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ISSN: 2036-3028 MAGGIO / AGOSTO 2017 N°28 - ANNO IX

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CARPINONE
TRA ARTE, STORIA E ARCHEOLOGIA
A CURA DI GABRIELLA DI ROCCO E TOMMASO EVANGELISTA
INDICE
CARPINONE: APPUNTI DI
TOPOGRAFIA E ARCHEOLOGIA
di Biagio Giuliani e Bruno Sardella pag.6

CARPINONE E IL SUO CASTELLO


di Gabriella Di Rocco pag.18

ANTONIO CALDORA, IL CASTELLO DI CARPINONE


E LA BATTAGLIA DI SESSANO DEL 1442
di Franco Valente pag.26

A CONSUMO DEL POPOLO


LA SCULTURA LIGNEA DEVOZIONALE A CARPINONE TRA XVII E XIX SECOLO

di Francesco De Nicolo pag.36

IL 1860 A CARPINONE
di Gabriele Venditti pag.48

LA LINEA FERROVIARIA CARPINONE-SULMONA


di Carmine Mastropaolo pag.56

“I COLORI DELL’ARCOBALENO”
IL NOVECENTO MOLISANO A CARPINONE E I CAPOLAVORI DI LEO PAGLIONE

di Tommaso Evangelista pag.60

IL GRUPPO FOLK RU MACCATURE


BREVE STORIA DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI

di Monica Castrilli pag.72


MAGAZINE INTRODUZIONE
MAGGIO/AGOSTO 2017

ASSOCIAZIONE CULTURALE ARCHEOIDEA HANNO COLLABORATO


via Francesco Longano 58, 86100 Campobasso. A QUESTO NUMERO
Monica Castrilli
DIRETTORE RESPONSABILE Pasquale Colitti “Pensai a quanti luoghi ci sono nel mondo che appartengono così a qualcuno, che qualcuno ha nel
Giuseppe Lembo Francesco De Nicolo sangue e nessun altro li sa” (“Il diavolo sulle colline” – Cesare Pavese).
Gabriella Di Rocco
REDAZIONE
Tommaso Evangelista Raccolgo l’invito dei gentili redattori di questa autorevole ed importante rivista la quale, in
Gabriella Di Rocco
Biagio Giuliani
Giovanna Falasca questo numero monografico, attraverso la curatela della prof.ssa Gabriella Di Rocco e del prof.
Carmine Mastropaolo
Brunella Muttillo Tommaso Evangelista, ha il compito, e son certo il piacere, di offrire spazio ed attenzione al borgo
Bruno Sardella
Ettore Rufo di Carpinone. L’idea, sottesa alla realizzazione della pubblicazione che ho qui l’onore di introdurre,
Franco Valente
Alessandro Testa
Gabriele Venditti è quella di valorizzare e far apprezzare e conoscere a quante più persone possibile, compresi
PROGETTO GRAFICO noi cittadini che lo abitiamo, la storia ed il patrimonio artistico e culturale di Carpinone. Il tutto
ARCHEOMOLISE ON-LINE attraverso le analisi e gli approfondimenti degli studiosi collaboratori di ArcheoMolise, rivista
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specializzata, unica in Molise, che vanta lettori ed abbonati anche al di fuori dei confini regionali.
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Non di marketing territoriale si tratta, bensì di dare finalmente il giusto rilievo e la meritata vetrina
Antonio Priston
ad un passato che ha regalato, a noi carpinonesi, quei luoghi, quelle opere e quei costumi che ci
SEGRETERIA appartengono e che portiamo “nel sangue”, ovunque noi siamo o andiamo. Passato che mancava,
archeomolise@gmail.com certamente, di specifici studi e pubblicazioni. L’idea della monografia, che segue un ordine
cronologico, è quella di creare focus su determinati periodi o specifiche evidenze, organizzando e
STAMPA
Grafica Isernina - Via Santo Spirito 14/16 86170 Isernia - Italy raccogliendo ciò che già era emerso nel corso del tempo e proponendo, al contempo, inediti dati
storico-artistici. Il suo scopo, quindi, è quello di creare un nuovo punto di partenza per gli studi sul
COMITATO TECNICO E SCIENTIFICO nostro paese, presentando contemporaneamente un’agile lettura di approfondimento.
Marta Arzarello Università di Ferrara Un sentito ringraziamento va all’intera amministrazione comunale che, senza batter ciglio, ha
Isabella Astorri SIPBC Molise
immediatamente sposato e condiviso l’idea di attuare, per il tramite di uno strumento così
Marco Buonocore Sezioni Archivi BAV
pregiato, una vera opera di valorizzazione e divulgazione culturale, certa che l’intrapresa porterà
Annalisa Carlascio Archivio di Stato di Campobasso
Dora Catalano BSAE Lazio
un rinvigorito senso di appartenenza a ogni carpinonese che viva ancora il proprio paese ovvero,
Carlo Ebanista Università del Molise ed ancor di più, che sia costretto, dalle circostanze e dalla vita, a vivere lontano dalla propria
Registrazione del Tribunale di Isernia amata terra. Una profonda riconoscenza va agli studiosi, venuti anche da fuori regione, che con
Rosalia Gallotti Università La Sapienza Roma
n. 72/2009 A.C.N.C.; n. 112 Cron.; n. la loro competenza e professionalità hanno contribuito alla costruzione di questa silloge ed ai
Richard Hodges The American University of Rome
1/09 Reg. Stampa del 18 febbraio
Rosa Lanteri BB. CC. AA. di Siracusa fotografi Mauro Pizzuti e Sandro Spallone che, in particolare, l’hanno arricchita con i loro scatti.
2009
Adriano La Regina INASA Con la speranza che da questo possano nascere nuovi studi e riscoperte, e che sorga uno spirito
Roberto Lleras Univeridad Externado de Colombia Per ricevere i 3 numeri di ArcheoMolise diverso di valorizzazione il quale non ignori la tutela e la conservazione, con azioni anche di
Luigi Marino Università di Firenze fornire un contributo di €15,00 tramite restauro, auguro a tutti una buona lettura, ricca di sorprese e virtù inaspettate.
Maurizio Matteini Chiari Università di Perugia bollettino postale o bonifico intestati
Alessio Monciatti Università del Molise ad Associazione Culturale ArcheoIdea
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contributo per 3 numeri di ArcheoMolise.
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Pasquale Colitti
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Lorenzo Quilici Università di Bologna
Michele Raddi Università Udayana di Bali IN COPERTINA
Raffaele Sardella Università La Sapienza Roma Scorcio del centro storico
Franco Valente Ricercatore indipendente (foto: M. Pizzuti)

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CARPINONE:
APPUNTI DI
TOPOGRAFIA E
ARCHEOLOGIA
DI BIAGIO GIULIANI* E BRUNO SARDELLA**
*Sapienza - Università di Roma
**archeologo

Riflettendo sul titolo da porre al contributo qui presentato


siamo giunti alla conclusione che quanto esposto si
presenta sostanzialmente come una serie di appunti
in cui si è cercato di raccogliere il maggior numero di
dati, avviando una lettura archeologica - preliminare -
di questo territorio compreso entro la media valle del
Carpino, nel cuore del territorio del Sannio pentro.

Fig. 1. Antro della grotta di Fonte la Noce, vista dal fondo


(foto: B. Sardella).

6 Carpinone: appunti di topografia e archeologia 7


In queste pagine: conoscenza è del 1993: si tratta di uno
Fig. 2 Stralcio IGM scavo di emergenza curato dalla So-
dell’agro del comune
di Carpinone e territori printendenza archeologica del Molise
contermini con la a seguito di lavori di edilizia privata che
localizzazione di alcuni
dei siti citati nel testo. 1: ha portato al recupero di alcune sepol-
Grotta di Ponte Piano. ture. Lo scavo, inedito, è segnalato in
2: Grotta di Fonte la
Noce. 3: insediamento una guida pubblicata dal comune (Car-
rurale in località Arnise. pinone 1997). Una circoscritta attività
4: insediamento rurale in
località San Marco, a Sud di ricognizione ha avuto come oggetto
della Masseria Iamurri. proprio l’incastellamento medievale.
5: insediamenti lungo la
strada rurale che dalle La ricerca, condotta per una tesi di lau-
Masseria Pila si dirige rea, si è concentrata sulle propaggini
verso Colle Astore. 6:
strutture poste sull’altura nord-orientali dello sperone roccioso
de la Civitella - Colle su cui incombe il castello Caldora; tra
Valtudino. 7: necropoli
scoperte nelle località il materiale recuperato è stato ricono-
di Collepiano, Limate, sciuto un nucleo di ceramiche databili
Masserie Concime, una
successione di basse tra il XII e il XIII secolo, che allo stato
e ampie colline che attuale rappresentano le attestazio-
delimitano parte della
valle del Fosso Fonte ni più antiche rinvenuto nell’abitato
Paradiso. 8: ritrovamenti (Giuliani 2010). Ad una scoperta acci-
sporadici di epigrafi. 9:
sepolture trovate presso
dentale, avvenuta nel 2005 a seguito di
le propaggini meridionali lavori agricoli, si deve la segnalazione
del Monte dei Santi. 10:
impianto monastico di
e il recupero da parte della Soprinten-
San Marco, localizzato denza di un nucleo di materiali costi-
sulla sommità di un rilievo
a Nord-Est della sorgente
tuito da monete, ornamenta e manu-
omonima. 11: monastero fatti in vetro non meglio specificati. Il
di San Giovanni la
Fara nell’omonima
lotto, di cui chi scrive non conosce il
località. 12: complesso numero e la tipologia delle varie clas-
monastico di Sant’Onofrio
sull’omonimo colle. 13:
si, è inedito; dobbiamo la preliminare
necropoli arcaica di Colle informazione del rinvenimento diret-
Castello – Castelpetroso. tamente al fortuito scopritore.
14: necropoli arcaica
di Coste Castello – Ulteriori dati sono quelli raccolti dal-
Pettoranello. 15: area della la tradizione orale cui sono seguiti,
scoperta dei due miliari
di Pettoranello. 16: area dove possibile, il riscontro sul terreno
della scoperta del miliare con una serie di sopralluoghi che, nel
tra Castelpetroso e Santa
Maria del Molise. 17: ponte tempo, chi scrive ha intrapreso nell’a-
romano sul fiume Carpino gro segnalando almeno tre siti rilevati
nella Piana di Carpinone.
18-21: serie di fattorie dall’alta visibilità e concentrazione di
e sepolcreti individuati materiali.
nel corso di indagini
condotte rispettivamente
nelle località Colle dei Il territorio
Cerri, Fonte Sant’Angelo,
Pantaniello e Taverna
di Pettoranello del Il territorio è caratterizzato da una
Molise. 22: villa rustico-
residenziale di Santa complessa orografia che può essere di-
Maria del Molise. 23: stinta in tre ampie fasce altimetriche
insediamento sannitico
I dati realtà materiale o tra quanto raccolto in letteratura medioevale, particolarmente interes- con terrazzamento in (fig. 2). La più alta si estende a nord-est
scientifica e sul territorio. Descrizioni e segnalazio- santi risultano una serie di descrizioni opera poligonale di Valle e vede nelle alture de La Montagna -
Fredda (elaborazione
Il territorio di Carpinone, allo stato attuale delle ri- ni di carattere storico ‘archeologico’ sono contenu- di siti e di trascrizioni di materiale epi- grafica: B. Giuliani). Colle Campo di Fave (1333 m s.l.m.) le
cerche, non è stato oggetto né di survey estensivi né te in opere di più ampio respiro, redatte da storici di grafico che enuclea un piccolo dossier vette più rilevanti. Questi rilievi sono
di scavi archeologici mirati, pertanto i dati ad esso età borbonica e post-unitaria di origine molisana e epigrafico romano edito e riconsidera- parte integrante del sistema montuo-
riferiti risultano frammentari ed eterogenei, di di- campana. Se si escludono gli studi incentrati preva- to recentemente (Buonocore 2003). so composto dalle ravvicinate cime di
versa attendibilità e di differente integrabilità tra la lentemente sull’origine dell’incastellamento alto- L’unica indagine archeologica a nostra Colle Favaro - Colle dell’Orso (Carpi-

8 Carpinone: appunti di topografia e archeologia 9


con l’asse fluviale che attraversa l’intero tenimento feriore-medio e superiore (Rufo 2006). Speculare al
Fig. 3. Carpinone, loc. Arnise. Materiali da una fattoria d’epoca sannitica: si riconoscono frammenti di ceramica a vernice nera, da nord ad est. Proprio il corso del Carpino, rappre- Piano di Sessano, e distante in linea d’aria circa 4,5
ceramica comune ed un peso da telaio (foto: B. Giuliani).
senta la più importante via naturale che collega il km, è il sito d’altura di San Lorenzo di Civitanova del
territorio dell’alto Molise con la Campania matesi- Sannio (Fontana 2006). Analogamente, mancano
na attraverso l’articolata serie di confluenze con il elementi riferibili alla tarda età del Bronzo e della
torrente di Longano e il fiume Sordo che dà origine prima età del Ferro. Anche le esplorazioni condotte
al corso d’acqua del Cavaliere, tributario della gran- dall’Associazione Speleologi Molisani nei complessi
de via d’acqua rappresentata dal Volturno. sotterranei più estesi presenti nell’agro - grotta di
Ponte Piano e grotta di Fonte la Noce (fig. 1) - non
I siti e le fasi hanno rilevato tracce di antropizzazioni antiche
(com. pers. Fatica, Associazione Speleologi Molisa-
Non si conoscono siti pre-protostorici nel territo- ni).
rio in esame, sebbene questo risulti interpolato da Al momento gli elementi più antichi della frequen-
importanti giacimenti: ad ovest si colloca il giaci- tazione del territorio si collocano in età arcaica
mento paleolitico de La Pineta - Isernia (Minelli et - alto ellenistica. Da sopralluoghi effettuati da chi
al. 2006); a nord si estende l’ampio areale del Piano scrive sono stati individuati almeno tre siti.
di Sessano (Sessano del Molise) interessato da una In località Arnise (fig. 3), presso le propaggini orien-
lunga frequentazione scandita tra il Paleolitico in- tali del Monte dei Santi, sono stati raccolti materiali

Fig. 4. Carpinone, loc. San Marco. Materiali da una fattoria d’epoca sannitica: si riconoscono frammenti di ceramica comune, tegole
ed un peso da telaio (foto: B. Giuliani).

none - Frosolone), la Montagnola - Coste Sant’An- e l’ampio pianoro di Boiano. Le propaggini setten-
gelo (Civitanova del Sannio), Pesco la Messa - Colle trionali de il Monte e le propaggini meridionali de
Confalone (Frosolone - Macchiagodena) etc., che le Coste - l’Arnise delimitano un esteso pianoro ad
divide l’alta valle del Trigno a nord dal Piano di Ses- est, in parte palustre, che da stretto e lungo - la Fon-
sano a sud-est. tanella - si allarga ad ovest in un esteso pianoro allu-
Il Piano di Sessano è sbarrato ad ovest da una serie vionale - la Piana - sedimentata dal fiume Carpino
di alture che non superano gli 850 m s.l.m.; le vette che prosegue il suo corso verso le gole orientali del
di Colle Croce - Colle Alto - Colle Dolce formano la plateau calcareo su cui si erge l’abitato di Isernia.
seconda fascia altimetrica delimitata dal tortuoso Questo settore, contraddistinto da un’altimetria
tratto del fiume Carpino. La forra nella quale scor- compresa tra i 600 e i 500 m s.l.m., forma la terza
re, divide i monti sopra citati dallo sperone calcareo fascia orografica del territorio, su cui incombe iso-
su cui insiste l’attuale borgo e l’altura de il Monte, lata la collina del Monte dei Santi (628 m s.l.m.). La
l’unica che in questa fascia raggiunge gli 892 m s.l.m. Piana, di cui solo una parte è compresa entro i con-
Quest’ultimo rilievo si sviluppa in una lunga dorsale fini di Carpinone, ricade nei tenimenti dei conter-
con andamento nord-sud che, in un’ideale linea di mini comuni di Pesche e soprattutto Pettoranello.
cresta, configura con la contigua altura di Coste Ca- Delle tre fasce orografiche descritte, quest’ultima
stello (Castelpetroso) una lunga barriera delimitan- risulta quella maggiormente alterata da attività an-
te due strette e lunghe valli solcate da due assi idro- tropiche. L’assetto idrografico è contraddistinto da
grafici: la sorgente Fonte Pisciarello a ovest, il tor- numerose sorgenti perenni. Già il toponimo - Car-
rente Tura ad est. Entrambe queste vallecole rap- penone/Carpinone - denuncia nell’etimo la deriva-
presentano due direttrici che fungono da naturale zione dall’idronimo Carpino, evidenziando lo stret-
sbocco di collegamento tra la Piana di Carpinone to legame con l’elemento acquatico e nello specifico

10 Carpinone: appunti di topografia e archeologia 11


In questa pagina: trebbe rilevare la presenza di tombe. ornamenta o instrumenta in ferro In questa pagina:
Fig. 5. Carpinone, presso A questi dati può essere integrata la - scoperte nelle località Collepiano, Fig. 6. Carpinone,
Masserie Pila. Frammenti propaggini meridionali
di tegole da un sito probabile presenza di un centro forti- Limate, Masserie Concime, una suc- del Monte dei Santi.
d’epoca sannitica ficato, o quanto meno di una struttura cessione di basse e ampie colline che Iscrizione: C. Pápio D. f.
(foto: B. Giuliani). […] ex testa[mento] (foto:
posta sull’altura de la Civitella - Colle delimitano parte della valle del Fosso B. Sardella).
Valtudino (802 m s.l.m.). Sulla som- Fonte Paradiso (fig. 7).
mità è presente un poderoso tratto La romanizzazione del territorio si
murario, con andamento ovest-est, di impernia nella deduzione della colo-
cui si scorgono almeno due filari costi- nia di Aesernia del 263 a.C. Se si ec-
tuiti da grossi blocchi calcarei (fig. 6). cettuano i documenti epigrafici (fig. 8)
Altresì, si osserva come l’intera altura sopra ricordati, non si conoscono nel
sia interessata da notevoli interventi territorio contesti riferibili a questa
di epoca moderna quali terrazzamenti, fase, inoltre non è escluso che le stes-
recinti e capanne pastorali in pietra. se epigrafi, tutte rinvenute in giacitura
In questa fase, il territorio orientale secondaria, provengano da territori
di Carpinone sembrerebbe rientrare contermini.
nell’ampia fascia di controllo eserci- Ad un orizzonte tardo antico o alto
tata dal centro fortificato di Sant’Ono- medioevale sembrerebbero afferire le
frio - Chiauci, posto a controllo del va- tombe scoperte presso le propaggini
lico che collega il Piano di Sessano con meridionali del Monte dei Santi (fig.
la valle del Tigno (Oakley 1995). 9). La località è ricordata altresì per la
La presenza di un’estesa necropoli o presenza di un cenobio intitolato a San
di circoscritti sepolcreti contigui è Sisto che potrebbe essersi sviluppato
desumibile dalla tradizione orale che sul più antico luogo di culto ricavato in
ricorda la scoperta fortuita di tombe, una porzione dell’ampia grotta, ancora
delimitate da ciottoli o lastroni di visibile agli inizi dell’800, che attra-
pietra contenenti ossa, ‘pignatte’ e versava da est a ovest l’intera collina.
‘cose di ferro’ - probabilmente armi, Una dettagliata descrizione di questa

che sembrerebbero pertinenti ad un datazione del sito tra il V-IV sec. a.C.
insediamento rurale (fattoria - villa Più problematici risultano i materiali
rustica?), databile tra il IV-III sec. a.C. osservati presso la strada rurale che
Ugualmente riferibili ad un insedia- dalle Masseria Pila si dirige verso Colle
mento rurale sono i materiali raccolti Astore (fig. 5). Il record archeologico è
in località San Marco, a sud della Mas- composto prevalentemente da tegole e
seria Iamurri (fig. 4), che presentano pochi frammenti di vasellame di impa-
caratteristiche che suggeriscono una sto; la presenza di frammenti ossei po-

12 Carpinone: appunti di topografia e archeologia 13


In questa pagina: chiesa rupestre è fornita dal Sanchez o preesistente all’incastellamento e
Fig. 7. Carpinone, che, nella sua esegesi del toponimo del che solo successivamente verrà inclu-
propaggini meridionali
del Monte dei Santi. monte, ne ipotizza la derivazione dalla sa nel tessuto urbano.
Tomba a cassa, intonacata frequentazione del luogo come rifugio Contestualmente il territorio orienta-
internamente, rastremata
verso i piedi con i lati dei primi cristiani, o Santi, perseguita- le risulta organizzato attorno ad una
corti absidati ti (Sanchez 1893). serie di impianti monastici di cui il più
(da AA.VV. 1997).
Lo sperone calcareo su cui sorge il nu- importante risulta essere quello inti-
cleo antico dell’attuale borgo sembra tolato a San Marco (Ferraiuolo et al.
succedere alla strutturazione mona- 2016). Il sito si localizza sulla sommità
stica del Monte dei Santi. Il complesso di un rilievo a nord-est della sorgente
più arcaico sembrerebbe rappresenta- omonima (fig. 10) dove sono presenti
to dall’edificazione di un luogo di cul- numerosi avanzi di strutture, blocchi
to, l’attuale chiesa capitolare di Santa calcarei lavorati e una serie di avval-
Maria Assunta, che una lapide attesta lamenti e micro-rilievi che rilevano la
essere stata eretta nell’VIII secolo planimetria di un grande complesso.
(Venditti 1984). L’incastellamento, Presso il corso del Carpino, a sud del
datato tra il X-XI secolo, occuperà l’a- Piano di Sessano, in località la Fara, do-
rea adiacente alla suddetta chiesa e in veva sorgere il monastero di San Gio-
una posizione dominante (Di Rocco vanni la Fara attorno al quale, o conte-
2009). La costruzione del tessuto in- stualmente, è ricordato un castrum (Di
sediativo più antico appare progressi- Rocco 2009). A questi si aggiungono i
vo e non uniforme. Esso sembrerebbe complessi monastici di Sant’Onofrio
articolarsi in due nuclei: quello della posto sul colle omonimo (Venditti
Cittadella che si sviluppa all’immedia- 1984), di cui si conservano le rovine di
ta base occidentale del castello, e quel- una chiesetta, e di San Martino di cui
lo che si addensa attorno alla chiesa non si conosce l’individuazione fisica
di San Michele che occupa l’estremo del sito (Ferraiuolo et al. 2016).
lembo settentrionale della stessa altu-
ra ma ad una quota più bassa, ovvero La viabilità
l’attuale piazza Giudea. Quest’ultimo
toponimo sembrerebbe conservare la Il territorio di Carpinone risulta com-
memoria storica di una comunità altra preso tra due importanti direttrici ad In questa pagina: che attraversava l’area compresa tra la distanza di 119 miglia da Roma. In-
ampio raggio. A sud il percorso viario Fig. 8. Carpinone. Carpinone e Pesche e risaliva sino al sieme ai due miliari di Pettoranello e
L’altura su cui sorgeva il
più importante è rappresentato dal monastero di San Marco; territorio di Sessano. Lungo questo al miliario recentemente scoperto tra
tratturo Pescasseroli-Candela, una sullo sfondo il Matese percorso, durante i lavori per la realiz- Castelpetroso e Santa Maria del Mo-
(foto: B. Sardella).
direttrice sulla quale gravitano due zazione del “Metanodotto Campochia- lise, è da attribuire alla via Herculia,
importanti necropoli arcaiche (VI sec. ro-Sulmona” (periodo 2004-2006), in un percorso che in parte ricalca, in età
a.C.). La prima indiziata da rinveni- località Piano dei Vagli - Sessano del storica, il tracciato del tratturo Pescas-
menti fortuiti negli anni Cinquanta del Molise sono state indagate strutture seroli-Candela, che collegava Aufidena
secolo scorso a Colle Castello - Castel- riferibili ad un abitato che ha restitu- con Aesernia, Bovianum, Saepinum, il
petroso (d’Agostino 1980), l’altra inda- ito materiali riferibili al V-IV sec. a.C. territorio beneventano e la costa io-
gata dalla Soprintendenza archeologi- (Capini et al. 2010). Sempre lungo lo nica fino a Metaponto. Recenti studi
ca del Molise nel 2011 a Coste Castello stesso percorso, presso l’area di valico fanno ipotizzare che la strada corres-
- Pettoranello che ha restituito impor- di località Costa la Fata - San Vendit- se presso i margini meridionali della
tanti tombe di guerrieri connotatati da to, sono stati individuati i resti di una Piana di Carpinone, a valle del rilievo
armi da offesa e da difesa (Russo Ta- villa d’epoca romana, con annessa una su cui sorge l’attuale borgo di Pettora-
gliente 2013). fornace per laterizi e/o ceramica e un nello, pertanto possiamo pensare che
A nord corre un percorso che collegava modesto sepolcreto. il miliario osservato a Carpinone fosse
l’insediamento preromano di Isernia Il miliario di Carpinone, osservato dal stato asportato da quest’area e riutiliz-
all’alta valle del Trigno e a Pietrab- Dressel alla fine dell’800 in via S. An- zato nel paese (Sardella 2014).
bondante, identificato con la cosid- tonio, è comunemente attribuito ad Il ponte sul fiume Carpino che attra-
detta “via Serniese” (Fratianni 1997) età augustea (12 a.C. - 14 d.C.) e riporta versa il corso fluviale proprio nel tratto

14 Carpinone: appunti di topografia e archeologia 15


in cui questo scorre nella Piana e a cui
è stata attribuita una datazione di età
romana (Gazzola 1963), serviva proba-
bilmente da raccordo tra la via Hercu-
lia e la “via Serniese”.
La polarizzazione degli assi viari rap-
presentati dal tratturo Pescasseroli-
Candela e della più tarda via romana
permangono anche nella tarda età
imperiale e nell’Alto Medioevo, come
mostrano la serie di fattorie e sepol-
creti individuati nel corso di indagini
condotte da parte della Sapienza Uni-
versità di Roma, nelle località Colle dei
Cerri, Fonte Sant’Angelo, Pantaniello
e Taverna di Pettoranello del Molise, e
nella villa rustico-residenziale di San-
ta Maria del Molise (Sardella 2013).
Segnaliamo in particolare il sito in lo-
calità La Piana, presso Pantaniello ai
Nell'altra pagina:
margini della Piana di Carpinone dove Fig. 9. Carpinone. Bibliografia
sono state indagate 20 tombe a fossa ri- Monastero di San Marco,
AA.VV. 1997, Carpinone e dintorni, a Minelli, A, Peretto, C, Terzani, C 2006,
blocchi calcarei lavorati
vestite e coperte da lastre di pietra. Le tra cui una mostra arcuata cura dell’Amministrazione Comunale, ‘Isernia La Pineta’ in C Peretto e A Minelli
tombe si sovrappongono alle strutture strombata di finestra Carpinone, Teramo. (eds), Preistoria in Molise. Gli insediamenti
monofora (foto: B. del territorio di Isernia, Roma, pp. 17-32.
di un insediamento agricolo d’epoca Buonocore, M 2003, Molise. Repertorio
Sardella). delle iscrizioni latine: Le iscrizioni di Isernia, Oakley, ESP 1995, The Hill-forts of the
romana (I sec. a.C. - IV sec. d.C.) che a vol. V/2, Campobasso. Samnites, Archaeological Monographs of
sua volta si imposta su un probabile in- In questa pagina: Capini, S, Di Niro, A, Cairoli, R 2010,
the British School at Rome, London.
Fig. 10. Carpinone, Loc. Il Molise tra memoria del passato e Raddi, M 2007, ‘Viabilità e insediamenti
sediamento sannitico datato tra il V-IV La Piana. Ponte sul innovazione: nuove scoperte archeologiche dell’Alta Valle del Volturno: le villae fra
secolo a.C. Gli inumati erano tutti privi fiume Carpino (foto: D.
lungo i metanodotti, Isernia. continuità e riuso’, in Temporis Signa,
Monaco).
di corredo, eccetto uno, il quale aveva d’Agostino, B 1980, ‘Introduzione all’età
Archeologia della tarda antichità e del
medioevo, II, Spoleto, pp. 297-308.
sul petto una fibula in bronzo del tipo del Ferro e del periodo arcaico’, in Sannio.
Pentri e Frentani dal VI al I sec. a.C., Rufo, E 2006, ‘Sessano del Molise (S, S1)’,
“ad omega” databile al VI-VIII sec. d.C. Catalogo della Mostra Isernia 1980, Roma, in C Peretto e A Minelli (eds), Preistoria
(Raddi 2007). pp. 21-27. in Molise. Gli insediamenti del territorio di
Altri percorsi a breve raggio possono Isernia, Roma, pp. 329-349.
Di Rocco, G 2009, Castelli e borghi murati
essere individuati in alcuni tracciati della contea di Molise (secoli X-XIV), Russo Tagliente, A 2013, ‘Armamento
Quaderni di Archeologia Medievale, X, sannitico e identità culturale: dischi-
che collegano la montagna con le zone Firenze. corazza da Pettoranello del Molise’, in A
di fondovalle, direttrici determinate Ferraiuolo, D, Frisetti, A, Marazzi, F 2016,
Capodiferro, L D’Amelio e S Renzetti (eds),
Dall’Italia. Omaggio a Barbro Santillo
dalla complessa e articolata orografia Medioevo monastico molisano. Atlante
Fritzell, Firenze, pp. 257-268.
degli insediamenti benedettini (VII-XII
del territorio come mostra ad esempio secc.), Volturnia Edizioni, Cerro a Volturno. Sanchez, G 1833, La Campania sotterranea
il percorso montano che segue il Fos- Fontana, F 2006, ‘L’insediamento di San
e brevi notizie degli edifici scavati entro
so Fonte Paradiso e raggiunge l’ampia la roccia nelle Due Sicilie e in altre regioni,
Lorenzo’, in C Peretto e A Minelli (eds),
Tomo II, Napoli.
valle montana di Valle Fredda (Mac- Preistoria in Molise. Gli insediamenti del
territorio di Isernia, Roma, pp. 237-249. Sardella, B 2013, ‘La villa di Santa Maria
chiagodena), servendo insediamenti di del Molise (IS)’, in ArcheoMolise, n. 17, pp.
Fratianni, G 1997, ‘Analisi storico
epoche diverse, come quello sannitico topografica dell’antico asse viario
18-29.
con terrazzamento in opera poligonale Pietrabbondante-Isernia, o via Serniese’, in Sardella, B 2014, ‘Un nuovo miliario dei
L’Arcolaio, Bagnoli del Trigno, pp. 77-87. Primi Tetrarchi dalla direttrice del tratturo
di Valle Fredda o il monastero medie- Pescasseroli-Candela: considerazioni
Gazzola, P 1963, Ponti romani, II, Leo S.
vale di San Marco. Olschki Editore, Firenze.
sulla Via Herculia in Molise’, in Orizzonti,
Rassegna di Archeologia, XV, Pisa-Roma,
Giuliani, V 2010, Il Castello di Carpinone pp. 81-85.
Ringraziamo con piacere i signori Vincenzo (IS): fonti scritte e testimonianze di cultura
Ciccone, Davide Monaco e Michele Roccia Venditti, N, Spaziano, M 1984, Carpinone,
materiale e età medievale, tesi di Laurea,
per l’interesse dimostrato e la liberalità nel Carpinone.
Università degli Studi del Molise, cattedra
mettere a nostra disposizione notizie, studi Archeologia Cristiana e Medievale.
e conoscenze.

16 Carpinone: appunti di topografia e archeologia 17


CARPINONE E IL
SUO CASTELLO
DI GABRIELLA DI ROCCO
Università LUMSA

Se sul versante
settentrionale il corso
del fiume Carpino,
l’idronimo da cui
l’abitato ha assunto il
nome, cinge il borgo di
Carpinone insinuandosi
tortuosamente nella
folta vegetazione, a sud
e ad est le abitazioni si
stringono a ventaglio,
come in un abbraccio,
attorno al possente
castello erto su un
massiccio roccioso.

Fig. 1 I torrioni a lato dell'ingresso in una cartolina degli anni ’30 (archivio M. Pizzuti).
18 Carpinone e il suo castello 19
È noto come tra le disposizioni emanate durante la ri propri di quella che definiamo una residenza for-
dieta di Capua alla fine del 1220 fosse inclusa anche tificata (fig. 2); com’è usuale per i nostri castelli, la
una norma secondo la quale tutti i castelli costruiti struttura che vediamo oggi nei secoli ha subìto mol-
ex novo dopo la morte di Guglielmo II su terre non teplici rimaneggiamenti, alcuni recentissimi, che
demaniali dovessero essere consegnati alla Coro- ne hanno in parte obliterato, quando non stravol-
na per essere distrutti. Tale legge, apparentemen- to, i connotati precedenti. Non sappiamo, e verosi-
te priva di logica, divenne invece uno strumento milmente non sapremo mai, come si presentasse il
essenziale nelle mani dello Svevo che in tal modo primitivo impianto fortificato; sappiamo, però, che
frenava il potere dei baroni del Regno; quale ese- esso dovette essere riedificato in età angioina dalla
cutore di questa disposizione venne nominato quel famiglia d’Evoli, in particolare da Tommaso d’Evoli,
Ruggero di Pescolanciano di cui ci informa Riccardo sui resti della fortezza abbattuta per ordine di Fe-
di San Germano (Sthamer, pp.5-7). derico II; è verosimile ipotizzare, ma siamo sempre
A partire dalla seconda metà del XIII secolo, e per nel campo delle ipotesi, che quest’ultimo edificio,
buona parte del secolo successivo, Carpinone, assie- quello pre-federiciano, rielaborasse secondo le esi-
me ad altri castelli come Monteroduni e Roccaman- genze e le tecniche costruttive di epoca normanna
dolfi, diviene feudo dei d’Evoli, mentre nella prima l’impianto di un rudimentale apprestamento difen-
metà del XV secolo passa alla famiglia Caldora: Ja- sivo longobardo.
copo Caldora e suo figlio Antonio restano signori di L’edificio (fig. 3), che conserva una peculiare pian-

U
In questa pagina: n complesso sistema collinare sedimenti compresi tra il fiume Vol- Carpinone almeno sino al 1442, anno della battaglia ta pentagonale dovuta alla necessità di adattarsi
Fig. 2 Veduta del castello caratterizza questo lembo di turno, il fiume Sesto e la terra di San di Sessano che vide contrapporsi Alfonso d’Aragona alla morfologia del territorio foderando la roccia
(web).
Molise, in particolare sui ver- Vincenzo (Ughelli, col. 396); è questa e Antonio Caldora con la resa di quest’ultimo (Va- sottostante, si imposta direttamente sullo sperone
santi meridionale e nord-occidentale, un’informazione per noi estremamen- lente, ivi); per lo stesso secolo abbiamo notizia di calcareo, caratteristica che - come evidenziato più
mentre ad est un accentuato terrazza- te interessante perché per la prima altri feudatari del luogo, in primis i Pandone, poi i volte in questa e in altre sedi - non è rara in un ter-
mento separa il territorio di Carpino- volta il sito è identificato come un ca- Cicinello. ritorio prevalentemente montuoso e alto collinare
ne da quello di Frosolone. Incuneato strum, quindi come un villaggio dotato Il castello, nella sua attuale veste, presenta i caratte- caratterizzato morfologicamente da picchi e spe-
in posizione defilata rispetto alla viabi- di fortificazioni. A questa fase potreb-
lità principale, il castello controllava il bero essere ricondotti i manufatti ce-
Fig. 3 Pianta primo piano (elaborazione grafica: F. Valente).
passo che conduce alla piana di Sessa- ramici rinvenuti di recente sulle pro-
no aperta verso nord, quindi verso l’al- paggini nord-orientali dello sperone
to Molise (Giuliani, Sardella, ivi). su cui si imposta il castello (Giuliani,
Come la maggior parte dei borghi a.a.2009-2010).
della regione anche Carpinone è at- Nel 1223 Federico II ordina al duca
testato non prima dell’XI secolo, in Ruggero di Pescolanciano di abbattere,
età prenormanna. È infatti dalle fonti tra gli altri, anche il castello di Carpi-
storico-documentarie che riusciamo a none:
ricostruire l’evoluzione, la natura e la
funzione di questo come di altri inse- In Gaieta, Neapoly, Aversa et
diamenti (Di Rocco 2009). Fogia iussu Cesaris, castella fir-
Il 18 ottobre del 1064 Bernardo, con- mantur. Sernie, menia diruun-
te di Isernia, dona all’abate di Mon- tur, cuius civitatis fere medietas
tecassino Desiderio il monastero di igne comburitur, castellum Car-
San Marco di Carpinone in località penonis et alia quam plura de
Aquasonula (Giuliani, Sardella, ivi); novo castra firmata in comitatu
nella Cronaca dell’Abbazia leggiamo in Molisii et per loca alia secun-
proposito: oblatio Bernardi Comitis de dum statuta imperialia dudum
monasterio Sancti Marci in Carpenone Capue edita evertuntur. Pro
(Reg. Petri Diaconi, c. CCIX, n.493). implendis statutis ipsis quidam
Il castrum Carpinonis, con la succitata Roggerius de Pesclolanzano
chiesa di San Marco, compare poi nel executor ab Imperatore dirigi-
privilegio di Lucio III (a. 1182), con tur (Chron. Ryccardi S. Germ.,
cui il pontefice concede in perpetuo al p. 109).
vescovo di Isernia Rainaldo tutti i pos-

20 Carpinone e il suo castello 21


A destra, figura piccola:
Fig. 4 Stemma dei
Cicinello (web).

In basso:
Fig. 5 Veduta dal lato
nord (foto M. Pizzuti).

roni rocciosi che ben si adattavano a secondo cui il castello angioino, origi- Antistante l’ingresso si trova un avam- In alto:
fornire ottime condizioni di difesa e, al nariamente, dovesse essere cinto da posto, un piccolo bastione con torre Fig. 6 Avamposto con
torre a base ellittica
contempo, anche ottimo e abbondante un fossato asciutto e dotato di un ac- angolare a pianta ellittica (fig. 6) e con (foto: G. Di Rocco).
materiale lapideo da costruzione, la cesso munito di ponte levatoio mobile, cortina collegata al castello, fornita
roccia calcarea, direttamente in loco e trasformato oggi in pietra (Perogalli, p. anch’essa di un accesso, probabilmen-
a costo zero (Di Rocco 2009, Ead. 2012, 81); un bel portale, che conserva il vano te riferibile, assieme ai torrioni della
Ead. 2015). per la saracinesca, immette al cortile cortina muraria del castello, alla rico-
L’ingresso, sul lato meridionale, note- interno, oggi piuttosto degradato, dove struzione trecentesca operata dai d’E-
volmente più corto degli altri, è difeso è possibile riconoscere scolpita rozza- voli.
da due vistosi torrioni cilindrici realiz- mente l’immagine di un cigno, stemma Poco possiamo aggiungere sulla fase
zati in età angioina, oggi in gran parte dei Cicinello (fig. 4). Lungo le corti- caldoresca del castello della prima
frutto di ricostruzioni; essi superano ne murarie restano due torri a pianta metà del XV secolo: strutture vistosa-
l’altezza delle cortine e sono ancorati circolare: una, ben visibile, all’angolo mente post-medievali di adattamento
al banco di roccia sottostante con rac- orientale, l’altra, di cui si conserva il della fortezza a palazzo signorile sono
cordi troncoconici (fig. 1). solo impianto, all’angolo settentriona- ben visibili sia sul lato meridionale
Concordiamo certamente con l’ipotesi le (fig. 5). di accesso, sia sul fronte occidentale

22 Carpinone e il suo castello 23


In questa pagina, in alto:
Fig. 7 Fronte occidentale
con balconi
(foto: M. Pizzuti).

In questa pagina, in basso:


Fig. 8 La merlatura
ricostruita (Foto: S.
Spallone).

Nell'altra pagina:
Fig. 9 Veduta aerea
dell’impianto urbanistico
di Carpinone (archivio
Ass. Culturale Fara).

tutta murata, e difesa all’intorno con torri


quadre, e tonne per bastioni all’antica ma- Bibliografia
niera, benché per la remota sua edificazione Di Rocco, G 2009, Castelli e borghi murati della contea
tal recinto è in alcune parti rotto e guasto, e di Molise (secoli X-XIV), Quaderni di Archeologia
Medievale, X, Firenze.
inoltre talmente leso, che è quasi ridotto in
Di Rocco, G 2012, ‘Castelli e insediamenti della Contea
stato ruinoso, e cadente (Valente 2003, p. di Molise: un bilancio’, Atti del VI Congresso Nazionale
28). di Archeologia Medievale, Firenze, pp. 366-370.
Di Rocco, G 2015, ‘Il Molise dei castelli’, in G Di Rocco
L’analisi attenta della cartografia storica, dei catasti, (ed), I castelli del Molise, ArcheoMolise, 21, pp. 6-15.
della toponomastica, nonché delle fotografie aeree, Garufi, CA 1937 (ed), Ryccardi de Sancto Germano
permette di riconoscere con una certa chiarezza notarii Chronica, in AL Muratori, Rerum Italicarum
Scriptores, VII 2, Istituto Storico Italiano per il
l’impianto del nucleo abitato più antico di Carpino- Medioevo, Bologna
ne: di forma pressappoco ovale e di circa 130 x 160 Giuliani, V (AA 2009-2010), Il Castello di Carpinone
metri, esso si sviluppa alle pendici sud-orientali del (IS): fonti scritte e testimonianze di cultura materiale e
castello; via Cittadella al centro conserva nel topo- età medievale, Tesi di Laurea, Università degli Studi del
Molise, cattedra di Archeologia Cristiana e Medievale.
nimo il ricordo del borgo fortificato chiuso ad ovest
dotato di balconi retti ciascuno da tre del tutto arbitraria la ricostruzione in- da via Marconi, a sud da Corso Umberto, ad est da Perogalli, C 1975, Castelli dell’Abruzzo e del Molise,
Milano.
mensole e finestre rettangolari (fig. 7); tegrale, anch’essa in cemento armato, via Cimarosa, mentre il lato settentrionale è chiu-
Registrum Petri Diaconi, (Montecassino, Archivio
tra le due torri del lato meridionale del grande salone sul fianco orientale so dalla mole del castello. Lungo questo circuito, dell’Abbazia, Reg.3). Commentario codicologico,
corre un loggiato coperto, dove si apro- del maniero. È suggestiva la descri- risalente con ogni probabilità alla seconda metà del paleografico, diplomatico, a c. di M. Dell’Omo,
no quattro grandi finestroni rimaneg- zione del paese riportata dal tavolario XIII secolo, fase in cui i d’Evoli ricostruirono il ca- Montecassino 2000.
giati in età moderna, ma che, presu- Giovanni Papa risalente al 1730: stello, si riconoscono le cortine a scarpa ed alcune Sthamer, E 1995, L’amministrazione dei castelli nel
miamo, insistano su antiche caditoie, torri rompitratta (almeno due) a pianta semicirco- Regno di Sicilia sotto Federico II e Carlo I d’Angiò, a c.
di H Houben, Bari, (1a ed. Lipsia 1914).
oggi non più esistenti, poste al livello la terra di Carpinone edificata lare, quasi completamente obliterate da fabbriche
Ughelli, F 1720, Italia Sacra, sive de Episcopis Italiae et
inferiore a protezione dell’ingresso; sull’erta di piccol colle risiede edilizie successive (fig. 9). insularum adjacentium rebusque ab iis praeclare gentis,
le merlature in cemento che svettano in provincia di Molise tra la Così come lo abbiamo sinteticamente descritto il VI, Venetiis.
al di sopra del loggiato fanno la spia di città d’Isernia verso Napoli, e borgo viene poi inglobato in un secondo circuito più Valente, F 2003, Luoghi antichi della provincia di
restauri non propriamente meritevoli quella di Campobasso verso tardo, difeso da torrioni cilindrici e delimitato ad Isernia, Campobasso.
di plauso (fig. 8), come del resto risulta Lucera di Capitanata. Ella è ovest da via Marconi e a sud da via Fosso.

24 Carpinone e il suo castello 25


ANTONIO CALDORA, IL CASTELLO DI CARPINONE
E LA BATTAGLIA DI SESSANO DEL 1442
DI FRANCO VALENTE

La morte di Jacopo Caldora (15 novembre 1439)


ebbe riflessi negativi nella gestione militare
angioina. È vero che egli fu sostituito nel comando
degli uomini da suo figlio Antonio (1400 - 1466) che
lo aveva seguito in tutte le imprese più importanti.
Antonio, peraltro, condivideva con il padre una
particolare predilezione per il castello di Carpinone
che avevano fortificato durante le loro frequenti
visitazioni e che era stato loro restituito nel 1438
dopo una breve concessione a Onorato Caetani.

Veduta del castello Caldora


(foto: F. Valente).

26 Antonio Caldora, il castello di Carpinone e la battaglia di Sessano del 1442 27


Insieme assediarono Sulmona sulla modo di guerreggiare italiano; questi che fin- Giovanni Antonio Ventimiglia e poi ad Acerra con
quale Antonio pretendeva di esercita- gono di fuggire cercano di tirarne a qualche Alfonso d’Aragona che lo invitò a caccia tra Arienzo
re il suo dominio. La città, dopo aver al- agguato, perché non c’é ragione, che fuggono, ed Arpaia.
zato le insegne di Alfonso, si arrese ma essendo maggior numero di noi. Assai è fatto Caldora, valutata la situazione, gli promise fedeltà
riuscì ad ottenere che il Caldora non ne per hoggi; il Re replicò, che dove andava la ma l’aragonese lo abbracciò senza dargli moneta
fosse il signore. Dopo essersi garantito persona sua, poteva andar ancor egli, e le sue per evitare contrasti con l’Orsini principe di Ta-
l’appoggio della città dell’Aquila, tra- genti, e per ultimo il Caldora gli disse, che se ranto che non vedeva di buon occhio l’alleanza con
dizionalmente angioina, che gli fece Sua Maestà perdeva questo Regno, havea la Antonio. Questi, però, si faceva consegnare 10.000
anche un prestito di 17.000 ducati, Re- Provenza, gl’altri Stati in Francia, ma s’egli ducati da utilizzare per convincere Santo da Mad-
nato decise di dirigersi verso la Puglia perdea le sue genti, sarebbe stretto di andar daloni a lasciare la difesa di Aversa e a consegnarla
dopo aver convinto il Caldora a portare mendicando (Di Costanzo, p. 377). agli aragonesi. L’atteggiamento ossequioso del Cal-
aiuto alla città di Aversa. dora apparve come segno di debolezza al principe
Renato, che in questo periodo poteva Tuttavia Antonio proseguì per la strada di Napoli di Taranto che con l’aiuto di Marino da Norcia non
contare anche sull’appoggio di papa per rispettare gli accordi con il d’Angiò. perse tempo a riprendersi tutti i castelli della Puglia,
Eugenio IV, nominò Antonio gran Il 30 giugno 1440 le sue forze si ricongiunsero con da Bari ad Acquaviva delle Fonti, Conversano, Noha,
connestabile convocandolo nel Ca- quelle di Renato d’Angiò nei pressi di Apollosa dove Rutigliano, Martina Franca, Noci, Capurso, Turi,
stello di Dragonara. Il Caldora rifiutò era l’esercito di Alfonso. Ma quando sembrava che Castellana, Gioia del Colle e Cassano. Antonio Cal-
l’invito e si trasferì nel suo castello di tutto volgesse a favore dell’esercito angioino, An- dora mal digerì tale spoliazione e inviò suo figlio dal
Carpinone dove si trattenne per tutta tonio Caldora non fece muovere i suoi uomini e Al- re per chiedere la restituzione di quei castelli. Intan-
la primavera. In quel luogo si recò suo fonso riuscì a salvarsi rifugiandosi nel territorio di to lasciava la Campania e si spostava in Abruzzo per
cognato Traiano Caracciolo che lo con- Aversa. opporsi alla discesa di Alessandro Sforza. Gli scontri

N
In questa pagina: el mese di dicembre del 1439, vinse a muoversi in soccorso della città Le cronache raccontano che Antonio, rimprovera- si susseguirono fino a Troia dove Caldora sconfigge-
Veduta aerea del centro subito dopo la morte del pa- di Aversa che era ancora presidiata da to dal re davanti ai comandati, lasciò il luogo della va i suoi nemici.
storico di Carpinone
(archivio F. Valente). dre, Antonio fu chiamato da Santo da Maddaloni. battaglia per dirigersi verso la Terra di Lavoro. I Paolo di Sangro, suo alleato, fu spedito a sollecitare
Renato d’Angiò perché presidiasse la Dopo un passaggio per Lucera tornò a contrasti con il re determinarono atteggiamenti ancora una volta Alfonso per la restituzione delle
città di Aversa, piazza fondamentale chiedere al re denaro per i suoi uomini. diversificati da parte dei suoi soldati. Alcuni lo ab- terre di Puglia. Poiché l’aragonese non rispondeva
per i rifornimenti alla capitale, ma ri- Renato d’Angiò, assistito da Riccio da bandonarono, altri si schierarono apertamente dal- alle richieste, Antonio ritornò nelle sue terre d’A-
fiutò di dare il suo appoggio perché il re Montechiaro, si incontrò con Antonio la sua parte. Con gli uomini che gli rimasero fedeli bruzzo e, postosi di nuovo contro Alfonso, depredò
non era in grado di garantirgli le paghe Caldora a Boiano e si accordò malvo- mise il campo nei pressi di Napoli dove fu attirato i territori di Francesco Pandone conte di Venafro e
per i soldati. lentieri per la difesa di Aversa. in un tranello ordito dal re angioino. Fu invitato dal quello che rimaneva dell’antica abbazia di San Vin-
Renato si rendeva però conto che sen- Nel mese di giugno avvenne un primo re Renato insieme a Lionello Accloccamuro, Ottino cenzo al Volturno. Alfonso tentò di occupargli il ca-
za l’aiuto del Caldora le cose si sarebbe- episodio che mise in evidenza le diffi- Caracciolo e Riccio da Montechiaro ad un banchet- stello di Carpinone con un colpo a sorpresa inviando
ro messe male di fronte all’incalzante coltà che erano insorte tra lui ed il suo to durante il quale fu arrestato dai militi angioini. Il una schiera di cavalieri comandati da Palermo Cen-
pressione di Alfonso d’Aragona che, re. Dopo l’incontro di Boiano l’esercito fatto provocò una reazione imprevedibile per Rena- turione. A costui era stato ordinato di raggiungere il
invece, era poco preoccupato delle pa- era stato diretto verso la valle di Bene- to perché gran parte dei suoi soldati decise di pas- castello di Carpinone per assalirlo e prendere Anto-
ghe per i soldati grazie agli aiuti che gli vento e gli Aragonesi furono facilmen- sare al soldo dell’aragonese di stanza presso Aversa. nio Caldora. Il Palermo giunse a Carpinone di notte
arrivavano con regolarità dalla Spagna. te messi in fuga nei pressi di Tufara. Grazie all’intervento di Raimondo Caldora, fratello e, dopo averla saccheggiata, inutilmente cercò di pe-
Antonio, consapevole delle difficoltà Ma Antonio rinunciò all’inseguimento del padre Jacopo, gli uomini di Antonio si convin- netrare nel castello decidendo di abbandonare l’as-
del re, minacciava di passare in campo sollevando le ire di Renato che riceve- sero a dichiarare fedeltà a Renato. I soldati furono sedio e di tornare da Alfonso che nel frattempo era
contrario e anziché spostarsi a Napoli va come giustificazione che quella fuga convinti soprattutto dal fatto che Raimondo avesse giunto ad Isernia. Alfonso, convinto che il Palermo
pretese che fosse il re a raggiungerlo in egli vedesse il tentativo di tirarli in garantito per conto del re il pagamento delle presta- avesse deciso la ritirata per la paura di battersi con il
Abruzzo. un’imboscata. zioni arretrate e che Antonio sarebbe stato libera- Caldora, lo giudicò colpevole e lo fece arrestare deci-
to con l’incarico di viceré degli Abruzzi. Ma le cose dendo di spostare il campo a Venafro per attendere
1440 [Antonio] venne con lo stocco presero una piega diversa perché ancora una volta la fine dell’inverno. Alfonso, non essendogli riuscita
in mano a comandare a suoi che Antonio cambiava le sue decisioni. Infatti il giorno l’impresa di prendere Carpinone, sollecitò l’Orsini
L’angioino cedette alle pretese del si ritirassero, e, ferendo quelli dopo partì da Napoli con 100 cavalieri, ma invece del Balzo a sottrarre al Caldora altre terre di Puglia.
Caldora e con una sortita notturna la- che non si voleano retirare. Re di dirigersi verso l’Abruzzo andò a porre il campo a Intanto alla metà di novembre Alfonso prendeva
sciò Napoli il 28 gennaio del 1440 per Renato sentendo questo, corse a Poggioreale e poi al ponte della Maddalena, subito Benevento rompendo così definitivamente con il
recarsi con una parte del suo esercito trovarlo, e gli disse Duca che fai? fuori di Napoli. Lì lo raggiunse Riccio di Montechia- papa Eugenio IV per conto del quale Francesco Sfor-
prima a Nola e Benevento, poi a Lucera Non vedi che la vittoria è nostra? ro che lo convinceva a passare nelle file di Alfonso za la teneva occupata. A dicembre del 1440 ancora
e infine, nel mese di marzo, nelle terre Alle quali parole egli rispose, Si- mentre i suoi comandanti dichiaravano di seguirlo una volta Antonio chiedeva che gli venissero resti-
abruzzesi del Caldora. gnore Vostra Maestà non sa il nella decisione. A Pomigliano d’Arco si incontrò con tuite le terre di Bari.

28 Antonio Caldora, il castello di Carpinone e la battaglia di Sessano del 1442 29


nella capitale ridotta nella povertà più Nell'altra pagina:
1441 estrema. Ingresso del castello
(foto: F. Valente).
Ma Antonio Caldora il 28 giugno del
Nel mese di marzo del 1441 Alfonso 1442 combatteva la battaglia più im-
conquistò Caiazzo per dirigersi di nuo- portante della sua vita nei pressi di
vo in Puglia contro le truppe pontificie Sessano nel Molise e del suo castello di
sotto le mura di Troia senza riuscire a Carpinone. Il 2 giugno di quell’anno Al-
prendere la città. Antonio preoccupato fonso era entrato in Napoli attraverso i
dell’alleanza del papa con i Genovesi, cunicoli dell’acquedotto e, conquistata
per paura di rimanere isolato, ritornò la città, aveva ricevuto immediatamen-
nel mese di luglio al soldo dell’aragone- te l’omaggio dei Seggi mentre Renato
se e per conto di Alfonso attaccò Ales- d’Angiò resisteva all’interno dei Ca-
sandro Sforza che si difendeva in Città stelli urbani. L’aragonese decise allora
Sant’Angelo costringendolo a lasciare di eliminare una volta per tutte Anto-
la città. Il passaggio al servizio di Al- nio Caldora che, con i suoi continui
fonso fu garantito da Tristano Caldo- cambiamenti di fronte, rappresentava
ra, figlio di Antonio, che, pur essendo il più pericoloso dei suoi nemici. Men-
stato dato in ostaggio al re, fu accolto tre Antonio teneva 2.000 cavalieri nei
così favorevolmente a corte da otte- pressi di Sprondasino, il castello era te-
nere in matrimonio la figlia maggiore nuto da Antonio Reale, fratello di latte
dell’aragonese. Alfonso, prima della del Caldora. Alfonso, giunto ad Isernia,
fine dell’anno, aveva recuperato anche inviò due messaggeri che si recarono
l’Aquila e Cosenza che erano roccaforti presso il castello e, certi di trovarvi il
angioine. Prendendo anche Capri, Poz- Caldora, chiesero al Reale la resa in-
zuoli e Torre del Greco ormai stringeva condizionata.
il cerchio attorno a Napoli. Alfonso a Isernia era stato accolto con
grande entusiasmo sicché il 22 giugno
1442 sottoscrisse una serie di concessioni
alla città e il giorno dopo fece dare 6
Nel seguente anno Gurrello da Guglio- ducati a Rodrigo de Mur perché li di-
nesi si mise contro Antonio Caldora stribuisse ad altrettanti fanti che erano
capeggiando la rivolta di Guglionesi e stati inviati a Carpinone a spiare i mo-
San Martino. Suo zio Raimondo, che vimenti del Caldora. Consegnava pure castello che si trovava sul colle di Terra Vecchia, tra ficientemente sicuri che Alfonso, con i suoi uomini,
nel frattempo era prigioniero di Fran- quattro ducati ad Antonio Giovanni Bagnoli del Trigno e Poggio Sannita, nella valle del sia passato ai piedi di Carpinone, all’esterno della
cesco Sforza, lo sollecitò con l’inter- di Lucera e Cicco Antonio di Isernia Verrino, affluente del Trigno in agro di Civitanova seconda cinta muraria (la cui realizzazione proba-
mediazione di Francesco Montagano che avevano portato la buona notizia del Sannio. bilmente si deve proprio ai Caldora che vollero am-
a ritornare nelle file angioine. Renato che gli abitanti di Carpinone voleva- Angelo di Costanzo riferisce che l’esercito di Anto- pliare quella precedente riferibile al primo Trecen-
d’Angiò stava per rassegnarsi alla scon- no fargli atto di obbedienza. Alfonso, nio to) per superare il Carpino in basso ed inerpicarsi
fitta quando ricevette aiuto dai Ge- ritenendo la situazione generale a lui lungo il sentiero che oggi conduce alla chiesetta di
novesi. Ma intanto Alfonso avanzava favorevole, decise di muovere alla vol- era ad una selva, che si chiama la Castagna, S. Donato.
conquistando Vico Equense e Massa ta di Carpinone dove il Reale chiedeva lontana poche miglia ... Il Rè per questo passò Si può condividere l’ipotesi del Perrella che sostie-
Lubrense. Antonio, seguendo i consigli al re spagnolo quattro giorni di tregua. nel piano di Sessano, e si pose tra l’esercito del ne che gli Aragonesi si siano accampati in posizione
dello zio, era passato di nuovo con Re- Alfonso li concesse dopo aver capito Caldora, e Carpenone, per impedire il soccor- leggermente elevata in una zona che egli chiama Sel-
nato, ma per pochissimo tempo perché che, in realtà, le truppe di Caldora non so, & apena fù accampato, che comparse dalla va del Campo e che nelle moderne mappe viene de-
avvertiva di non godere più di alcuna si trovavano nel castello. Da come si banda di Pescolanciano l’Esercito Caldoresco, finita Campodentro. In questo punto, naturalmente
fiducia. Caldora passava al servizio di svolsero i fatti successivi si deve rite- che venne audacissimamente à presentargli la protetto alle spalle da Colle Dolce e di fronte dal
Francesco Sforza e insieme a Giosia nere che Alfonso abbia deciso di rinun- battaglia (Di Costanzo, p. 433). fossato naturale che raccoglie le acque del cosiddet-
Acquaviva e Riccio da Montechiaro fa- ciare all’assalto del castello preferendo to Vallone di Miranda prima che confluiscano nella
ceva ritorno in Abruzzo per riprendere prepararsi ad uno scontro in campo Della selva denominata Castagna si conserva anco- gola del Carpino, fu posto l’accampamento.
la direzione di Napoli insieme a Gio- aperto andando incontro all’esercito di ra oggi il toponimo nella contrada immediatamente Il suo esercito era costituito prevalentemente da
vanni Sforza proprio mentre Alfonso Antonio che in quel momento doveva sottostante i ruderi del castello di Sprondasino, nel- truppe siciliane e catalane. Al termine della tregua
nel giugno di quell’anno era entrato trovarsi dalle parti di Sprondasino, un le vicinanze del fiume Verrino. Possiamo essere suf- l’esercito di Antonio mosse da Sprondasino verso il

30 Antonio Caldora, il castello di Carpinone e la battaglia di Sessano del 1442 31


tione la cavalleria Caldoresca, guardia, ch’era di Catalani, e Siciliani, perche tarda, fu apparecchiato il desinare al Re; e poi
e la Sforzesca, e però Giovan di la battaglia, dove stava il Rè con lo fiore de gli levata la tavola, essendo intorno una corona
Vintimiglia, del qual’é parlato Baroni del Regno, e con lo conte Giacomo Pic- di Signori, di Cavalieri e di Capitani, il Re
molto sù, e ch’era in grandissi- cinino, con un gran numero d’arme Bracceschi disse al Caldora, che volea vedere quelle cose,
ma autorità co’l Rè, e l’amava fecero tal resistenza, che’l Caldora dopo haver che havea guadagnate in quella giornata,
più di tutti gl’altri, dubitando travagliato molto restò vinto, e priggione, e cioè le suppellettili, ch’erano in quel Castel-
dell’esito della battaglia, per- l’Esercito suo in tal modo dissipato, che ne re- lo, e in un momento furono portate alla sala
suase al Rè, che s’assicurasse, starono pochi che non fossero priggioni. tutte le cose più belle, e tra le altre una cascia
e si ritirasse con la sua corte in di giusta grandezza di cristallo, dove erano
Venafro, ò vero à Capua, e la- Giovanni Sforza, rimasto con appena 15 cavalieri, ventiquattromila ducati d’oro, e oltre la ca-
sciasse combattere l’Esercito. Il abbandonò il campo di battaglia dirigendosi verso la scia un numero infinito di bellissimi vasi, che
Rè sorridendo rispose, che que- Marca dove si trovava suo fratello Francesco. Anto- i Venetiani haveano mandati a presentare a
sto era mal consiglio per voler nio Caldora circondato e ridotto agli estremi, fu co- Giacomo Caldora suo padre; v’era una grande
vincere, perche in ogni esercito, stretto alla resa. Sceso da cavallo si prostrò davanti argentaria più tosto reale, che di Barone sem-
che sarebbe troppo diminuire il ad Alfonso per baciargli il piede. plice, ancor che fusse grande; un canestro di
campo con la partita sua, e per Le cronache del tempo ed i commentatori di cose gioie di gran valore; gran quantità di tapaz-
conseguenza haver manco spe- militari, come Agostino Nifo nel suo libro De Pro- zarie, e d’armi, e infinite cose belle e pretiose.
ranza di vittoria; così movendo phanitate, sostennero che in verità l’esito della All’hora i circostanti stavano ad aspettare che
l’Esercito; il Caldora che havea battaglia fu determinato dal tradimento di Paolo di l’Re le compartisse tra loro; quando si voltò al
mutato stile, e come in tempo di Sangro e dei suoi uomini che, nel momento cruciale Caldora e gli disse: Conte la virtù è tanto cosa
Rè Renato havea sempre schi- dello scontro, passarono dalla parte del nemico gri- bella, che a mio giuditio deve ancora lodarsi,
fato di venire à fatto d’arme, dando: «Aragona, Aragona!». & honorarsi da i nemici, io non solo ti dono la
all’hora per necessità si sforzava Il tradimento di Paolo di Sangro era stato già con- libertà, e tutte queste cose, fuor che un vaso di
di farlo, perche dubitava, che es- cordato prima della battaglia sulla base di promesse cristallo, che voglio; ma ti dono ancor tutto il
sendo perduta Napoli, e partito di privilegi e feudi che puntualmente furono con- tuo stato antico paterno, e materno, e voglio,
Rè Renato, il Conte Francesco cessi all’indomani dello scontro. Tra questi Civita- che appresso di me habbi sempre honorato
non richiamasse le genti sue, & campomarano ed il suo castello che furono assegna- luogo; le molte Terre che havea acquistate tuo
egli fosse restato solo con poca ti sotto la condizione che le insegne dei di Sangro padre in Terra d’Otranto, in Terra di Bari, in
speranza di vincere; dall’altra venissero poste sul portale, come ancora oggi sono, Capitanata, & in Apruzzo, non posso donarti,
parte il Rè con l’animo che gli in uno scudo sorretto da un grifone contornato dai perché voglio restituirle ai padroni antichi,
dava la bona fortuna uscì dal gigli angioini capovolti. che mi hanno servito; le genti non posso darti,
campo di Alfonso passando per Pesco- In questa pagina: campo per combattere, come già Giacomo Zurita sostenne che Alfonso, successiva- perché finita la guerra, voglio che ‘l Regno re-
lanciano. Lo guidavano Paolo di Sangro Fronte d’ingresso fece. mente, abbia fatto edificare a Napoli una cappella spiri dalli alloggiamenti, e basteno le ordina-
(Foto: M. Pizzuti).
che era il capitano primo d’autorità, e dedicata ai Santi Pietro e Paolo perché questa bat- rie, che tiene il Principe di Taranto Gran Con-
Giovanni Sforza con il proprio eser- Alfonso, dunque, aveva deciso di con- taglia per lui vittoriosa si tenne proprio alla vigilia testabile del Regno. Condone a te, & a tutti gli
cito. I due eserciti, dunque, erano di- durre il primo attacco verso le linee della festa dei due santi. altri della tua Famiglia, la memoria di tutte le
visi dal Vallone di Miranda. Le truppe nemiche, ma la manovra non riuscì per Così Angelo di Costanzo descrisse la drammatica e offese, e voglio, che godono ancora li lor beni,
così schierate non si mossero per vari la pronta reazione dei soldati di Anto- disonorevole sconfitta di Antonio Caldora che usci- & attendano, come son tutti valorosi ad esser
giorni, fino al 28 giugno. Antonio dalla nio che inseguirono i soldati catalani e va definitivamente dalla scena militare: quieti, e fideli, e ricordevoli di questi benefici.
sponda sinistra del fiume teneva fer- siciliani che indietreggiavano fin nelle Il Caldora, inginocchiato in terra, dopo haver-
me le sue truppe osservando il nemico file che erano difese dal meglio dei ca- Questa vittoria l’usò con tanta clementia il li baciati i piedi, gli rese quelle gratie, che si
senza attaccare. pitani dell’aragonese. La battaglia si Re, che parve volesse emulare Cesare Ditta- poteano in parole; e perché all’ultimo il Re pa-
Alfonso che aveva deciso di prendere consumava con un corpo a corpo che tore, perché subito ch’l Caldora fu reso, e che rea, che l’avesse notato d’infedeltà cominciò a
parte personalmente agli scontri, ri- non faceva intravedere la prevalenza scese da cavallo, per baciargli il piede, il fe’ scusarsi, e dirle ch’egli sempre hebbe pensiero,
tenne che quell’attesa fosse segno di dell’uno sull’altro anche se Alfonso cavalcare, col volto benigno benignissimo gli e desiderio di servire Maestà Sua; ma che da
debolezza e si preparò all’attacco: animava i suoi partecipando personal- disse: Conte voi m’havete fatto travagliare molti inimici di quella era stato avisato, che
mente alla lotta: molto hoggi; andiamo in casa vostra, e faccia- la Maestà Sua tenea tanto intenso odio, con
Il Re ordinò in squadre il suo time carezze, ch’io sono già stanco. Il Caldora la memoria, e col seme di Iacomo Caldora
Esercito; ma non volsero quelli [...] dall’una parte, e dall’altra confuso di vergogna, disse: Signore, per vede- suo padre, che havea quattordici anni servito
del suo consiglio che s’allonta- si combattio con grande sforzo, re tanta benignità nella Maestà Vostra, mi ostinatamente la parte Angioina, e per que-
nasse dal Campo, perche era in benche il Caldora senza mol- pare haver vinto, havendo perduto. sto desiderava estirpare tutta Casa caldora,
gran prezzo, & in gran reputa- ta fatica pose in volta l’avanti Giunti che furono a Carpenone, ch’era l’hora & era stata la caggione, che non era venuta

32 Antonio Caldora, il castello di Carpinone e la battaglia di Sessano del 1442 33


a servirla, e si offerse di mostrare le lettere, e se. Racconta Angelo di Costanzo che Piccinino «ebbe mese di agosto, con alcune sortite favorevoli, riuscì
fe’ venire una cascietta di scritture; ma quel Nel giugno del 1458 moriva Alfonso ed il regno pas- in pochi dì tutto Abruzzo, eccetto Tagliacozzo, senza a liberarsi per andare ad asserragliarsi nella fortezza
gran re in questo ancora volse imitare Giulio sava nelle mani di Ferrante. Antonio fece atto di de- contrasto alcuno» e, approfittando della circostanza di Vasto dove resistette per un mese. Quando si rese
Cesare Dittatore, e comandò che dinante a lui vozione al nuovo re in occasione della sua presenza che i d’Avalos avevano lasciato Vasto per andare in conto che non vi era alcuna speranza inviò suo figlio
si ardessero tutte le scritture. a Sulmona da dove si trasferì a Napoli. soccorso di Ferrante a Sarno, Antonio Caldora sot- Restaino presso Ferrante a Napoli per trovare un
Il 25 ottobre 1459 Giovanni d’Angiò, figlio di Rena- traeva loro il castello di Vasto. onorevole accordo.
Secondo la tradizione, ripresa dal Perrella, il te- to, appariva nel golfo di Napoli con la flotta francese Verso la fine dell’anno cominciava la riorganizzazio-
soro di Antonio Caldora comprendeva anche una alleata con quella genovese. Alessandro Sforza face- ne dell’esercito aragonese e, quando Ferrante sem- 1465
statuetta d’oro di S. Michele Arcangelo che il padre va arrestare Raimondo Caldora e Antonio ne trasse brava ormai sul punto di lasciare il campo agli An-
Jacopo aveva sottratto dal santuario del Gargano. motivo per sottoscrivere un accordo con l’erede an- gioini, la storia prese un corso diverso e anche An- Nel mese di aprile del 1465 gli abitanti di Vasto, sol-
Quella statuetta fu successivamente fusa per conia- gioino. Da Napoli si spostò a Sessa Aurunca da dove tonio ne subì le conseguenze. Nel mese di gennaio lecitati da Pietro, Tommaso e Francesco dei Santi si
re monete che furono chiamate alfonsine e che por- il mese successivo partì per il Molise dove rientrò del 1461, nel tentativo di congiungere le sue truppe sollevarono contro Antonio che venne catturato e
tavano il motto: «Dominus mihi adjutor, et me time- per assediare Macchiagodena. Dopo essersi alleato con quelle di Piccinino, fu sconfitto da Alessandro portato prigioniero ad Aversa. Le sue terre vennero
bo inimicos meos». Il vescovo di Manfredonia, poi, con Giovanni Cossa andò a portare l’assedio di Cal- Sforza e Matteo di Capua. Nel mese di ottobre si era assegnate a Matteo di Capua. Grazie all’interessa-
avrebbe pregato Alfonso di rimediare facendo rea- vi e al comando del suo esercito si diresse verso le spostato a Sora con Carlo Baglioni per portare aiuto mento di Francesco Sforza, Antonio fu liberato ma
lizzare e donare alla Grotta di S. Michele una statua terre intorno a Montecassino dove, con una rapida a Giovanpaolo Cantelmi. Tentò di raggiungere Pie- obbligato a risiedere a Napoli con la sua famiglia.
d’argento di maggiori dimensioni e maggiore valore. azione, in un solo giorno prese San Vittore del Lazio, dimonte San Germano per andare a liberare Castel-
Statua che sarebbe stata poi sottratta dal successore Cervaro e Terocolo (Trocchio) per inoltrarsi subito luccio dall’assedio. Aveva contro Federico da Mon- 1466
Ferdinando I che nel 1461 ne avrebbe tratto monete dopo nella parte interna del territorio ad occupare tefeltro che però riusciva a conquistare quel castello
d’argento con l’immagine di S. Michele e che perciò Vallerotonda, Acquafondata, Viticuso e Sant’Elia ed inseguire il Caldora che fuggì da Piedimonte San Ormai sessantaseienne fuggì prima a Roma, poi a
avrebbero preso il nome di coronati dell’Angelo. Fiumerapido. Germano per rifugiarsi a Cervaro. Viterbo e, finalmente, a Jesi dove nel 1466 morì in
Anche il 1462 fu drammatico per il contado di Mo- assoluta povertà nella casupola di un soldato che era
Alfonso rimase nel castello di Carpinone il 28 e il 29 1460 lise. Interi paesi furono distrutti ed incendiati da stato al servizio di suo padre Jacopo.
e poi partì per l’Abruzzo dove, preceduto dalla no- Alessandro Sforza, come ricordò l’agnonese Marino Amaramente Angelo di Costanzo riprendendo le
tizia della grande vittoria di Sessano, ricevette l’o- Nel gennaio del 1460 Calvi veniva riconquistata Jonata contemporaneo ai fatti: parole di Giovanni Pontano conclude la storia di
maggio di tutti i baroni. Nel mese di ottobre Alfonso dalle milizie di Ferrante d’Aragona e Antonio si ri- Antonio Caldora:
d’Aragona concesse ad Antonio i territori di Pale- congiungeva con Giovanni d’Angiò con il quale, pas- Dicit quod in dicto anno 1462 Anglonenses
na, Pacentro, Monteodorisio, Archi, Aversa, Valva, sando per viam Venafri et Ysernie, si dirigeva verso elati multa mala commiserunt. Nam castrum che s’havesse havuto tanto de’ beni dell’ani-
Eboli e Trivento. Quest’ultimo, come riferisce Di la Puglia dove si sollevava una rivolta contro gli Caccaboni infocaverunt et disrobaverunt die mo, quanto havea havuto dello corpo, saria
Costanzo, costituito da 17 terre. Dopo il giuramen- Aragonesi e le città facevano omaggio all’angioino. 18 iunii Castra videlicet Ponte Spronansini et stato uno degli rari huomini, che fossero
to di fedeltà nelle mani di Lopez Ximen d’Urrea le Ferrante, mentre assediava Calvi, fu informato che i Petrabundantis disrobaverunt, et alia mul- nati in Italia; ma per male contrapesare le
sue truppe passarono al servizio di Alfonso mentre caldoreschi avevano occupato Fornelli e che in quel ta... Quoniam Bellum Montem et Castellu- cose sue, e per la speranza di essere quel che
il re restituiva alla moglie di Antonio i preziosi che le luogo si sarebbero dovuti congiungere con le milizie tium et alia loca dampnificaverunt […] non potea essere, si ridusse a tale, che non fù
aveva sottratto a Carpinone. del conte di Campobasso, del Montagano e di Carlo niente, con rovina della famiglia sua, la quale
Solo alla fine dell’anno Alfonso, ritornato a Napoli, di Sangro. Mandò l’ordine a Matteo di Capua, che Marino Jonata, che si trovava nella sua città quando nell’Esercito dell’arme era famosa per tutta
riusciva a prendere definitivamente Castel Nuovo, stava in Abruzzo, di muovere le sue forze verso l’alta il capitano aragonese l’assalì il 23 luglio e lo invitò Europa.
Castel Capuano e Castel dell’Ovo da cui Renato era valle del Volturno e assalire i caldoreschi alle spalle ad andare da lui ricevendo un rifiuto, così raccontò
fuggito per la Francia fin dal mese di luglio ed il 22 mentre egli si sarebbe mosso dal medio Volturno, in versi l’episodio (Jonata, p. 2, c. VI):
febbraio del 1443 percorreva trionfalmente la città in maniera che essi venissero presi nel mezzo. Ma Bibliografia
per partecipare al Parlamento generale del regno. le cose andarono diversamente da come voleva Fer- Alexandro con piacere et vulto sano
Croce, B 2001 (riedizione), Cola di Monforte, conte
Era presente alle manifestazioni anche Francesco rante che decise per una diversa strategia. Sapendo vederte volse et non per dampnificarte di Campobasso, Campobasso.
Pandone che nel Parlamento veniva ufficialmente indifese le terre dei caldoreschi, ordinò a Matteo di quantuncha un pocho te levo del grano. De Tummulillis, A 1890, Notabilia
reintegrato nel possesso della città di Venafro. Capua di lasciare ben fortificata Sulmona per diri- temporum, (sec. XV), C Corvisieri (ed.).
Antonio Caldora non fu mai accettato di buon grado gere i suoi cavalieri a devastare le terre dei Caldora, Sul fronte pugliese, nell’ottobre del 1462, Ferrante Di Costanzo, A 1582, Historia del Regno di Napoli,
dal re aragonese, tanto che, quando nella concomi- di Cola di Monforte, di Carlo di Sangro, e degli altri recuperava terreno riprendendo il possesso di Ser- Napoli.
tanza di una infermità di Alfonso lasciò Napoli per ribelli. racapriola mentre il Caldora, insieme a Giacomo Jonata, M 1500, Il Giardeno.
ritornare in Abruzzo senza darne notizia ufficiale, fu Il 22 luglio 1460 a San Flaviano, nei pressi di Giu- Piccinino, cercava di consolidare le posizioni in Perrella, A 1889, ‘Di Carpinone e sue vicinanze’,
gravemente sospettato di iniziative antiaragonesi. lianova, Antonio, schierato a fianco di Giacomo Pic- Abruzzo portando l’assedio a Sulmona nel gennaio in L’Antico Sannio e l’attuale provincia di Molise,
Isernia.
Però nel maggio del 1445 fu presente al matrimonio cinino, contribuiva alla vittoria delle forze angioine del 1463 e ad Archi nel luglio di quell’anno. Ma Picci-
Zurita, G 1668, Los cinco libros postereros de la
di Ferrante d’Aragona con Isabella di Chiaromonte. contro le truppe pontificie e milanesi schierate a nino capì che le cose si mettevano male e passò dal-
secunda parte de los annales de la Coron Aragòn,
Qualche anno dopo, nel 1452, ebbe in Toscana anche favore del re aragonese e comandate da Alessandro la parte di Ferrante costringendo Antonio Caldora Saragozza.
l’incarico di consigliere militare dell’erede aragone- Sforza e Federico di Urbino. ad una nuova ritirata nel castello di Riparella. Nel

34 Antonio Caldora, il castello di Carpinone e la battaglia di Sessano del 1442 35


A CONSUMO
DEL POPOLO
La scultura lignea devozionale a Carpinone tra XVII e XIX secolo
DI FRANCESCO DE NICOLO
Storico dell’arte

I brani di scultura lignea costituiscono il principale prodotto artistico delle chiese di


Carpinone. Opere di scultori molisani coesistono accanto alle sculture importate da
Napoli e realizzate dai grandi maestri, tra i quali emerge la figura di Arcangelo Testa
autore della straordinaria Madonna degli Angeli.

Fig. 1. Madonna degli Angeli, anni ‘30 del XIX


sec., Chiesa S. Maria degli Angeli, di Arcangelo
Testa (qui attr.) (foto: S. Spallone).

36 A consumo del popolo - La scultura lignea devozionale a Carpinone tra XVII e XIX secolo 37
E
In questa pagina: ccettuati i brani pittorici nove- azione persuasiva. Inoltre la statua In questa pagina:
Fig. 2. Angioletto, centeschi, non potrà sfuggire, in legno policromata al naturale era Fig. 3. Sant’Emidio, fine
particolare della Madonna XVIII sec., Chiesa S. Maria
degli Angeli (foto: S. anche al più distratto visita- - e continua ad essere - più vicina alla degli Angeli, di Giuseppe
Spallone). tore, la totale assenza, nelle chiese di sensibilità estetica del popolo in virtù Sarno (?) (foto: M.
Pizzuti).
Carpinone, di pale, affreschi e in gene- della sua tridimensionalità, del suo re-
rale di immagini dipinte raffiguranti alismo, della sua immediatezza comu-
santi e Madonne titolari degli edifici di nicativa. Caratteristiche di ‘veridicità’
culto, rimosse nel corso dei secoli dagli che certo non avevano le più auliche,
altari per far posto ad immagini scul- ma più ‘distanti’ sculture in argento o
toree. Ciò è sintomatico di una ine- marmo o le pale d’altare dipinte.
quivocabile «preferenza per il gruppo La produzione di immagini lignee de-
plastico anziché per l’opera di pittura» stinate alla devozione popolare si in-
(Mortari 1984), fenomeno invero non serisce nella dinamica dei rapporti tra
limitato a Carpinone ma constatabile il centro e le periferie laddove Napoli,
nell’intero territorio dell’antico Con- antica capitale politica ed artistica del
tado di Molise. Regno meridionale, costituiva il fulcro
La predilezione per la statuaria lignea generatore dei prototipi iconografici
non può essere motivata esclusiva- alla moda nonché luogo privilegiato
mente da ragioni economiche; al suo per la formazione degli artisti; molti
successo concorsero cause di caratte- scultori molisani intrapresero la «via
re antropologico, legate alle esigenze di Napoli» per apprendervi le arti e
devozionali della propaganda contro- svolgervi il proprio apprendistato nel-
riformistica che vedeva nelle proces- le più affermate botteghe. Acquisiti
sioni un momento centrale della sua fama e competenze essi generalmente
tornavano nella loro terra d’origine,
attratti dalle «potenzialità della piazza
molisana» nonché consci di poter ivi
«proporre con successo un “prodot-
to” artistico moderno, in linea con il
gusto in voga nella capitale» (Catalano
2009).
Accanto alla direttrice napoletana,
tuttavia, va sottolineata l’importanza
dei tratturi che congiungevano il Mo-
lise alla Capitanata. Lungo le arterie
della transumanza «circolava non sol-
tanto la pastorizia, ma anche un flusso
di artigiani e fornitori di altri servizi»
(Lattuada 1993) dunque artisti, dise-
gni, incisioni, modelli iconografici di
collaudata venerabilità. Il legame con
la Puglia, ricca regione del Regno, dové
essere forte al punto che molta cultura
figurativa napoletana giunse nel San-
nio molisano più su mediazione degli dai feudatari del luogo, i de Riso, fami- letana. Nell’Ottocento la città si dotò
esempi reperibili in Capitanata che glia di origine pugliese. di un nuovo corpus di immagini lignee
per diretta discendenza da quelli os- Percorrendo le vie della transuman- destinate alla devozione popolare.
servati nella capitale e in Campania. E za, una delle prime città pugliesi che i Molte commissioni toccarono ad Ar-
ciò è riscontrabile non solo nel XVIII pastori incontravano lungo il percor- cangelo Testa (1786 ca. -1859), scultore
secolo, ma anche nell’Ottocento. Nel so era San Severo (FG), ricco centro napoletano che, grazie ai recenti studi,
caso di Carpinone, i legami con la Pu- dell’alto Tavoliere, vetrina di impor- si va sempre più nitidamente profilan-
glia doverono essere rinsaldati anche tanti opere artistiche di matrice napo- do quale protagonista dell’arte del le-

38 A consumo del popolo - La scultura lignea devozionale a Carpinone tra XVII e XIX secolo 39
Nell'altra pagina: zione e il riallestimento dell’arredo tura a smalto: pessima abitudine che
Fig. 4. Processione liturgico e devozionale delle chiese. Si si spiega con la ripugnanza del popolo
dell’Assunta (anni ‘50)
(foto: archivio V. Ciccone). spiega così la consistenza del corpus nel vedere “invecchiare” l’immagine
statuario ottocentesco. di culto. Di stessa mano sembrano le
In questa pagina: Difficile, allo stato attuale, giungere ad tre statue di S. Lucia, S. Filomena e S.
Fig. 5. Altare della
Madonna di Loreto, 1617, una corretta lettura delle effigi che si Antonio abate, databili entro il terzo
Chiesa S. Maria di Loreto, venerano nella chiesa del Purgatorio quarto del XIX secolo e riferibili ad
di ignoto intagliatore
(foto: M. Pizzuti). perché svilite da più strati di ridipin- un seguace del napoletano Francesco

gno nel XIX secolo (De Nicolo 2016). Maria di Pizzo Calabro (VV) (Solferino 2016). L’ef-
Forse proprio da San Severo il nome di Arcangelo figie della Madonna degli Angeli, databile a nostro
Testa giunse a Carpinone. L’occasione della com- parere agli anni Trenta del XIX secolo, è annual-
missione dové essere il bellissimo simulacro della mente condotta in processione il 2 agosto. La festi-
Madonna degli Angeli che si venera nell’omonima vità mariana apre il ciclo dei festeggiamenti agosta-
chiesa (figg. 1-2). L’immagine rappresenta la Vergi- ni, che prosegue con le feste esterne di S. Donato (7
ne, assisa su nugolo di nuvole, nell’atto di sollevare agosto), dell’Assunta (15 agosto) oltre che con quella
un lembo del suo mantello azzurro, gesto incon- molto sentita del patrono S. Rocco (16 agosto). Tali
sueto per tale titolo mariano, così come è insolita momenti di aggregazione e festa precorrevano la
l’assenza del piccolo Gesù Bambino tra le braccia stagione della transumanza e servivano a propiziare
della Madre: Maria non è semplice mediatrice pres- il lavoro pastorale autunnale.
so Dio, ma è vera dispensatrice di grazie. Quattro Nella chiesa di S. Maria degli Angeli sono venerate
angioletti attorniano, con pose di composto giubilo, altre due immagini inedite. La statua di S. Nicola è
la Regina angelorum; restaurata una prima volta nel un’effigie ottocentesca accostabile alla produzione
1865, la statua conserva quasi integralmente la sua dell’oratinese Crescenzo Ranallo (1816-1892), in
originaria bellezza e la delicata policromia. Le pecu- virtù delle analogie fisionomiche e stilistiche col S.
liarità stilistiche, compositive e decorative non la- Giovanni battista di Toro (CB) e col S. Luigi Gonza-
sciano dubbi sull’attribuzione dell’effigie ad Arcan- ga di Pietracatella (CB) (Gentile Lorusso 2010). Di
gelo Testa. Stringenti, infatti, appaiono i confronti maggiore qualità è il S. Emidio (fig. 3), ascrivibile
con altre opere certe del maestro, a partire dalla S. alla produzione di una bottega napoletana della
Filomena (1830) in deposito presso la chiesa di S. seconda metà del XVIII secolo, forse quella di Giu-
Sebastiano a San Severo, accostabile per la qualità seppe Sarno (not. 1764-1820) in virtù del confronto
dell’intaglio dei panneggi, per la cintura che trat- con immagini edite dello scultore come il S. Mauro
tiene il vestito sotto i seni, per la decorazione della abate di San Mauro la Bruca (SA). L’attestazione del
veste a racemi dorati e per le fisionomie degli angeli culto per S. Emidio, invocato come protettore con-
(d’Angelo 2001). L’impostazione solenne del simu- tro i terremoti, ci ricorda che siamo in una regione
lacro carpinonese, inoltre, rimanda alle statue te- ad alto rischio sismico. Gli eventi tellurici del 1688 e
stiane della Madonna delle Grazie di Tresilico (RC) del 1805 furono particolarmente intensi provocan-
e soprattutto al gruppo processionale del Nome di do ingenti danni e imponendo, de facto, la ricostru-

40 A consumo del popolo - La scultura lignea devozionale a Carpinone tra XVII e XIX secolo 41
Citarelli (1790 ca. - 1871). Poco più an- Nell'altra pagina: corsata bottega di Arcangelo Testa
tica sembra, invece, la Madonna delle Fig. 6. San Michele necessita di un approfondimento per
Arcangelo, XIX sec.,
Grazie sulla quale un giudizio critico Chiesa S. Michele, di il quale si rimanda ad un nostro pros-
potrà essere formulato solo a seguito Pasquale di Capita (qui simo studio. Nella matrice sono anche
attr.) (foto: M. Pizzuti).
di un appropriato restauro. Nella stes- da segnalare il simulacro ‘vestito’ della
sa chiesa, poste all’ingresso a soste- In questa pagina: Madonna del Rosario, raffigurata nel
gno della cantoria, sono presenti due Fig. 7. Immacolata, tipo iconografico di Regina delle Vitto-
XVIII sec., Chiesa
colonne tortili intagliate con motivi a dell’Immacolata, di rie, e il turibolo d’argento, datato 1719,
racemi, buon lavoro di artigiano locale Silverio Giovannitti (qui elegante lavoro a traforo, cesello e fu-
attr.) (foto: S. Spallone).
del XVIII secolo, provenienti verosi- sione, realizzato dal noto argentiere
milmente da un antico altare smem- Andrea de Blasio (Mortari 1984).
brato. Di maestranza locale è anche il Quello che colpisce maggiormente,
Cristo morto condotto in processione entrando nella chiesa di S. Maria di
la sera del Venerdì Santo. Loreto, è il maestoso dossale ligneo
L’altare maggiore della collegiata di dell’altare maggiore (fig. 5). Realizza-
S. Maria Assunta è dominato dallo to nel 1617, il dossale si rifà ai portali
svettante simulacro ligneo della Ver- rinascimentali configurandosi, così,
gine Assunta raffigurata nel suo moto come ‘porta del cielo’ nonché, con la
ascensionale verso le vertigini dell’Al- sua edicola-nicchia centrale timpana-
tissimo. La qualità dell’intaglio e dell’o- ta, quale sorta di grandioso tabernaco-
riginaria policromia, oggi obliterata da
una deturpante ridipintura color ‘puf-
fo’, emerge dalle fotografie d’epoca che
immortalano il simulacro durante la
processione del 15 agosto (fig. 4). Dalle
foto si intuisce l’originaria delicata po-
licromia della veste della Vergine che
era disseminata di rose, ad imitazione
di abiti serici. Attribuita allo scultore
di Carovilli (IS) Emilio Labbate (1825-
1919) nel Catalogo dei Beni culturali
ecclesiastici, la statua va invece resti-
tuita con certezza al già citato Arcan-
gelo Testa per le stringenti analogie
offerte dall’Assunta di Pietrabbondan-
te (IS), dall’Immacolata vestita della
chiesa di S. Maria Maggiore a Lanciano
(CH), dall’Assunta attualmente nella
sacrestia della concattedrale di Polica-
stro (SA) nonché dalla S. Filomena di
Bussi sul Tirino (PE) (De Nicolo 2016),
senza trascurare le significative affini-
tà con la stessa Madonna degli Angeli
di Carpinone.
L’attribuzione ad Emilio Labbate, in
ogni caso, non è del tutto fuori luogo.
Ci sembra, infatti, di ravvisare nelle
opere dello scultore carovillese, che
sappiamo essersi formato a Napoli
(Gentile Lorusso 2010), una palpabile
ascendenza testiana. L’inedita propo-
sta del discepolato del Labbate nell’ac-

42 A consumo del popolo - La scultura lignea devozionale a Carpinone tra XVII e XIX secolo 43
lo che custodisce la Vergine lauretana. In questa pagina:
Molto arcaico, per rigidezza dell’inta- Fig. 9. Processione del 16
agosto - La statua di san
glio e simmetria della composizione, Rocco - Anni ‘50 (archivio
il simulacro della Madonna di Loreto, V. Ciccone).

realizzato in concomitanza con l’alta-


re, va ricondotto al lavoro di qualche
intagliatore locale più avvezzo all’ese-
cuzione del bassorilievo piuttosto che
del tuttotondo. Pregevole è l’organo
con la sua cassa riccamente intagliata.
Nella stessa chiesa si venera una statua
di S. Anna con Maria bambina ricondu-
cibile, a nostro parere, alla sgorbia di
Emilio Labbate mentre nella nicchia
dirimpettaia un S. Leonardo che ci pare
attribuibile al napoletano Gennaro
Cerrone per le analogie stilistiche con
il suo S. Nicola realizzato per Vico del
Gargano (FG). Il Cerrone è stato for-
se l’ultimo esponente della tradizione
statuaria napoletana avendo lavora-
to fino agli anni Trenta del XX secolo
(Valcaccia 2016).
Percorrendo i tratturi e poi l’antica Via
Sacra Longobardorum, i carpinonesi
compivano ogni anno un pellegrinag-
gio al santuario di S. Michele a Monte
Sant’Angelo (FG). All’Arcangelo è in-
titolata a Carpinone una chiesa, che si lignea dell’Immacolata raffigurante la In questa pagina:
ritiene essere la più antica del paese, Donna dell’Apocalisse nell’atto di cal- Fig. 8. Chiesa di S. Rocco
con le statue pronte per
nella quale si venera un’effigie lignea pestare il serpente (fig. 7). Prototipo la processione, anni ‘20
del santo. Riteniamo che la statua (fig. iconografico della statua carpinonese del XX sec. (foto: archivio
G. Venditti).
6) sia stata realizzata, a sostituzione è l’Immacolata dello scultore Giaco-
di un antico dipinto, dallo scultore di mo Colombo (1663-1731) per la chie-
Vastogirardi (IS) Pasquale di Capita sa di S. Francesco a Lucera (FG). Tale
(1812-?) in virtù dell’affinità dell’inta- peculiarità configura la nostra inedita
glio e delle fisionomie con l’Immaco- effigie come prodotto di un allievo, o
lata della chiesa del SS. Salvatore a San almeno imitatore, del Colombo quale
Massimo (CB); il demonio calpestato fu, difatti, lo scultore di Oratino (CB)
dell’Arcangelo, inoltre, replica quello Silverio Giovannitti (1724-1788); la
ai piedi del S. Michele della chiesa di S. statua di Carpinone è una replica pal-
Lucia a San Severo. Sempre a Pasquale mare dell’Immacolata di Civitanova
di Capita va attribuita la statua ‘vestita’ del Sannio (IS) scolpita dal Giovannit-
della Madonna del Carmine i cui linea- ti nel 1758. Nei pressi della chiesetta
menti del volto sono confrontabili con dell’Immacolata si erge il marmoreo
quelli dell’Angelo custode del santua- Monumento ai Caduti della Grande
rio del Soccorso a San Severo. Di car- Guerra raffigurante il fante che inneg-
tapesta sono, invece, le due immagini gia all’attacco, opera dallo scultore ro-
di S. Biagio che guarisce il bambino e mano Giuseppe Ciocchetti.
dell’Annunciazione. La chiesa di S. Rocco (fig. 8), dedicata
Nella piccola chiesa dedicata alla Con- al patrono di Carpinone, distrutta dal
cezione è custodita una graziosa statua terremoto del 1805 fu riedificata nel

44 A consumo del popolo - La scultura lignea devozionale a Carpinone tra XVII e XIX secolo 45
corso del XIX secolo. Anche la Angeli, da ritenersi una delle sue to cartaceo con l’indirizzo della Marche e in Sardegna. A Napoli, nella In queste pagine:
statua lignea del pellegrino di effigi mariane meglio riuscite. casa-bottega del maestro ubica- basilica di S. Maria della Sanità, è stato Fig. 10. Particolare della Fonti
statua di San Sebastiano,
Montpellier, che per intaglio e Le statue carpinonesi vanno a ta vicino alla chiesa di S. Maria la rinvenuto da chi scrive un vero e pro- anni ‘30 del XIX sec., Biblioteca Provinciale Campobasso,
ieraticità è da considerarsi pro- costituire il primo nucleo moli- Nova a Napoli. prio ciclo inedito di statue da attribuir- Chiesa S. Rocco, di fondo Petrone, u. c. 8, c. 1r.
Arcangelo Testa (qui attr.)
dotto di qualche scultore locale sano di statue di Testa, scultore Il Testa fu, per gran parte del si al Testa composto dai simulacri di S. (foto: F De Nicolo). Bibliografia
dei Sei-Settecento, fu comple- la cui presenza molisana, al di là XIX secolo, uno dei massimi in- Francesco, S. Antonio, S. Margherita da Catalano, D 2007, ‘Scultura lignea in
tamente restaurata nell’Otto- delle attribuzioni qui presenta- terpreti dell’arte del legno; sue Cortona, S. Pasquale Baylon, S. Pietro Molise tra Sei e Settecento: indagini
sulle presenze napoletane (Colombo,
cento con l’aggiunta di elementi te, è confermata dal ritrovamen- opere sono sparse in tutto l’an- d’Alcantara, S. Giovan Giuseppe della Di Nardo, De Mari, D’Amore)’, in L
decorativi meccati. Ogni anno to, nella Biblioteca Provinciale tico Regno delle Due Sicilie con Croce. Ritorneremo sull’argomento in Gaeta (ed), La scultura meridionale in
il simulacro del patrono è con- di Campobasso, di un frammen- significative ‘incursioni’ nelle altra sede. età moderna nei suoi rapporti con la
circolazione mediterranea, vol. II, Atti
dotto in processione per le vie
del Convegno internazionale di Studi
del paese in un fercolo che per (Lecce 9-11 giugno 2004), Congedo,
l’occasione viene completamen- Galatina, pp. 221-232.
te ‘addobbato’ con i tanti ex voto Catalano, D 2009, ‘Sulla via di
d’oro e d’argento offerti nel cor- Napoli e ritorno. I protagonisti
della cultura figurativa molisana
so dei decenni al santo (fig. 9).
del Settecento’, in R De Benedittis
Nella chiesa si venera anche S. (ed), Verso la modernità. Il Molise nel
Sebastiano, da sempre associato Tardo Settecento, Atti del Convegno
a S. Rocco per la speciale prote- (Campobasso 9-10 marzo 2006),
Vereja, Benevento, pp. 333-352.
zione contro la peste, raffigurato
d’Angelo, E 2001, ‘Scultura lignea
in una pregevole inedita statua
dell’Ottocento in San Severo:
lignea che a nostro avviso, anco- Arcangelo Testa’, in Fogli di periferia, a.
ra una volta, è da ritenersi opera XIII n. 1-2, pp. 37-49.
di Arcangelo Testa. La perfetta De Nicolo, F 2016, ‘Arcangelo Testa:
anatomia, la qualità dell’intaglio, le sue opere a Giovinazzo. Importanti
novità sullo scultore napoletano’, in
i connotati del volto del santo La Piazza di Giovinazzo, a. XX n. 12,
aderiscono pienamente alla pla- dicembre, pp. 32-34.
stica devozionale testiana (fig. Di Palo, F c.s., Francesco Verzella “il più
10). Pasticciate da ridipinture, le eccellente scultore de’ nostri tempi”
statue della Vergine e del Cuore e gli “scultori di legnami” nella Napoli
del XIX secolo tra allievi, comprimari ed
di Gesù vanno ascritte alla pro- epigoni, Grenzi, Foggia.
duzione di un seguace di France-
Lattuada, R 1993, ‘Le botteghe di
sco Citarelli, cautamente identi- Oratino nel contesto dei rapporti
ficabile col napoletano Giuseppe artistici tra il Molise, Napoli e la
Catello (1814-1894). Puglia’, in GG Borrelli, D Catalano &
R Lattuada, Oratino: pittori, scultori e
A conclusione di questo contri- botteghe artigiane tra XVII e XIX secolo,
buto va sottolineato che il pa- Arte tipografica, Napoli, pp. 27-40.
trimonio statuario di Carpinone Gentile Lorusso, D 2010,
offre un significativo spaccato Attraversamenti: sulla cultura artistica
della produzione lignea molisa- nell’Ottocento molisano, Regia,
Campobasso.
na e napoletana dei secoli XVIII
e XIX. È stata rilevata, infatti, la Mortari, L 1984, Molise: appunti per una
storia dell’arte, De Luca, Roma.
coesistenza di prodotti artistici
Solferino, G 2016, ‘Arcangelo Testa e
realizzati dai principali scultori il busto di S. Andrea Avellino. Un ex
molisani accanto ad opere im- voto ad reparandum’, in V De Nittis
portate dalla capitale dell’antico (ed), Monasterace. Storia, architettura,
arte e archeologia, Rubbettino, Soveria
Regno meridionale. È risaltata,
Mannelli, pp. 327-345.
in particolar modo, la figura del-
Valcaccia, E 2016, I tesori sacri di
lo scultore partenopeo Arcange- Castellammare di Stabia. La scultura
lo Testa, autore a Carpinone dei del Settecento e dell’Ottocento,
simulacri dell’Assunta, di S. Se- Longobardi, Castellammare di Stabia.
bastiano e della Madonna degli

46 A consumo del popolo - La scultura lignea devozionale a Carpinone tra XVII e XIX secolo 47
IL 1860 A
CARPINONE
DI GABRIELE VENDITTI
Direttore Biblioteca Comunale ‘M. Romano’ - Isernia

«Pettorano, Carpinone, Isernia, meritereste che su voi non venisse più né pioggia né
rugiada, fin che durerà la memoria dei nostri, ingannati e messi in caccia e uccisi pei
vostri campi e pei vostri boschi!». Se dopo l’autunno del 1860 la pioggia ha continuato
– per fortuna – a cadere su Carpinone, lo ha fatto a dispetto della maledizione scagliata
dalla camicia rossa Giuseppe Cesare Abba e affidata al suo memoriale Da Quarto al
Volturno, edito nel 1891.

Carta corografica di Molise (incisore: G. De


Santis, Napoli, 1856).

48 Il 1860 a Carpinone 49
Nell'altra pagina: che truppe borboniche sono in rapido che viene prontamente eseguita, poi-
Briganti e cafoni del avvicinamento a Isernia provenienti ché chi lo segue si impadronisce dei fu-
Sannio (acquerello 1850
ca., web). dalla Terra di Lavoro. Verso mezzo- cili del corpo di guardia. Pasticcio dice
giorno, giunge in paese una carrozza a Fazio che il sindaco, Gabriele Valente,
In questa pagina: proveniente da Maddaloni, dalla quale lo ha fatto chiamare e nelle sue mani di
L’arresto di briganti
(incisione 1860 ca., web). scendono vari galantuomini, ospiti del contadino ha rimesso la carica; conti-
canonico don Giuseppe Iamurri. Per nua dicendo che ha rinunciato anche
strada rimane il calessiere ed è da lui il secondo eletto, Gabriele Venditti;
probabilmente che Giovanni Tamasi, che da quel momento ogni contadino
detto Pasticcio, ha la notizia dei reggi- può andare a suo bell’agio a dividersi la
menti in marcia. Nel pomeriggio, poi, Montagna e la tenuta comunale di Sel-
conferme vengono raccolte da quanti, vapiana. Poi minaccia: corrono tem-
spaventati, hanno lasciato Isernia per pi procellosi ed è brutto mondo, in cui
riparare a Campobasso. A quel punto ognuno può incorrere in un malanno.
«un cupo fremito di popolo incominciò Il 30 non muore nessuno: fin qui è tut-
a serpeggiare per le vie di Carpinone; i to limitato a una carnascialesca, sgua-
liberali presentivano la procella» (Va- iata festa di piazza. Gli atti processuali,
lente 1932). vergati già in inchiostro sabaudo, par-
Quella sera, al quartiere della Guardia lano di orge invereconde e di un mastro
Nazionale – a la Croce, sotto Palazzo Pietro Venditti – mastro perché cia-
Iamurri – è di turno il capo sezione Ga- battino – che in quella sera e nei giorni

F
u grazie a simili sentenze che Carpinone, tano insegne e il tricolore del Governo provvisorio etano Fazio, di professione notaio. Con successivi ne è il cerimoniere, giacché
come altri centri della Reazione, si guadagnò sostituisce i gigli dei Borbone. Ovunque gli ottimati, lui, il secondo, Leonardo Di Giovanni, e
cattiva fama agli occhi dei regnicoli e si creò a salvo le limitate estreme frange di quanti per tempo pochi altri uomini: molti dei mobilitati, innalzato un altare in mezzo
mezzo stampa il mito del cafone – «straccioni, con si sono già apertamente schierati, rimangono at- fiutato il pericolo, non si sono presen- a largo Croce, esponeva alla
sandali di pelle di capra, con feltro a tronco di cono, tendisti, ipocritamente aderenti al nuovo, poiché il tati. Entra, con altri sodali, Giovanni venerazione quell’effigie, alle
messi sossopra da un vescovo per riavere il Borbone nuovo avanza, ma pronti a riabbracciare il vecchio Tamasi – quello stesso del calessiere – quali col turibolo dava l’incen-
e la schiavitù» (Mario 1870) – che uccide a roncola- regime. Così, sotto la cenere di una rivoluzione ra- e, con portamento da gradasso, ordina so; ed onde apparisse chiaro
te al grido di Viva Francesco e viva Maria!, nemico pida e, apparentemente, assimilata, cova pronto il in nome di Francesco II la mobilitazio- il concetto di quei baccanali,
perfetto – come oggi lo jihadista – contro cui river- fuoco dell’insorgenza legittimista. ne generale: tutti devono armarsi per lo stesso cerimoniere erasi
sare l’odio, mastice unificante della nuova nazione C’è un’unica regìa dietro il conflagrare violento della proclamare e festeggiare il ritorno del provveduto di una quantità
italiana. Reazione, a Carpinone come altrove, nella notte del re e fare la pelle ai galantuomini – cosa di budella d’agnello, e quelle
Cosa successe di tanto aberrante, qui da noi, in 30 settembre 1860. La data non è scelta a caso: si è
quell’ottobre del 1860? Esistono momenti in cui la appena prima della grande Battaglia del Volturno,
Storia accelera bruscamente e paesi in cui per de- del 1 di ottobre, che vede per la prima volta l’Eser-
cenni non si è registrato nulla di rilevante vengo- cito duosiciliano in chiave offensiva contro i gari-
no scossi dall’immobilità e si condensano in giorni baldini dell’Esercito meridionale, da troppo tempo
eventi tali da qualificare un secolo intero, straor- fermi sulla linea del fronte e stanchi a dover soste-
dinari nel senso letterale del termine. Nel 1860, a nere il peso di una campagna che si trascina da un
Carpinone come altrove, si combatté una guerra semestre. Questa stasi viene impegnata dagli strate-
civile che esplose rapida, bruciò per pochi giorni e ghi di Francesco II per apprestare e tradurre in atto
lasciò lutti, rancore e miseria – morale e materiale un articolato piano politico-militare che prevede la
– ad aggiungersi alla miseria già conosciuta. Pochi riorganizzazione dell’esercito, l’attacco frontale ai
pagarono per tutti, con la morte o con condanne a garibaldini per riprendere Napoli e – questa la parte
vita ai lavori forzati. Dopo il diluvio, si tornò presto che ci interessa – castigare attraverso l’insorgenza
all’usuale torpore, al lento scorrere dei giorni. popolare i traditori che hanno alzato la bandiera del
Con Garibaldi entrato trionfalmente a Napoli il 7 di governo provvisorio in Irpinia, nel Sannio, in Moli-
settembre 1860 e Francesco II arroccato a Gaeta, le se e Abruzzo. I torbidi vengono, dunque, sollecitati
sorti del Regno delle due Sicilie sono segnate. Anche da Gaeta per distrarre a Garibaldi uomini e mezzi.
in periferia è tutto un adeguarsi al nuovo corso. I li- Ovunque si appiccano fuochi alle spalle delle Cami-
berali di vecchia e nuova data alzano la testa; nelle cie rosse.
province e circondari al di qua del Volturno si mu- A Carpinone, l’abbrivo, il 30 settembre, segue la voce

50 Il 1860 a Carpinone 51
In questa pagina, in alto: mostrando diceva: “A canne si
Frontespizio del quaderno debbono vendere, come queste,
in cui è trascritta
l’opera Il 1860 a Isernia, le budella dei liberali”. E quasi
Pettoranello e Carpinone non bastassero tali eccitamen-
- Notizie storiche di Pietro
Valente (Archivio privato ti vi si aggiungeva la danza, i
Venditti). ribelli vi si atteggiavano a can-
nibali accennando a stragi e
In questa pagina, in basso:
Piazza mercato, luogo di saccheggi (Valente 1932).
svolgimento degli eventi,
in una foto degli anni
Quaranta del ‘900 (web). Per inciso, mastro Pietro Venditti è
l’autore della celebre lettera a France-
Nell'altra pagina: sco II in cui, vantando l’uccisione di un
Uniformi delle armate di
Garibaldi (xilografia da tenente garibaldino, chiede al sovrano,
una rivista del 1860, web). in premio, di aver per sé e progenie la
licenza da rivenditore di sale e tabac-
chi.
Il giorno successivo, primo di ottobre,
i nuovi padroni del paese prelevano di vanni Tamasi viene fatta la requisi- mestici lari i signori Costanzo Petrunti, Saverio De a sedurli, a parole e denaro. Altro grande accusatore
forza l’arciprete Michelangelo Scioli zione di armi nelle case dei galantuo- Blasio, Saverio Antenucci, Domenico Ciccone, i gio- di Fazio è quel Giovanni De Simone, pure lui notaio,
scortandolo fino in chiesa; qui gli im- mini (vengono disarmati, fra gli altri, vani figli di Gennaro Ciccone, Vincenzo e Federico, che abbiamo già incontrato disarmato e derubato
pongono la recita solenne del Te Deum Giovanni De Simone, Emilio Di Blasio, Francesco De Dominicis, Fiorangelo Tamasi e altri» nella notte del 3 ottobre. In una sua querela al Pro-
per Francesco II; ne segue una proces- Nicolangelo Sassi, Giacinto Carnevale, (Valente 1932) – che, a piedi, vengono avviati verso curatore del Re del 26 gennaio 1861 – tra le altre ne-
sione accompagnata dalla banda, come Gabriele Venditti). L’occasione è col- le carceri di Isernia, subendo lungo la via sevizie e fandezze grandi e piccole che riversa sul collega – lo
fosse il 16 di agosto, San Rocco. ta per altro genere di requisizioni – a minacce di morte. La loro prigionia dura poco: il accusa di aver, nella notte del 4 ottobre, spedito
Le cose cominciano a farsi sul serio casa di Gennaro Ciccone, possidente, Governatore di Molise, Nicola De Luca, giunto in
solo successivamente: nella notte tra si involano 2000 ducati e vengono in- città nella notte del 4 di ottobre con i suoi ottocento corrieri in Sessano per chiamare in aiuto i
il 3 e 4 ottobre, arrivata la notizia che, cendiate le carte di famiglia; al notaio militi, libera tutti i detenuti; quando poi, meno di saccheggiatori, gli incendiarii di quel Co-
finalmente, Isernia ha visto l’ingres- De Simone «asportate tutte le carte un giorno dopo, le truppe borboniche e i cafoni di mune, i quali in effetti accorsero organizzati
so della compagnia di gendarmi regi dello studio, la intera libreria del valo- Salzillo, da Venafro, riconquisteranno nuovamente in bande armate, con tamburro, ed uniti ai
comandata dal maggiore De Liguori, re di ducati 1800, tomoli 60 di grano». la città, si uniranno alla fuga scomposta dei liberali Carpinonesi passarono in Isernia ove con-
la Reazione carpinonese dà un nuovo Quella stessa notte, in undici vengono isernini e dei garibaldini di De Luca, lungo la via de- sumarono ogni maniera di misfatto (Valen-
giro di vite: per ordine del noto Gio- arrestati – «furono strappati dai do- gli Abruzzi, per Rionero e Castel di Sangro; chi rima- te 1932).
ne attardato, verrà raggiunto e trucidato: fra questi,
i carpinonesi Saverio De Blasio, suo figlio Gaetano e Si riferisce ai sanguinosi fatti del 5 di ottobre, quan-
Francesco Sassi. do Isernia, come già visto, dopo essere stata presa
In paese, altri liberali, scampati agli arresti 3 otto- dai garibaldini di De Luca (il giorno 4), fu nuova-
bre, provano a sottrarsi con la fuga per i campi, come mente occupata dai lealisti e si giunse ad episodi di
fa l’ottuagenario canonico don Giuseppe Guerra, ma indicibile efferatezza che videro i carpinonesi in pri-
dopo giorni passati ad errare di tugurio in tugurio – ma fila: Stefano Iadopi, nel descrivere, da contuma-
quanto gli permettono l’età e la gotta – viene final- ce, l’incendio del suo palazzo parla di «teschi umani
mente preso il 5 di ottobre e avviato in ceppi prima recisi che erano rotolati per la strada dai carpino-
a Isernia, poi a Gaeta. nensi Antonio Fabrizio, Michele Martella La Vacca,
Fermiamoci un attimo: conosciamo meglio gli attori e molti di Pesche». Sempre De Simone denuncia che
di questa commedia diventata dramma. Richiamia- Fazio
mo in scena quel don Gaetano Fazio che abbiamo
conosciuto come vittima del gradasso Giovanni fuggì da Carpinone quando gli fu scritto dal
Tamasi. Negli atti processuali, così come da Iadopi, fratello che la colonna dei garibaldini, co-
viene indicato come la mente occulta della reazione mandata da Nullo, moveva per Carpinone ed
carpinonese: testimonianze concordanti – Fioran- Isernia, e il popolo allorché lo vide fuggire
gelo Tamasi, Gennaro Ciccone – lo indicano, fin dal- esclamava: “Ci ha eccitati a delinquere ed
la metà di settembre, come sobillatore dei più espo- ora ci lascia abbandonati e senza capo” (Va-
sti Giovanni Tamasi e Felice Valente, Zaccaria: è lui lente 1932).

52 Il 1860 a Carpinone 53
l’avanguardia: quei circa mille uomini organizzati Altri quattro garibaldini, sbandati, si trovano a per-
da Teodoro Salzillo che hanno svolto ruolo deter- correre la Chianella:
minante già nell’affrontare la Colonna De Luca; per
tacere, poi, dei non numerabili villani anarchici e Due di essi furono massacrati a colpi di fu-
feroci di Castelpetroso, Carpinone, Pettorano: uo- cile (tra gli uccisori Gaetano Minchilli, lo
mini e donne pronti a colpire di schioppo come di scarpariello); altri due si rifugiarono in casa
zappa, abili ad abbattere il nemico in livrea rossa di Leonardo Antenucci Tribazio che li tenne
finanche a pietrate. C’è un’efficace immagine – ve- nascosti sotto un grosso tino, ove stettero tre
rosimile più che vera – che Carlo Alianello dà nel suo giorni. Non potendo più rimanervi, furono
celebre La conquista del Sud: uomini e donne che se- costretti ad uscire e, attraverso il giardino
guono il crocifisso e mormorando preghiere scendo- di D. Emilio Petrecca volevano prendere la
no da Carpinone; la loro lenta teoria quasi ipnotizza via della Fontanella. Scovati da Domenico
i soldati di Nullo, così che quando, d’improvviso, si Martella, Cartuccia, e Maria Malerba, Cai-
trasformano in orda sanguinaria che, sguainate le bo, raggiunti, a colpi di scure furono uccisi
ronche, si abbatte sui garibaldini, li trova fermi nella e poiché coi loro movimenti, nei momenti
sorpresa, sterminandoli. ultimi dell’agonia, accennavano ancora ad
La disfatta di Nullo a Pettorano è cosa nota. Meno un fil di vita, la Malerba con un grosso sasso
nota è forse la sorte dei tanti che, cercando di ri- schiacciò loro la testa. La scure operata era
conquistare la via per Boiano, cadono nella notte di Michele Tamasi fu Romualdo, Felicella,
tra il 17 e 18 ottobre, «vittime di quei feroci ribelli il quale la portava ancora intrisa di sangue
che non pugnavano, ma da vili uccidevano uomini sul braccio. Visto dall’arciprete Scioli, per
inermi e sperduti in luoghi ad essi ignoti». In questa spavalderia, disse che aveva fatto il suo. Ciò
caccia al berrettuccio rosso si distinguono partico- gli fruttò 20 anni di lavori forzati, mentre il
larmente i cafoni di Carpinone. I garibaldini ven- Martella e la Malerba, autori dell’uccisione
gono rastrellati nelle campagne e portati in paese; tornarono a casa risalendo la Maruccia, non
qui cambia il mezzo e l’occasione, ma in ventotto furono denunciati e restarono impuniti (Va-
vengono barbaramente uccisi. Sette Camicie rosse, lente 1932).
prese a Macchiagodena, viaggiano sotto scorta ver-
so Isernia. Vestono abiti borghesi e sono disarmati. Altri diciassette – perfido numero – vengono uccisi
Giunti a Largo Croce, vengono fermati dai cannibali al Largo della Croce: «I loro corpi, evirati dalle don-
di Carpinone: «Raffaele Valente, Menestrella, lanciò ne, sanguinanti, maciullati, nudi, furono gettati in
un colpo di pietra che ferì un garibaldino alla bocca una fornace da calce alla contrada Neviera, a valle
perché alla domanda chi Viva? Rispose: Viva Gari- della carrozzabile Aquilonia».
baldi! Dal mucchio si gridò uccidiamoli, uccidia- Un’ultima, inutile orgia di sangue. Due giorni dopo,
moli tutti!» Le Guardie urbane riescono a sottrarre la rotta dei lealisti sul Macerone. Vittorio Emanuele
gli arrestati alla lapidazione. Si riavviano. Vengono entra a Isernia come ora si entra in Aleppo. Il Regno
Non sappiamo quanto di vero ci sia che, in quei giorni, senza dichiarazione In questa pagina: inseguiti e raggiunti nelle vicinanze del cimitero da del Sud diventa Italia.
nella querela; quanto invece sia gon- formale di guerra, hanno superato sul Iscrizione incisa su una Antonio Fabrizio, Socarlo, Michelangelo Venditti, Si è già detto: per Carpinone, dopo il diluvio, si tornò
casa in C.so Aquilonia,
fiato per gelosia di professione. In sede Tronto il confine del Regno delle Due Carpinone (foto: S. Totaro, Leonardo Palladino, Patana, Luigi Cagna, al torpore, al lento scorrere dei giorni.
processuale, Fazio venne, in ogni caso, Sicilie e puntano al Volturno per chiu- Spallone). Zirocco, e uno detto Cialone, e trucidati.
prosciolto da ogni accusa e reintegrato dere la partita. Così il dittatore invia Bibliografia
tra gli ottimati, ora tutti riverginati nel- oltre il Matese una colonna di Camicie Sul luogo del misfatto, arrivò ultimo tra i ca-
Abba, GC 1880, Da Quarto al Volturno, Bologna.
la fede sabauda. rosse comandate da Francesco Nullo; foni Raffaele Mascieri fu Felice, Scelato, che
Alianello, C 1972, La conquista del Sud, Milano.
Torniamo alla cronaca. Riconquistata pochi, in realtà, per l’obiettivo prefissa- per sfregio e spavalderia recise due teste ai
Isernia il 5 di ottobre, l’intero distret- to, ma ha la promessa dei liberali locali corpi già resi cadaveri e sospese pei capelli Anonimo [ma Stefano Iadopi] 1861, La Reazione
avvenuta nel distretto d’Isernia dal 30 settembre al
to è saldamente in mano ai reazionari. che oltre tremila volontari li attendo- alle canne dei fucili, come in trionfo, fra gli
20 ottobre 1860, Napoli.
La città in mano borbonica è una spi- no a Boiano per marciare congiunti su evviva e gli schiamazzi dei compagni le por-
Mario, A 1870, La Camicia Rossa, Torino.
na nel fianco di Garibaldi: da un punto Isernia. Nullo conosce numero e valo- tò in paese, a testimoniare il bieco e feroce
di vista strategico, è necessario poter re dei regolari borbonici presenti nel delitto. Le teste furono poi gittate nella fossa Valente, P 1932, Il 1860 a Isernia, Pettoranello e
Carpinone - Notizie storiche, inedito. Copia in
controllare la consolare che scende distretto; sottostima, invece, la forza comune carnaria della Chiesa della Conce- manoscritto di Erminia Testa, Archivio privato
dall’Abruzzo per il valico del Macero- dei cafoni che s’accompagna all’eserci- zione (Valente 1932). Venditti.
ne, percorso obbligato per i Piemontesi to duosiciliano e spesso ne costituisce

54 Il 1860 a Carpinone 55
LA LINEA FERROVIARIA
CARPINONE-SULMONA
DI CARMINE MASTROPAOLO

In diversi periodi storici, nel nostro Paese, si ripresenta puntuale la ‘questione


ferroviaria’. Dopo l’Unità d’Italia, nella seconda metà del XIX secolo, si dovettero
individuare i tracciati delle linee in costruzione, in modo da configurare una logica
e funzionale rete ferroviaria nazionale; più della razionalizzazione e l’orografia dei
territori incisero il peso e l’autorevolezza dei notabili che quei territori esprimevano.
All’inizio del Novecento si istituivano le Ferrovie dello Stato, che assumevano la
gestione diretta dei 13.000 chilometri di linee esistenti, 2.000 dei quali a doppio binario.

Veduta della stazione di Carpinone, anni ‘40 (web).

56 La linea ferroviaria Carpinone-Sulmona 57


Nell'altra pagina: venne ricollegata Carovilli con Castel 2175 m; sotto la Maiella, 2485 m; sotto
Stazione di Carpinone di Sangro con l’istituzione di due nuo- il monte Pagano, 3109 m), il ponte a tre
nel 1890 (archivio D.
Palladino). ve stazioni molisane, Vastogirardi e archi di 20 m di luce ciascuno sul fiume
Villa S. Michele. Sangro, il viadotto di 27 archi di 10 m
In questa pagina: I lavori post-bellici di sistemazione di luce ciascuno sui fossi Piana Mas-
Veduta della stazione
di Carpinone, anni ‘20 del tracciato non compromisero le sari e Vallone Cerreto. A completare il
(archivio D. Palladino). originali caratteristiche tecniche, co- quadro degli antichi fasti e dell’unicità
struttive e d’esercizio, che ne fanno, della linea Carpinone-Sulmona, pos-
a diritto, un capolavoro di ingegneria siamo con orgoglio aggiungere la pro-
ferroviaria. fessionalità di chi l’ha gestita: la linea
Fra tutte le trasversali ferroviarie ap- era considerata ‘l’università dei mac-
penniniche la Carpinone-Sulmona è chinisti’, l’abnegazione dimostrata dai
quella che presenta la più elevata quo- ferrovieri durante gli eventi bellici e il
ta di valico con i suoi 1258 metri s.l.m.; favore delle popolazioni servite.
le importanti pendenze e il tentativo Non dimentichiamo il contesto pae-
di avvicinarsi il più possibile ai centri saggistico e storico in cui la linea rica-
abitati, hanno comportato grosse dif- de: essa attraversa due parchi naziona-
ficoltà in fase progettuale, che sono li (Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e
state superate brillantemente, viste le Molise e Parco Nazionale della Maiel-
caratteristiche che la linea ferroviaria la), due Riserve MAB (Collemeluccio
di montagna presenta: pendenze che e Montedimezzo), importanti boschi e
non superano mai il 28 per mille e rag- riserve naturali, aree faunistiche, giar-
gi di curvatura che non scendono mai dini botanici, siti di notevole impor-

I
danni inferti alla rete ferroviaria nazionale in centrale, ha in sé una grande valenza storica per la sotto i 250 metri ne fanno una linea di tanza scientifica, grandi tratturi come
seguito al secondo conflitto mondiale richiede- regione. montagna veloce e battuta da quattro il Celano-Foggia e il Castel di Sangro-
vano ingenti risorse; si diede dunque priorità Negli anni in cui fu realizzata l’opera (1892-1897), potenti locomotive prodotte dalla sviz- Lucera, borghi, aree archeologiche,
al ripristino delle linee in territori strategici e fun- costruire un chilometro di linea ferrata costava zera SLM di Winterthur, le 59 gallerie sentieri montani, eremi, castelli e lo-
zionali alla ripresa. I lunghi tempi di riapertura di mediamente 165 mila lire (Petrocelli 2010); il trat- (le più lunghe: sotto il Monte Totila, calità sciistiche. L’argomento è stato
molte tratte ferroviarie, soprattutto nel centro-sud, to molisano, a causa dei grossi sbancamenti e delle
facevano intuire che l’Italia, uscita dalla guerra, lunghe gallerie naturali come di quelle artificiali re-
puntasse decisamente sul trasporto stradale. alizzate per proteggere i tratti di linea soggetti alle
Negli anni Ottanta del secolo scorso eravamo la frane, costò ben 352 mila lire al chilometro.
nazione che sulla Firenze-Roma inaugurava l’alta Dall’inizio del Novecento la linea vive il suo fulgo-
velocità ma che, allo stesso tempo, evidenziava l’im- re, vi si innestano due linee elettriche e a scarta-
possibilità di coprire i costi delle linee improdutti- mento ridotto, la Agnone-Pescolanciano e la S. Vito
ve, provvedendo negli anni successivi e a cadenza Lanciano-Castel di Sangro. Su questa linea, che co-
regolare ad eliminarne diverse decine. stituiva il collegamento per eccellenza tra Napoli e
Oggi, in virtù di un’economia più ecosostenibile, la Pescara, per circa mezzo secolo circolarono merci,
mobilità su ferro è tornata in auge. posta e persone, stagionalmente si trasportarono
In Molise, tuttavia, si soffre ancora una situazione anche pecore e mucche transumanti e si adibirono
di profondo disagio e non si profilano all’orizzonte tradotte militari.
segnali positivi per il futuro. Con la seconda guerra mondiale la linea subì pe-
Venendo nello specifico alla linea Carpinone-Sul- santi danneggiamenti. Alla fine del conflitto furono
mona, una data segna lo spartiacque: l’11 ottobre del stanziati 113 milioni di lire per la ricostruzione del
2010, giorno in cui viene chiusa la tratta Carpinone- tratto Sulmona-Vairano. In due anni fu possibile
Castel di Sangro. Le implicazioni per il territorio andare in treno da Sulmona a Roccaraso, nel 1948
molisano sono notevoli poiché il nuovo corso dei venne ripristinato il tratto da Carpinone a Isernia,
collegamenti tra Isernia e l’Alta Valle del Sangro ta- mentre per riallacciarsi alla Roma-Napoli bisognò
glia fuori paesi come Carpinone, Sessano, Pescolan- attendere sino al 1953 con la sistemazione del trat-
ciano, Carovilli e S. Pietro Avellana. to Isernia-Vairano. Nel 1955 venne riaperto il tratto
Superfluo aggiungere che questa linea ferroviaria, Roccaraso-Castel di Sangro, nel 1957 tornò in eser-
che si dispiega lungo 120 chilometri sull’Appennino cizio il tratto Carpinone-Carovilli e solo nel 1960

58 La linea ferroviaria Carpinone-Sulmona 59


stratori e gestori capaci e lungimiranti dei lavori, nella primavera successiva, Nell'altra pagina:
si potrebbe ridare slancio all’economia le condizioni di lavoro degli operai fu- Bibliografia La stazione oggi (foto: M.
Pizzuti).
di una parte d’Italia ingiustamente rono migliori Mastronardi, L & Giannelli, A 2014,
considerata marginale. Il capolinea molisano della gloriosa ‘I “rami verdi” d’Italia. Riflessioni In questa pagina:
Sappiamo che la Carpinone-Sulmona linea ferroviaria vive oggi il dramma sull’implementazione di sistemi di Treno storico in sosta
mobilità integrati per la fruizione (foto: M. Pizzuti).
venne realizzata da imprenditori del dello spopolamento per la mancanza
turistica del territorio: il caso
nord che si avvalsero di maestranze lo- di opportunità soprattutto occupa- della tratta ferroviaria Carpinone-
cali coadiuvate dai cosiddetti ‘cammi- zionali. La ricetta per la ripresa delle Sulmona’, Atti della XXXV
nanti’, lavoratori itineranti (Petrocelli aree interne è, a nostro avviso, quella Conferenza Scientifica annuale
dell’Associazione Italiana di Scienze
2010). di valorizzare al meglio il turismo e
Regionali.
Le condizioni di sfruttamento e di di- implementare un’agricoltura e un alle-
sagio vissute da questi uomini, che vamento più sostenibili. Siamo avvan- Perrella, A 2015, L’Italia vista dal
treno. Da Isernia a Terni in ferrovia.
lavoravano 12-14 ore al giorno con taggiati, come ha detto il presidente di
Schizzi topografici-storici-artistici,
lunghe interruzioni invernali, per un Slow Food Carlo Petrini in visita nel ecc., Palladino Editore.
compenso giornaliero di 3 lire per un Molise, in questa sorta di ripartenza.
Petrocelli, E 2010, ‘La ferrovia
muratore e la metà per un manovale, Carpinone ha salvato lo scambio ferro- Sulmona - Carpinone dallo sciopero
portarono, nell’autunno del 1894, ad viario e, pertanto, occorre far ripartire del 1894 al suo declino’, in Glocale,
uno sciopero ‘camminante’. Le riven- le corse. Magari saranno di buon au- vol. I, Campobasso.
dicazioni furono accolte e alla ripresa spicio i fatti del 1894!

oggetto di studi del Dipartimento di


Bioscienze e Territorio dell’Università
del Molise (Mastronardi & Giannelli
2014). Con i treni storici abbiamo avu-
to contezza del gradimento del turi-
sta ma è a studenti e lavoratori, che si
muovono e risiedono nei territori della
Carpinone-Sulmona, che andrebbe
posta la domanda sull’utilità vera della
linea ferroviaria.
Tutti rammentiamo che in un passato
non troppo lontano, quando a causa
della neve gli spostamenti erano assai
limitati per non dire del tutto interrot-
ti, il treno era il solo mezzo di locomo-
zione.
A più di cinque anni dalla chiusura del-
la tratta Carpinone-Sulmona, il bilan-
cio è miseramente triste. Riparare al
danno è possibile e auspicabile: i costi
non sarebbero eccessivi e con ammini-

60 La linea ferroviaria Carpinone-Sulmona 61


Fig. 1. Processione di San Rocco, i teleri (anni ‘20)
(archivio G. Venditti).

‘I COLORI DELL’ARCOBALENO’
Il Novecento molisano a Carpinone
e i capolavori di Leo Paglione
DI TOMMASO EVANGELISTA
Storico e critico d’arte

Le chiese di Carpinone, pur esibendo pochissime


opere pittoriche d’arte antica, vantano la presenza
di due importanti cicli d’affresco di Giovanni Leo
Paglione, da considerare i suoi capolavori, e una
preziosa tela di Amedeo Trivisonno, suo maestro,
portata annualmente in processione. Vi si dimostra
l’assoluta vitalità e originalità del Novecento
molisano e della ‘Scuola di Campobasso’.

62 ‘I colori dell’arcobaleno’. Il Novecento molisano a Carpinone e i capolavori di Leo Paglione 63


I
Nell'altra pagina: l comune di Carpinone, tra i pochi Registriamo dal manoscritto Memorie
Fig. 2. Cattura di San comuni della provincia di Isernia del Capitolo, del 1827, la presenza in
Rocco a Montpellier, olio
su tela, 1927, di Amedeo a vantare sul proprio territorio Santa Maria degli Angeli di un quadro
Trivisonno, Chiesa di ben sette chiese (altre cinque andate «della scuola di Solimeno collocato in
San Rocco (foto: T.
Evangelista). distrutte per incuria o terremoti nel cona dorata» il quale fa supporre che
corso del tempo), a fronte di un’inte- anche a Carpinone fossero presenti
ressante e ricca selezione di statuaria tele di ambito napoletano, se non pro-
lignea che va dal XVII al XX secolo, prio di mano dei maestri certamente
testimonia la quasi totale assenza di frutto delle loro valenti botteghe. Dal-
opere pittoriche. Si registrano attual- le Memorie ricaviamo la presenza di
mente presso la chiesa di Santa Maria un’altra tela presso la chiesa del Purga-
degli Angeli due pregevoli tele sette- torio dove
centesche di carattere devozionale, un
Sacro Cuore di Maria e un Sacro Cuore giace unico altare consistente
di Gesù, le quali mostrano una mano in bellissima cona intagliata
estremamente felice nella delineazio- con due colonne luogo dei pie-
ne dell’incarnato e dei volti, soprattut- distalli sostenute nella parte in-
to nel dipinto della Vergine, dai bei ac- feriore ella poi è dipinta la detta
cordi cromatici. La chiesa di San Rocco, cona di color torchino nei fondi,
un tempo cappella fuori dall’abitato ed il resto indorato con quadro
medievale, ristrutturata dopo il sisma sopra tela nel mezzo rappre-
del 1805 e riaperta al culto nel 1890 sentante la SS. Trinità colla Re-
con l’obolo degli emigrati in America, gina del Cielo Nostra Signora,
presenta nei pennacchi della cupola e sette le anime del Purgatorio
cassettonata quattro ovali raffiguranti (da qui il nome della chiesa), e
gli Evangelisti, ognuno col proprio sim- nel frontespizio, che giace so-
bolo del Tetramorfo, stagliati in vaghe pra tela coll’effige del Glorioso
pose classicheggianti su uno sfondo Precursore S. Giovanni Battista
scuro. L’artista, non ancora identifica- (Memorie del Capitolo, 1827).
to, è da ascrivere alla cerchia dei pittori
molisani che nel corso dell’Ottocento Stesso discorso vale per la pittura mu-
ebbero modo di formarsi nell’ambien- rale che doveva decorare alcune chiese
te napoletano, presso l’Accademia di del centro storico e che non sarebbe
Belle Arti. Queste sei tele, più la pre- impossibile rinvenire sotto le pesanti, e
gevole e rustica Madonna dipinta su spesse volte approssimative, ridipintu-
ceramica dalla facciata del Purgatorio, re le quale hanno alterato, soprattutto
sono in sostanza le uniche attestazioni nell’ultimo decennio, molte delle cro-
d’arte antica nelle diverse chiese anche mie originali. Del resto, come rinvenu-
se, dato il numero degli edifici sacri e la to dallo studioso Dante Gentile Lorus-
loro importanza – la chiesa madre di so, vi è anche un documento che attesta
Santa Maria Assunta è insigne collegia- la presenza di un artista autoctono: si
ta dal 1853 con «Capitolo, Presbiterio, tratta di un contratto datato 1797 sti-
Coro, Stalli, Sigillo…Che goda di immu- pulato tra i pittori Ciriaco Brunetti
nità, esenzione a tutti i privilegi vigenti ‘dell’Oratino’ e Donato Pizzuti di Car-
nel Regno di Napoli» (Scioli 1849) – è pinone con i responsabili della chiesa
improbabile che i dipinti si fermassero di San Giacomo di Roccamandolfi per
a questi pochi, anzi, è doveroso pensare la realizzazione di alcune decorazioni
che vi fossero diverse opere, quantita- e tre tele. Niente di più facile che tale
tivamente non numerose come le scul- Pizzuti, sicuramente assistente del più
ture ma parimenti significative e di un famoso Brunetti, abbia lasciato brani
certo pregio andate col tempo disperse, pittorici ora dispersi anche nel suo pa-
alienate o sottratte. ese d’origine.

64 ‘I colori dell’arcobaleno’. Il Novecento molisano a Carpinone e i capolavori di Leo Paglione 65


Sempre nella chiesa di San Rocco si di storia come si può evincere dall’e- Nell'altra pagina:
registra un altro felice momento pit- pisodio di San Rocco che benedice una Fig. 3. Veduta di
Carpinone di Amedeo
torico questa volta di Giovanni Leo Pa- giovane, nella supplica di San Rocco Trivisonno. Particolare
glione (1917-2004), artista originario alla Vergine – con la Madonna in tro- della tela di San Rocco
che risana un giovane,
di Capracotta e di certo il più valente no di tizianesca memoria – o nella ri- olio su tela, 1927, Chiesa
allievo di Trivisonno, il quale tra il 1951 proposizione del santo che guarisce un di San Rocco (foto: T.
Evangelista).
e il 1952 dà prova delle sue indubbie carpinonese, certamente rielaborato
qualità di freschista realizzando uno dalla tela di Trivisonno ma reso con In questa pagina:
dei suoi primi cicli pittorici, dedicato maggiore monumentalità (fig. 4). Se il Fig. 4. San Rocco
benedice un giovane, di
appunto alla vita del santo. L’opera, maestro segue di più la pittura tosca- Leo Paglione, affresco,
sviluppata tra il soffitto della navata e na, Masaccio e Angelico su tutti, nelle 1952, Chiesa di San Rocco
(foto: S. Spallone).
i bracci laterali, si presenta nient’affat- opere di Paglione si respira qualcosa
to di maniera o didascalica e dimostra di veneto, nel timbro generale e negli
il lavoro di una personalità artistica accordi cromatici smorzati e velati,
forte, pienamente formata, capace di mentre la ricerca del mezzo accomuna
infondere alle scene un’aria eroica e entrambi. Scriverà: «Io sono stato mol-
un’epicità degna della grande pittura to legato al Maestro, abbiamo trascor-

Diversa è la parentesi pittorica novecentesca che si cere, oltre che dalla firma, anche da un rapido con-
caratterizza per alcune imprese di indubbio inte- fronto con il medaglione della chiesa di San Nicola
resse le quali mettono a confronto due importan- di S. Giuliano del Sannio raffigurante San Giuseppe
ti personalità artistiche molisane. Il culto di San che regge il bambino, di due anni precedente. Simili
Rocco è molto radicato nel territorio, sicuramente appaiono i lineamenti dei volti dei due santi, come i
sviluppatosi dopo la peste del 1656 e testimoniato panneggi, mentre nell’opera carpinonese si legge un
dalla presenza di una confraternita laicale e di una più raffinato studio sulla composizione – pregevole
cappella antecedente alla fondazione della chiesa. il dialogo/chiasmo delle mani di Rocco e dei carne-
Dalla prima metà del Novecento, con la ricostru- fici – e sull’anatomia (fig. 2). La serie, però, non è del
zione dell’edificio sacro, si registra l’usanza, pre- tutto autografa e subisce un’interruzione tanto che
sente tuttora, di portare in processione insieme alla le restanti scene, di qualità minore, vedono la mano
statua anche sei teleri raffiguranti la vita del santo, di un’aiutante. Sicuramente di Trivisonno sono i
riccamente decorati e accompagnati da vasi fiori- disegni preparatori e l’idea compositiva generale
ti, come attestano immagini d’epoca (fig. 1). Una di e dei singoli pannelli, probabilmente del maestro
queste tele, con l’episodio della cattura di San Rocco anche alcuni brani quali il gruppo degli appestati
a Montpellier, reca la firma di Amedeo Trivisonno nell’episodio romano (sul retro si individua lo schiz-
(1904-1995) e la data 25 VII 1927. Nel 1927 Trivison- zo del volto della donna) o la veduta di Carpinone
no, il massimo pittore molisano del Novecento e tra dalla scena col santo che risana un giovane (fig. 3).
gli artisti italiani d’arte sacra del Ventesimo secolo Il paesaggio in questo caso è estremamente fresco
maggiormente significativi, appena ventitreenne nella composizione per macchie di colore e nella
lavorava agli affreschi della Cattedrale di Isernia delineazione dei volumi urbani, mentre l’episodio,
ed è più che probabile che fosse stato chiamato per certamente non contemplato negli Acta breviora e
una commissione minore. Allo stato attuale l’opera nella Vita s. Rochi di Francesco Diedo, massime fonti
di Carpinone risulta la prima tela di soggetto sacro per l’agiografia del santo, è inserito per rimarcare il
del pittore la cui autografia si può facilmente evin- legame del territorio con il personaggio.

66 ‘I colori dell’arcobaleno’. Il Novecento molisano a Carpinone e i capolavori di Leo Paglione 67


ta Maria della Croce a Campobasso re- Santa Caterina senza però la tensione strutturale e anni precedenti, sono da indicare sicuramente come
centemente restaurati, sono proposti l’equilibrio cromatico di quella carpinonese. Si legge i capolavori dell’artista per la forza e la monumen-
lo stesso anno da Leo Paglione anche nell’affresco ritoccato a tempera la linea armonica talità delle figure, la dolcezza del disegno, la ponde-
in S. Antonio Abate a Campobasso. Ai del semicerchio la quale, transitando virtualmente razione cromatica, ora umbratile ora maggiormente
lati dell’altare, inoltre, altre due pre- per le teste degli astanti, finisce per incorniciare il timbrica, e la concezione d’insieme al tempo stesso
gevoli opere. La grande Crocifissione corpo di Cristo reso nel momento del trapasso, ver- accademica e colloquiale, naturaliter religiosa,
(fig. 8) è tra le più belle del Novecento tice anche di un triangolo che congiunge madre e semplice ma capace di accenti intimi e inaspettate
molisano, diretto richiamo all’affre- carnefici. La cappella del Santissimo, con l’Orazione armonie, e anche intrinsecamente “molisana” se
sco di Trivisonno nella Cappella del nell’orto sull’altare e sul soffitto Dio Padre con le Tre li si vuole mettere in linea di continuità con quelli
Convitto Mario Pagano di Campobas- Virtù Cardinali, ricca di citazioni, sembra immersa di Musa, Trivisonno, per arrivare recentemente a
so, sia nella posa delle figure che nella in un silenzioso notturno ed è sicuramente tra le Papa. Interessante, inoltre, a Carpinone il confronto
struttura complessiva, con l’aggiunta realizzazioni maggiormente classiche di Paglione tra maestro e allievo. Scriverà Trivisonno di lui in un
di una dolente Maddalena di spalle ai (si veda la splendida Carità in verde e rosso). Infi- inedito pensiero ritrovato nel suo archivio:
piedi della croce, ma più metafisica e ne sugli altari delle navate laterali Leo Paglione ha
iconica per via delle tonalità plumbee realizzato anche tutti gli affreschi, ad imitazione di Presento Giovanni Leo Paglione e quel che
dello sfondo che annullano qualsiasi pale, con i vari santi ai quali sono dedicati, in manie- lui sa fare, dotato come è dalla natura. È stato
connotazione temporale trasportan- ra piuttosto iconica; evidenziamo per l’efficacia nar- mio discepolo per anni e tanto fuoco d’arte,
In questa pagina: so molto tempo insieme parlando della do l’evento in un cupa e tragica sceno- rativa e descrittiva quelli con San Rocco Celestino e in cuor serbato, lo riversavo a lui confidan-
Fig. 5. Annunciazione, grande pittura veneta e, in particolare, grafia, riproposta l’anno successivo a Santa Maria Goretti. do. Sapendolo si buono e riservato, con lui
affresco e tempera
su muro, 1962, di Leo di Tintoretto e delle emulsioni usate» Sepino presso la cappella del tesoro di Tali affreschi, insieme a quelli di San Rocco di dieci mi era caro dissertare. Assimilava tutto ac-
Paglione, Chiesa di Santa (Mastropaolo 2004). Un ritorno alla
Maria Assunta (foto: M.
Pizzuti). pittura timbrica lo si ha invece negli
anni Sessanta, nel 1962 per la precisio-
Nell'altra pagina: ne, quando Paglione sarà richiamato a
Fig. 6. La Pentecoste,
affresco e tempera su Carpinone per affrescare l’intera chie-
muro, 1962-1963, di Leo sa matrice di Santa Maria Assunta. Il
Paglione, Chiesa di Santa
Maria Assunta (foto: S. programma iconografico, certamente
Spallone). impostato dall’allora parroco Santoro,
è complesso ed è sostanzialmente l’e-
saltazione della purezza virginale della
Madonna. Nella navata sono raffigura-
te quattro scene, Annunciazione – deli-
catamente post-rinascimentale (fig. 5)
– Visitazione, Natività e Presentazione
al Tempio, nell’abside la Pentecoste (fig.
6) (riproposta in maniera più contratta
nella chiesa dell’Assunta di Capracotta,
nel 1965) e nella cupola la Proclama-
zione del dogma della glorificazione di
Maria con l’Assunzione al cielo anima e
corpo (fig. 7) promulgato solennemen-
te da papa Pio XII nel 1950 e ivi raffigu-
rato (soggetto iconografico invero assai
raro) in una sospensione angelica, con
uno splendido e classicissimo Cristo
che accoglie la Vergine sostenuta dagli
angeli e di fronte, quasi in una finestra
temporale, il Santo Padre che legge
la sentenza. Nei pennacchi i Quattro
Evangelisti con i loro simboli, sapienti
elaborazioni di modelli trivisonnei, tra
tutti gli Evangelisti per la chiesa di San-

68 ‘I colori dell’arcobaleno’. Il Novecento molisano a Carpinone e i capolavori di Leo Paglione 69


In questa pagina: cumulando quelle esperienze Questo rapido excursus pittorico si
Fig. 8. Crocifissione, che sapientemente poi avrebbe conclude con l’artista di origini carpi-
affresco e tempera
su muro, 1962, di Leo usate a suo comando. Ho scrit- nonesi Ron Di Scenza il quale, nel corso
Paglione, Chiesa di Santa to per lui “Sapere d’arte non se degli ultimi anni, proseguendo la felice
Maria Assunta (foto: S.
Spallone). n’è mai sazi, chè l’arte di pittura tradizione novecentesca, ha decorato
è vera scienza se studi la natu- diverse chiese del paese con soggetti
Nell'altra pagina: ra e a lei t’aggrazi”. In questo sacri, per lo più desunti da opere del
Fig. 7. Dogma
dell’Assunta, affresco e mondo sconvolto è una rarità passato rielaborate con una spiccata
tempera su muro, 1962, incontrarsi con un artista del- capacità coloristica. Tra tutte si sotto-
di Leo Paglione, Chiesa
di Santa Maria Assunta la taglia di Leo che, forbito nel linea la lunetta con la Sacra Famiglia
(foto: M. Pizzuti). disegno, esalta la pittura con i con la Trinità, presso la chiesa di Santa
colori dell’arcobaleno. Maria di Loreto che accoglie altre due
sue opere, la quale riprende il celebre
E Sabino d’Acunto: quadro di Bartolomé Murillo.
A conclusione non resta che evidenzia-
Egli è uno dei pochi, e non sola- re l’importanza delle chiese carpinone-
mente molisani, che ha saputo si nell’ambito della pittura sacra nove-
armonizzare il gusto classi- centesca, non solo molisana, grazie
co con il temperamento forte alle originali e rare imprese pittoriche
dell’artista moderno. Ha inol- di Leo Paglione e denunciare lo scar-
tre una qualità, piuttosto rara so stato conservativo degli affreschi e
al giorno d’oggi, quella cioè di l’urgenza di restauri consolidativi per
saper dare l’armonia tonale dei evitare perdite di materiale pittorico le
colori alla levità descrittiva del quali comporterebbero gravi difficoltà
disegno (G. Leo Paglione 1992). nella lettura integrale dei cicli.

Bibliografia
Carano, C 1992, Sognando il Rinascimento. Amedeo Trivisonno, Editrice Lampo, Campobasso.
Mastropaolo, L 2004, Compagni di scuola. Amedeo Trivisonno e la Scuola di Campobasso, Edizioni Enne, Campobasso.
Paglione. Arte sacra 2003, Campobasso.
Scioli, M 1849, La collegiata e le regole dell’antico capitolo di Carpinone, Napoli.
Venturoli, M & Praitano, M 1999, G. Leo Paglione, Palladino, Campobasso.

70 ‘I colori dell’arcobaleno’. Il Novecento molisano a Carpinone e i capolavori di Leo Paglione 71


Danza de Ru Maccature, anni ‘70 (archivio E. Altieri).

IL GRUPPO FOLK
RU MACCATURE
Breve storia dalle origini ai giorni nostri
DI MONICA CASTRILLI

Le origini, le danze, i costumi, la storia e il


festival de Ru Maccature di Carpinone, tra i
gruppi folk più antichi e importanti del Molise.

73
cature è anche il nome di una danza veniva utilizzato per la pulitura delle
che ancora oggi si esegue a Carpinone olive da abilissime donne che, muo-
nel giorno delle nozze. Si tratta di un vendolo in modo frenetico, trasforma-
intreccio di fazzolettoni colorati con il vano il movimento di lavoro in ritmo
quale gli invitati auguravano una vita di danza. Il ‘Salterello’ era una danza di
coniugale felice ai novelli sposi, strin- corteggiamento tipica dei momenti di
gendoli in un metaforico abbraccio. festa. Danza senza schemi e dal ritmo
La danza si concludeva con una stella sfrenato, era l’occasione per i maschi,
che, simbolicamente, avrebbe dovuto in competizione tra loro, per mettersi
guidare la nuova famiglia. La ‘danza in mostra agli occhi delle ragazze esi-
del Palo’, invece, era un rito propizia- bendo resistenza e bravura nel balla-
torio che consisteva nell’intrecciare re. Queste danze sono inserite in un
dei nastrini intorno ad un palo. Se repertorio molto più vasto, composto
l’intreccio riusciva perfettamente sia anche da diversi canti tra i quali spic-
nell’avvolgimento che nello svolgi- ca C’ vulimm amà. Inserito nel filone
mento sarebbe stato di ottimo auspicio del ‘canto a dispetto’, contrappone-
per un abbondante raccolto, altrimenti va moglie e marito che si prendevano
l’annata sarebbe stata magra. La tipica reciprocamente in giro evidenziando
danza di lavoro, invece, è quella de Ru gli altrui difetti fisici o caratteriali. Il
Pellicce (il crivello). Questo strumento canto si concludeva comunque con la

A
Carpinone la ricerca delle componenti, perlopiù giovanissimi, In alto: A destra:
tradizioni è affidata, ormai si fecero conoscere in tutta la regione Sfilata, anni ’70 (archivio Costumi, anni ‘70
E. Altieri). (archivio E. Altieri).
da decenni, al gruppo folk Ru per poi partecipare ad importanti ma-
Maccature. L’associazione, in quasi nifestazioni a livello nazionale. L’asso-
cinquanta anni di attività, ha raccolto ciazione conosce, ad un certo punto, un
e documentato gli elementi più signifi- breve periodo di inattività che si con-
cativi della storia contadina del paese. clude con la nascita dell’attuale gruppo
Di grande importanza per raggiungere folk Ru Maccature, guidato da Michele
lo scopo sono stati i racconti di chi, al Castrilli. L’attività di ricerca continua
momento della fondazione del gruppo, tuttora, portando sul palco uno spet-
è stato in grado di fornire informazioni tacolo complesso che racconta le fasi
sui canti e sulle danze tipiche del pri- della vita rurale, dalla nascita al matri-
mo dopoguerra. monio, dal lavoro al corteggiamento.
Il gruppo folk nasce con il nome origi- La tradizione carpinonese in partico-
nario di ‘Usignoli della Pentria’ grazie lare, e quella molisana in generale, ca-
al forte impegno di alcune persone che ratterizzano l’attività del gruppo il cui
nel 1971 trasformarono il loro sogno nome deriva dal tipico fazzoletto usato
in una realtà ancora oggi esistente. I come copricapo dalle donne. Ru Mac-

74 Il gruppo folk Ru Maccature. Breve storia dalle origini ai giorni nostri 75


Nell'altra pagina:
Abito tipico. Particolare
di San Rocco che cura
un carpinonese, olio su
tela, 1927, di Amedeo
Trivisonno, Chiesa di
San Rocco (foto: T.
Evangelista).

In questa pagina:
Ru Maccature in posa
davanti alla chiesa madre,
anni ‘70 (archivio E.
Altieri).

riappacificazione delle parti. invece, il costume festivo delle donne


Il costume attualmente utilizzato per di Carpinone sembra rimarcare nei co-
le esibizioni, che risente delle esigenze lori, tessuti e rifiniture le fogge popola-
sceniche, è costituito da materiali po- ri del circondario isernino. Il modello,
veri ma dall’eccellente effetto cromati- tipico del periodo borbonico, ha perso
co. Di particolare pregio le camicie ri- numerosi dettagli nel corso del tem-
camate con una tecnica detta ‘a nido di po come il copricapo detto mappa e le
rondine’, visibile all’attaccature delle ciappe, ganci d’argento per le bretelle
maniche, e i candidi fazzoletti ripiegati del corpetto.
sul capo, finemente bordati di pizzo. Ru Maccature ha effettuato nel corso
Antonio Scasserra, direttore del MU- della sua attività più di 1.000 esibizioni
SEC (Museo dei Costumi del Molise) di in tutta Italia ed anche all’estero parte-
Isernia, afferma che: «Il costume tradi- cipando ad importanti rassegne in rap-
zione locale è caduto in disuso piutto- presentanza nazionale. Diverse anche
sto precocemente rispetto ad altri cen- le partecipazioni a trasmissioni tele-
tri molisani, tanto da perpetuarne sol- visive tra le quali è doveroso ricordare
tanto un labile ricordo nella memoria quelle, con esibizione dal vivo, durante
popolare». Secondo quanto riferisce ‘Piccoli Fans’ su Rai 2, ‘La Domenica
Scasserra, dalla relazione di Cesare Fe- del Villaggio’ su Rete 4 e l’accensione
derico Bevilacqua, organizzatore della della Lampada dei Comuni da Assisi
I Sagra del Matese del 1929, sappiamo su Rai 1. Nell’agosto 2004 il gruppo si è
che in quello stesso anno a Carpinone classificato al 1° posto al festival mon-
era rimasto un unico costume origina- diale di Cerveny Kostelec in Repub-
le «religiosamente conservato da una blica Ceca, imponendosi su 22 gruppi
vecchia contadina ottuagenaria» che provenienti da tutto il mondo. La ma-
poi lo ha portato con sé nella tomba. nifestazione, una delle più importanti
Dall’esame delle fonti archivistiche, del panorama europeo, arrivata alla

76 Il gruppo folk Ru Maccature. Breve storia dalle origini ai giorni nostri 77


In questa pagina, dall'alto:
Foto di gruppo – Anni ’70
(foto: archivio E. Altieri).

Ballo de Ru Maccature –
Anni ’70 (foto: archivio E.
Altieri).

Ru Maccature nella danza


del Palo, anni 2000 (foto:
M. Pizzuti).

di Alessandro Iafrancesco

IMPIANTI  RISCALDAMENTO
IDRAULICA  GAS  CONDIZIONATORI
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Attività Commerciale via Carducci, 4Z Campobasso

sua cinquantesima edizione, non ave- 12 agosto il Festival Internazionale del


va mai visto trionfare una compagine Folklore che dal 2006 è diventato uno
italiana. dei più importanti in Italia e ha ospita-
Il gruppo è riconosciuto dal Ministero to gruppi provenienti dai cinque conti-

ISSAN
dei Beni e delle Attività Culturali e del nenti. Grazie a tale evento le tradizioni
Turismo come Ente di interesse cultu- del paese hanno raggiunto ogni angolo
rale; è inoltre affiliato alla Federazione del globo mentre grazie agli scambi
Italiana Tradizioni Popolari (FITP) al culturali giovani carpinonensi hanno
cui interno ricopre importanti cariche costantemente la possibilità di viag-
istituzionali. Dal 1992 Ru Maccature giare e toccare con mano nuove realtà,
organizza a Carpinone nei giorni 11 e rinnovando la memoria.

78 Il gruppo folk Ru Maccature. Breve storia dalle origini ai giorni nostri


COMUNE DI CARPINONE

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