio seguito nei criteri di verifica consiste nel ricondurre lo stato tensionale
pluriassiale ad uno stato equivalente ideale monoassiale e confrontarlo con la resistenza
del materiale opportunamente ridotta per tener conto della presenza di eventuali difetti.

Nel caso di unioni a completa penetrazione le verifiche andranno effettuate solo per i
giunti di classe II (0.85fd) in quanto per i giunti di classe I la resistenza di progetto della
saldatura è uguale a quella del materiale base (CNR 10011).

Se nel giunto agiscono contemporaneamente


tensioni normali e tangenziali si adotta il
criterio di Hencky - von Mises:

σid = σ2⊥ + σ2 − σ⊥ ⋅ σ + 3 ⋅ τ2 ≤ 0.85 ⋅ fd


‫װ‬ ‫װ‬ ‫װ‬

fd è la resistenza di progetto del


materiale base.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.208-


Elementi strutturali in Acciaio
I metodi proposti a livello normativo per la verifica dei cordoni d’angolo sono di origine
sperimentale. Le prime esperienze (anni ’50) su cordoni soggetti a sforzi interni comunque diretti
nel piano normale all’asse del cordone furono condotte da Van den Eb con la finalità di definire il
dominio spaziale delle resistenze.
Il dominio spaziale corrispondente a suddette prove fu chiamato “peroide”.

Negli anni successivi furono proposte da vari


autori e successivamente recepite dalle normative
internazionali diverse equazioni di domini di
resistenza (elissoidi, sfere etc.) che si
adattavano al “peroide” sperimentale.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.209-

Elementi strutturali in Acciaio


La normativa italiana (CNR10011) considera come solido delle tensioni (“sfera mozza”)
una sfera di raggio pari a 0.85fu,w (Fe360) 0.70fu,w (Fe430, Fe510 )
(con fu,w resistenza a trazione della sezione di gola del cordone)
e tagliata da due coppie di piani perpendicolari agli assi σ ⊥ e τ ⊥ e passanti per i punti
σ ⊥ = fu,w τ ⊥ = fu,w (Fe360)
σ ⊥ = 0.85 ⋅ fu,w τ ⊥ = 0.85 ⋅ fu,w (Fe430, Fe510)

La verifica consiste nel controllare che siano verificate contemporaneamente le seguenti


limitazioni distinte a seconda del tipo di acciaio:

Fe360: τ2⊥ + σ2⊥ + τ2 ≤ 0.85 ⋅ fd e τ ⊥ + σ ⊥ ≤ fd

Fe430 e Fe510: τ2⊥ + σ2⊥ + τ2 ≤ 0.7 ⋅ fd e τ ⊥ + σ ⊥ ≤ 0.85 ⋅ fd

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.210-


Elementi strutturali in Acciaio
Secondo il D.M. 14.01.2008, la verifica può essere condotta sia nella sezione di gola ribaltata,
secondo il criterio della “sfera mozza CNR 10011”, sia considerando la sezione di gola nella sua
effettiva posizione.

a) Verifica della sezione di gola nella sua effettiva posizione:


β = 0.80 S235
ftk 
σ2⊥ + 3 ( τ2⊥ + τ2 ) ≤ β = 0.85 S275
βγ M2 β = 0.90
 S355

con ftk = esistenza a rottura materiale più debole


In alternativa, detta a l’altezza di gola, si può adottare cautelativamente il criterio semplificato:
a ⋅ ftk
Fw,Ed ≤ Fw,Rd Fw,Rd =
βγ M2 3

con Fw,Ed = forza di calcolo che sollecita il cordone per unità di lunghezza

b) Verifica della sezione di gola in posizione ribaltata:


La verifica consiste nel controllare che siano verificate contemporaneamente le seguenti
limitazioni distinte a seconda del tipo di acciaio:

τ2⊥ + σ2⊥ + τ2 ≤ β1 ⋅ fyk

τ⊥ + σ ⊥ ≤ β2 ⋅ fyk

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.211-

Elementi strutturali in Acciaio


5.9. I collegamenti nelle strutture metalliche

• I collegamenti nelle strutture metalliche: generalità;

• i collegamenti “semplici” negli edifici;

• le unioni trave-trave;

• le unioni trave-colonna;

• le unioni di continuità;

• i giunti negli elementi di controvento;

• i giunti di base;

• i giunti tra elementi in acciaio ed elementi in c.a.;

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.212-


Elementi strutturali in Acciaio
5.9.1. I collegamenti nelle strutture metalliche: generalità
I collegamenti nelle strutture metalliche possono essere classificati in funzione della
possibilità di avere spostamenti relativi delle parti collegate senza plasticizzazioni locali.

Articolazioni: rappresentano dei collegamenti che consentono, nelle usuali condizioni di


esercizio, spostamenti relativi senza provocare plasticizzazioni locali negli elementi collegati.
Le articolazioni furono diffusamente impiegate fino all’inizio del ‘900 quando la verifica delle
strutture era rigorosamente basata sulla teoria dell’elasticità e pertanto si cercava di
rispettare il più fedelmente possibile le condizioni di vincolo poste a base delle verifiche.
Oggigiorno le articolazioni vengono ancora impiegate soprattutto in applicazioni particolari quali
appoggi per ponti o per strutture speciali. Si distinguono articolazioni a perno, articolazioni per
contatto e articolazioni in materiale sintetico.

Nel caso di cerniere a perno la lunghezza del perno deve essere tale da offrire appoggio a
tutte le parti collegate:

Verifica delle staffe di collegamento: Tensione sul foro: σrif ≤ 1.35 ⋅ fd

F ≤ fd ⋅ t ⋅ a 1.4 ⋅ F ≤ 2 ⋅ b ⋅ afd

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.213-

Elementi strutturali in Acciaio


Nel caso di collegamenti per contatto il calcolo si conduce in modo convenzionale calcolando la
tensione massima di contatto in base alle espressioni riportate in normativa (CNR10011).

La pressione di contatto deve


risultare:

• per contatto puntiforme: σ ≤ 5.5 ⋅ fd

• per contatto lineare: σ ≤ 4 ⋅ fd

• per contatto superficiale


mediante piastre di limitata
estensione rispetto alle
dimensioni dell’elemento
strutturale: σ ≤ 1.35 ⋅ f
d

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.214-


Elementi strutturali in Acciaio
Giunti: sono collegamenti che consentono spostamenti relativi solo a scapito di plasticizzazioni
locali negli elementi collegati. Nel calcolo non potendo utilizzare la teoria elastica esatta (de
saint Venant) si fa riferimento a criteri basati sul calcolo plastico: si individuano soluzioni
equilibrate e rispettose dei limiti di resistenza del materiale (limite elastico) che in assenza di
rotture fragili e di fenomeni di instabilità locale risultano comunque a favore di sicurezza.

Giunti a parziale ripristino di resistenza: tali collegamenti costituiscono sezioni di minor


resistenza strutturale rispetto alle membrature collegate e quindi trasferiscono solo
un’aliquota della resistenza dell’elemento più debole. Sono dimensionati in funzione delle
sollecitazioni elastiche e non possono essere impiegate in un’analisi plastica.

Giunti a completo
ripristino di resistenza:
consentono il
trasferimento dei massimi
valori di sollecitazione che
possono essere assorbiti
dal profilato più debole,
ossia la crisi avviene
sempre nell’elemento
meno resistente e non nel
giunto. Per essere
impiegati in un calcolo
plastico devono comunque
garantire un’adeguata
duttilità.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.215-

Elementi strutturali in Acciaio


5.9.2. I collegamenti “semplici” negli edifici
I collegamenti semplici negli edifici costituiscono giunzioni progettate in modo da non
trasmettere sollecitazioni flessionali tra le membrature collegate, pertanto corrispondono a
nodi cerniera. I carichi vengono trasferiti, dagli elementi supportati agli elementi di supporto
(es. travi principali–travi secondarie, travi–colonne ecc.), attraverso o azioni taglianti
(connessioni travi-travi, travi-pilastri) o tramite sforzi di trazione e compressione (connessioni
nei sistemi di controvento, collegamenti di base, collegamenti intermedi di colonne).
I collegamenti semplici possono pertanto essere impiegati solo in schemi strutturali dove sono
presenti opportuni sistemi di controvento.

Modelli di calcolo

• A: collegamenti di base;
• B: collegamenti trave-
colonna;
• C: collegamenti per
Telai con controventi in acciaio elementi di controvento;
• D: collegamenti intermedi
di continuità;
• E: collegamenti con
elementi in calcestruzzo.

Telai con controventi in c.a. - Pag. 5.216-


Elementi strutturali in Acciaio
5.9.3. Le unioni trave-trave (incernierate)

• giunto con angolari d’anima a “squadretta”, bullonati sia


all’anima della trave principale che di quella secondaria.

• giunto con angolari d’anima, saldati in officina all’anima


della trave secondaria e bullonati in opera a quella della
principale.

• giunto con angolari d’anima, questa soluzione differisce


dalla prima poiché le ali superiori delle due travi sono
posizionate alla stessa quota.

• giunto con piatto saldato in stabilimento all’anima della


trave secondaria e bullonato in opera a quella della trave
principale.

• giunto con piatto saldato in stabilimento all’estremità


della trave secondaria e bullonato in opera ad una flangia
saldata alla trave principale opportunamente irrigidita da
costole trasversale alle estremità.

• giunto con un piatto saldato in stabilimento all’anima


della trave principale e bullonato in opera a quella della
trave secondaria.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.217-

Elementi strutturali in Acciaio


Giunti a squadretta: una volta determinata la posizione delle reazioni della trave secondaria
(secondo lo schema pendolare), il calcolo del collegamenti deve tener conto delle eccentricità
e1, e2 tra la retta d’applicazione della reazione e i due piani resistenti del collegamento.

I collegamenti bullonati nei piani 1 e 2 devono essere verificati per un sistema di forze con
componente verticale pari alla reazione della trave e componente orizzontale proporzionale ai
momenti flettenti che si generano per effetto delle due eccentricità.
Il calcolo delle squadrette (angolari) è convenzionale, le due ali possono essere considerate
come delle mensole incastrate in corrispondenza dell’attacco con il piatto ortogonale.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.218-


Elementi strutturali in Acciaio
5.9.4. Le unioni trave-colonna (incernierate)
I collegamenti trave- colonna possono essere realizzati collegando la trave all’ala della colonna
oppure vincolandola alla sua anima.

• giunto realizzato mediante angolari bullonati all’ala


della colonna e all’anima della trave;

• giunto con piatto saldato in aggetto alla colonna e


bullonato all’anima della trave;

• giunto con piastra saldata a parte di anima all’estremità


della trave e bullonata alla colonna;

• giunto con piastra saldata, con cordoni di saldatura sia


all’anima sia all’ala della trave e bullonata alla colonna.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.219-

Elementi strutturali in Acciaio


Come per i collegamenti tra travi, i collegamenti trave colonna incernierati devono essere in
grado di trasmettere la reazione della trave all’appoggio tenendo conto delle eventuali
eccentricità (vd. schema pendolare).

Modi di collasso di un collegamento incernierato.

Attraverso il dettaglio strutturale è necessario


garantire che la connessione si comporti nel
modo voluto ovvero come una cerniera:

• deve essere assicurata una trascurabile


rigidezza flessionale;

• deve essere garantita una adeguata capacità


rotazionale;

• la resistenza della connessione deve essere


riferita ad un modo di collasso duttile.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.220-


Elementi strutturali in Acciaio
5.9.5. Le unioni di continuità (intermedie)
In aggiunta alle unioni di estremità, necessari per la costruzione di un ossatura portante spaziale,
spesso si ha l’esigenza di realizzare giunti intermedi tra elementi la cui lunghezza non può
eccedere i limiti ordinari di trasportabilità, in condizioni normali, infatti, è possibile trasportare
elementi di lunghezza non superiore ai 12 m.

Giunti intermedi trave – trave: possono essere del tipo a parziale o


completo ripristino di resistenza nel primo caso vanno posizionati in
corrispondenza di bassi valori di sollecitazione. Tali giunzioni devono
essere in grado di trasferire, in generale taglio e momento flettente.

I collegamenti possono essere saldati o bullonati, nel secondo caso i


bulloni possono lavorare a taglio o a trazione.

I giunti intermedi, realizzati con collegamenti saldati a completa


penetrazione (di classe I) non necessitano di verifiche in quanto
garantiscono una resistenza almeno pari a quella delle membrature
collegate.
Nelle giunzioni bullonate è preferibile impiegare bulloni ad alta
resistenza in modo da ridurre le dimensioni del nodo. Bulloni
preserrati garantiscono l’assenza di scorrimenti in esercizio e quindi
una buona rigidezza del collegamento. Nel caso di unioni con
coprigiunti, i collegamenti d’anima verranno impegnati dal solo taglio
sollecitante, mentre i coprigiunti in corrispondenza delle ali
riprenderanno il momento flettente.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.221-

Elementi strutturali in Acciaio


Giunti intermedi colonna – colonna: i giunti intermedi tra le colonne sono prevalentemente
compressi o presso-inflessi e di conseguenza il carico massimo trasmissibile va riferito al
carico critico della colonna.
• A: giunto con doppie piastre coprigiunto d’ala e d’anima
bullonate in opera;
• B: giunto con doppie piastre coprigiunto d’ala bullonate in
opera;
• C: giunto con piastre coprigiunto d’ala e d’anima singole
bullonate in opera;
• D: giunto per contatto con piastre coprigiunto interne
saldate alle ali dei profili;
• E: giunto per contatto con piastre coprigiunto interne
bullonate alle ali dei profili;
• F: giunto per contatto con flangia saldata in stabilimento
all’estremità della colonna inferiore ed in opera alla colonna
superiore;
• G giunto per solo contatto tra flangie saldate in
stabilimento all’estremità di ogni colonna

Nel caso in cui le sezioni


trasversali delle colonne abbiano
dimensioni diverse è conveniente
disporre una piastra intermedia
tra gli elementi verticali e
disporre eventuali irrigidimenti
d’anima.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.222-


Elementi strutturali in Acciaio
5.9.6. I giunti negli elementi di controvento
Le giunzioni nei sistemi di controvento tra le membrature principali (travi, pilastri) e gli elementi
diagonali trasferiscono forze tra elementi diversamente orientati.
Il dimensionamento dei controventi viene usualmente eseguito considerando gli elementi diagonali
soggetti soltanto ad azioni assiali, ossia ipotizzando cerniere alle estremità. Deve esserci assoluta
corrispondenza tra lo schema statico e quanto viene realizzato in opera: l’intersezione dei baricentri
degli elementi che convergono nella giunzione devono coincidere in un punto nel quale è stato
ipotizzato il vincolo nodale al fine di evitare azioni concentrate agenti con eccentricità non previste
in fase di progetto.

Gli elementi diagonali sono


usualmente imbullonati ad una
piastra nodale opportunamente
sagomata. Nel caso di
controventi di piano, la piastra
nodale, se non vi sono
interferenze costruttive con il
solaio sovrastante, viene
realizzata in corrispondenza
dell’ala superiore della trave (1)
altrimenti va posizionata
sull’anima (2) o sull’ala inferiore
della trave stessa (4-5).

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.223-

Elementi strutturali in Acciaio


Soluzioni per controventi verticali
• controvento di S. Andrea (A) e (B)
• controvento a K (C) e (D).

Si nota che bisogna porre particolare attenzione alle fasi di trasporto di colonne o travi con
fazzoletti o piatti di nodo collegati in aggetto in stabilimento.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.224-


Elementi strutturali in Acciaio
5.9.7. I giunti di base
I giunti di base presentano, quasi in tutte le soluzioni, una piastra d’acciaio saldata sulla parte
terminale di colonna che ha il compito di trasferire le azioni sollecitanti al piede della colonna
stessa in fondazione. La piastra di base, che usualmente appoggia su di uno strato di malta di
allentamento, deve avere le superfici spianate e forate per consentire il passaggio dei
tirafondi.

Se la colonna risulta
semplicemente compressa,
la trasmissione della forza
di compressione alla
fondazione avviene per
contatto con la piastra di
base.

Se sulla colonna agiscono


anche azioni taglianti e
flettenti, allora i tirafondi
assolvono una funzione
statica e pertanto devono
essere opportunamente
dimensionati.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.225-

Elementi strutturali in Acciaio

Particolari di sistemi di ancoraggio di tirafondi per il


trasferimento in fondazione di forze di trazione di
limitata entità, attraverso:
• l’aderenza tra il tirafondo stesso ed il calcestruzzo
• collegamento con elementi secondari (es. rosette)
“annegati” nel getto di calcestruzzo.
Il calcolo delle dimensioni geometriche della piastra di base deve essere condotto sulla base
delle azioni sollecitanti presenti al piede della colonna: sforzo normale N ed eventuale
momento flettente M (e=M/N).

(a) (b) (c) N


(a) per e=0 σm =
b⋅a

N Ne
σmax = +
(b) per 0<e<a/6 b ⋅ a b ⋅ a2
6

La sezione si
(c) per e>a/6 parzializza ed il calcolo
delle tensioni sulla
sezione reagente deve
essere condotto come
nel caso di sezione
presso-inflessa in c.a.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.226-


Elementi strutturali in Acciaio
5.9.8. I giunti tra elementi in acciaio ed elementi in c.a.
Negli edifici in acciaio, i controventi verticali possono essere costituiti, in alternativa a specifici
sistemi in acciaio, dai vani scala o da pareti a taglio in c.a. Pertanto sono necessari i collegamenti
tra le membrature in acciaio e i sistemi di controvento in c.a.

In tutte le possibili
soluzioni devono essere
previsti idonei sistemi di
collegamento delle
componenti metalliche
alla parete di
calcestruzzo, mediante
pioli, barre o profilati di
adeguata sezione
trasversale,
opportunamente
sagomati allo scopo di
garantire perfetta
aderenza tra i due
materiali.

Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.227-

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