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FACOLTÀ DI INGEGNERIA
CORSO DI
Indice generale
0. INTRODUZIONE AL CORSO
¾ ORARIO DI RICEVIMENTO
¾ VISITE DIDATTICHE
¾ MODALITÀ D’ESAME
¾ APPUNTI – DISPENSA
¾ TESTI DI RIFERIMENTO
Introduzione al corso
2.1. solai
3. STRUTTURE DI FONDAZIONE
3.2. plinti
3.4. platee
6. PROGETTO D’ANNO
Introduzione al corso
í Circolare 2 febbraio 2009 - Istruzioni per l’applicazione delle “Nuove norme tecniche
per le costruzioni” di cui al D.M. 14 gennaio 2008
í D.M. LL.PP. 1996
í EUROCODICI
1.1. Introduzione
Tra i metodi di verifica della sicurezza strutturale, il metodo Semiprobabilistico agli Stati Limite
presuppone la definizione di alcuni Stati Limite:
STATI LIMITE: Sono stati oltre i quali la struttura o parte di essa NON
SODDISFA più le richieste di prestazione progettuale
STATI LIMITE di ESERCIZIO: Sono stati al di là dei quali non risultano più soddisfatti i
requisiti di esercizio prescritti; comprende quindi situazioni
che comportano un rapido deterioramento della struttura o la
perdita della funzionalità:
Il metodo semiprobabilistico agli Stati Limite appartiene alla famiglia dei metodi di livello 1 ed
il suo nome è dovuto al fatto che l’aleatorietà dei valori di R ed S viene tenuta in conto, in modo
semplificato, introducendo opportuni coefficienti parziali di sicurezza J, distinti in coefficienti
minorativi Jm per la resistenza dei materiali e in maggiorativi Jf per le azioni.
È noto che la verifica agli SLU consiste in un confronto diretto fra i valori di progetto Rd e Sd,
verificando che la sollecitazione di progetto non ecceda la resistenza.
Rd t Sd
dove:
Sd rappresentano le sollecitazioni di progetto, calcolate con una analisi della struttura di
tipo elastico lineare (Scienza delle Costruzioni);
INCONGRUENZA ???
Calcestruzzo
Acciaio
Per quanto detto in precedenza la situazione limite può essere raggiunta con diverse modalità;
tuttavia si ha sempre la necessità di determinare lo stato di sollecitazione (N,M,V,T) nel modo
più aderente all’effettivo comportamento della struttura. Nasce quindi l’esigenza di considerare
tutte le non-linearità che si potrebbero manifestare, in particolare:
- non linearità del materiale: le leggi costitutive dei materiali non sono lineari;
- non linearità strutturali o geometriche: a causa della deformazione degli elementi strutturali,
le forze normali possono dare luogo a momenti flettenti aggiuntivi in generale non
trascurabili (effetti del II ordine)
Nel caso di una struttura isostatica, il raggiungimento del momento plastico in una sezione
comporta la formazione di una cerniera plastica (a momento costante si ha aumento della
rotazione), quindi la struttura diventa labile e si ha il collasso.
In una struttura iperstatica, la formazione di una cerniera plastica comporta la perdita di un
grado di iperstaticità, diventando al più isostatica e preservando comunque una riserva di
resistenza, impedendo il collasso.
Inoltre non è detto che un elemento strutturale (c.a. o acciaio) possa raggiungere/permettere la
plasticizzazione del materiale: basti pensare al fenomeno dell’instabilità per carico di punta,
instabilità laterale delle travi snelle o l’instabilità locale dei profili metallici.
Da questi semplici esempi si capisce che non è sempre possibile spingersi oltre l’analisi elastica.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.6 -
Calcolo non lineare delle strutture in c.a.
Per le sole verifiche agli stati limite ultimi, i risultati dell’analisi elastica possono essere
modificati con una ridistribuzione dei momenti, nel rispetto dell’equilibrio e delle capacità
di rotazione plastica delle sezioni dove si localizza la ridistribuzione.
í analisi plastica
L’analisi plastica può essere usata per valutare gli effetti di azioni statiche e per i soli stati
limite ultimi. Al materiale si può attribuire un diagramma tensioni-deformazioni rigido-
plastico verificando che la duttilità delle sezioni dove si localizzano le plasticizzazioni sia
sufficiente a garantire la formazione del meccanismo previsto
1.2. La Duttilità
Un materiale è duttile quanto maggiore è la deformazione che può sopportare dopo il primo
snervamento.
Hu deformazione ultima
P t1
Hy def.al limite elastico
LEGAME ELASTO-PLASTICO
INCRUDENTE
LEGAME ELASTO-PLASTICO
PERFETTO
o
LEGAME ELASTICO
PERFETTAMENTE PLASTICO
COMPORTAMENTO DUTTILE
P> 1
LEGAME ELASTO-FRAGILE
COMPORTAMENTO FRAGILE
P= 1
Fy = fy A
F Es A F L
La rigidezza elastica vale Ke dato che G
G L Es A
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.12 -
Calcolo non lineare delle strutture in c.a.
1 bh 2
In condizioni di snervamento: Te Ce fy con ze h
2 2 3
bh 1
In condizioni di completa plasticizzazione: Tpl Cpl fy con z pl h
2 2
Il momento vale
bh 1 b h2
M pl fy h fy Wpl f y
2 2 4
Si definisce Fattore di Forma di una sezione il rapporto fra il modulo plastico e quello elastico:
Wpl
Z
We
b h2 b h2 6
Nel caso di sezioni rettangolari vale: Z 1.5
4 6 4
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.15 -
Fy L3
Gy
3EJ
My We f y
Fy
L L
Si definisce la curvatura al
limite elastico:
Hsup Hinf 2H y
Fy
h h
M
F
EJ
Si può aumentare la curvatura F fin quando si arriva alla deformazione ultima Hu della fibra può
sollecitata e poi alla rottura della stessa.
b h2 ½
My We f y fy °°
6
¾ M pl 1.5 M y
si ha: b h2 °
M pl Wpl f y fy
4 °¿
Fu curvatura ultima
La DUTTILITÀ DI SEZIONE è definita come: P t1
Fy curv. al limite elastico
OSS:
“Il rapporto fra il momento resistente plastico ed elastico dipende esclusivamente dai moduli
resistenti e quindi dalle caratteristiche geometriche della sezione”.
Infatti se consideriamo:
IPE 300
Wel=557.1cm3
Wpl=628.4cm3
Z = 1.13
Mpl =1.13 My
Solo piattabande
(caso ipotetico)
Wel § Wpl
Z=1
Mpl = My
In realtà esiste un tratto finito di trave che raggiunge il momento plastico, si plasticizza e ruota
x x
M
M x ³ F x dx ³ EJ x dx
0 0
M F'x
F = curvatura media
'x = lp lunghezza cerniera plastica
Il tratto 'x è molto piccolo, quindi si può fare un’ulteriore semplificazione, considerando un
legame Momento-Curvatura rigido-plastico
Gu freccia ultima
P t1
Gy freccia al limite elastico
N.B.:
la curvatura F è una caratteristica della sezione
la rotazione M è una caratteristica del concio di trave
RdD # dx
dD
F
dx
1
oF
R
Il diagramma Momento-Curvatura di una sezione in c.a. può essere essenzialmente di due tipi, a
seconda della quantità di armatura presente, cioè del rapporto geometrico di armatura U
Se chiamiamo Ub la percentuale di armatura che comporta la rottura bilanciata, si ha
Comportamento FRAGILE
Comportamento DUTTILE
Vediamo ora come un diagramma reale M-F può essere schematizzato ai fini del calcolo.
Curva TRILATERA
È quella più aderente alla realtà, riesce a
rappresentare sia la prima fessurazione,
sia lo snervamento/plasticizzazione che il
leggero aumento del momento dopo lo
snervamento delle barre
La costruzione del diagramma avviene per punti, corrispondenti alle coppie (M,F) calcolate in
corrispondenza di un prefissato vale costante di sforzo normale Nsd
La procedura iterativa per il calcolo di ciascuna coppia di punti prevede 3 passi operativi:
Passo 1:
a) si assume un valore iniziale di curvatura 1/r
b) si assume un valore per la deformazione media Hm in corrispondenza della fibra
baricentrica, rispetto alla quale si valutano i momenti
c) si divide la sezione in strisce orizzontali e si determinano per ciascuna striscia le H e le V
per il calcestruzzo e per le barre d’armatura
Passo 2:
Si determina la risultante delle azioni assiali interne Nint e del momento Mint:
Nint ¦ V 'A ¦ V A
c c s s
Mint ¦ V z 'A ¦ V z A
c c s s
Passo 3:
Si verifica che lo sforzo normale interno sia uguale a quello esterno sollecitante, cioè sia
soddisfatto l’equilibrio Nsd = Nint.
In caso positivo, significa che è stato determinato un valore di curvatura Fe di Hm tale da
avere una situazione equilibrata e perciò possiamo assumere valido il Mint trovato. La
coppia Mint-F rappresenta un punto del diagramma momento-curvatura.
N.B.: Il diagramma M-F trovato è valido solo per quel determinato valore di Nsd considerato.
La presenza di uno sforno normale N agente sulla sezione comporta una modifica sostanziale del
diagramma M-F, sia in termini di resistenza, sia di duttilità.
Consideriamo una sezione rettangolare in c.a. e valutiamo la curvatura prima allo snervamento
(comportamento elastico lineare) e poi allo stato limite ultimo in assenza di sforzo normale.
Primo Snervamento:
ª U U ' 2 n 2 2 U U ' G ' n º U U ' n asse neutro elastico in forma adimensionale,
Ky
¬« ¼» con n coefficiente di omogeneizzazione
As Vs f y
UD allo snervamento dell’acciaio, la Vs è pari a fy
bd fc
Hu Curvatura ultima
Fu
Ku d
OSS:
In conclusione per ottenere sezioni duttili in c.a. si devono progettare sezioni con “poco acciaio”
con limite di snervamento non troppo elevato e calcestruzzo molto resistente, sfruttando
eventualmente l’effetto confinamento
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.33 -
È evidente come la presenza di N sia negativa, infatti già per valori modesti del rapporto N/Nu la
duttilità della sezione si riduce notevolmente rispetto al caso di flessione semplice (N=0);
per valori di N>0.4Nu la duttilità diventa addirittura nulla in quanto il collasso della sezione è
causato dallo schiacciamento del calcestruzzo mentre l’acciaio è ben lontano dallo snervamento.
Un aspetto positivo che incrementa la duttilità è certamente l’effetto dovuto al confinamento del
calcestruzzo:
1.3.3. Esempio
90
N=500
80 N=100
70 N=0
60
Momento [kNm]
50 N=1000
40
30
N = 0 kN
20
N=1500
N = 100 kN
N = 500 kN
10 N = 1000 kN
N = 1500 kN
0
0 2 4 6 8 10 12 14 16
Curvatura F
Supponiamo per semplicità che la struttura sia simmetrica, sezione simmetrica e materiale duttile
a comportamento simmetrico (es: acciaio).
1.4.1. Passo 1
qL2
MA MB D
12
qL2
MC D
24
qL2
M A MC D
8
1 DqL4
KC
384 EJ
MA MB 0
in realtà: MA MB # 0
1.4.2. Passo 2
Quando il momento negativo massimo raggiunge il valore di Mpl, la struttura perviene il limite
elastico e si raggiunge la plasticizzazione delle sezioni d’incastro; il moltiplicatore di carico D
viene chiamiamo D1, moltiplicatore al limite elastico.
qL2
MA M B D1 M pl
12
qL2 M pl
MC D1
24 2
qL2
M A MC D1
8
1 D1qL4
KC
384 EJ
MA MB # 0
1.4.3. Passo 3
Se ora si aumenta il carico per D> D1, la sezione di incastro non può più riprendere momento e
inizia a ruotare - vedi legame costitutivo: si è formata una cerniera plastica;
da questo momento in poi, per ogni ulteriore incremento di carico la trave si comporta come
una trave in semplice appoggio.
MA MB M pl
M pl qL2
MC D D1
2 8
qL2
M A MC D
8
5 D D1 qL
4
1 D1qL4
KC
384 EJ 384 EJ
1 D D1 qL
3
MA MB
24 EJ
1.4.4. Passo 4
Si può incrementare il carico fino a quando non si ha la terza cerniera plastica, con formazione di
un meccanismo di collasso (3 cerniere allineate); il moltiplicatore trovato D2 viene definito
moltiplicatore di collasso.
MA MB M pl
M pl qL2
MC M pl D 2 D1
2 8
qL2
M A MC D2 2M pl
8
5 D 2 D1 qL
4
1 D1qL4
KC
384 EJ 384 EJ
1 D 2 D1 qL M pl
3
MA MB
24 EJ 6EJ
Inoltre:
qL2 M pl
D1 M pl D1 12
12 qL2
qL2 M pl
D2 2M pl D2 16 2
8 qL
4
D2 D1 1.33 D1
3
K2 K1 'K
1 D1qL4
K1
384 EJ
5 D 2 D1 qL
4
'K
384 EJ
5 0.33D1 qL
4
384 EJ
4
§ 1 5 u 0.33 · D1qL
K2 ¨ ¸
© 384 384 ¹ EJ
1. STRUTTURA IPERSTATICA;
2. COMPORTAMENTO DUTTILE P> 1
In tal caso, il diagramma dei momento flettenti di calcolo si dice staticamente ammissibile, i
carichi sono staticamente ammissibili.
Una distribuzione dei momenti si dice “staticamente ammissibile” se soddisfa alle seguenti
condizioni:
1) è in equilibrio con i carichi esterni;
2) è conforme ai limiti di resistenza flessionale in ogni punto della struttura.
Nel caso riuscissimo a dosare accuratamente le resistenze (armature della trave) in modo da
arrivare in tutte le sezioni contemporaneamente al raggiungimento dello SLU, il calcolo elastico
riuscirebbe a rappresentare perfettamente la situazione reale; nella realtà invece ci saranno
sezioni più resistenti di altre, relativamente alle corrispondenti sollecitazioni, quindi bisogna
fare delle valutazioni sulla bontà dei risultati ottenuti.
Vantaggi:
í ridistribuzione molto limitata e quindi ridotta richiesta di rotazioni;
í in condizioni di esercizio (carichi di servizio) le sollecitazioni sono contenute con
conseguente modesta fessurazione del calcestruzzo;
í non sono necessarie verifiche specifiche della duttilità disponibile;
í semplicità del metodo di calcolo.
Per le sole verifiche agli stati limite ultimi, i risultati dell’analisi elastica possono essere
modificati con una ridistribuzione dei momenti, nel rispetto dell’equilibrio e delle capacità di
rotazione plastica delle sezioni dove si localizza la ridistribuzione (perciò limitata).
L’analisi consiste nel considerare un moltiplicatore D intermedio fra D1 e D2: D1 < D< D2
In questo modo si prescrive minor armatura a momento negativo (Mpl inferiore) e si aumenta
quella a momento positivo ( ½ Mpl < M < Mpl).
N.B.
Tanto è maggiore la riduzione di momento agli incastri e conseguente aumento in campata, tanto
maggiore sarà la rotazione della cerniera e quindi la richiesta di duttilità.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 1.49 -
Più in particolare:
í si esegue un calcolo elastico lineare della struttura, determinando il diagramma dei
momenti;
í si riducono in “maniera arbitraria” (con esperienza) le sollecitazioni in certe zone
(solitamente a momento negativo) con il corrispondente aumento in altre (solitamente
a momento positivo) ripristinando l’equilibrio;
í si esegue il progetto delle sezioni agli SLU in base al nuovo diagramma dei momenti
(ridistribuito).
Vantaggi:
í con un’appropriata ridistribuzione posso operare opportuni risparmi di armature, in
modo da evitare congestioni, ad es. agli appoggi a momento negativo;
í semplicità dei metodi di calcolo a partire dal diagramma dei momenti elastici di base.
Svantaggi:
í richieste di duttilità non esplicitate (opero una ridistribuzione forfettaria nel rispetto
delle prescrizioni normative);
í necessità di controlli in condizione di esercizio: verifica dello stato fessurativo.
Msd
G
Me
D.M. 14-01-2008 – NTC2008:
Per le travi e le solette che soddisfano le condizioni dette la ridistribuzione dei momenti flettenti
può effettuarsi senza esplicite verifiche in merito alla duttilità delle membrature,
purché il rapporto G risulti:
1 G 0.70
§ 0.0014 · x
G ! 0.44 1.25 ¨ .6 ¸ per fck d 50 MPa
© Hcu ¹ d
§ 0.0014 · x
G ! 0.54 1.25 ¨ .6 ¸ per fck ! 50 MPa
© Hcu ¹ d
dove:
x è l’altezza della zona compressa
Hcu è pari a 0.35% per fck<50 MPa.
Di solito si assume G pari a 85% e poi si esegue la verifica a posteriori della duttilità.
N.B.: Se opero la ridistribuzione del diagramma dei momenti, devo ricalcolare il diagramma
del taglio !!!
La presenza di un momento diverso agli appoggi, implica una distribuzione diversa dei tagli
rispetto alla condizione di partenza (elastica).
4) DUTTILITA’
L’analisi plastica può essere usata per valutare gli effetti di azioni statiche e per i soli stati limite
ultimi.
Al materiale si può attribuire un diagramma tensioni-deformazioni rigido-plastico verificando
che la duttilità delle sezioni dove si localizzano le plasticizzazioni sia sufficiente a garantire la
formazione del meccanismo previsto.
Vantaggi:
í Ampia possibilità di scelta del diagramma dei momenti con conseguente vantaggio
nella disposizione delle armature e possibili economie.
Svantaggi:
í necessità di un accurato controllo delle condizioni di servizio: fessurazione e
deformabilità;
í complessità del metodo;
í controllo della capacità di ottenere le rotazioni delle cerniere plastiche per ottenere la
ridistribuzione ricercata.
1.5.5. Esempio
b = 30 cm
h = 65 cm
d = 60 cm
qd = Jq q = 20 kN/m
Nell’ipotesi di lavorare in semplice armature, si ha: Rck = 35 MPa
Msdu 60x106 FeB44k
As 297mm2 2I14 308mm2
0.9 fsd d 0.9 374 600
Msdu 30x106
As 148.5mm2 2I12 226mm2
0.9 fsd d 0.9 374 600
Ipotizziamo di voler lavorare anche a momento negativo con 2I12 (ipotesi puramente didattica);
a tal scopo dovremmo ridurre il momento della seguente quantità:
2
A 2I12 § 12 ·
¨ ¸ 0.74
A 2I14 © 14 ¹
Si ottiene:
G = 0.74
Msdu 0.74x60 44.4 kNm
Msdu 30 0.26x60 45.6 kNm
Msdu 44.4x106
A s 220.8mm2 2I12 226mm2
0.9 fsd d 0.9 374 600
Msdu 45.6x106
A s 225.8mm2 2I12 226mm2
0.9 fsd d 0.9 374 600
Verifichiamo se la sezione a momento negativo può permettersi tale ridistribuzione:
0.83 R ck 0.83 u 35
As 2I12 226mm2 fcd 19.37
Jc 1.5
fsd 374
Dd 22.71
0.85f cd 0.85 u19.37
As 226
U 1.25 u103 0.13%
bd 300 u 600
í “Progetto agli stati limite delle strutture in c.a. – parte prima e seconda” – A.Migliacci e
F.Mola. – Masson Editore
í “Atti del corso di aggiornamento in tema di ingegneria sismica” Udine 1981
í “Reinforced Concrete Structures” – R.Park e T.Paulay – Wiley e Sons, 1975
í D.M. 14/01/2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni – NTC2008”
í Circolare 2 febbraio 2009 - Istruzioni per l’applicazione delle “Nuove norme tecniche
per le costruzioni” di cui al D.M. 14 gennaio 2008
2. ELEMENTI STRUTTURALI
IN C.A.
Parte dei testi e delle figure riportati nel seguito sono tratti dai seguenti testi:
í “Catalogo generale della ditta Giuliane Solai” - Giuliane Solai spa, via della Fornace n.16,
Mortesins di Ruda (UD) – www.giulianesolai.com
2.1. I Solai
Il solaio è l’elemento strutturale che costituisce la parte portante degli impalcati di piano e di
copertura (piana o inclinata).
í Solai in legno
í Impalcati in acciaio o misti
acciaio/calcestruzzo
í Solai in latero-cemento
í Solai in pannelli prefabbricati
í Solai in elementi prefabbricati
í Impalcati in soletta piena in c.a.
La funzione principale dei solai è quella di sorreggere i carichi permanenti (propri e portati) e
quelli variabili derivanti dall’utilizzo del generico piano dell’edificio, di trasferirli alle strutture
portanti, quali travi, pareti, pilastri e successivamente al terreno tramite le fondazioni.
í resistenza;
í limitata deformabilità e flessibilità;
í capacità di compartimentazione ai fini della progettazione antincendio (se richiesto);
í buone proprietà di isolazione termica e acustica;
í superficie all’intradosso piana e possibilmente omogenea;
í spessore e peso ridotto;
í rapida realizzazione;
í costi contenuti.
í Solaio in legno:
travi in legno massiccio appoggiate alle murature con
tavolato superiore portante e tavolato o listelli
inferiori per l’aggrappo dell’intonaco;
í Solaio chiamato “volterrane” con putrelle metalliche ed elementi forati ad arco con
intradosso piano
í Solaio “tipo Varese”, con travi in c.a. prefabbricate e tavelle superiori ed inferiori
í Solaio con travetti in latero-cemento prefabbricati, oppure con travetti in cemento armato
precompresso ed elementi di alleggerimento (pignatte) – soluzione attuale
2.1.2. Classificazione
I travetti tralicciati possono essere disposti singolarmente od accostati a due a due. Gli elementi
di alleggerimento, costituiti da blocchi in laterizio, sono di larghezza pari a 38cm o a 48cm. Gli
interasse-travetti ottenibili, in funzione della larghezza dell’alleggerimento e dell’abbinamento o
meno dei travetti, sono riportati nelle due figure.
Pregi:
í grande maneggevolezza, leggerezza;
í estrema flessibilità compositiva per coprire superficie in pianta di forma variabile sia nelle
nuove costruzioni sia nelle ristrutturazioni;
í intradosso solaio realizzato tutto in laterizio, perfettamente intonacabile;
í facile realizzazione di fasce piene, nervature trasversali, fori impianti
Difetti:
í ridotta autoportanza;
í luce solaio tipico dell’edilizia residenziale
Il travetto
La struttura del travetto tralicciato è costituita da un fondello in laterizio, avente base di 12cm,
altezza di 4cm e spessore di 1cm, riempito con calcestruzzo avente una resistenza caratteristica
Rck superiore a 30MPa. Nel fondello viene posizionata l’armatura: quella di base è costituita da
un traliccio elettrosaldato di altezza pari a 12.5cm, costituito da 2I5.25 inferiori, da 1I7
superiore e da due greche continue I5 poste lateralmente; esso garantisce una perfetta continuità
tra travetto tralicciato e getto integrativo.
I travetti tralicciati possono essere disposti singolarmente od accostati a due a due. Gli elementi
di alleggerimento, costituiti da blocchi in laterizio, sono di larghezza pari a 38cm o a 48cm. Gli
interasse-travetti ottenibili, in funzione della larghezza dell’alleggerimento e dell’abbinamento o
meno dei travetti, sono riportati nelle due figure.
Pregi:
í possibilità di coprire superficie in pianta di forma variabile e articolata;
í i travetti possono essere di lunghezza variabile a piacere;
í la superficie scabra del travetto precompresso garantisce un’efficace legatura diffusa tra la
parte prefabbricata e quella gettata in opera, assorbendo gli sforzi di scorrimento in ogni
sezione;
í facile realizzazione di fasce piene, nervature trasversali, fori impianti
Difetti:
í ridotta autoportanza;
í intradosso solaio con superfici disomogenee.
Il travetto
La struttura del travetto precompresso è costituita da una sezione a T rovescia in calcestruzzo
vibrofinito ad alta resistenza (Rck 55MPa), nella quale sono annegate le armature da
precompressione in acciaio ad alto limite di snervamento poste in predefinite posizioni. Le
caratteristiche fisico-meccaniche del conglomerato (resistenza al taglio trefoli e resistenza
caratteristica a 28 giorni) vengono controllate statisticamente nel Laboratorio presente nello
stabilimento.
Sono previste due misure di travetto:
I pannelli sono costituiti da 3 file di blocchi in laterizio, fra le quali vengono gettate due
nervature in calcestruzzo avente una resistenza caratteristica Rck superiore a 30MPa; nelle due
nervature centrali pre-gettate e nelle scanalature laterali del pannello, trova alloggiamento
l’armatura di progetto; essa sporge dal pannello per una lunghezza tale da garantire, in
abbinamento all’armatura aggiuntiva opportunamente disposta nelle nervature gettate in cantiere,
un adeguato ancoraggio.
Pregi:
í estrema rapidità di posa in opera;
í la prefabbricazione su cassero metallico, assicura la perfetta planarità dell’intradosso;
í intradosso solaio tutto in laterizio, perfettamente intonacabile;
í è possibile abbinare i travetti tralicciati per ricoprire le diverse forme;
Difetti:
í modesta autoportanza;
í difficoltà di realizzare fasce piene, nervature di ripartizione;
í tipiche problematiche di connessione fra un elemento prefabbricato e parzialmente gettato
con la struttura gettata in opera;
È un prodotto innovativo che unisce i benefici della prefabbricazione alla presenza del traliccio,
garantendo la connessione fra i due getti (quello in stabilimento e quello successivo in opera)
I pannelli sono costituiti da 3 file di blocchi in laterizio, fra le quali vengono gettate due
nervature in calcestruzzo avente una resistenza caratteristica Rck superiore a 30MPa; il pannello è
irrigidito da due tralicci elettrosaldati posti nelle nervature centrali che garantiscono una perfetta
continuità tra getto prefabbricato e getto integrativo.
Pregi:
í estrema rapidità di posa in opera;
í la prefabbricazione su cassero metallico, assicura la perfetta planarità dell’intradosso;
í intradosso solaio tutto in laterizio, perfettamente intonacabile;
í è possibile abbinare i travetti tralicciati per ricoprire le diverse forme richieste;
í discreta auto portanza: utilizzo senza puntelli sino a luci di 3.00 m
í la presenza di nervature bw=12cm ad interasse 40 cm, aumenta del 40% la resistenza a
taglio rispetto ad un pannello tradizionale;
í doppia cartella in laterizio a protezione delle armature.
Difetti:
í difficoltà di realizzare fasce piene, nervature di ripartizione;
Il solaio è realizzato assemblando in opera lastre prefabbricate con soletta inferiore in c.a.,
comunemente dette “predalles”.
Pregi:
í estrema rapidità di posa ed ampio campo di utilizzo (luci fino a 12m circa);
í possibilità di coprire superfici in pianta di forma variabile e articolata, in quanto ciascuna
lastra viene prodotta su ordinazione, sagomata e forata secondo le esigenze del progetto;
í l’intradosso del solaio risulta essere perfettamente liscio: tale superficie può essere lasciata
a vista od eventualmente finita con una sola mano di pittura;
í facile realizzazione di fasce piene, nervature trasversali, fori impianti con la semplice
eliminazione degli elementi di alleggerimento;
í elevata sicurezza in fase di montaggio per gli operatori;
í buone caratteristiche di resistenza all’incendio.
Difetti:
í ridotta autoportanza;
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.24 -
Elementi strutturali in c.a.
Nel caso specifico la ditta propone 10+1 tipi di lastre, aventi armature crescenti, nelle quali è
previsto il posizionamento di armatura aggiuntiva interna alla lastra stessa, in corrispondenza ai
singoli tralicci; tali armature vengono poste direttamente su barrette trasversali di diametro 5mm,
poste a loro volta, trasversalmente al traliccio, sopra i correnti inferiori dello stesso; questa
armatura ortogonale conferisce un’adeguata rigidezza al manufatto ed esclude la possibilità di
sfilamento del traliccio dalla lastra in calcestruzzo, nelle fasi di movimentazione e posa in opera.
Per i diversi spessori della lastra (4cm, 5cm e 6cm) viene garantita una resistenza al fuoco R
(criterio di capacità portante) rispettivamente di 60’, 90’ e 120’.
Per garantire la capacità di tenuta ai fumi (E) la norma prescrive la presenza di uno strato
continuo ed uniforme di calcestruzzo armato di almeno 5cm, qualora il tempo di esposizione sia
superiore a 60’. Il criterio di isolamento termico (I) è sempre verificato con questa tipologia di
solaio.
La struttura è costituita da una lastra nervata di altezza complessiva pari a 18cm in calcestruzzo
vibrofinito, avente una resistenza caratteristica Rck superiore a 55MPa; il manufatto è completato
da elementi di alleggerimento, disposti parallelamente alle nervature, costituiti da blocchi in
polistirolo (molto leggero e facilmente adattabile a richieste di geometrie particolari); in
alternativa, possono essere utilizzate “pignatte” in laterizio eventualmente sovrapponibile per la
realizzazione di solai di altezza elevata.
Oltre la serie standard (Normale) spesso è presente anche la serie antincendio che prevede uno
spessore della soletta in c.a. inferiore maggiorato (6.5 cm al posto di 5.0 cm)per garantire un
maggior ricoprimento delle armature.
Pregi:
í estrema rapidità di posa ed ampio campo di utilizzo (luci fino a 12m circa);
í consente di coprire luci notevoli e sopportare carichi elevati;
í in virtù della notevole rigidezza, è possibile ridurre gli spessori dell’impalcato;
í l’intradosso del solaio risulta essere perfettamente liscio: tale superficie può essere lasciata
a vista o eventualmente finita con una sola mano di pittura;
í facile realizzazione di fasce piene, nervature trasversali, fori impianti con la semplice
eliminazione degli elementi di alleggerimento;
í elevata sicurezza in fase di montaggio per gli operatori;
í buone caratteristiche di resistenza all’incendio;
í discreta auto portanza.
Difetti:
í connessione fra il getto in stabilimento e quello in opera affidata esclusivamente alla
superficie di contatto delle nervature.
I panelli sono costituiti da lastre in cemento armato precompresso vibrofinito, avente una
resistenza caratteristica Rck superiore a 55MPa, alleggerite la appositi fori detti “alveoli” che si
sviluppano longitudinalmente lungo la lastra. La forma e le dimensioni degli alveoli variano in
funzione dello spessore della lastra.
Pregi:
í estrema rapidità di posa ed ampio campo di utilizzo (luci superiori a 15m);
í consente di coprire luci notevoli e sopportare carichi estremamente elevati;
í in virtù della notevole rigidezza, è possibile ridurre gli spessori dell’impalcato;
í l’intradosso del solaio risulta essere perfettamente liscio: tale superficie può essere lasciata
a vista od eventualmente finita con una sola mano di pittura;
í elevata sicurezza in fase di montaggio per gli operatori;
í ottime caratteristiche di resistenza all’incendio;
í completa auto portanza;
í in alcuni condizioni può non essere necessario il getto di completamento
Difetti:
í difficoltà di realizzare fasce piene, nervature di ripartizione;
í la resistenza a taglio viene affidata completamente alla resistenza a trazione del cls presente
all’interno degli alveoli in prossimità degli appoggi.
In presenza di grandi luci (edifici industriali o commerciali) vengono utilizzati solai con elementi
prefabbricati in cemento armato precompresso.
Questi elementi vengono spesso denominati “tegoli” o “copponi” in virtù della loro forma a “S”
In particolari situazioni, si può adottare un impalcato realizzato in soletta piena in c.a.: una
piastra bidimensionale disposta orizzontalmente che è in grado di “portare” un carico distribuito
agente normalmente.
Questo soluzione è sempre più frequente nell’edilizia residenziale in quanto permette di ridurre
notevolmente gli spessori rispetto al tradizionale solaio a parità di resistenza e deformabilità.
Nei casi di notevole impegno statico (carichi elevati e/o luci elevate) si può far ricorso alla
precompressione con la tecnologia dei cavi post tesi; questo permette di contenere o escludere le
fessurazioni, aumentare la rigidezza della piastra contenendo le deformazioni flessionali.
2.1.5. Il predimensionamento
Un corretto e semplice metodo di predimensionamento di un solaio è il seguente:
í scelta della tipologia in funzione:
9 luce di calcolo 9 carichi applicati
9 destinazione d’uso 9 caratteristiche antincendio richieste
9 accessibilità al cantiere 9 disponibilità di mezzi per la
movimentazione in cantiere
torsione di congruenza
torsione di equilibrio
í in campata si sceglie il tipo di travetto dal catalogo del fornitore considerato con
un’armatura uguale o superiore a quella minima calcolata, tenendo conto anche della
lunghezza del “travetto a magazzino”;
í agli appoggi si sceglie l’armatura (diametro del tondino) come se fosse una trave,
prestando però attenzione:
x è consigliato l’utilizzo al più di due diversi diametri nella stessa sezione;
x diametro max del tondino I16 – I18, in funzione dello spessore del solaio e
della soletta di completamento;
x al massimo due barre per ogni nervatura (12 cm); in caso di necessità si può
prevedere un tondino supplementare tra due nervature sopra la pignatta;
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.41 -
In corrispondenza delle travi e delle fasce piene la sezione resistente è rettangolare, mentre
altrove è a doppio T, oppure a T considerando una nervatura pari alla somme delle nervature
presenti sulla striscia di larghezza considerata.
La larghezza della nervatura da considerare è pari allo spazio libero fra due elementi di
alleggerimento: in generale non è detto che sia pari alla dimensione del travetto prefabbricato
(12cm).
Secondo le NTC2008, se la soletta ha uno spessore inferiore a 50mm (caso tipico) si deve ridurre
la resistenza a compressione del calcestruzzo del 20%, cioè considerare 0.80fcd.
Lunghezza (m)
4 f 16
-80
61,61
4 f 14 4 f 14 4 f 14
-60
39,88 41,68 2 f 16
54,61
-40
2 f 14 2 f 14 2 f 14 2 f 14
-20
Momenti (kN m)
24,37
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21
0
6,00 9,00
20
17,93 15,79
40
35,87
travetto T5 travetto T5
53,28
60
travetto T7 travetto T7
80
1/ 3
° 100 Ul f ck ½°
VRdu ® 0.18 k 0.15V cp ¾ b w d t v min 0.15Vcp b w d
¯° J c ¿°
dove:
k = 1 + (200/d)1/2 2 bw , d sono larghezza anima e altezza utile sezione [mm]
vmin = 0,035 k3/2 fck1/2
U1 = Asl /(b d) è il rapporto geometrico di armatura longitudinale ( 0,02);
ıcp = NSd/Ac è la tensione media di compressione nella sezione ( 0,2 fcd);
La verifica consiste nel determinare il valore del taglio resistente VRd della sezione rettangolare
piena e di quella a T e questi vengono riportati nel diagramma del taglio; la verifica è positiva se
in ogni punto (sezione) il taglio resistente è superiore a quello sollecitante.
È possibile che il taglio resistente della sezione a T non sia sufficiente a contrastare il taglio
sollecitante in prossimità degli appoggi.
In tal caso si può:
Fasce piene:
Le fasce piene si utilizzano quando la resistenza a taglio non è sufficiente: si asporta una o più
pignatte (o il polistirolo) e si riempie lo spazio libero con calcestruzzo.
Stoccaggio
Sollevamento
Puntelli provvisionali
Messa in opera
Fasi costruttive:
costruzione puntellata / non puntellata
2.3. Le scale
Le dimensioni della scala sono generalmente dovute ad aspetti funzionali, oltre che estetici: il
primo passo consiste nel definire le dimensioni della “alzata (a)” e della “pedata (p)”, che sono
legate dalla nota espressione:
2.3.1. Classificazione
Tuttavia, il più delle volte si realizza comunque una soletta inferiore dello spessore minimo di 4
cm, che collega mutuamente i gradini aumentandone la rigidezza e resistenza.
Il gradino è una mensola incastrata che sopporta tutto il carico gravante: peso proprio, peso dei
rivestimenti ed il sovraccarico variabile; la sezione resistente è una sorta di triangolo, per cui a
rigore sarebbe sollecitato da una flessione deviata.
Nella realtà, in virtù della presenza della soletta inferiore che costituisce un mutuo collegamento
e quindi un vincolo allo spostamento trasversale, si può considerare una flessione retta con asse
di flessione ortogonale alla soletta inferiore; in questo caso la sezione resistente risulta un
rettangolo convenzionale, di larghezza pari al gradino e altezza pari alla distanza dell’armatura
tesa dall’intradosso della scala. In tal caso si può considerare agente solamente la componente
del momento parallela alla rampa: M* M cos D
L’armatura principale è costituita da 1 o 2 tondini posti nel vertice superiore del gradino,
collegata all’armatura di ripartizione inferiore (rete elettrosaldata) attraverso una semplice staffa.
Il modello di calcolo da considerare dipende dalla forma della scala, dalle strutture presenti sul
suo perimetro, dal grado di incastro del pianerottolo.
In funzione di questi parametri la “trave” può essere schematizzata come una trave appoggiata o
incastrata su tutta la luce, oppure appoggiata con luce pari solamente alla rampa inclinata.
In funzione dell’angolo di inclinazione della rampa può cambiare la forma del diagramma dei
momenti sollecitanti. La trave è sollecitata anche a taglio e sforzo normale.
D “piccolo”
D “grande”
La sezione resistente è un rettangolo di larghezza pari alla rampa (es: B =120 cm) e altezza pari
allo spessore della soletta inferiore, che generalmente è pari a 10÷15 (20cm in casi particolari);
in fase di disegno (e realizzazione) va prestata particolare attenzione alle finiture e quindi alle
diverse misure delle alzate.
Benché non necessario, alcune volte sono presenti delle modeste armature di collegamento fra il
gradito “portato” e la soletta strutturale, utili specialmente se sono realizzati in tempi diversi.
In tal caso lo schema statico è di trave in semplice appoggio. Va prestata particolare attenzione e
cura del dettaglio di aggancio e trasmissione delle sollecitazioni (particolare A)
Le pareti in c.a. o setti sono strutture bidimensionali sollecitate prevalentemente nel loro piano,
poste nel piano verticale, che possono assolvere in generale ad una duplice funzione:
í portare i carichi verticali – semplicemente compressi;
í elementi di controvento per le azioni orizzontali – soggetti ad azioni flettenti e taglianti.
Nel caso si faccia utilizzo di reti elettrosaldate, queste vanno opportunamente sovrapposte,
collegate trasversalmente; inoltre va curato il dettaglio della testata del setto, degli incroci
fra setti ortogonali e nell’intorno delle aperture:
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.70 -
Elementi strutturali in c.a.
2.5. Le travi-parete
Le travi-pareti in c.a. sono un caso particolare di strutture bidimensionali sollecitate nel proprio
piano: assumono tale nome quando il rapporto fra luce ed altezza O= L/H è inferiore a 2.
Queste strutture possono essere studiate nello stato non fessurato (Stadio I) con la teoria
dell’elasticità, mentre dopo la fessurazione (Stadio II) si può valutare la resistenza solamente
mediante schemi a traliccio (tirante-puntone).
L
travi appoggiate O 2
H
L
travi continue O 2.5
H
L’ipotesi di distribuzione lineare delle tensioni nella sezione trasversale (ipotesi di Navier) non è
più sufficientemente approssimata e lo è tanto meno quanto più diminuisce il rapporto O= L/H,
che viene chiamata snellezza della trave-parete.
í il diagramma delle Vx nella sezione di mezzo si discosta molto da quello lineare per O<2;
í per pareti con O<1 l’andamento del diagramma nella parte tesa è simile a quello per O=1,
cioè la parte superiore della parete non partecipa alla resistenza a flessione, ossia si può
considerare una parete fittizia resistente di altezza pari alla luce (H=L);
í le tensioni nelle fibre tese inferiori sono circa 1,5 – 2 volte maggiori rispetto al caso della
trave snella, mentre le compressioni sono notevolmente inferiori (circa la metà);
í il braccio delle forze interne è minore di quello della distribuzione lineare;
La figura precedente mette in luce le differenze dovute alla modalità di applicazione del carico:
cambiano di poco le tensioni Vx e Wxy, mentre quelle Vy cambiano di segno, di conseguenza il
grafico delle isostatiche di compressione/trazione è completamente diverso.
Nel caso di carico concentrato o agli appoggi di una trave continua, si devono considerare le
tensioni trasversali prodotte dalla diffusione del carico.
Dimensionamento:
Si calcolano le sollecitazioni flessionali come per una trave snella (Msd, Vsd).
Armature longitudinali
Msd
L’armatura tesa è sollecitata da un forza pari a : FAs
z
Nel caso di trave in semplice appoggio il braccio della coppia interna “z” vale:
z 0.2 L 2H per 1 O 2
z 0.6L per O 1
Nel caso di trave continua su più campate il braccio della coppia interna “z” vale:
Nello stato fessurato, la forza di trazione resta praticamente costante su tutta la luce, pertanto
l’armatura dovrà essere prolungata sino agli appoggi senza interruzioni e ben ancorata.
L’armatura va concentrata nella parte inferiore della trave (0.15H ÷ 0.25H).
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.80 -
Elementi strutturali in c.a.
Calcestruzzo
Nelle travi parete le compressioni dovute alla flessione difficilmente raggiungono valori elevati;
più spesso vi è la necessità di valutare l’instabilità della membratura compressa:
lo spessore minimo della parete b è pari a:
1 13 a
se a =0.0192 bt
52 2 100
1 3
se a ! =0.0192 b ! aL
52 2
dove:
q
a Vc # 0.3 fck
Vc H
Tensioni principali agli appoggi
Trattandosi di una trave tozza, non è possibile valutare il taglio agli appoggi a partire dalla
sollecitazione tagliante esterna. “La verifica a taglio” consiste nel valutare la stabilità delle bielle
compresse in prossimità degli appoggi (molto inclinate), individuate dalle lesioni normali alla
direzione delle tensioni principali di trazione.
Tn 0.10 b0 H f cd ! Vsd
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.81 -
Armatura di sospensione
Nel caso di carico applicato all’intradosso della trave, si dovrà prevedere un’armatura trasversale
in grado di riprendere la totalità del carico applicato.
Inoltre, al fine di limitare il pericolo della fessurazione, è bene assumere una tensione in esercizio
nell’acciaio non superiore a 220 MPa, cioè un valore di progetto agli SLU pari al 75% fsd.
2.5.3. Esempio (tratto da “Il calcolo del cemento armato” – R. Calzona e C.Cestelli Guidi – Heopli)
Si consideri una parete di un silos con le seguenti
caratteristiche:
altezza: H = 14 m
spessore: b = 20 cm
interasse pilastri: L = 4.40 m;
carico di progetto: qd,sup = 540 kN/m
qd,inf = 60 kN/m
Le sollecitazioni valgono:
1
Msd q d L2 484 kNm
24
1
Msd q d L2 968 kNm
12
1
Vsd q d L 1320 kN
2
Armatura longitudinale:
In virtù del carico appeso (60 kN/m) si prevedono staffe verticali in grado di riprendere tale
carico, con una tensione ridotta (fessurazione):
60x103
At =214mm2 /m=2.14cm2 /m 3stI8/m=2x0.5x100/30=3.33cm2 / m
280
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.84 -
Elementi strutturali in c.a.
Calcestruzzo ( fck=30MPa )
0.85 u 30
Tn 0.10 b0 H f cd 0.10 u 200 u 4400 u 1496kN
1.5
Tn ! V 1320kN
Le mensole corte sono elementi tridimensionali sollecitati da elevati carichi concentrati, tipico di
mensola da carroponte, mensole di pilastri prefabbricati, seggiole Gerber ed elementi di
fondazione. Anche in tal caso non si può applicare la teoria della trave, ma bisogna fare
riferimento a modelli a traliccio tirante-puntone.
Una mensola è corta se la snellezza O = a / h <1, in particolare:
a
mensole tozze 0.5 d O d1
h
a
mensole molto tozze 0.2 d O 0.5
h
Il carico agente sulle mensole è in genere applicato sulla parte superiore mediante apparecchi di
appoggio, ma in altri casi può essere anche appeso inferiormente o distribuito su tutta l’altezza.
Il dimensionamento delle mensole tozze viene eseguito sulla base di un modello a traliccio
costituito da un tirante superiore ed un puntone inclinato inferiore. Gli sforzi si determinano
imponendo un equilibrio alla rotazione attorno ai punti O e A.
Pa § Gd ·
T H ¨1 ¸
0.8d © 0.8d ¹
As t T
fsd
0.3b d
As t b = larghezza mensola
100
0.1d d ds d 0.2d
Nella porzione inferiore della mensola deve essere prevista un’armatura diffusa pari al 40% di
quella nel tirante superiore.
N
Vc d f cd
0.2d b
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.90 -
Elementi strutturali in c.a.
NON si effettuano le verifiche a taglio perché questo è assorbito dal puntone compresso
T
Tv
4
Dettagli costruttivi
Carico appeso.
Sollecitazioni Meccanismo II
0.6 P a
Ninf
0.8d
2
Tobl N 2 0.6P
Sollecitazioni Meccanismo I
Pa
T
0.8d
Pa
N
x
Nel caso di mensole molto tozze (H > 2a) lo stato tensionale si discosta molto dal caso
precedente, pertanto vanno apportate alcune modifiche allo schema resistente. Nel caso specifico
si possono considerare due meccanismi tirante-puntone sovrapposti, come indicati in figura,
ciascuno che interessa un’altezza pari a 2a.
2.6.3. Esempio (tratto da “Il calcolo del cemento armato” – R. Calzona e C.Cestelli Guidi – Heopli)
Si consideri una mensola corta con le seguenti caratteristiche:
altezza: h = 40 cm
lunghezza: a = 40 cm
larghezza: b = 40 cm
altezza utile: d = 37 cm
carico: Pk = 200 kN J=1.5
carico di progetto: Pd = 300 kN
O= a/h = mensola tozza
1.8d a
x# 269 mm
1.6d a
P a 300x103 u 400
N 446.10 kN
x 269
N 446.10x103
Vc 15.07 MPa d f cd 15.86 MPa (C28/30)
0.2d b 0.2 u 370 u 400
La “sella Gerber” è un particolare costruttivo costituito da una riduzione dell’altezza della trave
in corrispondenza dell’appoggio, oppure quando si vuole contenere l’altezza di sovrapposizione
di due travi negli elementi prefabbricati.
Nel caso in cui la dimensione d sia maggiore di e, cioè O = e/d <1, si segue la teoria delle
mensole tozze, altrimenti si considera una classica mensola snella dimensionata a momento e
taglio.
A seconda delle dimensioni della sella, può variare l’andamento delle lesioni; inoltre per evitare
concentrazioni pericolose di tensione e fessurazione si suole “smussare” l’angolo interno,
ottenendo un miglior comportamento.
Il comportamento della sella può essere rappresentato con due diversi tralicci tirante-puntone, a
seconda della geometria della sella e della disposizione delle armature.
ec V
ZO V ZI
dc sin D
ZV V DV V
e V
D V 1 §¨ c ·¸
© dc ¹ sin D
D O ZO
Nel “modello a”, la forza ZV può essere Nel “modello b”, la forza ZI può essere
assorbita da staffe verticali disposte in assorbita dalle stesse armature del corrente
prossimità degli appoggi in uno spazio pari inferiore teso, prolungate all’appoggio
a 0.25h oppure dalle stesse armature del superiore.
corrente inferiore, piegate verso l’alto.
In entrambi i casi è opportuno predisporre Nel modello “b” la zona inferiore di
apposite forcelle (pos.2) a contrastare il calcestruzzo risulta inerte, quindi è
puntone compresso. opportuno rastremare la trave. In caso
contrario vanno previste opportune
armature aggiuntive secondo il “modello
a”, ottenendo uno schema misto:
“Seggiole Gerber” in
un trave da ponte
í Circolare 2 febbraio 2009 - Istruzioni per l’applicazione delle “Nuove norme tecniche per
le costruzioni” di cui al D.M. 14 gennaio 2008
í “Catalogo generale della ditta Giuliane Solai” - Giuliane Solai spa, via della Fornace n.16,
Mortesins di Ruda (UD) – www.giulianesolai.com
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 2.103 -
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 dott. ing. Isaia Clemente
3. STRUTTURE DI FONDAZIONE
Strutture di fondazione
Parte dei testi e delle figure riportati nel seguito sono tratti dai seguenti testi:
3.1. Le fondazioni
Le fondazioni sono gli elementi strutturali che trasferiscono i carichi gravanti sulla struttura in
elevazione al terreno sottostante.
Il trasferimento di tali azioni al terreno deve essere compatibile con le caratteristiche del terreno
e della struttura stessa sia in termini di resistenza sia in termini di rigidezza: le deformazioni
prodotte nel terreno devono essere tali da non compromettere la stabilità e funzionalità della
costruzLRQH6LSDUODGL³interazione terreno-struttura´
Strutture di fondazione
Strutture di fondazione
Strutture di fondazione
í il punzonamento qFDUDWWHUL]]DWRGDOO¶DVVHQ]DGLXQDVXSHUILFLHGLVFRUULPHQWREHQGHILQLWDLO
terreno sotto la fondazione si comprime (per diminuzione della porosità); superficialmente si
osserva che il WHUUHQRHVXELVFHXQDEEDVVDPHQWRQHOO¶LQWRUQRGHOSHULPHWURGHOODIRQGD]LRQH.
Queste meccanismo di rottura, plastico con incrudimento crescente, richiede una variazione
di volume e può verificarsi solamente in condizione drenate, tipico di terreni deformabili,
quali sabbie poco addensate, argille poco consistenti.
Nella tabella seguente si riportano alcuni valori indicativi e di massima per la capacità portante
ultima e quella ammissibile (in esercizio) al variare del tipo di terreno.
Strutture di fondazione
³Le scelte progettuali per le opere di fondazione devono essere effettuate contestualmente e
congruentemente con quelle delle strutture in elevazione.´
³La profondità del piano di posa della fondazione deve essere scelta e giustificata in relazione
alle caratteristiche e alle prestazioni della struttura in elevazione, alle caratteristiche del
sottosuolo e alle condizioni ambientali.
Il piano di fondazione deve essere situato sotto la coltre di terreno vegetale nonché sotto lo
strato interessato GDOJHORHGDVLJQLILFDWLYHYDULD]LRQLVWDJLRQDOLGHOFRQWHQXWRG¶DFTXD
In situazioni nelle quali sono possibili fenomeni di erosione o di scalzamento da parte di acque
di scorrimento superficiale, le fondazioni devono essere poste a profondità tale da non risentire
di TXHVWLIHQRPHQLRGHYRQRHVVHUHDGHJXDWDPHQWHGLIHVH´
3.2.1. Generalità
Strutture di fondazione
í Fondazioni Continue: travi di fondazione, platee, plinti collegati con travi o cordoli.
Si realizzano su terreni di buone/medie capacità portanti, quando si vuole evitare o ridurre al
minimo i cedimenti differenziali.
Strutture di fondazione
Nella pratica progettuale, nel caso di strutture ordinarie si suole considerare plinto/suola rigidi ed
un comportamento del terreno di tipo a molle elastiche (alla Winkler), cioè tensioni di contatto
sul terreno essenzialmente uniformi.
Se invece i FHGLPHQWL GLIIHUHQ]LDOL QRQ VRQR WUDVFXUDELOL YD DQDOL]]DWD O¶LQWHUD]LRQH UHFLSURFD,
O¶HIIHWWR GHL FHGLPHQWL VXOOD VWUXWWXUD H FRQWHPSRUDQHDPHQWH O¶LQIOXHQ]D GHOOD VROOHFLWD]LRQL H
deformazioni della struttura sul comportamento del terreno.
Strutture di fondazione
3HU ULGXUUH O¶HQWLWj GHL FHGLPHQWL GLIIHUHQ]LDOL q RSSRUWXQR IRUQLUH DOO¶LQVLHPH WHUUHQR-struttura
XQ¶DGHJXDWDULJLGH]]D; in generale si hanno:
Il comportamento del sistema terreno ± fondazione ± struttura dipende essenzialmente dai relativi
rapporti di rigidezza.
Strutture di fondazione
Nel caso di struttura e fondazione relativamente cedevole gli eventuali cedimenti differenziali
interessano sia la fondazione sia la struttura in elevazione e potrebbero portare anche
DOO¶LQDJLELOLWjGHOO¶HGLILFLR.
Strutture di fondazione
a) La suola può essere sollecitata solo da un carico verticale centrato, a cui viene aggiunto il
peso proprio della fondazione stessa, e questo comporta una tensione nel terreno uniforme
Vt;
b) se accanto al FDULFR1F¶qDQFKHXQDVROOHFLWD]LRQHIOHVVLRQDOH0, il terreno sarà soggetto ad
un carico trapezoidale (Vt,max , Vt,min) o al limite triangolare (Vt,max , ). La forma del
diagramma dipende dalla posizione del centro di pressione C, cioq GDOO¶HFFHQWULFLWj ³e´
rispetto al baricentro.
c) 6HO¶HFFHQWULFLWjqWDOHFKHLOFDULFR1qIXRULGDOQRFFLRORG¶LQHU]LD, la sezione di contatto si
parzializza (il terreno non reagisce a trazione).
Strutture di fondazione
Classificazione
3HUFDOFRODUHLOSHVRSURSULRGHOODIRQGD]LRQHSSVLGHYHILVVDUHDQFKHO¶DOWH]]D+
/HVXROHGLIRQGD]LRQHVLFODVVLILFDQRLQEDVHDOO¶DOWH]]D
3
Suole MASSICCE, quando H t B b
4
1 3
Suole RIGIDE, quando B b d H B b
4 4
1
Suole FLESSIBILI, quando H B b
4
Strutture di fondazione
Suole MASSICCE:
Suole RIGIDE:
In questo calcolo non viene messo in conto il peso proprio del plinto, in quanto si scarico
direttamente al suolo in maniera distribuita e uniforme, senza generare ulteriori tensioni.
Strutture di fondazione
Tsd
N sd
tgD tgD
B b 4
2 d
N sd B b 4 N sd B b
Tsd
2 d 8 d
Tsd N sd B b
A s,min [mm 2 /m]
f sd* 8 d f sd*
f *
sd d 0.85f sd
Trattandosi di un meccanismo tirante-puntone, lo
sforzo di trazione rimane costante lungo tutto il
tratto, quindi la barra va adeguatamente ancorata.
N.B.
Nelle fondazioni è preferibile far lavorare le barre d¶DUPDWXUDDGXQDWHQVLRQHQRQWURSSRHOHYDWD
al di sotto dei valori di progetto al fine di evitare o ridurre al minimo le fessurazione, trattandosi
di un ambiente generalmente umido: un valore consueto è pari al 85% della tensione di progetto.
Trattandosi di strutture Tozze, modellate con un traliccio del tipo tirante-puntone, non si
eseguono verifiche a taglio.
Suole FLESSIBILI:
Anche in tal caso, vanno previste le armature superiori (compresse), quelle longitudinali e quelle
di ripresa per completare la gabba di armatura.
Strutture di fondazione
N sd
V N,sd
B u1
q N,sd L2
M sd d M Rd
2
Vsd q N,sd L d VRd
Anche in questo caso, le armature tese sono sollecitate solamente dalla tensione del terreno
dovuta al carico N applicato alla suola, e non dal peso proprio della fondazione.
/¶DUPDWXUDDWDJOLR è generalmente cRVWLWXLWDGD³IHUULSLHJDWL´FKHDVVROYRQRDQFKHODIXQ]LRQH
di armature nei confronti del punzonamento (vedi paragrafi successivi).
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.28 -
Strutture di fondazione
I plinti sono le fondazioni di pilastri in c.a. (raramente pilastri in muratura - elementi modesti).
I plinti hanno in genere una forma in pianta quadrata o rettangolare a seconda della forma del
pilastro. Nel caso di pilastri rettangolari si fanno i plinti omotetici ai pilastri, cioè in proporzione
B : b = A : a , dove A e B sono i lati del plinto, a e b sono i lati del pilastro
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.29 -
Strutture di fondazione
B B B OMOTETIA:
A A A
B A
b a
A
Classificazione
Similmente allHVXROHDQFKHLOSOLQWLVLFODVVLILFDQRLQIXQ]LRQHGHOO¶DOWH]]D+
3 3
Plinti MASSICCI, quando Ht B b Ht A a
4 4
1 3
B b d H B b
4 4
Plinti RIGIDI, quando
1 3
A a d H A a
4 4
1 1
Plinti FLESSIBILI, quando H B b H A a
4 4
Nel caso di un plinto, la verifica delle tensioni sul terreno viene svolta considerando in generale
tutte le sollecitazioni provenienti dal pilastro (N, Mx, My) ed il peso proprio del plinto. In base a
questa verifica si determinano le dimensioni in pianta A e B del plinto.
in generale:
Nsd pp Msd,x Msd,y
Vt,sd r r d f t,Rd
B A B A 6 A B2 6
2
Strutture di fondazione
Si procede analogamente alle suole, con la sola attenzione di ripetere la procedura nelle due
direzioni in pianta (A e B)
Plinti MASSICCI:
Strutture di fondazione
Plinti RIGIDI:
La struttura di fondazione (plinto) si definisce rigida quando H %-b) e +$-a).
In questo caso la fondazione è tozza, e viene dimensionata facendo riferimento ad uno schema a
traliccio del tipo Tirante-Puntone in ciascuna direzione x e y;
le deviazioni che subiscono le isostatiche di compressione generano elevate tensioni di trazione
che devono essere riprese da XQ¶adeguata armatura disposta inferiormente.
Anche in questo caso non viene messo in conto il peso proprio del plinto, in quanto si scarica
direttamente al suolo.
Tsd
N sd
tgD tgD
B b 4
2 d
N sd B b 4 N sd B b
Tsd,x dir. x
2 d 8 d
N sd A a 4 N sd A a
Tsd,y dir. y
2 d 8 d
Tsd N sd B b
A s,x min [mm 2 /m]
f sd* 8 d f sd*
Tsd N sd A a
A s,y min [mm 2 /m]
f sd* 8 d f sd*
Strutture di fondazione
N.B.
1HOOHIRQGD]LRQLqSUHIHULELOHIDUODYRUDUHOHEDUUHG¶DUPDWXUDDGXQDWHQVLRQHQRQWURSSRHOHYDWD
al di sotto dei valori di progetto, al fine di evitare o ridurre al minimo le fessurazione, trattandosi
di un ambiente generalmente umido: un valore consueto è pari al 85% della tensione di progetto.
Trattandosi di strutture Tozze, modellate con un traliccio del tipo tirante-puntone, non si
eseguono verifiche a taglio.
Plinti FLESSIBILI:
La struttura di fondazione (plinto) si definisce flessibile quando H < 1/4(B-b) o H < 1/4(A-a).
In questo caso il plinto si comporta come una mensola snella, viene quindi dimensionata e
verificata a momento flettente e a taglio, similmente ad una trave in ciascuna direzione (x e y).
Nsd
V N,sd
Bu A
q N,sd,x V N,sd u A q N,sd,y V N,sd u B
q N,sd,x L B 2
q N,sd,y L A 2
M sd,x d M Rd,x M sd,y d M Rd,y
2 2
Vsd,x q N,sd,x L B d VRd,x Vsd,y q N,sd,y LA d VRd,x
Strutture di fondazione
,Q TXHVWR FDVR O¶DUPDWXUD non viene distribuita uniformemente, ma il 50% viene disposto in
corrispondenza del pilastro su una larghezza (B+2H) ossia (A+2H) - mensola più rigida -, mentre
il restante 25%+25% viene posizionato lateralmente.
Vengono previste anche le armature superiori (compresse) e quelle di ripresa per completare la
gabba di armatura
Anche in questo caso, le armature tese sono sollecitate solamente dalla tensione del terreno
dovuta al carico N applicato al plinto, e non dal peso proprio della fondazione.
/¶DUPDWXUDDWDJOLR qJHQHUDOPHQWHFRVWLWXLWDGD³IHUULSLHJDWL´FKHDVVROYRQRDQFKHODIXQ]LRQH
di armature nei confronti del punzonamento (vedi paragrafi successivi).
OSSERVAZIONI:
1. Nelle fondazioni non rispDUPLDUHVXOO¶DFFLDLR
2. Aumentare il copriferro rispetto ad altre strutture in c.a.;
3. Utilizzare diametri I delle armature discretamente grossi;
4. Limitare la tensione di lavoro f*sd, ad un valore inferiore al 85% del valore di progetto;
5. Il peso proprio della fondazione non incide sul meccanismo resistente tirante-puntone,
in quanto si scarica direttamente al suolo.
Nel caso di strutture realizzate a confine o in adiacenza ad altre costruzioni si fa ricorso alla
realizzazione di plinti eccentrici, in cui lo sforzo normale del pilastro non è centrato
VXOO¶LPSURQWDGHOSOLQWo sul terreno.
Questo comporta una notevole eccentricità della sollecitazione sul terreno, con elevati picchi di
tensione che vanno considerati con attenzione.
6H OH VROOHFLWD]LRQL ULVXOWDQR HFFHVVLYH ELVRJQD ³UL-FHQWUDUH´ LO FDULFR FROOHJDndo il plinto a
quello adiacente attraverso una trave.
Strutture di fondazione
Ipotesi:
í distribuzione costante degli sforzi nel terreno al di sotto dei due plinti;
í sLWUDVFXUDO¶DSSRJJLRGHOODWUDYHVXOWHUUHQR
consegue che R1 > (N1+P1) e R2 < (N2+P2) e si determinano anche le sollecitazioni (M , V) nella
trave di collegamento.
Casi particolari:
Strutture di fondazione
3.2.6. Il Punzonamento
'DOO¶HTXLOLEULR DOOD WUDVOD]LRQH VL SXz GHWHUPLQDUH OD forza ultima di rottura in assenza di
armatura:
2
Pu f ct S S u d
2
dove:
S qODVXSHUILFLHGLFRQWRUQRGHOO¶HOHPHQWRFKHWUDVOD
u è il perimetro del contorno c misurato a metà altezza utile
d qO¶DOWH]]DXWLOH
Strutture di fondazione
Fsd d 0.5fctd u h
dove:
fctd è la resistenza di calcolo a trazione del calcestruzzo;
u è il perimetro del contorno ottenuto mediante una ripartizione a 45° a partire dal
contorno effettivo fino al piano medio della lastra (h/2);
h è lo spessore della lastra.
Nel caso in cui la resistenza del calcestruzzo non sia sufficiente, YD GLVSRVWD XQ¶DSSRVLWD
armatura che ripUHQGDO¶LQWHUDD]LRQHVROOHFLWDQWH)sd.
2 Fsd 2
se E =45°, quindi si ha: Fsd d As fsd As,min
2 , cioè fsd
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.44 -
Strutture di fondazione
Strutture di fondazione
Solitamente si esegue la progettazione del plinto in modo FKH O¶DOWH]]D + VLD WDOH GD 121
richiedere specifica armatura a punzonamento.
In prima approssimazione si può eseguire la verifica con il carico N proveniente dal pilastro
Nsd d Np,Rd
ma in realtà il carico che punzona il plinto è solo una sua aliquota, cioè Np < N.
Il carico di punzonamento Np è pari alla differenza fra il carico totale del pilastro N e quello
scaricato direttamente al suolo sotto la proiezione (generalmente) a 45° del pilastro stesso,
ovvero pari alla tensione di lavorR GHO WHUUHQRVXOO¶DUHD G¶LPSURQWD GHSXUDWD GDOOD SURLH]LRQH D
45° del pilastro.
u 2 a h 2 b h
Np,sd d Np,Rd 0.5 fctd u h
h altezza plinto / spessore platea
N
N p,sd Vt,sd ª¬A B a 2h b 2h º¼ Vt,sd (escluso p.p. plinto)
AB
Strutture di fondazione
2 Fsd 2
frequentemente E =45°: Fsd d As fsd As,min
2 , cioè fsd
3.2.7. Esempio
La fondazione del pilastro è di tipo a plinto rigido isolato, posato su un terreno con portata in
esercizio di Vt,Rde = 0.2 Mpa e portata allo SLU pari a Vt,Rdu = 0.3 MPa.
Predimensionamento
Data la sezione quadrata del pilastro si adotta anche per il plinto una sezione quadrata (omotetia).
Nsdu 778.09x103
B A 1610 mm
Vt,Rdu 0.30
si adotta B = 1800 mm (considerando anche il pp. del plinto)
si adotta h = 400 mm
d = 350 mm G¶ PP PDJJLRUHSURWH]LRQHSHUO¶DUPDWXUD
Strutture di fondazione
verifica terreno
Vt,sdu
Nsdu pp Msdu
r
778.09 42.12 u103 r 13.88 u106 0.267 ½
® ¾ V t,Rdu 0.30 MPa
Bu B W 1800 u1800 1800 u18002 ¯0.239 ¿
6
1 Nsdu B b
Tsdu Nsdu tgD
2 8d
778.09 u10 u 1800 300
3
Tsdu 416.83 kN
8 u 350
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.50 -
Strutture di fondazione
verifica punzonamento:
2
N p,sd V t,sd ª B u B b 2h º
¬ ¼
3
N sdu 778.09 u10
V t,sd 0.24 MPa
B u B 1800 u1800
2
Np 0.24 u ª1800x1800 300 2 u 400 º 487.20 kN
¬ ¼
Le Travi di Fondazione (dette anche travi rovesce) sono elementi strutturali a prevalente sviluppo
longitudinale; possono essere adottate quando si verifica una o più delle seguenti situazioni:
í si vogliono diminuire le tensioni massime sul terreno con elementi di maggiore rigidezza;
í si vuole FRQWHQHUHO¶HQWLWjGHLSRVVLELOLcedimenti differenziali;
í si vuole ridurre le dimensioni delle strutture di fondazione ottimizzando la sezione, a
volte, a fronte di maggiore complessità realizzativa;
í si verifica il caso che, in relazione alla mutua distanza tra i pilastri ed alle dimensioni in
pianta dei possibili plinti, questi elementi si troverebbero adiacenti o addirittura
compenetranti.
Strutture di fondazione
Strutture di fondazione
Il fatto di considerare la fondazione come una trave continua su appoggi fissi costituiti dai
pilastri, caricata dalla reazione del terreno, rappresenta certamente una semplificazione; equivale
ad assumere le strutture in elevazione notevolmente rigide e le strutture di fondazione rigide
rispetto al terreno. In questo caso le tensioni massime sul terreno vengono sottostimate, in quanto
il modello fornisce il valore della tensione media e non del valore massimo.
Lo schema a trave continua su suolo elastico, considera la deformabilità della trave e del terreno,
valutando FRUUHWWDPHQWH O¶HQWLWjGHL SLFFKL GHOOHWHQVLRQL VXO WHUUHQR; viceversa le sollecitazioni
nella struttura di fondazione (momento M e taglio T) risultano essere meno penalizzanti di quelle
della trave su appoggi fissi in cui i picchi di sollecitazione non vengono smorzati dalla
deformabilità del terreno.
Terreno alla Winkler: mezzo elastico lineare la cui superficie di separazione in ogni punto
reagisce con una forza proporzionale al cedimento
r z K v z 1a ipotesi di Winkler
dove:
r(z) è a reazione distribuita del terreno immediatamente sottostante alla fondazione;
K è la rigidezza della molla elastica, dipendente dalle caratteristiche del terreno e della
fondazione; se il terreno è omogeneo, la rigidezza K rimane costante lungo tutto la
trave;
v(z) è il cedimento del terreno sotto la trave ;
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.56 -
Strutture di fondazione
ªF º ª F 2 º u > L@
Dal punto di vista dimensionale si ha: ¬ L¼ «¬ L »¼
K kw b ªF 2 º ª F 3 º u > L@
La rigidezza K della molla vale: «¬ L »¼ «¬ L »¼
dove:
kw si chiama COEFFICIENTE DI SOTTOFONDO o COSTANTE di
WINKLER: è la pressione che bisogna esercitare su una superficie
unitaria di terreno per determinare un cedimento unitario;
b è la larghezza della fondazione: aumentare ³b´ significa aumentare la
resistenza che la trave oppone al terreno.
Strutture di fondazione
Nella tabella seguente si riportano alcuni valori orientativi del coefficiente di sottofondo per
alcune tipologie di terreno:
dT(z) d4v
Eq. della linea elastica: p z EJ 4
dz dz
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.60 -
Strutture di fondazione
d4v
EJ 4 p z q z r z r z k v(z)
dz
Equazione differenziale in v(z) del 4° d4v
ordine EJ 4 k v(z) q z
dz
Y]qO¶HVSUHVVLRQHGHOODJHQHULFDGHIRUPDWDGHOODWUDYH(integrale generale):
v(z) v0 (z) v1 (z)
d4 v
v0(z) è soluzione della eq. omogenea associata; EJ dz 4 k v(z) 0
v1(z) qVROX]LRQHSDUWLFRODUHGHOO¶HTGLIIHUHQ]LDOHFRPSOHWD
calcoliamo v1(z):
Assumendo che q(z) al più è un equazione di 3°grado q(z) = C3 z3+ C2 z2 + C1 z1 + C0
q(z) C3 z3 + C2 z 2 + C1 z1 + C0
si ha che v1 (z) k k
C0
per carico costante : v1 (z)
k
C1 z+C0
per carico lineare : v1 (z)
k
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.61 -
Strutture di fondazione
calcoliamo v0(z):
d4v
EJ 4 k v(z) 0
dz
4
d v k k
4
4D 4 v(z) 0 con D 4 , cioè D 4
dz 4EJ 4EJ
O 4 4D 4 0 equazione caratteristica con soluzioni O1,2,3,4 = r D r iD
v 0 (z)=B1eO1z B2eO2 z B3e O3z B4e O4 z
v 0 (z)=B1sin Dz e Dz B2 cos Dz eDz B3sin Dz e Dz B4cos Dz e Dz
5LDVVXPHQGRO¶LQWHJUDOHGHOO¶HTXD]LRQHqSDULD
v(z) v0 (z) v1 (z)
q(z) C3 z3 + C2 z 2 + C1 z1 + C0
dove : v1 (z)
k k
v0 (z) B1sin Dz e B2cos Dz eDz B3sin Dz eDz B4cos Dz eDz
Dz
Strutture di fondazione
OSS:
- l¶LQWHJUDOHSDUWLFRODUHGHOO¶RPRJHQHDFRPSOHWa v1(z) tiene conto dei carichi distribuiti sulla
trave;
- l¶LQWHJUDOH JHQHUDOH GHOO¶RPRJHQHD DVVRFLDWD v2(z) considera gli effetti dei carichi
concentrati e delle condizioni al contorno;
5LVROWD O¶HTXD]LRQH GHOOD OLQHD HODVWLFD H QRWD OD Y], si possono determinare facilmente le
seguenti grandezze:
deformata v(z)
dv
rotazione M
dz
momento flettente d2v
M(z)
dz 2
taglio d3v
T(z) 3 EJ
dz
Per z=+HDz B1 e B2 = 0, in caso contrario avrei cedimenti infinti per carichi
concentrati Q1 e M1 finiti, assurdo;
3HU] H-Dz = 0 O¶HIIHWWRGHLFDULFKL41 e M1 viene smorzato
Dunque per la trave infinita si ha: v0 (z) B3sin Dz eDz B4cos Dz eDz
Strutture di fondazione
La distinzione dipende dalla lunghezza L rapportata alle caratteristiche del fenomeno fisico.
/¶HVSUHVVLRQH v0 (z) B3sin Dz e B4cos Dz e
Dz Dz
rappresenta una funzione circolare
smorzata (limitata) da una funzione esponenziale:
O0 YLHQHFKLDPDWDOXQJKH]]DG¶RQGDGHOOD
trave o lunghezza di estinzione:
2S
DO 0 2S O0
D
4EJ
O0 2S 4
k
EJ = rigidezza trave
k = rigidezza terreno
Per z = 0 e-Dz = 1
Per z = O0 e-DO0 = e-S ad una distanza pari a O0 gli effetti dei carichi sono ridotti di
500 volte: praticamente viene annullato lo spostamento.
3.2.8.2. Esempi
Trave di lunghezza infinita (seminfinita), O>O0, con carico concentrato Q1
dv0 (z)
B3 Dcos Dz eDz Dsin Dz e Dz B4 Dsin Dz e Dz Dcos Dz e Dz
dz
D B3 B4 sin Dz e Dz D B3 B4 cos Dz e Dz
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.66 -
Strutture di fondazione
d 2 v0 (z)
2D 2 B4sin Dz eDz 2D 2 B3cos Dz e Dz
dz 2
d 3 v0 (z)
2D3 B4 B3 sin Dz e Dz 2D3 B4 +B3 3 cos Dz e Dz
dz3
M(z) d2v
2 0
EJ dz
per z = 0 M(z) = 0, cioè
2D B3cos Dz eDz
2
0, B3 0
T(z) d3v Q
EJ dz3 EJ
per z = 0 T(z) = -Q, cioè Q Q
2D3B4cos Dz e Dz , B4
EJ 2D3EJ
Q k
Quindi la deformata vale: v0 (z) 3
cos Dz eDz con D 4
2D EJ 4EJ
cKHUDSSUHVHQWDO¶HT. della linea elastica di una trave infinita con un carico concentrato Q1.
cKHUDSSUHVHQWDO¶Hquazione della linea elastica di una trave infinita con una coppia concentrata
M1.
Strutture di fondazione
Ipotizzo che la trave sia infinita e studio separatamente la trave di sinistra e quella di destra.
Per ciascun concio di trave ho una soluzione è del tipo: v(z) = v0(z) + v1(z)
condizioni al contorno: per z = 0 si ha v = 0, M = 0, T = R
OSS:
se non avessi potuto considerare la trave di lunghezza infinita, le tre equazioni di un concio
sarebbero state dipendenti dalle altre 3 del concio complementare, 6 equazioni e 6 incognite.
Esempio di trave su terreno elastico con carico concentrato a distanza a dal bordo libero
Affinché le due semitravi si possano definire di lunghezza infinita, ciascun concio deve essere
lungo almeno O0.
Strutture di fondazione
Se la trave è assimilabile ad una trave infinita si può dividere in due conci e trattarli
separatamente con le equazione di congruenza nella sezione di separazione.
6HFLDVFXQFRQFLRQRQqLQILQLWRLFDULFKLDOO¶HVWUHPLWjQRQVLSRVVRQRFRQVLGHUDUHLQGLSHQGHQWL
da quelli centrali, quindi le equazioni da svolgere sono complete (4 incognite ciascuna).
Se anche le semitravi posso essere considerate infinite, si può ulteriormente scomporre il
problema.
Esempi
4EJ
O 4
kB
Strutture di fondazione
4EJ
O 4
kB
A completamento di quanto visto nel § 3.2.2., mettiamo in gioco anche la rigidezza del terreno.
Strutture di fondazione
Per smorzare e ridurre le tensioni in corrispondenza dei pilastri di estremità, è bene (se possibile)
SUROXQJDUHODIRQGD]LRQHROWUHO¶XOWLPRSLODVWUR
qa 2 ql2 l
, quindi a= 0.4 l
2 12 6
La sezione della trave, tipicamente a T rovescio, va verificata a momento flettente positivo (in
corrispondenza dei carichi) e momento negativo (in campata), oltre alla verifica a taglio.
Strutture di fondazione
I graticci di travi rovesce sono costituiti da travi di fondazione disposte secondo più direzioni che
si intersecano fra loro in corrispondenza dei pilastri.
Vengono utilizzate per gli stessi motivi per cui si impiegano le travi, cioè:
í diminuire ulteriormente tensioni sul terreno;
í contenere i cedimenti differenziali;
í ridurre le dimensioni delle strutture di fondazione ottimizzando la sezione
í inoltre vengono utilizzati quando alla base dei pilastri sono presenti forti momenti nelle
due direzioni.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.77 -
Strutture di fondazione
Anche in questo caso si possono utilizzare diversi modelli numerici della struttura, dove il
terreno viene rappresentato con una serie di molle elastiche di rigidezza K, espressa in funzione
della costante di sottofondo k (costante di Winkler).
Volendo risolvere il problema manualmente, si può considerare separatamente le travi
attribuendo a ciascuna metà carico per i pilastri centrali, mentre 1/3 e 2/3 per quelli di bordo.
Strutture di fondazione
3.2.10.Platea di fondazione
Le platee sono una particolare tipo di fondazione che va ad interessare tutti le strutture portanti
GHOO¶HGLILFLRuna piastra uniforme che collega tutti i pilastri, setti.
Generalmente vengono impiegate in terreni molto scadenti (scarse capacità resistenti e cedevoli).
Strutture di fondazione
Richiedono maggior onere in fase di realizzazione, Vengono impiegate al posto delle platee piene
ma consentono un considerevole risparmio di quando è richiesta un notevole spessore
materiale; è necessario disporre di una maglia (>100÷120cm).
strutturale regolare.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.81 -
Strutture di fondazione
Si possono adottare diversi metodi a seconda del grado di complessità ed onere computazionale.
Quello più preciso è certamente il modello completo agli elementi finiti (F.E.M.), in cui viene
schematizzata la struttura in elevazione, la platea di fondazione ed il terreno con una serie di
molle elastiche di rigidezza K.
Strutture di fondazione
Quando le caratteristiche del terreno, in termini di resistenza e rigidezza, non sono compatibili
con le caratteristiche della struttura in elevazione, si deve far ricorso a fondazioni profonde o
indirette. In tal caso lHVROOHFLWD]LRQLYHQJRQRWUDVPHVVHDVWUDWLGLWHUUHQRSL³SUHVWDQWL´VLWXDWLD
maggiori profondità rispetto al piano di imposta delle fondazioni, DWWUDYHUVR DOWUL ³PDQXIDWWL
VWUXWWXUDOL´SDOLSR]]LGLDIUDPPLHFF
Strutture di fondazione
Strutture di fondazione
dove:
D è il diametro del palo;
L è la lunghezza del palo;
s è la UHVLVWHQ]D DOOR VFRUULPHQWR DOO¶LQWHUIDFFLD ODWHUDOH SDOR-terreno, espressa in
funzione dei parametri del terreno M e c, della tensione normale orizzontale agente
alla generica profondità z e del coefficiente di attrito fra palo-terreno.
La portata laterale può essere nulla in terreni molto scadenti o, addirittura, essere negativa per
O¶DVVHVWDPHQWRGHOWHUUHQRVRWWRLFDULFKLGHOODVWUXWWXUD
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.88 -
Strutture di fondazione
La portata ultima del palo (resistenza per attrito e di punta) dipende anche dal modo con il quale
è realizzato il palo.
Strutture di fondazione
La tabella seguente ne riassume le principali tipologie, associando in alcuni casi anche i nomi
commerciali, universalmente adottati e diffusi:
Il palo viene confezionato in stabilimento e poi infisso (battuto) nel terreno con apposite
apparecchiature (maglio). Sono di forma cilindrica o leggermente conica, spesso cava; per
IDFLOLWDUH O¶LQILVVLRQH QHO WHUUHQR VRQR GRWDWL GL SXQWD PHWDOOLFD GHWWD ³puntazza´ ,Q IDVH GL
realizzazione delle IRQGD]LRQL YD ³URWWD´ OD WHVWD GHO SDOR ³scapitozzatura´ per collegare le
armature.
Vengono generalmente prodotti per centrifugazione con materiali
di ottima qualità; la lunghezza massima è di 12÷14m (per
problemi di trasporto), altrimenti si possono eseguire giunti.
Vantaggi: - è nota O¶effettiva geometria del palo;
- vengono infissi sino a rifiuto (è noto il carico di
infissione);
- metodo rapido e relativamente economico.
Svantaggi: - lunghezza predefinita;
- necessità di una buona conoscenza del terreno;
- difficoltà di infissione in terreni non omogenei;
- operazioni molto rumorose;
- GLDPHWULULGRWWLSHUO¶LQILVVLRQH
- possibili fessurazioni LQVHJXLWRDOO¶LQILVVLRQH
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.91 -
Strutture di fondazione
Pali trivellati
Viene eseguita una trivellazione nel terreno (foro o pozzo) con asportazione del terreno,
successivamente si inserisce la gabbia di armatura e si esegue il getto in sito del palo.
La realizzazione del foro può essere eseguita con due diverse tecniche al fine di evitare il
collasso delle pareti della perforazione:
- il foro viene incamiciato con un tubo di acciaio, che viene
sfilato fuori in fase di getto;
- il foro viene riempito con del fango betonitico che, essendo più
leggero del cls, in fase di getto sale in superficie e viene
raccolto;
Micropali
Sono sostanzialmente dei pali trivellati di piccolo diametro (15 < D < 25 cm), molto utilizzati
nelle fondazioni di edifici di piccole\medie dimensioni, ma soprattutto nelle ristrutturazioni e
consolidamento di fondazioni esistenti.
Strutture di fondazione
I plinti sono gli elementi di connessione fra i pali di fondazione e le strutture in elevazione, in
SDUWLFRODUH L SLODVWUL /R VWDWR GLVROOHFLWD]LRQH QHL SDOL GLSHQGH HVVHQ]LDOPHQWH GDOO¶HQWLWj GHOOH
azioni agenti, dal numero di pali, dalla loro disposizione e dalla forma del plinto.
- La forma in pianta dei plinti deve essere
costruttivamente semplice, di solito si adottano
forme rettangolari, quadrate o poligonale.
- È bene che il plinto sbordi rispetto al palo di
fondazione di almeno 10÷20cm, in virtù anche del
numero e dimensioni delle barre di armatura del
plinto in prossimità del palo.
Strutture di fondazione
- I pali vengono usualmente posizionati ad un interasse non inferiore a 3 volte il loro diametro
(i=3D) al fine di limitare la loro mutua interazione che può ridurre notevolmente la loro
capacità portante (efficacia di una palificata). Possono essere adottate anche distanze
PDJJLRULPDLQWDOFDVRVLLQGXFRQRVROOHFLWD]LRQLPDJJLRULQHOO¶HOHPHQWRGLIRQGD]LRQH
- I plinti hanno generalmente una IRUPDWR]]D+·D), avendo necessità di plinti rigidi al
fine di non sollecitare a flessione i pali, ma trasmettere solamente azioni assiali e ripartirle in
modo uniforme fra i pali presenti.
Si dividono perciò in plinti alti (a>45°) e plinti bassi(a>45°): questi ultimi sono da evitare.
I plinti monopalo sono costituiti da un solo palo collocato in asse al pilastro: sono generalmente
economici e di semplice realizzazione, però q IRUWHPHQWH VFRQVLJOLDWR O¶XWLOL]]R per i seguenti
motivi:
í necessità di un perfetto allineamento fra pilastro
e palo: non sono ammesse quindi eccentricità
accidentali in fase di esecuzione del palo;
í il palo è necessariamente soggetto ad azioni
taglianti e flettenti, quindi va calcolato
accuratamente con appositi modelli di calcolo e
conseguentemente dimensionato;
í necessità di prevedere travi di collegamento fra plinti per irrigidire e dare stabilità ai plinti,
per riprendere le azioni flettenti derivanti dai pilastri;
í tutta la capacità resistente viene affidata ad un solo palo, di cui non si ha la certezza della
ERQWjGHOO¶HVHFX]LRQH
Strutture di fondazione
,SOLQWLDGXHSDOLKDQQRIRUPDLQSLDQWDUHWWDQJRODUHFRQGXHSDOLGLVSRVWLOXQJRO¶DVVHSULQFLSDOe
di sollecitazione del pilastro in modo da riprendere il momento flettente attraverso una coppia di
forze assiali (Momento/interasse pali).
Dal punto di vista del calcolo delle sollecitazioni si procede in maniera del tutto analoga a quanto
visto per i plinti superficiali, con la sola attenzione che la risultante della reazione del palo si
posizione esattamente in asse al palo, e quindi la tgD è valutata diversamente:
Strutture di fondazione
Tsd
N sd
tgD tgD
i 2 b 4
2 d
N sd i 2 b 4 i 2 b 4
Tsd Tsd,max Pmax
2 d d
Tsd,max
A s,min
f *
[mm 2 ] f *
sd d 0.85fsd
sd
Trattandosi di strutture tozze, modellate con un traliccio del tipo tirante-puntone, non si eseguono
verifiche a taglio.
Strutture di fondazione
,O FDOFROR GHO SOLQWR VL HVHJXH VLPLOPHQWH DL SUHFHGHQWL QHOO¶LSRWHVL GL SOLQWR DOWR LSRWL]]DQGR
uno schema a traliccio resistente (tirante-puntone) di tipo tridimensionale, che ai fini del calcolo
delle armature viene scomposto nelle due direzioni principali, disposte lungo le bisettrici dei
vertici.
È consuetudine, come già visto per il plinto se due pali, dimensionare le armature per la massima
reazione Pmax del palo, per cui lo sforzo di trazione nel tirante (lungo la bisettrice) è pari a:
Tsd,max
As,min [mm 2 ] fsd* d 0.85fsd
fsd*
con Pmax = portata del palo
nel caso di armature disposte lungo i lati del plinto (caso b) (caso più frequente),
' Tsd,max 1 Pmax i 3 3 2
Tsd,max
2 cos 30q 2 d 3
'
' i ' Tsd,max
T sd,max Pmax A s,min *
[mm 2 ]
3d f sd
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.103 -
Strutture di fondazione
tgD
2 3u i 3 2 J b0 i 3 3 J b0
con J 0.235 (nel caso in figura)
d d
In questo caso i plinti presentano una forma rettangolare o quadrata con i pali collocati in
prossimità dei vertici del plinto, tale da sbordare rispetto al palo di circa 10÷20cm.
Anche in questo caso si possono disporre le armature secondo 2 schemi resistenti, calcolate per
riprendere la massima reazione del palo Pmax secondo le seguenti espressioni:
Strutture di fondazione
nel caso di armature disposte lungo i lati del plinto (caso b),
'
' iA iA ' Tsd,max,A
Tsd,max,A Tsd,max Pmax As,min,A *
[mm2 ]
2
iA iB 2 2d f sd
'
' iB iB ' Tsd,max,B
Tsd,max,B Tsd,max Pmax A s,min,B [mm2 ]
2
iA iB 2 2d fsd*
Anche in questo caso, andrebbe tenuta in considerazione la forma e disposizione del pilastro
(specie se rettangolare), attraverso un parametro J:
i A 2 i B2 2 i A 2 i B2 2 J b0
tgD con J 0.353 (nel caso in figura)
d d
' 1 i
Tsd,max,A Tsd,max Pmax
2 2d
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 3.106 -
Strutture di fondazione
Strutture di fondazione
4. ELEMENTI STRUTTURALI IN
CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO
4.1. Generalità
- Il ritiro del calcestruzzo: nelle travi in cemento armato tale fenomeno, se impedito,
produrrebbe uno stato di coazione simile ad una diminuzione di temperatura con
conseguente nascita di uno stato di trazione.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.2 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso
Nel Cemento Armato Precompresso c.a.p. le coazioni artificiali impresse hanno lo scopo di
migliorare il comportamento della struttura in fase di esercizio, contenendo la deformabilità ed
impedendo (o limitando) la fessurazione della trave. Infatti, la presenza di una sollecitazione
artificiale di segno opposto a quello dovuto ai carichi applicati comporta tensioni risultanti
minori di quelle che si avrebbero se ci fossero solamente carichi applicati.
Generalmente la coazione è una compressione permanente che permette di ottenere una sezione
resistente completamente reagente, di rigidezza mediamente doppia di una sezione fessurata. Lo
stato di coazione viene impresso mediante acciai di elevate caratteristiche meccaniche.
Occorre osservare però che mentre la sovrapposizione degli effetti è del tutto lecita, il principio
di proporzionalità viene meno.
V1 V1 V0
V1 o H1 V1 o H1
E E
2V1 2V1 V0
2V1 o H 2 2H1 2V1 o H 2 z 2H1
E E
In tal senso il metodo delle T.A. non può essere considerato valido anche ai fini della verifica a
rottura.
Nel cemento armato precompresso occorre effettuare le verifiche in ogni fase della vita della
struttura e poter valutare singolarmente ogni contributo agli sforzi interni, facilita tali operazioni.
Vantaggi:
- disponendo i cavi nella posizione opportuna si riesce ad annullare o quanto meno a ridurre
notevolmente gli effetti dei carichi esterni;
- VLKDO¶Dnnullamento o la riduzione delle tensioni di trazione nel calcestruzzo. Questo fa si
che tutto il materiale reagisca permettendo così sensibili riduzioni di sezione a parità di
carichi esterni rispetto a travi in c.a ordinario;
- gOL VIRU]L GL FRPSUHVVLRQH YHQJRQR DQFK¶HVVL QRWHYROPHQWH ULGRWWL SHU OD SUHVHQ]D GL
maggiore area resistente a compressione;
- sensibile riduzione delle tensioni principali di trazione dovute al taglio;
- sensibile riduzione degli effetti del ritiro. '¶DOWURQGHil fenomeno del ritiro tende a diminuire
lo stato di compressione contribuendo a diminuire il benefico effetto della precompressione;
- un elemento o una struttura in c.a.p. nelle varie fasi di costruzione è sottoposto di fatto a
VHYHUL FROODXGL FKH JDUDQWLVFRQR O¶RSSRUWXQD UHVLVWHQ]D DQFKH livelli di tensione che
normalmente non vengono mai più raggiunti in fase di esercizio ma comunque presenti
nelle fasi intermedie (ad esempio nella fase di precompressione);
- la tecnica della precompressione può essere applicata anche ad altre tipologie costruttive,
quali le strutture miste acciaio-calcestruzzo e le stesse strutture metalliche.
Svantaggi:
- malgrado la semplicità concettuale dei calcoli, la progettazione delle opere in c.a.p. richiede
consapevolezza e senso di responsabilità ancora maggiori rispetto alle normali opere in c.a.;
la tecnica della precompressione richiede un alto livello di specializzazione delle imprese
costruttrici e delle maestranze. Si pensi alle operazioni di messa in trazione dei cavi,
RSHUD]LRQHFKHULFKLHGHO¶XVRGLPDUWLQHWWLLGUDXOLFLRDOOHRSHUD]LRQLGLDQFRUDJJLRGHLFDYL
che richiede particolari tecnologie che verranno esaminate in seguito;
- le costruzioni in c.a.p. devono essere realizzate con materiali più resistenti e dunque più
costosi LQIDWWL O¶DFFLDLR XWLOL]]DWR GHYH HVVHUH LQ JUDGR GL sviluppare grandi deformazioni
(allungamenti) in campo elastico, cioè possedere un elevato limite elastico.
In conclusione per ottenere un certo effetto bisogna tirate più del previsto, per scontare tutte
le perdite.
4.2. Materiali
4.2.1. Il calcestruzzo
Il calcestruzzo impiegato nelle strutture in c.a.p. si differenzia da quello usato nel c.a. solamente
per una resistenza più elevata, ciò perché deve essere associato ad acciai di elevata resistenza e
perché nella fase di pressollecitazione i livelli di tensione raggiungibili possono essere
estremamente elevati.
Secondo il D.M. 14/01/2008, la classe minima di resistenza per le strutture in c.a.p. è C28/35,
mentre per il D.M.1996 era il Rck=30 MPa (max Rck=55)
A differenza del c.a., nelle strutture in c.a.p sono ammesse le trazioni (precompressione limitata),
a patto di prevedere idonea armatura diffusa in grado di riprendere tale trazione.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.9 -
Per spessori di calcestruzzo inferiori a 50mm, i valori vanno ulteriormente ridotti del 20%.
Solo nella zona di ancoraggio delle armature si possono tollerare compressioni locali Vc prodotte
dagli apparecchi di ancoraggio pari a:
Vc 0.90fckj
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.10 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso
dove:
120
90
s = 0.20 per cls a presa rapida ed 80
alta resistenza 70
60
s = 0.25 per cls a resistenza normale 50
e a presa rapida 40
30
s = 0.38 per cls a presa lenta 20
- t è il tempo di carico; 10
0
gg
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Nel nuovo D.M. 14/01/2008 non viene citata la resistenza a trazione, mentre le precedenti
normative (D.M. 2005 e D.M. 1996) riportavano:
Confrontando questi valori con quelli dell¶DFFLDLR GD FD 03D FLUFD VL RVVHUYD XQD
resistenza superiore di 2÷3 volte. Tale aumento di resistenza si ottiene principalmente con i
seguenti provvedimenti:
- aumento della percentuale di carbonio (circa 0.6% contro i 0.2% delle barre da c.a.);
- aggiunta di elementi, quali manganese, silicio, vanadio o cromo;
In realtà spesso questi trattamenti vengono combinati assieme per far triplicare la resistenza, ciò
fa comprendere il perché questi acciai non sono saldabili, sono molto sensibili alle alte
temperature di un incendio, sensibili alla corrosione.
Gli acciai da c.a.p. sono disponibili sotto forma di fili, trecce, trefoli e funi generalmente forniti
in rotoli o bobine, barre in fasci.
I fili
I fili, o vergella, sono un prodotto laminato si sezione piena,
generalmente fornito sottoforma di rotoli.
I fili possono essere tondi o di altre forme; vengono individuati
Inom = 2÷10mm
mediante il diametro nominale e non presentano snervamento.
1RQqFRQVHQWLWRO¶LPSLHJRGLILOLOLVFLQHOOHVWUXWWXUHSUHFRPSUHVVHDG
armature pre-tese. Ciascun rotolo di filo liscio, ondulato o con
impronte deve essere esente da saldature.
Le trecce
Una treccia è costituita da 2 o 3 fili avvolti ad elica intorno al loro
FRPXQH DVVH ORQJLWXGLQDOH SDVVR H VHQVR GL DYYROJLPHQWR GHOO¶HOLFD
sono eguali per tutti i fili della treccia;
I Trefoli
Un trefolo è costituito da più fili avvolti ad elica intorno ad un filo
rettilineo completamente ricoperto dai fili elicoidali.
,OSDVVRHGLOVHQVRGLDYYROJLPHQWRGHOO¶HOLFDVRQRXJXDOLSHUWXWWLi fili
di uno stesso strato.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.15 -
Le Funi
Le funi sono costituite da un gran numero di fili organizzati in vario
modo.
Le funi sono generalmente utilizzate per gli apparecchi di
sollevamento, come ascensori, montacarichi ed impianti a fune, e non
per il cemento armato precompresso.
Le Barre
La barra da c.a.p. è un prodotto laminato di sezione piena,
forniti soltanto in forma di elementi rettilinei e piuttosto
rigidi. Le barre possono essere lisce, a filettatura continua
o parziale, con risalti; vengono individuate mediante il
diametro nominale.
Gli acciaio da c.a.p. devono presentare le seguenti caratteristiche meccaniche secondo il D.M.
14.01.2008:
La tensione massima iniziale Vspi DOO¶DWWRGHOODWHVDWXUD di una armatura da c.a.p. di tipo pre-teso,
è pari a:
°0.90(f p,(0.1),k ; f p,(1),k ; f p,y,k ) °½
Vspi min ® ¾ pre-teso
°¯0.80 u f p,t,k °¿
Nel caso di armatura di tipo post-teso, è pari a:
°0.85(f p,(0.1),k ; f p,(1),k ; f p,y,k ) °½
Vspi min ® ¾ post-teso
°¯0.75 u f p,t,k °¿
È ammessa per ciascuna tipologia una sovratensione non superiore a 0.05 fp,(0.1),k
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.18 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso
1. Precompressione INTERNA:
(¶ODWHFQLFDPDJJLRUPHQWHXWLOL]]DWDODTXDOHSUHYHGHO¶DSSOLFD]LRQHGHOODSUHFRPSUHVVLone
con cavi interni, cioè con cavi immersi nel getto di calcestruzzo. A seconda che il cavo sia
WHVRSULPDRGRSRO¶LQGXULPHQWRGHOJHWWRGLFOVVLSDUODGL pre-tensione o post-tensione;
2. Precompressione ESTERNA:
In questo caso il cavo passa esternamente alla sezione. Ha il vantaggio di avere cavi sempre
ispezionabili e, se è il caso, possono essere ri-tesati o addirittura sostituiti. Si evita inoltre di
avere getti difficoltosi normalmente tali per le esigue dimensioni delle nervature. I cavi
HVWHUQLKDQQRSHUzORVYDQWDJJLRGLQRQDYHUHULVHUYHGRYXWDDOO¶DGHUHnza e di essere soggette
maggiormente alla corrosione. Tale tecnica viene generalmente utilizzata in ponti a conci
prefabbricati.
3. Precompressione MISTA:
La precompressione mista viene in genere realizzata con precompressione interna a livello di
soletta inferiore e superiore e una precompressione esterna applicata a livello delle nervature
verticali che possono essere così progettate con spessori minori essendo il getto meno
difficoltoso. Esistono anche soluzioni con cavi interni non iniettati (protetti in stabilimento)
che hanno il vantaggio di poter essere ri-tesati e/o sostituititi.
I fili non più tesi tenderanno ad accorciarsi, fenomeno al quale si oppone il cls che di
conseguenza risulta essere luogo di uno stato di coazione (precompressione). Si osservi che a
questo punto i cavi presentano una sollecitazione di trazione inferiore a quella iniziale, perché
DQFK¶HVVHVLVRQRDFFRUFLDWHFRQLOFDOFHVWUX]]RGLG
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.22 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso
Questa tecnica di precompressione può essere sia interna che esterna e consiste principalmente
QHOPHWWHUHLQWHQVLRQHXQFDYRWUHFFLDRWUHIROROLEHURGLVFRUUHUHLQXQDJXDLQDDOO¶LQWHUQR o
HVWHUQRGHOO¶HOHPHQWRJLjJHWWDWRIn questo caso il trasferimento della forza avviene alla testata
del manufatto.
Le fasi sono le seguenti:
Fase I: VL SUHSDUD OD FDVVDIRUPD FRQ DOO¶LQWHUQR L FDYL contenuti entro guaine (quindi liberi di
scorrere) ed i dispositivi di fissaggio; si esegue il getto del manufatto; in alcuni casi,
vengono inserite solamente le guaine, infilando in un secondo momento i cavi.
Fase II: a getto avvenuto ed al raggiungimento delle opportune caratteristiche meccaniche del
calcestruzzo (resistenza necessaria ad assorbire in sicurezza le coazioni imposte), i cavi
vengono messi successivamente in tensione da martinetti idraulici a contrasto con
O¶HOHPHQWR GL FDOFHVWUX]]R OD WHVDWXUD SXz DYYHQLUH VX HQWUDPEH OH IDFFH Rppure una
sola GRSRDYHUEORFFDWRO¶HVWUHPRRSSRVWR
Fase III: raggiunto il livello di tensione voluto che corrisponde evidentemente allo stato di
precompressione voluto si procede al bloccaggio dei cavi attraverso opportuni
dispositivi brevettati, solitamente a forma di cuneo; si tolgono i martinetti e si procede
FRQO¶LQLH]LRQHGHOODPDOWDGLFHPHQWRQHOOHJXDLQH
/¶HIILFDFLDGHOPHWRGRGLSHQGHHYLGHQWHPHQWHGDOO¶HIILFDFLDGHJOLDQFRUDJJLWHUPLQDOL.
Al contrario del metodo precedente, il cavo può essere tesato più volte fin tanto ché la guaina
non viene iniettata e sigillata.
,O WURQFR GL FRQR FHQWUDOH YLHQH WUDVFLQDWR DOO¶LQWHUQR GHOO¶HOHPHQto dalla forza di trazione e
quindi premuto contro la sua sede, fino ad auto bloccarsi.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.25 -
In entrambi i dispositivi bisogna prestare molta attenzione alla zona di ancoraggio: infatti nel
punto di contatto e trasferimento della forza di pre-compressione si generano picchi di tensione
molto elevati. La forza di precompressione induce tensioni di compressione elevate nella
direzione del cavo, ma anche tensioni di trazioni ortogonali alle precedenti.
Per riprendere le tensioni di trazione e
contemporaneamente confinare il cls soggetto a
compressioni elevate bisogna prevedere
XQ¶DUPDWXUD WUDVYHUVDOH PROWR ILVVD VWDIIH
molto ravvicinate), detta armatura di frettaggio.
Nei manufatti ad armature post-tesi, dopo la tesatura finale, si deve procedere alla sigillatura
GHOOD JXDLQD DO FXL LQWHUQR VFRUUH LO FDYR /D VLJLOODWXUD DYYLHQH FRQ O¶LQLH]LRQH GL PLVFHOH
cementizie (malte con inerti molto fini) o resine ad hoc.
/¶LQLH]LRQHYLHQHHVHJXLWDSHULVHJXHQWLVFopi:
'RSR O¶LQLH]LRQH LO FDYR GD SUHVVROOHFLWD]LRQH ³YDOH´ DQFKH FRPH DUPDWXUD lenta, cioè può
ULSUHQGHUHOHWUD]LRQLSUHVHQWLQHOO¶elemento in c.a.
cioè la compressione sul cls è pari al 93% del carico iniziale applicato al cavo (7% di perdita).
Se il cavo non fosse baricentrico, bisognerebbe utilizzare le formule della pressione eccentrica.
N0 N0 e
Vc r y
A id J id
N0 ªN N e2 º
Vp V0 n Vc n« 0 r 0 »
Ap ¬ A id J id ¼
,Q TXHVWR FDVR L FDYL YHQJRQR WHVDWL GRSR OD UHDOL]]D]LRQH GHOO¶HOHPHQWR LQ FD DJHQGR FRQ
appositi martinetti alle testate del manufatto.
IQRJQLLVWDQWHVLKDXJXDJOLDQ]DIUDO¶D]LRQHGLWUD]LRQHVXOFDYRHODFRPSUHVVLRQHVXOFOV:
Nc Np N
N N
Vc Vp
Ac Ap
Nel caso di cavo eccentrico, si devono utilizzare le formule della pressione eccentrica:
N Ne N
Vc r y Vp
Ac Jc Ap
Spesso, per semplicità, si vuole associare ad una generica precompressione, ossia ad una
possibile disposizione dei cavi, un sistema di carichi esterni equivalenti che producono nelle
struttura le stesse deformazioni e lo stesso regime tensionale; in questo modo la precompressione
viene trattata come se fosse un carico agente ed opportunamente combinato con le altre azioni:
m n
Fd ¦J jg Gjk JpPk J1qQ1k ¦ Jiq \0iQik
j 1 i 2
Le nuove Norme tecniche D.M. 14.01.2008 fissano il coefficiente parziale di sicurezza Jp = 1.0,
mentre il D.M. 1996 fissava i seguenti valori:
Jp = 0.9 (1.2 se il suo contributo diminuisce la sicurezza)
Si noti che i carichi equivalenti sono per loro natura equilibrati, nel senso che in un sistema
staticamente determinato (isostatico) non inducono reazioni vincolari; nei sistemi iperstatici,
invece, i carichi equivalenti (e perciò anche la precompressione) producono in generale reazioni
vincolari però comunque auto-equilibrate.
Si definisce Cavo Risultante (indicato come C.R.) il cavo fittizio che esercita in ogni sezione uno
sforzo uguale alla risultante delle forze di precompressione e con la stessa eccentricità, cioè
genera lo stesso effetto dei cavi reali.
Se la tensione di trazione Vsp è la medesima in tutti i cavi, il Cavo Risultante si troverà nel
baricentro del sistema di cavi effettivi:
n n
P ¦A
i 1
pi V pi Vp ¦ A pi
i 1
Consideriamo una trave in c.a.p. a cavi post-tesi, con Cavo Risultante baricentrico.
In corrispondenza degli ancoraggi di estremità si ha la trasmissione delle forze dal dispositivo di
bloccaggio al cls: la trave risulta compressa con un carico P e, ad una certa distanza dal
dispositivo, le tensioni nel calcestruzzo sono uniformi:
le tensioni nel
calcestruzzo sono
costanti e pari a
P
Vc
Ac
la risultante delle forze agisce in corrispondenza del baricentro, quindi compressione centrata.
Tale soluzione si applica quando trave è soggetta ad una forza esterna di trazione uniforme.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.35 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso
Consideriamo una trave in c.a.p. a cavi post-tesi, con Cavo Risultante orizzontale eccentrico ³H´.
La risultante delle compressioni P FRQHFFHQWULFLWj³H´qHTXLYDOHQWHDGXQVLVWHPDDULVXOWDQWHP
centrata ed un momento pari a M = P e: in tal caso la trave è soggetta a pressoflessione (P , M).
P Pe
Vc r y
A J
Anche LQTXHVWRFDVRVLKD&DYR5LVXOWDQWH&5Ł/LQHDGHOOH3UHVVLRQL
Tale soluzione si applica quando trave è soggetta a due momenti uguali alle estremità.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.36 -
Consideriamo una trave in c.a.p. a cavi post-tesi, con Cavo Risultante inclinato di un angolo D
ULVSHWWRDOODOLQHDG¶DVVH HGHFFHQWULFLWjDJOLHVWUHPLSDULD³H´H1 = e2).
$QFKHLQTXHVWRFDVRVLKD&DYR5LVXOWDQWH&5Ł/LQHDGHOOH3UHVVLRQL
Consideriamo una trave in c.a.p. a cavi post-tesi, con Cavo Risultante a tracciato parabolico,
simmetrico rispetto alla mezzeria, ancorato in corrispondenza dei baricentri delle sezioni di
estremità e freccia pari a ³f´ in mezzeria.
In questo caso le caratteristiche della sollecitazione dipendono dalla posizione relativa tra il cavo
e il baricentro della sezione.
9DOXWLDPRO¶HTXD]LRQHFKHGHVFULYHLOWUDFFLDWRGHOFDYR
y a x2
2 4f
x L
2 2
y a L f a=
L2
4f 2
y x
L2
La funzione y(x) UDSSUHVHQWDO¶HT. del cavo nel sistema di riferimento rappresentato in figura.
Poiché generalmente la lunghezza L predomina sulle altre due dimensioni (elementi snelli), si
può pensare D piccolo e quindi:
\¶(x) # tan Dx tan D # sin D #D cos D # y''=1/R
In questo caso si ha:
dy 8f d2 y 8f
y' x y ''
dx L2 dx 2 L2
8f L 4f
y '(L / 2)
L2 2 L
4f
tan D L / 2 # sin D L / 2 #
L
Quindi:
4f
Taglio pari a: P sin D (L/2) # P
L
Compressione pari a: P cos D (L/2) # P
P 8f
il carico ripartito sulla superficie curva: p(s) # Py '' P
R L2
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.40 -
P P
P P
pV UDSSUHVHQWD O¶D]LRQH GLVWULEXLWD FKH LO FOV HVHUFLWD VXO FDYR D FDXVD GHOOD sua continua
deviazione; a sua volta il cavo esercita una pressione uguale ed opposta sul cls. Queste pressioni
radiali sono a componente orizzontale nulla (per simmetria), pertanto è efficace solamente la
componente verticale p ( in modulo circa uguale a p(s) per D piccoli).
T T
P
P
P
Scrivendo gli equilibri alla traslazione verticale, orizzontale e alla rotazione si dimostra che il
sistema equivalente è equilibrato.
Eq. Traslazione H PP 0
4f 4f 8f
Eq. Traslazione V P P P 2 L 0
L L L
4f 8f L
Eq. Rotazione P L P 2 L 0
L L 2
Affinché siano rispettate le ipotesi (D piccolo) la freccia f deve essere piccola, cioè il cavo deve
HVVHUHPROWR³VFKLDFFLDWR´
Nelle figure seguenti sono riportati i Carichi Equivalenti alla precompressione nel caso di cavo
SDUDEROLFRDQFRUDWRLQVH]LRQLLQWHUPHGLHDOO¶HVWUDGRVVRGHOODWUDYH.
/H OLQHH WUDWWHJJLDWH WUDFFLDWH QHL GLDJUDPPL GL VROOHFLWD]LRQH ULSRUWDQR LO ³UHDOH´ DQGDPHQWR
delle sollecitazioni tenendo conto che, GRSRO¶DQFRUDJJLR, F¶quna zona di transizione, nella quale
le forze interne si diffondono fino a raggiungere le V e W previste teoricamente.
Nel caso di una struttura iperstatica il sistema di carichi equivalenti alla precompressione mostra
tutte le sue potenzialità. Invece di utilizzare i metodi classici per valutare le reazioni iperstatiche
dovute alla precompressione, si può infatti adottare il sistema equivalente che permette di
studiare la precompressione come una serie di carichi distribuiti e concentrati trattabili al pari dei
carichi esterni. Essa però darà in generale luogo a reazioni iperstatiche che compaiono anche in
assenza di forze esterne (stato di coazione).
Si consideri ad esempio la trave a due campate con una Cavo Risultante rettilineo ed eccentricità
SDULD³H´
Si tratta di una trave iperstatica con uno sforzo normale e due coppie agenti alle estremità; per
GHWHUPLQDUH O¶LQFRJQLWD LSHUVWDWLFD X si fa uso del Metodo delle Forze: si rende la struttura
isostatica rimuovendo un vincolo, si impone al suo posto una forza incognita determinata con le
equazioni di congruenza
Eq. congruenza KB 0
KB KB P, P e KB X
3
X 2L
KB (X)
48EJ
KB (P e)
P e 2L
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3 2
X 2L P e 2L
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48EJ 16EJ
X L P e
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3 P e
o X
L
Di seguito si riportano i diagrammi delle caratteristiche della sollecitazione dovute solamente alla
precompressione P:
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.49 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso
La Linea delle Pressioni è ³quella linea (in generale una curva) che congiunge tutti i centri di
pressione VLWL QHOOH VH]LRQL GHOO¶HOHPHQWR´ FLRq è la direzione della risultante degli sforzi di
compressione.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.50 -
Consideriamo ora diversi tracciati poligonali del C.R. con la stessa eccentricità agli estremi:
Per piccole eccentricità, si può assumere D piccolo e pertanto si ha: cosD= 1, sinD= tgD
Attraverso gli equilibri alla traslazione e alla rotazione si dimostra che il sistema equivalente è
ancora equilibrato, PDSUHVHQWDUHD]LRQLYLQFRODULGLYHUVHLQIXQ]LRQHGHOO¶DQJRORD.
In una trave iperstatica si definisce famiglia di Cavi Equivalenti tutti quei cavi che presentano
- la stessa eccentricità agli estremi;
- la medesima linea delle pressioni;
- comportano reazioni vincolari diverse in funzione di tgD
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.52 -
In altre parole tutti i Cavi Equivalenti di una famiglia differiscono tra loro solamente per
O¶HFFHQWULFLWjLQFRUULVSRQGHQ]DGHOO¶DSSRJJLRLQWHUPHGLRHOHFRQVHJXHQWLUHD]LRQLYLQFRODUL
Inoltre, data una famiglia di cavi equivalenti, la loro comune linea delle pressioni si chiama
Curva Stabile delle Pressioni.
Infine, data una famiglia di cavi equivalenti, si può passare da un caYR DOO¶DOWUR PHGLDQWH XQD
Trasformazione Lineare che lascia invariate le eccentricità terminali e le curvature dei cavi,
alterando solo le eccentricità agli appoggi intermedi.
Anche questo tracciato del C.R. presenta la stessa linea delle pressioni L.P. ma diverse reazioni
vincolari: più precisamente il tracciato del cavo coincide con la L.P. e si dimostra che le reazioni
vincolari sono nulle:
la reazione in B vale:
Le reazioni sono nulle, cioè i vincoli non
3Pe 3Pe 3e 2
2P tgD 2P 0 intervengono.
L L L
Si definisce Cavo Concordante C.C. quel Cavo Risultante C.R. appartenente ad una famiglia di
Cavi Equivalenti tale che, in una struttura iperstatica, non fa reagire i vincoli; ciò avviene quando
il cavo coincide con la Linea delle Pressioni L.P.
Riassumendo:
- nelle strutture iperstatiche, quando un Cavo Risultante coincide con la Curva (Linea) delle
Pressioni non provoca reazioni vincolari e viene detto Cavo Concordante
- dato un Cavo Concordante si può dedurre una famiglia di Cavi Equivalenti mediante
trasformazioni lineari.
OSS:
In generale si cerca di progettare un tracciato del cavo che eviti la formazione di reazioni
iperstatiche senza però alterare il sistema equivalente (Cavo Concordante).
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.55 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso
Dopo aver analizzato la tecnologia della precompressione, i materiali utilizzati ed esposto alcuni
casi semplici per determinare i carichi equivalenti, è necessario analizzare tutti quei fenomeni
FKHWHQGRQRDULGXUUHO¶HIIHWWRGHOODSUHFRPSUHVVLRQH
posto D piccoli:
dD dD dD
ds RdD sin # cos #1
2 2 2
dN
/¶HTXD]LRQHGLIIHUHQ]LDOH f c dD
N
N1
efc D N1 ! N 2
N2
integrata fra i limiti N1 e N2 fornisce la seguente soluzione:
N2 N1e fcD (incognita)
Per il coefficiente di attrito fc, in assenza di dati sperimentali, si possono assumere i seguenti
valori in funzione del tipo di guaina e superficie di appoggio:
cavo su calcestruzzo liscio fc = 0.50
cavo in guaina metallica fc = 0.30
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.60 -
4XHVWHSHUGLWHGLSHQGRQRHVVHQ]LDOPHQWHGDOODFXUDSRVWDQHOODGLVSRVL]LRQHGHLFDYLDOO¶LQWHUQR
del cassero prima del getto, cercando di evitare il serpeggiamento in pianta.
La perdita di tensione in rettilineo dipende linearmente da carico di trazione applicato e dalla
lunghezza del tratto considerato:
'N N1 f L x
N2 N1 1 f L x
'N
fL x
N1
Per il coefficiente di attrito fL, in assenza di dati sperimentali, si possono assumere i seguenti
valori in funzione del tipo di superficie:
calcestruzzo liscio fL = 5x10-3
guaina metallica fL = 3x10-3
In conclusione, la tesatura da un solo lato è particolarmente svantaggiosa: per tale motivo, se non
è possibile la doppia tesatura, in fase di esecuzione è bene prevedere almeno una tesatura
alternata dei cavi, così da ottenere una sollecitazione di precompressione sufficientemente
uniforme.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.62 -
Esempio
6L FRQVLGHUL XQ FDYR GD SUHFRPSUHVVLRQH OXQJR P EORFFDWR DOO¶HVWUHPR ³(´ H WHVR GDO
PDUWLQHWWRDOO¶HVWUHPR³$´FRQXQDWHQVLRQHGL MPa.
20qS
D 20q 0.349 rad fc 0.30 fL 3x103
180q
VA 1000 MPA
Quindi in totale:
VA 1000 MPa VE 726 MPa
'V 1000 726 274 MPa
cioè pari a 27.4%
Armatura post-tesa
Supponiamo di avere N cavi: alla tesatura del secondo cavo, il primo, già tesato, subirà una
perdita pari a:
'Vc Vc
'Vp,1 E p 'Hp,1 E p 'Hc 'Hc
Ec N Ec
dove:
'Hc qO¶DFFRUFLDPHQWRGHOFOV(fibra baricentrica) dovuto alla tesatura di un solo cavo;
'Vc è tensione di compressione nel cls dovuta alla tesatura di un solo cavo;
Vc è tensione di compressione nel cls finale dovuta alla tesatura degli N cavi.
Complessivamente, si osserva che il primo cavo subisce (N-1) perdite, il secondo (N-« LO
penultimo (N-(N-1)) perdite e ovviamente O¶XOWLPRFDYR121VXELVFHSHUGLWH.
'Vp,media
N 1 n Vc
La perdita di tensione media negli (N-1) cavi risulta pari a: 2 N
*HQHUDOPHQWH O¶LQFLGHQ]D GL TXHVWD SHUGLWD q PRGHVWD DOO¶LQFLUFD LO GHOOD WHQVLRQH LQL]LDOH
GHOO¶DFFLDLR
Armatura pre-tesa
Nei sistemi ad armatura pre-tesa il fenomeno è diverso: infatti non è corretto pensare che
O¶DFFRUFLDPHQWRGHOFOVSURGXFDXQDSHUGLWDGLFRD]LRQH.
In altri termini, la GLPLQX]LRQH GL WHQVLRQH QHOO¶DFFLDLR q OD PDQLIHVWD]LRQH GHO WUDVIHULPHQWR
GHOO¶HQHUJLDGLGHIRUPD]LRQHHODVWLFDGDOO¶DFFLDLRLPPDJD]]LQDWRLQfase di tesatura al banco) al
calcestruzzo che si accorcia. Questa diminuzione di tensione è essenziale per avere la
SUHFRPSUHVVLRQHGHOO¶HOHPHQWR
Il valore medio del ritiro da essiccamento a tempo infinito (D.M.14/01/2008) è dato da:
Hcdf k h Hc0
Hc0 può essere valutato mediante le seguenti tabelle in funzione della resistenza caratteristica a
FRPSUHVVLRQHGHOO¶XPLGLWjUHODWLYDHGHOSDUDPHWURK0:
h0 [mm] kh
100 1.00
200 0.85
300 0.75
0.70
per valori intermedi dei parametri indicatLqFRQVHQWLWDO¶LQWHUSROD]LRQHOLQHDUH
Lo sviluppo nel tempo della deformazione Hcd (t) può essere valutato come:
Eds t, t s
t ts
t t s 0.04 h 30
ts o f Eds t, t s o 1
dove:
t qO¶HWjGHOFDOFHVWUX]]RQHOPRPHQWRFRQVLGHUDWRLQJLRUQL;
ts q O¶HWj GHO FDOFHVWUX]]R D SDUWLUH GDOOD TXDOH VL FRQVLGHUD O¶HIIHWWR GHO ULWLUR GD
essiccamento, normalmente il termine della maturazione, espresso in giorni;
kh è un coefficiente che dipende dalla dimensione fittizia h0;
h0 è la dimensione fittizia (in mm) pari al rapporto 2Ac / u , con:
Ac qO¶DUea della sezione in calcestruzzo;
u qLOSHULPHWURGHOODVH]LRQHLQFDOFHVWUX]]RHVSRVWRDOO¶DULD
Lo sviluppo nel tempo della deformazione Hca (t) può essere valutato come:
Hca Eas t Hca,f
Secondo la normativa precedente D.M. 1996, la deformazione finale da ritiro Hcs(tx,t0) si valuta
con le seguenti tabelle:
dove:
t0 qO¶HWjGHOFDOFHVWUX]]RDSDUWLUHGDOODTXDOHVLFRQVLGHUDO¶HIIHWWRGHOULWLURHVSUHVVRLQ
giorni;
D è la dimensione fittizia (in mm) pari al rapporto 2Ac / u , con:
Ac qO¶DUHDGHOODVH]LRQHLQFDOFHVWUX]]R;
u qLOSHULPHWURGHOODVH]LRQHLQFDOFHVWUX]]RHVSRVWRDOO¶DULD
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.72 -
In conclusione, la FDGXWD GL WHQVLRQH QHOO¶DUPDWXUD GL SUHFRPSUHVVLRQH GRYXWD DO ULWLUR è,
QHOO¶LSRWHVL che tale deformazione sia uniformemente distribuita, valutabile semplicemente in:
'Vrit E p Hrit
Esempio:
si considera una struttura precompressa prima dei 14gg:
Hr 0.0003 Hc Hp
'Vp E p Hp 210000 u 0.0003 63 MPa SHUGLWDGLWHQVLRQHQHOO¶DFFLDLR
Per livelli tensionali nel calcestruzzo inferiori a 0.45 fck è lecito considerare le deformazioni
viscose lineari con le tensioni, parlando di viscoelasticità lineare. In tal caso vale il principio di
sovrapposizione degli effetti, che SHUPHWWHWUDO¶DOWURGLVRPPDUHOHGHIRUPD]LRQLYLVFRVHGRYXWH
a due o più carichi differenti applicati in tempi differenti:
Vc,1 V
Hc (t) >1 )(t, t1 )@ c,2 >1 )(t, t 2 ) @ t 2 t t1
Ec Ec
Annullando le tensioni applicate Vc=0 (allo scarico), si osserva il recupero istantaneo della
deformazione elastica, un lento recupero di una aliquota della deformazione viscosa in tempi
lunghi, ma permane un residuo di deformazione plastica: a tempo infinito permane una
deformazione non più recuperabile.
Anche in questo caso si possono distinguere due meccanismi che determinano la viscosità del
calcestruzzo (Neville nel 1981 ha introdotto una nomenclatura usata ancora oggi):
1. si definisce basic creep la deformazione dipendente dal tempo che si determina quando il
calcestruzzo viene sollecitato LQ DVVHQ]D GL VFDPELR GL XPLGLWj FRQ O¶DPELHQWH (provini
sigillati);
2. si definisce drying creep la deformazione aggiuntiva rispetto al basic creep che si osserva
quando lo stesso calcestruzzo viene VROOHFLWDWR LQ DPELHQWH FKH FRQVHQWH O¶essicamento. A
differenza del basic creep, il drying creep dipende dalle dimensioni e dalla forma
GHOO¶HOHPHQWR VWUXWWXUDOH SHU O¶LQIOXHQ]D FKH HVVH KDQQR VXOOR VYLOXSSR GHO SURFHVVR
G¶HVVLFFDPHQWR
Secondo il D.M. 14/01/2008, la viscosità del calcestruzzo può essere valutata attraverso le
seguenti tabelle, a patto che se lo stato tensionale del calcestruzzo, al tempo t0 = j di messa in
carico, non è superiore a 0,45×fckj, (h0=2Ac/u dimensione fittizia già definita in precedenza)
Secondo il D.M. 1996, la viscosità del calcestruzzo può essere valutata attraverso le seguenti
tabelle, a patto che lo stato tensionale del calcestruzzo, al tempo t0 = j di messa in carico, non sia
superiore a 0,30×fckj, (D= 2Ac/u dimensione fittizia già definita in precedenza)
pHUYDORULLQWHUPHGLGHLSDUDPHWULLQGLFDWLqFRQVHQWLWDO¶LQWHUSROD]LRQHOLQHDUH
Ai fini della precompressione, il D.M. 1996 fissa la deformazione viscosa pari a:
í 2 volte deformazione elastica (Hvisc = 2 Hel) se il carico è applicato dopo i 14gg dal getto;
í 2.3 volte deformazione elastica (Hvisc = 2.3 Hel) se il carico è applicato prima dei 14gg dal
getto.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.78 -
Esempio:
si considera una stato tensionale nel calcestruzzo dovuta alla precompressione pari a Vc=10 MPa
Vc 10 )(f, t 0 )
H visc )(f, t 0 ) )(f, t 0 )
Ec,28 30000 300
,IDWWRULFKHLQIOXHQ]DQRLOULODVVDPHQWRGHOO¶DFFLDLRDUPRQLFRVRQRLVHJXHQWL
- rapporto fra tensione di trazione iniziale e tensione di snervamento Vp / fpk;
- temperatura ambientale elevate.
dove:
Vpi qODWHQVLRQHLQL]LDOHQHOO¶L-esimo cavo;
U1000 è la perdita per rilassamento (in %) a 1000 ore dopo la messa in tensione, a 20°C e a
partire da una tensione iniziale pari a 0.70 fp del campione provato;
P = Vpi/fpk
fpk è lDWHQVLRQHFDUDWWHULVWLFDGHOO¶DFFLDLRGDSUHFRPSUHVVLRQH
t è il tempo misurato in ore (h) dalla messa in tensione.
Le prime due espressioni si applicano, rispettivamente, ai fili, trecce e trefoli a normale
rilassamento ed a basso rilassamento. La terza espressione si applica alle barre laminate a caldo.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.81 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso
Secondo il D.M. 1996, la caduta di tensione 'Vpr GRYXWD DO ULODVVDPHQWR GHOO¶DFFLDLR a tempo
infinito (t DG XQD WHPSHUDWXUD GL & H SHU XQD WHQVLRQH LQL]LDOH GL Iptk, può essere
valutata attraverso la seguente tabella:
Esempio:
si considera una tensione di trazione in una treccia da precompressione pari a Vp=1000 MPa
/DFDGXWDWRWDOHGLWHQVLRQHSHULIHQRPHQLGLIIHULWLQHOWHPSRQHOFDOFHVWUX]]RHQHOO¶DFFLDLRQRQ
è la somma delle cadute nel calcestruzzo (ritiro e viscosità) e di quelle dovute al rilassamento
QHOO¶DFFLDLR: a causa del ritiro e della viscosità, le travi in c.a.p. si accorciano gradualmente verso
un valore limite e con esse si accorciano le armature, diminuendo le perdite per rilassamento (i
valori da normativa sono ricavati da prove di laboratorio a deformazione costante).
Secondo il D.M. 1996 SHU WHQHU FRQWR GHOO¶LQIOXHQ]D UHFLSURFD IUD OH WUH FDGXWH GL WHQVLRQH VL
definisce una caduta per rilassamento ridotta 'V*SU così valutata (§4.3.4.3.):
Esempio:
'Vrit = 63 MPa
'Vvisc = 161 MPa
'Vril = 200 MPa
Le cadute di tensioni lente si aggirano attorno al 30 % del tiro iniziale; a queste vanno aggiunte le
perdite istantanee, per un totale in generale di circa 40% Vspi.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.84 -
/¶(XURFRGLFH , riporta la seguente espressione per tenere conto delle cadute di tensione lente
(ritiro, viscosità e rilassamento):
4.7. Verificheinesercizio
Dagli esempi esposti risulta evidente il vantaggio di precomprimere l’elemento in c.a., ottenendo
sezioni interamente reagenti. Per ottenere ciò è necessario che la risultante delle pressioni lungo
la trave (in ogni sezione) sia interna al nocciolo d’inerzia, cioè con asse neutro esterno alla
sezione. In altre parole, la linea delle pressioni di tutti i carichi presenti (precompressione e
carichi esterni) deve risultare in ogni sezione all’interno del nocciolo.
Complessivamente i carichi applicati attuano una traslazione della risultante delle compressioni
(generalmente P) di una quantità G pari al Mtot = P / G nel verso opposto alla precompressione.
Si definisce ellisse centrale d’inerzia di un’area, l’ellisse con centro nel baricentro dell’area
stessa, i cui assi minore e maggiore sono rispettivamente i raggi giratori d’inerzia massimo e
minimo della sezione. Fornisce una indicazione rapida sul comportamento flessionale della
sezione:nel problema della pressoflessione esiste una relazione di natura geometrica tra asse
neutro e centro di pressione, infatti l’asse neutro è l’antipolare del centro di pressione rispetto
all’ellisse centrale d’inerzia.
x2 y2
2 1
UU
2
y x
Il luogo dei centri di pressione antipoli delle rette tangenti alla sezione è la frontiera del nocciolo
centrale d’inerzia, insieme dei centri di pressione per i quali la sezione risulta interamente
compressa.
Detta An l’area del nocciolo centrale d’inerzia, la condizione per cui la sezione risulti tutta
compressa si esprime come segue:
x 0 x y0 y
t 1 0 x, y A n
UU2
y
2
x
Nel caso di pressoflessione retta si è in genere interessati ai punti del nocciolo per i quali l’asse
neutro è ortogonale all’asse di sollecitazione ed è tangente alla sezione rispettivamente al lembo
inferiore e superiore. Tali punti sono detti punti di nocciolo inferiore e superiore.
Nel caso della figura accanto, per individuare la loro
posizione basta far riferimento all’equazione della retta
antipolare con la condizione che essa passi per i punti
(x=0 e y=yi) per individuare Cs e (x=0 e y=ys) per
individuare Ci :
y Ci ys U2x Wxs
1o0 y Ci
Ux 2
ys A
y Cs yi Ux2 Wxi
1o0 y Cs
U2x yi Ac
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.91 -
Ai fini della verifica in esercizio della trave in precompresso, vanno considerati i seguenti carichi
e fasi costruttive:
- Peso proprio della trave (pp)
- Carichi equivalenti alla precompressione (Pk) allo stato iniziale t0
ed a tempo infinito t
- Carichi permanenti portati (Gk)
- Carichi variabili (Qk)
- Eventuali coazioni aggiuntive (carico termico, ritiro, cedimenti vincolari)
A causa della natura dei carichi da precompressione (coazione imposta) è necessario eseguire le
verifiche nelle diverse fasi realizzative della struttura.
Nei casi più semplici è necessario verificare quanto meno due situazioni:
Le verifiche vanno eseguite sezione per sezione, ciascuna con la propria sollecitazione ed
aliquota delle perdite di precompressione.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.94 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso
T E0 P0
T trazione nel cavo
E!
0 1 coeff. per le perdite istantanee
P0 precomp. a tempo iniziale t t0
dove:
P0 è la precompressione a tempo t=t0 (scontata delle predite istantanee)
A = Aid nel caso di cavi pre-tesi, A = Ac nel caso di cavi post-tesi (non iniettati)
J = Jid nel caso di cavi pre-tesi, J = Jc nel caso di cavi post-tesi (non iniettati)
Ac e Jc possono tener conto della presenza di armatura lenta ordinaria con n=15
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.97 -
3) Effetto della precompressione e del peso proprio, scontando tutte le perdite differite:
P Pf yp
Vc ffd yinf
M pp
yinf
P
Pf
y p G pp
yinf 0.60f ck
A J J A J
Pf Pf y p M pp
V t dV ysup ysup t,Rd (dipende dalla Nomartiva)
A J J
dove:
P è la precompressione a tempo t=t (scontata delle predite differite) = P0 /E
P0 è la precompressione a tempo t=t0 (scontata delle predite istantanee) = T / E0
T è la trazione applicata al cavo
E0 >1 coefficiente per le perdite istantanee
E >1 coefficiente per le perdite differite
T E 0PEE
0 0 ffP
A = Aid nel caso di cavi pre-tesi e post tesi iniettati (con n=6)
A = Ac nel caso di cavi post-tesi non iniettati
J = Jid nel caso di cavi pre- tesi e post tesi iniettati (con n=6)
J = Jc nel caso di cavi post-tesi non iniettati
Ac e Jc possono tener conto della presenza di armatura lenta ordinaria con n=15
5) Effetto della precompressione, del peso proprio dei carichi permanenti e variabili:
Pf Pf yp M pp MG MQ
Vc yinf yinf yinf yinf
A J J J J
P
df Pf
yp GGG
pp G Q
yinf 0.60f ck
A J
Pf Pf y p M pp MG MQ
V t dV ysup ysup ysup ysup t,Rd (dipende dalla Nomartiva)
A J J J J
dove:
MG MQ
GG G
P , P sono chiamati “sfilamento”del carico permanente Gk , variabile Qk
Q
f f
Nel caso di travi in c.a.p. è possibile dover verificare tre distinti stati limite di fessurazione:
a) stato limite di decompressione nel quale, per la combinazione di azioni prescelta, la tensione
normale è ovunque di compressione ed al più uguale a 0, cioè la sezione sotto l’azione dei
carichi previsti per tale stato limite deve restare interamente compressa. Tale stato limite di
applica evidentemente al caso di precompressione totale e deve essere verificato per ogni
tipologia di ambiente nel quale si trova la struttura (ordinario, moderatamente, molto
aggressivo). Nel calcolo la sezione viene considerata interamente reagente.
b) stato limite di formazione delle lesioni. nel quale, per la combinazione di azioni prescelta, la
tensione normale di trazione nella fibra più sollecitata è:
f ctm
Vt
1.2
Si deve verificare che non si formino lesioni di trazione. Tale verifica è prevista in
particolare in ambiente molto aggressivo e per combinazione di azioni rara.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.101 -
c) stato limite di apertura delle lesioni. nel quale, per la combinazione di azioni prescelta, il
valore limite di apertura della fessura calcolato al livello considerato è pari ad uno dei
seguenti valori nominali:
w1 = 0,2 mm w2 = 0,3 mm w3 = 0,4 mm
La verifica è evidentemente prevista esclusivamente nel caso si adotti la precompressione
parziale.
A tale scopo si consideri una trave semplicemente appoggiata a precompressione totale nella
quale per semplicità sia presente un solo cavo post teso con configurazione curvilinea:
0. Nella condizione virtuale di sola precompressione (assenza di peso proprio), si può definire
la posizione del centro di pressione affinché vengano rispettate le verifiche tensionali:
P P0 y p
Vc d 0 yinf 0.70f ckj
A J
P P0 y p
Vt 0 ysup 0
A J
da cui si ricava yp massima (dalla seconda si ricava il punto estremo del nocciolo, che
spesso è quello vincolante)
1. Nella condizione a vuoto iniziale (reale con contemporaneità del peso proprio e
precompressione), si può definire il punto di applicazione della precompressione affinché
vengano ancora rispettate le verifiche tensionali; ai fini pratici tale punto può essere
M pp
“traslato” verso il basso, di una quantità G
P , tale che yp-Gpp sia al più coincidente con
pp
0
l’estremo inf. del nocciolo o yp+Gpp sia al più coincidente con l’estremo sup.:
che yp+GG+Q sia al più coincidente con l’estremo sup. del nocciolo:
Ripetuto questo ragionamento lungo tutta la trave e nell’ipotesi di trazione uniforme del cavo , si
definiscono due curve di inviluppo che delimitano la zona “ammissibile” per il Cavo Risultante.
Tale spazio viene chiamato Fuso di Guyon.
Si osserva che:
í se il cavo risultante si trova all’interno di questo fuso, la linea delle pressioni di tutti i
carichi agenti sarà sempre all’interno del nocciolo e pertanto tutte le sezioni della trave
saranno interamente reagenti;
x dalla forma del diagramma dei momenti flettenti dovuti ai carichi agenti;
La forma delle curve inviluppo sono di tipo parabolico in analogia del diagramma del
momento flettente dei carichi applicati.
Si ha ancora una progettazione ottimale, ma in questo caso la curva limite superiore presenta
una cuspide in virtù della presenza di un carico concentrato in mezzeria.
In questo caso la progettazione è stata esuberante e si ottiene un fuso con le curve non
coincidenti in un punto: significa che a tempo infinito la precompressione P è stata
sovradimensionata (si comprime più di quanto non sia necessario)
5. Situazione impossibile
In questo caso le curve limite si intersecano in due punti e quindi risulta impossibile
collocare il cavo all’interno della trave; significa che la precompressione a tempo infinito
Pè stata mal dimensionata, le perdite sono troppo grandi: è opportuno aumentare il valore
della precompressione POLPLWDQGROHSHUGLWH , oppure aumentare l’entità del momento
dovuto ai pesi proprio o aumentando l’altezza “h” della trave.
La normativa vigente prevede anche per le travi in c.a.p. una specifica verifica allo S.L.U.
Nel caso delle strutture in c.a.p. le verifiche in esercizio non garantiscono una sufficiente
sicurezza nei confronti del collasso (come lo era per il c.a. normale con il Metodo delle Tensioni
Ammissibili), infatti:
í in presenza di stati di coazione anche se i materiali rimangono in campo elastico le
tensioni non sono proporzionali ai carichi applicati (legame lineare ma non
proporzionale) (§4.1, pag.4.4 - §4.8.1.3, pag.4.121);
í nel c.a.p. superato il momento di 1a fessurazione il legame fra carichi e tensioni non è più
lineare: la sezione si parzializza e le tensioni crescono più che proporzionalmente ai
carichi.
í dalla fessurazione in poi il c.a.p. si comporta sostanzialmente come il c.a. normale: lo
stato di precompressione sparisce quasi totalmente e non influenza lo stato di
sollecitazione; si considera l’armatura di precompressione come armatura resistente, al
pari dell’armatura ordinaria, ma con resistenza maggiore.
Tratto 1-2: aggiunta del peso proprio: nella fase iniziale il pp non modifica la tensione nei cavi;
Tratto 2-3: iniezione dei cavi e perdite lente: in questa fase si scontano tutte le perdite differite;
Tratto 3-4: applicazione dei carichi esterni: andamento lineare delle tensioni Vp;
Tratto 2-4 tratteggiato: evoluzione reale dei fenomeni lenti durante l’applicazione dei carichi;
Tratto 4-5: fessurazione: al raggiungimento del carico da fessurazione si nota una brusca
variazione della tensione nel cavo poiché la risultante delle trazioni viene ripresa
interamente dal cavo (prima esclusivamente dal cls);
Tratto 5-6: formazione della fessura: man mano che la lesione si apre, l’asse neutro si alza,
aumentando il braccio della coppia interna a carico costante con conseguente
diminuzione della risultante delle trazioni riprese dall’acciaio;
Tratto 5-6: carichi a collasso: si aumenta ancora il valore del carico sino al collasso.
Il tratto tratteggiato a partire dal punto 3 rappresenta la situazione con cavi non iniettati e quindi
liberi di scorrere (non aderenti al calcestruzzo): in questo caso la tensione nei cavi è meno sensibile
ai carichi esterni in quanto le deformazioni del cavo si distribuiscono lungo tutta la trave.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.113 -
La determinazione del Momento Resistente Ultimo di una sezione in c.a.p. si esegue in modo del
tutto analogo a quanto visto per le sezioni in c.a. normale; l’unica differenza consiste nel
considerare anche l’acciaio da precompressione tenendo conto della sua deformazione iniziale
impressa Hpscontata delle perdite.
Secondo il D.M. 14/01/2008 per il calcestruzzo si considera un diagramma V-H di tipo parabola-
rettangolo identificato dai seguenti valori di tensione e deformazione:
fck
f cd DDcc cc 0.85
Jc
J c 1.5 (1.4 per produzioni continuative in regime di qualità)
4
ªº 90 f ck
Hcu 0.26% 3.5% «»
¬¼ 100
Per sezioni o parti di sezioni soggette a distribuzioni di tensione di compressione
approssimativamente uniformi, si assume per la deformazione ultima a rottura il valore Hc2
anziché Hcu.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.115 -
Secondo il D.M. 14/01/2008 per l’acciaio da cemento armato normale (armatura lenta) di tipo
B450si considera un diagramma V-H di elastico-perfettamente plastico indefinito, identificato dai
seguenti valori di tensione e deformazione:
fsyk
fsd 391.3 Mpa fsyk 450 MPa
Js
J s 1.15
fsd
Hsyd Es 200000 MPa
Es
HsudHH 0.9 suk suk A
gt k
f pyk
f pd J s 1.15
Js
f pyk ^f pyk , f p 0.1k ,f p1k ` a seconda del prodotto
f pd
Hpyd E p dipende dal fornitore
Ep
H yudHH 0.9 yuk yuk A
gt k 3.5%
H yud 1.0% (autolimitato)
La verifica agli SLU consiste nel confrontare il Momento Resistente MRdu (NEdu) calcolato in
funzione dell’azione assiale NEdu con il momento sollecitante MEdu, cioè:
M Rdu N Edu t M Edu
f pd
HpydH pf
Ep
Pf
H pf
Ap Ep
OSS:
í Se il quantitativo di acciaio da precompresso è tale da portare ad una rottura in campo 2 o 3,
quindi con Vp=fpd, si osserva che allo SLU la pretensione è ininfluente, cioè non altera il
valore finale del MRd
Wel
Mes VV Ves
M es V MVV W es p
es p el
My f V
yd p
f yd
My fV
yd Wel f yd p W el
Il comportamento flessionale e tagliante delle travi in c.a.p. è molto simile a quelle in c.a. per la
presenza di fessure oblique nelle anime e per le conseguenti modalità di collasso: lo
schiacciamento dei puntoni inclinati compresi fra due lesioni e lo snervamento a trazione delle
staffe, a cucitura delle lesioni inclinate.
V Sr
W
J br
Inoltre, mentre le caso del c.a. la fibra baricentrica presenta generalmente un valore nullo
delle V, nel caso del c.a.p. tale fibra risulta sollecitata da una compressione Vm non nulla.
Questo fatto si ripercuote sullo stato tensionale dell’elemento infinitesimo.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.124 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso
§·VV
x y
C ¨¸ ;0
©¹ 2
2
§·VV
x y 2
R W¨¸ xy
©¹ 2
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.125 -
Vx = Vy =0 W
C = (0 ; 0)
R = W
_VI |= |VII |= W
D = 45°
Vx Vy =0 W
§·V
C ¨¸ x ;0
©¹ 2
V2 2
R W x xy
4
Dq 45
VI di trazione
VII di compressione
§·VV
C ¨¸ x y
;0
©¹ 2
2
§·VV
x y 2
R W¨¸ xy
©¹ 2
Dq 45
VI di compressione
VII di compressione
Traliccio ad
inclinazione variabile
Vpp VG
Vrid D VQ P sin
Analizziamo il seguente caso limite:
Se il tracciato del cavo e la forza di precompressione sono tali che 2PsinD = Q, il taglio è nullo.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.130 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso
Ciò può essere spiegato facendo riferimento ancora ai cerchi di Mohr: la variazione dei
carichi esterni comporta una variazione del taglio non proporzionale ad una variazione delle
V applicate, quindi le tensioni principali non variano proporzionalmente e cambia anche
l’inclinazione D del sistema principale.
§3.2.5. Quando la tensione principale di trazione supera i 2/3 dei limiti sopraindicati le
tensioni principali di compressione non devono superare 0,24 Rck.
Per valori della tensione principale di trazione minori od uguali a 0,02 Rck non èrichiesto il
calcolo delle armature resistenti a taglio. Nella valutazione delle tensioni tangenziali
occorrerà considerare la sezione trasversale depurata dei fori di passaggio dei cavi.”
b) eventualecalcolodellearmature(punto§3. 2.9.):
“Fermerestandoleprescrizionidicuialpunt o3.2.6.
,learmaturealtagli odovrannoessere
proporzionate i n ciascuna fase dicostruzi one e diesercizio alcorrispondente valore del
taglio,tenendocont odellacomponentediprecompressionenelpi anodellasezione.
Losf orzodiprecompressionesaràassunt ointerooridottoa2/ 3,inmododaindividuarel a
condizionepi ùgravosa.
Nella verifica a taglio delletravila cuiarmatura sia ancorat a peraderenza non sidovrà
tener cont o della precompressione neltratt o termi
nale compreso fra l a testata ed una
sezione posta a distanza dell at estata stessa paria settanta volte ilmaggior diametro
70I(effettivoodequivalente)siaperifiliadaderenzami glioratasiapertrecceotrefoli.
Inquestotratto,neiriguardidellesollecitazionitangenzialiedelcalcolodellestaffeedelle
eventuali armature longi i aggiunte, valgono i criteri adott
tudinal ati per le opere in
conglomeratocementizioarmat onormale“ (tralicciodiM örschadinclinazionevariabileE).
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.132 -
Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso
VRcd D
0.9 d b w c f cd'
ctgDTctg
1 Tctg2
dove:
d è l’altezza utile della sezione [mm];
bw è larghezza minima della sezione [mm];
Asw è l’area dell’armatura trasversale [mm2];
s è l’interasse tra due armature trasversali consecutive [mm];
fsd è la resistenza di calcolo dell’armatura trasversale [MPa];
D è l’angolo di inclinazione delle armature trasversali rispetto all’asse della trave;
T è l’angolo di inclinazione dei puntoni compressi;
f’cd è la resistenza a compressione ridotta del calcestruzzo dell’anima [MPa]pari a:
f cd' 0.5 f cd
Vcp è la tensione media di compressione nella sezione [MPa]
Dc è un coefficiente maggiorativo pari a:
§4.1.8.2.2 Staffe
Nelle travi dovranno disporsi staffe aventi sezione complessiva non inferiore a
Asw t 1.5b [mm 2 /m] con b in [mm]
essendo b lo spessore minimo dell’anima in millimetri, con un minimo di tre staffe al metro e
comunque passo non superiore a 0,8 volte l’altezza utile della sezione. In prossimità di carichi
concentrati o delle zone d’appoggio valgono le prescrizioni di cui al § 4.1.2.1.3.
Nel caso di armature pre-tese, nella testata i trefoli devono essere ricoperti con adeguato
materiale protettivo, o con getto in opera.
Nel caso di armature post-tese, gli apparecchi d’ancoraggio della testata devono essere protetti in
modo analogo. All’atto della messa in tiro si debbono misurare contemporaneamente lo sforzo
applicato e l’allungamento conseguito.
La distanza minima netta tra le guaine deve essere commisurata sia alla massima dimensione
dell’aggregato impiegato sia al diametro delle guaine stesse in relazione rispettivamente ad un
omogeneo getto del calcestruzzo fresco ed al necessario sviluppo delle tensioni di aderenza con il
calcestruzzo.
I risultati conseguiti nelle operazioni di tiro, le letture ai manometri e gli allungamenti misurati,
vanno registrati in apposite tabelle e confrontate con le tensioni iniziali delle armature e gli
allungamenti teorici previsti in progetto.
La protezione dei cavi scorrevoli va eseguita mediante l’iniezione di adeguati materiali atti a
prevenire la corrosione ed a fornire la richiesta aderenza. Per la buona esecuzione delle iniezioni
è necessario che le stesse vengano eseguite secondo apposite procedure di controllo della qualità.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 4.137-
Parte dei testi e delle figure riportati nel presente capitolo sono tratti dal seguente testo:
í “Tecnica delle Costruzioni – vol 2” – E.F. Radogna – Zanichelli
Altri riferimenti :
í “Cemento Armato Precompresso” – T. Antonini – Masson Editore
í D.M. LL.PP. 09/01/1996 “Norme tecniche per il calcolo, l'esecuzione ed il collaudo delle
strutture in cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche.
í D.M. LL.PP. 14/02/1992 “Norme tecniche per l'esecuzione delle opere in cemento armato
normale e precompresso e per le strutture metalliche.”
í EC2 – UNI EN 1992-1-1:2005 “Progettazione delle strutture di calcestruzzo - Parte 1-1:
Regole generali e regole per gli edifici”
• acciai (il tenore di carbonio C è inferiore all’1.7%): acciai extra-dolci (ferro) C < 0.15%
acciai dolci 0.15% < C < 0.25%, acciai semiduri 0.25% < C < 0.50%, acciai duri 0.50% < C
< 0.75%, acciai durissimi C > 0.75%.
Coalbrookdal bridge sul Severn 1779 (33m) Telford's Mythe Bridge bridge 1823-26 (52m)
Il ponte sul Severn è il primo esempio rilevante di ponte ad arco in ghisa: è costituito da 5
archi affiancati su una luce di circa 30 m, ognuno composto da due conci di sviluppo pari a
21 m uniti in chiave senza specifici dispositivi di collegamento. I due semiarchi fusi in un
solo pezzo pesavano 378 t ciascuno.
St George's Church, Everton, UK (1812-14) The Bibliotheque Sainte Geneviève (1843-50) The Bibliotheque Nationale (1858-68)
Il primo utilizzo di leghe ferrose (ghisa) come elementi strutturali per edifici avvenne
all’inizio dell’800: colonne e archi.
Alla fine del ‘700 vennero utilizzati, nella costruzione di edifici, i primi elementi
strutturali in ghisa in sostituzione di elementi lignei: inizialmente furono introdotte le
colonne in ghisa a sostegno di coperture lignee, successivamente (tra il 1810 e il 1840)
iniziò l’impiego di travi in ghisa di luce considerevole (superiore ai 12 m) a sostegno dei solai
di piano e di copertura.
Particolare di una trave in ghisa (12.5 m di luce) del solaio della King’s Library del British Museum (1820)
Nel Regno Unito uno dei ponti più significativi è costituito dal ponte sul Firth of Forth,
progettato da Fowler e Baker (1881), del tipo cantilever, caratterizzato dall’uso di sezioni
tubolari, avente luce libera di 521 m.
Principale simbolo
dell’esposizione del 1889
è la Tour Eiffel con
altezza pari a 300 m
Empire State Building (1930) progettato da Lamb & Harmon è alto 102 piani
B’
campo elastico (tratto A-B): le tensioni sono proporzionali alle deformazioni con
costante di proporzionalità pari al modulo elastico del materiale (E); in caso di
scarico si verifica il recupero totale delle deformazioni.
( Fe360 )
( Fe430 )
( Fe510 )
f y / f y ,θ 1.00
0.80 1
Nella figura a destra è riportato
l’andamento del rapporto fy/fy,θ al variare 0.60
della temperatura
θa 0.40
f y ,θ = f y 1 + 0°C ≤ θ a ≤ 600°C
767 ln(θ a / 1750)
0.20 2
108(1 − 0,001θ a )
f y ,θ = f y 600°C < θ a ≤ 1000 °C 0.00
(θ a − 440) 0 200 400 600 800 1000
θ a [°C ]
1 ,5
(
Eϑ = E 1 + 1.59 ⋅ 10 −5 θ a − 34.5 ⋅ 10 −7 θ a + 11.8 ⋅ 10 −9 θ a − 17.2 ⋅ 10 −2 θ a4 )
1 ,0
θ a [°C ]
0 200 400 600 800 Costanti elastiche
E
Modulo di elasticità tangenziale G=
2 (1 + ν )
2a fase: ossidazione della ghisa d’altoforno allo stato liquido con l’eventuale aggiunta
di rottami. Questa operazione detta di affinazione della ghisa (mediante ossidazione)
produce una sensibile riduzione del contenuto di carbonio, silicio, manganese e zolfo. A
tale scopo si utilizzano i forni Martin-Siemens, il forno ad arco elettrico, il
convertitore Bessemer ed il convertitore ad ossigeno.
1° fase
2° fase
3a fase: si realizza la
disossidazione finale che è
necessaria per abbassare il
contenuto di ossigeno che altrimenti
renderebbe l’acciaio effervescente e
fragile. L’acciaio liquido viene quindi
colato e trasformato in lingotti.
3° fase
Laminazione primaria.
formazione per flessione e taglio: consiste nel piegare sottili lamiere fino ad
ottenere elementi con sezioni trasversali della forma voluta (profili sagomati a
freddo). Attraverso la presso-piegatura vengono realizzate anche le lamiere grecate
frequentemente impiegate nella realizzazione di strutture portanti di solai e
tamponamenti.
Le strutture fondamentali
dell’acciaio sono la cementite,
l’austenite e la ferrite, il
cambiamento di struttura dipende
dal tenore di carbonio e dalla
temperatura.
L’industria siderurgica fornisce alla progettazione delle costruzioni metalliche una vastissima
gamma di prodotti. Tra i prodotti laminati si distinguono le lamiere, elementi di base che
possono essere eventualmente assemblati per saldatura e i profilati (elementi strutturali già
“prefabbricati”).
Andamento nel tempo delle autotensioni dovute ad un raffreddamento differenziale della sezione.
fine laminazione
fine laminazione
profilato a
temperatura
ambiente
Per tutti i tipi di prodotti, l’andamento e l’entità delle tensioni residue dipendono dalle
caratteristiche geometriche della sezione e in particolare dal rapporto
larghezza/spessore delle sue componenti ali/anima.
La tensione σ viene valutata dividendo il carico applicato per l’area nominale della
sezione trasversale (Anom) mentre la deformazione ε è stimata sulla base della
variazione della lunghezza iniziale tra i riferimenti ∆:
Per gli acciai da carpenteria la deformazione a rottura non deve essere inferiore ai
limiti da normativa in modo da garantire un’adeguata capacità di subire sensibili
deformazioni senza rotture fragili.
Snervamento
Stub-column test
Ep = G ⋅ (h − h0 )
Con tale prova si ottengono importanti informazioni relativamente alla resistenza alla
scalfitura, all’abrasione, all’usura per attrito e all’effetto di elevate pressioni
localizzate.
5.3.1. Metodo di verifica alle Tensioni Ammissibili, secondo CNR 10011-97, D.M.14/02/92
La sicurezza è garantita se, in ogni sezione di tutti gli elementi che costituiscono la struttura, lo
stato tensionale non supera un valore limite accettabile detto “tensione ammissibile”
σid < σamm
(nel caso di stato di sforzo monoassiale: σ < σamm).
(S 235)
(S 275)
(S 355)
Combinazione di carico
Le azioni agenti sulla struttura sono raggruppate in due condizioni di carico:
• condizione di carico I, cumula nel modo più sfavorevole le azioni permanenti ed accidentali
(compresi eventuali effetti dinamici) ad eccezione degli effetti del vento e degli stati coattivi
sfavorevoli (temperatura, cedimento dei vincoli, ecc.). Si devono includere, nella condizione di
carico I, gli effetti statici e dinamici del vento qualora le tensioni da questi provocate siano
maggiori di quelle ingenerate dagli altri carichi permanenti ed accidentali;
La tensione ammissibile a trazione e compressione σamm e la tensione tangenziale τamm si
riferiscono alla condizione di carico I.
• condizione di carico II, cumula nel modo più sfavorevole i carichi permanenti ed accidentali
(vento incluso).
Le corrispondenti tensioni ammissibili per la condizione di carico II sono da assumersi pari a:
σamm,II = 1.125σamm ,I τamm,II = 1.125 τamm,I.
Lo stato limite ultimo corrisponde al valore estremo della capacità portante (limite di collasso) o
ad altre forme di cedimento strutturale che possono mettere in pericolo la sicurezza delle
persone (quali ribaltamento e instabilità).
Lo stato limite di esercizio è uno stato al di là del quale non risultano più soddisfatti i requisiti
di esercizio prescritti; comprende quindi situazioni che comportano un rapido deterioramento
della struttura o la perdita della funzionalità (deformazioni eccessive, vibrazioni ecc.).
Secondo il metodo semiprobabilistico, la verifica allo stato limite ultimo può essere applicata
nelle seguenti versioni:
• stato limite elastico della sezione (analisi elastica - analogo alle T.A.) Rd ≥ Sd
• stato limite plastico della sezione (analisi elastica)
• stato limite di collasso plastico della struttura (analisi rigido plastica)
( Fe360 )
( Fe430 )
( Fe510 )
Con tale metodo di verifica è possibile operare nello spazio delle sollecitazioni verificando che
S(γF, Fk) ≤ R(fk, γM) o nello spazio delle tensioni, in questo caso il prodotto γF·γM è prossimo al
coefficiente di sicurezza del metodo delle tensioni ammissibili.
• si verifica che Sd ≤ Rd
N.B.: non sono possibili ridistribuzioni degli sforzi nella struttura ma solo nella sezione.
A B C
L L
qF ⋅ L2 fk
MB =
Stato limite - 8
MB ≤ Wel ⋅ fk γ M = Mel,Rd
elastico della + +
sezione A B C
fk
qF ⋅ L2
MB =
Stato limite 8
plastico della
- MB ≤ Wpl ⋅ fk γ M = Mpl,Rd
sezione + +
A B C
α qF = q u
A B C α≥1
Stato limite di L L
collasso plastico qF ≤ qu
della struttura Mpl,Rd
Formazione di
meccanismo Mpl,Rd Mpl,Rd
A B C
Questo calcolo è possibile quando le sezioni, i collegamenti o il tipo di struttura (a nodi fissi)
consentono una ridistribuzione delle sollecitazioni nella struttura senza che prima intervengano
fenomeni di instabilità. E’ quindi richiesta una prefissata duttilità nelle sezioni e nei
collegamenti.
• verifico α ≥ 1
E’ possibile effettuare anche un’analisi lineare semplificata con ridistribuzione dei momenti
massimi (15%).
È possibile, assumendo come S.L.U. quello di collasso della struttura, effettuare un’analisi non
lineare al passo mediante codici di calcolo opportuni che permettono di determinare il carico di
collasso tenendo conto anche degli effetti del 2° ordine.
In condizioni di esercizio lo stato tensionale è ben distante dai valori di rottura, perciò la legge
costitutiva σ−ε del materiale ed il metodo di analisi strutturale adottato sono sempre lineari.
In quanto ai carichi, si utilizzano per essi valori aventi una probabilità di essere superati
maggiore rispetto a quelli utilizzati per le verifiche allo stato limite ultimo (e quindi più bassi).
Rd ≥ Sd
m n
m n
Comb. QUASI PERMANENTE Fd = ∑ Gjk + Pk + ∑ ( ψ 2iQik )
j =1 i =1
• Osservazioni preliminari;
struttura labile
struttura isostatica
Un’asta soggetta ad azione assiale N costituisce un elemento strutturale con legame costitutivo
N(∆) non simmetrico. A trazione può considerarsi con buona approssimazione di tipo elasto-
plastico, mentre a compressione il legame è curvilineo e il suo limite massimo dipende dalla
snellezza e dalle imperfezioni geometriche e strutturali dell’asta.
Il carico da vento produce una depressione in copertura che può essere rappresentata da una
pressione normale diretta nel verso opposto all’azione gravitazionale e di entità che spesso
risulta superiore al carico permanente in copertura. Nelle strutture metalliche di copertura si
può creare una inversione nel segno delle azioni interne nelle membrature componenti. Aste di
elevata snellezza, dimensionare come tese, possono collassare se sollecitate da un’azione assiale
anche se di modesta entità.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.55 -
Gli arcarecci sono travi prevalentemente inflesse, talvolta nei due piani principali di inerzia
a causa della pendenza del tetto.
I profilati più adottati sono quelli della serie IPE ed UPN o ricavati a piegatura a freddo
della lamiera. Di pregevole effetto sono le travi alveolari aventi fori circolari o esagonali. Il
dimensionamento degli arcarecci può risultare condizionato dalle tensioni prodotte dalla
flessione deviata, in questo caso si possono disporre dei tiranti di sospensione a metà o ai
terzi della campata che vanno devianti in sommità per riportare alle travi la componente
del carico da essi assorbita.
Si può assumere, sempre a favore di sicurezza, una qualsiasi soluzione equilibrata per
l’arcareccio, purché si dimensionino le travi principali sottostanti per il valore del carico R
corrispondente alla distribuzione dei momenti impiegata per dimensionare l’arcareccio stesso.
Per semplificare le giunzioni fra i vari elementi dello stesso arcareccio (pt.i A e B) si è soliti
utilizzare un collegamento che interessi la sola anima del profilato.
Gli arcarecci trasmettono il carico verticale sulla travi principali: queste possono venir
realizzate a parete piena (di altezza contenuta), o reticolari (più leggere). Un notevole
vantaggio delle travi reticolari deriva dal poter sagomare il corrente superiore a doppia
pendenza (2-15%), legata alla necessità di impermeabilizzare la copertura.
(d)
(a)
(e)
(b)
(c)
Nel caso di trave principale reticolare, la briglia superiore risulta per lo più compressa se gli
arcarecci cadono sui nodi (a), pressoinflessa se essi sono disposti fuori nodo (b) o se l’elemento
coprente trasmette direttamente il carico alla trave reticolare (c).
La trave principale potrà poi trasmettere la sua reazione direttamente (d) o indirettamente (e)
alle colonne, nel secondo caso sarà presente una trave di bordo.
Le travi reticolari possono avere forme e tracciati diversi a seconda delle diverse esigenze
progettuali. Tra gli schemi statici risulta particolarmente vantaggiosa la capriata Pratt o
Mohnie avente le aste di parete compresse di minore lunghezza rispetto quelle tese.
Entro l’orditura
principale di parete può
(b) Fink o Polonceau (b’)
essere disposta una
orditura secondaria
atta a limitare le
(c) (c’)
Inglese o Howe lunghezze di libera
inflessione delle aste
compresse nel piano
(d) Warren (d’)
della capriata e a
sostenere eventuali
(e) Pratt o Mohnié (e’) carichi concentrati.
Nella valutazione della capacità portante degli elementi compressi delle travi reticolari
principali è necessario calcolare la lunghezza di libera inflessione sia nel piano verticale (piano
della trave reticolare) che nel piano orizzontale. Nel primo caso la lunghezza di libera
inflessione Lc,v può essere assunta pari alla distanza fra i nodi, mentre nel secondo caso
dipende dall’orditura tridimensionale della copertura.
Nel caso di coperture con tutte le travi principali reticolari che appoggiano direttamente su
colonne, è sufficiente, per ridurre sensibilmente la lunghezza di libera inflessione della briglia
compressa, predisporre un controvento di falda trasversale (a). Mentre nel caso di travi
principali che appoggiano anche su travi di bordo è necessario inserire un ulteriore controvento
di falda longitudinale (b).
Queste controventature,
indispensabili per
limitare i pericoli
(b) connessi all’instabilità
delle aste compresse
(a) dagli effetti dei carichi
verticali, sono necessarie
anche per resistere agli
effetti dei carichi
orizzontali (vento).
Nel caso di tamponatura verticale con pannelli metallici, questi ultimi devono essere sostenuti
da dei correnti (arcarecci di parete) disposti orizzontalmente sul perimetro tra le colonne (a).
(a)
(b)
Attualmente i solai di
edifici con struttura
portante in acciaio vengono
realizzati secondo diversi
sistemi:
(a) (b) (c) • solai misti a travetti in
c.a. e laterizio gettati in
opera o del tipo a travetti
o a pannelli prefabbricati;
• solai in c.a. e polistirolo o
laterizio aventi le
nervature e la cappa
(d) (e) (f)
gettate in opera su lastre
prefabbricate;
I tipi a,b,c,d sono derivati dalla tecnologia del c.a. e richiedono • solai in lamiera grecata
generalmente l’esecuzione di banchinaggi intermedi e di
collegamento tra le armature dei travetti e le travi di acciaio. • solai in lamiera grecata e
Per tale motivo si utilizzano più frequentemente, negli edifici in c.a. collaborante.
acciaio, solai con lamiera grecata.
I solai con lamiera di acciaio zincato, non richiedono, per luci modeste fino a 3 m, un sistema di
puntellazione durante il getto e quindi permettono di velocizzare il lavoro di costruzione. Il
calcestruzzo di riempimento viene reso collaborante con la lamiera per aderenza tramite delle
cavità stampate nella lamiera che impediscono lo scorrimento del calcestruzzo.
In funzione della resistenza e rigidezza del solaio e dell’interasse tra le travi principali in
acciaio si possono avere diverse organizzazioni dell’impalcato di piano:
• solaio che appoggia direttamente sulle travi principali (a);
• solaio che appoggia su travi secondarie (b).
Travi Travi
principali secondarie
(a)
(b)
Travi
Negli edifici con struttura in acciaio, quando gli impalcati devono essere caratterizzati da uno
spessore ridotto e la distanza fra le colonne è limitata, le travi sono generalmente costituite da
profilati laminati a caldo delle serie I o H con altezze fino a 600 mm. Quando la distanza tra le
colonne diventa impegnativa si possono utilizzare sezioni saldate o travi reticolari.
connettori
Colonne
Le colonne degli edifici in acciaio sono sensibili all’instabilità dell’equilibrio, pertanto se è
prevalente lo sforzo normale risulta opportuno che le sezioni posseggano raggi di inerzia
pressoché uguali nelle due direzioni.
controventi
orizzontali
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.80 -
Elementi strutturali in Acciaio
Nelle strutture non controventate (verticalmente) gli elementi che resistono alle azioni
verticali sono sollecitati anche dai carichi orizzontali. Le colonne devono essere connesse
rigidamente alle travi dando luogo ad una struttura con elevato grado di iperstaticità. Le
giunzioni fra i vari elementi risultano impegnative, il dimensionamento delle colonne è
condizionato l’interazione N-M e la deformabilità globale della struttura, legata alla rigidezza
delle colonne può risultare eccessiva.
In funzione dell’entità del carico orizzontale sollecitante, i telai non controventali possono
risultare a nodi spostabili quando gli spostamenti dei nodi diventano rilevanti nel definire
l’equilibrio della struttura e quindi l’entità delle azioni interne. Per telai a nodi spostabili è
necessario condurre un’analisi del II ordine (non linearità geometrica).
δ⋅ V
Telaio a nodi fissi se risulta: max ≤ 0.1
h ⋅ H i
dove:
δ rappresenta lo spostamento
d’interpiano;
h l’altezza di piano
H l’azione orizzontale totale di
piano agente alla base delle
colonne;
V è il carico verticale gravante a
livello del piano.
Nel caso di strutture controventate esiste una ripartizione dei compiti tra elementi
strutturali che riprendono i carichi verticali e sistemi strutturali a cui è affidato il compito di
resistere alle azioni orizzontali. Le travi orizzontali risultano inflesse nel piano verticale
(sotto l’azione dei carichi verticali), le colonne semplicemente compresse e le giunzioni a
cerniera fra travi e colonne devono assorbire solo le azioni taglianti.
La struttura risulta
Struttura pendolare
controventata
isostatica:
• le giunzioni risultano
semplici;
• la deformabilità è legata
alla rigidezza del
controvento;
• l’interazione fra azioni
assiali e flettenti nelle
membrature verticali è
sensibilmente ridotta.
Sistemi di controvento:
• a singola diagonale;
• a Croce di S. Andrea;
• a K;
• a portale non simmetrico;
• a portale;
• a V.
q ⋅ L (F1 ⋅ 2a + F2 ⋅ a )
R1 = +
2 L
q ⋅ L (F1 ⋅ 2a + F2 ⋅ a )
R2 = −
2 L
(a)
R3 = F1 + F2 + F3
In alternativa, nel caso di solai con soletta in cls, è possibile considerare reagente la soletta
stessa (trave alta in c.a. inflessa nel piano orizzontale) se questa risulta efficacemente
collegata alle strutture di controvento. In questo caso in fase di montaggio, prima
dell’indurimento del cls, la struttura può risultare labile pertanto sono necessari dei
controventi provvisori.
nucleo in c.a.
(1)
(2)
(3)
schemi 2 o 3
schema1
Lo schema 1 minimizza lo stato di sollecitazione nelle colonne e può quindi venir impiegato quando le
colonne sono disposte secondo l’asse debole.
Gli schemi 2 e 3 possono essere invece adottati quando si intende minimizzare le azioni sulle
giunzioni a scapito di momenti flettenti sulle colonne e possono essere applicati preferibilmente
quando le colonne sono orientate secondo l’asse di maggior rigidezza.
Anche nel caso di controventi a K o controventi eccentrici è possibile considerare le diagonali attive
anche a compressione impiegando aste di ridotta snellezza. In questo caso si riducono sensibilmente
le azioni flettenti sul traverso.
Nel caso di collegamenti bullonati spesso non risulta possibile eseguire i fori in corrispondenza
dell’asse baricentrico; solitamente i fori vengono eseguiti lungo l’asse di truschino per tener conto
dell’ingombro del dado e del raggio di raccordo dell’angolare.
Se gli assi baricentrici delle aste di ciascun nodo convergono in un punto, la piastra di
collegamento e le aste sono sollecitate da solo sforzo assiale N mentre il collegamento bullonato
è sollecitato oltre che da N anche da un momento parassita proporzionale alla distanza tra l’asse
di truschino e l’asse baricentrico dell’asta.
Nella prima fase viene condotta inizialmente un’analisi qualitativa dell’intero sistema strutturale:
va definita l’organizzazione in pianta (controventi di piano), il sistema pendolare (o intelaiato)
che riprende i carichi verticali e gli eventuali controventi verticale. Successivamente con schemi
isostatici (nel caso di strutture controventate con schema pendolare) si valutano le azioni
interne e le deformazioni più significative.
Devono essere considerate le combinazioni di carico agli SLU e SLE ovvero quelle associate alle
T.A.
Nella fase di verifica locale vengono individuati gli elementi ed i collegamenti maggiormente
sollecitati che vanno verificati in accordo con la normativa di riferimento sia nei confronti della
resistenza che della deformabilità.
esterno esterno
interno interno
interno
anima anima interno
anima
Instabilità locale
Fenomeni di instabilità locale interessano le parti
compresse della sezione trasversale dell’elemento. In
questa forma di instabilità la dimensione delle semi-
onde che caratterizzano la configurazione deformata
del profilo (o di una sua parte) è comparabile con le
dimensioni trasversali della sezione dell’elemento.
t
edge
(d)
0
1 2
Plate aspect ratio L / b
3 4
fy
b
tw tw tw d tw h
Axis of d d
Bending
b tf tf tf b
b tf
axis of
bending
d = h-3t (t = tf = t w)
_ 10 ε h b+h
Rolled c/t f _< 10ε _ 10ε
c/t f < c/t f < 3 ≤ 15 ε : ≤ 115
, ε
α α α t 2t
1
Welded c/t f _< 9ε _ 9e
c/t f < _ 9ε
α c/t f <
α α e. Tubular sections:
11ε
Rolled c/t f <_ 11ε c/t f _< 11ε
α
_
c/t f <
α α
2 t d
Welded _ 10ε
c/t f < _ 10ε
c/t f < _ 10ε
c/t f <
α α α
Stress distribution + + +
in element - - -
c c c Class Section in bending and/or compression
(compression positive)
1 d / t ≤ 50 ε 2
Rolled _ 15ε
c/t f < _ 23ε k σ
c/t f < For k σ see figure 2d 2 d / t ≤ 70 ε 2
3
_ 14ε _ 23 ε k σ
c/t f < and table 8 3 d / t ≤ 90 ε 2
Welded c/t f <
fy 235 275 355
fy 235 275 355
ε = 235/ f y ε = 235/ f y ε 1 0,92 0,81
ε 1 0,92 0,81 ε2 1 0,85 0,66
Centroidal axis of
gross cross-section
eN
Non-effective zones
Gross cross-section
(a) Class 4 cross-sections - axial force
beff 1 > ψ ≥ 0: ψ = 1:
σ1 σ1 σ2
b = b - 3t
σ2 beff = ρ c beff = ρ b
c be1 = 0,5 beff
be1 be2
be2 = 0,5 b eff
b
bt bc 1 > ψ >_ 0 :
ψ < 0: σ1
σ1 σ2 b = b - 3t
beff = ρbc = ρc / (1 − ψ ) b eff = ρ b
σ2 2b
b e1 = eff
b eff b e1 be2 5- ψ
b e2 = beff - b e1
ψ = σ 2 /σ 1 1 0 -1 1 ≥ ψ ≥ −1 b
b
ψ = σ 2 /σ1 1 1>ψ > 0 0 0 >ψ > - 1 -1 - 1>ψ > - 2
beff
ψ < 0: Buckling 8,2
σ1 4,0 7,81 7,81- 6,92ψ + 9,78ψ 2 23,9 5,98 (1 -ψ )2
factor k σ 1,05 + ψ
beff = ρbc = ρc / (1 − ψ )
σ2 16
Alternatively, for 1>
_ ψ >_ - 1: kσ =
[(1 + ψ )2 + 0,112(1 - ψ )2 ]0,5 + (1 + ψ )
bc bt
Illustrated as rhs.
ψ = σ 2 /σ1 1 1>ψ > 0 0 0 > ψ > −1 -1 For other sections b = d for webs
0,578 b = b for internal flange elements (except rhs)
Buckling factor k σ 0,43 1,70 1,7 − 5ψ + 171
, ψ2 23,8
ψ + 0,34
La larghezza “efficace” beff delle parti compresse delle sezioni snelle può venir calcolata
seguendo il procedimento proposto dall’EC3 in funzione di un coefficiente ρ:
λ − 0,22
ρ =
p ( ) fy
λ p =
0.5
=
b/t
2 dove: 28.4ε k
λp ( ) σ cr σ
Sebbene alla forza esterna di trazione corrisponda un andamento uniforme delle tensioni, lo stato
tensionale totale non risulta uniforme nella sezione a causa dell’influenza del sistema auto-
equilibrato di tensioni residue dovute al processo di lavorazione dell’elemento. La capacità portante
non risulta comunque diminuita in quanto in corrispondenza della resistenza massima offerta dalle
sezione tesa lo stato tensionale risulta uniforme, viene ridotta invece la rigidezza in esercizio
(comportamento non lineare in esercizio).
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.106 -
Elementi strutturali in Acciaio
fyk
Npl,Rd = A ⋅ (meccanismo duttile)
γM0
Verifica di resistenza Nt,Rd = min
N t,Rd ≥ NEd N f
elementi tesi: = 0.9 ⋅ A net ⋅ tk (meccanismo fragile)
u,Rd γM2
Nel caso di elementi collegati simmetricamente e con fori non sfalsati, l’area netta Anet si
calcola semplicemente detraendo dall’area della sezione perpendicolare all’asse dell’elemento,
l’area di tutti i fori che giacciono nel piano della sezione stessa.
Se i fori sono disposti in modo sfalsato (a zig-zag) l’area netta equivale al valore inferiore tra
le aree individuate dalle sezioni 1-1 e 2-2 depurate dai fori.
p B
s s 2 1
Spessore del piatto t
Nel caso di collegamenti non simmetrici: sezioni a L o a T collegati solo da un’ala, il calcolo di
Anet va effettuato con le formule riportate nell’EC3 o nella CNR10011.
Esempio:
fyk 235
Npl,Rd = A ⋅ =2 × 1120 × = 501.33x103 N = 501.33 kN
γ M0 1.05
ftk 360
Nu,Rd = 0.9 ⋅ A net ⋅ =0.90 × 2 × (1120-26 × 6 ) × = 499.74x103 N = 499.74 kN
γ M2 1.25
Nt,Rd = 499.74 kN
Verifica di stabilità:
Per il generico elemento compresso, nell’ipotesi che non siano presenti imperfezioni e che
sia realizzato da un materiale avente legame costitutivo elastico-lineare (asta ideale o di
Eulero), esiste un valore del carico, definito carico critico elastico, Ncr, che attiva il
fenomeno dell’instabilità dell’elemento.
situazione di incipiente collasso πx
ipotesi y = δ ⋅ sin
Me = Mi L
π πx
P ⋅ δ = −EJχ L( 2) y' = δ⋅
L
cos
L
2
π πx
δ y '' = -δ ⋅ sin =χ
π
2
P ⋅ δ = EJ ⋅ δ ⋅ sin
( )
π L
2 = EJ ⋅ δ ⋅ π
2 L L
L L L
2
π EJ
Pcr = 2 Carico Critico Euleriano
L
Collasso
σ plastico Se si tiene conto solo della
limitata resistenza del materiale
fy e si trascura l’influenza delle
imperfezioni meccaniche e
geometriche: il dominio di
resistenza di un’asta compressa
nel piano σ-λ è dato
Collasso dall’intersezione tra l’iperbole di
per Eulero (che individua il collasso
instabilità
per instabilità) e la retta σ=fy
(collasso plastico). Quando il
Curva di punto rappresentativo dello stato
Eulero tensionale dell’elemento sta
all’interno di tale dominio non si
λ ha collasso.
λy
σ
Nel caso di aste reali (industriali),
la presenza di imperfezioni
medie snellezze grandi snellezze
Medium slenderness Large slenderness meccaniche e geometriche
condiziona fortemente la capacità
portante nel campo delle medie
P
snellezze. La tensione di collasso
fy delle aste con grandi snellezze
λ>λe è ancora determinata dalla
legge di Eulero mentre la tensione
limite delle aste tozze λ<0.2λy è
pari al limite plastico del
materiale. Il punto di inflessione
Point of
punto di
inflexion
della curva che descrive il
inflessione comportamento delle aste reali
λλ1 λ
determina il limite delle medie
0.2λy y λe
snellezze.
Le aste con medie snellezze collassano per instabilità elasto-plastica: quando l’elemento
instabilizza alcune fibre della sezione trasversale hanno già raggiunto lo snervamento (lo
stato tensionale non è uniforme all’interno della sezione): il carico limite (critico) non è più
funzione della sola snellezza ma dipende anche dalla distribuzione delle tensioni residue e
dalla non linearità dell’asse dell’elemento nella configurazione indeformata.
≈ 0,3 fy
compression e0
≈ 0,2 f y e
tension
σB
≈ 0,2 f y (a)
compression
N
N/A σR σB σmax
(b)
P
+ = or
Yielded
zones
N/A σR σn < f y fy
• snellezza dell’elemento;
• forma della sezione trasversale;
• tipo di acciaio.
La CNR10011 impone un valore limite di snellezza che non può essere superato negli
elementi compressi:
• per membrature principali la snellezza non deve eccedere il valore 200;
• per membrature secondarie la snellezza non deve eccedere il valore 250.
Per le colonne dei fabbricati, provviste di ritegni trasversali rigidi in corrispondenza dei
piani (telai controventati), tali cioè da impedire gli spostamenti orizzontali dei nodi, si
assume β=1. Per il tronco più basso della colonna la lunghezza L deve essere valutata a
partire dalla piastra di appoggio della sua base.
L0=0.7L
L0=0.5L
L0=L
β=0.7 β=1
L0=βL
L
β=0.5 β=0.7
L0=2L
L0=2L
L0=L
telaio controventato
0.6 c come:
fy
0.4 d ϖ=
σc
0.2
dove fy rappresenta la
0
tensione di snervamento
0 1 2 λ/λy 3
λ del materiale.
N ϖ ⋅N
σN = ≤ σamm,cr σN = ≤ σamm
A A
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.120 -
Elementi strutturali in Acciaio
χAfy
Nb,Rd = per le sezioni in classe 1,2 e 3
γM1
χA eff fy
Nb,Rd = per le sezioni in classe 4
γM1
1
χ= ≤ 1.0
Φ + Φ2 − λ2
A ⋅ fy
λ=
Ncr
nel caso di sezioni in classe 4 A=A eff
Fp
B
F
θ θ
2θ
F
L/2 L/2
Fy A
Plastic
Elastic-plastic
FL/4=Mpl,Rd=Wplfy
F
FL/4=Mel,Rd=Welfy
Elastic
Central deflection δ
Il predimensionamento di travi controventate può essere fatto sulla base della verifica di
resistenza al limite elastico uguagliando la tensione massima valutata con la formula di Navier
(funzione del momento sollecitante MSd) con la resistenza di progetto del materiale e
determinando il modulo di resistenza elastico minimo:
MSd ⋅ γ M
Wel,min =
fy
δtot = δ1 + δ2 − δc
La verifica di deformabilità
che corrisponde allo stato
limite di esercizio risulta
spesso determinante nel
dimensionamento delle
strutture metalliche.
5 q ⋅ L4 (1)
δmax =
384 E ⋅ I
M h q ⋅ L2 h fyk
La verifica di resistenza al limite elastico a flessione impone: σmax = ⋅ = ⋅ ≤ (2)
J 2 8 2J γM0
Eliminando dalla (1) e dalla (2) il rapporto q/J, ponendo E=200000 MPa e considerando 40/384 ~
10 si ottiene:
Il rispetto contemporaneo della resistenza e della deformabilità non
L f richiede un particolare valore del momento di inerzia J ma
α = ⋅ d ⋅ 2.4 ⋅ 10 −4 semplicemente un determinato valore dell’altezza h della trave in
h 240 rapporto alla luce L.
Nel caso di travi controventate sono quindi preferibili come sezioni i profilati della serie IPE
rispetto a quelli della serie HE, perché a parità di altezza hanno un peso sensibilmente minore.
fd
M fyk fyk
Analisi elastica: σmax = Ed ≤ o MEd ≤ Mel,Rd = ⋅ Wel
Wel γM0 γM0
classi I, II, III h
fyk -fd
classe IV MEd ≤ Mel,Rd = ⋅ Wel,eff Wel=2J/h
γM0
fd
Verifica a taglio:
3V
τ max =
2ht
VEd ⋅ S y,max fyk
Analisi elastica: τmax = ≤
Jy ⋅ e γ M0 3
τ τ
h
fyk
Analisi plastica: VEd ≤ Vpl,Rd = A v ⋅
γ M0 3
Cross - section Variation of shear
stress τ
b
Vhb
τ=
4I
τ Vhb h
dove Av viene definita area di taglio e si calcola tf τ max = 1 +
2I 4b
in funzione del tipo di profilato (EC3). h
τ
Vhb
τ=
tw 2I
Nel caso di sezioni laminate ad H o I
Cross - section
Variation of shear
fyk stress τ
Vpl,Rd = 0.6 ⋅ h ⋅ t w ⋅
γ M0
Verifiche di resistenza
VEd ⋅ S y,max
τ=
Jy ⋅ e fyk
Analisi elastica: σid = σ2 + 3τ2 ≤
MEd ⋅ z γ M0
σ=
Jy
Analisi plastica: Se VEd < 0.5VRd,pl le verifiche a taglio e a flessione possono condursi in
modo indipendente, altrimenti il contributo del taglio deve essere
considerato riducendo il momento resistente plastico:
2
ρA 2v fyk 2V
My,V,Rd = Wpl − ⋅ ρ = Ed − 1
4t w γM0 V
pl,Rd
Glie elementi inflessi possono manifestare una particolare forma di instabilità costituita
dall’instabilità laterale, anche chiamata svergolamento o instabilità flesso-torsionale. Questa è
dovuta alla forza di compressione che agisce su una parte del profilo (per elementi in semplice
appoggio con carichi verticali è l’ala superiore del profilo) e che può provocare sbandamento
laterale e al contempo torsione, ossia traslazione e rotazione della sezione senza che il profilo
possa esplicare le proprie risorse flessionali.
Analisi semplificata
• la forma della sezione: sezioni compatte con poca distanza tra le due piattabande
garantiscono una notevole resistenza nei confronti dello sbandamento laterale;
• l’andamento del momento flettente, nel caso in cui il momento sollecitante non sia
costante gli effetti instabilizzanti risultano inferiori;
• metodo ω1
• il metodo dell’ala isolata
Il metodo ω1 è applicabile alle travi a doppio T laminate e inflesse nel piano dell’anima. La
tensione associata alla sollecitazione flessionale viene amplificata di un coefficiente ω1:
fy h⋅L
ϖ1 = ⋅
0.585 ⋅ E b ⋅ t f
ω1 ⋅ Meq fyk
Verifica con il metodo ω1: σ= ≤
W γ M0
MEd ≤ Mb,Rd
fyk
Mb,Rd = χLT ⋅ Wpl,y per le sezioni in classe 1,2 e 3
γ M1
fyk
Mb,Rd = χLT ⋅ Weff,y per le sezioni in classe 4
γ M1
In funzione del tipo di sezione e del tipo di acciaio considerato, si ricavano i coefficienti
riduttivi χLT in funzione della snellezza adimensionale λ.LT
VEd,z ⋅ S y VEd,y ⋅ Sz
τzx = τ yx =
Jy ⋅ e Jz ⋅ e
fyk
Analisi elastica: σid = σ2 + 3τ2 ≤
NEd MEd,y ⋅ z MEd,z ⋅ y γ M0
σ= ± ±
A Jy Jz
Analisi plastica: Il momento resistente plastico Mpl,Rd viene ridotto per effetto dello sforzo
normale Nsd e del taglio sollecitante nel caso di Tsd > 0.5TRd,pl.
NEd
1 −
fy Npl.RD (DM 2008)
MN.Rd = Wpl ⋅ ⋅
γM ( A − 2bt f ) (EC3)
1 − 0.5 ⋅
A
(flessione nel piano dell’anima)
Corso di TecnicaDominio
delle Costruzioni
di interazione2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.138 -
Elementi strutturali in Acciaio
Secondo le istruzioni CNR10011 :
dove ω rappresenta il coefficiente di amplificazione del carico determinato come nel caso di
compressione semplice, Ncr il carico critico euleriano nel piano di flessione, ψ il coefficiente
di adattamento plastico e ν = 1 per calcolo agli S.L.U.
F
≤ 1.15 ⋅ fd
tw ⋅ (c + 2 ⋅ t )
• Le aste tralicciate;
• Le aste calastrellate;
• Le aste abbottonate (aste con imbottiture);
• Cenni sulle strutture composte di acciaio e calcestruzzo;
La determinazione della capacità portante N delle aste composte può essere basata
sul criterio della snellezza equivalente λeq: se due sistemi strutturali differenti ma con
la medesima sezione trasversale hanno lo stesso carico critico elastico, allora hanno la
medesima capacità portante.
La variazione di γ(x) lungo la trave genera una curvatura aggiuntiva yT’’(x) legata al
taglio V(x):
χT V ' ( x )
y ''T (x) = γ ' (x) =
GA
Pertanto l’andamento della curvatura complessiva lungo la trave, dovuta alla flessione
ed al taglio vale:
−M(x) χT ⋅ V ' (x)
y '' (x) = +
EJ GA
dy
y' =
dx
nell’ipotesi di piccoli spostamenti: V(x) = N · y’(x)
V
''
quindi si ottiene: −M(x) χ T ⋅ N ⋅ y (x)
y '' (x) = +
EJ GA
Il carico critico elastico Ncr,id valutato tenendo conto della deformabilità a taglio
dell’elemento vale:
π2EJ 1
Ncr,id = 2 ⋅ 2
L 1 + χ T ⋅ π EJ
GA L2
1 1 π2EA
il carico Ncr,id critico può essere espresso come: Ncr,id = Ncr ⋅ = =
χ
1 + T ⋅ Ncr 1 χ λ 2eq
+ T
GA Ncr GA
GA
il termine = SV esprime la rigidezza a taglio dell’asta.
χT
χT ⋅ π2 ⋅ E Leq = L ⋅β eq
λ eq = λ 2 +
G
Nel caso di trave semplice il carico critico si può quindi esprimere come:
1 1 π2EJ π2EJ
Ncr,id = Ncr ⋅ = = 2
= 2
χ
1 + T ⋅ Ncr 1 1 (Leq ) (βeq ⋅ L )
+
GA Ncr S V
2
dove: 1 E
βeq = 1 + π2 ⋅ χT ⋅ ⋅
L G
Il valore Ncr,id si calcola quindi con il medesimo approccio usato per valutare il carico Ncr
modificando opportunamente la lunghezza di libera inflessione e quindi la snellezza
dell’asta.
Il carico critico Ncr,id è quindi sempre minore del carico critico euleriano Ncr in quanto la
snellezza valutata con riferimento al contributo deformativo del taglio è sempre
superiore a quella valutata considerando le sole deformazioni flessionali.
La capacità portante delle aste composte, aste tralicciate o calastrellate, dipende dalla
snellezza equivalente λeq ovvero dal rapporto tra la lunghezza di libera inflessione
equivalente Leq e dal raggio di inerzia ρ della sezione composta.
V ⋅b
δ2 =
EAb
δ1 + δ2 1 b
Lo scorrimento angolare complessivo vale quindi: γ= = V ⋅ +
a EA d sen ( φ ) cos 2
( φ ) aEA b
1 γ 1 b
La rigidezza a taglio Sv dell’asta composta vale: = = +
S V V EA dsen ( φ) cos ( φ) aEAb
2
1 1
Ncr,id = =
1
+
1 1 1 b
+ +
Ncr S V Ncr EA dsen ( φ ) cos 2 ( φ ) aEAb
o alternativamente: π2EJ
Ncr,id = π2EJ 1 b
2 βeq = 1 + ⋅ +
(L ⋅ β )
eq L2
EA d sen ( φ ) cos ( φ ) aEA b
2
J=2·Jc + 2·Ac·(b/2)2
(dove Jc è il momento di inerzia del singolo corrente ed b è la distanza tra i correnti)
La tensione critica per un’asta composta tralicciata ideale (elastica e senza imperfezioni)
vale:
e si definisce:
2π2 A c L3d b3
λ eq = λ 2 + ⋅ +
a ⋅ b2 A d Ab
per
10 ⋅ A L3d L3t
λ eq 2
= λ +
y ⋅ + traliccio
L0 ⋅ L2t A d A t tipo (a)
Le aste calastrellate sono strutture altamente iperstatiche e si assume l’ipotesi semplificata che i
punti di flesso della deformata siano situati nella mezzeria dei calastrelli e nei correnti a metà
dei singoli campi in cui l’asta è suddivisa.
E’ possibile esprimere il carico critico Ncr,id in funzione della rigidezza a taglio Sv:
1 γ δ + δF,cal + δ T,cal a2 a ⋅b χT ⋅ a
= tot = F,cor = + +
SV V V ⋅a 2 24 ⋅ E ⋅ Icor 12 ⋅ E ⋅ Ical b ⋅ A cal ⋅ G
1 1
Ncr,id = =
1
+
1 1 a 2
a ⋅b χT ⋅ a
+ + +
Ncr S V Ncr 24 ⋅ E ⋅ Icor 12 ⋅ E ⋅ Ical b ⋅ A cal ⋅ G
o alternativamente:
π2EI π 2EI a2 a ⋅b χT ⋅ a
Ncr,id = βeq = 1 + ⋅ + +
2
(L ⋅ β )
eq
2
L 24 ⋅ E ⋅ Icor 12 ⋅ E ⋅ Ical b ⋅ A cal ⋅ G
2 2
βeq ⋅ L π 2EI a2 L L π2 ⋅ I a2 L L π2 a 2
λ eq = = 1+ ⋅ ⋅ = ρ + ⋅ ⋅ = + ⋅ ⋅
ρ L2 24 ⋅ E ⋅ Icor ρ 24 ⋅ Icor ρ ρ ρ 12 ρcor
2 2
2
β ⋅ L0
2
L1
= λ +λ =
λ eq +
y i
1
y i1min
2 2
2
β ⋅ L0
2
L1
λ eq = λ +λ = +
y i
1
y i1min
Verifiche più accurate vanno eseguite se la snellezza λ1 supera 50 per acciai Fe360, Fe430,
oppure supera 40 per acciaio Fe510.
In ogni caso il collegamento deve essere costituito da una piastra saldata o bullonata con almeno
2 bulloni ad attrito o quantomeno con gioco foro-bullone molto ridotto (di precisione).
π2 ⋅ (EJ)e
Carico critico: Ncr =
L20
Le travi miste in acciaio-calcestruzzo sono elementi strutturali realizzati dall’unione di una trave
in acciaio e da una soletta in calcestruzzo o da soletta composta al fine di realizzare un unico
elemento strutturale. L’unione avviene per mezzo di un dispositivo meccanico di collegamento.
La morfologia della sezione trasversale della trave composta risulta particolarmente idonea a resistere
a sollecitazioni di momento positivo: lo schema strutturale di trave semplicemente appoggiata, permette
quindi di esaltare le specifiche caratteristiche dei materiali, in quanto la soletta in calcestruzzo si
presenta prevalentemente compressa, mentre l’acciaio è sollecitato da sforzi di trazione. L’introduzione
della continuità in corrispondenza degli appoggi intermedi, ad esempio nelle travate da ponte o nei telai
per edifici, consente comunque una riduzione delle sollecitazioni e delle frecce a parità di sezione,
ovvero una riduzione delle dimensioni strutturali. La presenza di momenti negativi presuppone la
presenza di un’armatura longitudinale nella soletta in prossimità degli appoggi intermedi, tale armatura
deve essere dimensionata in funzione delle sollecitazioni di trazione che sollecitano la soletta stessa.
Allo stato limite ultimo si dovrà verificare: σcmax ≤fcd* = 0.44·Rck; σsmax ≤ fsd
L0 i
be1,be2 = e comunque be1,be2 <
8 2
A c ,Ic
As Ac
Area omogenea: A = Aa +
n
Asse neutro:
Ac
Aa ⋅ ya + ⋅ yc
n S
y= =
A a ,Ia A A
Jc 2 A 2
Momento di inerzia della sezione rispetto al baricentrico: J = Ja + + A a ⋅ ( ya − y ) + c ⋅ ( yc − y )
n n
M
σc = ⋅ ( y − H) tensione al lembo superiore (compresso) della soletta;
n⋅J
M
σa,s = ⋅ ( y − ha ) tensione all’estradosso della trave di acciaio;
J
M
σa,i = ⋅y tensione all’intradosso della trave di acciaio;
J
B ⋅ x 2c
Aa ⋅ x a +
S 2n
Posizione dell’asse neutro: xc = =
A B ⋅ xc
Aa +
n
2 B ⋅ x 3c
J = Ja + A a ⋅ ( x a − x c ) +
3⋅n
M
σc = ⋅ ( −xc ) tensione al lembo superiore (compresso) della soletta;
n⋅J
M
σa,s = ⋅ ( hc − x c ) tensione all’estradosso della trave di acciaio;
J
M
σa,i = ⋅ (H − x c ) tensione all’intradosso della trave di acciaio;
J
Area omogenea: A = Aa + As
A a ⋅ ya + A s ⋅ ys S
Asse neutro: y= =
A A
M
σs = ⋅ ( ys − y ) tensione in corrispondenza delle barre tese;
J
M
σa,s = ⋅ ( y − ha ) tensione all’estradosso della trave di acciaio;
J
M
σa,i = ⋅ ( −y ) tensione all’intradosso della trave di acciaio;
J
Vsd ⋅ Sc
Sforzo di scorrimento unitario: q=
I
dove: Sc rappresenta il momento statico della soletta rispetto l’asse neutro dell’intera sezione;
q ⋅ ∆x Lo sforzo di scorrimento Qd
Qd = competente il singolo piolo vale:
np
Vsd ⋅ Sc ∆x
Qd = ⋅
I np
dove:
∆x è l’interasse fra i pioli
np rappresenta il numero dei pioli
per fila.
Qd ≤ Pd
0.8 ⋅ π ⋅ d2 4 ⋅ fu
a) Resistenza del gambo (taglio) del singolo piolo: Pd1 =
γv
• unioni a taglio;
• unioni ad attrito;
• unioni a trazione;
La giunzione bullonata ha come componenti fondamentali la vite con testa (bullone) il dado e la
rosetta. Generalmente il dado ed il bullone hanno forma esagonale ed il bullone presenta un
gambo che può essere parzialmente o completamente filettato. In presenza di vibrazioni si può
verificare il disseraggio del dado: è allora indispensabile l’uso di controdadi o rondelle di tipo
elastico.
ftb
Fp,Cd = 0.7 ⋅ A res ⋅
γ M7
Per il serraggio dei bulloni si
possono usare chiavi
dinamometriche a mano o
chiavi pneumatiche.
Le verifiche delle unioni bullonate vengono correntemente effettuate sulla base di modelli di
comportamento semplificati.
Ipotesi assunte alla base del calcolo:
1. uguale impegno statico di tutti i bulloni del giunto, purché la risultante dei carichi
sollecitanti sia baricentrica;
2. distribuzione uniforme delle tensioni nelle sezioni degli elementi connessi con giunti
simmetrici;
3. distribuzione uniforme delle pressioni esercitate dal gambo sul contorno del foro;
4. impegno del gambo a far fronte alle sole azioni taglianti e normali, trascurando le azioni
flettenti indotte per effetto della deformazione degli elementi connessi.
A causa dell’indebolimento indotto dalla presenza dei fori, esiste la possibilità che si producano
lacerazioni locali negli elementi che costituiscono l’unione in seguito alle pressioni esercitate
dai gambi dei bulloni sul contorno dei fori. Tali lacerazioni possono presentarsi, soprattutto in
corrispondenza dei fori prossimi ai bordi dove lo stato tensionale può risultare molto elevato.
Numerosi risultati sperimentali hanno permesso di stabilire valori sufficienti delle distanze tra
l’asse dei bulloni ed i bordi degli elementi dell’unione, tali da evitare il verificarsi di rotture
premature dell’unione.
Interasse tra i fori e distanze limite tra fori e bordi secondo la CNR10011
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.176-
Elementi strutturali in Acciaio
Il fenomeno del rifollamento della lamiera provoca un’ovalizzazione del foro che può innescare
la rottura a taglio della lamiera. La pressione convenzionale di rifollamento si assume di tipo
uniforme e pari a:
V a
σrif = σrif = fd ≤ 2.5 ⋅ fd
t⋅d d
dove:
t rappresenta lo spessore minimo delle lamiere collegate;
d il diametro del bullone;
V l’azione di taglio.
Come resistenza di progetto nei confronti del rifollamento si considera il valore della
resistenza dell’acciaio della lamiera analizzata amplificato in modo da considerare l’influenza
dovuta agli stati tensionali reali pluriassiali ed a plasticizzazioni locali che interessano il foro.
Per la verifica a trazione della lamiera si ammette una distribuzione uniforme delle tensioni
nella sezione indebolita dai fori
F
σ= v
An
dove:
Fv rappresenta l’azione che sollecita la membratura collegata;
An l’area netta della sezione di lamiera depurata dai fori.
La resistenza di calcolo a taglio dei bulloni Fv,Rd, per ogni piano di taglio che interessa il gambo
dell’elemento di connessione, può essere assunta pari a:
ftb
Fv,Rd = 0.6 ⋅ A res ⋅ (bulloni classe 4.6, 5.6 e 8.8)
γ M2
ftb
Fv,Rd = 0.5 ⋅ A res ⋅ (bulloni classe 6.8 e 10.9)
γ M2
dove:
Ares indica l’area resistente della vite e si adotta quando il piano di taglio interessa la parte
filettata della vite.
Nei casi in cui il piano di taglio interessa il gambo non filettato della vite si ha :
ftb
Fv,Rd = 0.6 ⋅ A ⋅ (bulloni di tutte le classi)
γ M2
ftb resistenza a rottura del materiale impiegato per la realizzazione del bullone;
La resistenza di calcolo a rifollamento Fb,Rd del piatto dell’unione bullonata, può essere
assunta pari a:
ftk
Fb,Rd = k ⋅ α ⋅ d ⋅ t ⋅
γ M2
dove:
t rappresenta lo spessore minimo delle lamiere collegate;
d il diametro ominale del gambo del bullone;
ftk è la resistenza a rottura del materiale della lamiera collegata;
α = min {e1/(3d0) ; ftb/ft; 1} per bulloni di bordo nella direzione del carico applicato,
α = min {p1/(3d0) – 0,25 ; ftb/ft ; 1} per bulloni interni nella direzione del carico applicato,
k = min {2,8 e2/d0–1,7 ; 2,5} per bulloni di bordo nella direzione perpendicolare al
carico applicato,
k = min {1,4 p2/d0–1,7 ; 2,5} per bulloni interni nella direzione perpendicolare al
carico applicato,
Se i fori sono disposti in modo sfalsato (a zig-zag) l’area netta equivale al valore inferiore tra le
aree individuate dalle sezioni 1-1 e 2-2 depurate dai fori.
Anet (2-2) = Bt – 2dt + s2t/4p
p B
s s 2 1
Spessore del piatto t
Nel caso di collegamenti non simmetrici: sezioni a L o a T collegati solo da un’ala, il calcolo di Anet va
effettuato con le formule riportate nell’EC3 o nella CNR10011.
Verifica unioni ad attrito: nel caso in cui si debbano impedire gli scorrimenti delle giunzioni
(generalmente in esercizio) affidando lo sforzo sull’unione all’attrito tra le superfici a contatto, il
massimo valore del taglio trasmissibile risulta pari a:
nf ⋅ µ ⋅ Ns
Verifica secondo le CNR10011 Vf ,0 =
γf
dove:
nf rappresenta il numero di piatti di contatto;
µ è il coefficiente di attrito (0.45 per superfici trattate e 0.30 negli altri casi)
Ns la forza di serraggio funzione della classe e del diametro del bullone
Nel caso di presenta di sforzo assiale di trazione N lo sforzo di taglio trasmissibile per attrito
vale:
N
Vf,N = Vf,0 ⋅ 1 − e comunque N < 0.8·Ns
Ns
Fp,C
Fs,Rd = n ⋅ µ ⋅
γ M3
dove:
n rappresenta il numero di piatti di contatto;
µ è il coefficiente di attrito (0.45 per superfici sabbiate e 0.30 negli altri casi)
Fp,C la forza di serraggio funzione della classe e del diametro del bullone
ftb
Fp,Cd = 0.7 ⋅ A res ⋅
γ M7
γM3=1.25 è il coefficiente di sicurezza nei confronti dello scorrimento;
γM7=1.10 è il coefficiente di sicurezza nei confronti del precarico dei bulloni.
Nel caso di presenta di sforzo assiale di trazione Ft,Ed la resistenza di calcolo allo scorrimento
Fs,Rd si riduce rispetto al valore sopra indicato e può essere assunta pari a:
Fs,Rd = n ⋅ µ ⋅
(F
p,C − 0.8Ft,Ed )
γ M3
L’unione è soggetta a trazione se le due piastre collegate mediante bulloni sono sollecitate da
una forza che agisce normalmente al piano di contatto.
Nel caso in cui l’unione non sia preserrata, l’azione N viene trasferita interamente mediante
bulloni (curva (a) nelle figure).
Nel caso di bulloni preserrati questi sono sollecitati prima dell’applicazione del carico esterno
da una forza di trazione Ns e presentano un allungamento iniziale ∆Ls. Quando il carico esterno
raggiunge un valore di poco superiore alla forza di serraggio (generalmente si considera il
valore 1.1 Ns) i piatti si staccano ed il carico viene assorbito interamente dal bullone. La rottura
del collegamento si verifica sempre in corrispondenza della capacità portante dell’unione non
preserrata Nu.
Nel caso di azione combinata di trazione e taglio la determinazione degli sforzi nei bulloni
avviene sulla base di semplici considerazioni legate ai concetti di equilibrio e congruenza. Per la
verifica dell’unione gli sforzi pluriassiali di trazione e taglio devono essere combinati
attraverso formule di interazione.
Per la verifica della bullonatura nel piano B del collegamento in figura la sollecitazione di taglio
e flessione può essere condotta in campo elastico, ipotizzando la planarità della sezione ed
assumendo una distribuzione lineare delle deformazioni (analogamente a quanto avviene per le
sezioni inflesse in c.a.).
Verifica a taglio sui bulloni: deve essere verificato a seconda che il gambo
del bullone (a) o la sua parte filettata (b) sia a contatto con le piastre che:
V V
τb = ≤ fd,V (a) τb = ≤ fd,V (b)
A Ares
Verifica a taglio e trazione sui bulloni: deve essere verificata la seguente relazione:
2 2
τb σb
+ ≤1
fd,V fd,N
dove:
dm è pari al minimo fra il diametro del dado e il diametro medio della testa del bullone;
tp è lo spessore del piatto;
ftk è la resistenza a rottura del materiale del piatto
Nel caso di presenza combinata di trazione e taglio si può adottare la formula di interazione
lineare:
Fv,Ed Ft,Ed
+ ≤1
Fv,Rd 1.4 Ft,Rd
Generalità
La saldatura è un processo di giunzione che consente di unire elementi metallici in modo
permanente realizzando la continuità del materiale mediante fusione.
Rispetto alle unioni bullonte i collegamenti saldati risultano più rigidi e semplici ma necessitano
un maggiore controllo al fine di evitare possibili riduzioni di resistenza o rotture fragili (vd.
difetti delle unioni saldate). Per tale motivo, nella realizzazione di una struttura metallica si
preferisce eseguire la maggior parte delle unioni saldate in officina dove vi è maggiore
controllo e la possibilità di utilizzare attrezzature automatizzate e sofisticate, le restanti
unioni da eseguirsi in cantiere possono essere di tipo bullonato.
Procedimenti di saldatura
I procedimenti di saldatura si distinguono in procedimenti autogeni e procedimenti eterogeni:
nei primi si ha fusione sia del materiale base, ovvero il materiale dei pezzi da collegare, sia il
materiale di apporto eventualmente introdotto tra gli elementi da collegare durante il
procedimento di saldatura.
I procedimenti eterogeni prevedono invece solo la fusione del materiale di apporto ad una
temperatura inferiore.
Generalmente si impiegano procedimenti autogeni distinti a seconda dei metodi impiegati per
ottenere la sorgente termica e per proteggere il bagno di fusione: saldatura ad arco con
elettrodi rivestiti, saldatura ad arco sommerso , saldatura con protezione di gas ed elettrodo
fusibile (MIG e MAG).
L’impiego di elettrodi omologati secondo le norme UNI5132 esime da ogni prova preliminare
atta a dimostrare la validità del procedimento di saldatura.
Classificazione
Le unioni saldate si possono classificare in vari modi che tengono
in conto di alcune caratteristiche della saldatura stessa:
a) laterali;
b) frontali;
c) oblique.
a) b) c)
Ai fini delle verifiche di resistenza le norme (CNR10011, D.M. 2008) fanno riferimento a due
categorie di unioni saldate:
1. giunti a completa penetrazione (testa a testa, a croce, a T)
2. giunti a cordone d’angolo e a parziale penetrazione
I giunti con cordoni d’angolo, effettuati con elettrodi di qualità 2,3 o 4 devono essere
considerati come appartenenti ad un unica classe caratterizzata da una ragionevole assenza di
difetti interni e di assenza di incrinature interne o di cricche a strappo sui lembi dei cordoni.
Tutti questi difetti possono arrecare notevoli danni alla resistenza dei giunti. I mezzi più diffusi
per il loro riconoscimento sono: l’esame radiografico che utilizza i raggi x o gamma, l’esame agli
ultrasuoni, l’esame magnetoscopico e l’esame con liquidi penetranti.
La sezione di gola può essere ribaltata, a seconda della convenienza, sul piano verticale o su
quello orizzontale, ovvero secondo qualsiasi altra giacitura, al fine di semplificare la
quantificazione delle sollecitazioni per la fase di progetto e di verifica.
Sollecitazione di trazione
Cordoni laterali
F
τ= װ
4 ⋅L ⋅a
F
σ⊥ =
2⋅L ⋅a
F
τ⊥ =
2⋅L ⋅a
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.204-
Elementi strutturali in Acciaio
F F ⋅ Lb F Lb
τ = σ ⊥,max = =
װ2⋅h⋅a W 2 a ⋅ h2
6
F ⋅ Lb F ⋅ Lb
F σ ⊥,max = =
τ⊥ = W ( ⋅ a) ⋅ h
b
2⋅b⋅a
Combinazione di cordoni: nel caso di collegamenti saldati per profilati con sezioni a I o ad
H si possono utilizzare cordoni trasversali combinati con cordoni longitudinali. Se le
dimensioni dei cordoni sono appropriate allo spessore delle ali e dell’anima del profilo da
collegare le tensioni nella saldatura possono essere valutate considerando le
caratteristiche inerziali di una sezione resistente composta dai cordoni d’anima
(assorbono il taglio) e dai cordoni perimetrali della ali (assorbono la flessione). Ribaltando
le sezioni di gola nel piano verticale y-z si ha:
F
τ= װ
2 ⋅ L 3 ⋅ a3
F ⋅ Lb F ⋅ Lb
σ⊥,max = =
W L1 ⋅ a1 ⋅ h1 + 2 ⋅ (L 2 ⋅ a 2 ⋅ h2 )
Per effetto di azioni eccentriche su unioni saldate in cui i cordoni resistenti e la retta di
applicazione del carico appartengono ad un unico piani si può originare uno stato di
sollecitazione caratterizzato da contemporanea presenza di torsione e taglio.
F
Al carico F è associata: τװ,2 = 2 ⋅ a ⋅ L
( )
Massima tensione: τװ,1 + τװ,2
L’approccio seguito nei criteri di verifica consiste nel ricondurre lo stato tensionale
pluriassiale ad uno stato equivalente ideale monoassiale e confrontarlo con la resistenza
del materiale opportunamente ridotta per tener conto della presenza di eventuali difetti.
Nel caso di unioni a completa penetrazione le verifiche andranno effettuate solo per i
giunti di classe II (0.85fd) in quanto per i giunti di classe I la resistenza di progetto della
saldatura è uguale a quella del materiale base (CNR 10011).
con Fw,Ed = forza di calcolo che sollecita il cordone per unità di lunghezza
τ⊥ + σ ⊥ ≤ β2 ⋅ fyk
• le unioni trave-trave;
• le unioni trave-colonna;
• le unioni di continuità;
• i giunti di base;
Nel caso di cerniere a perno la lunghezza del perno deve essere tale da offrire appoggio a
tutte le parti collegate:
F ≤ fd ⋅ t ⋅ a 1.4 ⋅ F ≤ 2 ⋅ b ⋅ afd
Giunti a completo
ripristino di resistenza:
consentono il
trasferimento dei massimi
valori di sollecitazione che
possono essere assorbiti
dal profilato più debole,
ossia la crisi avviene
sempre nell’elemento
meno resistente e non nel
giunto. Per essere
impiegati in un calcolo
plastico devono comunque
garantire un’adeguata
duttilità.
Corso di Tecnica delle Costruzioni 2 - a.a. 2009/10 - Pag. 5.215-
Modelli di calcolo
• A: collegamenti di base;
• B: collegamenti trave-
colonna;
• C: collegamenti per
Telai con controventi in acciaio elementi di controvento;
• D: collegamenti intermedi
di continuità;
• E: collegamenti con
elementi in calcestruzzo.
I collegamenti bullonati nei piani 1 e 2 devono essere verificati per un sistema di forze con
componente verticale pari alla reazione della trave e componente orizzontale proporzionale ai
momenti flettenti che si generano per effetto delle due eccentricità.
Il calcolo delle squadrette (angolari) è convenzionale, le due ali possono essere considerate
come delle mensole incastrate in corrispondenza dell’attacco con il piatto ortogonale.
Si nota che bisogna porre particolare attenzione alle fasi di trasporto di colonne o travi con
fazzoletti o piatti di nodo collegati in aggetto in stabilimento.
Se la colonna risulta
semplicemente compressa,
la trasmissione della forza
di compressione alla
fondazione avviene per
contatto con la piastra di
base.
N Ne
σmax = +
(b) per 0<e<a/6 b ⋅ a b ⋅ a2
6
La sezione si
(c) per e>a/6 parzializza ed il calcolo
delle tensioni sulla
sezione reagente deve
essere condotto come
nel caso di sezione
presso-inflessa in c.a.
In tutte le possibili
soluzioni devono essere
previsti idonei sistemi di
collegamento delle
componenti metalliche
alla parete di
calcestruzzo, mediante
pioli, barre o profilati di
adeguata sezione
trasversale,
opportunamente
sagomati allo scopo di
garantire perfetta
aderenza tra i due
materiali.