Aut.ne Tribunale Livorno n° 683 del 02/03/2005 - Spediz. in abb. postale: postatarget creative - CENTRO 1/02524/11.
2014 - Posteitaliane
Anno XIX - n° 200
L’Editoriale
di Enrico Dello Sbarba
enricodellosbarba@virgilio.it
Buona
ripresa
per il
centro
sinistra
Il responso elettorale di queste ul-
time elezioni europee e ammini-
strative si presta ad una duplice let-
tura. Da un lato “la destra” (ormai
possiamo tranquillamente elimina-
re il sostantivo “centro”) in quanto
Forza Italia, che lo rappresentava,
sta rapidamente scomparendo stri-
tolata dal “duo sovranista e/o polu-
lista”, Lega e Fratelli d’Italia, ha
confermato, specialmente alle eu-
ropee, il suo momento magico che
non sappiamo però quanto potrà
er
all’int
Il primo numero de Il Centro datato Maggio 2001
200 numeri
un ‘grande’ traguardo
Allorché festeggiammo il 100° numero de Il Centro par-
lammo e scrivemmo di “piccolo traguardo” mettendo,
pudicamente, tra parentesi l’aggettivo “grande”.
Con questo numero, il “200°”, possiamo tranquillamente
affermare di aver raggiunto veramente un “grande tra-
guardo”.
Certamente, quando abbiamo deciso di continuare que-
sta “avventura” lo abbiamo fatto anche per riempire i
Giugno 2019
L’Europa
che tiene duro
di Francesco Butini
Sei mesi fa, i due vice presidenti del
consiglio del governo italiano annuncia-
dichiarò uno. «L’Europa dei banchieri,
quella fondata sull’immigrazione di
vano l’imminente fine dell’Europa come
l’abbiamo conosciuta fino ad ora. «Tra
sei mesi ci sono le elezioni europee e
massa e sulla precarietà, continua a mi-
nacciare e insultare gli italiani e il loro
governo? Tranquilli, fra sei mesi ver-
come c’è stato un terremoto politico in
Italia il 4 marzo, ci sarà un terremoto
ranno licenziati da 500 milioni di eletto-
ri» ribadì l’altro.
politico alle elezioni europee di maggio» segue a pag. 2
ELETTI SINDACI DI LIVORNO E ROSIGNANO
Complimenti a Salvetti e Donati
segue a pag. 2
no
Enrico Dello Sbarba e Fabio Del Nista con Luca Salvetti nella sede de Il
Centro durante la campagna elettorale del candidato a sindaco di Livorno.
Enrico Dello Sbarba
(Enrico Dello Sbarba) - Personalmente e da tutti gli amici de Il Centro le congratu-
lazioni più vive a Luca Salvetti, neo sindaco di Livorno, per la schiacciante vittoria che
molti “vuoti”presenti nella realtà livornese ma anche per
proseguire un’esperienza che stava raccogliendo cre-
riporta la nostra città sulla via di una civica e normale dialettica democratica. Un
scenti consensi e positive valutazioni.
Il Centro, in edizione da qualche mese più elegante grazie
alle scelte del caro amico Bruno Damari della Editrice Il
Quadrifoglio, è divenuto una costante realtà non solo a
Livorno e Rosignano, località nelle quali viene larga-
abbraccio forte forte, tanti cari auguri ed a presto da noi in via Trieste nella sede de Il
Centro che con grande entusiasmo ha sostenuto la tua battaglia. Complimenti anche a
mente diffusa l’edizione cartacea, oltre a quella via in-
ternet.
Gli elogi e gli attestati di stima che continuiamo a riceve-
re da parte dei nostri lettori rappresentano una puntuale
testimonianza della validità e della credibilità del perio-
dico.
Il nostro primo vivissimo ringraziamento dobbiamo e
vogliamo rivolgerlo ai preziosi ed indispensabili inser-
Daniele Donati, neo sindaco di Rosignano, pure sostenuto da questa Associazione.
 2 politica
dalla prima pagina
Buona ripresa
per il centro-sinistra
durare; dall’altra il centro-sinistra che
sta dando confortanti segni di ripresa.
Resta l’emergenza dell’attuale gover-
no gialloverde che sembra voler “so-
pravvivere” malgrado l’emergere di una
crisi finanziaria, sociale ed economica,
dalle prospettive sempre più inquietanti
e, sulla cui sopravvivenza, si stanno
addensando nubi sempre più nere.
Non sappiamo quale potrà essere la “re-
sistenza” dei 5 Stelle, la cui débâcle sia
nell’europeee che nelle amministrative,
ha assunto dimensioni sempre più am-
pie, destinati a svolgere il ruolo “secon-
dario e supino” analogo a quello della
pattuglia di Angelino Alfano durante la
passata legislatura. Un ruolo, cioè, mal-
grado le declamazioni di Di Maio, sem-
pre più secondarie di fronte all’arrogan-
za del “Capitano”.
Il centro-sinistra, invece, dopo i discreti
risultati alle europee, ha ottenuto signi-
ficative affermazioni nei ballottaggi di
domenica 9 giugno. Il recupero di Li-
vorno, con il nostro caro amico Luca
Salvetti, dopo il disastro dell’esperien-
za grillina di Filippo Nogarin, la confer-
ma di Firenze, Prato e di tanti altri co-
Mensile del Circolo Culturale “Il Centro”
Aut.ne Tribunale Livorno n° 683 del 2/3/2005
La consegna del titolo socia
Redazione ed Amministrazione:
onoraria a Giovanna Alari
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Massimo Cappelli,
Laura Conforti Benvenuti,
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Grafica e impaginazione: Editrice “Il Quadrifoglio”
sas di Palandri Giulia & c., Livorno - Tel. 05861732178.
Stampa: Tipografia Sagittario - Bibione (VE)
Giornale chiuso in tipografia il 10/6/2019
muni, ha aperto prospettive un po’ più
rosee per il risveglio e la ripresa del cen-
tro-sinistra.
Ed è proprio questo importante recu-
pero che apre le porte alla speranza
per bloccare, impedire e sconfiggere
l’emergente pericolo rappresentato
dall’attuale governo.
L’Europa
che tiene duro
È sempre azzardato prevedere i com-
portamenti dei propri elettori, figurar-
si declamare profezie dal sapore mil-
lenaristico basandosi sulla certezza as-
soluta dei comportamenti degli eletto-
ri degli altri paesi.
Alla fine, né in Italia né in Europa è
andata così. O per meglio dire, il ter-
remoto politico che avrebbe dovuto
sconvolgere il governo delle istitu-
zioni europee, rischia invece di
sconvolgere il governo italiano. Tan-
to da indurre il presidente del consi-
glio a convocare una conferenza
stampa il 3 giugno per concludere:
«Se non ci fosse una chiara assun-
zione di responsabilità come da me
richiesto, e attenzione, se i compor-
tamenti non fossero coerenti e con-
seguenti, molto semplicemente con
la trasparenza e con la lealtà della mia
azione e nel rispetto delle procedure
costituzionali, rimetterò il mio man-
dato nelle mani del Presidente della
Repubblica».
Ma cosa è successo in Italia e in Eu-
ropa alle elezioni europee del 26 mag-
gio?
In Italia i rapporti di forza elettorale
tra i due partiti di governo si sono in-
vertiti. Alle elezioni politiche del mar-
zo 2018 i voti per il Movimento Cin-
que Stelle erano quasi il doppio dei voti
per la Lega, alle elezioni europee del
maggio 2019 i voti dei Cinque Stelle
sono la metà dei voti della Lega. Un
terremoto. In appena un anno.
Ma il paradosso è che nessun espo-
nente del governo italiano abbia fatto
notare come la maggioranza parlamen-
tare sia rimasta comunque maggioran-
za anche nel voto popolare, con una
percentuale più o meno uguale a quel-
la di un anno fa. Il che dimostra una
cosa semplicissima: la maggioranza di
governo non è una maggioranza politi-
ca, ma solo numerica e “contrattuale”.
E dunque contano di più i rapporti di
forza tra i due partiti contraenti il “con-
tratto” piuttosto che la solidità eletto-
rale della maggioranza nel suo comples-
so, come se entrambi fossero in qual-
che modo destinati a un futuro che non
li vedrà insieme. Ecco perché il voto
europeo contiene un potenziale scon-
volgente per il governo: ribaltando com-
pletamente il rapporto di forza, si po-
trebbe incoraggiare una prospettiva
piuttosto di un’altra.
In Europa l’immaginata ondata euro-
scettica non c’è stata. Sulla base delle
elaborazioni del portale web
politico.com, nel parlamento europeo
eletto nel 2014 vi sedevano 213 parla-
mentari euroscettici e in quello eletto
nel 2019 ce ne sono 235. Sono appena
22 parlamentari in più su 751: altro che
ondata! E l’aumento è tutto concen-
trato in Italia: in molti paesi europei i
parlamentari euroscettici sono addirit-
tura diminuiti: in Austria, in Danimar-
ca, in Grecia, in Irlanda, in Lituania, in
Olanda, in Slovenia, in Svezia. Sono
addirittura diminuiti in Ungheria e nel
Regno Unito, a un passo dalla Brexit.
Questo significa che si sono redistri-
buiti i rapporti di forza tra i grandi par-
titi europei, ma non si sono erose le
basi del consenso europeista. È vero
che sono calati i Popolari europei, ma
al tempo stesso sono cresciuti i Libe-
ral-democratici europei. Calano i So-
cialisti europei, ma crescono i Verdi
europei.
Il paradosso è che, almeno in Italia, non
si sia fatta una valutazione che sorge
lampante da questi dati. Abbagliati dal-
l’idea di una impetuosa avanzata degli
euroscettici che non c’è stata, non si
vede come si sia comunque consolida-
ta in cinque anni una base di “resisten-
za” anti-europeista con cui dobbiamo
fare i conti. Insomma, l’euroscettici-
smo non cresce ma si conferma, non
vince ma non è effimero. Un 30% del-
l’elettorato europeo rimane deluso di
questa Europa.
Esaurita la paura della disgregazione
delle istituzioni europee, per gli euro-
peisti come noi rimane la sfida politica
di erodere questo zoccolo duro di eu-
roscettici che si è comunque confer-
mato il 26 maggio scorso.
 politica 3

Palla lunga e pedalare,

per favore di Nicola Graziani

Cattolici Adulti, crocifissi baciati, grandi delle politiche e delle europee da una l’anno, un’associazione che si chiama
rivendicazioni e niente risultati. “Zero parte, e delle amministrative dall’al- “Politica Insieme”. Vuole essere il fo-
tituli”, diceva Mourinho sbarcando tra, è proprio questa: quando si tratta rum (secondo la definizione del cardi-
alì’Inter, tanti anni fa, per ricordare che delle amministrazioni comunali la gente nal Bassetti) in cui ci si ritrova, dopo
molti soldi spesi e prosopopee senza tende sempre più a sfuggire dagli sche- anni di indotta diaspora, per riscoprire
costrutto non portano a risultati. Per mi – vuoti – dei partiti attualmente in che le cose che ci uniscono sono più
ottenerne esiste solo un modo: allenar- auge. Il numero delle affermazioni di quelle che ci dividono. E pensare ad
si, faticare, studiare le tecniche e gli delle liste civiche, negli ultimi cinque azioni comuni, ad iniziare magari dalla
avversari, e soprattutto buttare la palla anni, è letteralmente raddoppiato. Il difesa di un Terzo Settore messo in
in rete. Fu così che arrivò il Triplete, Pd, spesso, si è appoggiato in modo sofferenza da legislazioni sbagliate o
onore e gloria a tutt’oggi di quel club. determinante alle liste civiche in più di inattuate. Non un partito, ma un luogo
Il fatto è – lo si ammetta – che le ulti- un’occasione. Altrettanto spesso liste di convergenza di sentimenti e deside-
me elezioni (intendendo le politiche, le civiche sono state determinanti nello ri, impegno e riflessione. Azione e
europee, le amministrative) hanno ria- stabilire l’esito finale del voto, come a meditazione, per ritrovare il gusto del
perto il dibattito sull’inconsistenza del- Firenze. C’è un mondo, insomma, che bene comune.
la presenza dei cattolici in politica. Non vuole rimettersi in moto, ed al quale Insomma, palla lunga e pedalare, altri-
poteva essere altrimenti, a meno che sarà necessario prima o poi dare una menti la Champions non la vinci con il
non si prendano per un successo per- risposta. Per essere precisi una dop- top player venuto da fuori. Nemmeno
centuali che vanno dall’1,46 allo 0,42 pia risposta: al desiderio di unità da se l’Inter compra Ronaldo, o la Juven-
percento. Si guardi la realtà: la politica parte dei cattolici, ed a quello di buon tus uno che non solo è Ronaldo, ma è
della dispersione, magari nel nome della governo da parte di tutta la società anche Cristiano. Le etichette, in politi-
presunzione di essere il sale della poli- civile. ca, contano poco. Come i crocifissi
tica altrui, non ha funzionato. Annota Non a caso è nata, nei primi mesi del- baciati e le giaculatorie sbiascicate.
Stefano Zamagni: con il 3 percento in
un partito non conti un bel nulla. Fac-
ciamocene una ragione e ripartiamo.
Eppure ora più che mai di una presen-
za organizzata e pensante ce ne sa-
rebbe bisogno. Non per noi, ma per
tutti: il bene comune non lo si costrui-
sce nel solipsismo, ma mettendo insie-
me le persone grazie ad un richiamo ai
valori autentici della Costituzione.
Di certo c’è molto meno bisogno della
convegnistica fine a se stessa. La po-
litica è unità di azione e ragionamento,
e quando vi è una sovrabbondanza del-
l’una rispetto all’altro, e viceversa, le
cose non funzionano. E di parole a fiu-
mi sui cattolici e la politica ne abbiamo
sentito financo troppe.
Del resto se c’è una piccola, piccolis-
sima differenza tra gli insegnamenti Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente Cei.
 4 politica
Quali responsabilità si devono assumere
i progressisti o moderati, cattolici o laici
Nei giorni in cui Salvini e Di Maio con-
tinuavano a scambiarsi colpì post elet-
torali, tanto che agli ingenui sembrava
dovessero mettere fine alla loro intesa,
Putin e Xi Jingpin preparavano il loro
incontro a San Pietroburgo. Nelle ore
in cui i leader della Russia fascista della
Cina comunista stringevano più forte la
loro alleanza, Salvini e Di Maio chiude-
vano invece la fase del contrasto e ria-
privano quella del contratto. Coinciden-
za? Salvini è da sempre legato a Putin,
almeno da quando sorprendendo tutti si
alleò con Marine Le Pen per avviare la
riconversione della Lega da partito del
Nord a partito nazionale.
È passato un paio di anni da quando ha
sottoscritto nero su bianco un'intesa
con il leader russo e il suo partito Rus-
sia Unita impegnandosi a una collabo-
razione di governo sulla politica econo-
mica e internazionale. Di Maio non era
rimasto indietro: il Movimento di Casa-
leggio aveva combinato un accordo con
Putin attraverso Alessandro Di Battista.
Mano a mano che il rapporto di Salvini
con Putin si consolidava Il M5S ha de-
ciso di sparigliare e, d'intesa del resto
con una parte della Lega che comun-
que fa riferimento diretto a Salvini, ha
firmato, o meglio ha fatto firmare a
Conte il memorandum politico sulla co-
siddetta Via della Seta, che nessun altro
fra i più avanzati paesi occidentali ha
sottoscritto.
È incredibile come la stampa italiana
abbia nel suo complesso sottovalutato
le relazioni internazionali di Lega e Cin-
que stelle, interpretando i contrasti du-
rante la campagna elettorale come anti-
camera della crisi di governo.
Eppure Salvini e Di Maio non hanno mai
negato la loro comune intenzione di sot-
trarsi ai patti europei attraverso la mes-
sa in discussione dei cosiddetti vincoli
del trattato di Maastricht.
È davanti agli occhi di tutti come abbia-
di Marco Taradash
Luigi Di Maio e Matteo Salvini al Parlamento con il premier Giuseppe Conte.
no esercitato una continua pressione sul
deficit nella con assoluta indifferenza
rispetto alla crescita del debito pubbli-
co. Le principali "riforme" economiche
dei due partner di maggioranza sono
state il reddito di cittadinanza per il M5S
e Quota 100 per la Lega. Due provve-
dimenti che soltanto gli economisti di
maggioranza ritengono possano favo-
rire la crescita del Pil e dell'occupazio-
ne.
Tutto il resto del mondo economico e
scientifico ha messo in guardia sul risul-
tato: queste leggi hanno l'effetto di au-
mentare il debito pubblico e di rendere
lo Stato più esposto alla speculazione fi-
nanziaria, come Salvini e Di Maio chia-
mano i legittimi interessi dei fondi pen-
sione e degli altri strumenti finanziari che
continuano a fornire quei prestiti che
sono necessari alla pubblica amministra-
zione per pagare i suoi dipendenti e per
mantenere in piedi lo stato sociale.
Al tempo stesso, sin dal primo giorno del
governo gialloverde, Salvini e Di Maio
hanno concordemente contribuito a mi-
nare le fondamenta dello Stato di dirit-
to. Il M5S ha perseguito con determi-
nazione e senza tentennamenti il pro-
getto di liquidare la democrazia rappre-
sentativa e di sostituirla con quella fin-
zione chiamata democrazia diretta: sono
in avanzato stato di discussione in Par-
lamento infatti le "riforme" costituzio-
nali per il taglio del numero dei Parla-
mentari e per l'introduzione del referen-
dum propositivi.
Con un Parlamento mutilato, ridotto a
400 deputati e 200 senatori, da un lato
sarà preclusa la presenta dei partiti mi-
nori, per l'automatico rialzo della soglia
di sbarramento, sarà agevolato il con-
trollo degli eletti da parte delle oligarchie
di partito, e al tempo stesso verdrà dram-
maticamente indebolito il rapporto fra gli
elettori e i loro rappresentanti, visto che,
per eleggere un deputato, serviranno ol-
tre 150.000 voti e per un senatore oltre
300.000.
Il rapporto fra cittadino ed eletto andrà
a farsi benedire, senza neppure il biso-
gno di introdurre il vincolo di mandato,
voluto sia dal M5S che dai partiti della
destra. Quanto ai referendum propositi-
vi, voluti dal Movimento 5 Stelle e fatti
propri dalla Lega, non ci sarà alcun limi-
te: potranno essere tenuti su qualsiasi
segue a pag. 5

da pag. 4
tema, dalla legge penale alla politica eco-
nomica fino ai trattati internazionali. Si
chiamano referendum ma si pronuncia-
no plebisciti. Sul versante della giustizia
il ministro Bonafede si è impegnato a
fondo nella distruzione del sistema pe-
nale liberale, introducendo, in parallelo
coi decreti "sicurezza" della Lega, mec-
canismi di liquidazione delle garanzie in-
dividuali nel processo e della cultura giu-
ridica costituzionale sul carcere.
Sul versante leghista il ministro dell'in-
terno Salvini, che ha ereditato da Grillo
la capacità carismatica di mobilitare le
folle, sta concentrando su di sé un'enor-
me quantità di potere che esercita nel
modo più spregiudicato.
Salvini sta operando una "controrivolu-
zione culturale" in vario modo: opera sia
sul linguaggio, sempre più violento e de-
magogico, per influenzare il "sentire co-
mune"; viola le leggi sull'accoglienza dei
migranti e dei rifugiati e, peggio ancora,
ne rivendica la violazione in nome delle
emergenze nazionali e della sovranità
popolare; mina il potere legittimo della
magistratura e dei tribunali, attraverso
leggi come quella sulla legittima difesa
che dovrebbe essere svincolata da qual-
siasi controllo della magistratura, oppu-
re con liste di proscrizione dei giudici
che non si attengono alle sue dirittive
politiche.
Fa insomma una operazione molto spre-
giudicata: al governo della legge, il "rule
of law", lo stato di diritto sostituisce il
"governo degli uomini", in particolare
dell'uomo Salvini. E' l'altra faccia della
liquidazione della democrazia e della li-
bertà in nome della "democrazia illibera-
le" praticata da Putin e teorizzata da Or-
ban.
Istituzioni, diritto, economia, l'offensi-
va è concentrica. In questi ultimi giorni
l'economia è tornata in primo piano.
Salvini ha affidato ai suoi esperti econo-
mici l'incarico di rilanciare in modo di-
retto o indiretto la prospettiva dell'usci-
ta dall'euro, mentre con Di Maio sostie-
ne "riforme" che vanno nella direzione
di indebolire ulteriormente la finanza
pubblica e i meccanismi di mercato: il
salario minimo voluto dai grillini (ma
anche dal Pd) non farà altro che accre-
scere il tasso di illegalita del sistema eco-
nomico, spingendo nel sommerso le
Nicola Zingaretti, segretario del Partito Democratico.
imprese più deboli, mentre la flat tax,
solo genericamente abbozzata, avrà l'ef-
fetto di abbassare le entrate dello Stato
senza alcuna garanzia di maggiori en-
trate, comunque rinviate a un incerto
futuro.
La vicenda dei miniBOT, voluti da Lega
e 5Stelle, testimonia una volta di più la
loro intesa sulla strategia di uscita dal-
l'euro o, nell'immediato, di allontana-
mento dai partner europei. È una stra-
tegia, quella della disgregazione del-
l'Unione europea che oltre a coincidere
con quella cinese e russa apparenta
Salvini e Di Maio ai faccendieri legati
all'amministrazione statunitense come
Steve Bannon, già spin doctor di un
presidente come Trump che vuole
un'Europa disunita e più facilmente con-
trollabile attraverso patti bilaterali, e fra
tutti in primo luogo con la Gran Breta-
gna in uscita dall'UE e con l'Italia che
l'Unione cerca di sabotare.
L'opposizione sembra per ora non com-
prendere nè l'involuzione dello Stato di
diritto verso la democrazia illiberale, un
eufemismo che copre il neofascimo
mezzo rosso e mezzo nero del governo
"gialloverde" né il quadro geopolitico.
Il Pd, attualmente il solo partito di op-
posizione in Parlamento (Fi e FdI limi-
tandosi ad attendere con una certa im-
pazienza di essere assorbiti nel proget-
to salviniano) si limita a una testimo-
nianza politica più apparente che sostan-
ziale. Pretende di essere l'unica opposi-
zione possibile, cerca di consolidare la
sua egemonia sul versante di sinistra
con Zingaretti e su quello di centrosini-
stra con Calenda ma sembra gareggia-
re più con il proprio passato, legato alla
politica 5
segreteria di Renzi, che col presente della
involuzione autoritaria italiana.
È evidente a tutti che il Pd non riuscirà
mai da solo a sconfiggere il governo at-
tuale oppure, se mai le sue speranze di
una caduta del governo Conte si avve-
rassero, la coalizione di destra-centro ca-
peggiata da Salvini. Il Pd è oggi abba-
gliato da un miraggio: quello di una fu-
turibile alleanza col M5S, o almeno con
la sua parte "migliore" (Fico?). Come se
il governo avesse davvero intenzione di
restituire il potere che ha con scientifica
determinazione predato. Basti pensare al
controllo della Rai attraverso il presidente
Foa e i direttori dei telegiornali e delle
reti, alla nomina di Paolo Savona alla pre-
sidenza di un'Autorità cruciale come la
Consob, a quella di Tridico all'Inps, per
citare soltanto le più visibili.
Tutto è perduto dunque? No, se la veri-
tà dei fatti riuscirà a riaffacciarsi alla co-
scienza degli italiani e se questo consen-
tirà la nascita e la crescita anche di uno
schieramento politico liberale e demo-
cratico che si ponga a centro dello scon-
tro con l'autoritarismo del governo e il
velleitarismo dell'opposizione.
È un lavoro difficile, che richiede una
forte determinazione. È questo tuttavia
l'impegno che da qui alle elezioni politi-
che, che a mio giudizio non sono affatto
imminenti, devono assumersi tutti colo-
ro che, progressisti o moderati, cattolici
o laici (se ha ancora senso questa di-
stinzione legata essenzialmente alle divi-
sioni del dopoguerra), credono davvero
ai valori dell'appartenza europea e occi-
dentale e alla funzione di crescita e giu-
stizia che solo le istituzioni libere posso-
no garantire.
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Il primo numero de Il Centro datato Maggio 2001
200 numeri
un ‘grande’ traguardo
Allorché festeggiammo il 100° numero de Il Centro
parlammo e scrivemmo di “piccolo traguardo” metten-
do, pudicamente, tra parentesi l’aggettivo “grande”.
Con questo numero, il “200°”, possiamo tranquillamente
affermare di aver raggiunto veramente un “grande tra-
guardo”.
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ma gratuita.
Una vicenda, una nobile storia, la nostra, che ci ripro-
mettiamo di continuare fino a che gli amici inserzionisti,
e la nostra età avanzata (hainoi), consentiranno.
Ed è attraverso Il Centro che giovani e meno giovani
hanno potuto ottenere l’iscrizione all’Albo dei Pubbli-
cisti: un traguardo, anche questo, che ci riempie di or-
goglio.
Nell’editoriale del 100° accennavamo alle vicende po-
litiche che Il Centro dal 2003 e, sotto altro titolo, negli
anni precedenti, aveva attentamente seguito. Auspica-
vamo che quel “centro” che si stava perdendo, riuscis-
se a “risorgere” dalle ceneri nelle quali era finito per
l’insipienza della classe dirigente politica di quei tempi.
Purtroppo questo progetto che doveva far leva sul buon
senso, sulla moderazione, sull’equilibrio responsabile
delle scelte nella gestione difficile e complessa del no-
stro paese, non è riemerso dalle nebbie nelle quali si
era confuso il panorama partitico in Italia.
E, cari amici lettori, la realtà di oggi ci offre ancora un
quadro denso di nubi e incertezze le cui conseguenze
negative stiamo subendo e vivendo con crescente pre-
occupazione.
Non sappiamo proprio dove ci porterà questa politica
200 numeri
dal Maggio 2001 ad oggi
dal Maggio 2001 ad oggi
una costante realtà diffusa
sul territorio di Livorno, Rosignano
e in larga parte della Toscana
così priva di valori e senza serie e concrete prospettive:
una politica che stiamo drammaticamente vivendo “alla
giornata”, priva completamente del senso delle respon-
sabilità e di quello della ragionevolezza.
Ma non vogliamo proseguire nella mesta elencazione
dei malesseri morali, sociali e politici che l’Italia sta at-
traversando, speriamo nel buon Dio che protegga que-
sto nostro paese la cui inclinazione verso il “baratro” si
sta facendo sempre più pericolosa.
E’ giusto pensare e sperare che la classe politica che ci
governa faccia prevalere il buon senso e che abbia fine
questa esasperata ricerca del voto legata solo al lancio
di traguardi trionfalisti, di progetti velleitari e non persegui-
bili a fronte della fragilità strutturale del nostro paese.
Uno slogan elettorale della Democrazia Cristiana del
1979, che ebbe largo successo, fu quello di “Pro-
gresso senza avventure”: sarebbe utile ed opportu-
no che questa “sbrindellata maggioranza” che oggi
guida il paese lo facesse “proprio” ed abbandonasse
l’incosciente leggerezza con la quale oggi governa.
Noi de Il Centro, sia come circolo culturale che attra-
verso il periodico, abbiamo continuato a combattere “la
nostra buona battaglia” e forti di questa convinzione, la
continueremo fino a che il buon Dio ce lo permetterà.
Enrico Dello Sbarba

Il contributo,
gli interventi,
gli auguri
delle autorità,
dei politici,
dei giornalisti
e di tanti,
tantissimi amici
(in ordine alfabetico)
Eleonora Agostinelli
neo consigliere comunale PD
Mi definirei “l’ultima arrivata” nel
gruppo di coloro che oggi manifesta-
no i propri rallegramenti e auguri ri-
spetto ai duecento numeri del perio-
dico “Il Centro”. E’ infatti da pochis-
simo che, tramite un comune amico,
ho conosciuto Enrico Dello Sbarba
che mi ha cortesemente aperto le
porte del suo centro per farmi cono-
scere, in occasione del mio affacciar-
mi sulla scena politica della città.
Sono quindi onorata che sia stato
chiesto anche a me, accanto a per-
sonaggi molto più titolati, di interve-
speciale 200 numeri 9
I numeri 1, 100 e 200 de Il Centro.
nire per questo felice traguardo, il cui
unico responsabile e garante deve
essere identificato proprio in Enrico.
Fin dall’inizio infatti mi hanno colpito
il suo entusiasmo, la sua affidabilità e
la sua energia instancabile nel pro-
muovere sia il periodico, che il grup-
po culturale, che ad esso si affianca
con dibattiti, incontri aperti, campa-
gne relative alla storia, alla politica,
all’economia di Livorno e dintorni.
E sono proprio il suo amore disinte-
ressato per questa città, la sua di- Gianni Anselmi
sponibilità, la sua curiosità che gli già sindaco di Piombino
hanno permesso di arrivare, un pas- consigliere regionale PD
so alla volta, a questo importante ri-
sultato. Per quella che può apparire una si-
Ringraziandolo quindi per il suo im- gnificativa coincidenza mi trovo a scri-
pegno nei confronti di Livorno e dei vere queste parole per celebrare il
suoi cittadini, posso solo augurargli di 200º numero del “Centro” nelle ore
poter festeggiare tutti insieme anche in cui migliaia di cittadini della pro-
il 250° numero…. vincia livornese, come altri milioni in
Toscana e nel Paese, scelgono nelle
urne il futuro dei propri comuni e del-
l’Europa. Due dimensioni nella realtà
assai meno distanti da quanto spesso
sono percepite, data la rilevanza del-
le politiche europee nel supporto alle
scelte strategiche dei territori in ma-
10 speciale 200 numeri
teria di infrastrutture ed innalzamento
competitivo, educazione e formazio-
ne professionale, innovazione nella
manifattura, nell’agricoltura, nei ser-
vizi. Nulla ormai può sfuggire, della
dimensione locale, ad un approccio
strategico e a una visione connessi con
lo spazio sovranazionale, che a diffe-
renza di quanto sostenuto da alcune
narrazioni deboli oggi à la page è
l’orizzonte necessario dell’immaginar-
si nel futuro. Non esiste un’idea dello
sviluppo economico ed umano che
possa esaurirsi nella nobile dimensio-
ne municipale e anche la più rilevante
progettualità locale va iscritta nella fun-
zione che un comune svolge in un ter-
ritorio più ampio che con esso condi-
vide tratti e opportunità di fondo, e
nella collocazione che quel territorio
ha nella regione di appartenenza e nel
Paese. Ciò richiede un pensiero e una
cultura all’altezza delle complessità di
questo tempo, dalle quali non ci è dato
fuggire ripiegando in una concezione
celebrativa e asfittica dell’identità vis-
suta come clausura autoreferenziale.
Le specificità e i vantaggi competitivi
di cui siamo portatori valgono se spesi
verso il mondo, che è il teatro inevita-
bile di un cimento che nel Novecento
aveva beneficiato di connotati dome-
stici e non insidiati. Una forte e nitida
coscienza di sé è il paradigma per
misurarsi con l’incontro, le differen-
ze, la competizione con gli altri e l’ac-
coglienza nelle regole.
Per questo servono idee forti nei ter-
ritori e un’Europa in grado di gover-
nare i fenomeni complessi e inediti del
nostro tempo. Senza questi ingredienti
di fondo ad indebolirsi sarà l’idea di
società libera e aperta che ha ingag-
giato i sogni e l’impegno di genera-
zioni di progressisti.
È a queste riflessioni, mai mortificate
nei rivoli della banalità ma condotte
con analisi di rango e spessore ade-
guato, che “Il Centro” ha contribuito
in questi anni, con le sue pubblicazioni
che già da sindaco ricevevo e seguivo
e con le interessanti riunioni presso il
circolo ad alcune delle quali
ho avuto il privilegio di essere invitato.
“Il Centro” tiene alta la cifra del di-
battito in una città, Livorno, che è un
simbolo nella storia della forza crea-
trice della politica. In un territorio,
quello costiero, che è stato motore di
benessere ed emancipazione ma che
oggi ha un gran bisogno di ripensarsi
intorno ai paradigmi della contempo-
raneità. Nella produzione e nella con-
vivenza, nella sostenibilità e nella ri-
generazione delle opportunità. Il la-
voro generoso, competente e appas-
sionato di Enrico Dello Sbarba e dei
suoi collaboratori ci aiuta e ci stimola,
in fondo, ad assolvere alla missione che
la storia ci ha assegnato: contribuire de-
cisivamente alle sorti dell’Italia e non
solo. A sentirsene parte e a non
rinunciare all’altezza di questa sfida. E
di questo credo si debba essere grati.
Marcello Battini
economista
In occasione della ricorrenza del
200° numero della rivista “Il Cen-
tro”, su cortese invito dall’amico
Enrico, mi è cosa grata, dopo es-
sermi felicitato con lui per il suo la-
voro e per i risultati conseguiti, di
scrivere questa breve nota.
C’è chi è più propenso ad accetta-
re, nonostante le accertate iniquità,
quello esistente come il migliore dei
mondi possibile. Io preferisco, al con-
trario, partendo dall’osservazione delle
ingiustizie quotidiane, operare per mi-
gliorare l’esistente. Non per spirito ri-
belle, ma per curiosità scientifica.
Amo affrontare l’ignoto. In altre pa-
role: rispetto le affermazioni di chi è
autorevole, ma preferisco vivere se-
condo lo spirito galileiano. In que-
sto modo, prima di tanti altri, negli
anni ’70, sono arrivato a concepire
l’ipotesi, risultata poi giusta, che il
nostro Paese si stava inoltrando in
una fase storica declinante.
Queste le cause di fondo del decli-
no: a) la mancanza diffusa di uno spi-
rito manageriale; b) un insufficiente
capitale umano; c) l’assenza di ade-
guati investimenti in infrastrutture, in
ricerca, sviluppo, innovazione.
Tutto ciò potrà condurre, se la no-
stra classe politica non vorrà assu-
mersi le responsabilità storiche del
caso, ad una diffusa riduzione del
benessere complessivo del Paese,
alla sua maggiore subordinazione al-
l’influenza di potenze straniere, ad
una non improbabile formale frattura
dell’unità nazionale (quella sostanziale
è già in atto). Il tutto accompagnato
da una profonda crisi morale com-
plessiva, caratterizzata dal venir meno
della fiducia tra i membri della co-
munità e tra costoro e le istituzioni.
L’inizio di questo triste processo di
disgregazione del tessuto nazionale
del nostro Paese risale a molto tem-
po fa. Quando si rifiuta, per como-
dità e/o convenienza (oltre, talvolta,
per limiti personali che non voglia-
mo riconoscere), d’allontanarsi da
qualsiasi pensiero unico, di qualun-
que provenienza, è impossibile poi
riconoscere i variegati aspetti che
contraddistinguono ogni questione
sociale e che, probabilmente, oltre
ad evidenziarne la complessità, po-
trebbero consentire d’individuarne
anche le possibili soluzioni alternati-
ve, in luogo dell’unica aprioristica-
mente accettata che, forse farà co-
modo a qualcuno, ma non è detto
che sia la migliore per l’oggi ed il
domani della collettività.

Ecco, nel corso della mia vita, ri-
tengo d’avere commesso molti er-
rori, ma ho la presunzione d’avere
evitato quello sopra descritto che
invece è comune a molti altri, i quali
oltretutto (e questa è la cosa più
grave) stentano a riconoscerlo
come tale.
Don Ordesio Bellini
già parroco
Chiesa Sette Santi - Livorno
Ultimo o uno degli ultimi in ordine
cronologico ospitati in questa rivista
IL CENTRO devo innanzitutto rin-
graziare per l’invito a scrivere qual-
cosa. Ringrazio soprattutto perché
arrivati a una tarda età posso anco-
ra esprimere le mie tante inquietudi-
ni e conseguenti riflessioni. E’ un
modo generoso che mi è stato of-
ferto per sentirmi ancora in qualche
modo vivo e libero.
In quei pochi articoli da me scritti in-
fatti, eccetto forse il primo (ma si
comprende) non mi sono mai posto
la domanda se quello che scrivevo
era in linea con qualche logica poli-
tica o culturale propria della rivista e
dei suoi responsabili. Scrivo LIBE-
RAMENTE e SERENAMENTE, e
di questo sono ulteriormente grato.
E’ evidente che la stima e l’amicizia
che mi lega a molti dei responsabili
e fondatori della rivista garantisce
una comune visione condivisa, ma
non avrei mai accettato l’invito a scri-
vere se questo avesse significato una
specie di più o meno esplicita con-
dizione. Le poche e forse anche in-
significanti idee che scrivo le scrivo
da UOMO LIBERO. E questo va a
onore e gloria dei responsabili.
Sento di far parte di un gruppo di
amici che ha ancora il gusto irresi-
stibile di PENSARE e di offrire a
chi lo desidera il frutto a volte anche
faticoso del PENSARE.
Servizio prezioso per la nostra gen-
te, popolo a cui apparteniamo e la
cui capacità di riflettere da uomini
liberi ci è cara come la nostra.
Questo è la Rivista IL CENTRO, e
questa è la forza cha la sostiene nel
tempo oltre alla tenacia degli amici
che hanno come caratteristica uma-
na e culturale quella di continuare a
sperare in un mondo migliore, in
un’Italia migliore e in una città mi-
gliore.
Omaggio dunque e ringraziamento
a quanti sfidando il futuro e anche i
tempi ci hanno creduto e vedono
oggi uscire il 200° numero della loro
creatura. GRAZIE!
Enrico Bianchi
medico di famiglia
e già presidente
Consiglio Comunale di Livorno
Duecento. Un bel traguardo. Tanti
infatti sono i numeri finora usciti de
"Il centro", il periodico che, nell'am-
bito dell' omonimo circolo culturale,
nasce per volontà di Enrico Dello
Sbarba, che ha portato la sua "crea-
speciale 200 numeri 11
tura" ad affermarsi come voce indi-
pendente nel panorama politico e cul-
turale della città labronica.
Infatti questa pubblicazione, fin dal-
l'inizio, ha focalizzato la sua attenzione
sulle trasformazioni politiche e sociali
del Paese, con particolare riguardo per
le vicende legate alla realtà economi-
ca del territorio in generale , ed in par-
ticolare alla portualità di Livorno.
E tutto questo finora è stato possibile
grazie all'entusiasmo sempre dimostra-
to dall' amico Enrico, che in questi 19
anni non si é mai sottratto all' impe-
gno di tenere acceso nei livornesi l'in-
teresse per gli avvenimenti salienti del-
la politica nazionale , in nome soprat-
tutto del rispetto per i valori di demo-
crazia, di antifascismo, di legalità.
E per concludere, ricordo con sim-
patia Enrico che una volta al mese si
presentava in Comune, per distribui-
re ai consiglieri comunali la sua pub-
blicazione, ma il sindaco e la Giunta
uscente preclusero l' ingresso...
Con l'augurio per tutti noi che tale con-
suetudine possa essere ripresa a bre-
vissimo!
Grazie Direttore, da parte di un amico.
Massimo Bianchi
già vice sindaco e assessore
al Comune di Livorno
Il Circolo “Il Centro” costituisce da
alcuni anni uno dei rari luoghi di in-
contro e di discussione, quasi un so-
pravvissuto in una stagione asfittica,
dove ciascuno dei soggetti politici
parla per se e al più alla pancia dei
12 speciale 200 numeri
rispettivi fans. La mia generazione,
quella che ha attraversata la secon-
da parte del secolo scorso aveva una
consuetudine con le tavole rotonde,i
dibattiti a più voci, un pluralismo di
cui si è persa traccia. Quel mondo
aiutava la crescita di una classe diri-
gente politica e amministrativa, oggi
quasi scomparsa sull'onda dell’anti-
politica innestata dalla criminalizza-
zione dei Partiti, che spesso aveva-
no anche una ritualità negativa, ma
creavano nelle sezioni, nei consessi
elettivi tanti cittadini che in diversa
misura si occupavano della cosa pub-
blica.
A quel mondo è stata sostituita l’im-
permeabilità verso le altrui idee, nel-
la granitica convinzione di essere gli
esclusivi depositari della verità. Oggi
una progressiva verticalizzazione ha
ridotto gli spazi della partecipazione
del cittadino e sminuito il ruolo dei
consessi elettivi.
Dunque “Il Centro” e l’omonimo pe-
riodico sono rimasti un’oasi di libertà,in
cui il pluralismo delle idee ha ancora si-
gnificato. Poiché all’orizzonte non mi
appare l’alba di una nuova stagione mi
auguro che il Circolo possa continua-
re a lungo, consentendoci così di ri-
trovarci periodicamente. Ad Enrico e
ai dirigenti un ringraziamento e un saluto.
Gerardo Bianco
già ministro Pubblica Istruzione
e segretario del PPI
Non era semplice raggiungere il tra-
guardo di quasi venti anni di vita e di
realizzare il duecentesimo numero del-
la rivista, Il Centro, nata in contro-
tendenza con il corso degli eventi e
con le elucubrazioni politologiche che
schematizzavano la struttura politica
e partitica dell’Italia in “Destra e Si-
nistra”.
Il Centro “ce l’ha fatta” ed è riuscito
nell’intento di difendere una cultura
essenziale per una buona politica che
è appunto quella dell’equilibrio e della
misura, esattamente il contrario del-
l’immobilismo. Richiede, infatti, una
continua calibratura delle scelte e delle
prospettive.
La Rivista ha saputo, peraltro, man-
tenersi fedele alla grande tradizione
storica del popolarismo democristia-
no, con i suoi numeri e con i conve-
gni organizzati in questi lunghi anni.
Il compito storico-culturale, assolto
da Il Centro è stato, inoltre, parti-
colarmente prezioso, poiché si trat-
tava di mantenere viva la memoria
di una tradizione politica di altissi-
mo profilo come quella toscana, che
ha avuto illustri protagonisti, da
Gronchi a Fanfani, a La Pira, a Bar-
tolomei, a Merli, a Pistelli, a Gra-
ziani, a Butini, a Speranza, e l’elen-
co potrebbe continuare a lungo, fino
alle sciagurate scissioni del biennio
1994-1995 e poi alla insensata co-
struzione di improbabili contenitori
politici senza storia.
È appunto questo il ruolo delle testi-
monianze che sembrano appartate,
ma che invece giocano un ruolo im-
portante nel mantenere viva la me-
moria, diffondendo messaggi positivi
che prima o poi penetrano nella co-
scienza collettiva, liberandola dai ve-
leni che la intossicano.
Mi pare indubbio che Il Centro
abbia saputo svolgere questo ruolo
anche in un tempo di vento con-
trario, contrastando ogni deriva
reazionaria o populista. Questa
funzione è quantomai preziosa per
riprendere il filo di Arianna di
un’autentica rinascita dell’Italia
che non è certo quella dell’attuale
proclamato “cambiamento” intriso
di rabbia, di miopia, di egoismo e
di falsità.
Il Centro non ha dunque terminato il
suo compito ricostruttivo e il mio au-
gurio è che il Periodico continui a
svolgere, come scrive il suo diretto-
re, il caro amico Enrico Dello Sbar-
ba, la sua “nobile storia”, stimolando
anche una ripresa di coscienza politi-
ca del mondo cattolico, nella consa-
pevolezza che senza questo fonda-
mentale contributo la politica italiana
è destinata sempre più a impoverirsi,
perdendo l’ancoraggio a decisivi va-
lori cristiani che vanno vissuti con
apertura mentale e generosità e non
volgarmente e strumentalmente ma-
nipolati.
Nella speranza che nel ventennale del-
la Rivista la cultura del “centro” ab-
bia ripreso vigore nella prassi politica
dell’Italia, invio al Direttore, ai colla-
boratori, con il mio rinnovato augu-
rio, l’invito a non desistere dal fare
“cosa buona e giusta” oltre la due-
centesima volta.
Pinella Bombaci
coordinatrice Europea
F.I.D.A.P.A.
Business and Professional Women
Rispondo volentieri all’invito rivolto-
mi da Enrico Dello Sbarba, Direttore
del Periodico Il Centro, di esprimere
una qualche parola di apprezzamen-
to, all’inglese un endorsement, in oc-
casione della celebrazione del 200°
numero del Periodico.

Arriva puntualmente nelle nostre case
in forma cartacea o più velocemente
online il Giornalino di Enrico, come
noi affettuosamente lo definiamo e lo
leggiamo volentieri perché non solo
parla degli avvenimenti e delle realtà
della nostra città di Livorno ma non
manca mai di riflettere e di farci riflet-
tere sui temi della nostra Italia, dalla
politica all’economia, alla cultura; ri-
flessioni sui valori, quelli veri, quelli
essenziali, quelli che danno a una so-
cietà, a una civiltà, a un Paese dignità
e autorevolezza, valori che prescin-
dono dagli orientamenti di partito,
valori nei quali sicuramente ci rico-
nosciamo.
E poi, quasi sempre, c’è l’angolo de-
dicato ai Circoli, ai Club, alle Asso-
ciazioni, vero motore di azioni positi-
ve nel territorio, tratto di unione tra i
cittadini e le Istituzioni; ciò, nella mi-
sura in cui queste associazioni favori-
scono la diffusione di una cultura de-
mocratica, dei valori della solidarietà
sociale, la consapevolezza della gran-
de forza del volontariato e, più in ge-
nerale, di quello che oggi viene defi-
nito il capitale sociale.
Grazie per questa attenzione, caro
Direttore: a Te e a tutti i tuoi collabo-
ratori…. Avanti tutta, a vele spiegate
!!!!
Francesco Butini
politologo
Mio padre, nelle circostanze più com-
plesse o contrassegnate dalla delusio-
ne di una sconfitta, mi ricordava la
scena di un vecchio film cinemato-
grafico nella quale il passaggio della
guerra aveva distrutto la chiesa di un
villaggio.
I cittadini erano avviliti davanti alle
rovine della loro parrocchia: la chie-
sa era il simbolo del villaggio, il luogo
di ritrovo, il senso della sicurezza co-
mune. E ora tutto sembrava irrime-
diabilmente distrutto, non solo sul pia-
no materiale, ma anche se non so-
prattutto sul piano spirituale. Il par-
roco volle allora consolare la popo-
lazione rassicurando tutti che non do-
vevano smarrire le loro coscienze, non
dovevano perdersi d'animo, perché
la chiesa sarebbe stata ricostruita.
Perché vivere vuol dire ricostruire ciò
che si è perduto.
Qual’è il significato di 200 numeri del
Centro dell’amico Enrico Dello
Sbarba?
La vita di una rivista è fatta dai suoi
pubblicisti e dai suoi lettori, dai suoi
sostenitori e dai suoi amici. La rivista
vive in ciascuno di loro, e attraverso
ciascuno di loro diffonde il proprio
slancio presso il pubblico di riferi-
mento.
Ma la rivista è soprattutto passione.
Passione civile per la propria città,
per il proprio territorio, per il pro-
prio Paese. Una passione che si chia-
ma politica.
Di questa passione erano animati Del-
lo Sbarba e i suoi amici quando ini-
ziarono questa avventura, e da que-
sta passione continuano ad essere
mossi ancora oggi che orgogliosa-
mente pubblicano il duecentesimo
numero della rivista.
E se le rovine della politica possono
legittimamente avvilire i cittadini,
come i parrocchiani del film davanti
alle macerie della loro chiesa, si può
dire senza timore di smentita che con
Il Centro si è cercato di vivere il tem-
po che ci è stato assegnato, mante-
nendo una coerenza di altri tempi. Si
è vissuto il tempo della politica scri-
vendo e analizzando, raccontando e
(qualche volta) anche polemizzando.
speciale 200 numeri 13
Ma sempre conservando libertà e co-
erenza. Perché vivere vuol dire rico-
struire ciò che si è perduto.
Sono stato molto contento di poter
scrivere ogni mese per Il Centro, una
volta che mio padre non ha potuto
continuare la sua collaborazione, tor-
nato infine alla casa di Dio. Ne sono
stato contento perché continuavo una
storia iniziata da mio padre, perché
continuavo a coltivare l'amicizia di
Enrico Dello Sbarba, e perché ho ri-
trovato un comune sentire verso la
cosa pubblica.
Questi appuntamenti sono occasioni
di ricordi e propositi di azione.
I ricordi sono molti, e il proposito è
sempre lo stesso: continuare a far vi-
vere e a far leggere Il Centro. Perché
le nostre speranze di oggi siano la vita
di domani. Raccontata ancora su que-
ste pagine, con libertà e con coeren-
za.
Massimo Cappelli
ex dirigente Eni
e direttore generale
dell’Ass. Sind. Unione Petrolif.
La mia collaborazione al periodi-
co IL CENTRO data ormai da più
di dieci anni. E’ infatti dal 2008 che
ogni mese mi cimento nella scrittu-
ra di un articolo per il giornale di
Enrico. Mi piace chiamarlo così
perché in effetti Enrico Dello Sbar-
ba, oltre che Direttore Responsa-
bile de IL CENTRO, ne è il fon-
14 speciale 200 numeri
datore e, ancor oggi, l’instancabile
animatore.
Poiché è mia regola cercare di
svolgere in maniera quanto più
professionale tutto ciò che ho avu-
to modo di fare nella vita, mi è
sembrato opportuno, interessante
ed anche piacevole seguire a suo
tempo uno specifico corso tenuto
dall’Ordine dei Giornalisti a Firen-
ze e, grazie anche agli articoli
scritti per IL CENTRO, consegui-
re il riconoscimento di giornalista
pubblicista. IL CENTRO me ne ha
dato l’opportunità e per questo lo
ringrazio.
A dire il vero questo periodico,
nella sua quasi ventennale storia,
ha permesso il conseguimento del
riconoscimento di giornalista pub-
blicista a più di quindici collabora-
tori, e si è giustamente guadagna-
to un suo spazio, una sua visibilità
nella stampa della costa livorne-
se.
Ricerca della verità, indipendenza
del giudizio, rispetto della colletti-
vità e poi sempre informarsi ed
essere informati per poter consape-
volmente informare, sono caratteri-
stiche che ritroviamo, a mio avviso,
negli scritti del nostro giornale.
Oltre ad articoli riguardanti fatti di
Livorno e della costa, cerchiamo
sempre, nelle riunioni del comitato
di redazione, di inserire articoli di
divulgazione economica e cultura-
le. I principi che cerchiamo di os-
servare sono sempre quelli ispirati
alla verità del commento, alla per-
tinenza con il pubblico interesse,
adottando un linguaggio appropria-
to, mai sopra le righe, cosa impor-
tante, in specie oggi che siamo sem-
pre più abituati ad ascoltare con-
tumelie e offese gratuite, anche pur-
troppo sulla stampa scritta.
Auguro pertanto al nostro giornale
e a tutti noi che ci scriviamo di fe-
steggiare anche il traguardo del
300° numero.
Ce lo meritiamo!
Sandro Cerri
sindaco di Montecatini
Val di Cecina
L’importante traguardo dei 200
numeri, raggiunto da “Il Centro”,
merita senz’altro una breve rifles-
sione su come questo mensile sia
divenuto un punto di riferimento im-
portante per molti soggetti a vario
titolo interessati e appassionati della
lettura di questo giornale.
“Il Centro”, in questo primi 18 anni
di vita, ha saputo dare una buona
informazione, libera, mai strillata,
mai faziosa, sempre rispettosa ma
allo stesso tempo completa e sti-
molante per il lettore. E questo na-
turalmente grazie alla redazione, ai
collaboratori e soprattutto grazie
allo storico direttore, l’amico En-
rico Dello Sbarba, originario di
Montecatini Val di Cecina, ed an-
cora molto legato al suo paese na-
tio.
Tra i giornali che leggo abitualmen-
te, non può mai mancare l’appun-
tamento con “Il Centro”, la cui let-
tura è sempre piacevole, grazie non
solo alla qualità dell’informazione,
ma anche alla veste grafica, recen-
temente rinnovata e molto apprez-
zabile per il lettore.
E’ una lettura per me piacevole di
un mensile che è presente fin dalla
sua nascita sulla scrivania del Sin-
daco di Montecatini. Lo hanno let-
to i miei due predecessori e conti-
nuo a farlo anch’io, con molto pia-
cere.
Molto spesso “Il Centro” ha ospi-
tato miei pezzi, soprattutto su Mon-
tecatini, sulle sue Frazioni e su ar-
gomenti in generale del Comune di
cui mi onoro di essere Sindaco.
Questo mi ha permesso di divenire
Giornalista Pubblicista, e sono ve-
ramente onorato di aver ottenuto
l’iscrizione all’Ordine dei Giornali-
sti collaborando con questa impor-
tante testata.
Auguri quindi al giornale “Il Cen-
tro”, alla sua redazione ad ai suoi
collaboratori, ed auguri all’amico
Enrico Dello Sbarba, unitamente ai
complimenti per questo grande ri-
sultato raggiunto.
E naturalmente, ancora tanti e tanti
numeri de “Il Centro” da leggere!
Sergio Cini
componente
redazione de Il Centro
La profonda e duratura amicizia con
Enrico Dello Sbarba, non può non
esimermi dal fatto di parlare un “gran
bene” del suo Centro, il giornale che
cura con tanta passione e energia da
quasi un ventennio.
Talvolta rimango anche stupito nel
vederlo correre come un... ragazzino
affinché tutto proceda per il meglio
durante l’intera fase di preparazione
e stampa del giornale.
Enrico ti meriti davvero un bel 10 e
lode per il traguardo dei 200 nume-
ri.

Hubert Corsi
già parlamentare DC
In questi giorni si sono moltiplicate le
riflessioni di politologi e commenta-
tori sulla necessità di un “centro poli-
tico”, il centro che non c’è. Già, rie-
merge proprio quel desiderio di cen-
tro sopravvissuto a sistemi elettorali
che, pur di seppellirlo, applicavano
premi di maggioranza spropositati con
il risultato di ottenere governi la cui
fiducia parlamentare non corrispon-
deva ai numeri del consenso popo-
lare. E dunque sempre più lontani dal
popolo.
Di qui una situazione, ormai conse-
gnata al passato, di formule quali cen-
trosinistra senza o con trattino, cen-
trodestra a trazione forzista o leghi-
sta, vocazione maggioritaria e altro
dove la politica si è smarrita per ap-
prodare nel labirinto dell'attuale go-
verno del cambiamento che evoca
“vaffa” e sovranismo ricchi di pro-
grammi vocianti a prospettiva gior-
naliera.
In questo quadro mi pare bello e con-
fortante ricordare “Il Centro” che c’è,
il periodico e il Circolo culturale che
Enrico Dello Sbarba, politico di raz-
za, lucido commentatore, infaticabile
direttore, insieme ai suoi collabora-
tori è riuscito a tenere in piedi, con-
trocorrente, per questi lunghissimi
anni. Coltivando con vigore e pas-
sione idee ricostruttive, mantenendo
l’ordito culturale della migliore tradi-
zione democristiana, dibattendo effi-
cacemente i problemi del territorio “Il
Centro” è stato ed è una voce libera
e autorevole, un esempio da soste-
nere, una bandiera da non ammaina-
re.
Il 200° numero è uno straordinario
risultato, ma da considerare una tap-
pa per una grande e feconda ripar-
tenza.
Sergio Costalli
già presidente
Camera Commercio di Livorno
Duecento numeri di una rivista
mensile sono veramente tanti per
una realtà locale che ha avuto, ne-
gli anni, un’evoluzione più sussul-
toria che ondulatoria avendo per-
duto per strada qualsiasi connes-
sione con il suo illustre passato.
Tutto si sta smaterializzando, dal-
la comunicazione ai legami affet-
tivi, pertanto onore al merito alla
redazione e al direttore della no-
stra rivista per averne garantito,
migliorandola, la presenza carta-
cea mensile in edicola.
“Il Centro” rappresenta un pun-
to di riferimento e un ancoraggio
sicuro per la cultura e per la po-
litica livornese; festeggiamone
quindi il duecentesimo numero
continuando ad apportare il no-
stro modestissimo contributo al-
l’opera sua.
Il professor Mario Perniola ini-
ziava un suo piccolo saggio sulla
comunicazione, pubblicato da Ei-
naudi nel 2004 (sì, proprio quin-
speciale 200 numeri 15
dici anni fa), raccontando tre
“storiette”, come lui le definiva,
una delle quali ritengo esemplare
per aiutarci a meglio comprende-
re quanto quotidianamente ci as-
sale dai mezzi di comunicazione.
La seconda “storietta” narrata
dal prof. Perniola riguardava in-
fatti la performance di un ipoteti-
co capo partito. Questi fece
un’affermazione pubblica provo-
catoria e aggressiva nei confronti
di un gruppo socio-professiona-
le, cosa che suscitò in molti scan-
dalo e indignazione. Dopo poche
ore ritornò sull’argomento ritrat-
tando parzialmente la propria di-
chiarazione. Il giorno dopo so-
stenne che la frase incriminata era
scherzosa e del tutto priva di in-
tenzioni offensive. In serata affer-
mò che essa conteneva in ogni
caso una parte di verità. Il terzo
giorno disse che era stato inter-
pretato male. Nel pomeriggio ag-
giunse infine che era stato soltan-
to portavoce di un’opinione mol-
to diffusa, che non condivideva.
Tuttavia fu per tre giorni alla ri-
balta dei mass media.
A ben vedere la ritrattazione, da
fattore di debolezza, si trasforma-
va in prova di forza e sostituiva
la politica e l’informazione con
l’informazione spettacolo. Tra
l’altro, nel suo rivolgersi diretta-
mente al pubblico, la questione
assumeva anche una parvenza as-
sai democratica.
Infatti di tutte le mistificazioni oggi
insite nel dominio incontrastato
della comunicazione globale la più
grande è stata proprio quella di
presentarsi sotto le insegne del
progressismo democratico men-
tre costituisce, in gran parte, la
configurazione compiuta del-
l’oscurantismo populistico.
Come del resto abbiamo avuto
modo di verificare quotidianamen-
te anche in queste ultime settima-
ne, più del solito.
16 speciale 200 numeri
Bruno Damari
pubblicista - editore
Oltre che passione, ne ha avuta tanta
di pazienza Enrico Dello Sbarba a
portare avanti i 200 numeri del suo
Centro, quasi venti anni di fila a cor-
rere e rincorrere i ‘pezzi’ che non ar-
rivavano in redazione, a trovare il ti-
tolo adatto all’argomento, a distri-
buirli in maniera logica, sbuffando
spesso perché costretto a modificare
più volte il menabò per via di quello
che arrivava, immancabilmente, all’ul-
timo momento, a tempo scaduto, cui
però non poteva rinunciare o riman-
dare al prossimo numero.
Ma di pazienza ne ha avuta tanta an-
che il sottoscritto che, in qualità di gra-
fico, impaginatore e stampatore, i 200
numeri li ha sempre vissuti tutti al suo
fianco, contraddistinti da continue di-
scussioni e perfino litigate. Durante la
stesura del giornale, non c’era verso,
dovevi essere a sua completa dispo-
sizione, abbandonare quindi tutti gli
altri lavori di tipografia e... levartelo
dai corbelli prima possibile.
Lo scontro maggiore riguardava sem-
pre il suo editoriale. Che modificava
regolarmente. “Questa è l’ultima
versione” mi scriveva per mail, dopo
averne ricevute due, tre e anche quat-
tro in precedenza. Ma non era finita,
perché spesso c’era l’“ultimissima”,
che a sua volta correggeva pure in fase
di bozza del giornale, a testimonianza
della sua pignoleria, del suo modo di
fare che tutto doveva filare liscio ed
essere perfetto.
Poi, c’era la seconda fase, quella del-
la stampa e della consegna del gior-
nale. Generalmente, occorrono 7-10
giorni ma già al terzo la solita telefo-
nata “a che punto siamo?”. Guai
se ritardavi di un solo giorno. Ti sta-
va sempre con il fiato addosso. Solo
alla consegna dei giornali, potevi ti-
rare un sospiro di sollievo e godere
dell’idea di esserti sbarazzato per un
mesetto della sua... vulcanica presen-
za. Augurandoti, però, che nel suo
editoriale, che scorreva subito atten-
tamente (come se non l’avesse letto
e riletto più volte...), non ci fosse stata
una virgola fuori posto, perché altri-
menti la colpa sarebbe ricaduta sul
sottoscritto, accompagnata da qual-
che inevitabile rimbrotto! Insomma,
becco e bastonato.
Fin qui il “colore” che ha contraddi-
stinto le nostre ‘battaglie’ dall’inizio
alla fine del giornale. Ma, è anche
vero che, come dice il proverbio,
l’amore non è bello se non è litigarel-
lo, c’è sempre stata profonda stima
e affetto tra me ed Enrico, “mastro
furia” per il resto della tipografia, per-
sona onesta, battagliera,‘giovanile’ ed
energica, a dispetto della sua età, ba-
sata sui principi e valori dello scudo
crociato e non certo un voltagabba-
na, al giorno d’oggi “merce rara” in
campo politico dove se ne vedono
di tutti i colori.
Mi è piaciuto il modo di portare avan-
ti il suo Centro sempre con coeren-
za, passione e onestà intellettuale, con
puntiglio e con una accesa verve cri-
tica, talvolta severa ma sempre co-
struttiva. Mi è piaciuto anche il fatto
che, agli inizi del 2018, sia riuscito,
con enorme sacrificio e abnegazio-
ne, a dare al suo “foglio” una nuova
veste grafica, carta patinata tutta a
colori, che lo ha reso esteticamente
più ‘appetibile’: ciò ha rappresenta-
to un segnale importante nonostante
l’inarrestabile crisi che sta investen-
do tutto il mondo della carta stam-
pata.
E allora, oltre all’amicizia sincera e
profonda che ci lega dentro e fuori la
tipografia ormai da decenni, tanti, tan-
tissimi complimenti ad Enrico (estesi
a tutti i suoi validi collaboratori) per il
doppio centenario del suo Centro,
che sento un po’ anche mio, se è vero
che ad ogni uscita, o quasi, lo festeg-
giamo al bar o al ristorante (non im-
porta poi se il sottoscritto passa qua-
si sempre alla cassa, una su dieci,
quando va bene...), tra battute e sfot-
tò, specie se nell’argomento si inseri-
scono le vicende della Juventus per
la quale ha sempre avuto un amore
sviscerato, spesso incontrollabile. E’
l’unico aspetto della sua persona dove
si comporta più da tifoso che da
uomo equilibrato. Un difettuccio che
possiamo passargli tranquillamente.
Ad majora!
Francescalberto De Bari
pubblicista
Il Centro raggiunge la boa del due-
centesimo numero.
Duecento numeri in 18 anni di attività
continuativa de Il Centro sono dav-
vero un record, tanto più sorprenden-
te perché questo periodico livornese
è un mensile saldamente cartaceo (per
quanto ora diffuso anche on line), che
mette insieme cronache locali e na-
zionali, che si finanzia integralmente
con inserzioni, senza contributi pub-
blici, e tratta i temi più vari ma, so-
prattutto, l’attualità politica: insomma
una testata che si pone “in direzione
ostinata e contraria” rispetto a tenden-

ze odierne apparentemente irresisti-
bili. Va poi detto che il terreno labro-
nico su cui Il Centro lavora non è cer-
to facile o ricettivo, ed anzi il panora-
ma editoriale e culturale cittadino non
vive una fase di effervescenza e vita-
lità.
Ricordo bene quando celebrammo il
centesimo numero nel 2010; il nostro
Enrico Dello Sbarba diceva a tutti: “Di
sicuro a duecento non s’arriva!”. In-
vece Il Centro c’è!
Qual è il segreto? Non so. Certo, la
passione del Direttore e l’attenzione
degli sponsor; ma anche la vivacità
del Circolo culturale che propone ogni
mese incontri, conferenze, iniziative
che aggregano attorno al periodico
tante persone. Un piccolo miracolo
della volontà.
Fin dalla fondazione Il Centro non è
organico ad alcun partito o movimen-
to, ma esprime con nettezza opinioni
sull’attualità politica ed un orientamen-
to di fondo certo non neutrale, che fa
riferimento esplicito all’eredità popo-
lare e democristiana.
Ci sono alcuni temi che rendono ri-
conoscibile Il Centro: l’attenzione al-
l’attualità politica del Paese e alle tor-
nate elettorali che tra comuni, regio-
ni, europee, referendum, politiche de-
terminano una campagna elettorale
continua.
Poi la presenza della dimensione lo-
cale dei problemi – a Livorno, a Ro-
signano e su tutta la Costa Toscana
martoriata da una crisi di cui non si
intravedono segni concreti d’uscita -
unita ad un’apertura a quel che acce-
de nel mondo, come nell’editoriale sul
Venezuela del marzo scorso, o nei
commenti al nuovo corso aperto ne-
gli U.S.A. dall’inaspettata elezione di
Trump. Si intravede qui, per così dire,
un duplice portato “democristiano”:
innanzitutto, l’attenzione alla dimen-
sione internazionale, alla politica este-
ra come elemento non accessorio,
ma costitutivo dell’orientamento po-
litico. Poi il metodo dialettico - dalle
“piccole patrie” al mondo “casa co-
mune” – che è la cifra della lezione di
La Pira, Sindaco di Firenze e tessi-
tore di relazioni su scala globale.
Ora, Il Centro prova a “spiegare
bene le cose” ed anche in questo è
controcorrente rispetto all’informa-
zione destrutturata e disintermediata
che ci assale dal web. Il Centro, nel
suo piccolo, vuole contribuire a ri-
definire ruolo e statuto del giornali-
smo ai tempi dell’Internet: metterci la
firma, assumersi la responsabilità,
verificare le notizie, proporre analisi.
Rispetto a quasi 10 anni fa, quando
festeggiammo i primi cento numeri,
la situazione politica ed i suoi prota-
gonisti sono radicalmente mutati; le
pagine de Il Centro propugnavano,
con la verve da polemista propria di
Enrico, il superamento del “bipolari-
smo forzato” del sistema politico in
direzione della ri-costituzione di un
centro plurale aggregatore, di un
“partito della nazione” (formula che
molti hanno assai impropriamente
cercato di intestarsi).
Questa prospettiva, più che contrad-
detta, è superata dagli eventi: non il
consolidamento del “bipolarismo mu-
scolare”, ma una completa trasfor-
mazione del quadro, con forze poli-
tiche nuove, inintelligibili con i canoni
usati, e partiti che hanno mutato ra-
dicalmente il loro DNA. Allora que-
sta è la sfida per i prossimi cento nu-
meri de Il Centro: interpretare que-
sta complessità, con le preziose chiavi
di lettura offerte dalle culture politi-
che tradizionali, ma aperti a cogliere
tendenze e ragioni fuori da schemati-
smi e riflessi condizionati. Su questa
base, che è culturale e politica al tem-
po stesso, Il Centro potrà fare, come
ha sempre fatto, proposte costrutti-
ve, non distruttive o tese a esacerba-
re la faziosità, le opposte tifoserie,
quel “guelfo-ghibellinismo” italico de-
nunciato già da De Gasperi che, nel
mutare delle circostanze, sembra l’at-
teggiamento prevalente nella storia
politica del Paese.
Il Centro ha bagaglio culturale, vo-
speciale 200 numeri 17
glia di capire, passione per il bene co-
mune: non deve temere il confronto
con forme nuove, stili e linguaggi di-
versi.
Per partecipare in modo incisivo al
dibattito pubblico, anche solo a livel-
lo locale, vale a dire per “concorrere
con metodo democratico a determi-
nare la politica nazionale” (art. 49
Cost.) bisogna resistere all’insofferen-
za crescente verso il ragionamento, il
confronto, la politica e soprattutto,
ancora e sempre, bisogna fare lo sfor-
zo di “esaminare ogni cosa, tenere ciò
che è buono”.
Giovanni Di Capua
politologo
Duecento numeri di un mensile sono
un traguardo di cui è lecito menar van-
to giacché, anche soltanto la quantità
d’impegno profuso nell’idearlo e
compilarlo è segno di tenacia e di
amore per una creatura che, a ben
guardare, quando fu concepita aveva
un Dna complicato, essendo partita
in sordina, non per destare clamore
ma, piuttosto, un tentativo di riflessio-
ne sul gran sconquasso causato dalla
implosione della gloriosa Democrazia
cristiana.
Diciamo la verità. Non la caduta in sé
di quello che era stato, per oltre un
quarantennio, la chiave di volta del si-
stema politico nazionale, ma il modo
con cui la magistratura militante era
ricorsa a delegittimarlo e sostanzial-
mente creato le condizioni d’un rin-
18 speciale 200 numeri
volgimento generale, non era sembrato
democratico a quei non pochi quadri
periferici della balena bianca di esse-
re cancellati dalla Storia del Paese con
la violenza e la perfidia, tipiche di chi
ha poche idee ma risolute, anche se
faziose e intolleranti.
Ma «Il Centro» non nacque, e non
proseguì nel segno della nostalgia e
tanto meno del rancore. Cercò di an-
dare avanti alla meno peggio per ten-
tare, lentamente, anche disorganica-
mente, le antiche vestigia politiche de-
mocratiche, che l’ondata manipulista
aveva oltraggiato inesorabilmente. A
processi avviati e conclusi, si accertò
che i mariuoli erano molto, parecchio
meno degli indagati; e che, a guada-
gnarne era stato l’assenza della cultu-
ra garantista che, invece, la Dc non
aveva mai abbandonato, ma vissuto
senza ansie.
Solo che i venti impetuosi del morali-
smo elevato a quoziente centrale del-
la politica avevano disvelto tanta par-
te delle radici democratiche che lo
scudocrociato aveva seminato. E al-
cuni ex democristiani, cancellati
sprovvedutamente dalla violenza di
una magistratura ingiusta e dall’oppor-
tunismo di tanti beneficiari della sua
cultura fondante, ritennero di non ar-
rendersi, pur nella consapevolezza di
non possedere più il valore della per-
suasione.
L’implosione di questi eredi del parti-
to plurale degasperiano, non si spri-
gionò in rivoluzionarismi di provincia,
municipalisti, impropositivi; e si con-
centrò piuttosto sui valori distrutti o
modificati dal giustizialismo militante
e insidioso ponendosi a riflettere: sia
sulle ragioni generali del loro rapido
declino; sia sulle eventuali possibilità
di risanare il tessuto democratico del
Paese, lacerato da un’ondata di pres-
sapochismo e di ambizioni di incom-
petenti.
Solo che un giornaletto poteva esse-
re un rifugio alle proprie coscienze in-
dividuali di quanti concorsero, in du-
ecento numeri del periodico marcan-
te una generazione politica secondo
la scienza politologica, a svolgere la
politica democratica, complessa, da
conquistarsi giorno per giorno. Pur
conoscendo tale limite oggettivo, col-
laboratori e lettori di «Il Centro» non
disarmarono e non impugnarono la
realtà negativa; portarono avanti le
loro riflessioni, non sempre coinci-
denti l’un l’altra, ma generose. Si era
involontariamente crollati in un mon-
do - quello della cosiddetta «società
liquida» -, in cui la politica del Paese
continuò a declinare progressivamen-
te: sino ad essere cancellata e sosti-
tuita da velleitarismi senz’anima e in-
solidali.
«Il Centro», ammettiamolo, non si
propose mai con una proposta poli-
tica propria; non sempre propese
verso politiche coerenti; ma si limitò
a valutare le formazioni politiche che
si avvicendavano nella politica nazio-
nale per le loro insufficienze culturali,
ma senza farsene coinvolgere. Pre-
ferì una funzione propedeutica, civi-
le, sana, costruttiva. Non trascuran-
do mai, va riconosciuto, di salvare
dalla demonizzazione gli ideali demo-
cristiani, sempre più rimpianti nella
società del Terzo Millennio.
Marcello Faralli
scrittore
Caro Enrico è con piacere che rispon-
do al tuo invito e dedico due parole
davvero sincere, al ventesimo anniver-
sario di vita del “Il centro”.”
Che un mensile free press abbia su-
perato abbondantemente la maggio-
re età, in un’epoca i cui la carta stam-
pata è considerata un mezzo di infor-
mazione in via di estinzione, è un suc-
cesso più che lusinghiero. Il merito è
della passione e dell’impegno del suo
instancabile direttore, Enrico Dello
Sbarba, e dei suoi preziosi e compe-
tenti collaboratori. Se il giornale è
l’immagine esterna del circolo cultu-
rale “Il Centro”, il Circolo, nella sua
minuscola sede, sempre gremita di
ascoltatori, svolge una intensa attività
politica con incontri, dibattiti, serrati
confronti di alto contenuto socio-cul-
turali con ospiti illustri. E non solo…
Spesso l’importanza, il livello delle
iniziative e il valore dei conferenzieri
porta la sua voce, fuori dall’angusta
sede, per aprirsi all’intera città. Que-
sta sua presenza attiva nella vita cit-
tadina merita apprezzamento e un
augurio di lunga vita.
Fabio Figara
pubblicista
Una ricorrenza importante per una
rivista unica nel panorama livornese
(e non solo), magistralmente gestita
da Enrico Dello Sbarba e dai suoi
numerosi e fidati collaboratori, esperti
e profondi conoscitori di temi di at-
tualità e di politica, locale e naziona-
le. L’uscita del periodico è senza dub-
bio un appuntamento atteso, ogni
mese, per conoscere, capire e con-
frontarsi sulla complessa realtà terri-
toriale in cui viviamo: ormai da anni,

anzi, da ben 200 numeri, sempre fe-
dele alla sua “vocazione”, Il Centro
non finisce mai di stupire per la ric-
chezza culturale offerta, con il pregio
di caratterizzarsi come spunto di ri-
flessione e prodotto editoriale capa-
ce di rinnovarsi continuamente.
Un caro augurio al Direttore e a tutti
coloro che partecipano, e hanno par-
tecipato, al raggiungimento di questo
meritato traguardo.
Giuseppe Franceschi
ex preside Licei di Cecina
Il periodico del Circolo Culturale è
arrivato al duecentesimo numero: una
bella soddisfazione per il suo Diret-
tore e per tutti noi.
Nasce quasi 20 anni fa prevalente-
mente come rivista d’informazione
politica che, messa in primo piano, oc-
cupa sempre la parte maggiore, ma è
presentata fuori dallo scontro della
competizione diretta, soprattutto
come riflessione di carattere cultura-
le.
La cultura infatti è la nota più eviden-
te del periodico, che può estendersi
dal politico al socio-economico di li-
vello nazionale e provinciale con rife-
rimento anche alle attività pastorali e
a quelle delle associazioni nei vari set-
tori delle realtà locali di Livorno, Ro-
signano e Piombino. Manca forse un
po’ Cecina, ma credo che in futuro,
istituendovi almeno un punto di divul-
gazione, si potrà potenziare la pre-
senza del periodico anche in questo
importante centro commerciale della
provincia.
Se si guarda al logo del mensile vie-
ne in mente il centro di un bersaglio e
un obiettivo da raggiungere, che mi
piace immaginare dentro una lunga
tradizione culturale da Aristotele alla
Scolastica.
Nell’Etica Nicomachea il pensatore
greco dà fondamento teorico alla re-
gola morale del ‘giusto mezzo’ cioè
alla ricerca dell’equilibrio tra gli ec-
cessi dei due estremi. I Romani espri-
mevano il concetto con le parole “in
medio stat virtus” di facile tradu-
zione o “est modus in rebus”
espressione di Orazio che significa
“c’è una misura nelle cose”. Nel
Medioevo questo pensiero si trova
in San Tommaso che è certamente il
maggior pensatore cattolico; poiché
il filosofo collega la politica alla mo-
rale pur distinguendola, il concetto si
ritrova anche in questa sfera con la
preferenza data ad una costituzione
mista in cui una particolare divisione
dei poteri impedisce allo Stato di di-
ventare assoluto assorbendo in sé la
persona umana che lo trascende.
Mi sono un po’ dilungato nel traccia-
re le linee essenziali di questa tradi-
zione culturale, perché il periodico
fondato dall’amico Dello Sbarba,
come ho già scritto, mette in primo
piano la politica e certamente un gran-
de merito che gli deve essere rico-
nosciuto è quello – mi sia consentito
dirlo -di aver tenuto viva a lungo e in
tempi, a dir poco, difficili la luminosa
tradizione moderata del Centro.
Non sono stato un assiduo lettore del
mensile e da poco ho cominciato a
scrivere qualche pezzo, ma si fa pre-
sto a capire quanta ricchezza di dati
contiene, frammenti di una intensa vita
che gli gira intorno.
speciale 200 numeri 19
Alessandro Franchi
già sindaco di Rosignano M.mo
Duecento numeri sono un traguardo
importante per un giornale, tanto più
per un periodico locale come “Il Cen-
tro”. In tempi di crisi dell’editoria e
dell’evoluzione digitale di molte testa-
te, è sempre rassicurante ricevere ogni
mese articoli con notizie e approfon-
dimenti dal territorio, in città come nei
centri di provincia.
Cronaca, politica, manifestazioni e
spunti per l‘attualità sono sempre af-
frontati con grande competenza, cor-
rettezza e passione.
Merito di Enrico Dello Sbarba e di un
gruppo di collaboratori appassionati
come lui alle vicende della politica,
animati dal desiderio di contribuire al
dibattito locale e civile.
La presenza per quasi due decenni de
“Il Centro” sul nostro territorio è un
traguardo importante per loro, cui va
il nostro riconoscimento come ammi-
nistrazione comunale e il mio perso-
nale ringraziamento.
In dieci anni da sindaco di Rosignano
e di presidente della Provincia dal
2014 al 2018 ho avuto modo tante
volte di apprezzare la preparazione di
Enrico, la sua presenza nelle vicende
e nei momenti cruciali di sviluppo del
territorio, le tante iniziative promosse
e le sue posizioni nette, che hanno
contribuito ad animare il dibattito po-
litico e culturale.
Vorrei infatti sottolineare come que-
sto lavoro tenace e faticoso, che ha
20 speciale 200 numeri
sempre assicurato l’uscita del giorna-
le, sia anche una conquista per tutti i
cittadini di questo territorio, che han-
no potuto beneficiare di un’informa-
zione accurata e corretta, partecipan-
do alla vita civile. La presenza di una
libera informazione e del pluralismo
favoriscono infatti la formazione del-
l’opinione pubblica e del pensiero cri-
tico, e sono quindi indici di democra-
zia e di responsabilità nelle scelte del-
la collettività.
A Enrico e alla redazione de “Il Cen-
tro” auguriamo di accompagnarci an-
cora per molti anni, e di festeggiare
insieme altri importanti centenari.
Claudio Frontera
gia Presidente Provincia Livorno
“Il Centro” ha svolto e svolge una fun-
zione importante nel dibattito pubbli-
co a livello locale, su temi culturali,
politici, sociali, caratterizzandosi per
apertura, pluralismo, volontà e capa-
cità di dialogo tra opinioni e visioni
diverse, comunque appartenenti al-
l’arco democratico.
Di questi tempi una tale presenza è
particolarmente importante e lodevole:
il bisogno di spazio per un confronto
di opinioni libero e rispettoso aumen-
ta, infatti, di fronte alla crescente fa-
ziosità, alla dilagante aggressività, alla
pericolosa circolazione di notizie fal-
se.
A Enrico dello Sbarba, che ha ani-
mato e anima “Il Centro”, giunto al
numero 200, e a tutti ii suoi collabo-
ratori, un sincero ringraziamento e i
migliori auguri.
Francesco Gazzetti
consigliere regionale PD
Quando l’amico Dello Sbarba mi ha
chiesto un saluto per festeggiare
l'importantissimo traguardo dei
200 numeri de “Il Centro” mi è
subito venuta in mente una frase.
Parole che avevo letto in un luogo
unico al Mondo, incise nel legno
di un vero e proprio simbolo
del’'Italia e dell’italianità e, per di
più, intrise di salmastro del nostro
mare. Il luogo è il ponte dell'Ame-
rigo Vespucci, la frase è “Non chi
comincia ma quel che perseve-
ra”. Ecco, per me, è proprio que-
sta la forza della pubblicazione che
state stringendo tra le mani o di cui
state sfogliando la versione web:
la perseveranza.
Iniziare a pubblicare, infatti, è diffi-
cile ma non impossibile. Arrivare a
200 numeri è invece un traguardo
straordinario che in pochi possono
raggiungere e vantare. Il merito è di
una persona sola, Enrico Dello
Sbarba. Un amico personale ed un
uomo a cui la Politica, quella con la
p maiuscola, deve molto.
In un mondo nel quale la velocità ha
lasciato spazio alla riflessione Enri-
co, con “Il Centro”, ci offre spazi di
approfondimento ed occasioni per
capire e decifrare fatti e dinamiche.
Il suo è un contributo che reputo es-
senziale perché scevro da interessi
personali e soprattutto attento a tut-
to ciò che si muove nelle nostre co-
munità.
Il garbo, lo stile ed al tempo stesso
la franchezza e l’onestà intellettuale
rendono poi quella de “Il Centro”,
grazie ad Enrico ed alla sua reda-
zione, un'esperienza unica e vera-
mente preziosa. Sfogliando queste
pagine si possono, infatti, trovare
importanti spunti utili “leggere” i fat-
ti internazionali e nazionali intrec-
ciandoli, con appropriatezza e luci-
dità, alle dinamiche dei nostri terri-
tori.
Tutto questo unito ad un’attività di
incontri e confronti che rappresen-
ta, anch'essa, un unicum nel pano-
rama livornese e regionale.
Ecco perché sono davvero felice per
questo importantissimo traguardo
raggiunto da “Il Centro” e sono or-
goglioso di poter portare anche il
mio saluto in questa occasione così
speciale.
“Non chi comincia ma quel che
persevera” dicevamo. E questo è
anche il mio auspicio ed il mio spro-
ne che faccio sia da giornalista che,
attualmente, da consigliere regiona-
le. Una perseveranza che Enrico ha
nel suo DNA e che per tutti noi rap-
presenta un insostituibile compagno
di viaggio.
A “Il Centro” va dunque tutto il mio
apprezzamento e le mie felicitazioni
per il traguardo raggiunto mentre ad
Enrico vanno anche la mia gratitu-
dine e riconoscenza. Da lui ho sem-
pre ricevuto attenzione e stima e
questo ben prima che iniziasse la mia
esperienza politico amministrativa.
Sentimenti che ricambio e che, an-
che in questa occasione, voglio evi-
denziare con orgoglio perché sono
alla base di un’amicizia che per me
è davvero importante e preziosa.
Un abbraccio dunque ad Enrico e
viva “Il Centro” per altri 100, 200,
1000 numeri.

Gianni Giovangiacomo
ex collaboratore Centri Studi
A.De Gasperi alla Camilluccia - Roma
In questo mese di Giugno la rivista
“Il Centro” è arrivata al suo duecen-
tesimo numero! E’ un risultato signi-
ficativo che premia lettori e collabo-
ratori, ma premia soprattutto il suo
Direttore, Enrico Dello Sbarba, che
in questi anni si è dedicato, con spiri-
to di sacrificio e grande determina-
zione, alla sua realizzazione con i suoi
articoli, con la ricerca di collabora-
tori anche di livello nazionale, e cosa
non facile, di sponsor.
Ma chiediamoci: cosa tiene in vita una
rivista per un periodo così lungo?
Certamente l'apprezzamento dei let-
tori per un periodico che sa coniuga-
re la politica con la cultura e la città
con la sua provincia.
Le problematiche di Livorno, il suo
porto e le attività portuali, la “fame di
lavoro” (per dirla con una espressio-
ne tanto cara al già direttore de “Il
Tirreno” Luigi Vicinanza e al capo-
cronaca Alessandro Guarducci) sono
due aspetti che il periodico ha sem-
pre portato in evidenza ai suoi letto-
ri.
E non dobbiamo sottacere che le
molte critiche portate alle decisioni
dell’ultima Amministrazione Comu-
nale sono state sempre ben centrate.
E ora? Sempre “Avanti!”, come di-
ceva il Vescovo Ablondi, dobbiamo
perciò continuare le nostre battaglie
per la democrazia e la partecipazio-
ne, per una città aperta al futuro e
alla sua rinascita. Sono convinto che
festeggeremo senz'altro anche il 300°
numero!
Olivo Ghilarducci
già sindaco di Capannori
e capogruppo PPI Cons. Reg.
Nella attività di pubblico amministra-
tore, ai vari livelli (Comune, Provin-
cia, Regione) ho incontrato tante per-
sone che posso includere in diverse
categorie.
Spesso queste hanno chiesto nel mio
servizio pubblico di risolvere alcuni
problemi attinenti alla realtà che am-
ministravo e il più delle volte proble-
mi personali che si pensa possono es-
sere agevolati da chi copre in deter-
minato incarico politico.
A volte sono venuti ad incontrarmi
persone che mi hanno chiesto, data
la loro professionalità, di essere indi-
cati in un consiglio di amministrazio-
ne, nella direzione di un ente a nomi-
na politica. Più alta è la realtà che
amministri più appetibili sono le pos-
sibili designazioni, più ampio è il po-
tere collegato a queste.
Ho esperienza poi di una categoria
di persone che vengono a trovarti e
darti consigli su come devi operare
nella gestione politica e amministra-
tiva. Questa è la categoria di per-
sone più “buffa”. Non si rendono
conto che un amministratore è una
persona con il suo modo di fare, a
volte con i sui difetti, ma anche con
speciale 200 numeri 21
i suoi pregi apprezzati dalla gente
che lo ha votato. Non si può pensa-
re che vi sia un modo ottimale per
fare il Sindaco o il Consigliere Re-
gionale non rispettando il fatto che
l’amministratore pubblico svolge il
suo servizio con le sue priorità con
il suo personale modo di fare legato
alle esperienze di vita.
Enrico Dello Sbarba, che ora non
ricordo dove ho incontrato per la
prima volta, non appartiene a que-
ste categorie di persone.
Sono rimasto legato a lui anche lon-
tano dagli incarichi istituzionali, per-
ché l’ho sempre sentito come una
persona che ti rispetta pienamente,
ti stima nei tuoi pregi e difetti, ti
ascolta per capire se c’è una occa-
sione per essere di aiuto per agevo-
larti nel tuo impegno pubblico e pos-
sibilmente ti è amico anche nel tuo
privato. Il suo sguardo sempre ca-
rico di attese positive e di entusia-
smo è fondamentalmente quello di
una persona ottimista che esige
l’onestà che crede al grande valore
del pubblico servizio. E’ di certo
convinto che alla fine delle cose la
coerenza intransigente con i dettami
della propria coscienza paga sem-
pre umanamente, anche se questa
può non pagare politicamente.
Certo Enrico anche da giovane è
sempre stato un “vecchio” conser-
vatore non nel senso dell’età ma nel
senso dei principi.
I conservatori di ora sono sempre
un po’ fascisti, irrispettosi della li-
bertà altrui, delle naturali diversità. Vo-
gliono omologare tutto e tutti alle loro
idee e esigenze che spesso corrispon-
dono ai loro personali interessi.
A Capannori si direbbe che Enrico
“non trenna”, cioè non si smuove dai
suoi principi di serietà e onestà, le mode
e gli obbiettivi delle cosiddette moder-
nità proprio non lo interessano.
Senza dubbio a lui fa piacere sen-
tirsi dire che soprattutto lui rimane
un “democristiano”, anche se da
tempo quel partito politicamente è
22 speciale 200 numeri
tramontato. E’ convinto, che il livello
politico, la serietà, la capacità dei
“vecchi” democristiani ( De Gaspe-
ri, Moro, Fanfani, La Pira e, per-
ché no, Andreotti) in quei tempi dif-
ficili che hanno fatto il nostro pae-
se, è irraggiungibile. Enrico rimane
democristiano, così come si porta
un vecchio distintivo all’occhiello
della giacca nei momenti importanti
nelle cerimonie e nei giorni di festa.
Ebbene ha fondato il circolo il “lI
Centro” e ancora ne organizza la
vita perché in fondo al suo cuore in
questo è ancora viva la tradizione
democristiana che sente ancora non
superata dalla storia. Certo questa
cambia tutto ma non può cambiare
l’entusiasmo, la spinta a fare del
bene, a “servire” nelle istituzioni. In
questo Enrico Dello Sbarba è felice
dentro di sè di essere un conserva-
tore. E’ indubbio che apprezza le
novità dei processi storici ma è fer-
mo sui principi, la coerenza, l’one-
stà nel fare politica, il rigore ma an-
che la capacità e il livello culturale.
Queste sono tutte le cose che, non
solo nei democristiani, nel dopo-
guerra hanno definito lo sviluppo del
nostro Paese e della nostra Demo-
crazia.
Massimo Ghirlanda
membro direttivo Centro Studi
Commedia all’italiana
Ad Enrico e alla redazione del Cen-
tro, che in questi anni, ha ospitato i
nostri articoli di cinema, va il nostro
pensiero e il nostro affetto, nella feli-
ce occasione del 200° numero del
mensile, che tanto ha contribuito alla
crescita culturale della nostra città. I
nostri articoli dedicati al cinema, del
passato e del presente, le iniziative
destinate ai giovani e alla cittadinan-
za hanno sempre trovato casa tra pa-
gine fitte di spunti di riflessione, dalla
cultura alla politica, dal mondo della
scuola a quello dell’arte e dell’eco-
nomia.
Consapevoli dei bisogni immateriali
di una città che deve ritrovare la pro-
pria anima, e solo così potrà riacqui-
stare vitalità anche dal punto di vista
delle risorse materiali, siamo lieti di
essere, qui, a festeggiare con te, En-
rico, e con i tuoi preziosi collabora-
tori, una tappa importante del vostro
impegno e della vostra passione. Che
sono anche le nostre.
Filippo Giusti
segretario provinciale Cisl
È con grande piacere che assisto al-
l’uscita del 200° numero de Il Cen-
tro, una pubblicazione sempre pun-
tuale ed attenta alle vicende nazionali
e a quelle del nostro territorio. Un
caro saluto e il mio ringraziamento agli
amici del circolo culturale, che han-
no saputo tener vivi l’elaborazione e
il dibattito sulle principali questioni
della nostra città.
speciale 200 numeri
Nicola Graziani
giornalista Ag. Italia
Si dice la testimonianza sia steri-
le, perché altrimenti sarebbe po-
litica. Mi permetto di dissentire:
la testimonianza è politica, solo
che lo è nella sua prima parte:
quella che ancora si deve misu-
rare – e non è cosa da poco –
con la soluzione pratica dei pro-
blemi. Capita anche nel giornali-
smo: scrivere è il primo atto del-
l’agire.
Il problema, semmai, è che
l’azione trova nell’organizzazione
e nella presenza i suoi presuppo-
sti, e questo spiega come mai “Il
Centro” sia stato, in tutti questi
anni, un cuore pulsante in una città
– diciamolo – un tantino sonnac-
chiosa come può esserlo talvolta
Livorno. Ma chi ha chiaro in men-
te un altro esempio di costanza e
forza identitaria (quella vera) in
qualsiasi altro angolo della Tosca-
na alzi la mano e ce lo comunichi.
Siamo sicuri che non saranno in
tannti.
Quest’ultima cosa ci fa piacere
per chi da anni lavora a “Il Cen-
tro”, ma ci fa anche un filo di tri-
stezza. Sarebbe molto più bello se
di mensili come questi ve ne fos-
sero a decine, in tutti i paesi ed i
paesini e non solo nelle città.
L’Italia è tradizionalmente il luo-
go dei municipi, e se questi non
hanno chi dà loro l’anima poi va
a finire che ci pensano i social e
le televisioni, con le conseguenze

anche politiche che tutto conosco-
no. Che qualcuno ci aiuti.
In attesa che maturino gli eventi,
intanto facciamo a “Il Centro” i
complimenti ed anche una piccola
dichiarazione.
Non d’amore, figuriamoci, ma di
sincera affezione sì, e siccome sia-
mo in tema di Amarcord non pos-
siamo che lasciarci andare ad un
ricordo.
Ci conoscemmo, con la redazio-
ne de “Il Centro”, ormai una de-
cina di anni fa, complice un politi-
co galantuomo chiamato Gerardo
Bianco. Da allora mi è riuscito di
scrivere - il patron Enrico Dello
Sbarba mi corregga, ma ne sono
abbastanza sicuro – quasi tutti i
numeri.
Devo dire che l’ho fatto con au-
tentica soddisfazione, perché se
c’è una cosa che piace a chi fa il
mio mestiere questa è poter final-
mente, una volta almeno ogni tren-
ta giorni, togliersi il gusto di pen-
sare un po’ prima di mettersi alla
tastiera. Mica come accade con
quegli articolini fatti in serie che si
leggono e si scrivono tutti i giorni
e che, più che altro, sembrano tan-
te saponette: piccole, profumati-
ne ed insipide. Soprattutto: sgu-
scianti e scivolose.
Ecco allora cos’è stato, per me ma
non solo, questo mensile in tutti
questi anni: uno dei pochi luoghi
di riflessione politica in una Peni-
sola dove la cronaca di palazzo
(vuota e chiassosa) la fa da pa-
drone. E dove la politica vera ha
ancora spazio.
Non è voce che dice “dè” nel de-
serto, “Il Centro”. Se un giorno
dovesse rinascere qualcosa di se-
rio, in questa Toscana un po’ as-
sopita e in questa Italia che sog-
giace all’ultimo imbonitore di tur-
no, si sappia fin da ora che buona
parte del merito è anche di chi, per
200 numeri, lo ha voluto fortemen-
te.
Vincenzo Greco
architetto
Duecento candeline che hanno avuto
la forza di illuminare di cultura la sce-
na livornese.
Festeggiamo insieme la nostra RIVI-
STA e ringraziamo di cuore tutto lo
staff redazionale magistralmente or-
chestrato da Enrico Dello Sbarba
che ha sempre accolto ed ospitato
con slancio i nostri scritti offrendoci
la possibilità di esprimere il nostro
pensiero e di porlo al servizio della
collettività.
Cristina Grieco
assessora Istruzione
Formazione e Lavoro
al Consiglio Regionale
Complimenti vivissimi al periodico
“Il Centro”, che raggiunge il tra-
guardo dei 200 numeri e si avvia
al ventennale. Un plauso alla pas-
speciale 200 numeri 23
sione e determinazione del diretto-
re Enrico Dello Sbarba, che ha, in
questi lunghi anni, favorito il con-
fronto e il dialogo culturale sempre
in un’ottica di “libera informazio-
ne”.
A “Il Centro” sono in particolare
grata per l'attenzione che da sem-
pre ha dato al mondo della Scuola
offrendo spazio e dando voce an-
che agli studenti. Ho apprezzato an-
che l’attenzione che ha avuto nei
miei confronti per avermi voluta
ospite alle conferenze mensili sui
temi a me cari della Scuola, della
Formazione e del Lavoro.
Sono fiera della presenza di questa
realtà culturale nella nostra città.
Le mie felicitazioni per questo im-
portante traguardo!
Giorgio Kutufà
già presidente
della Provincia di Livorno
La rivista il Centro ha raggiunto il
ragguardevole traguardo dei 200
numeri. Un vero exploit consideran-
do le difficoltà di tutta la stampa in
questi anni, soprattutto, di quella che
non può contare su gruppi finanzia-
ri od industriali alle spalle. Gran
parte del merito è, ovviamente, del-
l'infaticabile Enrico Dello Sbarba
che non ne è solo il direttore re-
sponsabile, ma l'animatore insosti-
tuibile con una passione veramente
straordinaria e che è riuscito, nel
24 speciale 200 numeri
corso di tutti questi lunghissimi anni,
a circondarsi di un gruppo di vali-
dissimi collaboratori e ottenere pre-
stigiosi contributi da personaggi che
hanno inciso nella nostra storia re-
cente.
Fa piacere constatare che esiste una
così ampia passione civica, una vo-
glia di confrontarsi, da parte di tan-
ti, in maniera documentata, su tutti i
principali problemi politici e non
solo, dell'Italia e del nostro territo-
rio.
La sua presenza in edicola ed in re-
tei in così tanti anni è, per me, un
vero miracolo ed ho già individuato
il principale artefice.
Del Giornale ne ho sempre apprez-
zato l'obiettività della linea editoria-
le e quell'aspetto, da me profonda-
mente condiviso, di voler difendere
i valori ed i principi della nostra Co-
stituzione. Una voce libera e spes-
so fuori dal coro.
Il Centro ha svolto, inoltre, una me-
ritoria azione di memoria storica di
momenti fondamentali delle nostre
istituzioni quando leaders veramen-
te autorevoli le guidavano.
Ma l'azione del Centro non si è li-
mitata ad una, sia pur pregevole,
operazione "nostalgica" ma ha guar-
dato, sempre, al futuro, indicando
proposte e soluzioni per i problemi
della nostra società.
Un'opera veramente meritoria che
mi auguro possa continuare per al-
tre centinaia di numeri e il cui meri-
to va ascritto, come ho già detto,
ad Enrico Dello Sbarba.
Luca Lischi
responsabile segreteria
ass.to Istruzione, Formazione
e Lavoro al Consiglio Reg.le
Una voce che ha raggiunto duecen-
to numeri. Un risultato grandioso
che premia l’impegno, la passione
e la perspicacia del direttore Enri-
co Dello Sbarba, creatore e anima
vitale del mensile “Il Centro”.
Siamo in un periodo in cui la carta
stampata non ha più l'appettibilità
di un tempo. I lettori sono sempre
meno e dirottati verso il web. Ma
anche i giornali on line non se la
passano bene nonostante la loro
massiccia presenza sui social.
Il Centro rappresenta una picco-
lissima voce che ha sempre valo-
rizzato il confronto dialogico mo-
derato e costruttivo e ha il suo si-
gnificativo e affezionato bacino di
lettori.
Fin dalla sua nascita ha offerto spa-
zio e ospitalità a molti giovani che
si sono formati scrivendo sul pe-
riodico fino ad arrivare ad essere
“giornalisti pubblicisti”. Una espe-
rienza che li ha arricchiti professio-
nalmente e ha permesso loro di ac-
crescere le loro competenze nel la-
voro.
Molti i nomi autorevoli che vi han-
no scritto. Tra questi, vogliamo ri-
cordare, in occasione di questo
anniversario importante, il profes-
sor Massimo Paoli scomparso nel
dicembre 2011 e purtroppo dimen-
ticato in una città incapace di ren-
dere il giusto onore ai suoi figli. Lo
ricordiamo per le sue pungenti dis-
sertazioni sui temi economici e por-
tuali. Ci mancano le sue profonde
riflessioni, la sua spiccata capaci-
tà di analisi, anche avveniristica, il
suo pensiero diretto e profondo,
la sua compagnia sempre affabile
e anche goliardica come si addice
a un livornese di scoglio.
Oggi siamo in una fase storica
complessa e critica pervasa da
pressapochismo, da conflittualità e
da sfiducia (quasi la metà degli
elettori diserta le urne!). Lui ne
avrebbe comunque parlato a suo
modo facendo emergere “luci e
ombre”, ma siamo certi che ne
avrebbe fatto prevalere le luci
mettendo al centro le potenzialità
di un territorio straordinario per le
sue bellezze e per la sua vocazio-
ne legata al mare.
Anche noi, nonostante tutto, per-
severiamo nell’intravedere luci che
siano un faro per intraprendere la
giusta rotta di un rinascimento della
città e di una intera provincia. Ter-
ritori che meritano molto di più di
quanto hanno espresso fin ora.
Mario Lorenzini
scrittore
Nella mia ormai lunga vita la DC è
stata presente fin da quando nel
1960-65 fui Consigliere nel Comune
di San Vincenzo e ricordo benissimo

la firma dell'on.Togni sulla mia tesse-
ra. Una presenza attiva in un Comu-
ne che stava per nascere sotto
l'aspetto turistico. Insieme all'avv.
Gabba presidente dell'Ente Provin-
ciale del Turismo concordammo la
denominazione RIVIERA ETRU-
SCA al posto di Costa Etrusca. Dopo
San Vincenzo Livorno.
Fui uno dei presenti alla riunione di
una delle correnti DC più progressi-
ste ma preferii le ACLI che allora in-
cominciavano a essere presenti nel
mondo del lavoro. Ero un segretario
della scuola e avevo tutta la possibili-
tà di conoscere i problemi che allora
la scuola aveva specialmente quella
dell'obbligo ovvero la Scuola Media
mentre in città erano in via esaurimen-
to gli Avviamenti professionali.
L’Istituzione degli Organi Collegiali
della Scuola dal Consiglio di Istituto al
Consiglio Distrettuale al Consiglio Pro-
vinciale mi videro presente sia come
consigliere che come Presidente. La
Presidenza del Distretto di Livorno è
stata una scuola di formazione e di co-
noscenza eccezionale. La difesa della
Scuola nel piccolo centro mi videro pre-
sente e sempre vincente con grande
soddisfazione da parte dell’utenza.
Mentre la DC a Livorno si era tra-
sformata in Partito Popolare Italiano
(anno 1997) il segretario dr. Lorenzo
Mannelli mi affidò la responsabilità del
settore scuola che mi permise di an-
dare spesso a ROMA alla sede cen-
trale della DC partecipando a incontri
e conoscendo Onorevoli e Ministri.
Quando la DC terminò la sua pre-
senza attiva un giorno in piazza Gran-
de incontrai l’amico Dello Sbarba che
mi chiese di collaborare a IL CEN-
TRO, che ogni mese veniva pubbli-
cato, era la testimonianza di una linea
politica che non doveva cessare di esi-
stere in una città piena di problemi e
la Scuola aveva bisogno di essere al
centro delle attenzioni cittadine.
All’amico ello Sbarba dissi subito di
si perché ero rimasto senza un com-
pito e quello della Scuola era da se-
guirlo con una certa competenza. E
da allora ogni mese IL CENTRO ha
pubblicato i miei articoli che spesso
hanno dato luogo a discussioni.
Oggi, raggiunto il 200 numero, vo-
glio citare alcuni titoli che sono stati
al centro di tali discussioni: “La Scuo-
la, oggi”, “C’era una volta la Giorna-
ta Europea della Scuola”, “La Scuo-
la di Mario Lorenzini”.
Grazie Enrico.
Bruno Manfellotto
già direttore de Il Tirreno
e dell’Espresso
Piombava puntuale nel tardo po-
meriggio attraversando il corrido-
io come un furetto, quasi di corsa,
sempre trafelato. Con un pacco di
giornali sotto il braccio e qualche
foglio sparso nella mano, si dirige-
va verso lo stanzone della Crona-
ca dove depositava sui tavoli co-
municati, documenti e spifferava
qualche retroscena.
Solo sulla strada del ritorno si fer-
mava nella mia stanza dopo aver
indugiato un po’ sulla soglia, ap-
pena qualche minuto, come per
non disturbare, quanto gli bastava
per annunciare un convegno,
un’iniziativa, una denuncia. Per
consegnarmi l’ultimo numero della
sua rivista (che mi arriva ancora
oggi, puntuale come una cambiale,
nel mio ufficio di Roma). O per una
battuta sulla politica locale (e non
speciale 200 numeri 25
solo) per la quale si dannava per-
ché, e scuoteva il capo, non era
più quella di una volta.
Nei sei anni in cui ho diretto il “Tir-
reno”, di incontri così con Enrico
Dello Sbarba ne avrò avuti centi-
naia. Senza dimenticare tavole ro-
tonde, discussioni, dibattiti e le sue
immancabili lettere al giornale, il
modo scelto per marcare quasi
quotidianamente la sua presenza
tenace di democristiano minorita-
rio in terra rossa e in un mondo in
frenetica evoluzione. Un po’ poli-
tico, un po’ giornalista, un po’ po-
lemista. Comunque armato di una
grande passione politica, e forte di
una memoria storica mai solo no-
stalgica.
Ecco, se dovessi riassumere in po-
che parole la sua “mission impos-
sible” sottolinerei proprio questo:
lo sforzo costante di illuminare la
vicende del presente attingendo
agli insegnamenti e ai valori di
un’altra epoca, quella della Dc to-
scana di Amintore Fanfani e di Ivo
Butini, il Maestro. E naturalmente
di un altro cavallo di razza, Giulio
Andreotti, al quale Dello Sbarba
si è sempre sentito altrettanto vi-
cino, se non altro per la comune
manìa per pizzini, corrispondenza,
diari, archivi (se ne trova affettuo-
sa testimonianza nel libro autobio-
grafico “La mia Dc”).
Legata a questo, l’indefettibile co-
erenza, l’esaltazione caparbia del
mitico “centro” del sistema (che ha
dato nome a questa rivista che oggi
celebra diciott’anni e i suoi primi
duecento numeri con una nuova
veste grafica: auguri!), sogno po-
litico prima cancellato dall’ubria-
catura maggioritaria, poi evapora-
to in questo nuovo tempo propor-
zionale segnato da protagonisti
dall’estremismo caciarone, più
propensi ai contratti che alle alle-
anze.
Le stagioni cambiano, Enrico no.
E noi per questo lo festeggiamo.
26 speciale 200 numeri
Giuseppe Mascambruno
già direttore de La Nazione
Celebrare il numero 200 di un gior-
nale, in particolare di un giornale di
carta, di questi tempi, sollecita due
riflessioni fondamentali per il nostro
convivere civile:
1) la sempre più faticosa capacità
di informare i cittadini attraverso
strumenti che non siano il degrado
della forma e della sostanza, della
parola e delle idee, del rispetto nel-
le differenze, ingredienti che ormai
dominano la zuppa/zuffa/fuffa quo-
tidiana dei talk show televisivi e, so-
prattutto, dei social network;
2) La passione politica, il desiderio
di sentirsi parte, con i propri valori,
con le proprie idee e con l’ascolto,
l’attenzione a quelle altrui, di un di-
segno comune che ancora si chiama
democrazia.
Ecco, da qui voglio partire per for-
mulare i miei più affettuosi e sinceri
auguri al «Centro» dell’amico e col-
lega Enrico Dello Sbarba per un tra-
guardo che oggi è molto meno scon-
tato di un passato, neanche poi così
remoto. L’agonia della stampa scrit-
ta sta minando alle fondamenta la
capacità degli editori - già larga-
mente compromessi in proprio per i
conflitti d’interessi che nessun go-
verno ha mai voluto affrontare se-
riamente - di garantire almeno un
briciolo di residua autonomia a fron-
te di una crisi, ormai ultradecenna-
le. Che produce conti in caduta li-
bera, imponendo la scorciatoia di
crescenti sostegni (e ricatti) di sog-
getti esterni. I quali ultimi, ovvia-
mente, nulla fanno senza averne in
cambio vantaggi. Da scambiare e
condividere con la politica del po-
tere per dilatarne gli effetti. A dan-
no - e qui entra in gioco la rifles-
sione sul secondo punto - del dirit-
to del cittadino a un’informazione
in grado di salvare almeno la faccia
dell’indipendenza. Strumento es-
senziale per partecipare in forma
consapevole alla quotidiana affer-
mazione di una comunità libera e
responsabile. Ovvero democratica.
Appartengo a una generazione,
quella nata a metà degli anni Cin-
quanta del secolo scorso, che ha
avuto il privilegio di frequentare uo-
mini e donne, in famiglia, a scuola,
nel lavoro, nati e cresciuti negli anni
più duri e terribili della storia di que-
sto nostro Paese. Gli anni della
guerra, della sopravvivenza che era
già una fortuna, della povertà ma-
teriale. Spesso anche culturale, ma
mai ridotta a ignoranza di valori, di
principi, di fede. Che fosse, que-
st’ultima, religiosa o ideale, quindi
politica. O entrambe le cose insie-
me.
Nell’affacciarmi a questa professio-
ne, ho avuto, qui a Livorno, la for-
tuna di incontrare un maestro, non
solo di giornalismo, come Bruno
Castagnoli.
Quello che oggi faticheremmo a rin-
tracciare con la definizione di ga-
lantuomo nel vocabolario immise-
rito del cialtronismo dominante.
Castagnoli era un uomo di straor-
dinario rigore, non accettava ap-
prossimazioni, facilonerie e, tanto
meno, rinunce al rispetto fondamen-
tale nei confronti del lettore. Un li-
bretto essenziale di «istruzioni per
l’uso» della libertà riconquistata ma
minacciata, nei miei anni Settanta,
dal terrorismo.
Una libertà da condividere con gli
altri, che Enrico Dello Sbarba co-
nosce anche molto meglio di me. E
non solo per ragioni anagrafiche. Ma
anche e soprattutto per un percor-
so personale che lo ha portato a vi-
vere, non solo da osservatore, le re-
sponsabilità pubbliche di una città
che non poteva rinascere se non at-
traverso il rispetto delle differenze
ideali nella condivisione degli obiet-
tivi. Una cosina che, fuor di retori-
ca, dovrebbe chiamarsi ancora
bene comune.
Mi capita, non sempre ma neanche
di rado, di non essere d’accordo
con quel che scrive Enrico, o le al-
tre firme che contribuiscono alla bril-
lante esistenza di questo prezioso
periodico livornese.
Ma so di essere in buona compa-
gnia, con Enrico, tutti i suoi colla-
boratori, i lettori nella immutabile
convinzione che proprio in questa
diversità sta la ricchezza di tutti. E
la forza democratica di una comu-
nità.
Cin cin.
Beppe Matulli
ex sottosegretario DC
alla Pubblica Istruzione
Era forse inevitabile che l’esplosio-
ne del Web avesse giustiziato la
“rete di allora”, (che oggi appare
pateticamente casereccia, appog-
giata com’era alla “Poste Italiane”),
che diffondeva in tutto il paese i pe-
riodici, dei diversi orientamenti, dei

partiti e nei partiti: Soprattutto nel-
la DC, ove prosperò anche dopo
il tentativo, addirittura di De Ga-
speri, di sostituire “la Discussione”
a tutti gli organi delle correnti inter-
ne che oggi vivono dimenticate ne-
gli archivi storici di chi conserva le
memorie del tempo andato.
Ma ripensarle quelle testate, tutte,
da destra a sinistra (già!, allora esi-
steva, ed era anche in grande con-
siderazione, questa distinzione oggi
quanto meno considerata “obsole-
ta”) significa rivivere un dibattito
politico, forse qualche volta inge-
nuo, ma sempre intriso di una pas-
sione politica da cui non si poteva
prescindere. Era l’età dell’oro? Si-
curamente no! Ma l’esistenza del
dibattito e per di più scritto ( e sul-
la carta!) costringeva anche i fur-
betti a tentare un ragionamento
politico, altrimenti ne subivano le
conseguenze, gli slogan allora po-
tevano riassumerla, ma non sosti-
tuire una tesi politica.
Per combattere la nostalgia occor-
re affidarsi alla ragione e conside-
rare che la drastica (e per certi
aspetti drammatica) sostituzione
del mezzo di comunicazione supe-
rerà questa fase di trapasso e le tesi
politiche torneranno a confrontarsi
anche con i nuovi mezzi telematici.
Ma per crederci occorre una fede
nella ragione che non ha nulla da
invidiare ai più ingenui, infantili e
primitivi fideismi.
Fra le riviste di un tempo, accanto
a quelle specializzate, è sopravvis-
suta anche quella livornese di Enri-
co Dello Sbarba: “Il Centro” che è
arrivato regolarmente a celebrare la
sua duecentesima uscita, e merita
sicuramente i complimenti e gli au-
guri più consapevoli, ma che indu-
ce anche a qualche considerazione
sul significato di quella sopravviven-
za.
I duecento numeri de “Il Centro”
dimostrano che Enrico Dello Sbar-
ba si è ostinato ad alimentare, in sé
e nei lettori, la passione politica che
spinge alla analisi della realtà, al ra-
gionamento sulle prospettive, al
tentativo di contribuire a costruire
una visione, cose estranee alla po-
litica, di oggi, delle invettive, degli
slogan, della fedeltà al leader mo-
mentaneamente sugli altari.
Una esperienza singolare che non
poteva che nascere a Livorno un
autentico “porto di mare”, che
come tale respira l’aria che viene
da lontano, e che è spinto a pensa-
re oltre l’orizzonte fisico ed anche
oltre quello politico.
Ci sono tutte le motivazione per for-
mulare gli auguri migliori per, alme-
no, i prossimi duecento numeri
Paolo Mirenda
libero docente di semeiotica
medica c/o Università di Pisa,
già membro del Consiglio
Superiore di Sanità
Sono lieto di balbettare qualche pa-
rola per la lieta ricorrenza del perio-
dico “ Il Centro” abilmente diretto
dall’amico Enrico.
Che dire!
Non è scontato che un periodico lo-
cale viva e riscuota sempre maggiore
successo.
Maturato, credo all’inizio, dalla cul-
tura di una appassionata militanza po-
litica del Direttore in un settore della
D.C. moderato nella sua compagine,
speciale 200 numeri 27
è evoluto.
Un giornale dai spiccati contenuti di
politica sociale e civica volti a cele-
brare i valori di una società democra-
tica, dando voce a quanti anche di di-
versa fede lo hanno richiesto.
Il periodico di Dello Sbarba trasmet-
te al lettore la sua passione nella trat-
tazione dei problemi sociali e istitu-
zionali del nostro paese tracciando
idee e proposte, con l’ausilio di va-
lenti collaboratori, per una democra-
zia sempre più rispondente alle neces-
sità del paese.
Al Direttore del “ Centro” e al suo
giornale vita lunga.
Ruggero Morelli
avvvocato,
già assessore alla cultura
del Comune di Livorno
Da alcuni anni il mensile cartaceo di
Livorno, Il Centro, mi accompagna si-
lenzioso e carico di sguardi sulla at-
tualità politica nazionale e locale.
La costanza della presenza sui nostri
tavoli di lavoro con gli annunci degli
incontri con i responsabili della eco-
nomia regionale e cittadina, con i com-
ponenti delle istituzioni pubbliche e
delle associazioni di categoria, è indi-
ce di una determinazione a non lascia-
re nulla di intentato per rendere par-
tecipi delle vicende della comunità.
Un servizio agli altri ed alla partecipa-
zione che soltanto chi ha vissuto tem-
28 speciale 200 numeri
pi bui può rendere perchè si manten-
gano le conquiste recenti della libertà
di opinine, di voto di contestazione.
E cade a pallino una citazione che un
giovanissimo candidato ha fatto pro-
prio ieri: “colui che fa politica deve
essere un Ministro. Ministro è la stessa
parola di minestra, perciò è uno che
deve servire nel senso letterale del ter-
mine. Fare politica significa mettere a
disposizione le proprie capacità - pic-
cole o tante che siano - per realizzare
qualcosa che si ritiene utile ai propri
cittadini”.
Così hanno operato Enrico Dello
Sbarba e molti suoi collaboratori, co-
stanti, attenti, a servizio dell'informa-
zione e delle idee critiche nuove. Eti-
ca della informazione scrive Luciano
Floridi. Più prosaico ricordo le ‘goc-
ce che scavano la pietra’, come si suol
dire.
Paolo Pacini
già sindaco di Cecina
Fa sempre piacere scrivere un saluto
a un direttore di una rivista per il pre-
stigioso risultato della duecentesima
uscita.
Rivista molto apprezzata per il ruolo
di comunicazione e di informazione
per il nostro territorio.
Desidero congratularmi personalmen-
te con l’amico Enrico Dello Sbarba e
suoi stretti collaboratori, per la pro-
fessionalità e per il lavoro che hanno
svolto contribuendo a portare con la
rivista il Centro un grande contributo
culturale, politico, e di informazione
istituzionale.
Tutto questo grazie alla sensibilità
e alla grande attenzione dei processi
che interessano la vita politica,
l’economia, la cultura della nostra
provincia.
Non pochi amici, mi hanno riferito
di apprezzare la rivista, per come
in modo serio e attento affronta i
temi di interesse delle nostre comu-
nità
Congratulazioni, per il risultato e l'ot-
timo lavoro svolto, auspico che la ri-
vista continui ad ottenere grandi ri-
sultati anche in futuro.
Tanti auguri.
Matteo Pieracci
pubblicista
Esprimere quello che è stato per me
“Il Centro” e racchiudere ciò in po-
che parole non è semplice.
Ricordo con piacere la presentazio-
ne del libro del Dott. Borghini
“Caro amici miei”, in cui svolsi il ruo-
lo di relatore, le mostre itineranti
dedicate al compianto Alcide De
Gasperi, ma anche l’opportunità di
aver conosciuto persone di inesti-
mabile valore come il nostro Presi-
dente Enrico Dello Sbarba, Luca Li-
schi, Francescalberto De Bari, Sil-
via Menicagli e tante altre persone
splendide.
Grazie a “Il Centro” ho potuto iscri-
vermi all’Ordine dei Giornalisti Pub-
blicisti.
Che dire... Grazie e lunga vita a que-
sto realtà importante di Livorno!
Piero Pizzi
già consigliere regionale D.C.
Un bel traguardo quello raggiunto da
“ Il Centro” , interessante pubblica-
zione voluta da un gruppo di amici li-
vornesi guidato dal caro amico Enri-
co Dello Sbarba. Complimenti a tutti
loro.
Leggo sempre con interesse il gior-
nale i cui contenuti non sono mai ba-
nali .
Colpisce in primo luogo la capacità
di analizzare con grande apertura tutte
le opinioni , con chiarezza ma con gar-
bo e rispetto e di promuovere even-
ti tutti interessanti.
Oggi c’è bisogno di “voci” di infor-
mazione corretta e sapiente che sap-
pia guardare al futuro.
Aggiungo che non siamo più abituati
ad opinioni corrette e rispettose delle
idee altrui . Mi si consenta di rim-
piangere i tempi nei quali come se-
gno di maturità i nostri maestri in po-
litica ci insegnavano ad ascoltare le
ragioni degli altri . Magari per criti-
carle e combatterle ma con rispetto .
Non era di moda neppure la ricerca
del consenso attraverso slogans ad
effetto, battute triviali, aggressioni degli
avversari politici come accade oggi .
Neppure era consentito promettere
cose impossibili per guadagnare voti
nella campagne elettorali.
La politica era confronto fra opzioni

di governo diverse ed anche scontro
fra modelli di società alternativi, ma
mai mancava il rispetto degli avver-
sari.
Appartengo ad una generazione che
ha conosciuto persone che si sono
battute per la nascita ed il consoli-
damento della democrazia, spesso
perseguitate durante il fascismo , e
che hanno assicurato all’Italia de-
cenni di libertà e di crescita econo-
mica e sociale come mai nella storia
italiana.
Uomini e donne che con la loro cul-
tura, i loro valori e la loro militanza
davano garanzia in Italia e all’estero
di solidità sia personale sia politica.
Per questo non sopporto la siste-
matica denigrazione di quelle perso-
ne e di tali eventi storici declamata
con supponenza da alcuni leaders di
oggi . Indizio di una sconcertante
ignoranza della storia e di indifferen-
za verso i valori fondanti della nostra
democrazia.
Mi auguro che si ritrovi la bussola ed
il buon senso che sembrano scom-
parsi con l’affievolirsi dello spirito di
tolleranza e di generosità verso gli al-
tri, il milite ignoto di questi anni spa-
valdi .
In alcune località delle nostre cam-
pagne ancor oggi, dopo il tramonto,
nel ricordo di antiche tradizioni, è pos-
sibile ascoltare il suono di una cam-
pana ,la “smarrita”, che serviva ad
orientare i viandanti che avevano
smarrito la strada . Proviamo anche
oggi a suonare “la smarrita” per la
politica . Chissà !!
Mi piace “Il Centro “ anche perchè
promuove il dibattito ,sempre cor-
retto ed approfondito, sulle tematiche
locali, segno di amore verso la città
ed il territorio . Le voci che leggiamo
ci sono anche di aiuto a capire La
complessità dei problemi sul tappeto
in un momento molto difficile della
nostra storia .
Duecento numeri sono tanti ma vo-
glio considerarli solo una prima tap-
pa di un lungo cammino.
Stefano Polli
vice direttore ag. Ansa
Il giornalismo e l’informazione attra-
versano un momento di grande diffi-
coltà, a voler essere ottimisti un peri-
odo di transizione tra il vecchio mon-
do, che tutti conosciamo, e il nuovo,
sul quale le idee non sono molto chia-
re. Il futuro di questo antico e nobile
mestiere è avvolto in una nebbia piut-
tosto fitta.
E allora dobbiamo accogliere con
gioia e riconoscenza lo storico com-
pleanno del ‘Centro’ e rendere me-
rito a chi continua a lavorare con l’an-
tica capacità dell’artigiano per con-
sentire, auspicabilmente ancora per
molto tempo, la pubblicazione di un
giornale di rara qualità e profondità.
Perché il punto è proprio questo.
Assediati dalla ‘velocità’ dell’infor-
mazione di oggi, dalla bellissima tec-
nologia che ci permette di essere
‘connessi’ e informati in tempo reale
durante tutta la giornata – e anche la
notte – non siamo pienamente con-
sapevoli di quanto sia importante
poter avere la possibilità di prender-
ci un po’ di tempo, leggere e riflette-
re attraverso articoli che siano un po’
più lunghi dei sempre più corti articoli
di oggi e che contengano analisi e
qualche chiave di lettura stimolante.
Tutto questo avviene nel Centro. C’è
una visione aperta sull’Italia, sull’Eu-
ropa e sul mondo con una forte vo-
lontà di provare a capire e provare a
spiegare
E’ un giornale che ha una identità
speciale 200 numeri 29
molto forte e che risente dell’identità
forte di una città che, da sempre, è al
centro della politica italiana e che
spesso, anche recentemente, ha an-
ticipato cambiamenti politici e nuove
tendenze della società.
Lo fa in quel modo schietto e forte, tipi-
co di Livorno e dei livornesi,senza es-
sere mai provinciale ma con una gran-
de apertura mentale e di prospettiva.
C’è la vecchia cultura dei partiti di un
tempo che si mischia a quella innova-
tiva dei nuovi schieramenti politici, la
cura della tradizione e della storia e il
coraggio di avere una visione su un
mondo che cambia molto velocemen-
te dal punto di vista politico, econo-
mico e sociale.
E poi, come detto, c’è la qualità del-
la scrittura, la verifica certosina delle
notizie, l’attenzione alle piccole cose
che è propria del buon giornalismo.
Leggere gli articoli del Centro fa sen-
tirsi a casa e nel Centro ci sono molti
cari amici che ringrazio e ai quali chie-
do perdono perché non mi faccio sen-
tire abbastanza.
Tutto questo è ancora più vero so-
prattutto per chi, come me , è cre-
sciuto in un paesino sulla costa livor-
nese per poi trasferirsi lontano, sen-
tendo sempre, di quella costa e di quel
mare, di quella parlata forte e allegra,
una grande nostalgia.
Mario Rencricca
dirigente nazionale APVE
Caro Enrico, ...e sono 200!!! Bravo,
bravo, bravo!
30 speciale 200 numeri
Pur essendo romano e abitante a
Roma, seguo sempre con molto inte-
resse il Periodico “Il Centro” che non
si ferma soltanto a commentare, pro-
porre e scrivere sui problemi di Li-
vorno, ma spazia anche su argomenti
della vita nazionale.
StarVi vicino significa per me com-
prendere meglio la città dove vive una
delle venti Sezioni dell’APVE - As-
sociazione Pionieri Veterani Eni di cui
ho un incarico direzionale a livello na-
zionale.
Congratulazioni, auguri e buon pro-
seguimento al servizio della Comuni-
tà.
Alberto Ricci
presidente Confindustria
Livorno Massa Carrara
La rivista “Il Centro” si è confrontata,
numero dopo numero, con la mute-
vole realtà della politica, dell’econo-
mia e della società di Livorno e lo ha
sempre fatto in una chiave coerente
con la storia della nostra città, mai ce-
lebrativa ma sempre critica e interpre-
tativa.
Inevitabilmente il numero 200 de Il
Centro comporta uno sguardo intro-
verso e retrospettivo che costringe a
riflettere sulla nostra storia. Abbiamo
a disposizione centinaia e centinaia di
articoli e riflessioni che evidenziano i
pregi e i difetti del nostro vivere.
Ringrazio il Direttore Enrico della
Sbarba per la serietà e l’entusiasmo
che lo hanno sempre contraddistinto.
Grazie anche all’organizzazione di in-
contri, di tavole rotonde, di conve-
gni, di dibattiti attraverso il Centro
Culturale, Il Centro si è saputo gua-
dagnare un ruolo fondamentale e ri-
conosciuto nella vita della nostra co-
munità sociale, contribuendo alla cre-
scita culturale di tutti noi cittadini.
Angelo Roma
già presidente Toremar
Il Centro festeggia il suo 200° nume-
ro, un traguardo di tutto rispetto.
Il Vostro periodico culturale è riusci-
to lentamente a diffondersi nella no-
stra città, ed oggi è apprezzato da
molti.
Si è talmente radicato, che, se non si
è stati invitati a presenziare ad uno
dei Vostri incontri, viene da chiedersi
“come mai?”.
Auguri!
Carla Roncaglia
presidente Istoreco
Stiamo vivendo un tempo in cui tutto
sembra essere diventato meteora e
come non mai l’apertura del biblico
Ecclesiaste “ Vanità delle vanità tutto
è vanità e un inseguire il vento....” sem-
bra la lettura più appropriata anche
di questi nostri anni disorientati, im-
pauriti, senza più né radici né orizzonti.
Perciò quando cade un anniversario
importante, che riguarda qualcosa o
qualcuno che fa parte del paesaggio
storico, culturale,civile, democratico
a cui ostinatamente siamo legati, ci
sentiamo confortati dal constatare che
ci sono esperienze, persone che sfi-
dano il vento e resistono a presidiare
le loro idee, così abbiamo voglia di
condividere con loro la soddisfazio-
ne, l’orgoglio, le speranze di chi di
quell’anniversario è protagonista. In
questo caso ancora di più perchè si
tratta di un giornale ( non un “giorna-
lone” come direbbe qualcuno dei ven-
ditori di vento che va per la maggio-
re...), ma un periodico sobrio, sem-
plice, attento agli umori della comu-
nità locale ma anche agli sfondi più
complessi del Paese e del mondo,
accogliente e pacato nelle sue argo-
mentazioni, mai fazioso, sempre di-
gnitoso nella sua artigianalità ,che da
19 anni esce con ammirabile puntua-
lità ed ha raggiunto il traguardo del
duecentesimo numero.
Credo che questo risultato straordi-
nario conseguito dal “ Il Centro” sia
dovuto anzitutto alla passione e al-

l’equilibrio del suo infaticabile diret-
tore e di tutti i collaboratori che negli
anni gli sono stati vicino, ma anche,
nell’avvicendarsi degli scenari politici
che hanno segnato quest’ultimo ven-
tennio, alla capacità di interpretare ed
attualizzare ogni volta il messaggio
impegnativo, implicito nel suo nome,
diventando anche una associazione
presente e attiva nella vita della no-
stra comunità.
Mi sento perciò di ringraziarli per
questa fedeltà alla propria identità,
per il loro essere stimolatori intelligenti
di confronto democratico, sul piano
politico e culturale, ed auspico che “Il
Centro” resti una voce “forte e libe-
ra” ancora per molti anni. Con since-
ra amicizia.
Renzo Rossi
già sindaco
Montecatini Val di Cecina
Caro Enrico, sembra ieri quando ve-
nendo a Montecatini Val di Cecina tuo
paese d’origine, come spesso eri so-
lito fare, in un lontano giorno di venti
anni fa mi portaste il primo numero
de’ “Il Centro” spiegandomi le finali-
tà di questa pubblicazione mensile di
fronte al vuoto politico e ideale veri-
ficatosi dopo tangentopoli. Sono
quindi trascorsi due decenni nel cor-
so dei quali sei riuscito a tenere vivi
ricordi di idee, persone e fatti che ri-
sollevarono l’Italia dal baratro in cui
era caduta dopo l’ultima grande guer-
ra portandola tra le prime otto po-
tenze industriali del mondo, oltre a
fare commenti e proposte sulle real-
tà del momento.
In quell’epoca ero ancora Sindaco
del nostro paese, tra l’altro primo Sin-
daco democristiano del Comune con-
quistato per primo in Toscana dai
socialisti nel 1895, quando c’era an-
cora la miniera di rame e da poco vi
era stata costituita la Società “Mon-
tecatini” ed escluso il ventennio fa-
scista, era sempre stato amministra-
to dai partiti di sinistra che, nell’Alta
Val di Cecina, dal dopoguerra ave-
vano il dominio assoluto nella zona.
Lo sono stato per tre mandati dal
1990 al 2004, poi sono stato “rotta-
mato” con la nuova Legge per l’ele-
zione dei Sindaci.
Mi sembra di ricordare che la nostra
conoscenza deve essere avvenuta
nell’estate del 1941, io ero arrivato
a Montecatini alla fine del 1940, quan-
do mio babbo ritornò a Montecatini
quale titolare nella gestione dell’Uffi-
cio Postale dove, in anni passati, era
stato anche il Tuo. Per anni hai tra-
scorso in questo paese le vacanze
estive ospite di Tua zia Rita Zannotti
nella sua casa in Via San Michele.
Nello scriverTi in occasione della pub-
blicazione del 200° numero, di cui mi
debbo complimentare vivamente,
chiedo scusa ai Tuoi collaboratori, ma
“Il Centro” l’ho sempre identificato
con la Tua persona, perché ne sei sta-
to l’anima vitale. Con l’andare del
tempo sei riuscito a spaziare, oltre che
sulla situazione politica, purtroppo
sempre precipitata più in basso, sulle
problematiche e le attività della zona
livornese-pisana e non ti sei nemme-
no dimenticato di pubblicare notizie
su Montecatini.
Caro Enrico, ho parlato poco del
giornale, ma per lo più dei ricordi che
ho di noi da quando eravamo ragazzi
e poi, seppur lontani, ci siamo ritro-
vati ad avere la stessa fede politica.
Dal 1994 tutto è cambiato politica-
mente e quelli che erano i nostri ide-
ali sono stati ridotti a “brandelli”, ma
speciale 200 numeri 31
tutti e due - pur su sponde un po’ di-
verse - siamo riusciti a mantenere il
nostro impegno sociale e politico ba-
sato sul rispetto ed il dialogo con l’av-
versario ed a continuare ad operare
per cercare il bene delle nostre rispet-
tive comunità.
Oggi il mondo è completamente cam-
biato ed è divenuto molto difficile par-
lare di politica in maniera seria e co-
struttiva in una società in continua evo-
luzione in cui hanno preso il soprav-
vento modalità “becere” alle quali non
eravamo certo abituati, che ritengo
molto peggiori degli anni difficili del
dopoguerra dove con la solidarietà e
la fiducia nelle istituzioni riuscimmo a
superare momenti davvero dramma-
tici.
Ora si rigetta tutto, persino quanto ha
significato l’Unione dell’Europa, nata
nel 1950, guarda caso, per volere e
l’impegno di tre democristiani: Ade-
nauer, De Gasperi e Schuman, che ha
consentito a questo continente, per la
prima volta nella sua storia, di trascor-
rere oltre settanta anni di pace. Pur-
troppo oggi è arrivata l’epoca della
prepotenza e del capitalismo selvag-
gio con i Trump, i Putin, gli Xi Jinping
e da noi quella di Salvini e soci.
In questi vent’anni non Ti ho mai ac-
contentato quando mi chiedevi di scri-
vere un mio pensiero su “Il Centro”,
prima mi giustificavo con gli impegni
per il Comune e poi, purtroppo, i fatti
della vita me lo hanno impedito, ma in
questa occasione che considero ec-
cezionale ci sono riuscito. Con quan-
to ho scritto ho inteso evidenziare l’im-
pegno che avete profuso per tenere
in vita sia la stampa de’ “Il Centro”,
sia le attività di confronto e dialogo
con il “Circolo Culturale” reso parti-
colarmente attivo con incontri e con-
ferenze sui problemi politici, econo-
mici e sociali della società in cui ci ri-
troviamo a vivere.
Termino queste mie modeste righe con
un grazie a Te, caro Enrico, ed insie-
me a Te ringrazio gli amici e collabo-
ratori di questo viaggio politico-cul-
 32 speciale 200 numeri
turale con cui negli anni avete contri-
buito a tenere viva questa voce a di-
fesa dei valori civili e morali su cui si
basa la nostra Costituzione e conclu-
do con il ricordo di quanto ebbe a
dire, in un momento difficile della vita
nazionale, Aldo Moro: “Questo Pae-
se non si salverà, la stagione dei diritti
e delle libertà si rivelerà effimera, se in
Italia non nascerà un altro senso del
dovere”.
Un abbraccio affettuoso.
Giulia Russo
laureata
A Dicembre 2018 ho conseguito gli
ultimi esami di Comunicazione Gior-
nalistica presso la Facoltà di Scienze
della Comunicazione dell’Ateneo di
Pisa. La mia preparazione in materia
era per lo più teorica.
Il Centro, mi ha accolta, e formata.
In breve tempo, mi è stata affidata la
sezione dedicata al turismo di Livor-
no, e successivamente, mi ha avviata
all’arte dell’intervista. In occasione del
duecentesimo anniversario, un caldo
ringraziamento va al Centro, ed in
particolar modo al Direttore Enrico
Dello Sbarba, per aver creduto nelle
mie capacità, ed avermi permesso di
crescere professionalmente.
Angela Simini
presidente Fidapa Livorno
“Il Centro”, mensile diretto da Enri-
co Dello Sbarba che ne è anche il
fondatore, con l’edizione odierna toc-
ca la straordinaria quota di 200
uscite! Buon compleanno dunque,
con le candeline e con le bollicine!
Meritate e conquistate in vent’anni
di attività !
Ossia in venti anni della vita di un
giornalista come Enrico Dello Sbar-
ba, che ne ha fatto la sua bandiera,
con la cura particolare che ha riser-
vato al giornale, all’omonima Asso-
ciazione Culturale “Il Centro” che lo
sottende, alla sua diffusione con la
quale entra in contatto con la città e
ne sonda l’umore. La tenuta per venti
anni di un giornale, che si stampa in
gradevole veste grafica e che si di-
stribuisce gratuitamente, parla da sola
della sua valenza, della fiducia che gli
sponsor gli prestano e della stima dei
lettori.
Dello Sbarba ha una fede politica,
vissuta con serenità e nobiltà d’ani-
mo, aperto all’incontro e al dialogo,
saggiamente capace di intervistare
chiunque senza faziosità. Il Centro è
un mensile completo, con l’ apertura
all’ Europa, alla politica italiana, ai
fatti del momento, alla vita della cit-
tà, del porto, della scuola e dei pro-
tagonisti degli eventi dei quali leggia-
mo le interviste. E non mancano la
pagina dell’ironia, della cultura (e si
intende alta cultura), lo spazio riser-
vato ai Club cittadini con i quali col-
labora nell’organizzazione di eventi di
cultura e di valenza sociale.
“ Ti ospito volentieri nelle mie pa-
gine” questo è il garbo con cui Enri-
co mi propose di scrivere per il suo
giornale, un modo affabile, che diffi-
cilmente si riscontra … non solo nel-
la vita, ma soprattutto nel mondo del
giornalismo. La collaborazione col
Centro è stata per me una grande
opportunità di incontri con studiosi e
personaggi come lo storico Franco
Cardini, i giornalisti Stefano Polli, Giu-
seppe Mascambruno, Luigi Vicinan-
za, Mario Lancisi, il costituzionalista
Emanuele Rossi …. l’elenco è lungo
e molto nutrito. Importanti i convegni
sulla grande figura di Don Lorenzo
Milani, su Amedeo Modigliani con
la presenza del critico Carlo Pepi,
sull’Acquedotto Leopoldino, questi
due ultimi presentati in collaborazio-
ne con la Fidapa, per non parlare
delle presentazioni di libri a Livorno,
a Castiglioncello, a Rosignano...E c’è
anche la pagina riservata al Teatro
Goldoni, degli spettacoli ai quali Del-
lo Sbarba assiste personalmente, sen-
za trascurare altre sale, agli artisti.
Gli sono particolarmente grata per il
lavoro che mi ha consentito di fare,
per le esperienze che ho maturato, per
l’organizzazione di eventi in collabo-
razione con la Fidapa BPW e per lo
spazio che ha riservato sul Centro a
questa Associazione di cui faccio par-
te.
E dunque “ Forza Enrico e Avanti
Tutta !”

+ Gastone Simoni
già vescovo di Prato
Caro Enrico, arrivo fuori tempo mas-
simo a inviarti questo semplicissimo
biglietto per l'anniversario del tuo pe-
riodico “Il Centro”. Un biglietto che
forse non potrai neppure pubblicare
nel numero speciale, ma che almeno
potrai conservare nel tuo archivio.
Sì, considera anche me sebbene ri-
tardatario tra quanti hanno parteci-
pato a questa giusta memoria di un
foglio valoroso com’è il tuo.
Ma sai, Enrico, qual è il motivo for-
se maggiore del mio ritardo? Mi per-
metto di scriverlo perché sia più fa-
cile per te e gli amici perdonare la
mia inadempienza. Te lo posso assi-
curare: una delle ragioni del mio ri-
tardo è stato il fatto che spesso, an-
che negli ultimi tempi, da quando mi
chiedesti un contributo scritto, sono
stato impegnato molti giorni a segui-
re non da politico ma da pastore un
notevole gruppo di persone che, gra-
zie a Dio, sta crescendo, che sono
all’opera per far risorgere in Italia un
partito di chiara ispirazione cristia-
na. So bene che anche tu sei un ope-
raio di questa impresa che sembra
impossibile. E' bene che quanti ver-
ranno a sapere di questa avventura
in cui anche un vescovo è impegna-
to ne saranno contenti. Tanto ti vo-
levo dire.
Auguri per “Il Centro”. Preghiamo
lo Spirito Santo che ci aiuti in
un’opera che intende essere coeren-
te con l’inevitabile compito politico
dei fedeli laici. Se verrà, non sarà un
partito del Papa e dei vescovi, ma
di cattolici convinti e liberi, che in-
tendono servire la presenza cristia-
na anche nella difficile realtà politi-
ca. Saluti.
Marisa Speranza
pubblicista
L’invito di Enrico Dello Sbarba a rin-
verdire il ricordo di tanti anni di mia
presenza in questo giornale, mi ha
svegliato da un recente letargo che
ha private motivazioni. Perché “il
Centro” ha contato (e conta) molto
per me.
E’ stato il mio appuntamento mensile
con una platea di lettori di ogni età.
Un finestra aperta sui fatti e misfatti
che hanno scosso la vita livornese,
ma con lo sguardo rivolto all’Italia
intera. La molla della curiosità mi ha
spinto in tante direzioni, come osser-
vatrice attenta che vuole capire. Un
bisogno, questo, che il giornale con-
tinua a testimoniare. Che esista an-
cora “il Centro” mi sembra una pro-
va di coraggio e passione editoriale:
del suo Direttore e dei numerosi col-
laboratori. Credo sia rimasto l’unico
mensile esistente in città, ancora ca-
pace di dare una scossa invitando alla
discussione e al confronto. Dare vita
a un giornale, e mantenerlo in buona
salute, non è cosa da poco: richiede
un impegno costante e faticoso. Bi-
sogna crederci ed essere ostinati nella
ricerca del meglio. Che è sostanza ma
anche forma. Basta sfogliare “il Cen-
speciale 200 numeri 33
tro” per rendersi conto dei progressi
ottenuti in ambedue le direzioni. Il pe-
riodico del Circolo culturale omoni-
mo è diventato “più bello”, con una
veste editoriale di tutto rispetto. Che
invita a sfogliarlo, per soffermarci su
quanto, all’interno, accende la curio-
sità: non solo politica stimolante, ma
anche rubriche di approfondimento e
cultura. Il mestiere di scrivere, con la
passione ha molto a che vedere : met-
tersi a tavolino, e dimenticare tutto il
resto, è un atto di puro piacere, che si
rinnova quando entri in sintonia con
un lettore. Al “Centro”, nel duecente-
simo numero della sua “nobile” storia
, l’augurio di una sua felice diffusione
che possa toccare la mente e il cuore
di altri numerosi lettori.
Franco Spugnesi
già rappresentante sindacale
dei bancari Cisl
Mentre redigo queste righe la politica
livornese si trova in una “terra di mez-
zo”, con il ballottaggio a candidati sin-
daco tra Luca Salvetti per il centro
sinistra e Andrea Romiti per il centro
destra, che ci darà una definizione
della prossima Amministrazione co-
munale.
Questo mese è anche un mese spe-
ciale per Il Centro, il nostro periodi-
co raggiunge a giugno il numero 200,
cioè più di 18 anni di ininterrotte pub-
blicazioni, di attenzione ai temi sociali
34 speciale 200 numeri
del territorio sempre nel rispetto di
tutte le opinioni e le posizioni ragio-
nevoli.
Allora ci sentiamo particolarmente
gratificati e caldamente ringraziamo
l’amico Luca Salvetti, che abbiamo
sostenuto ed incoraggiato durante tut-
ta la campagna elettorale, per come
si è comportato nel corso degli in-
contri con le altre forze politiche in
vista del ballottaggio. Luca si è ri-
cordato cioè che esiste il “centro”,
chiaramente non riferendosi al no-
stro giornale ma del centro come
area politica (che unisce moderazio-
ne e progresso, innovazione e ragio-
nevolezza) quel “centro” che con
facilità sinistra e destra associano alle
denominazioni elettorali (con il trat-
tino quando va bene) per poi dimen-
ticarsene completamente nei loro
comportamenti.
Luca invece, di fronte alle richieste
delle forze collocate alla sinistra del
Partito democratico ne ha tenuto di
conto, ha tenuto di conto dei voti ri-
cevuti da quest’area, ha respinto di
apparentamento con Buongiorno Li-
vorno, proponendo invece, con vero
spirito civico, un chiaro accordo non
sulle ideologie ma sulle cose da fare.
Vedremo come andrà a finire.
Ma è chiaro che anche Il Centro è
servito con i suoi 18 anni di lavoro a
qualcosa!
una costante realtà diffusa
sul territorio di Livorno, Rosignano
e in larga parte della Toscana
Promuovere un confronto sano e ci-
vile sulle cose da fare, svelenire po-
lemiche spesso montate ad arte, re-
stituire ai cittadini la possibilità e la
voglia di interessarsi con responsa-
bilità alla vita della città, questo ab-
biamo cercato di fare in tanti anni.
Speriamo di continuare per molti anni
ancora.
Graziano Toncelli
già vice sindaco di Livorno
Si narra che l’ex Sindaco pentastella-
to di Livorno avesse chiesto esplicita-
mente di non rendere disponibili co-
pie de “Il Centro” all’interno del Co-
mune, cosa che fino a quel momento
era avvenuta senza problemi, eviden-
temente temendo che la macchina co-
munale (sia politica che tecnica) ne
potesse essere pericolosamente tra-
viata. Da un lato, c’è da capirlo. Il Cen-
tro (non solo la rivista ma anche il circo-
lo) è un luogo di discussione aperto, mo-
derato, democratico. In questo, proprio
all’opposto del mondo a cinque stelle.
Però se a causa della scelta dell’ex
Sindaco per un breve periodo il Cen-
tro ha perso il Comune, anche il Co-
mune ha perso il Centro. Infatti, to-
gliendo i circoli dei partiti o movimenti
politici che per definizione sono por-
tatori di istanze proprie, a Livorno i
luoghi di discussione politica aperta e
senza preconcetti non sono molti e la
particolarità de “Il Centro” è riassun-
ta dal suo nome.
Il centro è il punto da cui è più facile
osservare tutta l’area politica. E’ il
punto dove non si è condizionati da
visioni ideologiche che imbrigliano il
ragionamento guidandolo in solchi
tracciati da altri e che in genere por-
tano a schiantarsi da qualche parte.
E’ anche un punto di equidistanza,
cosa che consente di provare a capi-
re punti di vista diversi.
In una città che ha la caratteristica di
essere spesso dogmatica, il Centro è
una forza tranquilla che si muove in
direzione ostinata e contraria per dare
un punto di vista diverso.
Dopo tutto, quando entriamo in una stan-
za dove si trova in genere la lampadi-
na? Al centro. E quindi, Tanti Auguri
al Centro e... 200 di questi giorni!
 politica
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Partito di Centro
che guarda a sinistra
Nell’occasione del duecentesimo nu-
mero de “Il Centro”, fondato dall’ami-
co Dello Sbarba, mi è gradito fare al-
cune considerazioni su quello che in
politica non è certamente un punto
geometrico, ma un luogo che in Italia
e in Europa è stato durante il ’900
confluenza di forze democratiche ca-
paci di generare e guidare lo sviluppo.
Non mi soffermo sull’idea del Centro
di Sturzo, l’ho fatto in un precedente
numero; merita invece un approfondi-
mento la definizione degasperiana che
ho scelto come titolo, scritta da An-
dreotti, ma dettata da De Gasperi, in
un articolo sul Popolo nel ’46 e ripre-
sa più volte dallo Statista trentino stes-
so.
L’espressione significa che la DC non
avrebbe mai fatto alleanze con la de-
stra postfascista, neppure in elezioni
amministrative con alta valenza politi-
ca, come accadde nel ’52 a Roma
(operazione Sturzo); quando Tambro-
Don Luigi Sturzo
di Giuseppe Franceschi
Alcide De Gasperi durante un comizio.
ni nel ’60 accettò l’appoggio esterno
del M.S.I., dopo i disordini cadde il
governo e Fanfani con Moro incomin-
ciò a preparare il centro-sinistra. Non
significa certamente alleanza con la
politica 37
sinistra massimalista e leninista, ma
dopo i governi per così dire ciellenisti,
soltanto con le forze moderate di de-
stra (P.L.I.) e di sinistra (repubblicani
e socialdemocratici).
Andreotti in un’intervista spiega che
De Gasperi prese spunto dai limiti del
Zentrum tedesco, che schiacciato tra
nazionalsocialisti e socialdemocratici
non riuscì a sbarrare la strada ad Hit-
ler; lo statista trentino con un rimpasto
favorì la presenza nel suo quarto go-
verno dei socialdemocratici di Saragat
dopo la scissione di palazzo Barberini.
Il significato profondo dell’espressio-
ne era quello della ricerca del nuovo
verso la realizzazione della democra-
zia compiuta, perché gli interessi degli
Italiani di tutte le categorie sociali po-
tessero essere rappresentati appieno.
Era una strategia precisa da persegui-
re attraverso la politica delle alleanze
alla quale De Gasperi rimase sempre
fedele anche dopo il successo del ’48,
nonostante il dissenso dei dossettiani e
del Vaticano; in una conversazione con
segue a pag. 38
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da pag. 37
un gruppo di amici a Castel Gandol-
fo De Gasperi spiegò l’importanza
della presenza nel governo dei parti-
ti laici, considerato il ruolo che la
cultura laica aveva avuto nella sto-
ria d’Italia.
Questa linea rimase l’asse principa-
le della politica italiana anche nelle
altre fasi della prima Repubblica:
centro-sinistra, solidarietà nazionale
(finita tragicamente con l’assassinio
di Moro), governi del preambolo,
pentapartito, fino alla caduta del muro
di Berlino.
In seguito sono state introdotte leggi
elettorali d’impianto prevalentemente
maggioritario, che hanno concorso alla
dissoluzione del Centro favorendo la
nascita di due grandi coalizioni diso-
mogenee a discapito della stabilità dei
governi, senza approdare peraltro né
al presidenzialismo né al premierato.
Il quadro poi è diventato tripolare con
il successo alle elezioni politiche del
2013 dei Cinque – Stelle, che con il
mito della democrazia diretta hanno
raccolto voti di un elettorato eteroge-
neo.
Dopo la vittoria del “no” al referen-
dum istituzionale è stata varata una
nuova legge elettorale prevalentemen-
te proporzionale. Chi ha pensato di af-
frontare le elezioni politiche con la lo-
gica della cosiddetta seconda Repub-
blica si è trovato come risultato un qua-
dro abbastanza desolante. La mancan-
za di una maggioranza parlamentare
ha condotto alla formazione di un go-
verno giallo-verde, composto da una
forza di destra come la nuova Lega
Giulio Andreotti
sovranista e i Cinque-Stelle, caratte-
rizzati da un populismo che oscilla con-
tinuamente su tutto l’asse dello schie-
ramento, mentre il vecchio Centro,
sempre più esiguo, è rimasto diviso tra
destra e sinistra.
In questa nuova situazione, che si po-
trebbe evolvere assumendo la fisio-
nomia di bipolarismo degli opposti
estremismi, il prevalente proporziona-
lismo delle leggi elettorali offre al
Centro la nuova opportunità di torna-
re ad essere il luogo di confluenza di
forze europeiste contro il sovranismo-
populismo. Penso senza dubbio che
soltanto il rafforzamento del Centro
possa rilanciare l’ U.E e favorire sia
in Europa sia in Italia la nascita di un
bipolarismo più moderato. Natural-
mente i problemi da risolvere oggi
sono mutati e si legano alla comples-
sità della globalizzazione: un potere
politica 39
tecnocratico, che per sua stessa natu-
ra tende a divenire assoluto, sottomet-
te a sé la politica e trasforma il capita-
lismo in una macchina che produce la
ricchezza di pochi e la povertà di tutti
gli altri con serie conseguenze sull’am-
biente e sulla vivibilità del globo.
Nessuno può illudersi di risolvere que-
sti problemi senza l’Europa di concer-
to con le grandi potenze: America, Rus-
sia, Cina.
Il prof. Botturi, titolare di filosofia mo-
rale all’Università Cattolica di Mila-
no affronta il problema delle defor-
mazioni della tecnologia nel mondo
contemporaneo in una conferenza,
pubblicata su una rivista periodica
(Vita Nostra), con il titolo “Abitare la
tecnica: ideazione e desiderio”. L’in-
signe filosofo conclude l’intervento
con queste parole: “Forse, allora il se-
guente potrebbe essere lo schema ide-
ale delle giuste relazioni, in cui il desi-
derio (antropologico) [di creare ric-
chezza] regolato dalla ragion pratica
(morale) motiva e governa l’efficien-
za tecnica e il potere dispositivo che
vi si connette…” e riporta un diagram-
ma dal quale si evince che il potere
della tecnica deve essere sottomesso
alla morale.
Si capisce allora il ruolo che nel nuovo
Centro (fin dai tempi antichi luogo di
moderazione) può giuocare la presen-
za di un partito o movimento d’ispira-
zione cristiana, promuovendo, come è
già avvenuto nella storia d’Italia,
un’equa redistribuzione del reddito sen-
za incidere negativamente sull’efficien-
za produttiva necessaria in un quadro
di economia di mercato.
 200 numeri
dal Maggio 2001 ad oggi
una costante realtà
diffusa sul territorio
di Livorno, Rosignano
e in larga parte della Toscana