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Aut.ne Tribunale Livorno n° 683 del 02/03/2005 - Spediz. in abb. postale: postatarget creative - CENTRO 1/02524/11.2014 - Posteitaliane
Anno XX - n° 206
L’Editoriale
di Enrico Dello Sbarba
enricodellosbarba@virgilio.it
Più incertezze
che speranze
per il futuro
Il quadro politico che chiude l’an-
no vecchio ed apre il 2020 non
consente, allo stato dei fatti, nes-
sun serio pronostico, nessuna
concreta previsione.
Le dichiarazioni rilasciate dai lea-
der politici risentono delle profon-
de incertezze e del clima insicu-
ro, aspetti o valutazioni, che sono
decisamente prevalenti.
Il sentimento che alligna nella
gente comune è quello, solo quel-
lo, della eterna incertezza e cre-
scente preoccupazione, aspetti di
cui è, ormai, permeata da tanti,
troppi anni la politica nel nostro
paese.
Cresce, a dismisura, la preoccu-
pazione per questa stagione poli-
tica così complessa, difficile,
qualche volta, anzi molto spesso,
“avventurista ed approssimata”
rispetto a quella vissuta nel se-
colo scorso (1946 - 1990) an-
ch'essa complessa e difficile,
qualche volta “arrangiata” ma
permeata da alcuni valori priori-
tari. In particolare vi era il cre-
scere di una fiducia consolidata
segue a pag. 2
Il mondo nel 2020,
e noi
di Francesco Butini
Si chiude il secondo decennio del XXI
secolo, attraversato dalle conseguenze
della grande crisi del 2008 e dalle ulte-
riori trasformazioni nella geopolitica
mondiale, segnato dall’emergere di un
nuovo bipolarismo tra Stati Uniti e Cina,
dalle rinnovate ambizioni imperiali della
Repubblica Russa, dal consolidamento
delle capacità produttive ed espansive
dell’Asia, dall’intensificazione dei flussi
migratori dall’Africa e dalle grandi pia-
ghe delle guerre irrisolte da anni (Af-
ghanistan, Siria, Libia).
Si apre il terzo decennio, e il 2020 porta
con sé importanti appuntamenti politici.
Innanzitutto è l’anno elettorale per gli
Stati Uniti: a novembre gli statunitensi
saranno chiamati a votare per il nuovo
presidente, nonché per il rinnovo dell’in-
tera Camera dei Rappresentanti e di
parte del Senato. I risultati avranno ri-
percussioni significative in tutta la poli-
tica internazionale. La conferma o meno
dell’attuale amministrazione Trump, se
l’ impeachment non provocherà prima
sconquassi istituzionali al momento non
prevedibili, è un bivio critico per il corso
che potranno prendere istituzioni sovra-
nazionali e situazioni di crisi in varie parti
del mondo. Spesso, e a ragione, si è detto
che la politica internazionale degli Stati
Uniti non si modifica sostanzialmente
nell’alternarsi delle diverse personalità
politiche alla Casa Bianca e dei partiti
di provenienza. Ma è altrettanto indub-
bio che la personalità dell’attuale presi-
Gennaio 2020
dente si discosta decisamente rispetto
a quanto visto finora, e la gestione di
molti dossier (Cina, Corea del Nord,
Iran, Siria, Afghanistan, commercio in-
ternazionale, politiche per l’ambiente,
NATO, ecc) è stata contraddistinta
molto più di altre dagli aspetti caratte-
riali di chi la conduce. Ma l’economia
americana continua a tirare, e i cittadi-
ni (non solo americani) votano spesso
con il portafoglio. Non sarà indifferen-
te per il mondo il risultato delle elezioni
presidenziali americane.
Il 2020 segna anche per gli europei al-
meno tre appuntamenti significativi. Il
primo consiste nel definitivo avvio ope-
segue a pag. 2
Circolo Il Centro - Via Trieste 7 - Livorno
Martedì 14 Gennaio, h. 18
incontro con il Dott.
Massimo Provinciali
Segretario Generale dell’AdSP
del Mar Tirreno Settentrionale
sul tema:
Le sfide
della portualità
livornese
Moderatore:
Ing. Cristiano Toncelli
 2 Politica
dalla prima pagina
Più incertezze
che speranze
nei tanti anni durante i quali le incer-
tezze sociali venivano cancellate dalla
consapevolezza di una classe dirigen-
te politica (di maggioranza ed opposi-
zione) esperta, preparata, attenta ai
problemi socio-economici della gente
e dotata di una solidità morale e politi-
ca, anche perché aveva studiato, e/o
si era formata all’interno delle sedi dei
partiti e nelle assemblee elettive (co-
muni e province): condizioni comple-
tamente assenti o quasi nella classe
politica attuale. Ecco perché continuia-
mo ad essere preoccupati per il nostro
futuro.
Le aggressioni verbali, il cialtronismo,
il pressapochismo, l’ignoranza sui pro-
blemi, costituiscono il tragico emble-
ma di gran parte maggioranza della
classe politica odierna.
Ed allora cosa potrà ancora accade-
re? Con tutte le riserve del caso, visto
l'andazzo e le prospettive che si pon-
gono davanti a noi, dobbiamo sperare
che almeno le “sardine” riescono ad
esprimere qualcosa di ragionevolmente
“serio e concreto”. In attesa, oltre le
acclamate rappresentazioni nelle più
importanti piazze delle città, nel corso
delle quali hanno saputo efficaciemen-
te esaltare alcuni principi morali quali
il “rispetto, la serietà, la lealtà, l’one-
stà intellettuale”, insieme alla loro ra-
dicale opposizione a tendenze e mani-
festazioni politiche colme di oltranzi-
smo, di mancato rispetto per le cate-
gorie più disagiate, con pericolose e
Prosegue con successo al Museo
della Città la mostra “Modigliani
e l’avventura di Montparnasse” che
si protrarrà fino 16 febbraio 2020.
preoccupanti fenomeni pseudoreazio-
nari, presentino un realistico program-
ma di poche cose ma essenziali per
l’immediato futuro del nostro paese.
Proposte da confrontare con quelle
forze politiche, sicuramente democra-
tiche e socialmente avanzate, tali da
creare i presupposti per un governo
coeso in grado di contenere e respin-
gere forme aberranti di politiche por-
tate avanti da inquietanti proposte delle
formazioni di destra che stanno peri-
colosamente consolidando la loro pre-
senza nel paese
Il mondo nel 2020,
e noi
rativo della nuova Commissione eu-
ropea guidata dalla tedesca Ursula von
der Leyen: a seguito del processo de-
cisionale comunitario, la nuova Com-
missione europea è nel pieno dei suoi
poteri dal 1 dicembre 2019. E l’Unio-
ne Europea, superata nelle urne la
minaccia populista e disgregatrice,
deve affrontare la sfida di un nuovo
sviluppo economico e sociale per il
continente. Senza di esso, la forza ot-
tusa della disgregazione potrebbe ri-
prendere vigore, dando soddisfazione
solo alla paura, senza alcuna speran-
za di futuro.
Il secondo appuntamento per gli eu-
ropei per il 2020 sarà la Brexit, ovve-
ro la definitiva uscita del Regno Unito
dalle istituzioni comunitarie. Le recenti
elezioni inglesi hanno fatto definitiva-
mente chiarezza, e la netta vittoria dei
conservatori del premier Johnson (che
porta un nome molto russo, Boris) han-
no diradato le nebbie londinesi tra fa-
vorevoli e contrari all’UE e tra i so-
stenitori delle diverse modalità di usci-
ta. La vittoria conservatrice potrebbe
portare finalmente alla risoluzione della
questione, anche se gli ostacoli sono
ancora là sulla strada. Primo fra tutti:
la questione dell’Irlanda del Nord, con
tutti i fantasmi terroristici e bellici che
potrebbero resuscitare in una terra che
ha visto il sangue scorrere per anni.
Secondo fra tutti: la questione della
Scozia. In una parola: il Regno Unito
rimarrà unito uscendo dall’Unione Eu-
ropea?
Il terzo appuntamento per gli europei
riguarda i Balcani, a due passi da noi
italiani. Nel 2020 si svolgeranno le ele-
zioni politiche in Serbia, nella Macedo-
nia del Nord, in Montenegro, e in Croa-
zia. Una regione inquieta, dove i popoli
soffrono convivenze non sempre paci-
fiche, dove la radicalizzazione islamica
ha una sua tradizione consolidata, dove
le frustrazioni economiche possono
riaccendere i nazionalismi estremi. Gli
assetti politici nei Balcani saranno ri-
messi in discussione nel corso dell’an-
no.
E noi italiani? Abbiamo aspettative un
po’ più modeste, rispetto alle grandi
questioni di cui abbiamo appena parla-
to. Il governo Conte affronterà la con-
tinuazione della via crucis delle elezio-
ni regionali. Dopo le sei sconfitte (su
sei consultazioni) nelle regioni dal marzo
2018, in questo mese di gennaio 2020
si consuma la madre di tutte le batta-
glie: le elezioni in Emilia Romagna. A
seconda dell’esito si potranno aprire
corsi politici diversi. E di questo ci oc-
cuperemo nel prossimo numero della
rivista.
Mensile del Circolo Culturale “Il Centro”
Aut.ne Tribunale Livorno n° 683 del 2/3/2005
Redazione ed Amministrazione:
Via Trieste 7 - 57124 Livorno
e.mail: ilcentro.livorno@gmail.com
www.circoloilcentro-livorno.it
DIRETTORE RESPONSABILE:
Enrico Dello Sbarba
COMITATO DI REDAZIONE:
Massimo Cappelli,
Sergio Cini, Valeria Grillo,
Luca Lischi, Mario Lorenzini,
Mauro Paoletti, Giovanni Schiano,
Angela Simini, Franco Spugnesi.
Hanno collaborato a questo numero:
Ordesio Bellini, Francesco Butini,
Massimo Cappelli, Sergio Costalli, Giu-
seppe Franceschi, Gianni Giovangia-
como, Nicola Graziani, Livio Lazzeri,
Luca Lischi, Mario Lorenzini, Fabri-
zio Rosticci, Angela Simini, Franco
Spugnesi, Lorenzo Taccini.
Grafica e impaginazione: Editrice “Il Quadrifoglio”
sas di Palandri Giulia & c., Livorno - Tel. 05861732178.
Stampa: Tipografia Sagittario - Bibione (VE)
Giornale chiuso in tipografia il 3/1/2020

Il fantasma che appare frequentemente sullo scenario dell’attuale politica e non solo in Italia
Populismo e dintorni
di Giuseppe Franceschi
Populismo è il fantasma che appare
frequentemente sullo scenario del-
l’attuale politica e non solo in Italia.
Si tratta di un fenomeno che si è già
manifestato nel passato anche remo-
to della storia europea.
Farò qualche esempio citando quei
movimenti che, a mio parere, ci aiuta-
no a capire meglio l’attuale periodo
della politica italiana: in primo luogo il
populismo giacobino della seconda
metà del ’700 con l’utopia della demo-
crazia diretta, ispirato da Rousseau e
portato ad esiti totalitari da Robespier-
re; poi i populismi associati ai naziona-
lismi della prima metà del ’900.
Nel pensiero attuale dell’Occidente,
divenuto ormai “liquido” quelle ten-
denze si manifestano sbiadite, ma si
diffondono molto rapidamente sul
web e si possono ritrovare la prima
nei Pentastellati che si richiamano
espressamente a Rousseau, la secon-
da nelle destre di Salvini e Meloni de-
finite da molti sovraniste.
Questi populismi diversi tra loro hanno
alcuni elementi in comune: dall’alto
agisce un demagogo, dal basso il po-
polo delle piazze che, stimolato con
ogni sorta di promesse, si scaglia con-
tro la classe dirigente dei politici, la
cosiddetta “casta”; non sono sempre
coerentemente europeisti ma contrap-
pongono spesso gli interessi nazionali
a quelli dell’Europa; interpretano la
democrazia liberale stabilendo un col-
legamento diretto col popolo.
Salvini quando chiede “pieni poteri”
di fronte ad un popolo che invoca
“l’uomo forte” (48% secondo il Cen-
sis) non si può definire tout-court “fa-
scista”, ma la divisione dei poteri è
un fondamento ineliminabile dello
Stato di diritto.
I Cinquestelle rappresentano l’aspi-
razione alla democrazia diretta sia
consultando su singoli provvedimenti
gli iscritti per il tramite della piatta-
forma informatica Rousseau sia at-
traverso la frequente richiesta di re-
ferendum; la democrazia diretta ri-
mane però un’utopia: non esisteva,
checché si voglia sostenere, nemme-
no alle origini nell’Atene del V° sec.
a.C con un numero esiguo di cittadi-
ni, anzi quel tipo particolare di demo-
crazia era già insidiata dai vari de-
magoghi di turno compreso il grande
Pericle, a dimostrazione di come sia
precario l’equilibrio di questa fonda-
mentale forma istituzionale.
Il populismo ha sempre alle radici
improvvise crisi economiche; è illu-
sorio pensare di combatterlo senza
rimuoverne le cause. I partiti, che
sono l’ossatura necessaria della de-
mocrazia, hanno la responsabilità di
reclutare e formare una classe diri-
gente con le competenze necessa-
rie per la soluzione dei problemi di
una società complessa, caratterizza-
ta dal progressivo impoverimento dei
ceti popolari.
La piazza può dare indicazioni im-
portanti, ma non è in grado di go-
vernare; chi pensa il contrario va in-
contro a clamorosi fallimenti.
Ho lasciato per ultimi altri due po-
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Attualità 3
pulismi, perché appaiono diversi da
quelli precedentemente delineati: il
movimento della svedese Greta che
riempie le piazze di tutto il mondo e
potrà offrire ai Governi un contribu-
to importante per la soluzione dei
problemi dell’ambiente, se riuscirà ad
evitare gli eccessi ideologici e il mo-
vimento delle “Sardine” tutto nostra-
no nato a Bologna e diffusosi rapi-
damente in tutto il Paese. È un po-
pulismo di sinistra che si oppone
espressamente a quello di Salvini e
presenta elementi positivi, come
l’esaltazione della Costituzione re-
pubblicana antifascista.
I rappresentanti dichiarano di sentirsi
al centro di “una rivolta popolare pa-
cifica” di non volersi costituire in par-
tito, ma vogliono dare suggerimenti
ai partiti. Non è facile definirlo, ma
dalle presenze nelle piazze, dai car-
telli e dagli slogans sembra il tentati-
vo di suggerire una ripresa della tra-
dizione ulivista spostandola più a si-
nistra, insomma invece di un centro-
sinistra una sinistracentro. Se è così,
temo che difficilmente potranno bat-
tere la coalizione di destra; la secca
sconfitta di Corbyn in Gran Breta-
gna, anche se subita in condizioni
particolari, insegni.
 4 Politica
‘Politica Insieme’: il bilancio
Cari amici,
nell’augurarvi un felice Anno Nuovo
vorrei fare con voi il bilancio dell’anno
che si va a chiudere. Dodici mesi fa il
percorso di “Politica Insieme” era solo
allo stato embrionale: più una reazione
ai risultati delle politiche del marzo 2018
che non un progetto politico dotato di
anima e di gambe. Un raduno più che
un autentico momento di aggregazio-
ne. Da allora cinque passi fondamen-
tali sono stati compiuti. Li elenco. Il
primo la creazione della Associazione,
dotata di un proprio statuto e di propri
organi; il secondo l’assemblea del 3
luglio, con cui abbiamo scoperto la
nostra consistenza numerica ed abbia-
mo lanciato le iniziative successive; il
terzo l’allargamento della nostra inizia-
tiva agli amici della Rete Bianca e di
Costruire Insieme; il quarto l’assem-
blea del 30 novembre, che ha presen-
tato il nostro Manifesto comune. Infi-
ne la creazione di un organo ristretto
che coordini il lavoro dei prossimi mesi.
Un tempo, quello che ci aspetta in pri-
mavera, di sfide e semina. Come ci
siamo detti all’assemblea del 30, si apre
una fase costituente che avrà come
di Nicola Graziani
primo scopo la messa a punto di un
programma concreto e fattivo con cui
presentarci nell’agone politico. Senza
ansie da prestazione, ma anche senza
perdere tempo. La crisi politica dege-
nera di giorno in giorno, prima siamo
pronti con le nostre proposte meglio
sarà. Nasceranno, a gennaio, le com-
missioni tematiche che – in tempi ci
auguriamo brevi e con il dono della
sintesi – coinvolgeranno i territori nel-
la messa a punto di idee programma-
tiche che vadano dal bilancio alla poli-
tica estera, dall’istruzione alla difesa
dell’ambiente. L’augurio è di avere in
mano il lavoro finito entro la fine di
marzo. Questa opera paziente e ap-
profondita si andrà ad innestare sul
contemporaneo lavoro di radicamen-
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dei lavoratori, patentini per PLE, GRU,
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terra, trattori portuali, agricoli e
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to nei territori, che tramite riunioni cit-
tadine e successive assemblee regio-
nali (anche queste da celebrarsi entro
la fine di marzo, augurabilmente pri-
ma) ci daranno un definitivo profilo or-
ganizzativo. Il radicamento passerà
anche per una serie di iniziative in fa-
vore di realtà o temi cari al nostro mon-
do e contemporaneamente di apertura
a quegli uomini di buona volontà cui ci
rivolgiamo per compiere un percorso
comune.
A fine primavera, e comunque prima
della pausa estiva, un’assemblea co-
stituente darà il segno della nascita de-
finitiva di un nuovo soggetto politico,
con un nuovo nome e nuova capacità
di attrarre chi abbia a cuore l’idea di
rimettere in piedi l’Italia.
Sfida, quest’ultima, che richiede cuore
e coraggio, energia e convincimento.
Ma piace ricordare il motto di alcuni
giovani che, trent’anni fa esatti, festeg-
giavano a Budapest in queste ore l’av-
vento dell’impensabile e dell’impreve-
dibile: “Non sapevamo che quello che
stavamo per fare fosse impossibile,
quindi lo abbiamo fatto”.
Auguri di cuore

Lo stato di emergenza rifiuti in cui versa la nostra Capitale è ormai noto a tutti
A Roma la discarica non manca!
di Massimo Cappelli
A Roma la discarica non manca!
Molta sorpresa ha destato, tra le file dei
grillini romani duri e puri, la presa di
posizione del nuovo vertice AMA (no-
minato dalla Raggi), l’azienda che si
occupa del servizio pubblico di raccolta
e smaltimento rifiuti a Roma, che ha elen-
cato, nel piano industriale da approvare
(da parte del Consiglio Comunale) gli
interventi necessari perché la nostra
Capitale, una delle più belle se non la più
bella città al mondo, possa uscire dal-
l’emergenza rifiuti.
Il nuovo piano industriale, così come
ampiamente riportato dalla stampa locale
e nazionale, della valenza di ben 520
milioni, prevede un massiccio interven-
to in nuovi impianti che elenco qui di
seguito:
- Una discarica di servizio nella zona
Cesano a nord di Roma
- Due impianti di compostaggio dell’or-
ganico, con produzione di biogas, in
due zone di Roma che verrà divisa in
aree operative
- Due nuovi TMB (impianti di trattamen-
to meccanico biologico) per l’indiffe-
renziato, che sostituiranno quelli di
Salario e Rocca Cencia, da smantella-
re perché obsoleti o danneggiati (uno
andò a fuoco tempo fa)
- Un termovalorizzatore (avete capito
bene!) in un’area che deve indicare il
ministero della Difesa (sic!).
Come si può ben vedere, è stato abban-
donato il concetto che tutto può essere
risolto con il “porta a porta”, con la dif-
ferenziazione e il riciclaggio dei rifiuti.
Sembra che a rendere ancora più critica
la situazione, contribuisca anche il crol-
lo del mercato delle materie riciclabili
(carta e plastica soprattutto), così come
riporta un articolo de “Il Fatto Quotidia-
no”.
E’ comunque una rivoluzione del pen-
siero grillino. E d’altra parte quando la
realtà prende il sopravvento, occorre
Una scena abbastanza frequente a Roma.
uscire dall’utopia e affrontare con rea-
lismo e buon senso i problemi. Ancor
più se si hanno responsabilità come
quelle di un Sindaco di una città, non
se ne parli se quella città è Roma.
Lo stato di emergenza rifiuti in cui ver-
sa la nostra Capitale è ormai noto a tut-
ti, in Italia e, purtroppo, anche all’este-
ro. Le foto a corredo di quest’articolo
ne danno una significativa testimonian-
za.
Il problema dello smaltimento dei rifiuti
non è un problema secondario. Va af-
frontato con determinazione, costruen-
do nel tempo una coscienza civica che
sostenga operazioni complesse come la
differenziazione e il corretto conferi-
mento.
Una cultura che in gran parte dei roma-
ni è scarsa se non assente. La demo-
nizzazione di impianti atti alla soluzione
di tali problematiche, quali i termovalo-
rizzatori o le discariche di ultima e più
moderna generazione (penso a Peccio-
li), non serve.
Per quanto si possa fare, anche nei ci-
cli e contesti sociali più virtuosi, una
certa quantità di rifiuti, seppur minima,
andrà in discarica.
Ed in effetti, se ben ricordo, le stesse
normative europee che puntano ad ot-
Attualità 5
tenere alte percentuali di differenziata per
il riciclo (65%), non eliminano dal pro-
cesso l’uso di termovalorizzatori bensì
li considerano parte del ciclo stesso e
prevedono, nell’ipotesi migliore, quindi
come obbiettivo, che il rifiuto finale da
conferire in discarica sia minore del 5%.
Obbiettivo molto collegato all’uso di ter-
movalorizzatori. In definitiva in discari-
ca dovrebbe andare solo quel rifiuto da
cui non è possibile estrarre materia e
energia.
Ben venga quindi una forte “revisione”
del pensiero grillino, necessaria se vo-
gliamo Roma pulita.
Alla quale occorrerebbe aggiungere an-
che un forte intervento sulle stesse ma-
estranze di AMA, afflitte da gravi pro-
blemi (15,4% di assenteismo) e sulla
polizia urbana, veramente molto caren-
te nei controlli.
Ma questo è un altro discorso che però
contribuisce, e non poco, alla attuale
disastrosa situazione.
C’è molto lavoro da fare, a livello so-
ciale e industriale. Il nuovo piano AMA
è comunque un buon punto di parten-
za. Speriamo che la Raggi e il Consiglio
Comunale lo approvino, anche se, co-
noscendo un po’ il contesto, rimango
pessimista.
 6 Attualità
VIAGGIO NELL’INDUSTRIA ITALIANA E NEL SUO IMMAGINARIO
La politica no-global di Trump
di Livio Lazzeri
In tutti i paesi avanzati la globalizzazione,
con la delocalizzazione delle fabbriche,
ha portato alla perdita di milioni di posti
di lavoro e all’impoverimento della clas-
se media. E’ stato un cataclisma che
nessuno si è preoccupato di arginare,
né i partiti di destra, né i partiti di sini-
stra, che pure avevano nella classe me-
dia proprio la maggior parte dei loro elet-
tori. Tutto l’establishment ha creduto
nella globalizzazione e non ha ascoltato
il grido della classe media che stava
sprofondando. Da qui il successo di uno
completamente fuori dal coro come
Trump, un populista che si è presenta-
to come paladino dell’antiglobalizzazio-
ne ed ha vinto così le elezioni.
Coerentemente, Trump ha incentrato
tutta la sua politica economica sulla de-
globalizzazione.
La globalizzazione ha trovato attuazio-
ne pratica nei trattati di libero scambio
(Nafta, TPP, etc.), dove si sancisce la
libera circolazione di merci e capitali.
Trump ha dichiarato che quei trattati
sono iniqui per gli USA (che pure tali
trattati avevano scritto), che non li ri-
spetterà e che non rispetterà le senten-
ze dell’Organizzazione Mondiale del
Commercio (OMC) avverse agli USA.
Ha detto chiaramente che vuole uscire
da quei trattati e che li vuole riscrivere
in senso più favorevole all’America.
“America First” è il suo slogan. In ef-
fetti nel 2017, subito dopo essere stato
eletto, ha annunciato l’uscita dal Trans
Pacific Partnership (TPP), in ottempe-
ranza ad una sua promessa elettorale.
La strategia di Trump è quella di abban-
donare i trattati multilaterali e di puntare
a trattati bilaterali, dove può più facil-
mente far pesare la potenza economica
americana. E contro quei paesi restii ad
accettare le sue condizioni, minaccia di
usare l’arma dei dazi.
Ci sono almeno tre considerazioni che
si possono fare su questa politica no-
global di Trump.
Esse riguardano:
1. L’immagine degli Stati Uniti
2. Le effettive possibilità di Trump
3. I mutati equilibri economici mondiali
Donald Trump
Tutti i presidenti prima di Trump han-
no cercato di ritagliare per gli USA il
ruolo di una grande nazione, generosa,
rispettosa dei trattati, che non avrebbe
mai abusato del suo potere economico
e militare. Trump se ne frega di questa
immagine. “America first”.
Nonostante Trump consideri se stesso
un grande negoziatore, le possibilità di
stravolgere i trattati sono poche. Il cuo-
re di quei trattati è la libera circolazione
dei capitali, che consente alle grandi
multinazionali di andare a costruire le
fabbriche nei paesi in via di sviluppo,
dove la mano d’opera costa pochissi-
mo. Difficile che Trump riesca ad abo-
lire questa norma, perché le multina-
zionali, con i lobbisti ed i parlamentari
repubblicani, che godono dei loro ge-
nerosi finanziamenti elettorali, cercheran-
no di impedirglielo in tutti i modi. Tra
l’altro Trump non ha mai mostrato il de-
siderio, né l’intenzione, di mettersi con-
tro le grandi multinazionali. Vedremo.
Infine i mutati equilibri economici mon-
diali. Con la sua de-globalizzazione,
Trump vorrebbe ritornare all’epoca pre-
globalizzazione, quando la classe media
americana viveva in un diffuso benes-
sere. “Make America great again” è l’al-
tro suo slogan.Trump vorrebbe tornare
agli anni dopo la II Guerra Mondiale.
Allora l’Europa era un cumulo di ma-
cerie, i paesi in via di sviluppo usciva-
no dal colonialismo e i paesi caduti sot-
to l’influenza sovietica imboccavano la
strada del sottosviluppo. Gli Stati Uniti
erano l’unica potenza economica. Ora
la situazione è molto diversa. Proprio gra-
zie alla globalizzazione, la Cina ha una
economia uguale o maggiore degli USA.
Il PIL USA è 20.500 Mld, quello Cinese
13.400 Mld, ma cresce ad un ritmo più
del doppio. Inoltre la Cina è prima in
potere d’acquisto, beni scambiati e ri-
sparmio lordo. Difficile quindi che gli
USA possano scrivere le regole del com-
mercio mondiale da soli ed a proprio
esclusivo vantaggio.
Il tentativo di Trump di riportare indie-
tro l’orologio è destinato a fallire non solo
per i motivi suddetti, ma per un altro
motivo, molto più importante: semplice-
mente perché l’epoca d’oro della produ-
zione industriale è finita. Nonostante gli
sforzi di Trump, i posti di lavoro nell’in-
dustria americana non torneranno.
L’occupazione mondiale nell’industria è
in calo. La spiegazione è che, con l’av-
vento dell’automazione, la produttività è
cresciuta moltissimo, sicché si può pro-
durre molto di più utilizzando meno la-
voratori. Quindi anche se la produzione
tornasse tutta negli USA, i posti di lavo-
ro sarebbero meno di prima, e tende-
rebbero continuamente a diminuire. In
Occidente, nessun settore dell’industria
sfugge a questo trend.
L’economia americana è ormai basata
sui servizi: i lavoratori impiegati nei ser-
vizi sono ormai l’80% della forza lavoro
americana (fonte: Bureau of Labor
Statistics). Stiamo vivendo un’epoca di
cambiamento del sistema economico si-
mile a quella di un secolo fa, quando ci
fu il passaggio dall’agricoltura all’indu-
stria. Allora la stragrande maggioranza
dei lavoratori era impiegata nell’agricol-
tura. L’avvento delle macchine agricole
causò la perdita di molti posti di lavoro,
ma altrettanti, se non di più, se ne rese-
ro disponibili nell’industria.
La globalizzazione, che ha causato la
deindustrializzazione degli Stati Uniti, è
stata quindi un grande acceleratore della
transizione dell’economia da industria a
servizi. In conclusione, anche se Trump
riuscirà a resuscitare l’industria ameri-
cana, i posti di lavoro saranno molti, molti
meno di quelli di una volta e per lavora-
tori altamente qualificati. Impossibile
quindi tornare indietro ai bei tempi della
società industriale.

PER LA TUTELA DEGLI ANIMALI
La figura del medico veterinario legale
di Angela Simini
Non basta solo parlare in difesa degli ani-
mali, che è già di per sé un fatto positivo,
bisogna agire.
Ebbene, anche per gli animali qualcosa sta
cambiando in loro favore. La loro tutela
infatti non è più soltanto un fatto di scelta
personale , di sensibilità o meno del pro-
prietario o della società in genere. Oggi
c’è una legge anche per loro, che intervie-
ne in loro difesa quando non hanno rice-
vuto le cure adeguate. Lo sapevamo che
ci possiamo rivolgere alla legge ?
Ce ne parla il Dottor Edoardo Gonzaga,
Perito Veterinario del Tribunale di Livor-
no.
“ Che sia per negligenza o imperizia, quan-
do il danno è arrivato, hai tutto il diritto di
richiedere una consulenza o una perizia
al medico veterinario legale”.
Infatti dacché il congresso di Lisbona del
2007 ha dichiarato che gli animali sono
esseri senzienti, qualcosa è realmente cam-
biato a vantaggio dei nostri amici . Ad
esempio, l’articolo 31 del 2010 del codice
della strada ha introdotto l’obbligo per le
persone coinvolte nell’incidente, ma an-
che per i semplici spettatori, di attivare i
servizi di soccorso nel caso di infortunio
di animale.
Citiamo anche la legge 281 del ’91 che tu-
tela la salute degli animali e dunque vieta
l’uso dell’eutanasia per gli animali randa-
gi.”
- Come siamo arrivati all’auspicata intro-
duzione di leggi a favore degli animali ?
“Nella società è aumentata la sensibilità
nei riguardi degli animali in genere, senza
contare che la loro presenza ha toccato
punte del 45 % nelle famiglie italiana. Oggi
i proprietari sono notevolmente interes-
sati al benessere dei loro animali, tanto è
vero che li vivono , anche se non proprio
come figli, ma certamente come piccole
creature indifese da proteggere e curare.
Lo scenario è cambiato - continua a riferi-
re il veterinario legale Gonzaga- da quan-
do il cane dormiva nella cuccia in giardino
o nella corte, oggi infatti dorme comoda-
mente in casa sul divano o in camera da
letto con i proprietari, per non parlare delle
attenzioni e degli affetti che soprattutto
gli anziani e le persone sole riversano su
questi piccoli esseri che offrono loro un
Dottor Edoardo Gonzaga
nuovo scopo di vita. In base a quanto
espresso nel Pet Marketing Day di Mila-
no, si registra anche un consumo mirato
nei prodotti intesi come necessari, senza
con questo indicare il solo campo alimen-
tare. C’è chi si ritaglia addirittura le va-
canze sulle esigenze del suo pet nella
ricerca di alberghi, ristoranti e spiagge
opportunamente attrezzati . In base alla
Federer Anziani, a seguito di un sondag-
gio riguardante le politiche sociali, al
primo posto è stato riconosciuto il dirit-
to al lavoro, ma al terzo posto ci sono gli
animali e risulta che in molti casi è prefe-
rita la loro compagnia a quella delle per-
sone. In campo economico poi ci si è
attrezzati alla velocità della luce.
Era naturale che in un clima così forte-
mente motivato anche la legge facesse i
suoi passi. Nasce di qui la tutela legale
per gli animali che hanno subito un torto,
in ogni caso da dimostrare. Ed allora che
si fa ? Una delle prime esigenze diventa
quella di ricevere da figure estranee agli
eventi, ma competenti in materia, una
consulenza veterinaria o, a seconda del-
la gravità del caso, una perizia veterina-
ria medico legale, a conferma o a scanso
di responsabilità, nell’equo rispetto del-
l’animale e di chi se ne è preso cura.
Qui sono entrati nel merito gli accordi
firmati dal Consiglio Superiore della Ma-
gistratura, il Consiglio Nazionale Foren-
se e la Federazione Nazionale Ordine
Veterinari Italiani nel 2018, che impongo-
no qualità e professionalità del servizio
– aggiunge il dr. Gonzaga - visto che si
lavora con il Tribunale e con i Giudici”.
- Ma l’unica strada è quella di comparire
innanzi al giudice per far valere i propri
diritti ?
“No, molte volte con una perizia veteri-
Attualità 7
naria da presentare al proprio legale, si
possono evitare le lunghe attese e trafile
dettate dai tempi del tribunale”
- Ma come si procede in questo settore
poco conosciuto e complesso?”
“ E’ più semplice di quanto non si pensi:
entra qui in gioco il veterinario legale, in
soldoni , un medico veterinario opportu-
namente formato, che ha seguito e che
segue continui corsi di aggiornamento,
valutato non solo dall’ordine di apparte-
nenza, ma anche dal tribunale competen-
te prima di essere iscritto nell’Albo dei
Consulenti e Periti Veterinari del Tribuna-
le”.
- Che cosa ha spinto il dottor Edoardo
Gonzaga, che pure svolge quotidianamen-
te la sua professione di veterinario a do-
micilio, a diventare perito e consulente
legale?
“ E’ un campo appassionante questo, che
soddisfa il desiderio di conoscere cose
nuove”.
- Un esempio di cause più frequenti?
“Le cause più frequenti spaziano dalla
malasanità, fino a incidenti capitati ad
animali lasciati in custodia presso alleva-
tori o pensioni per animali ecc. Si aggiun-
gono poi altri problemi di natura giuridica
come la ricollocazione di animali tenuti nei
cortili o nei locali di proprietà di terzi. In
ogni caso è un settore che completa la
funzione del veterinario, che diventa così
anche una figura di fiducia che aiuta a fare
chiarezza con grande serietà e obbiettivi-
tà”.
Il dott. Gonzaga resta a disposizione per
ogni chiarimento ed è reperibile sul sito
www.veterinariogonzaga.it – cell. 349 2309
408
 8 Cinguettare
Quando si apre un Nuovo Anno si fan-
no dei resoconti sul tempo trascorso e
subentra anche un po' di nostalgia.
Molte persone care hanno preso "nuovi
mattini". Pensando a loro sentiamo un
po' di vuoto e domina la tristezza. Mi
sono mancati gli Auguri di tanti amici.
Tra questi quelli del caro Mario Simo-
ni che sempre univa agli auguri la spe-
ranza "di saper andare avanti" coglien-
do la "pienezza dei tempi" anche quan-
do i "I tempi sembrano molto vuoti".
***
Per "Il Centro" questo anno è partico-
larmente importante perché segna l'ini-
zio dei suoi 20 anni di presenza. Un
grande traguardo per un periodico che
ha avuto la costanza di essere fedele
ai suoi principi valoriali di dialogo e di
apertura al confronto, accogliendo voci
di tante persone desiderose di espri-
mere liberamente il loro pensiero.
***
Non è facile vivere con speranza in
questi tempi "frammentati" e "incer-
ti". Il cambiamento demografico che
vivono le nostre città è allarmante.
Assistiamo ad una popolazione sem-
pre più anziana e sempre più bisogno-
sa di servizi sociali e sanitari. I bambi-
ni sono una rarità. Ci sono quartieri
nei quali dominano "gli anziani soli".
Una famiglia su quattro è unipersona-
le! Occorrono urgentemente politiche
modo rinunciatario attendendo che al-
tri "risolvessero" i suoi incancreniti pro-
blemi.
Anche il Presidente Mattarella onore-
rà Livorno con la sua presenza il pros-
simo 15 gennaio per inaugurare la Ro-
tonda Azeglio Ciampi e visitare la Mo-
stra Modigliani. Nel suo discorso di fine
anno il Presidente ha sottolineato il va-
lore delle cultura: "la cultura è un
grande propulsore di qualità della
Cinguettare di Luca Lischi
vita e rende il tessuto sociale di un
Paese più solido". Valorizziamo e
puntiamo sulla cultura per ridare slan-
cio a Livorno!
serie per rimettere al centro la fami-
glia e ridare speranza di vita, anche
alle nostre città.
***
Passeggiando durante le festività per
le strade della città di Livorno ho pro-
vato tristezza nel cogliere i tanti cam-
biamenti di una moltitudine di negozi
"familiari" chiusi. La fatica del com-
mercio nelle zone centrali è un dato di
fatto. Aver spinto molto i centri com-
merciali alle periferie della città porta
inevitabilmente molte persone a non
frequentare più il centro. Senza una
iniezione di creatività commerciale con
eventi "spettacolari" il centro rischia
di diventare ancora di più "periferia"! Il Presidente della Repubblica Carlo
Mattarella
***
Come testimoniano molte notizie di
cronaca di fine anno i giovanissimi
sempre più praticano lo "sballo da al-
col". Fare scorta di bevande alcoliche
e ubriacarsi senza limiti, scegliendo
"case vacanze" in cui "bere a più non
posso" insieme ai propri coetanei. Con
conseguenze dannose non solo per la
propria salute ma anche causando si-
tuazioni di disagio agli altri. È urgente
una rigorosa opera educativa da par-
te degli adulti che richiami i giovani a
saper apprezzare e rispettare piena-
mente la vita, mettendo in campo an-
che una poderosa azione di preven-
zione contro il facile sballo! .
***
La mostra di Modigliani ha portato un
po' di linfa vitale ad una città stanca Il Sindaco Luca Salvetti alla mostra di
che per troppo tempo si è seduta in Modigliani.

Il futuro della
Raffineria Eni
Si è scatenata la solita bagarre am-
bientalista al solo apparire sugli orga-
ni di informazione la notizia di una pos-
sibile futura ristrutturazione delle atti-
vità della Raffineria ENI di Stagno.
Come i protestari avranno letto o
ascoltato le prospettive future danno
per superate le attuali attività di lavo-
razione dei prodotti petroliferi con con-
seguenze anche sugli organici.
Come i protestatari avranno rilevato il
progetto punta a sostituire impianti tra-
dizionali obsoleti con impianti nuovi
capaci di trasformare rifiuti solidi ur-
bani e plastiche non riciclabili in me-
tanolo. Non un nuovo termovalorizza-
tore ma impianti nuovi al posto di im-
pianti vecchi che contribuiscono al
trattamento virtuoso dei rifiuti. Un in-
vestimento da 250 milioni con una pre-
visione di 60 addetti fissi a lavori ulti-
mati e 300 durante i 4 anni di costru-
zione. Una opportunità che Livorno
non può perdere
Meno male
che i grillini
dovevano dare
il buon esempio
Sul Corriere della Sera di venerdi 27
dicembre leggiamo:
www.porto.livorno.it
E-mail: info@porto.livorno.it
Tel. 0586 249 465 - 249 411
Fax 0586 429514
ure
lat
igo
Sp
M5S crollano i rimborsi al Movimen-
to: solo 15 parlamentari su 317 risul-
tano essere in regola.
Nulla dal dimissionario Ministro della
Pubblica Istruzione Fioramonti .
Finisce anche questa assurda sceneg-
giata (n.d.c.).
Regali
Caro Babbo Natale,
moltissimi anni fa mi avevi portato un
bel regalo che però non trovo più. Po-
tresti riportarmelo? Era la sinistra.
Jena@la stampa.it - 24/12/2019
Le rime
di Franco Biancani
Cervello
di gallina
Una bionda ed una mora,
sfumacchiando sigarette
e mangiando cioccolata,
stan guardando il TG 7.
Nel servizio sullo schermo,
con lo sguardo poco sano,
c’è un uomo che si vuole
buttar giù dal nono piano.
Fa la mora: “Senti cara,
io scommetto un bel centone
Spigolature 9
Aspettiamo
la Befana!
Il nostro invitto capitano, anche se la
sua Lega è scesa nei sondaggi dal
34 al 31% e noi auspichiamo forte-
mente che questa "discesa" prosegua,
per il Natale si è quasi vestito da
"Babbo Natale" circondato, prevalen-
temente, dal solito codazzo di signo-
re piùo meno attempate (per la veri-
tà, ogni tanto, appare anche un volto
giovanile).
Siamo nelle vicinanze dell'Epifania,
normalmente indicata "Befana": at-
tendiamo, con ansia, questa nuova "in-
vestitura".
Previsioni
Peggio dell’anno scorso il 2020 non può
andare.
Aspetta e vedrai.
Jena@la stampa.it- 2/1/2020
che quell’uomo disperato
salta giù dal cornicione!”
La biondina scuote il capo:
“Non si butta, non è pazzo!”
Dopo meno di un minuto
l’uomo salta dal palazzo.
La biondina vuol pagare
alla mora che protesta:
“Non accetto il pagamento,
sono stata disonesta!
Mi dispiace, me ne scuso,
all’error t’avevo indotto.
Il servizio avevo visto
nel TG delle diciotto!”.
E la bionda: “Pure io
e perciò non disapprovo.
Non pensavo quell’idiota
si buttasse giù di nuovo!”.
 10 Livorno
LO ABBIAMO RESPIRATO DURANTE LA CONFERENZA DI FINE ANNO DEL SINDACO SALVETTI
Un clima più sereno e costruttivo
(eds) - Nel corso della conferenza
stampa di fine anno tenutasi nella sale
delle cerimonie del Palazzo Comunale
in un clima finalmente tranquillo e con
la consapevolezza, da parte dei gior-
nalisti, di trovarsi di fronte ad una giunta
credibile e di qualità, sono state poste,
naturalmente, numerose domande ri-
guardanti il futuro della nostra città.
Uno degli argomenti più interessanti è
stato quello della sviluppo socioecono-
mico in fase di stallo ormai da molti,
troppi anni. Questa nostra amata città
deve cercare ed alla svelta, di svegliar-
si, di darsi da fare, di recuperare il trop-
po tempo perduto e a questo compito
deve provvedere anche il Comune con
le sue potenzialità e capacità che gli
sono riconosciute.
Ma non basta perchè anche le asso-
ciazioni socioeconomiche, i sindacati,
le categorie debbono assicurare il loro
impegno per una rinascita che non può
più tardare. A questo proposito l’inizio
dei lavori della Darsena Toscana, dopo
tanti, troppi anni, di attesa non può es-
ser ulteriormente rinviata. Corcordia-
mo in pieno con la nota che l’amico
Alessandro Guarducci, autorevole re-
sponsabile della redazione Livorno ha
La storia
della pagella
di C.A. Ciampi
di Mario Lorenzini
Alcuni anni fa ero impegnato alla ricerca
di documenti dell’ISTITUTO SAN FRAN-
CESCO SAVERIO e precisamente quelli
relativi al Ginnasio e Liceo Classico e per
puro caso, sfogliando le pagine degli iscrit-
ti, con sorpresa lessi il nome Ciampi Carlo
che attirò la mia curiosità e fotografai la
pagina per ricordo, sfogliando arrivai an-
che al mio nome in quanto frequentai la
prima e seconda Ginnasio nell’anno sco-
Luca Salvetti
pubblicato su Il Tirreno di sabato 28
dicembre: la Darsena Europa resta il
fattore prioritario della economia por-
tuale che, viste le assenze e le caren-
ze su nuovi insediamenti industriali,è
elemento indispensabile per lo svilup-
po. E' importante l'apertura o l’ammo-
dernamento di esercizi commerciali
(bar e ristoranti) ma servono solo mar-
ginalmente ad annullare una “città in
ritardo”, come citava lo stesso titolo
del Guarducci. La nuova amministra-
lastico 1938-39 e 1039-40.
La foto andò a finire in un cassetto di
casa e due anni fa la consegnai al figlio
intervenuto al Liceo Classico ad una ini-
ziativa come quella recente. IL TIRRENO
ha pubblicato la pagella e ho gradito il
ricordo di tanti anni fa.
zione comunale, guidata da un “livor-
nese doc” come Luca Salvetti, sta gra-
dualmente prendendo quota: deve er-
gersi, insieme ai livornesi più disponibi-
li, a garantire, anzi assicurare il risve-
glio di una città da troppo tempo ad-
dormentata.
Al di là dell’organico e realistico pro-
gramma di iniziative svolte e di quelle
indicate nella relazione del Sindaco
Salvetti, c’è comunque da sottolineare
la percezione, condivisa da tutti, e chi
scrive “ne ha ben donde” di un clima
finalmente rilassato e sereno che ab-
biamo finalmente “respirato” dopo gli
anni “bui” dell'ultimo quinquennio.
Ma ormai quel “rinnovamento” (sic!)
che si voleva esprimere e che sì è ri-
solto in un duro calvario (anche dal pun-
to di vista personale) si è definitamente
chiuso. Si sono invece “spalancate” le
porte di ingresso al Palazzo Comunale
non solo ai cittadini livornesi ma al “no-
stro periodico” che ora viene regolar-
mente consegnato al personale di servi-
zio e diligentemente distribuito, come per-
sonalmente abbiamo verificato, a tutti
gli interessati. E, per lo scrivente e per
tutta la redazione, è stato il regalo più
bello che potevamo attendere.
2020: Un anno importante
Inizia un anno importante, impegnativo per
chi ha la responsabilità di questa Italia.
Ci preme il futuro dei nostri giovani.
“Il lavoro c’è ma mancano i lavoratori qua-
lificati” leggiamo su TOSCANA OGGI.
“In due giorni offriamo 700 assunzioni”
leggiamo “abbiamo raccolto le domande
di cento aziende che mirano ad alcuni pro-
fili professionali” così l’Assessore regio-
nale competente.
Tempo di iscrizioni
Tutti gli Istituti scolastici si sono mobili-
tati incontrando genitori e alunni delle
scuole medie. E’ una operazione che si ri-
pete e impegna il personale.
Una scelta, quella del futuro cammino dei
nostri studenti, indubbiamente difficile.
 Livorno 11

CIÒ CHE È EMERSO DAL TRADIZIONALE INCONTRO DI FINE ANNO

Mons. Giusti: bilancio i propositi

di Franco Spugnesi
E’ naturale in questo periodo dell’an-
no, stimolati anche dai mass media,
pensare agli avvenimenti accaduti nel-
l’anno appena trascorso a noi perso-
nalmente ma anche alla nostra fami-
glia e nella comunità in cui viviamo.
Fatti significativi che hanno influenza-
to la nostra vita per augurarci poi che,
nel prossimo anno, si possa riuscire a
godere delle cose buone ed evitare
quelle spiacevoli.
Cosi accade anche per coloro che han-
no responsabilità pubbliche chiamati a
illustrare un bilancio delle cose fatte e
un riassunto dei progetti futuri.
Così è successo che oltre alla confe-
renza del neo sindaco Luca Salvetti, di
cui parliamo in altre pagine del giorna-
le, anche Mons. Simone Giusti, da un
decennio Vescovo della mini diocesi di
Livorno, nel tradizionale incontro per
lo scambio di auguri che si è tenuto nel
nuovo villaggio della carità in Corea,
accompagnata da suor Raffaella Spie-
zio, responsabile della Caritas, ha toc-
cato, oltre a considerazioni sullo stato
non particolarmente felice della Chie-
sa livornese, proposte e suggerimenti
di carattere economico e sociale di sa-
pore laico, da cittadino informato e at-
Mons. Simone Giusti
tento ai problemi della città.
Il Vescovo non ha mai nascosto il suo
interessamento per la gestione e i pro-
blemi della cosa pubblica e gli effetti
che storture e insufficienze ricadono
sulla popolazione.
Quasi decennale è il pressing per l’uti-
lizzo dei bacini di carenaggio, più re-
cente ma ugualmente sentito quello sul
problema della casa, o della mancan-
za di lavoro.
Mons. Giusti non si è limitato a una
generica dichiarazione ma ha espres-
so giudizi precisi ed anche soluzioni,
anche in polemica, con chi difende al-
tri convincimenti. Ad esempio ha so-
stenuto la necessità di accettare il pia-
no di ENI per la nuova raffineria (che
dovrebbe comprendere anche la pro-
duzione dell’additivo ricavato dal trat-
tamento di alcuni rifiuti urbani) già
osteggiato dal gruppo delle “magliette
bianche”che chiedono giustamente la
bonifica dei siti inquinati e che qual-
che giorno prima erano stati anche dal
Papa. In sostanza ha detto che, pur
chiedendo tutte le possibili garanzie di
salubrità, non si possono rifiutare oc-
casioni di lavoro così rilevanti; e que-
sto ha aggiunto vale per tutte le occa-
sioni che si presenteranno, non dire
“no” per convinzioni ideologiche o per
timore di malversazioni.
La sua anima da architetto, che con-
vive con quella vescovile, prende poi il
sopravvento quando ricorda che, il suo
progetto di costruire case per i meno
abbienti nell’area del villaggio scola-
stico di Don Nesi (e dove ora è sorto il
centro Caritas) fu bocciato perché si-
tuato sotto l’elettrodotto proveniente
dalla centrale Enel e perciò insalubre.
Adesso, dice il Vescovo, che l’Enel ha
cessato da anni, la produzione è il mo-
mento costruire un “villaggio Caritas”,
per dare un alloggio a chi non ha altre
possibilità.
Anche alcuni interventi hanno poi sot-
tolineato la necessità della creazione
di un “welfare comunitario” che su-
peri la beneficenza e il sussidio e che
si ponga di fronte ai problemi in senso
moderno e imprenditoriale.
Purtroppo la realizzazione di tanti pro-
getti dipende da una molteplicità di fat-
tori difficile da realizzarsi in tempi di scar-
se risorse.
Consola che se ne parli e si trovi perso-
naggi pronti a impegnarsi.

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12 Livorno

NELL’INCONTRO INDETTO DAL NOSTRO CIRCOLO CULTURALE

L’assessore Lenzi parla

delle future iniziative culturali
di Gianni Giovangiacomo
Enrico Dello Sbarba nell’aprire l’incon-
tro indetto dal “Centro” con l’assessore
alla cultura, Simone Lenzi, ne ha lodato
“la sensibilità e l’impegno” con cui sta
operando come nuovo assessore. Quin-
di Fabio Del Nista ha sottolineato l’im-
pegno politico che il Circolo “Il Centro”
conduce fin dal suo nascere e ha evi-
denziato come la nuova Amministrazio-
ne abbia svoltato pagina rispetto a quella
precedente, bisogna però dare una mag-
giore impronta alla “discontinuità”, per-
ché qualcosa di cambiabile c’è ancora
per cui necessita una azione più decisa e
determinata.
La Mostra su Modigliani è da conside-
rarsi come un evento storico per la no-
stra città e la valutazione per questa ini-
ziativa non può essere che positiva. Li-
vorno può essere ancora valorizzata “nelle
sue parti storiche” ed è necessario che que-
sta spinta propulsiva non si affievolisca.
Simone Lenzi entrando subito nell’argo-
mento continuità-discontinuità ha subito
chiarito che da sempre la sua inimicizia
riguardo ai “5 Stelle” è nota, dato che la
loro proposta culturale è “il nulla”. C’è
però una continuità amministrativa da
mantenere nella differenza di sostanza di
metodi e modi. Inoltre - ha spiegato Lenzi
- non potevamo nemmeno presentarci
come “restauratori” perché bisogna pen-
sare al tessuto vitale della città e non solo
alla politica.
La Mostra su Modigliani è stata possi-
bile perché la macchina amministrativa
L’assessore Siomone Lenzi a Il Centro.
si è messa a lavorare con ritmi cinesi. E’
stato senz’altro un lavoro complicato ri-
manendo all’interno delle regole. “Mo-
digliani ha dipinto più da morto che da
vivo” come dice il critico d’arte Carlo
Pepi (presente tra gli ascoltatori), ma il
nostro obiettivo era quello di riappacifi-
care la città con questo suo figlio illustre
che ha avuto un aspetto problematico per
Livorno, infatti tutti ricordano la “depres-
sione culturale” in cui era caduta la città
dopo il ritrovamento delle famose (in sen-
so negativo) “teste”.
Modigliani - ha ribadito l’assessore Si-
mone Lenzi - non è un pittore “che per
caso è nato a Livorno”, ma è il portato di
una storia ben precisa, era cioè un livor-
nese “quintessenziale”. Ci siamo rivolti
per la Mostra a collezionisti inattaccabili
al di fuori di ogni dubbio come Netter e
Alexandre, e si è trattato di assumersi
delle responsabilità in una città che vive
spesso sulla polemica e adora le divisio-
ni, comunque le manifestazioni di con-
torno alla mostra sono numerose e con-
tinuano ancora.
L’assessore ha continuato dicendo che
è già stato firmato il Bando di Livorno
come città “Capitale della cultura” e ha
ammesso che “non sarà certamente fa-
cile vincere” ma - ha detto - “mi accol-
lo questa sfida che per me non sarà un
giudizio finale”. La chiave della nostra
proposta sarà quella delle “Leggi Livor-
nine”, cioè la Livorno delle Nazioni, è
già stata stipulata una convenzione per
il recupero della Chiesa degli Olandesi
e anche la Chiesa degli Armeni desta la
nostra attenzione. La nostra è una sto-
ria unica che non ha eguali in Europa,
da noi esiste uno “spirito del luogo”
dove si respira una realtà cittadina che
possiamo offrire agli altri. Mi sembra
che questa sia la direzione giusta su cui
puntare perché “se non si ha contezza
di quello che siamo” è chiaro che non
si può andare da nessuna parte.
Si sono poi susseguiti gli interventi dei
numerosi presenti, miranti a dare ri-
lievo a personaggi e luoghi della città:
tra questi ricordiamo: la proposta della
redazione di una Guida aggiornata
della città in cui far memoria, tra gli
altri, del Cardinale Newman; la riva-
lutazione della Piazza della Repubbli-
ca “la Piazza sospesa”, come una delle
sette più grandi d’Europa; la manu-
tenzione dei monumenti; la realizza-
zione dell’Archivio storico in un uni-
co edificio; la maggiore visibilità del-
l’Emeroteca Labronica e del Fondo
Foscoliano; l’aggiornamento della to-
ponomastica dove al corretto nome e
cognome si indichi anche in quale

Vieni alla CISL

materia era eccelso; stimoli culturali
di enorme grandezza provengono da
CONFEDERAZIONE ITALIANA
figure importanti come Pietro Masca-
SINDACATI LAVORATORI gni, Giovanni Fattori, Giorgio Capro-
I nostri servizi: Fiscali, RED, ISEE, ni; da ricordare anche che la Masso-
Successioni, Vertenze e cause di lavoro, Colf e Badanti, Permessi neria livornese non è seconda a nes-
di soggiorno, Pensioni, Infortuni, Affitti, Tutela Consumatori. suno in Europa; e ultima considera-
zione: le “teste” false di Modigliani sa-
Per info degli orari telefona alla UST-CISL Livorno n° 0586-899732 rebbe opportuno che non trovino più
dimora nel Museo della Città!

Grande personaggio e religioso è stato festeggiato non solo dai parrocchiani ma da tutta la città
I 50 anni di sacerdozio
di don Paolo Razzauti
di Franco Spugnesi
Nelle scorse settimane don Paolo
Razzauti (nella foto) ha festeggiato
il suo cinquantesimo anniversario di
sacerdozio.
A chiamarlo famigliarmente don Pa-
olo non sono solo gli amici e i più
fedeli parrocchiani ma un po’ tutti
in città. In effetti, bisognerebbe
chiamarlo Monsignore e citare il lun-
go “cursus honorum” accumulato in
questi lunghi e per certi versi tumul-
tuosi anche per la chiesa, specie
quella livornese, cinquanta anni.
Scavando nella memoria di quasi
coetaneo lo ricordo giovane cappel-
lano con Don Betti, poi a s. Agosti-
no e poi edificatore della nuova s.
Lucia dove, al termine di un lungo
giro d’incarichi in Curia è ritornato.
Ha tenuto anche con dignità la dio-
cesi per il periodo intercorrente tra
il vescovo Coletti e l’attuale, e in
molti si aspettavano di vederlo pro-
mosso.
Quando al termine della messa ce-
lebrata per ricordare l’anniversario
il sindaco Salvetti ha annunciato
che il Comune avrebbe conferito a
Don Paolo la “Canaviglia”, premio
con cui si riconosce il merito dei cit-
tadini che hanno operato per il bene
della città, è partito l’applauso dei
presenti. Pubblico composito, mol-
ti fedeli ma anche tanti che non
avevano grande dimestichezza con
le cose di chiesa.
D’altra parte quello è il gregge del
pastore don Paolo, che opera ben
oltre all’ovile della chiesa, aperto al
confronto e al dialogo con tutti, at-
tento ai problemi dei singoli non
meno che a quelli della comunità
cittadina.
Questa sensibilità all’aspetto socia-
le e anche alla politica è eredita fa-
miliare. Il babbo Mario cattolico im-
pegnato con altruismo, come usa-
va una volta, in politica e nelle atti-
vità di carità quando c’era da rida-
re una coscienza democratica agli
Livorno 13
italiani. Ricordo che in gioventù al-
cuni si riferivano a don Paolo come
“aquila rossa” certamente per il
fiammante colore della capigliatura
ma anche per questa sua amicizia
con socialisti o comunisti in un’epo-
ca che, anche se era superata la
scomunica, manteneva una marca-
ta diffidenza verso la sinistra.
Anche il nostro periodico si aggiun-
ge agli auguri che la città ha rivolto
a Don Paolo, forse l’ultimo prete li-
vornese verace, di continuare a es-
sere un dono per la sua città e per
la chiesa di Livorno per molti anni
ancora.
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 14 Livorno

HA RICEVUTO LA MEDAGLIA DA PARTE DEL CONSIGLIO DELL’ORDINE DEGLI AVVOCATI

Il ‘mazziniano’ Avv. Andreini

premiato per i suoi 45 anni di attività
Lo Studio Legale Andreini è stato fon- economici, quali commercialisti, notai, attività.
dato dall’Avv. Gino Alessandro Andreini studi tecnici etc Nel ringraziare l’Ordine e tutti i presen-
nell’anno 1970. Grazie alla pluriennale Giovedì 12 dicembre u.s. presso la For- ti, le prime parole dell’Avv. Andreini le
esperienza maturata dallo Studio nei vari tezza Vecchia nell'ambito della tradizio- ha però rivolte al suo indimenticato
settori del diritto, nale adunanza per lo scambio degli au- “vecchio maestro: “... per ricordare
numerosi avvocati guri, il Consiglio dell'Ordine di Livor- in questa occasione il mio maestro che
livornesi hanno no ha consegnato all'Avv. Gino Ales- fu l’Avv. Giorgio Gualandi, anche Lui
scelto di formare le sandro Andreini la medaglia alla carrie- Mazziniano come io sono ancora oggi
proprie competen- ra per il raggiungimento di 45 anni di Mazziniano, con tanta soddisfazione”.
ze, svolgendo la
pratica forense al
fianco dell’ Avv.
Gino Alessandro
Andreini. Nel pro-
prio lungo iter pro-
L’Avv. Gino Alessandro Andrei-
ni nato a Livorno nel 1943, lau- fessionale, lo Stu-
reato in Giurisprudenza all’ Uni- dio è stato protago-
versità di Bologna nel 1972 ed nista attivo in tutti i
iscritto all’Albo degli Avvocati di settori più rilevanti
Livorno dal 1974, dopo la prima
metà della carriera da penalista del diritto civile e
si è dedicato al diritto civile. penale, vantando
l’onore di essere
coinvolto professionalmente anche in
vicende giudiziarie di risonanza mediati-
ca nazionale ed internazionale quali, tra
le altre, il Processo Penale Moby Prin-
ce.
Nel corso dell’ultimo decennio, alla tra-
dizione ed esperienza dell’ Avv. Gino
Alessandro Andreini, si sono aggiunte le
competenze specialistiche di 4 giovani
colleghi, i quali hanno apportato e tut-
t’oggi apportano il loro attivo contribu-
to in materie quali Diritto Penale, Re-
sponsabilità Medica e Civile, Diritto di
Famiglia, Diritto Informatico e Privacy.
Così da garantire una tutela a 360 gradi
per le esigenze del cliente, senza rinun-
ciare ad un elevato standard di specializ-
zazione, con grande attenzione all’evolu-
zione del diritto ed alle nuove tecnologie.
Inoltre nello specifico campo della re-
sponsabilità medica e della infortunisti-
ca, i professionisti possono contare sulla
collaborazione interna dello Studio Me-
dico Legale Dott. Giuseppe Merolla, già
direttore dell’ Inail di Livorno.
Lo studio, infine, vanta una rete di col-
laborazioni orizzontali con professioni-
sti operanti in variegati settori giuridico-

SONO EMERSE DURANTE LA RELAZIONE DI FINE ANNO DEL SINDACO DANIELE DONATI
Una serie di proposte impegnative che
fanno ben sperare sul futuro del Comune
Il Sindaco Daniele Donati, nella sua
relazione, ha trattato, naturalmen-
te, anche degli scarichi Solvay di-
venuti di attualità dopo il servizio di
Report di alcuni giorni fa, peraltro
non esaustivo avendo ignorato al-
cuni "processi riduttivi, ormai in
essere da molti anni.Sui controlli da
parte di ARPAT ha assicurato di es-
sere assolutamente intransigente
aggiungendo che il Comune parte-
cipa con il Ministero dell'Ambiente
per capire e verificare se, con il ri-
spetto della "bert available techno-
logy (BAT)" esistono norme valide
per la dimunizione degli scarichi
industriali. Per quanto riguarda gli
aspetti sanitari ha dichiarato di ave-
re consultato Regione - ASL - ARS
ed ARPAT per un ulteriore appro-
fondimento ambientale.
Altro argomento di rilievo l'inizio
della discussione sul nuovo piano
strutturale su cui si è intrattenuto
l'assessore Brogi e che vedrà, in
tempi brevi, convolte tutte le realtà
economiche e sociali presenti sul
territorio.
Sul problema della viabilità, l'inter-
Daniele Donati, Sindaco di Rosignano.
vento dell'assessore ai LL.PP Bac-
ci che ha comunicato l'affidamen-
to alla facoltà di ingegneria dei tra-
sporti dell'Università di Pisa di uno
studio per riorganizzare sosta e
mobilità sul territorio dell'intero Co-
mune. Niente da fare, ha aggiunto
il Sindaco,"sulla vexata quaestio"
della ciclabile sulla Via Aurelia og-
getto di vivacissime polemiche in
Rosignano 15
particolare dei commercianti, re-
sterà ma dovrà essere usata me-
glio attraverso anche una integra-
zione con le altre ciclovie. Per i
parcheggi resta bloccato il proget-
to, a suo tempo presentato, nel-
l'area occupata dal campo sporti-
vo nella Pineta Marradi a Casti-
glioncello mentre si prevede l'isti-
tuzione di un servizio di "bike sha-
ring" al servizio di tutte le frazioni
marine.
Sul commercio si è intrattenuta lo-
devolmente l'assessora" rosigna-
nese doc" Alice Prinetti la quale ha
comunicato che l'Amministrazione
ha effettuato una ricognizione del-
le attività produttive costituendo
una consulta dell'economia com-
prendente le associazioni di cate-
goria e sindacati estesa anche ai
balneari ed ai Ccn.
Stanziati, infine, 1,2 milioni per in-
terventi sulle molte strade disse-
state sul territorio comunale.
Insomma, per concludere, una
serie di proposte impegnative che
fanno ben sperare sul futuro del
comune di Rosignano.
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16 Montecatini Val di Cecina
Da questo numero iniziamo la pub-
blicazione a puntae de “La minie-
ra di Camporciano” a Montecatini
Val di Cecina di Fabrizio Rosticci.
Nel sito Musei Val di Cecina si leg-
ge: La miniera di Caporciano è una
miniera di rame con origini storiche.
Si trova a circa un chilometro dall'abi-
tato di Montecatini Val di Cecina ed
è stata attiva dall'epoca etrusca fino
agli inizi del 1900, con alcune inter-
ruzioni.
Durante il XIX secolo l'attività di estra-
zione del rame ebbe una forte espan-
sione e la miniera di Montecatini Val di
Cecina diventò la più grande miniera

di rame d'Europa. L'attività mineraria
cessò agli inizi del XX secolo.
Il complesso museale dell'area mine-
raria è il risultato della volontà dell’am-
ministrazione comunale di Montecati-
ni Val di Cecina che con l’aiuto di altre
Di Montecatini Val di Cecina, che qui
vediamo raffigurato in una foto dei
nostri tempi, troviamo un breve accen-
no in Le cento città d’Italia, supple-
mento mensile illustrato del Secolo,
Milano, a. XXIX, n. 10417, 26 dicem-
bre 1894, che riporto di seguito:
«Montecatini, situato sul-
l’estrema balza di un poggio
che stendesi verso scirocco da
quello più elevato di Capor-
ciano, ossia poggio delle Cro-
ci, è un paese simpatico ed i
suoi abitanti sono di caratte-
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Montecatini Val di Cecina
istituzioni: Comunità Montana dell’Al-
ta Val di Cecina, Provincia di Pisa,
Regione Toscana, e Unione Europea
è riuscita a recuperare il complesso
minerario abbandonato.
La miniera era suddivisa in dieci li-
re mite, educati, intelligenti.
L’aria che si respira su co-
desto monte è salubre, domi-
nando i venti di ponente e
maestrale durante l’estate e
quello di tramontana nell’in-
verno».
«Sul monte di Caporciano si
trovano le miniere di rame,
che fino da tempo antico fu-
rono esercitate con poco frut-
to; ma nel secolo nostro vi si
trovarono ricchi filoni rami-
feri e da allora in poi la mi-
niera di Caporciano divenne,
col nome di miniera di Mon-
tecatini (dal vicino paese di
Montecatini Val di Cecina),
famosissima, poiché fu per
molti anni fu la più produtti-
va d’Italia.
In possesso del conte Deme-
trio Bouturlin, russo di ori-
gine, ma italiano per elezio-
17
velli e in ciascun livello si diramava-
no varie gallerie. Se si sommano tut-
te le lunghezze delle gallerie si rag-
giungono i 35 km e se si sommano le
altezze di tutti i pozzi si raggiungono i
10 km.
ne, la miniera e il vicino pae-
se di Montecatini fiorirono
meravigliosamente. I figli di
lui alienarono la miniera, che
ora non ha più la intensità
produttiva d’una volta».
Dalla medesima rivista è tratta la mag-
gior parte delle immagini qui pubbli-
cate.
Prima di procedere nella descrizione
della vecchia miniera di rame, devo
segnalare che agli inizi degli anni Due-
mila, ad oltre novanta anni dalla chiu-
sura dello stabilimento minerario fu
costituito il Parco Museale di Capor-
ciano, meta di numerosi visitatori at-
tratti dalle vestigia e dall’importanza
storica della più vecchia e, per lungo
tempo, più importane miniera cuprife-
ra d’Europa.
Attualmente la gestione del Parco
Museale è affidata alla Cooperativa
Itinera di Livorno.
(1 - continua)
18 Cultura
L’angolo di Don Ordesio Bellini
Kulturkampf?
Innanzitutto Buon Anno
1800, seconda metà: in quel con-
testo storico la Chiesa, soprattut-
to in Germania è decisamente as-
sediata. Urge qualche iniziativa a
sua difesa e a difesa di quei valori
che la definiscono. Siamo nel gran-
de secolo in cui l’Illuminismo ha
ormai invaso l’Europa sia come
corrente culturale sia nelle sue
applicazioni politiche di tipo giuri-
sdizionalista. Nasce allora “Zen-
trum” raggruppamento politico di
forte ispirazione cattolica, il cui ere-
de dal 1945 sarà la “CDU”.
Un processo simile ma molto più
ritardato dalla questione romana e
dal “Non- Expedit” avverrà in Italia
con la nascita del Partito Popolare
poi Democrazia Cristiana. Qui non
si sente assediata solo la Chiesa
ma anche il Papa “prigioniero in
Vaticano”. A cui poi si dovrà ag-
giungere il comunismo molto forte
soprattutto in Italia apertamente
ateo.
Oggi il contesto storico è molto
cambiato.
Ma soprattutto è cambiato il con-
testo culturale: da un elite di “illu-
minati” la cultura “progressista” dei
Lumi si è riversata anche nella cul-
tura della gente, sia pure nelle due
branchie “destra e sinistra”. Destra
e sinistra sono, o forse è più esat-
to dire “erano” due fratelli gemelli
in contrapposizione e in lotta tra di
loro divisi dalla visione politico-eco-
nomica, ma per il resto è ben visi-
bile soprattutto oggi la loro origine
da una stessa madre: sono figli
della cultura dei Lumi. Attraverso i
secoli poi ogni fratello ci ha aggiun-
to qualcosa di suo!
Per cui si può dire che anche oggi
la Chiesa si sente “assediata” non
tanto e non solo dal punto di vista
della politica quanto piuttosto da
una rivoluzione culturale grave e in
un certo senso inedita. Il nostro
popolo non pensa più “cattolica-
mente”.
La Chiesa ha cercato e cerca con
fatica nuovi metodi di “rievangeliz-
zazione” con esperimenti a cate-
na. C’è chi sente anche il bisogno
di dar vita a una nuova aggrega-
zione di cattolici che nel gioco po-
litico riacquistino una presenza si-
gnificativa dopo la lunga diaspora
nelle varie realtà politiche dove però
la loro presenza è diventata mar-
ginale o quanto meno non sempre
visibile.
**************************
In questo contesto io vorrei fare una
riflessione più limitata su che cosa
significhi per me “l’impegno politi-
co dei cattolici e di coloro che in
qualche modo ne vogliano condi-
videre l’azione”.
Consiste nell’uso più autentico e
onesto di tre parole “non ci sto”.
La storia forse anche prossima
dirà se dovremo ritornare visibili e
efficaci, ossia se come cristiani
potremo avere di nuovo accesso
alla gestione del “potere politico”,
ma per il momento, come nella vita
di ogni giorno il cattolico in politica
deve sempre e comunque essere
un testimone.
Anche se può sembrare poco o ad-
dirittura risibile deve quando neces-
sario lasciare alla storia della pro-
pria coscienza e alla storia del po-
(*)
polo a cui appartiene il suo oppor-
tuno “io in questo non ci sto”. Poi
la storia dirà!
Ci sono stati e ci sono momenti
nella storia dei popoli in cui singole
persone e singoli gruppi sono chia-
mati a testimoniare la loro radicale
estraneità al pensare delle masse
e dei suoi capi.
Il modo più comune con cui il cat-
tolico fa politica è militando nei vari
partiti che egli in coscienza ritiene
che in qualche modo esprimano
una certa vicinanza ai valori evan-
gelici e alla dottrina sociale della
chiesa. E’ evidente che nel gioco
politico egli potrà collaborare e pro-
porre, ma qualche volta dovrà dire
anche “io non ci sto”.
E dovrà accettarne le conseguen-
ze in termini soprattutto di emargi-
nazione.
Ma questo non solo in politica, an-
che nella Chiesa. A me non è mai
piaciuta anzi per il mio carattere mi
ripugna l’ espressione “disciplina di
partito”. Come pure nella Chiesa la
parola importantissima e per me
anche sacra “ obbedienza”. Ma
esistono casi in cui io “non ci sto”
e allora ne accetto le conseguen-
ze: nei partiti esisteva e forse esi-
ste ancora il rischio dell’espulsio-
ne. Nella Chiesa la scomunica più
o meno formale. In entrambe le re-
altà certamente si soffre e si vive
l’emarginazione. E’ un prezzo da
pagare! Badate bene! escludo la
ribellione e il rifiuto. Si tace e ci si
mette da parte o si lascia che ci
mettano da parte.
Mentre nella politica si può tentare
segue a pag. 19

da pag. 18
di trovare qualche soluzione alter-
nativa, che so io “fondare un pro-
prio movimento” o addirittura un
possibile partito alternativo, nella
Chiesa NO. Non si fondano chie-
suole o sette alternative. Ci si riti-
ra in santa pace. La Chiesa è una
ed è questa.
Sarà un po’ di deformazione pro-
fessionale ma oltre alla serenità
della propria coscienza io ho biso-
gno sempre di documentare. Sono
un fanatico dei documenti. Mi ac-
contento che la storia registri e
documenti il mio SI e il mio NO.
La mia piccola storia ovviamente.
La grande storia appartiene ad al-
tri. Mi affido al futuro, mi affido alla
mia coscienza, mi affido a Dio. Mi
affido al tempo.
Desidero che il mio dissenso sia
in qualche modo visibile non per
orgoglio o per vittimismo, ma come
dono sincero al popolo a cui ap-
partengo.
Questo lungo periodo di disorien-
tamento, di prove, di esperimenti
dovrà prima o poi passare.
Già una volta ho citato la frase di
Madre Teresa di Calcutta. All’obie-
zione che ciò che lei faceva era
come una goccia nell’oceano, ella
rispose: “E’ vero, ma l’oceano ha
bisogno di questa goccia”.
Qualcosa di simile si può dire di
chiunque di noi difende intelligen-
temente e non per partito preso o
per vile interesse la propria liberta
di uomo e di cristiano. Il grande
oceano della storia ha bisogno
anche della nostra piccola goccia.
Questo che scrivo ha solo lo sco-
po di una piccola testimonianza
per gli amici da parte di un vec-
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chio prete che po, diciamo la veri-
tà, ha quasi sempre avuto grosse
occasioni di “obbedire”. Ho sem-
pre chiesto al Signore la grazia di
non dover mai dire “non ci sto”. Nel
mio passato di prete ho sempre
avuto vescovi che mi hanno aiu-
tato in questo.
Il mio eventuale dissenso o forse
meglio “scetticismo” riguardava e
riguarda piuttosto tante iniziative
pastorali. A una grave crisi cultu-
rale non si può solo rispondere con
mille anche nobili iniziative che a
mio avviso sono più un tentativo
di recuperare gente. E nella politi-
ca avviene la stessa cosa: si ge-
stiscono i bisogni del popolo ma
spesso anche i loro capricci. Il
politico non bada alle persone, ma
agli elettori.
Io continuo sempre con il mio pes-
simismo metodico. E come sono
solito ripetere con grande convin-
zione la storia è un’ottima spazzi-
na nelle mani di Dio. Continuo ad
aspettare il tempo della grande
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Cultura 19
pulizia che il Signore della Storia
ogni tanto fa.
Come può vedere chi segue i miei
vari articoli sotto sotto c’è sempre
l’idea che ci salva solo “UN GRAN-
DE SPAVENTO”.(**) Siamo forse
arrivati al grande scontro tra la vec-
chia cultura illuminista e l’antica
cultura greco – cristiana?
Chi vivrà, vedrà.
(*) Il Kulturkampf è il nome con il
quale fu definita la accesa lotta po-
litica e culturale che vide coinvolti
la Chiesa cattolica e gli Stati tede-
schi nel periodo della seconda
metà del 1800.
Più specificatamente, con il termi-
ne si riassume anche tutta la legi-
slazione anticuriale e anticlericale
posta in essere dal governo tede-
sco in quegli anni.
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Lavarsi è riprovevole
Nell’anno dell’Unità Nazionale
(1861), leggo in un articolo di Fa-
brizio Maronta su Limes n. 8/2019,
l’Italia era un Paese premoderno
nel quale la forma economica pre-
dominante era l’agricoltura. I citta-
dini maschi misuravano un’altez-
za media di 163 cm. L’aspettativa
di vita si collocava intorno ai trent’an-
ni (30) e un terzo dei figli moriva o
durante il parto o nei primi anni di
vita. Il 40% della popolazione dispo-
neva di un reddito giornaliero equi-
valente a 1,50 euro pro capite. In
Piemonte e in Lombardia metà del-
la popolazione in età scolare era
analfabeta, in Toscana il 74%, in
Emilia il 78%, in Sicilia l’89%.
Nello stesso periodo gli analfabeti
in Inghilterra erano il 30%, in Prus-
sia il 20% e in Svezia meno del
10%. Lo Stato unitario aveva ere-
ditato una situazione economico-
finanziaria disastrosa, con diversi
sistemi tributari, monetari, doganali
e di misurazione e aveva ricevuto
in dote una pesantissima e confu-
sa situazione debitoria dai prece-
denti regni e ducati.
Uno Stato nell’ambito del quale si par-
lavano lingue diverse, definite dialetti
per favorire l’affermazione di una lin-
gua nazionale e fondare una cultura
comune praticamente inesistente al
di fuori di pochissimi individui appar-
tenenti alle classi più elevate.
Se a questo si aggiungono la suc-
cessiva partecipazione a due guer-
re mondiali, le ridicole avventure
coloniali, l’incubo del fascismo, le
distruzioni cagionate dalla secon-
da guerra mondiale, la guerra civi-
le 1943/45, la guerra fredda che po-
neva l’Italia sul confine tra i due
blocchi contrapposti, le crisi petro-
lifere, gli anni della strategia della
tensione e delle stragi, il terrorismo
rosso e nero, la mafia… e quan-
di Sergio Costalli
t’altro ancora, in piena serenità
d’animo appare quasi miracoloso
che tra tanti fatti e misfatti sia sta-
to possibile raggiungere i miglio-
ramenti delle condizioni di vita,
economiche, sociali e sanitarie
che abbiamo conseguito.
Quando si racconta oggi ai giova-
ni come viveva gran parte della po-
polazione italiana nella prima metà
del Novecento (e anche dopo) molti
rimangono increduli: non è pensa-
bile per loro, non lo ritengono pos-
sibile, che si potesse vivere sen-
za istruzione; con pochi diritti poli-
tici per gli uomini e nessuno per le
donne, con tanti obblighi civili e
militari; con scarse risorse econo-
miche e con famiglie numerose
alloggiate in locali miserabili, ma-
lamente riscaldati, con pochissimi
abiti e un paio di scarpe; che si do-
vesse riposare su materassi riem-
piti di fogliame essiccato (il cosid-
detto vegetale); con scarsa ali-
mentazione ipocalorica, impegnati
a lavorare dal sorgere al calar del
sole sin dalla prima fanciullezza;
senza pensione e senza assicu-
razione per malattie e infortuni;
senza acqua corrente, senza
energia elettrica, senza gas, sen-
Cultura 21
za servizi igienici e pure senza
carta igienica, assorbenti, panno-
lini e pannoloni; con ridottissima
assistenza sanitaria e senza anti-
biotici; che si potesse morire di
parto e che superare i primi anni di
vita potesse essere come vincere
alla lotteria; senza elettrodomesti-
ci bianchi e grigi; senza p.c. e quin-
di senza Internet, Facebook, Twit-
ter, YouTube, Wikipedia e simili;
senza videogiochi, senza like e
senza influencer; senza telefoni e
senza cellulari; senza auto e moto,
i più fortunati possedevano una bi-
cicletta; senza discoteche, pizze-
rie e senza apericena… e via a
mancare.
E’ vero, abbiamo osato vivere! Ab-
biamo lavorato e lottato per vivere
meglio e più a lungo dei nostri non-
ni, conquistandoci la nostra vita,
pezzo per pezzo con grande fati-
ca e ora ce ne fanno una colpa!
Abbiamo osato offrire un futuro mi-
gliore ai nostri figli e ai nostri nipoti
ai quali alcuni hanno tentato di to-
gliere persino le merendine, il con-
sumo delle quali viene ritenuto dan-
noso e socialmente riprovevole e
pertanto sanzionabile con ulteriori
imposte. Non occorrono vasti stu-
di per affermare che il mondo nel
quale noi viviamo non è il migliore
dei mondi possibili ma non ne oc-
corrono di ancora più approfonditi
per poter constatare che è il mi-
gliore dei mondi esistiti fino ad oggi.
I profeti delle decrescita felice,
smaniosi di cambiarci la vita (an-
che la loro?) e di riportarci indietro
in quel tempo felice, dove pongo-
no il limite tra il Bene e il Male, tra i
comportamenti etici e quelli ritenuti
immorali? Lavarsi ogni giorno è
un’offesa arrecata al Pianeta men-
tre indossare i medesimi indumenti
intimi per due settimane è etico?
22 Cultura
Il primo romanzo di Silvia Roccuzzo promette successo
‘Morgan e l’orologio senza tempo’
di Lorenzo Taccini
Silvia Roccuzzo (nel riquadro) nasce
a Livorno nel 1990, dove vive con la
sua famiglia. Si laurea in Ingegneria Bio-
medica e Robotica e partecipa attiva-
mente allo svol-
gimento di alcu-
ni progetti pres-
so l’Università di
Pisa; parallela-
mente coltiva una
grande passione
per la scrittura,
portata avanti
collaborando
come articolista presso alcuni giornali
locali e stendendo manoscritti e rac-
conti.
Recentemente ha terminato la redazio-
ne della sua “opera prima” con il ro-
manzo Morgan e l’orologio senza tem-
po.
Il libro, che commistiona vari generi,
tra i quali spiccano il romanzo fantasy,
il racconto d’avventura e quello più ti-
picamente “d’azione”. Lo stile di Silvia
è sorprendentemente fluido, corretto
formalmente e ricco sintatticamente,
denso di interessanti figure retoriche di
forma, suono e struttura. Il testo si leg-
ge con densa attenzione e genera pro-
gressivamente l’interesse ad andare
avanti ed a non appoggiare mai sul co-
modino il volumetto. Il libro uscirà per
la Albatros, collana “nuove voci” e sarà
presto oggetto di presentazioni pubbli-
che anche nella città natale dell’autri-
ce. L’argomento resta “top secret” per
non togliere niente alla sorpresa ed al
desiderio di attesa crescente che pre-
cedono l’uscita del romanzo ed il lan-
cio sul mercato, ma per approfondire
le motivazioni che hanno spinto al gio-
vane scrittrice a portare avanti e quindi
a termine questa sua opera, abbiamo
formulato alcune domande in una pic-
cola intervista, alla quale risponde così.
- Quando e come è nata in te la passio-
ne per la scrittura?
“La passione per la scrittura c’è sem-
pre stata, fin da quando ero piccola e
alle elementari ci chiedevano di scri-
vere una piccola poesia o un racconto.
Mi sono sempre lasciata trasportare
dall’immaginazione e dall’immedesi-
mazione. Quindi ho capito ben presto
che era diventata quasi un’esigenza per
comunicare e anche per dare vita a
qualcosa di nuovo”.
- Chi, o che cosa, ti ha dato l’ispirazio-
ne per scrivere questo interessante li-
bro con il quale debutti?
“Questo libro ha combattuto molto per-
ché lo portassi a termine. Forse l’idea
di iniziare questa avventura mi deve
essere stata ispirata dal buon vecchio
Jack Sparrow nel suo essere pirata li-
bero e poco convenzionale, poi la mia
città, un covo di pirati per eccellenza,
anche se forse questi sono stati i moti-
vi scatenanti, avevo già iniziato a scri-
vere un romanzo in precedenza che poi
non ho portato a termine, e parte di
quello è diventato quello attuale. Inol-
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tre i personaggi che ho creato, o che mi
sono stati ispirati da persone che cono-
sco necessitavano di venire alla luce, e
io glielo dovevo”.
- Il volume ha avuto una lunga gesta-
zione: puoi raccontarci come hai opera-
to nel corso delle varie revisioni, durate
più di 10 anni?
“La verità è che non mi sentivo mai
abbastanza sicura di lasciarlo anda-
re verso un nuovo sviluppo. Questo
vale sia per il libro che per me. Vole-
vo pubblicarlo, ma al tempo stesso
rimanere nello stato delle cose anco-
ra in fase di evoluzione mi ha sem-
pre dato sicurezza. Ad un certo pun-
to, però ho capito che era il momen-
to di provarci e così ho fatto, pro-
prio come avrebbe fatto Morgan. E
magari, spero anche di riuscirci. Ri-
cevere la lettera da parte dell’ edito-
re è stata per me una grande emozio-
ne, ma è stato solo l’inizio”.
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Il programma
di Gennaio
di Angela Simini
E’ stata la giovane Orchestra del Conser-
vatorio Mascagni di Livorno a dare il ben-
venuto al 2020 sul palco del Teatro Goldo-
ni dove si è registrato il sold out in tutti gli
ordini di posti con il Concerto di Capo-
danno o di Buon Anno, come l’ha chiama-
to Marcello Murziani vicepresidente del-
la Fondazione Livorno.
La manifestazione, divenuta una piacevo-
le tradizione da ben quindici anni, è resa
nuovamente possibile dal rinnovato ac-
cordo tra la Fondazione Livorno, Fonda-
zione Teatro Goldoni e Istituto Superiore
di Studi Musicali Pietro Mascagni con
l’impegno comune a favore della diffu-
sione della cultura su territorio, la valoriz-
zazione delle attività e della didattica
musicale, che si traduce in intensa e pro-
duzione concertisica.
Prosegue dunque una tradizione che, è
giusto ricordarlo, fu inaugurata dal presi-
dente CdA della Fondazione Goldoni
Marco Bertini nel 2006 per celebrare i 400
anni della nascita della città, per dare a
Livorno ( che ha avuto un ruolo culturale
preponderante fino ai primi del Novecen-
to ) l’ opportunità di vantare il Concerto
di Capodanno come le grandi città di Eu-
ropa, Vienna ad esempio e La Fenice di
Venezia. Sotto la direzione del Maestro
Lorenzo Sbaffi, ha aperto il Concerto l’Or-
chestra dei Fiati del Mascagni con la vi-
vace Globe and Eagle di John Philip Sou-
sa, alla quale fanno fatto seguito brillanti
pagine di folklore sud americano e spa-
gnolo, che hanno fatto la delizia del pub-
blico.
Quindi il repertorio classico con le impe-
gnative e difficili pagine di Antonin
Dvorak,Johann Strauss, Franz Lehàr, Au-
gustin Lara. Non potevano mancare Il
sogno e l’Intermezzo da Guglielmo Ra-
tcliff, l’Intermezzo da Cavalleria Rustica-
na di Pietro Mascagni, brani applauditis-
simi dal pubblico. Arie d’opera sono sta-
te eseguite dalle belle voci del soprano
Francesca Maionchi e del tenore Leonar-
do Gramegna. La serata si è conclusa col
famoso Brindisi da La Traviata di Giusep-
pe Verdi.
Vediamo ora che cosa ci aspetta nel mese
di gennaio 2020:
Venerdì 10 gennaio h. 21.00: torna la pro-
Cultura 23
sa con
Skylight:il
cielo sopra il
tetto, con
Luca Barba-
reschi e Lu-
crezia Lante
Della Rovere.
Martedì 14, h. 21: torna la danza con “Il
lago dei Cigni”.
Venerdì 17, h. 21: “Aspettando Livorno”
Piano Competition 2020 della sezione Clas-
sica con Gusto.
Mercoledi 22 , h.21: “I soliti ignoti” con
Vinicio Marchioni e Giuseppe Zeno.
Giovedì 30 gennaio , h 21: “Nel tempo
degli dei – Il calzolaio Ulisse”.
è in distribuizione gratuita
anche presso i seguenti punti:
LIVORNO:
Libreria nuova di Biagini Silvia,
corso Amedeo 23-27
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