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Facoltà di Teologia
ECCLESIOLOGIA E CARISMI
NELLA LUMEN GENTIUM
Donis sui Fundatoris instructa
Ecclesia missionem accipit
ROMA 2018
1
INTRODUZIONE
4
Cf. Y. CONGAR, L’Eglise de Saint Augustin à l’époque modern, Paris 1970, 459-77.
Cf. M. TENACE, Dire l’uomo, II, Lipa, Roma 1997, 228.
5
P. DELHAYE – M. GURET – P. TOMBEUR, Concilium Vaticanum II, Concordance,
Index, Listes de fréquence, Tables comparatives, CETEDOC, Louvain 1974, 89.
6
Cf. A. VANHOYE, «Il problema biblico dei “carismi” dopo il Vaticano II», in R.
LATOURELLE, Vaticano II: bilancio e prospettive, venticinque anni dopo (1962-1987),
Cittadella, Assisi 1987, 392.
INTRODUZIONE 3
7
A. VANHOYE, «Il problema biblico», 413.
8
A. VANHOYE, «Il problema biblico», 413.
9
A. VANHOYE, «Il problema biblico», 404.405.
10
A. VANHOYE, «Il problema biblico», 395.
11
A. VANHOYE, «Il problema biblico», 413.
4 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
5
CAPITOLO I
12
Bensì il numero è intitolato Israël Dei indoles, voce Ecclesiae variisque figuris expressa.
CONCILIUM VATICANUM II, Schemata costitutionum et decretorum, de quibus disceptabitur in
Concilii sessionibus, ser. II, Typis polyglottis Vaticanis, Civitas Vaticana 1962, 10.
13
Tutto ciò verrà ripresa con più decisione da LG12.
6 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
14
Nel primo capitolo dello Schema nov 1962, composto da sette numeri, viene citato
sette volte. Verrà citato solo quattro volte nel primo capitolo della Lumen Gentium.
15
Cf. A. ANTON, «El Espiritu Santo y la Iglesia», Gregorianum 46 (1966), 107-110.112;
H. MÜHLEN, Una mystica persona. La Chiesa come il miestero dello Spirito Santo in Cristo e
nei cristiani: una persona in molte persone, Roma, 1968. È noto il coinvolgimento di Congar
nell’elaborazione finale sia di LG7 il «De corpore Christi mystico», sia di LG9-17, il «De
Popoluo Dei»; Cf. Y. CONGAR, Diario del Concilio, I, Milano 2005, 330.397.
16
PIO XII, Mistici Corporis 1 c.p.193; AAS XXXV.7 20 giugno 1943, 23. Cf. LG5b.
17
A. MARCHETTO, Il concilio ecumenico Vaticano II, per la sua corretta ermeneutica,
Vaticano, 2012, 101.102. Era il desiderio di Tromp di riprendere la linea del Vaticano I,
riguardo al Corpo Mistico, l’episcopato e i laici. In questo senso la questione proveniva sin dal
1890. Cf. ibid. 99; G. ALBERGIO, Storia del concilio Vaticano II, I, Bologna 1995, 305.
CAP. I: QUALE IMMAGINE DI CHIESA? 7
18
G. CISLAGHI, Per una ecclesiologia pneumatologica: il Concilio Vaticano II e una
proposta sistematica, Milano 2004, 101-105 (Cf. note 356-357). Philips è preceduto in
queste intuizioni da diversi schemi (Italiano, Cileno, Tedesco, Francese, lui stesso elaborando
quello Belga), ibid, 99-100.
19
G. CISLAGHI. 262. Questa osservazione rileva una critica all’interpretazione del ruolo
del sensus fidei al servizio di una conoscenza puramente intellettiva e dottrinale della fede;
orientamento che si trova al cuore della problematica dell’ermeneutica dei carismi.
20
Per un confronto tra i testi dello Schema 1963 e 1964, Cf. G. RAMBALDI, note 4 e 49.
21
A.M. CHARUE, «Lo Spirito Santo nella “Lumen Gentium”», Presenza Pastorale
57 (1987), 98-99. Cf. G. CISLAGHI, 105.
22
La orientazione avviata dalla Mystici Corposis rilevava la visibilità in chiave di
una «continuazione dell’Incarnazione». Cf. G. CISLAGHI, 97; AS I,4, 12-91; I. TIEZZI, Il
rapporto tra la pneumatologia e l'ecclesiologia nella teologia italiana post-conciliare,
PUG, Roma 1999, 144 (nota 178).
23
G. CISLAGHI, 99-105. I contenuti basilari di LG 4 e 7 nascono dopo un appello di
A.S. HALLER nel 1962; Cf. AS I,4,509.
24
Una sottocommissione particolare è stata proposta da cardinale Suenens il 4 luglio
1963, organizzato il 7 settembre, e votato il 9 ottobre per elaborare un capitolo con il titolo,
8 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
anzi, permette che siano elaborati con una sfumatura propria. Il proposito di
inserire il cap. II è dare delle chiave ermeneutiche al posto e alla missione
dei membri all’interno del mistero della comunione25. In altri termini, mentre
il cap. I presenta la Chiesa in chiave dell’unità trascendente da cui procede,
innanzitutto come manifestazione del mistero Trinitario, il cap. II, facendone
eco, descrive la realtà pellegrinante della Chiesa, dove il ‘soggetto storico’
già accennato in LG8b, nell’ottica della diversità con cui i membri — e
persino coloro che non lo sono propriamente — sono ordinati verso la
comunione26. La stessa chiave di lettura viene usata parlando dei carismi nel
Popolo di Dio secondo il dinamismo descritto in LG12.
Si osserva dunque un certo rovesciamento dei piani. Se in un primo
tempo, nella figura del Corpo Mistico prevale la visibilità, legata ai carismi,
successivamente con la svolta pneumatologica essa viene associata al
mistero e i carismi sono collegati allo Spirito. L’appellativo «Israël Dei»,
che richiama l’ininterrotta successione apostolica (n.2), diventa la figura
«Popoluo Dei» che viene largamente sviluppata con l’aggiunta di elementi
di stampo cristologico e il cui significato pneumatologico apre l’orizzonte
alla realtà anzi oltre la Chiesa Apostolica27.
Secondo questo stesso contesto, LG1 presenta la Chiesa in Cristo, come
sacramento, ossia come «il segno e lo strumento» che mira da una parte
all'«intima unione con Dio» e dall’altra all'«unità di tutto il genere umano».
Il carattere missionario della Chiesa con cui LG17 chiude il secondo
capitolo, conferma la coincidenza delle due immagini qui affrontate e pone
in trasparenza la svolta pneumatologica, che attraverso la preghiera e il
lavoro della Chiesa — come popolo di Dio, corpo mistico di Cristo e
tempio dello Spirito Santo — il mondo intero in tutto il suo essere sia
trasformato verso la sua pienezza in Cristo, per gloria e onore di Dio
De Popoluo Dei. Affidato alla mano di Congar, è stato finalizzato nel febbraio del 1964.
Cf. Y. CONGAR, Diario del Concilio, Milano 2005, (I) 308.370.394.412-413.427, (II)
475-476; AS, III,1, 208; W. HENN, «Yves Congar al Vaticano II», Communio 142 (1995),
62; G. CISLAGHI, 104.
25
A. ANTON, «L’ecclesiologia postconciliare, speranze risultati e prospettive», in R.
LATOURELLE, Vaticano II: bilancio e prospettive, venticinque anni dopo (1962-1987) (I),
Cittadella, Assisi 1987, 381-383.
26
n.6b Schema nov 1962: LG8b:
ut parta per Christum salus simulque licet extra eius compaginem elementa plura
beneficia omnia quae inde proficiscuntur, sanctificationis et veritatis inveniantur, quae
in omnes homines atque ad omnes aetates ut dona Ecclesiae Christi propria, ad
propagentur. unitatem catholicam impellunt.
27
La questione di includere LG17 nel testo, e non come appendice neppure come
testo a parte non è stato senza difficoltà. Cf. Y. CONGAR, Diario (II), 179.
CAP. I: QUALE IMMAGINE DI CHIESA? 9
Padre28. Questo triplice riferimento che accenna all’origine della Chiesa nel
riflesso del mistero trinitario, si arricchisce quale frutto della svolta, di una
terza immagine di Chiesa, magari da valutare in un altro momento.
28
L’immagine di «tempio dello Spirito» si trova solo come «templum» nello Schema
1962, e verrà menzionata sei volte nei primi due capitoli della LG. Poi ancora quarto
volte negli ultimi capitoli con riferimento alla Beata Vergine.
29
G. RAMBALDI, 159. Cf. Ef 4,11-12; 1Cor 12,4.
30
Comunque, entrambi citano Ef 4,11-12 da riferimento.
10 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
31
«Il carattere di “mistero” designa la Chiesa in quanto procede dalla Trinità, mentre
quello di “soggetto storico” le si addice in quanto essa agisce nella storia e contribuisce a
orientarla. Eliminato ogni rischio di dualismo e di giustapposizione, occorre approfondire la
correlazione, esistente nella “Chiesa come popolo di Dio”, tra l’aspetto del “mistero” e del
“soggetto storico”. Infatti è il carattere di mistero che per la Chiesa determina la sua natura
di soggetto storico. Correlativamente è il soggetto storico che, da parte sua, esprime la
natura del mistero; in altre parole, il popolo di Dio è simultaneamente mistero e soggetto
storico; cosicché il mistero costituisce il soggetto storico e il soggetto storico rivela il
mistero», COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE, «Temi scelti di ecclesiologia», in
Documenti 1969-2004, Editrice Studio Domenicano, Bologna 2006, 291.
CAP. I: QUALE IMMAGINE DI CHIESA? 11
32
G. CISLAGHI, 301.
33
La comunione [koinonía], intesa come «partecipazione alla natura divina» (2Pe
1,4) no può che essere un dono escatologico, cui partecipazione è data a mo’ di anticipo.
Cf. J. ZIZOULAS, «V Conferenza mondiale di Fede e Costituzione, Rapporto di
Santiago, Verso la koinonía», Il Regno 17 (1993), 532.
34
G. CISLAGHI, 301-302; nota 188. Il commento riguarda LG23d «[Ecclesiae
particulares] in quibus et ex quibus una et unica Ecclesia catholica exsistit». Cf.
Communionis notio (1992) nn.9-10.
35
R. LAURENTIN, Bilan du Concile histoire, textes, commentaires avec une
chronique de la quatrième session, Paris 1966, 367. Cf. I. TIEZZI, 143. Il testo di
Laurentin continua: «On mettrait ainsi en pleine lumière l’universelle expansion des
charismes, la différenciation dans l’unité, la décentralisation dans la cohérence vitale, et
bien d’autres réalités vivantes entrevues à Vatican II.», Ibid.
12 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
36
DH, 302. (Cf. gr.); Cf. H, Müller, «De analogia verbum incarnatum inter et
ecclesiam (L.G. 8a)», Periodica, vol. 66, fasc. 3-4, PUG Roma, 1977, 510.
37
G. PHILIPS, La Chiesa e il suo mistero nel Concilio Vaticano II, storia, testo e
commento della Costituzione Lumen Gentium, Jaca Book, Milano 1969, 110.
38
B. MONDIN, La Chiesa sacramento d’amore. Trattato di ecclesiologia, Edizioni
Studio Domenicano, Bologna 1993, 161. Cf. G. CISLAGHI, 274.
39
IRENEO DI LIONE, Contro le eresie e gli altri scritti, ed. E. BELLINI, Jaca book
Milano 1997, 295-296. Cf. G. CISLAGHI, 300.
CAP. I: QUALE IMMAGINE DI CHIESA? 13
40
Inoltre suggerito da diversi passaggi sulla rinnovazione: «perpetuo renovat» LG4a;
«incessantur renovemur» LG7g; «renovationem continuo» LG8c; «renovare non desinat»
LG9c. In questa linea, Cislaghi fa considerare una «rilettura in chiave agapica delle
questioni ecclesiologiche fondamentali: origine, natura, funzione», CISLAGHI, 274.
Sarebbe anche di spunto il legame tra LG1 e 3 per cui la Chiesa, «veluti sacramentum», si rifà
secondo la continua celebrazione eucaristica: «Quoties…in altari celebratur, opus nostrae
redemptionis exercetur. Simul sacramento panis eucharistici repraesentatur et efficitur
unitas fidelium, qui unum corpus in Christo constituent». Cf. n.4 Schema nov 1962.
41
Come appena menzionato, LG5a cita Mc 10,45, rilevando sì il legame tra il servizio
come donazione di sé e l’«ipsa Persona Christi» in cui si manifesta il Regno. L’azione
pneumatica realizza questa presenza, per cui il servizio nella Chiesa sarebbe diverso dal
servizio umano qualsiasi, perché servendo nello Spirito, infatti, si fa presente il Cristo.
42
«Paolo mette chárisma (riferito allo Spirito) in parallelo con enérgema (e non con
enérgeia) che egli riferisce al Padre», in cui azione intravede «una liberazione armoniosa
delle energie del soggetto al sevizio di Dio», concludendo, «[tali carismi] sono
l’operazione dell’agápe nell’unico Spirito.», R. LAURENTIN, «Carismi: precisazioni circa
il vocabolario», Concilium 129 (1977) 28.29. La distinzione tra enérgeia ed enérgema è
quella tra l’operazione e il suo l’effetto, cioè, l’opera. Paolo richiama dunque le opere del
Padre, che coincidono con i segni operati da Gesù (Cf. Gv 5,19-21). Oppure, dove l’agape
è manifestazione dell’enérgema del Padre (quella cháris data all’uomo), chárisma è
14 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
l’effetto della cháris nella vita che manifesta (segna) l’opera del Padre (l’agápe)
nell’operazione dello Spirito.
43
LG35a sottolinea il legame del munus profetico con l’annuncio del «Regno del
Padre». Lì compare la congiunzione della sensus fidei con la grazia della Parola, il che,
messa in confronto con LG12 che congiunge la sensus fidei con i carismi permetterebbe
di affermare il collegamento tra l’annuncio e i carismi. Cf. Tabella 2.
44
AS II,3, 178.
45
L’uso di «eterno» qui non richiama la Chiesa “prima dei secoli”. Piuttosto, il
consegnarsi sulla Croce si tratta di un’azione teandrica e di conseguenza è eterna, e soprattutto
perché Cristo manda lo Spirito sulla Chiesa dal suo posto eterno alla destra del Padre.
15
Capitolo II
46
Cf. Nota 8 LG7g. Citato lì Sermo 268,2 di Agostino, conviene riportare: «Qui ergo
habet Spiritum Sanctum, in Ecclesia est […] Ecce humano spiritu, quo sum ego ipse
homo, membra omnia colligo […] Officia membrorum dispartita sunt, sed unus spiritus
continet omnia. Multa iubentur, multa fiunt: unus iubet, uni servitur.»; per cui è rilevato
la partecipazione personale di ciascuno nello Spirito come primo dato della comunione.
PL 38, 1232.
47
J. ZIZOULAS, «V Conferenza mondiale di Fede e Costituzione, Rapporto di Santiago,
Verso la koinonía», Il Regno 17 (1993), 532.
48
Y. CONGAR, Diario (I) 391; AS II,1, 458-459.
16 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
49
Cf. P. HOFFMANN, – T. HIEKE, – U. BAUER, Synoptic concordance, I, alla voce
«ἅπτω», Walter de Gryter, Berlin 1999, 341-343.
50
Questo è l’unico versetto oltre a Ef 4,16 dove compare il termine come sostantivo.
18 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
giusto”, o facendo “aiutare con la misura giusta”, «fino a che Cristo non sia
in essi formato (Cf. Gal 4,19)» (LG7e).
Un tale rapporto favorisce, inoltre, la continuità della figura della vite e
dei tralci utilizzata nel n.5c. Innanzitutto, l’essere innestato nel Verbo è
stare al posto giusto. Se da una parte il concetto di «somministrazione» fa
coincidere la nozione della distribuzione dei beni con quella
dell’assegnarne un uso definito (nel linguaggio ecclesiale così ci si riferisce
alla somministrazione dei sacramenti), dall’altra parte, per quanto riguarda
il rapporto reciproco tra coloro che sono conformati (dove alcuni sono al
Capo [la gerarchia] e altri al Corpo [i membri51]), vanno implicati, sia un
principio di autorità che somministri, sia una collaborazione subordinata
(somministrata). Non è detto però che il “contatto” nei rapporti che
avvengono tra “Capo” e “Corpo” nella Chiesa, usufruisca sempre lo “stare
al posto giusto” per collaborare alla somministrazione dello Spirito nel
conformare la Chiesa alla misura di Cristo, cioè «secondo la misura del
dono di Cristo» (Cf. Ef 4,7). Almeno, questa sarebbe la paura di alcuni dei
padri conciliari di fronte al ruolo dei carismi nella Chiesa52.
Tablella 4
n.5c Schema nov1962 LG7c.g
Inter quae dona praestat gratia
Spiritus Sanctus in Capite et in membris Apostolorum, quorum auctoritati ipse
inhabitans(Rom 8,11) […] Spiritus etiam charismaticos subdit
(cf. 1Cor 14) […]
Gratiam et dona administrat et
charismata confert. (1Cor 12,4-11; 1Cor Spiritu suo, qui unus et idem in Capite et
12,28; Eph 4,11-12) in membris exsistens
51
Questo termine, provenendo del linguaggio degli schemi precedenti indicherebbe
«il laicato», ma è stato tralasciato perché i membri della gerarchia sono anche membri
del Corpo Mistico, cui Capo è Cristo: e tutti quanti si conformano a Lui (Cf. LG7f).
52
La posizione più conosciuta è quella del Card. Ruffini. Cf. D, GRASSO, I carismi
nella Chiesa, teologia e storia, Queriniana, Brescia 1982, 80-81.
CAP. II: UNA CONFORMAZIONE A CRISTO NELLO SPIRITO 19
53
Questi elementi sono stati riportati dai capp. VII-VIII dello Schema nov 1962 dove il
ruolo del Magistero e l’obbedienza dei membri furono largamente trattati.
54
Y. CONGAR, Credo nello Spirito Santo, Brescia 1998, 103.
55
Manteniamo con il Concilio che la stessa grazia di autorità apostolica è un charisma,
per cui il rapporto pneumatico è inerente pure ai rapporti interni alla gerarchia.
20 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
dello Schema nov 1962, parallelo a LG8a, esordisce con l’azione dello
Spirito, soprattutto nei carismi (Cf. Tabella 5). Questi dimostrano un ruolo
centrale nel numero, essendo ripetuti per ben quattro volte al suo interno. Il
proposito originale dell’analogia con il Verbo Incarnato si rivela di alludere
al rapporto integrale tra capo e corpo per dire la corrispondenza tra gerarchia
e carismi. Questo sviluppo è stato poi spostato a LG7.
Il ruolo prevalente dato allo Spirito, nel n.6, avrebbe rilevato la diffusione
dei carismi ad esprimere l’unità. La loro successiva sottrazione dal testo
suggerisce come la loro caratteristica sia di esprimere meglio la diversità. In
effetti, ebbe luogo una maturazione tra la fase preliminare e quella finale nel
pensiero che articola l’azione bilaterale tra Cristo e lo Spirito riguardante la
Chiesa. In LG8, la svolta pone in rilievo il ruolo di Cristo come Unico
Mediatore, la cui mediazione continua, nella Chiesa, «apostolicamente» con la
distribuzione di verità e grazia a tutti (Cf. Tabella 5; LG8b; LG12a).
Tabella 5
n.6 Schema nov 1962 LG8a
Cum autem S. Spiritus multa charismata Unicus Mediator Christus Ecclesiam suam
Ecclesiae elargitur, quae correspondent indoli sanctam, fidei, spei et caritatis communitatem
eius sociali et missioni eius divinae, in variis his in terris ut compaginem visibilem
officiis et ministeriis, eo fine, ut qui iisdem constituit et indesinenter sustentat, qua
donati sunt, tamquam Dei auditores una veritatem et gratiam ad omnes diffundit.
secum in aedificationem corporis Christi
operentur, falso Ecclesia hierarchicas eu Societas autem organis hierarchici sinstructa
iuris ab Ecclesia charismatica vel amoris, et mysticum Christi Corpus, coetus adspectabilis
quam vocant re differre dicitur. et communitas spiritualis, Ecclesia terrestris
et Ecclesia coelestibus bonis ditata, non ut
Quam ob rem Ecclesia societas et Mysticum duae res considerandae sunt, sed unam
Christi Corpus haud binae res sunt, sed una realitatem complexam efformant, quae
tantum quae humano et divino se praefert humano et divino coalescit elemento.
aspectu; quae ergo ob analogiam non parvam
Incarnati Verbi mysterio assimilatur. Ideo ob non mediocrem analogiam incarnati
Verbi mysterio assimilatur. Sicut enim natur
Etenim sicut in Verbo Incarnato natura aassumpta Verbo divino ut vivum organum
humana ut vivum instrumentum divinae salutis, Ei indissolubiliter unitum, inservit,
eiusdem naturae, pro nostra et totius mundi non dissimili modo socialis compago
salute inserviit et in caelis inservire perseverat Ecclesiae Spiritui Christi, eam vivificanti, ad
[…] augmentum corporis inservit (cf. Eph 4,16).
una scissione tra le due realtà, riferisce però a una tensione antitetica dove
l’umano sarebbe la gerarchia e il divino i carismi, rovesciando l’ordine
dell’autorità. L’aula conciliare vuole superare quell’impasse, e non mancano
tentativi eccessivi56. Alla fine, si afferma la Chiesa come una sola complessa
realtà, «efformant, quae humano et divino coalescit elemento».
In questo modo, la divino-umanità dice il tutto ecclesiale, il che non
consente di essere diviso in “parti” divine e umane. Certamente, questo
risultato attinge dall’analogia cristologica argomenti chiari e necessari, ma la
combinazione con i carismi, valutata forse come non-conveniente, viene
esclusa. Si potrebbe ipotizzare la volontà di relegare il termine «charisma» a
un ambito più ristretto, persino ad un “uso tecnico”, ma questa non
spiegherebbe tutta la storia. Comunque, tra la fase preliminare e finale del
Concilio, l’influsso sia delle pressioni contrarie in aula sia degli sviluppi nel
campo dell’articolazione pneumatologia, ha avuto il suo effetto.
Nel secondo capoverso di LG 8a l’elemento gerarchico, come «organis»
che «instructa» [edifica], verrà indirettamente associato all’analogia del terzo
capoverso mediante l’uso degli stessi termini, «organum» e «ad augmentum
corporis». Cioè, il nesso con Cristo Capo e il ruolo della gerarchia per dare
una forma concreta alla «socialis compago», e per la comunicazione della
salvezza, rimangono decisivi, e in questo numero, sostituiscono il posto prima
assegnato ai carismi. Infatti, i carismi non corrispondono al taglio cristologico
impostato, anche se pneumatologicamente parlando, essi si trovano sia nel
“capo” sia nel “corpo”. L’analogia sottolinea ,però, come la gerarchia, in
questo compito, è sempre al servizio dell’azione dello Spirito Santo,
rimarcando la sua coincidenza complementare con i carismi, appunto citando
Ef 4,16. L’inserzione delle realtà bilaterali, «coetus adspectabilis et
communitas spiritualis» e «Ecclesia terrestris et Ecclesia coelestibus bonis
ditata», attestano la logica pericoretica inerente.
Mentre l’aspetto cristologico richiede che si chiarisca la congiunzione con
l’aspetto pneumatologico riguardo la visibilità e la storicità nella Chiesa, in
LG8 si sopprime il legame che mirava al rapporto tra gerarchia e carismi, il
che sta sia all’origine sia al cuore dell’argomento. Forse ne rimarrebbe
qualche cenno nella descrizione della Chiesa come «unam realitatem
complexam», pur distinguendola da una «realitatis simplicis». Una siffatta
descrizione condurrebbe comunque ad altre possibili sfumature nella
combinazione con il «duplice elemento umano e divino», benché
56
L’eccessiva coincidenza della Chiesa con la persona di Cristo, e la sua Anima con
lo Spirito (n.5c), come “una sola cosa”, si può criticare come proposta monofisita. Cf.
R. LAURENTIN, Bilan du Concile histoire, textes, commentaires avec une chronique de
la quatrième session, Paris 1966, 367; H, MÜLLER, «De analogia verbum incarnatum
inter et ecclesiam (L.G. 8a)», Periodica, vol. 66, fasc. 3-4, PUG, Roma, 1977, 504.
22 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
57
Per una approfondita analisi sull’origine, intenzione e interpretazione dell’analogia
Verbum Incarnatum, Cf. H, MÜLLER, 499-512.
58
«Intentio expressa valde generalis est», H, MÜLLER, 504.
59
G. PHILIPS, La Chiesa e il suo mistero, 109.
CAP. II: UNA CONFORMAZIONE A CRISTO NELLO SPIRITO 23
potrebbero ancora applicarsi alla Chiesa, nel senso che, nella misura in cui
il «socialis compago» sia esecutivo, libero e docile nello Spirito, coordina le
diverse energie vitali verso una crescita organica. Questa crescita, sebbene
non sia identificabile con l’opera della redenzione, non può essere slegata
dalla dimensione salvifica di cui è comunque portatrice.
L’agente del secondo termine dell’analogia è identificato con lo «Spirito di
Cristo», comunicando un rapporto personale che anticipa ogni azione
pneumatica. Mentre l’anima umana di Cristo (proprietà sempre del Verbo
Incarnato) serve al rapporto dell’«unione ipostatica» (persona a natura) per
l’opera della redenzione, l’«Unzione» (riferita a Cristo per mezzo dello
Spirito) esprime l’inizio, il culmine e la diffusione di quest’opera (di Cristo)
in termini di un rapporto «persona a persona»60. Si perviene allora alla figura
delle «due mani del Padre» di Ireneo61, significando che il rapporto
personale con lo Spirito figura come condizione di possibilità per costituire
la natura assunta62. Infatti, il primo dato, l’«indissolubiliter unitum», Figlio-
Spirito, è l’unione che accompagna in ogni istante il modo misterioso con
cui Dio si congiunge con la sua creazione, e che si applica sia
all’Incarnazione sia alla Chiesa63.
60
«La misión del Logos en la Encarnación es de “persona a una naturaleza”. El
Pneuma, en cambio, es enviado en la Unción de Jesús como “persona a la naturaleza
humana hypostatizada por el Logos” y por lo mismo manifiesta su carácter personal en esta
relación de “persona a persona” […] la relación del Pneuma con el justo por la gracia se
muestra, más claramente aún que en la Unción de Jesús, como una relación de “persona a
persona”». A. ANTON, «El Espíritu Santo y la Iglesia», Gregorianum 47 (1966), 105.111.
61
IRENEO, Adversus Haereses 5,1,3; 5,5,1; 5,28,1. «Le due mani del Padre non
agiscono ognuno per sé, una accanto all’altra, esse non agiscono neppure una dopo
l’altra (come se lo Spirito venisse dopo, quando l’opera di Cristo è conclusa), bensì in
modo molto differenziato l’una con e dentro l’altra dal momento in cui lo Spirito è
sempre lo Spirito di Cristo.», H. U. VON BALTHASAR, Teologica III. Lo Spirito della
Verità, tr. it. G. SOMMAVILLA, Milano 1992, 153.
62
«Questo rapporto, di cui viene lamentata la mancanza, non viene esplicitato, né
sviluppato. Tuttavia è importante ritenere come le persone stesse divine sono messe in
rapporto con la storia di Gesù […] Abbiamo poi un numero, questa volta più ampio, di
interventi nei quali la comprensione trinitaria della vita di Gesù si amplifica in una
comprensione trinitaria del rapporto fra Dio e gli uomini destinatari della rivelazione
divina.» V. MARALDI, Lo Spirito e la Sposa, Piemme, Casale Monferrato 1997, 194-
195. Cf. I. TIEZZI, 64-65.144 (nota 178).
63
Un significato simile sarebbe invocato nelle altre due accezioni di «Spirito di Cristo»
nella Lumen Gentium. Da una parte, LG14a richiama la piena incorporazione alla nuova
creazione, cioè, Dio che ‘abbraccia’ con i mezzi della Chiesa, e dall’altra LG36b,
«riconoscendo la natura profonda di tutta la creazione», indicando il compito dei laici di
‘abbracciare’ il mondo, «affinché [attraverso la loro santità] il mondo si impregni dello spirito
di Cristo». Sulla dimensione cosmica dei figli di Dio, Cf. Y. CONGAR, Credo, 423.
24 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
Nel n.6 dello Schema nov 1962, è messo in rilievo come il riferimento al
Corpo «Ei indissolubiliter unitum» non mira solo all’unione ipostatica di
Cristo sulla terra, ma al suo legame con il Corpo, che ora si continua dal Cielo.
La formula «pro nostra et totius mundi salute inserviit et in caelis inservire
perseverat», potrebbe essere stata, poi, ampliata per concedere uno spazio allo
Spirito (di Cristo), la cui azione pneumatica fa del Corpo ecclesiale un tutt’uno
con Cristo. Tuttavia in LG8 ci si è arrestati davanti a questa delicata questione
teologica. Un «Ei indissolubiliter unitum» sarebbe rivolto allo Spirito
teologicamente, ma il ‘modo’ non è stato chiarito nel testo. Certamente, non si
vuole affermare che la Chiesa sia da considerare “Corpo dello Spirito”.
Eppure non era conveniente indurre verso una «continuazione
dell’Incarnazione».
Anche se lo Spirito non lascia mai la Chiesa, la sua unione con essa è la
medesima che riguarda Cristo64. In base a questa precisazione, si presenta il
modo della «continuazione dell’Unzione»65, i cui elementi rilevanti sarebbero
ancora da rintracciare nei documenti Conciliari laddove, in germe, non se ne
diede abbastanza sviluppo. Comunque, il Corpo risorto del Signore invia dal
Cielo lo Spirito per costituire il Corpo ecclesiale, «quam in Symbolo unam,
sanctam, catholicam, et apostolicam profitemur», ma «l’unità come la santità
o la cattolicità, può e deve crescere indefinitamente all’interno come
all’esterno» (Cf. Tabella 7; LG8b)66.
Su questo punto, l’analogia trova ancora spunto dal fatto che il Corpo
Incarnato del Signore sarebbe unito a Lui nel Cielo. Cioè, per il medesimo un
principio (l’ephápax) che permette alla Chiesa di costituirsi Corpo Ecclesiale,
l’unità, santità e universalità del Corpo, mediante l’azione pneumatica, si trova
dentro di e aldilà della Comunione Celeste in comunione con il Signore.
Tuttavia, questo stesso principio fa sì che l’azione pneumatica raggiunga e
influisca aldilà dell’«organo umano» (la comunione terrena, la «socialis
compago», il Corpo Ecclesiale). Tale precisazione, — espressa dal binomio
«subsitit in», «extra eius» — non è stata contemplata nello Schema 1962, ma
è conseguenza di una pneumatologia approfondita, nonostante desse
l’impressione che l’elemento gerarchico subentrasse ancora il posto nel testo
previamente concesso ai carismi (Cf. Tabella 7). Nonostante ciò, viene allora
maggiormente a delinearsi il rapporto dell’azione pneumatica nell’istituzione
riguardante la vita e la missione della Chiesa.
64
«Le Christ n'est évidemment pas coprincipe du Saint-Esprit en son humanité, mais
le Verbe Fait chair l'est, en sorte que le Saint-Esprit est l'Esprit du Christ, et celui ci est
Verbu Spirans amorem.» Y. CONGAR, «Pneumatologie ou “Christomonisme” dans la
tradition latine?», in Fs. G. Philips, Duculot 1970, 58.
65
A. ANTON, «El Espíritu Santo y la Iglesia», 111.
66
G. PHILIPS, La Chiesa e il suo mistero, 111.
CAP. II: UNA CONFORMAZIONE A CRISTO NELLO SPIRITO 25
Tabella 7
n.6c Schema nov 196267 LG8b
[...] ita Ecclesia Haec Ecclesia,
a) societas praeconis, sacerdotis, regis a1) in hoc mundo ut societas
charismatibus exornatur, constituta et ordinata,
b) ut Spiritui Christi in aedificatione b1) subsistit in Ecclesia catholica, a
Corporis Christi serviat ut enim charismata, successore Petri et Episcopis in eius
non aliter atque cetera quae a S. Spiritu comunione gubernata,
tribuuntur,
c1) licet extra eius compaginem
c) tamquam veritatis et caritatis servitium elementa plura sanctificationis et
ministeriumque exercenda sunt, veritatis inveniantur,
d) ut parta per Christum salus simulque d1) quae ut dona Ecclesiae Christi
beneficia omnia quae inde proficiscuntur, propria,
e) in omnes nomine atque ad omnes aetates e1) ad unitatem catholicam impellunt.
propagentur.
67
La prima parte di LG8b dimostra una corrispondenza testuale con il n.7 dello
Schema nov 1962, che segue: «Ideoque sola iure catholica Romana nuncupatur
Ecclesia.» (In nota): «Ecclesia est Catholica Romana […] *in Conc.Vat. I dictum est
“catholica apostolica Romana”». Qui, anche se un’opzione “istituzionale” è prevalsa sul
taglio previo, si osserva comunque un notevole cambiamento di postura che ora si
distingue tra Chiesa di Cristo e Chiesa cattolica Romana.
26 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
68
H. FRIES, «Mutamenti dell’immagine della Chiesa ed evoluzione storico-dogmatica»
in J. FEINER –M. LÖHRER, Mysterium Salutis, IV/I, ed. it. T. FEDERICI, Brescia 1967, 335.
27
CAPITOLO III
69
La funzione regale sarebbe assorbita da quella sacerdotale: «regale sacerdotium»
n.21a LG10a
In templum spirituale et sacerdotium Baptizati enim, per regenerationem et
sanctum per regenerationem baptismalem Spiritus Sancti unctionem consecrantur
es Spiritus Sancti unctionem evehitur, ut in domum spiritualem et sacerdotium
spirituales offerat hostias, et tamquam sanctum, ut per omnia opera hominis
genu selectum regale sacerdotium, gens christiani spirituals offerant hostias, et
sancta, populus acquisitionis, virtutes virtutes annuntient Eius qui de tenebris
annuntiet Eius qui de tenebris eum eos vocavit in admirabile lumen suum.
vocavit in admirabile lumen suum.
70
A. VANHOYE, «Il problema biblico dei “carismi” dopo il Vaticano II», in R.
LATOURELLE, Vaticano II: bilancio e prospettive, venticinque anni dopo (1962-1987),
Cittadella, Assisi 1987, 394.
28 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
71
L’attività ecclesiale è presentata secondo un triplice oggetto: di materia strettamente
religiosa, indirettamente religiosa, e il consacratio mundi. Poi sono delineate diverse forme
di collaborazione laicale, sia personale che collettiva, secondo quattro classi: dell’incarico
diretto dalla gerarchia, delle opere di misericordia, dell’opera sociale cattolica, della vita
civile e politica. Cf. CONCILIUM VATICANUM II, Schemata costitutionum et decretorum, de
quibus disceptabitur in Concilii sessionibus, ser. II, Typis polyglottis Vaticanis, Civitas
Vaticana 1962, 36-45.
CAP. III: L’OPERA DELL’UNZIONE SULLA CHIESA 29
72
G. RAMBALDI, «Uso e significato di ‘Carisma’ nel Vaticano II», Gregorianum 56
(1975), 144; Cf. D. GRASSO, I carismi nella Chiesa, Brescia 1982, 18-20.82-83.144.
73
Il che si differisce dall’affermare che tutti i battezzati possiedono effettivamente
dei carismi. L’essere battezzato sarebbe, piuttosto, come la condizione di possibilità che
permetta che una grazia special e sia ricevuta al servizio dell’edificazione ecclesiale. Cf.
D. VITALI, Sensus fidelium: una funzione ecclesiale per l’intelligenza della fede,
Brescia 1993, 168-169.
74
AS II,3, 175-178.
75
Si tratta della frase «licet essentia et non gradu tantum differant, ad invicem tamen
ordinantur» (LG10b). La differenza sussiste in ragione della dinamizzazione reciproca.
Entrambi coincidono mediante un’offerta ‘vitale’ nei sacramenti, la che si realizza
contemporaneamente in modo proprio e correlativo all’altro.
30 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
76
H. DE LUBAC, L’ecriture dans la Tradition, Paris 1966, 34.36. Cf. D. VITALI, Sensus
fidelium, 230-31.
CAP. III: L’OPERA DELL’UNZIONE SULLA CHIESA 31
77
La Commissione Teologia Internazionale afferma, «Ne consegue che una certa
forma di sensus fidei può esistere in coloro che “battezzati, sono insigniti del nome
cristiano, ma non professano integralmente la fede.” La Chiesa cattolica deve dunque
essere attenta a ciò che le può dire lo Spirito per mezzo dei credenti delle Chiese e delle
comunità ecclesiali che non sono in piena comunione con essa.»; COMMISSIONE
TEOLOGICA INTERNAZIONALE, Il sensus fidei nella vita della Chiesa, EDB, Bologna
2014, 47.
78
D. VITALI, Sensus fidelium: una funzione ecclesiale per l’intelligenza della fede,
Brescia 1993, 211.
79
È conveniente ritenere ancora che, come la fede è sempre trasmessa da qualcuno
che la predica, così la trasmissione dei carismi è legata, in modi diversi, alla preghiera e
alla vita della comunità di fede, per una testimonianza sia diretta sia indiretta. Appunto,
l’edificazione avviene mediante un contatto spirituale tra i membri.
32 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
80
D. VITALI, Sensus fidelium, 227.
81
Cf. Y. CONGAR, Credo, 188.
82
Sartori sottolinea «la duplice relazione della Chiesa alla Carità: Chiesa in quanto
frutto dell’Agape, Chiesa “congregata”, unita “ex multis”…; e Chiesa in quanto
sacramento, ossia segno e strumento dell’Agape, Chiesa “congregans, capace di unificare
“i molti” (“multa”)»; L. SARTORI, «Caritas forma Ecclesiae», Lateranum 51 (1985), 28.
Cf. G. CISLAGHI, 275.264-267.
CAP. III: L’OPERA DELL’UNZIONE SULLA CHIESA 33
83
Una conclusione simile corrisponde al ruolo e all’autorità dei teologi nel n.32b,
malgrado siano — nel loro caso — da «donis Spiritus Sancti illuminati» (n.32a).
84
Il munus regale trova menzione in LG5, LG9b, e LG13a.b dove il Regno è affrontato
in termini escatologici, riconducendo la questione all’annuncio e all’instaurazione del
Regno di Cristo e di Dio, in germe sulla terra. Infatti, il titolo «popolo messianico», il che
è di indole regale, indicherebbe la medesima cristo-conformazione quale partecipazione
alla funzione regale. Per quanto la Tradizione l’ha associato alla vittoria sul peccato,
LG9c dedica alcune righe alla lotta spirituale e alla conversione.
85
«Ius habent a pastoribus adiumenta ad salute necessaria accipiendi» (n.23a).
86
«donis sui Fundatoris instructa fideliterque missionem accipit Regnum Christi et
Dei» (LG5b); «Illo enim sensu fidei…vere accipit verbum Dei» (LG12a).
34 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
87
«aptos et promptos reddit ad suscipienda varia opera vel officia» (LG12b).
88
«Super illud fundamentum Ecclesia ab Apostolis exstruitur, ab eoque firmitatem et
cohaesionem accipit» (LG6d).
89
«Illi plene Ecclesiae societati incorporantur, qui Spiritum Christi habentes,
integram eius ordinationem omniaque media salutis in ea instituta accipiunt» (LG14c).
90
«cum gratiarum actione ac consolation [charismata] accipienda sunt» (LG12b).
91
«illudque in sacramentis suscipiendis, in oratione et gratiarum actione, testimonio
vitae sanctae» (LG10b); «Pastores Ecclesiae, memores verborum S. Scripturae:
“probate spiritus si es Deo sint” et: “Spiritum nolite exstinguere” coepta et vota a
fidelibus proposita attente in Christo considerent» (n.23a); «quibus speciatim competit,
non Spiritum exstinguere, sed omnia probare et quod bonum est tenere» (LG12b).
35
CONCLUSIONE
92
LG28 cita 1Cor 1,2 risaltando il ruolo sacerdotale di radunare le chiese in un
tutt’uno. La nozione di essere «arricchiti» abbondantemente per la testimonianza
compare a LG5,8a,11a,21b,41b,51a, anche rilevando l’azione pneumatica, e poi in
modo singolare, LG56 vede tutto il dinamismo realizzato nella Madre di Gesù. La
«testimonianza» di Cristo a LG10,12a,32c,34a,41b. Il dinamismo di «manifestazione» va
evocato inoltre da LG5,8b,31b,44,48d,50b, e in modo speciale LG35 riguarda la funzione
profetica dei laici, la quale si rifà direttamente a LG12.
93
«In tutto siete stati arricchiti»: verbo, seconda persona plurale, aoristo, indicativo
passivo; del sostantivo «ploutos» abbondanza, ricchezza, pienezza.
94
In ogni «logo(i)»: sostantivo al dativo, suggerisce una condizione, cioè uno stato di
ragionamento; la «ragionevolezza».
95
In ogni «gnōsei»: anche al dativo, perciò, richiama una condizione di perspicacia
inquisitiva; talvolta espressa dalla nozione di «intuitività».
96
«Si è stabilita»: verbo, terza persona singolare, aoristo, indicativo passivo, riferito
a «martyrion tou Christou»; stabilire, confermare, rafforzare, garantire. Per rilevare la
forza del verbo, la traduzione ha scelto di aggiungere «così saldamente».
36 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
salda perché nessun carisma ne manca. Non perciò si intende dire qui che tutti della
comunità sono allora dei «carismatici», quale uso ‘tecnico’ della parola porta già un altro
campo semantico. Occorre distinguere l’uso biblico dall’immaginario comune che
precede la mens conciliare e rimane ancora oggi. Nonostante ciò il Concilio ha deciso a
favore della scia biblica affermando che i carismi sono infatti propri a tutti i membri della
Chiesa, distinguendo poi tra «clarissima» (il senso che scinde più sull’uso tecnico del
‘carismatico’ straordinario) e «latius diffusa» (non straordinario e comune, coincidendo
anzi con «varia opera vel officia», ad esempio i catechisti e le opere di misericordia).
98
La «ricezione», è un tema teologico assai vasto e divergente per essere adeguatamente
trattato qui. L’accezione presente mira ai campi di reciprocità delineati dal primo capitolo:
mistero e soggetto storico, unità e diversità, comunione e ministero. Tutto quanto riguarda
in genere l’uso dei doni gerarchici e carismatici, e più specificamente il loro rapporto
reciproco a favore dell’edificazione della Chiesa nel mondo.
99
A. VANHOYE, I carismi nel Nuovo Testamento, GBP, Roma 2011, 19.
38 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
fenomeno carismatico, allora, non riguarda tanto ciò che realizza il singolo,
quanto ciò che realizza lo Spirito. Il singolo non edifica la Chiesa, lo
Spirito la edifica, e lo fa simultaneamente nel singolo e nell’insieme. I
carismi, pertanto, sono innanzitutto da intendere come un fenomeno
ecclesiale, laddove il modo unico e poliedrico in cui l’azione pneumatica
avviene in ciascuno, è correlato all’insieme per evidenziare la koinonía,
quale presenza del Regno, e comportare un aspetto teofanico di annuncio.
Ciò avviene non solo in modo invisibile, nello Spirito, né soltanto per
l’impatto visibile dei «fructus operarum apostolicarum» (LG12b), ma
persino — e ordinariamente — attraverso il rapporto dinamizzato e
complementare che stimola una testimonianza viva mediante lo “stare
insieme nello Spirito”.
Il parere negativo di Vanhoye di fronte alla possibilità di definire
precisamente il rapporto tra gerarchia e carismi, sembra pertanto rispondere
anche a un’insufficiente pneumatologia. L’argomento su questo rapporto è
stato affiancato sin dall’inizio dalla proposta ecclesiologica e dalla stesura
sui carismi, prendendo la sua forma definitiva con la svolta
pneumatologica. L’iniziale coincidenza degli elementi riguardante i carismi
nel n.6 dello Schema 1962, subisce una sfaccettatura che li colloca e
sviluppa in diversi numeri, adoperando, in effetto, una concentrazione sul
rapporto (Cf. Appendice 1.b). Mentre nel primo capitolo della Lumen
Gentium i numeri corrispondenti tendono a bilanciare l’azione pneumatica
con elementi cristologici, levando via l’incidenza dei carismi, salvo nel
rapporto con la gerarchia, nel secondo capitolo si fa posto alla loro
articolazione, abbinandoli con il sensus fidei all’interno del numero sul
munus profetico.
Questo dettaglio permette di capire la mutua incidenza dell’azione
pneumatica, il cui dinamismo — rivolgendosi ancora sul rapporto —
fornisce un quadro in cui i doni gerarchici devono dimostrare tratti paterni
nel sensus fidei, affinché la grazia di autorità apostolica comunicasse
l’aspetto sovrano e benevolo del Padre nello Spirito. La sua corrispondenza
ai carismi riguarda l’analogia con il Verbo Incarnato sulla nota della
crescita della «socialis compago». Il ruolo centrale dell’Unzione,
similmente, fornisce un quadro in cui, i doni carismatici devono dimostrare
tratti di figliolanza — come occorre a tutti i Battezzati — esercitando il
sensus fidei nello Spirito, che sommette il Corpo al Capo. Ecco, il rapporto
tra la gerarchia e i carismi (o anzi di tutti i membri), in forza dell’azione
pneumatica nella Chiesa, consiste nel rispecchiare la comunione tra Padre e
Figlio nello Spirito Santo. La Chiesa non è altro che una «realitatem
complexam» in cui la koinonía svela il mistero del Regno in mezzo al
40 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
Popolo: la cui manifestazione sta nella presenza del Signore, nelle opere
del Padre e nella prontezza all’annuncio (Cf. LG5).
102
La proposta era di allargare LG12b con alcune righe per ricuperare il riferimento
Paolino in modo più integrale. Non ebbe successo nel voto generale. Cf. G. RAMBALDI,
147; ASII,3, 403.409; LG 1964, 47; AS III,1, 200.
103
G. ALBERIGO, I, 310. Il corsivo è nostro.
104
Il testo della nota: «Una siffatta ulteriore norma è richiesta “dalla natura delle cose”,
trattandosi di uffici, che devono essere esercitati da “più soggetti”, che per volontà di
Cristo cooperano in modo gerarchico. È evidente che questa “comunione” è stata
applicata nella vita della Chiesa secondo le circostanze dei tempi, prima di essere per così
dire codificata “nel diritto”. Perciò è detto espressamente che è richiesta la comunione
“gerarchica” col capo della Chiesa e con le membra. “Comunione” (koinōnía) è un
concetto tenuto in grande onore nella Chiesa antica (ed anche oggi, specialmente in
Oriente). Per essa non si intende un certo vago “sentimento”, ma una “realtà organica”,
che richiede una forma giuridica e che è allo stesso tempo animata dalla carità.»
CONCLUSIONE 41
Appendice I
L’azione
n.6 Schema nov 1962 LG4 LG7 LG12
Pneumatica
a. Cum autem S. Spiritus multa a. …et in a. …licet multa sint, unum tamen corpus a. …inter omnis ordinis fideles a. Edifica l’unità
charismata Ecclesiae elargitur communione efformant, ita fideles in Christo (cf. 1Cor distribuit gratias quoque e la crescita del
in variis officiis et ministeriis, et ministratione 12,12). Etiam in aedificatione corporis speciales, quibus illos aptos et Corpo
eo fine, ut qui iisdem donati unificat, Christi diversitas viget membrorum et promptos reddit ad suscipienda
sunt, tamquam Dei auditores (cf. Eph 4,11-12) officiorum…Idem Spiritus per Se suaque varia opera vel officia, pro
(1Cor 3,9) una secum in virtute atque interna membrorum connexione renovatione et ampliore
APPENDICE I
SIGLE E ABBREVIAZIONI
BIBLIOGRAFIA
Altri testi
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50 ECCLESIOLOGIA E CARISMI
INDICE GENERALE 51
INDICE GENERALE
INTRODUZIONE 1
PRIMO CAPITOLO: Quale imagine di Chiesa? 5
1.1 La svolta pneumatologica: tra Corpo di Cristo e Popolo di Dio 5
1.2 Il legame trinitaria: una sintesi tra bilateralità e pericoresi 9
SECONDO CAPITOLO: Una conformazione a Cristo nello Spirito 15
1.1 Tra Capo e Corpo: come un corpo animato 15
1.2 L’analogia con il Verbo Incarnato, verso l’Unzione 19
TERZO CAPITOLO: L’opera dell’Unzione sulla Chiesa 27
1.1 Il munus cristologico: sacramenti, operosità e carismi 27
1.2 Discernimento e ricezione carismatica: un sensus fidei in rapporto 30
CONCLUSIONE 35
APPENDICE I. 43
SIGLE E ABBREVIAZIONI 45
BIBLIOGRAFIA 47
INDICE GENERALE 51